FASCICOLO XIV - OTTOBRE 1931
Notiziario

CORRIERE ARCHITETTONICO


ARCHITETTURA TOSCANA

di RAFFAELLO FAGNONI e GIOVANNI MICHELUCCI

I due palazzetti, cui questa breve nota è dedicata, sono in Toscana e toscani tanto, che a prima vista li riconosci per tali e li senti congiunti al paesaggio e alle vecchie strade circostanti.
Eppure fra l’uno e l’altro sono differenze notevoli. Quello di Pistoia con l’ordine a colonne piantato sulle bugne del pianoterra come su uno zoccolo, e risorgente quasi al di sopra dello spiovente del tetto con le statue, arieggia quei ricordi neoclassici che sulla piazza ove sorge l’edificio regolano tuttora le piantagioni e i viali. I fianchi della facciata a semplici superfici piane d’intonaco chiaro chiudono bene quel breve tratto monumentale, lo incastonano e lo intonano a Pistoia, al suo aspetto signorile e rurale insieme di cittadina dalla vecchia illustre storia. L’interno è ugualmente semplice ma ben distribuito, arioso, adatto allo scopo di Casa dei Balilla per cui l’edificio è stato eretto. E la porta d’ingresso con la dedica a Leopoldi Bozzi, il giovane amatissimo Podestà di Pistoia, morto tragicamente, ha con i due fasci littorii innestati a mo’ di pilastri nel l’imbotte del muro, un tocco appena appena di compostezza funeraria che è come un attimo di serietà in un sorriso.
Il palazzetto di Settignano è legato invece, e giustamente, alla gentilezza del Rinascimento che la patria di Desiderio evoca in noi solo a nominarla. La pietra vi si alterna agli ampi spazi di parete intonacata con ritmo alterno di paraste a bugne e di porte sormontate da tondi: nel mezzo la porta regge su due mensole un balcone chiuso da un solido balaustro murato, come una tribuna, alla quale faccia da sfondo la finestra, affiancata di pilastri portanti i due fasci. E una fascia di pietra orizzontale corre lungo l’altezza del piano a collegare tutte le verticali, così che la facciata rivela l’ossatura dell’interno, traendo francamente il suo motivo ornamentale dalle necessità statiche dell’edificio. Tutto ciò con quella sugosa aria un po’ di tozzo e impacciato, quale spesso hanno finito col prendere gli stili passando dalla città alla campagna; nè si può dare raffinatezza più grande del partecipare così, con una sfumatura critica di interpretazione, alle naturali premesse dell’ambiente.
Occorre dire che gli autori di questi due edifici sono toscani? Michelucci e Fagnoni insieme del primo, della Casa dei Balilla di Pistoia, Raffaello Fagnoni del secondo, della Casa del Fascio di Settignano. Nomi cui ormai si guarda con fiducia grande per le prove che hanno dato nella via di una sana ricerca per innestare sulla tradizione toscana la propria personalità d’artisti viventi nel 1900.
ANTONIO MARAINI

LA LIBRERIA DEGLI OMENONI A MILANO

di GIGIOTTI ZANINI

Questa è una delle ultime opere di Gigiotti Zanini: un negozio di libri che vuole, nel tempo stesso, essere saletta di ritrovo per i bibliofili buongustai. Come l’architetto sia riuscito a trar grande profitto del poco spazio si vede dalle fotografie che pubblichiamo. Tutte queste scaffalature, a cominciar dalle vetrine di mostra fin alle pareti del negozio, obbediscono ad un chiaro ed elegante ritmo architettonico; pregio che, in certi punti ha perfino soverchiato la rigida struttura iniziale. Così, avremmo preferito minor tormento di sagome e di modanature, specie all’esterno. Ma codeste son mende di piccol conto; e la libreria Zanini tutta costrutta in bel legno di noce, d’un sapore onesto e classicheggiante, può bene stare a pari con le altre più recenti botteghe milanesi qui illustrate.
F. R.


OPERE FUNERARIE

dell’Arch. MANLIO COSTA

L’arch. Manlio Costa ha costruito a La Spezia le due cappelle funerarie che presentiamo ai lettori.
La cappella “Di Molfetta” è più trita, composta di elementi decorativi esuberanti, un po’ grossi, eterogenei: non risulta fusa e compatta nel suo insieme. L’altra della famiglia Alinghieri è più semplice e suadente nella sua robustezza unitaria e pacata.
N. D. R.

RECENSIONI


CAPRI - 56 tavole di Gennaro Favai - Tipografia del “Gazzettino„ Venezia 1930.

Il pittore Gennaro Favai ha edito 56 tavole di suoi disegni dell’Isola di Capri preceduti da una prefazione di Antonio Cippico. Le caratteristiche architettoniche delle costruzioni naturali del luogo sono già note ai lettori della Rivista per essere stati ampiamente illustrale in precedenti articoli. Qui ci piace segnalare l’interessante pubblicazione del Favai, i cui disegni, eseguiti con scioltezza e bravura, riusciranno piacevolissimi agli amatori del romantico luogo, interpretandone essi con aderente sensibilità gli aspetti pittoreschi della natura e dell’architettura, l’una all’altra tanto connaturate da sembrare inscindibili.
N. D. R.

