FASCICOLO X - GIUGNO 1931
N.D.R. : Il Cinema-Teatro Barberini in Roma dell'Arch. Marcello Piacentini, con 25 illustrazioni

IL CINEMA-TEATRO BARBERINI IN ROMA DELL’ARCH. MARCELLO PIACENTINI


Col Cinema-Teatro Barberini Marcello Piacentini pone un importante caposaldo lungo il cammino della sua produzione: del nuovo lavoro ricollegantesi con sintomatico valore all'attuale periodo di sviluppo dell'Architettura italiana è qui superfluo chiarire i criteri informatori estetici di base, rispondenti agl’intendimenti che l’illustre artista ha sovente occasione di esporre nei suoi scritti, ai quali qui ci riferiamo.
Sarà sufficiente accennare ai caratteri obiettivi della costruzione - che costituisce una delle due testate terminali del viale Regina Elena, nuova arteria dall’Autore ideata e realizzata a collegamento di Piazza Barberini con la Piazza S. Bernardo, già aperta al traffico nel suo tronco inferiore. (1)
Il cinema-teatro Barberini è situato lungo il fianco occidentale della piazza, ed è per due dei suoi lati incassato nel terrapieno sul quale si stendono il giardino ed il piazzale del celebre palazzo omonimo, di cui anzi esso tocca per un buon tratto le costruzioni.
Dalla speciale ubicazione sono derivate particolari difficoltà di ordine distributivo e tecnico: anzitutto la necessità di coprire la parte posteriore della sala, in corrispondenza al palcoscenico con solai tanto robusti da permettere di farvi passar sopra la nuova strada collegante il piazzale del palazzo col viale Regina Elena; poi di dotare i muri perimetrali di strutture atte a contenere la rilevante spinta del terrapieno e di procedere in corrispondenza al fianco sinistro della costruzione ad un delicato lavoro di sottofondazione delle mura del palazzo, la cui radice veniva a trovarsi ad una quota di circa un metro più alta del piano di platea del teatro.
A tutto questo complesso di provvedimenti si prestò duttilmente la struttura prestabilita, consistente in una ingabbiatura di cemento armato fondata su zattera e riempita negli interspazi di muratura a mattoni.
È superfluo poi dire come la struttura stessa abbia permesso di realizzare il felice gioco di esili pilastri, di solette a sbalzo e di solai a vasta portata, recanti all’interno dell’ambiente, in accordo colla sensibilità volumetrica e lineare di base insistente su andamenti prevalentemente orizzontali, continui e unitari, quel netto carattere di modernità che la caratterizza.
Un’altra grave difficoltà derivante dall'ubicazione, fu offerta dalla necessità di contenere l’edificio in limiti di altezza tali da non compromettere la visibilità dalla Piazza del Palazzo Barberini: a tale scopo l’altezza massima del parapetto della terrazza prospiciente sulla piazza stessa non poteva superare i 9 metri e per conseguenza il pavimento di essa 8 metri circa. Invece l’ambiente richiedeva un’altezza molto maggiore. L’esame della sezione longitudinale dimostra come la difficoltà fu superata (fig. 4): in primo luogo sopraelevando il solaio della terrazza di circa 2 metri mediante una gradinata avente inizio poco dietro il piano di prospetto, ed il cui profilo superiore fosse completamente defilato alla vista dei passanti: in secondo luogo incassando il piano della platea nel terrapieno, secondo un profilo concavo verso l’alto, suddiviso in tre segmenti, di cui l’ultimo, verso il palcoscenico, orizzontale, gli altri due, l’intermedio ed il primo, inclinati con livellette del 6°/o e del 10°/o rispettivamente. Cosicchè si potè ottenere, in corrispondenza al proscenio, un dislivello massimo tra il piano della platea e quello del solaio di copertura di circa 14 metri.
I grafici che presentiamo (fig. 2-3-4-5) e le fotografie delle ossature di cemento armato a nudo (fig. 7-16-17-18-19) esaminate in confronto a quelle delle varie parti dell’opera finita, danno un’idea precisa della composizione tecnico-architettonica del cinema-teatro.
