FASCICOLO X - GIUGNO 1926
GIOVANNI BATTISTA CEAS: Due castelli della Val Pusterìa, con 17 illustrazioni
Il viaggiatore che si rechi a visitare la regione dell'alto Adige è dapprima completamente soggiogato dalla meraviglia della natura nelle vallate, ridenti di verdi pascoli, o tenebrose di neri abeti, dominate dalle alte cime fiammeggianti nel tramonto, o candide di puri ghiacci nelle albe serene. Man mano però egli riesce inevitabilmente a interessarsi sempre di più anche per i grandiosi e numerosi castelli che dominano severi il maestoso paesaggio delle valli, o ne costituiscono dei bellissimi sfondi, sorgendo potenti su roccie impervie, presso le falde dei più alti monti o su piccole colline.
Di queste forti costruzioni abbondano specialmente le valli Venosta e Pusterìa ove ne restano complessivamente più di duecento, parte in completa rovina, parte trasformati in bellissime dimore signorili in monasteri, e a volte in alberghi.
Sia per i materiali adoperati nella costruzione, che per le necessità strutturali e i bisogni di difesa, questi castelli sono così intimamente connessi con le roccie, con i boschi, con le campagne, con i monti, che costituiscono un tutto armonico che solo ad un attento esame si rivela a poco a poco in tutta la sua grandiosa potenza.
Essi si ricollegano per di più quasi sempre alle opere di difesa erette dalle antiche stirpi Italiche, che con modificazioni, ed aggiunte, durarono fino dall'età romana. Poi vi sorsero le rocche dei signorotti Tedeschi, usi a combattersi ferocemente per il predominio nelle valli, e dediti ad esercitare rapine sui viandanti.
Anche le antiche torri quadrate che i romani costruirono sulle più importanti alture come difesa, ricovero di truppe, e posti di segnalazione, costituirono poi spesso il nucleo di futuri castelli, intorno ai quali si svolsero delle lunghe ed aspre lotte per l'antagonismo tra i conti del Tirolo e i Duchi d'Austria.
Questi castelli si dividono normalmente in "Castelli di Montagna" e " Castelli di Pianura ", ("Hochburgen" e "Wasserburgen ") più frequenti i primi, più rari i secondi, muniti ambedue a difesa e cinti da fossati, Il loro tipo non differisce in massima da quello dei Castelli del Piemonte, della Valle d'Aosta e della Valtellina,
Situati per lo più lontano dai centri abitati, sui monti o speroni rocciosi dominanti, che sbarrano le valli, essi sono qualche volta, come intorno a Merano, disposti intorno alla Città, per difenderla da posizioni isolate.
Le loro caratteristiche rispondono alle necessità dell'Architettura militare del periodo feudale, in cui il permanere di un continuo stato di guerra e di lotta fece si che ovunque sorgessero le nobili manifestazioni dell' Arte guerresca medioevale. Giacchè non solo i feudatari dal X al XIV secolo dovevano vivere in edifici fortificati, ma, anche conventi e Chiese avevano necessità di munirsi a difesa, e ne abbiamo dei tipici esempi nella Chiesa e chiostro dl Novacella, presso Bressanone (Brixen), all'imbocco della strada per la Val Pusterìa, ed in Castel-Badia (Sonnenburg), convento di Benedettine in val Pusterìa fondato nel 1000, e soppresso nell'anno 1785.
In relazione ai mezzi di offesa primitivi del loro tempo i Castelli presentavano la massima resistenza, e la limitazione dello spazio difeso contenuto entro la cinta di mura, permetteva anche ad uno scarso presidio di resistere con successo agli assalitori, che solo dappresso potevano battere le mura, o tentare di irrompervi con scale di legno attraverso breccie piccole o poco accessibili.
Il materiale per le murature era generalmente fornito dalla roccia del posto. Il legname usato in grande quantità sia nelle strutture che nei rivestimenti interni degli ambienti, sia nelle opere di difesa che nella ossatura e copertura del tetto, era fornito dalle prossime vaste foreste, mentre le roccie stratificate davano i lastroni usati per le pavimentazioni, e, - in qualche caso - anche per le coperture. In tal modo ogni feudatario, anche povero, era in grado di potersi costruire una sede forte e munita.