NOTIZIARIO TECNICO


ISOLAMENTO ACUSTICO DEGLI EDIFICI


Nell’edilizia di oggi è uno dei problemi più nuovi e di maggiore attualità. Vibrazioni d’ogni genere penetrano nei fabbricati attraverso le loro aperture. Il fastidio dei rumori e dei tremiti negli ambienti dove lavoriamo o riposiamo si accentua ognora più per l’intensificarsi del traffico e per i macchinari che sempre in maggior numero fanno parte dell’attrezzatura della vita moderna; a ciò si aggiunga il grande impiego che, nella costruzione edilizia, si fa di strutture elastiche favorevoli alla propagazione delle vibrazioni quale il ferro e il cemento armato. Ad aggravare la situazione, sotto questa aspetto, influiscono anche le condizioni economiche attuali che portano una riduzione di dimensioni degli ambienti, dei muri, delle strutture, per quanto compatibile con le norme della buona costruzione.
Perciò l’edile di oggi deve conoscere almeno i principali aspetti di questo problema: accenneremo qui sommariamente ad alcuni dati ed a varie applicazioni pratiche di isolamento acustico.
Nell’abitazione comune ci si può contentare di qualche protezione di indole generale, ma in vari casi, come negli ospedali, collegi, scuole, istituti scientifici, sale da musica, teatri, ecc., bisogna sovente compiere uno studio accurato e severo sulle condizioni acustiche dell’edificio.
Ma non basta, le vibrazioni oltre che fonte di disturbo diciamo fisiologico per gli uomini, sono notevolmente dannose per le condizioni statiche degli edifici; In alcuni casi possono causare lesioni e perfino la rovina di fabbricati.
Le vibrazioni, che possiamo distinguere in tremiti (allorché in numero minore di circa 20 per minuto secondo) e in suoni (più di 20 al secondo), pervengono ai fabbricati o dal sottosuolo (treni, ferrovie sotterranee, macchinari), o dalla strada (trams, veicoli, passanti), o dai vicini (dello stesso fabbricato).
Per precludere la via alla penetrazione di questi disturbi bisogna tenere presente che essi possono propagarsi: per via aerea, attraverso le aperture, piccole fessure, canali di ventilazione, canne fumarie, ecc., o per le strutture stesse dell’edificio, o per le tubazioni di impianti di acqua, riscaldamento, gas, ecc.
È ovvio che oltre predisporre degli ostacoli al propagarsi delle vibrazioni acustiche, è innanzitutto della massima importanza smorzare ed assorbire con materiali acconci le vibrazioni nella loro sorgente stessa (caso di macchinari posti nell’edificio o nelle sue immediate vicinanze, linee di treni, ecc.).
Tralasciando i principi scientifici sulle vibrazioni acustiche e loro specie e le numerose esperienze compiute in proposito sui materiali isolanti (Sabine, Lord Rayleigh, Krueger, Moens, Watson), che pure hanno grande interesse per l’architetto, tratteremo soltanto dell’isolamento delle vibrazioni nell’aria e nei serramenti (I), nelle strutture dell’edificio e nelle tubazioni (II), e dello smorzamento delle vibrazioni nella loro sorgente stessa (III), perciò dell’isolamento dei macchinari.

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I. - Vibrazioni trasmesse dall’aria e dai serramenti.