Esso consta di un gruppo di ambienti di ingresso e disimpegno ubicati nella sua zona anteriore, della sala propriamente detta, e del retrostante palcoscenico con servizi annessi.
Il primo gruppo (fig. 6-8-9-10-11) è costituito da un vestibolo centrale circolare contenente le biglietterie e le vetrine degli annunci, dal quale si accede mediante larghi varchi a due ambienti laterali piuttosto bassi ove sboccano le porte della platea, le scale di comunicazione delle gallerie, quella del sotterraneo, e quella della cabina di proiezioni ed i passaggi al bar, al gabinetti ecc.; nel piano superiore, in corrispondenza a codesti due ambienti, si trovano le due salette d’aspetto, collegate con una balconata aggettante a mezza altezza sul vestibolo circolare che occupa l’altezza dei due piani: la saletta di sinistra è anche aperta sul bar. Cosicchè tutto questo complesso di vani è disposto in modo da essere nell'insieme unitario per la completa visibilità di una parte dalle altre e differenziato per la specifica funzione affidata a ciascuna: offre un aspetto quanto mai vario e divertente, nello stesso tempo intimo e aperto, sereno, elegante. La sua raffinata elaborazione volumetrica ha reso in un certo senso pletorica qualunque epidermica accentuazione decorativa. Viva è in esso la sensibilità plastica della materia costruttiva, il cemento armato, i cui caratteri di indipendenza e le cui possibilità di semplicità integrità e chiarezza di masse e superfici l’Autore ha anzi voluto opportunamente accentuare: le pareti verticali non sono frazionate da lesene; i piani orizzontali le tagliano secondo profili netti, non turbati dall’uso di cornici, e passano attraverso i loro varchi con distesa continuità non interrotta da inutili architravi. L’illuminazione degli ambienti è attuata secondo i moderni criteri della luce indiretta, con le lampade celate nel cavo di organi architettonici predisposti allo scopo: sono state così eliminate le masse accidentali di apparecchi pleonastici turbanti l’integrità dei volumi d’aria, le inopportune condensazioni di luminosità e le ombre portate da casuale e infelice sagoma: ne risultano un’assoluta fusione e distensione del flusso luminoso, i cui valori tonali e le cui differenziazioni di forma rispondono a precisa volontà plastica; e un pacato, delicatissimo, e ben disegnato rilievo degli elementi di arricchimento decorativo, incassi nelle superfici dei soffitti, stucchi o bronzi a lieve aggetto, disposti ad accentuare In pochi luoghi il particolare peso architettonico.
Parchi e preziosi centri di ricchezza (fig. 11-12-13-14-15; fig. 1-2 dell’articolo successivo) completano l’ambiente, conferendogli decoro pieno e giusto: pavimenti in ceramica multicolore, balaustre in legno di largo spessore, mobili di bella materia e modernissima foggia. (2)
Sopra il vestibolo centrale ha luogo la cabina di proiezione, servita da piccola scala indipendente: il solaio della cabina è calcolato per l'azione di 8 gruppi motori della forza complessiva di 40 HP, per la trasformazione della corrente alternata in continua, adatta agli archi dell’apparato di proiezione ed alla carica degli accumulatori e per la trasformazione della stessa corrente in altra pure alternata di fase adatta all’impianto del cinema sonoro (3).
Nel piano sotterraneo, limitato alla zona anteriore dell’edificio han luogo i locali per le macchine degli impianti di riscaldamento e ventilazione, (9) e vari magazzini.
La sala del Cinema-teatro (fig. 1-20-21-22) è capace di circa 2000 posti a sedere, disposti nella platea e nella galleria: la perfetta visibilità del palcoscenico da ciascun d’essi è stata raggiunta mediante uno studio accurato delle pendenze e degli sbalzi delle gradinate, studio reso arduo dai legami di area e di altezza offerti dalle condizioni di ubicazione dell'edificio, di cui si parlò dianzi.