In generale tutti i Castelli più antichi hanno la stessa struttura, il medesimo aspetto, ed i medesimi ordinamenti interni ed esterni.
Una rozza muraglia di media grossezza circonda la posizione scelta per difesa, e lungo di essa ricorre il cammino di ronda, sorretto da mensole di legno, o fatto con lastre di pietra a sbalzo, o ricavato nella grossezza del muro. Col progredire del tempo la muraglia ebbe la merlatura, furono costituite torri d'angolo a più piani per posti di guardia, ed il cammino di ronda venne coperto con armature di legno, e rivestito con tegole di legno e con lastroni di pietra.
Nel punto più alto, se già dapprima non esisteva una antica torre romana, ancora in efficienza, i feudatari tedeschi ne innalzavano una che generalmente era di pianta quadrata, (" Haupturm ", "Bergfried" o "Donjon") alla quale era annesso il corpo della casa, piccolo o grande a seconda dell'importanza del castello, e costituito da vari locali adibiti ad uso di abitazione, da sale di giustizia, prigioni, magazzini, etc. Delle tettoie rudimentali, e - più tardi - delle costruzioni in muratura, accoglievano durante le azioni guerresche le popolazioni e gli uomini d'armi.

Se fino al secolo XIII, la protezione dei castelli era affidata, soltanto alla forza passiva, completamente sufficiente per la mancanza di mezzi efficaci di attacco, dopo le Crociate si dovettero mutare i sistemi di fortificazione per sventare le operazioni e gli attacchi fatti con macchine di guerra, durante i lunghi assedi regolari. Allora i castelli assunsero caratteri essenzialmente diversi, e non soltanto per le nuove esigenze della difesa, bensì anche per le progredite necessità civili dei feudatari. Sorsero quindi i castelli che, oltrechè formidabili fortezze, erano anche delle vere ed agiate residenze,
In sostituzione dei vecchi palchi di legname le mura furono munite allora da caditoie e piombatoie, tutte in pietra, dalle quali potevano essere lanciati proiettili svariatissimi. All'interno delle ingegnosissime disposizioni difensive erano approntate ad ostacolare i progressi del nemico. Varcata la soglia del primo ingresso si entrava in un maestoso cortile attraverso ad un cupo androne interrotto da vari ponti levatoi e da robuste porte, e difeso da caditoie. Nei locali sovrastanti all'androne e alle porte erano collocate le guardie addette alle saracinesche dei ponti e alle caditoie.
Prospiciente sul cortile interno, la parte principale del castello, non soltanto comandava la difesa, ma era anche difesa essa stessa, perchè doveva essere premunita contro le sorprese dei suoi soggetti, che potevano passare al nemico. Fin dal principio essa racchiudeva in sè tutti gli elementi per la vita degli abitatori, dalle cantine alla cappella. A poco a poco però essa diventa un vero e proprio palazzo (" Palast") attorno al quale si aggruppano la chiesetta, (" Kapelle"), le cantine, ed altri edifizi, tra i quali non di rado va compresa perfino una casa estiva ariosa con dei loggiati aperti.
Queste potenti costruzioni interne sono in genere avvivate da nobili motivi architettonici, ideati da artisti di grande valore, che interpretarono i desideri di lusso e di potenza dei feudatari con il più elevato senso estetico, armonizzando ai costumi dei signori il carattere delle abitazioni, ed imprimendo negli edifici, come in libri imperituri, i segni di una delle più forti necessità e passioni di quei tempi della guerra.

*
* *

La valle di Taufers sbocca nella valle Pusterìa all'altezza di Brunico (Bruneck), ed è bagnata dal fiume Ahrn che proviene dalla valle omonima, raccogliendo le acque del ricco bacino costituito dai monti "Speickboden, Stosskof I, Weisse - Wand" dai massicci del Sasso-Nero (Schwarzenstein), della vetta d'Italia.
Allo sbocco della valle superiore dell'Ahrn (valle Aurina) nella valle inferiore (valle di Taufers) è posto sopra uno sperone roccioso che domina il corso del fiume e il piano circostante, il castello di Taufers.
È questa una forte costruzione che risale all'XI secolo, e che ebbe successivi sviluppi fino al sec. XV.