La propagazione dei suoni attraverso le piccole aperture, come in genere esistono nei serramenti, è di certo maggiore di quanto si immagini comunemente. Gli stessi buchi delle serrature sono fonte di sensibili trasmissioni delle vibrazioni sonore dell’aria. Così pure la mancata aderenza delle varie parti di un serramento chiuso, oltre che, come nelle finestre essere fonte di filature d’aria e di infiltrazioni d’acqua piovana, è dannosa all’isolamento acustico.
Le cure dell’architetto debbono essere rivolte, più che mai, alla progettazione e costruzione di serramenti perfetti. Abbiamo già ripetutamente accennato in questo notiziario a tipi moderni di “infissi” e a varie chiusure ermetiche; perciò non ci soffermiamo maggiormente su questo argomento. Invece è opportuno, benché si tratti di diverso argomento, considerare qui la trasmissione del suono attraverso il vetro, chè all’architetto il vetro serve principalmente nel serramento.
Una legge fisica fondamentale ci dice che il suono, oltre trasmettersi per vibrazioni dell’aria attraverso aperture o pori del materiale (il vetro è però considerato materiale non poroso), si trasmette attraverso un corpo che abbia forma di lastra o tramezzo, in due modi: I) per le vibrazioni delle particelle del corpo; 2) per mezzo di oscillazioni che la lastra stessa, come fosse un diaframma, compie tutta intera causando nell’aria, dall’altro canto, delle onde sonore. Queste oscillazioni della lastra (o tramezzo) hanno grande importanza nello studio dell’acustica edile e sono in relazione allo spessore, alla elasticità, alta larghezza ed altezza dell’elemento, e dipendono pure dal rapporto della sua lunghezza con quella dell’onda sonora. Questo ci dice subito che una parete massiccia e pesante non potrà trasmettere che pochissime vibrazioni acustiche. E che invece tramezzi sottili, omogenei, e incastrati saranno ottimi trasmettitori di suono. Vedremo in seguito, su questo argomento e parlando di solai, come influisca su ciò e quanto possa essere dannoso il fenomeno dalla risonanza.
Ritornando ora ai vetri dei serramenti, dopo quanto detto sopra, è evidente che essi sono elementi sfavorevolissimi all’isolamento acustico. Riferendoci alle importanti esperienze di M. Krueger, professore all’Università di Stoccolma, vediamo che un vetro semplice di spessore di 3 mm. appartiene all’ultima classe (settima secondo la di lui classifica), cioè è cattivissimo isolante (trasmissione della voce umana in modo normale e ben percettibile). Altrettanto è risultato per vetri anche di 7 mm. di spessore e per due vetri di 3 mm. accostati. Un cattivo isolamento (classe sesta) si ha ancora da due vetri comprendenti una intercapedine d’aria di 160 mm.; le cattive condizioni acustiche permangono anche se si colma detta intercapedine con segatura di legno.
Per arrivare alla classe quinta (isolamento non ancora buono-udizione della voce umana normale) bisogna porre tre vetri con relative camere d’aria fra l’uno e l’altro. E dunque evidente che è impossibile precludere la trasmissione di suoni attraverso lastre di vetro normali da finestre o vetrine interne.
Riguardo le porte, le esperienze eseguite dal professor Krueger hanno classificato delle porte normali in legno, dello spessore di 45 mm. nel telaio e 12 mm. negli specchi (pannelli) nella categoria del cattivissimo isolamento (classe settima).
Per migliorare un po’ le condizioni isolanti e passare alla classe quinta (isolamento non ancora buono) bisogna arrivare ad una porta doppia, con elementi di spessore come al tipo precedente, e con intercapedine d’aria di 117 mm. Porte assolutamente isolanti si possono ottenere solo con una costruzione a vari strati di materiali speciali e con appropriati apparecchi di chiusura, il che si può usare soltanto in casi eccezionali (vedi Notiziario tecnico “Architettura e Arti Decorative” fasc. 12, 1931). L’architetto non si attenda dunque alcuna notevole funzione isolante dai serramenti interni. Un tendaggio disposto in ausilio ad una poeta potrà realizzare un certo smorzamento delle onde sonore.
L’intercettazione dei suoni lungo i condotti di ventilazione e le canne fumarie, è un problema non facile, poiché non bisogna togliere a queste le loro proprietà di continuità e di tiraggio. In una conduttura d’aria per esempio, si ottiene un isolamento se non completo almeno di un certo valore, collocando in un’apposita cmera un diaframma (fig. 1) più largo della sezione del canale stesso e che abbia due fronti concave in modo da ottenere una riflessione dei suoni che vengano da una delle due parti. L’aria trova invece il suo passaggio lateralmente, senza alcuna interruzione.
Ma se si vuole una completa intercettazione dei suoni lungo una conduttura di ventilazione, bisogna ricorrere a sistemazioni del tipo fig. 2 (sperimentato dal National Physical Laboratory inglese), silenziatore usato con successo per l’isolamento di condotti di ventilazione attraverso i quali si trasmettevano fortemente del suoni di organo e rumori di macchinari idraulici.
Per i condotti di ventilazione si può anche ottenere un certo isolamento rivestendoli di una materia assorbente del suono, per esempio di feltro.

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II. - Vibrazioni trasmesse dalle strutture dell’edificio.

Qui la nostra trattazione sarà molto sommaria altrimenti occorrerebbe un intero trattato in proposito.
Tenteremo di riassumere alcuni dati pratici, alcuni esempi e qualche caratteristica d’importanti materiali isolanti.
Regola fondamentale da seguire nell’isolamento acustico di un fabbricato è quella d’interrompere l’omogeneità delle sue strutture. Questo principio contrasta evidentemente con le norme per la stabilità stessa dell0’edificio. Da ciò la necessità di uno studio accurato sulla posizione del diaframmi isolanti e sulla loro natura, affinché questi non divengano punti deboli nella resistenza dell’edificio.

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Fondazioni.