La struttura portante è costituita, oltrechè dai muri circuenti la sala, da una serie di 20 pilastri in cemento armato, di cui solo 14 continuano oltre la galleria fino al solaio di copertura; disposti tutto attorno ed a breve distanza dal muro perimetrale, determinando con esso una sorta di corridoio utilizzato per l’accesso degli spettatori ai vari settori della sala. Detti pilastri assolvono, agli effetti del sostegno della galleria, al duplice compito di diminuirne lo sbalzo lungo tutto lo sviluppo e di costituire, limitatamente alla zona centrale posteriore comprendente 10 di essi, mediante rigidi collegamenti con altrettanti corrispondenti pilastri celati nel muro perimetrale, sorta di telai indeformabili atti a sopportare l'enorme sforzo dei mensoloni solidali a ciascuna coppia e irradiantisi verso l’orlo della galleria formandone le nervature di appoggio per la soletta.
Si è potuto cosi conseguire uno sbalzo variabile, rispetto l’allineamento dei pilastri, da m. 3,00 a m. 9,85: il sistema fu collaudato per un carico accidentale di 700 Kg. a m.2

È veramente singolare l’uso architettonico fatto dall’autore dei vuoti situati sotto la soletta inclinata della galleria negli interspazi tra i mensoloni, (fig. 1-16-17) dimostrando mirabile senso adesivo della fantasia formativa alla sostanza costruttiva: ne ha egli ricavato sorta di concavità a tronco di cono con superficie di semplice intonaco chiaro, illuminate a luce indiretta da lampade nascoste nell’orlo della sottostante cornice modanata d’un solo listello.
Il bagliore vivo del fluido luminoso riflesso, vibrando nell’atmosfera come materia sottile e pur sostanziosa e diffondendosi per le candide morbide nette superfici dà a tutta la struttura un senso di levità, una sorta di facoltà di perdere il proprio peso, per cui si rende per cosi dire astrattamente sensibile il docile e portentoso sforzo della preziosa materia usata.
È stato detto che solo 14 pilastri continuano oltre il piano della galleria, a costituire il sostegno del soffitto, mentre 6 si arrestano, dei quali due sul lato minore della sala davanti alla cabina, gli altri dalle due opposte parti dei lati maggiori in esatta corrispondenza colla larghezza del lucernario centrale. Per l’assenza dei sostegni si determinano così sopra il piano della galleria tre nicchioni, l’uno nel fondo, indispensabile a permettere l’emissione dei fasci luminosi dalla cabina, due laterali, costituenti largo ed importante partito architettonico (fig. 22).
Il solaio di copertura è formato da una soletta in cemento armato e laterizio, portata da travate in cemento armato a doppia armatura, alte m. 1,30 e della luce di 20 m. insistenti sulle coppie opposte di pilastri.
Nella zona centrale invece, ove per la mancanza dei sostegni intermedi la distanza fra i pilastri raddoppia, dato il grande peso del lucernario mobile e data 1’impossibilità di adottare strutture di altezza superiore a m. 1,30 si son dovute usare due travate interamente metalliche, a traliccio, di tale altezza appunto, insistenti sui pilastri di margine dei nicchioni.