Documenti dell'anno 1080 annoverano i Tures Signori di Taufers, tra i più potenti della Pusterìa, Poche notizie si hanno intorno a questa potente famiglia, che estese il suo dominio feudale da Bressanone all'Alta Pusterìa, Di un Ugo di Taufers è fatta memoria nell'anno 1214 alla corte di Federico II. Si ha poi memoria di Ugo IV che visse tra la fine del XIII e il principio del XIV secolo, ed era probabilmente il padre di quella Margherita di Taufers, a cui si riferisce la leggenda del castello:
"Essendo il padre assente per lungo tempo, partito per le Crociate, Margherita, rimasta nel castello s'invaghì del capitano d'Arme preposto alla custodia della fortezza, e decise di sposarlo. Ma tale proposito non incontrava il consenso del suo tutore temporaneo, lo zio Principe Arcivescovo di Bressanone, ciò non pertanto l'amore della fanciulla vinse ogni difficoltà e le nozze ebbero luogo. Senonchè durante la cerimonia nuziale improvvisamente il capitano morì e la giovane Margherita, vedova non appena sposa, affranta dal dolore, si isolò volontariamente nelle sue stanze, e contemplando i monti boscosi, le bianche cime, e la verde e ridente valle, che non poterono, vedere coronato il suo sogno d'amore, lentamente si spense in una dolce agonia..
Ed ora nella notte il suo spirito torna nella sua stanza che guarda la valle, e vaga per il castello, che il suo amato custodi dall'insidia nemica, e nella antica cappella, che vide la sua morte crudele, si sofferma a pregare".

All'inizio del XIV secolo si ha nella famiglia un periodo di dissensi e lotte fra i componenti stessi, e infine il castello viene venduto nell'anno 1315 ad Arrigo Conte del Tirolo, e passa quindi con i beni dei Conti del Tirolo alla Casa dei Duchi di Austria, da cui viene dato in pegno alla famiglia Fueger (anno 1407).
Nell'anno 1551 il castello durante la rivolta dei contadini, deve avere subito dei danni tali, da determinare quando sopravvennero tempi migliori, il consegnatario Hans von Fueger a costruire un nuovo fabbricato, nella pianura a valle del castello. Infatti tale costruzione fu iniziata nell'anno 1582.
Nel XVII secolo il castello venne acquisto dai Conti Ferraris di Vienna che in seguito lo lasciarono in abbandono, fino a che a trarlo da sicura completa e irreparabile rovina, non sopravvenne il sig. Lobmayer, acquistandolo circa l'anno 1910, e accingendosi con grande slancio e grandi mezzi a riportarlo al suo antico splendore.
Il sig. Lobmayer, ha compiuto un'opera che può dirsi perfetta, sia dal punto di vista tecnico-storico, sia da quello artistico. Purtroppo per le mutate condizioni economiche dell'Austria durante la guerra (1914-1918) egli fu costretto a lasciare in parte non ultimati i lavori, e a vendere il castello ad altri che a loro volta lo cedettero al Sig. Carlo Koltscharh di Vienna, la di cui famiglia ne è l'attuale proprietaria.
Nella ricostruzione del castello, il Sig. Lobmayer si è valso di un prezioso documento, costituito da un quadro votivo (che risale al XV secolo) donato dalla famiglia Fueger ad una chiesa di Milano, in occasione della miracolosa intercessione della Vergine Maria, che salvò da sicura morte una bambina della famiglia caduta da una finestra del castello sullo spalto sottostante. In tale quadro tutta la fronte del castello prospiciente a Sud-Est è fedelmente riprodotta in ogni più minuto particolare, ed ha fornito guida sicura al valente restauratore.
Infatti, oltre ad essere un insigne monumento dell'Architettura militare del medioevo tedesco, il castello di Taufers ne costituisce un tipico esempio racchiudendo in sè tutti gli elementi fondamentali delle costruzioni feudali, sia nel loro nucleo fondamentale sia nelle strutture aggiunte.
La parte più antica, che - come si è detto - risale all'XI secolo, consta di una grande torre quadrata (rovinata nella parte superiore), della parte bassa di una costruzione massiccia addossata alla torre, della parte bassa della muraglia difensiva, che cinge la sommità dello sperone roccioso, rendendone impossibile l'accesso da tutti i lati eccettuato quello verso la montagna, ove si raggiungeva per un aspro sentiero. Tale accesso appunto difeso dalla grande torre che dominava la posizione, e da un profondo fossato.