Per ostacolare il cammino ai rumori provenienti attraverso il suolo, dalle strade vicine o da altri edifici, la zona in cui necessitano i primi ripari sono le fondazioni stesse. Saranno perciò degli strati di materia acconcia che si interporranno tra i blocchi di fondazione e la struttura in elevazione. Si tratta sempre di materie, sotto forma di lastre, che rispondano a requisiti di elasticità di volume, ma pure di resistenza e di durata. Il materiale che meglio risponde a queste esigenze è il sughero naturale: esso difatti contiene innumerevoli e piccolissimi compartimenti di aria ermeticamente chiusi, da cui deriva la sua elasticità, cioè la proprietà di variare di volume e di essere cattivo conduttore del suono (nel legno per esempio sono contenute numerose parti d’aria, ma non racchiuse ermeticamente). Si tenga presente che la gomma, benché elastica, non ha affatto la qualità di modificare il suo volume: difatti se in un cilindro metallico si tenta di comprimere un cilindro di gomma esattamente uguale non si riesce, mentre ciò avviene con un cilindro di sughero.
Per dare qualche notizia pratica diremo che appunto in commercio si trovano preparati a base di sughero naturale, come l’Asphalt-Korsil o Corsasfalto che sono lastre di sughero compresso protette da due strati di feltro asfaltato : queste lastre possono sopportare carichi fino a circa 10-15 kg. per cmq. Per il caso di carichi di maggiore entità, fino 70-80 kg. per cmq., si può usare la cosiddetta Antivibrite che è formata da numerosi strati di uno speciale tessuto di juta impregnato di asfalto e che perciò ha anche potere isolante contro l’umidità: lo spessore delle lastre è di circa 10 mm.
Questa “Antivibrite” ha data buona prova nell’solamento del Gesundheitsamt di Amburgo, edificio attraversato da una linea tramviaria sotterranea.
Questi stessi materiali isolanti si usano, come vedremo, anche per l’isolamento di strutture in elevazione, solai, ecc.

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Murature, pilastri, solai, ecc.

Come nelle fondazioni, così lungo le murature in elevazione è bene disporre degli strati isolanti di una materia appropriata (per esempio, una delle già indicate). Per isolare un solaio dalle eventuali vibrazioni trasmesse dal muro, non è bene che la materia isolante sia applicata nell’appoggio o incastro del solaio stesso, ma piuttosro in uno strato orizzontale nella muratura stessa, a qualche distanza sotto l’appoggio del solaio (figg. 3-4).
Nei casi in cui si richieda un isolamento notevolmente efficace nelle murature, sembra sia necessario adottare oltre gli strati isolanti, delle strette intercapedini verticali da riempire con ghiaia minutissima o sabbia (fig. 4), (materiale che non deve essere in condizioni di carico).
Per le travi di ferro dei solai, appoggiate su muratura, si fabbricano speciali isolanti basati sostanzialmente su feltro acconciamente preparato per resistere al carico e all’umidità. Il solaio non solo deve essere protetto contro le vibrazioni che gli giungono dalle strutture portanti (e per via dell’aria) dagli ambienti sottostanti, ma anche per le vibrazioni che il solaio stesso può a sua volta trasmettere.
Il suo isolamento acustico parziale si ottiene per mezzo di strati di feltro, sughero, ecc., interposti nella sua struttura.
In ogni modo l’isolamento dei solai è uno dei lati più difficili del problema. Il solaio è un elemento in tensione ed incastrato, perciò soggetto a notevoli oscillazioni (come sopra abbiamo accennato nella trasmissione del suono attraverso corpi a forma di lastra) trasmettitrici di vibrazioni sonore. Qui bisogna ricordare il fenomeno della risonanza o delle oscillazioni forzate: ad esempio, le oscillazioni di un solaio per effetto del funzionamento di un motore possono divenire molto più ampie quando il periodo proprio del solaio e quello delle forze si accordano. È come se ad un moto pendolare si imprimesse una forza esattamente all’estremità dell’oscillazione. Potremmo citare vari casi, per esempio quello di un solaio che sotto le vibrazioni di un motore elettrico applicato al muro di facciata, oscillava in tal modo che nell’ambiente non si poteva più nè scrivere nè disegnare: cambiato il periodo di oscillazione del solaio con l’interruzione della portata delle sue travi (applicando a circa due terzi della luce un nuovo trave maestro) l’inconveniente fu eliminato. Questo fenomeno può verificarsi anche nei tramezzi ed in altri elementi strutturali degli edifici; esso spiega anche perché qualche volta accada che per effetto di un macchinario o di altra causa di vibrazione, strutture lontane subiscano oscillazioni più sensibili di quelle vicine.
Nei solai, un qualche effetto isolante lo hanno i soliti laterizi forati: si usano anche strati di sabbia, di segatura, di pietra pomice, lastre di sughero, ecc. In commercio a facilitare l’opera del costruttore edile, vi sono, oltre quelle già indicate per le murature, delle lastre isolanti speciali per solai. Citiamo per esempio, le lastre “Weco” (fig. 5), che consistono in uno strato interno a struttura reticolare ricoperto da materia isolante e due strati di feltro asfaltato o no, a seconda dei tipi e delle esigenze.
Di altra costruzione sono le lastre “Antifono” che consistono in uno strato impermeabile di feltro bituminoso combinato con uno strato elastico (sughero), il tutto coperto da cartone bituminoso, con uno spessore complessivo di circa cm. 2.
Un esempio di solaio con l’isolamento “Antifono” (brevettato) è dato dalla fig. 3: sopra la soletta o struttura in cemento armato è posto uno strato di sabbia di 3 cm., poi lo strato di Antifono, spesso cm. 2, ancora di nuovo sabbia per 1 cm. di spessore, ed infine un masso o getto di centimetri 4: infine sopra pavimento in linoleum. Contro la parete tutto all’ingiro è bene disporre un cuscino di altro materiale isolante (per esempio Corsillo) a base di sughero.
Altro esempio di solaio isolato diamo nella fig. 4.
Una rilevante funzione d’isolamento ha il soffitto sottostante al solaio, con un effetto crescente vieppiù se i suoi sostegni sono indipendenti. In ogni modo anche una soffittatura composta di materiale fibroso, come il “Celotex”, o la “Masonite”, ricoperto di intonaco, se pure fissato al solaio, contribuisce ad una buona afonicità.
Nel caso che sia richiesto un isolamento quasi assoluto, come in qualche locale per musica, è bene rendere completamente indipendente il solaio, le pareti ed il soffitto della sala dalla struttura principale, per mezzo di lastre o blocchi di sughero compresso (fig. 10) e contenuto in telai d’acciaio (caso del National Institute for the Blind, a Londra).
Nelle figg. 6-7 diamo dei particolari dell’isolamento applicato nelle stanze per musica della St. Paul’s Girl’s School in Hammersmith (Inghilterra). Il materiale impiegato in detto edificio e detto “Cabot” consiste in lastre o cuscinetti di una specie di alga marina impaccata con carta: sono di facile applicazione e non infiammabili.
Non resta molto da aggiungere per le tramezzature verticali o divisioni sottili. Anche qui la trasmissione sonora, oltre che nelle vibrazioni elastiche, consiste nelle oscillazioni che può assumere la tramezzatura sotto l’influenza di onde sonore. Il rimedio, lo abbiamo accennato, si dovrebbe ricercare in una maggiore pesantezza e spessore della parete (Krueger ha trovato che il peso conveniente è di circa 175 kg. per mq.) ma le case moderne sono costituite quasi di soli muri sottili. Si cerchi perciò di adottare materiali ad elementi, in modo da avere poca omogeneità, che siano poco porosi e protetti da uno strato elastico posto possibilmente in una intercapedine centrale. Lasciare uno spazio libero nell’interno della parete oltre che far perdere spazio utile, non giova perchè l’aria trasmette meglio le vibrazioni dall’una all’altra parete. Conviene che l’intercapedine sia colmata, per esempio, con polvere di sughero, oppure rimpiazzata da uno strato di una delle solite materie isolanti che riceva ed assorba le vibrazioni di una parete senza trasmetterle, o quasi, all’altra parete.
Una tramezzatura composta di strati di materiali diversi avrà buone qualità isolanti perchè il suono ad ogni attraversamento subisce una certa riflessione con conseguente perdita di intensità. È bene anche isolare l’unione dei tramezzi alle altre strutture, in modo da impedire la reciproca trasmissione di vibrazioni elastiche.