La superfice del soffitto è costituita da un perfetto piano di intonaco bianco-latte nitido e morbidissimo, raccordato con leggere superfici curve alle pareti perimetrali, steso su graticci aderenti all’intradosso delle travate. Non è stata qui seguita rigidamente, ma solo con benintesa approssimazione, la materia struttiva, in questo caso sorda ad offrire, nella sua assoluta obiettività, forma architettonica esteticamente valida ed attraente. Ulteriore aumento è dato alla sala dagli elementi ornamentali: i rabeschi circuenti i limiti del lucernario, l’elegante balconata, la forma e le sagome del boccascena e dei palchetti di proscenio (fig. 21-23) i vivi e delicati colori delle stoffe e dei legni, i marmi rivestenti la base dei pilastri e sopratutto i mirabili stucchi a tenuissimo rilievo del Biagini (fig. 24-25) modellati con bravura consumata e moderno senso inventivo, vivificati dalla luce radente delle bilancie soprastanti. Il tutto è animato dall’architettonico gioco delle luci indirette, circostanti al lucernario e incornicianti il boccascena; luci graduabili a resistenza, con vasta e morbida gamma di colori e intensità diverse. (5)
Il palcoscenico retrostante alla sala, non è vasto ma sufficiente a consentire spettacoli di varietà complessi e di gusto moderno: esso è dotato di tutti i servizi necessari, di camerini per gli artisti ecc. (6): ha ingresso separato dall’esterno. Il piano dell’orchestra, infossato rispetto alla platea, posa sur una cassa di risonanza in legno, studiata in modo (fig. 4) che l’emissione del suono risulti robusta, fusa e ben diretta.
Dall’esame delle caratteristiche artistiche e tecniche dell’ultima opera di Marcello Piacentini, risulta chiaro in conclusione quanto fu accennato in principio di queste note: costituire cioè essa un importantissimo contributo nello sviluppo dell’arte nostra verso un moderno assestamento definitivo, nel quale l’adeguarsi della forma alla sostanza, dell’architettura alla vita, non debba basarsi solo su coefficienti razionali e materiali, ma, tenendo conto delle doti precipue di equilibrio e ricchezza dello spirito italiano, debba invece esplicarsi secondo una sintesi feconda di essi con altri di ordine puramente fantastico e spirituale.
N. D. R.


NOTE TECNICHE

(1) Il complesso delle opere citate furono realizzate da S. E. l’Arch. Marcello Piacentini attraverso l’opera e l’organizzazione della Società Anonima per Industrie Stabili (A.P.I.S.) sotto la guida del suo Direttore Generale A. G. Rossellini e del suo Consigliere e legale On. Cav. di Gr. Cr. Arnaldo Dello Sbarba.
Malgrado le gravi difficoltà tecniche il Cinema-Teatro Barberini fu costruito nel periodo di un anno merce l’organizzazione dell’ “A.P.I.S.” e l’opera dei suoi collaboratori Ing. Giuseppe Wittinch, Arch. Renier Adami e Icilio Leoni, nonchè dell’impresa Ing. Giuseppe Cecconi a cui fu affidata l’esecuzione dei lavori, specialmente per la particolare competenza in strutture di cemento armato del suo titolare e del suo collaboratore Ing. Gino Gamba. Detta impresa svolse il suo compito irto di difficoltà e responsabilità in modo veramente esemplare.
(2) I serramenti artistici, le balauste di legno e l’ammobigliamento del Cinema Barberini sono stati eseguiti dallo stabilimento dei Fratelli Gamba di Cascina (Pisa); i lampadari e tutte le opere di metallo dalla ditta Ugo Giaggiottini di Roma.
(3) Il Cinema-Teatro Barberini possiede la più grande cabina d’Europa che il Grand’Uff. Alessandro Aboaf, Presidente della Società Industriale Cinematografica (che ha assunto l’esercizio del locale) ha corredato di tutti i più moderni impianti di proiezioni di film sonori della Western Company di Londra.
Possiamo dare su di essi i seguenti ragguagli fornitici dalla ditta Daniele Davoli di Milano a cui fu affidata la realizzazione degli impianti elettrici adatti al funzionamento dagli apparati installati nella cabina e che ha assolto il suo compito reso difficile dall’angustia dello spazio disponibile, in meno di due mesi.