In seguito a proteggere maggiormente questo punto più vulnerabile della fortezza, fu costruita una torre d'ingresso munita dl caditoie e piombatoie, e protetta da una robusta porta ferrata, fiancheggiata da una piccola porta di servizio, Si accedeva a questa torre a mezzo di un ponte levatoio difeso inoltre da una torre semicircolare addossata sul fianco sinistro, che dominava anche la mulattiera e proteggeva di "infilata" le mura prospicienti a Sud-Est.
Ma con il perfezionamento dei mezzi di attacco tale sistemazione difensiva non era più sufficiente, data anche l'importanza sempre maggiore che veniva ad avere il castello di Taufers. Furono innalzate e fortificate le mura di cinta e sorse a ridosso della torte principale un palazzotto quadro e massiccio a rendere più gradevole il soggiorno dei Signori e a manifestarne l'accresciuta potenza, nel quale furono collocati oltre agli alloggi anche le sale d'armi, di giustizia, le prigioni e camere di tortura, e a fianco di questo palazzotto, dalla parte dell'ingresso fu elevata un'altra torre, rotonda, che difendeva dall'interno l'accesso al castello, e nella cui parte inferiore, penetrante entro la roccia fino a grande profondità, venivano rinchiusi i prigionieri ai quali era destinata una morte crudele,
Tale torre che si eleva nell'interno dell'ingresso sul lato destro, addossata alla roccia viva ed al "Palast" costituisce insieme alle altre tre torri il primo gruppo difensivo frontale dell'accesso al castello, fiancheggiando lo spalto e l'androne. Oltrepassato l'ingresso si prosegue per circa venti metri e si trova una seconda porta, della quale ora restano solo in parte gli stipiti di pietra, oltre la quale è un secondo ponte levatoio poggiante su due sporgenze della roccia.
Dopo questo secondo ponte, difeso da caditoie e piombatoie, si trova un'altra porta difesa, quindi un vasto androne attraversato il quale, volgendo a destra e oltrepassata una quarta porta, si giunge alla rampa che conduce al grande cortile interno "Burgstall". Giunti nel Burgstall si ha di fronte una massiccia costruzione in pietra e granito bigio, con grossi pilastri quadrati interni, smussati agli angoli, sorreggenti volte a crociera a sesto ribassato, Questa costruzione con P. T. è due piani e una vasta soffitta, era adibita a terreno ad uso scuderia e corpo delle guardie, nei due piani superiori ad alloggio delle truppe, e nella vastissima soffitta a deposito di foraggi e viveri. Essa poggia per un lato alla cinta di mura, alla quale sono addossate anche varie altre costruzioni che torno torno andarono sorgendo per sopperire ai bisogni ed alle necessità degli alloggi e della difesa.
*
* *

Oltre ai castelli in tutte le città e nei villaggi dell'Alto Adige sono frequenti le case per famiglie patrizie "Edelsitz", o "Ansitz", di un tipo che non si trova frequente in nessun'altra regione alpina, e che a volte in alcune zone è avvivato da caratteristici elementi architettonici di origine lombarda, importati dai maestri comacini che numerosi soggiornarono in queste regioni.
Uno dei più caratteristici di tali "Ansitze ", l'Ansitz Füger, fu costruito negli anni 1582-1584 per cura di Hans Von Fueger che deteneva in pegno dai Duchi d'Austria, il feudo di Taufers.
Molto probabilmente, come sopra si è detto, il castello già in parte danneggiato dalla rivolta dei contadini nell'anno 1561 non corrispondeva più alle mutate esigenze dei tempi, e determinò la famiglià Eueger a costruirsi una casa ampia e comoda, situata al piano e perciò di facile e comodo accesso.
Per quanto il castello nella posizione quasi inaccessibile denota ed esprime la forza e la potenza sì, ma anche il timore della violenza e dell'insidia, per tanto l'Ansitz dimostra il dominio sicuro e tranquillo, che provvede alla tutela degli averi contro il ladrocinio, ma che non ha più a temere nè più deve esercitare la violenza e la lotta.