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Le tubazioni sono ottime conduttrici del suono e il loro isolamento non è semplice: noi possiamo adottare delle disposizioni isolanti (figg. 8-9) che impediscano trasmissioni sonore dalla struttura dell’edificio alle tubazioni e viceversa, ma non possiamo impedire la continuità della tubazione stessa e del suo contenuto. Se le tubazioni di vapore sono abbastanza facilmente isolabili perché il vapore stessa è cattivo conduttore del suono, quelle dell’acqua calda sono le migliori conduttrici di disturbi acustici. Si può ottenere qualche risultato, dove sia proprio necessario, unendo alle provvidenze del tipo figg. 8-9 delle interruzioni nella tubazione stessa con raccordi e diaframmi di gomma, o con tubi di piombo foderati di stagno.
Chiudiamo questo primo sguardo all’argomento: proponendoci di accennare prossimamente all’isolamento dei macchinari.

BIBLIOGRAFIA.

DAVIS e KAYE, The Acoustics of Buildings, Londra, 1927.

SABINE, Collected Papers on Acoustics, Cambridge, 1922.

WATSON, Acoustics of Buildings, 1923.

LORD RAYLEIGH, The Theory of Sound, Londra, 1926.

KATEL, Les bruits dans les batiments, Parigi; 1929.

Dr. Ing. R. BERGER, Die Schalltecnik, 1926.

Prof. H. KRUEGER, Handlingar N. 74 Ingeniörs vetenskaps-Akademien, Stoccolma, 1927.

OTTENSTEIN, Ueber den Schutz gegen, Schall und Erschütterungen, Berlino, 1913.

Prof. MOENS, Une méthode de détermination des coefficients d’isolation acoustique des matériaux de construction (La tecnique des travaux), 12, 1930.

Ing. SCHOEMAKER, Het Dempen van gevoels, en gelindstrillingen, “het Bouwbedryf” 14, 1929.