Impianto elettrico per il Cinema Sonoro. - La corrente elettrica fornita per uso industriale dalla Società Anglo-Romana alternata trifase a 210 volt, e 95 periodi, per esigenze tecniche relative a cotesto impianto è trasformata in altra alternata monofase a 110 volts e 60 periodi. In considerazione della rigorosa costanza che in tal caso debbono avere la tensione e la frequenza anche con forti sbalzi di carico, al fine di ottenere un pratico automatismo si è fatto ricorso al sistema di conversione e cioè: Primo: un motore a corrente alternata normale fa funzionare una dinamo ad eccitazione Compound; Secondo: colla corrente erogata da questa dinamo si alimenta un motore a corrente continua a sua volta accoppiato a un generatore di corrente alternata monofase (110 volts - 60 periodi). L’eccitazione di questo generatore è composta: i poli sono eccitati colla corrente continua prelevata dalla dinamo ed inoltre hanno alcune spirali in serie coll’indotto del motore a corrente continua. Proporzionando opportunamente questo doppio sistema di eccitazione e costruendo il motore a corrente continua con opportuni accorgimenti, si ottiene lo scopo in modo perfetto.
Impianto elettrico per gli apparati di proiezione. Per quanto riguarda la proiezione, sono installati nella cabina due gruppi convertitori per poter alimentare gli archi a corrente continua, Per riserva è installata una potente batteria di accumulatori e lo schema elettrico è disposto in modo da poter caricare la batteria colle stesse dinamo degli archi per quanto queste siano ad eccitazione Compound. In caso di mancanza di corrente nella rete stradale, l’impianto continua a funzionare senza la minima interruzione per effetto di un bene studiato sistema di automatismo.
(4) È stata perfettamente realizzata l’aereazione razionale dell’ambiente, mediante un potente impianto di ventilatori capaci di immettere nella sala e nelle sue adiacenze circa m.3 60.000 d’aria all’ora che, a seconda della stagione, può essere riscaldata attraverso calorigeno a circolazione d’acqua calda fino alla temperatura di 18 gradi o raffreddata mediante acqua portata a una temperatura inferiore di circa 6 gradi a quella dell’ambiente esterno, da un impianto refrigerante. L’aria così riscaldata o raffreddata viene arricchita di ozono mediante un impianto a dosaggio e dopo essere stata immessa nella sala attraverso un sistema di griglie distribuite su tutte le superfici piane sia della volta che della galleria, torna ad essere riassorbita da quattro grandi aspiratori situati nel pavimento della platea. Ciò non toglie che il Cinema sia anche fornito di un grande velario mobile comandato elettricamente dalla cabina di proiezione.
(5) L’impianto d'illuminazione del Cinema Teatro Barberini è graduabile mediante resistenze tipo Ing. Bordoni, da un minimo a un massimo, e si applica a serie di lampade di tre diversi colori (bleu-rosso-bianco) nella sala, di quattro colori (il giallo in più) sul palcoscenico. Ogni apparato illuminante contiene lampade di tutti i suddetti colori. Le lampade di ciascun colore sono inserite a circuiti indipendenti. Le resistenze possono graduarsi indipendentemente in ciascun circuito, ovvero globalmente per combinazioni diverse di circuiti. Cosicchè nei vari organi illuminanti possono ottenersi luminosità trasformantesi continuamente secondo le più varie graduazioni di colore e di intensità.
Il quadro situato sul palcoscenico è diviso in due sezioni, uno pel palcoscenico stesso, l’altra per la sala. La prima si può comandare soltanto sul posto, la seconda ha un comando a relais anche dalla Cabina, in guisa da evitare l’uso di un operatore sul palcoscenico quando non si faccia teatro di varietà.
(6) Il palcoscenico del Cinema-Teatro Barberini è munito di moderni mezzi meccanici ideati e costruiti dalla ditta Bornisacci di Roma, per il movimento delle scene ottenuto col sistema delle barre contrappesate e, novità questa, con orditure a postazione rovesciata, in modo da permettere che il macchinista possa costantemente seguire i movimenti scenici.
Terminate le proiezioni, lo schermo viene rimosso da un cilindro verticale e gli alto-parlanti sollevati da tiri differenziali.
Una completa dotazione di praticabili deformabili permette innumerevoli combinazioni plastiche, ed un impianto di riflettori a colori crea giuochi di luce, così da consentire l’allestimento di qualunque spettacolo di varietà e di Riviste.
N. D. R.

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