L'edificio, posto in piano è a pianta rettangolare misurante circa m. 24 x 32, munito ai quattro angoli di torri a pianta quadrata, speronate, con inclinazione in pianta di 45 gradi sulla linea della facciata. Nella parte superiore le torri sono a sezione circolare, e terminano a copertura conica a forte inclinazione costruita in travi e tegole di legno.
L'edificio consta di un piano terreno, e due piani di abitazione, oltre un altro che insieme al sottotetto forma un unico vastissimo ambiente ad uso di deposito.
La pianta costituisce un tipico esempio di queste case nobiliari del XVI secolo di
cui numerose altre sono nella stessa valle e in tutta la regione dell'Alto Adige.
Nel centro dell'edificio, a terreno, un grande ambiente lo attraversa in tutta la sua profondità, occupando un terzo della larghezza, ed è fiancheggiato da ogni lato da quattro locali, dei quali quelli situati negli angoli sono in diretta comunicazione con le torri, Questi locali erano adibiti a depositi dei raccolti pesanti, quali il grano, le legna, ecc., oltre che usati come depositi di armi, dormitori, rimesse per i carriaggi, e anche per ricoverare il bestiame che costituì sempre un elemento prezioso.
Il salone centrale adibito a sala delle guardie, è lastricato in pietra granitica, e coperto da una grande volta reticolata sorretta da pilastri di granito bigio. Di contro alla porta di ingresso lungo la parete di fondo si svolge la scala di granito, che dà accesso ai piani superiori. Tale scala, insieme ai pilastri ed alle bellissime mostre di granito delle porte, costituisce gli elementi decorativi del vasto ambiente oltremodo suggestivo nella sua grandiosa severità.
La scala a due rampe parte immediatamente a sinistra della porta verso la campagna, e la prima rampa sale appoggiandosi da un lato al muro esterno, dall'altro ad un secondo muro, a quello parallelo, aperto con una finestra a grata di ferro per non togliere luce al salone. La seconda rampa ad angolo retto con la prima si appoggia da un lato alla parete interna mentre dall'altro è sorretta da una colonna di granito. Viene così a formarsi sotto la scala un piccolo ambiente in diretta comunicazione col grande salone costituendone anzi la parte più intima e raccolta.
L'ingresso dalla scala ai piani superiori è difeso da una robusta porta. La pianta di questi piani è in tutto identica a quella del piano terreno, solo i soffitti sono piani, e in legno anzichè a volta, ed i pavimenti e le pareti della maggior parte delle camere sono rivestiti di legno. I pavimenti dei saloni centrali sono in mattonelle a rilievo.
Gli otto locali ai quali si accede dalla sala centrale sono adibiti al primo piano ad uso di oratorio, biblioteca, sala da musica, stanza da pranzo, camera da letto, e cucina, al secondo piano ad uso di alloggio e foresteria.
Il vastissimo locale di oltre seicento metri quadrati che costituisce il terzo piano, è interamente pavimentato con lastroni di pietra ed è coperto all'altezza di undici metri da un tetto con una magnifica incastellatura di legno, che è un vero capolavoro di carpenteria.
Questo bellissimo esempio di casa nobiliare soprattutto interessante perchè rappresenta il periodo di passaggio dell'architettura gotica, alla architettura del rinascimento, con chiari accenti all'influenza italiana, è per fortunate circostanze in perfetto stato di conservazione, tanto da avere tutti i suoi soffitti, pavimenti, porte e rivestimenti delle pareti in ottimo stato, come pure le bellissime colossali stufe di maiolica, originariamente poste, in tutte le camere.
L'Ansitz dalla famiglia Fueger passò nel corso dei secoli a varie famiglie, "Perkofer", Ritter von Schlandesberg, finchè finalmente nel 1708 fu acquistato dalla famiglia Zeiler, dalla quale lo ereditò nell'anno 1814 la famiglia "Von Ottental" che ne è tuttora proprietaria.
Questo breve studio non ha certo la completezza che avrei voluto dargli sia nella parte grafica sia in quella storico-artistica, ma se esso potrà attrarre l'attenzione dei miei colleghi e sollecitarli a visitare le nuove terre italiane ricche di bellezze naturali ed artistiche per lo più da noi ignorate, il suo scopo essenziale sarà pienamente raggiunto.

Capri, Febbraio 1926.
Arch. GIOVANNI BATT. CEAS

torna all'indice generale
torna all'indice della rivista
torna all'articolo