Ing. W. BRETZKE, Schallisolierungen im Hochbau, “Deutsche Bauzeitung” 79-80, 1930.

ZAMB, Dynamical theory of Sound, 1925.

Vari scritti di P. E. SABINE, American Architect, 1919, 1920, 1921, 1923, 1924, ecc.

GAETANO MINNUCCI.

SINDACATO NAZIONALE ARCHITETTI

PAGINE DI VITA SINDACALE


INTERPRETAZIONE DELL’ART. 16
DEL REGIO DECRETO
SULLA PROFESSIONE DI GEOMETRA

Come è noto al fine di chiarire la portata dell’Articolo 16 sulla professione dei geometri che in alcune città per la non esatta conoscenza della legge da parte delle locali autorità si prestava ad arbitrarie e ingiuste interpretazioni, il Segretario Nazionale aveva rivolto preghiera ad alcuni Prefetti d’intervenire perché la legge fondamentale sul titolo e sulla professione degli ingegneri e degli architetti venisse rispettata.
Naturalmente non mancarono le proteste degli interessati né il giusto rimprovero pervenuto al Segretario Nazionale da parte della Presidenza della Confederazione per il diretto intervento non passato attraverso le gerarchie e le procedure burocratiche.
Oggi però il Ministero delle Corporazioni fa comunicare ai Sindacati degli architetti e dei geometri la seguente circolare che pubblichiamo per esteso per norma dei nostri iscritti:

All’On. Confederazione Nazionale
sindacati Fascisti, Professionisti e Artisti.

Oggetto: Interpretazione dell’art. 16 del R. D. 11 Febbraio 1929 N. 279, sulla professione di Geometra.

Alcuni Prefetti hanno chiesto di conoscere l’avviso di questo Ministero sull’interpretazione da darsi alla lettera m dell’Art. 16 del Regolamento professionale dei geometri, con cui vengono a costoro attribuite le funzioni riguardanti il progetto, la direzione e la vigilanza di modeste costruzioni civili. Ciò allo scopo di dirimere delle vertenze sorte tra le Amministrazioni Comunali ed i Sindacati geometri, i quali vorrebbero che fossero comprese fra le modeste costruzioni civili anche le case popolari ed economiche.
Contemporaneamente sono pervenute doglianze da parte del Sindacato Nazionale Geometri e di alcuni Sindacati Provinciali geometri, i quali informavano che taluni prefetti, aderendo ad una richiesta avanzata dal Sindacato Nazionale Architetti, avrebbero inviata al Podestà una circolare intesa a prescrivere che la progettazione degli edifici civili fosse riservata soltanto agli ingegneri ed agli architetti.
Su ciò fu richiamata l’attenzione di questo Ministero anche da codesta On. Confederazione con nota 30 gennaio u. s. n. 2370.
Implicando l’esame della questione «valutazione di elementi strettamente tecnici», questo Ministero ritenne opportuno interpellare il Ministero dei Lavori Pubblici, perché d’intesa con quello della Giustizia, avesse fatto conoscere il suo punto di vista al riguardo.
Il Ministero dei Lavori Pubblici ha, con nota del 12 marzo n. 4980, comunicato quanto segue:

«È da premettere che l’importanza di una costruzione non dipende dall’uso a cui questa è destinata, ma dalle sue dimensioni e dalle difficoltà tecniche che può presentare nella progettazione ed esecuzione delle varie sue parti, come dalle fondazioni, dalla copertura, ecc.
«Non è pertanto evidentemente possibile dare una definizione generale e precisa delle costruzioni civili modeste, e quando sorgano dubbi e contestazioni in proposito se ne dovrà rimettere il giudizio alle Autorità tecniche competenti.
«È fuori dubbio però che gli edifici a parecchi piani, contenenti molti appartamenti, siano essi destinati ad alloggi signorili o ad alloggi popolari, non hanno il carattere di modeste costruzioni.
«Per tali fabbricati lo studio delle fondazioni, delle dimensioni da assegnare ai muri in elevazione, ai solai e alla copertura, degli impianti idraulici, igienici, ecc. richiede la conoscenza. non superficiale, della scienza delle costruzioni che viene insegnata soltanto nelle scuole di ingegneria e di architettura.
«Detti edifici acquistano poi maggiore importanza quando debbono essere costruiti in una grande città come Milano, dove si richiede che per i prospetti vengano tenute in considerazione esigenze artistiche.
«È noto poi che a termini dello stesso articolo 16 sopracitato, non è di competenza dei geometri la costruzione di opere in cemento armato, che richiedono operazioni di calcolo o che per la loro destinazione possano implicare pericolo per la incolumità delle persone, come solai, scale, cornici, ecc.
«Ritengo quindi che il regolamento professionale dei geometri non consenta che siano a questi affidate la progettazione e l’esecuzione di qualsiasi edificio destinato ad abitazioni economiche e popolari».
Successivamente lo stesso Ministero dei Lavori Pubblici con nota 6 agosto N. 16773, nel ribadire l’avviso sopra espresso, ha in merito alla circolare diramata dal Prefetto, fatto presente quanto segue:

