IL NUOVO PALAZZO DELL’UNIVERSITÀ
CATTOLICA A MILANO
Dell’Architetto GIOVANNI MUZIO
Il Palazzo dell’Università Cattolica di Milano, progettato
e realizzato nel 1929 e 1930, è già noto per essere stato
tra l’altro riprodotto in qualche suo aspetto nella nostra Rivista
(fase. Gennaio-Febbraio 1930).
Ma non dispiace offrirne documentazione più completa ed approfondita
anche dal punto di vista costruttivo, giacché questo edificio,
pur aderendo strettamente alla tradizione classica e neoclassica, è
tuttavia sentito con una tale interezza e solidità, con una così
stretta unità tra forma e struttura, con una tale sapienza di
mezzi ed assenza di decoratività oziosa, da poterlo considerare
sotto ogni rapporto opera vitale e piena, anche nel senso moderno.
Il palazzo è disposto esternamente all’antico monastero
cistercense di S. Ambrogio ora Ospedale militare e futura sede dell’Università
Cattolica, e che si svolge intorno ai due bellissimi e vasti chiostri
bramanteschi.
Esso sorge al posto di alcune piccole casupole che stavano tra il Monastero
e la strada, e comprende gli uffici di rettorato, di propaganda ed editoriali,
ma costituisce soprattutto l’accesso ed il vestibolo di tutta
la nuova Università.
La fabbrica, della quale finora sono costruiti soltanto i due terzi,
è concepita seguendo la tradizione delle grandi costruzioni monastiche
milanesi, dalle alte e nude pareti di mattoni, come ad esempio il monastero
di S. Alessandro ora liceo Beccaria, il lato verso S. Primo del palazzo
del Senato, ecc.
L’ossatura architettonica trae partito da una solida intelaiatura
costruttiva a lesene ed archi di lieve rilievo, la parete di cotto non
è mai interrotta da elementi estranei ma è chiusa in basso
dal breve zoccolo ed in alto dal massiccio toro della gronda in granito.
Ad un lato spicca sulla rossa parete il partito monumentale dell’ingresso
che si alza a torre con il fastigio dell’orologio e della campana
oltre la linea del tetto.
L’ingresso non è posto nel centro della fabbrica per risultare
sull’asse esatto di uno dei chiostri del Monastero in modo che,
ad opere finite, dal portale si vedrà, sfondo ad una lunga teoria
di portici, il centro del cortile a giardino.
Il motivo della torre, tipicamente italico, porta nel suo centro la
grande nicchia con la statua di Cristo Re, fulcro di tutta la facciata,
e si svolge con l’alto ordine dorico del portale terminato dall’ampia
loggia atta alle cerimonie solenni, sovrastato dalla tribuna timpanata
di largo respiro.
L’assenza di superflue decorazioni, la semplicità e la
limpidità delle modanature con la nobiltà del materiale
e la notevole imponenza delle dimensioni dànno alla costruzione
maestà per l’alto ufficio al quale è destinata.
Il grave problema della vicinanza degli antichi monumenti trovò
anch’esso felice soluzione: una piccola fabbrica non era degna
dell’Università, una grande poteva soffocare S. Ambrogio;
l’unità della massa e del colore, i materiali impiegati,
mattoni e granito, il motivo dell’ingresso grandioso e verticale
hanno raggiunto lo scopo, e l’edificio bene chiude la cerchia
dei monumenti che sorgono intorno completandone il quadro.
L’attacco all’antico è svolto con due altissimi porticati
che a piano terra continuano il vestibolo d’ingresso ed al primo
piano collegano le massime aule dell’Università con la
loggia della fronte; ed è certo uno dei meriti precipui della
bella opera di Muzio il senso di interiore unità esistente fra
il vecchio e il nuovo, unità che non significa piatta reminiscenza
formale, ma libera ed indipendente comprensione di spirito.
Carattere precipuo dell’edificio è l’intima e sincera
rispondenza tra la struttura interna modernissima in cemento armato
e la cortina esterna di cotto mentre la torre granitica sorge da terra
indipendente: la maestà architettonica fu ottenuta senza nuocere
per nulla ad una razionale ed intensa utilizzazione degli spazi.
L’edificio fu costruito dall’arch. Muzio in collaborazione
con l’ing. Pierfausto Barelli.
N. D. R.