«Osservo in proposito che con l’Art. 16 lettera m del regolamento 11 febbraio 1929 n. 274, le funzioni attribuite ai geometri nei riguardi delle costruzioni civili sono così definite».
Ora, con la dizione generica adottata nella riferita circolare, quelle funzioni verrebbero menomate con l’eliminazione della progettazione di costruzioni civili di qualsiasi genere, anche quindi di quelle modeste, ammesse dalla disposizione di vigente regolamento.
Pertanto con la circolare prefettizia, denunziata dai Sindacati Fascisti dei Geometri, deve essere chiarita nel senso che l’invito ai Podestà di astenersi dall’affidare ai geometri la progettazione di edifici civili non deve e non può riferirsi alle modeste costruzioni civili che il regolamento riconoscesse nella competenza dei geometri.
Rimarrebbe a stabilire quali siano e quali debbano intendersi modeste costruzioni civili; ma la questione non è suscettibile di una precisa e generale definizione.
L’importanza infatti di un edificio dipende dalla sua destinazione, dalle caratteristiche e difficoltà tecniche della costruzione, dall’ambiente nel quale deve sorgere e cioè elementi che sfuggono ad una aprioristica determinazione e classificazione.
I Podestà volta per volta prenderanno le decisioni del caso, sentite le commissioni edilizie, valutando equamente le varie attività tecniche professionali ed ispirandosi all’interpretazione imparziale e logica dell’art. 16 del sopraccennato regolamento nei cui limiti l’esercizio della professione di geometra deve essere mantenuta e tutelata.
Ciò posto, questo Ministero, mentre ha interessato quello dell’Interno, a volere impartire alle Prefetture le opportune istruzioni per la definizione della questione di cui trattasi, prega codesta On. Confederazione di voler fare ai dipendenti Sindacati geometri ed architetti le comunicazioni del caso.
Il Ministro
BOTTAI


VISITA DEL SEGRETARIO NAZIONALE
AL SINDACATO DI MILANO

Il 18 settembre il Segretario Nazionale, trovandosi a Milano per ragioni di ufficio, si è recato a visitare il Sindacato Architetti di Milano.
Erano presenti, oltre al Direttorio Regionale al completo, numerosissimi architetti milanesi che avendo avuto notizia della presenza dell’On. Calza Bini si erano cortesemente recati a salutarlo.
L’On. Calza Bini ha ringraziato gli intervenuti e ha colto l’occasione per intrattenerli sulle più importanti questioni riguardanti la classe.


A PROPOSITO DEL CONCORSO
PER L’EDIFICIO DEL LICEO SCIENTIFICO
DI SIRACUSA

Come è noto la Provincia di Siracusa aveva lo scorso anno bandito un concorso per il progetto di un edificio scolastico da erigersi in quella città. Primo in ordine di merito fu segnalato il progetto dell’architetto Fichera di Catania, al quale però non venne assegnato il primo premio perché, per ragioni di economia, l’edificio non avrebbe potuto essere costruito.
Interpretando lo spirito del giudizio, molto opportunamente il Preside di quel Provveditorato dette successivamente l’incarico del progetto su nuove basi e su nuova area allo stesso Arch. Fichera.
Nelle more dei giudizi di approvazione da parte delle autorità sono intervenuti spiacevoli fatti tendenti ad annullare la validità dell’incarico conferito, sopratutto a seguito di interferenze più o meno giustificabili da parte di uffici tecnici locali.
Dovendosi prima della fine di settembre pronunziare in merito il Comitato tecnico del Provveditorato per le Opere della Sicilia, l’On. Calza Bini è intervenuto presso il Ministro dei Lavori Pubblici per far sospendere ogni giudizio al fine di chiarire la posizione dell’Arch. Fichera e tutelarne, con la dignità professionale, i legittimi diritti.


INTERVENTO DEL SINDACATO
PER IL CONCORSO DEI PONTI DI VENEZIA

Il Sindacato Regionale di Venezia si è riunito in assemblea il giorno 20 settembre al fine di votare un ordine del giorno relativo alla modificazione di diciture non compatibili con la dignità della professione contenute nel bando di concorso diramato recentemente dal Comune di Venezia per la costruzione di nuovi ponti in quella città.
Il Podestà, interessato in proposito dal Segretario Nazionale On. Calza Bini ha dichiarato che riceverà volentieri il Segretario Regionale Arch. Vallot e alcuni membri del Direttorio per esaminare la richiesta del Sindacato allo scopo di chiarire gli equivoci.
L’On. Calza Bini ha però inviato, al Podestà la lettera che si riporta, che trascende dalla questione particolare mirando sopratutto a difendere quei principi per i quali la classe degli architetti deve combattere per la propria affermazione:

Illustre Podestà,

molto La ringrazio della squisita cortesia con la quale ha subito risposto al mio telegramma.
Sapevo della collaborazione della Commissione Edilizia nella preparazione ,dei bandi di concorso e conoscevo le giuste basi dei concorsi stessi. Infatti all’Arch. Vallot telegrafai dichiarando che ritenevo giusta la disposizione data dal Comune che il progetto architettonico dovesse strettamente aderire al progetto tecnico compilato dal competente Ufficio Comunale; dove invece ritenevo e ritengo errata la dizione del bando e tale appunto da generare spiacevoli equivoci è nella elencazione degli elementi decorativi richiesti, e, peggio ancora, nella disposizione contenuta nel bando relativa all’assoluta sottomissione dell’architetto progettista alla direzione dei lavori, senza quella dignità e indipendenza relativa nello sviluppare e nel dirigere l’esecuzione della parte artistica e architettonica che ormai è universalmente riconosciuta e che non è se non la diretta conseguenza della rivalutazione morale che il Regime Fascista ha fatto della architettura e degli architetti, i quali sono stati inscritti per questo nei rispettivi albi professionali.
È questo un tasto assai delicato e nel quale si è imperniata ormai tutta l’azione del Sindacato Nazionale; ed io confido che il rappresentante di quella città di Venezia che di ogni sensibilità e raffinatezza artistica è lo scrigno prezioso, sarà il primo a comprendere l’importanza dell’azione che andiamo svolgendo, sì da venire incontro con nobile larghezza al desiderio di questo Sindacato.
Si tratta, come si vede, di piccoli ritocchi di forma che dànno la esatta sensazione che l’architetto nel concepire l’opera d’arte, pur seguendo il progetto costruttivo dell’Ufficio tecnico comunale, può spaziare liberamente nella composizione architettonica, sempre entro i limiti economici fissati; e si tratta sopratutto, e su questo punto il Sindacato deve particolarmente insistere, di permettere al progettista vincitore, il quale è autorizzato dalla legge a dirigere anche staticamente le opere progettate, dì seguire lo sviluppo dell’opera da lui concepita assumendone l’intera responsabilità e quindi la direzione, sempre naturalmente in stretta collaborazione con l’Ufficio Comunale a cui giustamente deve essere riservata, col controllo economico, la direzione tecnica dei lavori.
Queste considerazioni sono certo state fatte anche dagli egregi colleghi architetti della Commissione Edilizia; ma forse la loro posizione delicata non ha consentito di rivolgersi a Lei con quella franca risolutezza che io ho creduto di permettermi.
Certo che le mie spiegazioni troveranno in Lei la giusta comprensione, La prego di gradire i sensi della mia perfetta osservanza.
IL SEGRETARIO NAZIONALE
(On. Alberto Calza-Bini)


CONFERENZA INTERNAZIONALE PER LO STUDIO
DEI PROBLEMI RELATIVI ALLA PROTEZIONE
E ALLA CONSERVAZIONE DEI MONUMENTI
ARTISTICI E STORICI

L’Ufficio internazionale dei Musei, dipendente dall’Istituto Internazionale per la cooperazione intellettuale, ha indetto una conferenza per lo studio dei problemi relativi alla protezione e alla conservazione dei monumenti artistici e storici che avrà luogo in Atene tra il 21 e il 30 ottobre 1931. All’ordine del giorno sono vari argomenti di alto interesse nella materia.

CONCORSI


ESITO DEL CONCORSO
PER PROGETTI DI FABBRICATI RURALI
NELLA VAL D’AOSTA

Il Concorso per progetto di fabbricati rurali bandito dal Consiglio Provinciale dell’Economia di Aosta, di cui abbiamo dato notizia nel fascicolo di agosto del 1930, con scadenza al 31 dicembre 1930, fu poi prorogato al 1° marzo del corrente anno.
Sono riusciti vincitori del Concorso che riguardava tre zone della provincia i progetti contrassegnati dai seguenti motti, opera dei sottonominati autori:

a) Zona montana:

1° premio: non assegnato.

2° premio di L. 4000 ex aequo: Alpe nostra, degli Arch. Aldo Morbelli e Carlo Mollino di Torino; Cervino, degli Arch. Matteo D’Agostino, Simeone Petroff, Ing. Mario Siniscalchi di Napoli.

3° premio: non assegnato.

b) Zona collinare:

1° premio di L. 3500: Aratro e falce, dell’Arch. Ettore Sot-Sas di Torino.

2° premio di L. 1500: Spiga, del Geometra Dott. Mario Gramolini e Arch. Angelo Gramolini di Ascoli Piceno.

3° premio di L. 500: Domus rustica, dell’Arch. Ugo Gipperich di Parma.

c) Zona di pianura:

1° premio di L. 4000: Agricolae eporendiensi, dell’Ing. Maurizio De Rege di Donato, e degli Arch. Alessandro Molli Boffa e G. B. Ricci di Torino.

2° premio di L, 2000: Ape, degli Architetti Massimo Castellazzi, Mario Romano di Roma e Pietro Porresi d’Ancona.

3° premio di L. 1000: A Cerere, dell’Architetto Ettore Sot-Sas di Torino.

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