IL CINEMA-TEATRO BARBERINI IN ROMA DELL’ARCH.
MARCELLO PIACENTINI
Col Cinema-Teatro Barberini Marcello Piacentini pone un importante caposaldo
lungo il cammino della sua produzione: del nuovo lavoro ricollegantesi
con sintomatico valore all'attuale periodo di sviluppo dell'Architettura
italiana è qui superfluo chiarire i criteri informatori estetici
di base, rispondenti agl’intendimenti che l’illustre artista
ha sovente occasione di esporre nei suoi scritti, ai quali qui ci riferiamo.
Sarà sufficiente accennare ai caratteri obiettivi della costruzione
- che costituisce una delle due testate terminali del viale Regina Elena,
nuova arteria dall’Autore ideata e realizzata a collegamento di
Piazza Barberini con la Piazza S. Bernardo, già aperta al traffico
nel suo tronco inferiore. (1)
Il cinema-teatro Barberini è situato lungo il fianco occidentale
della piazza, ed è per due dei suoi lati incassato nel terrapieno
sul quale si stendono il giardino ed il piazzale del celebre palazzo
omonimo, di cui anzi esso tocca per un buon tratto le costruzioni.
Dalla speciale ubicazione sono derivate particolari difficoltà
di ordine distributivo e tecnico: anzitutto la necessità di coprire
la parte posteriore della sala, in corrispondenza al palcoscenico con
solai tanto robusti da permettere di farvi passar sopra la nuova strada
collegante il piazzale del palazzo col viale Regina Elena; poi di dotare
i muri perimetrali di strutture atte a contenere la rilevante spinta
del terrapieno e di procedere in corrispondenza al fianco sinistro della
costruzione ad un delicato lavoro di sottofondazione delle mura del
palazzo, la cui radice veniva a trovarsi ad una quota di circa un metro
più alta del piano di platea del teatro.
A tutto questo complesso di provvedimenti si prestò duttilmente
la struttura prestabilita, consistente in una ingabbiatura di cemento
armato fondata su zattera e riempita negli interspazi di muratura a
mattoni.
È superfluo poi dire come la struttura stessa abbia permesso
di realizzare il felice gioco di esili pilastri, di solette a sbalzo
e di solai a vasta portata, recanti all’interno dell’ambiente,
in accordo colla sensibilità volumetrica e lineare di base insistente
su andamenti prevalentemente orizzontali, continui e unitari, quel netto
carattere di modernità che la caratterizza.
Un’altra grave difficoltà derivante dall'ubicazione, fu
offerta dalla necessità di contenere l’edificio in limiti
di altezza tali da non compromettere la visibilità dalla Piazza
del Palazzo Barberini: a tale scopo l’altezza massima del parapetto
della terrazza prospiciente sulla piazza stessa non poteva superare
i 9 metri e per conseguenza il pavimento di essa 8 metri circa. Invece
l’ambiente richiedeva un’altezza molto maggiore. L’esame
della sezione longitudinale dimostra come la difficoltà fu superata
(fig. 4): in primo luogo sopraelevando il solaio della terrazza di circa
2 metri mediante una gradinata avente inizio poco dietro il piano di
prospetto, ed il cui profilo superiore fosse completamente defilato
alla vista dei passanti: in secondo luogo incassando il piano della
platea nel terrapieno, secondo un profilo concavo verso l’alto,
suddiviso in tre segmenti, di cui l’ultimo, verso il palcoscenico,
orizzontale, gli altri due, l’intermedio ed il primo, inclinati
con livellette del 6°/o e del 10°/o rispettivamente. Cosicchè
si potè ottenere, in corrispondenza al proscenio, un dislivello
massimo tra il piano della platea e quello del solaio di copertura di
circa 14 metri.
I grafici che presentiamo (fig. 2-3-4-5) e le fotografie delle ossature
di cemento armato a nudo (fig. 7-16-17-18-19) esaminate in confronto
a quelle delle varie parti dell’opera finita, danno un’idea
precisa della composizione tecnico-architettonica del cinema-teatro.
Esso consta di un gruppo di ambienti di ingresso e disimpegno ubicati
nella sua zona anteriore, della sala propriamente detta, e del retrostante
palcoscenico con servizi annessi.
Il primo gruppo (fig. 6-8-9-10-11) è costituito da un vestibolo
centrale circolare contenente le biglietterie e le vetrine degli annunci,
dal quale si accede mediante larghi varchi a due ambienti laterali piuttosto
bassi ove sboccano le porte della platea, le scale di comunicazione
delle gallerie, quella del sotterraneo, e quella della cabina di proiezioni
ed i passaggi al bar, al gabinetti ecc.; nel piano superiore, in corrispondenza
a codesti due ambienti, si trovano le due salette d’aspetto, collegate
con una balconata aggettante a mezza altezza sul vestibolo circolare
che occupa l’altezza dei due piani: la saletta di sinistra è
anche aperta sul bar. Cosicchè tutto questo complesso di vani
è disposto in modo da essere nell'insieme unitario per la completa
visibilità di una parte dalle altre e differenziato per la specifica
funzione affidata a ciascuna: offre un aspetto quanto mai vario e divertente,
nello stesso tempo intimo e aperto, sereno, elegante. La sua raffinata
elaborazione volumetrica ha reso in un certo senso pletorica qualunque
epidermica accentuazione decorativa. Viva è in esso la sensibilità
plastica della materia costruttiva, il cemento armato, i cui caratteri
di indipendenza e le cui possibilità di semplicità integrità
e chiarezza di masse e superfici l’Autore ha anzi voluto opportunamente
accentuare: le pareti verticali non sono frazionate da lesene; i piani
orizzontali le tagliano secondo profili netti, non turbati dall’uso
di cornici, e passano attraverso i loro varchi con distesa continuità
non interrotta da inutili architravi. L’illuminazione degli ambienti
è attuata secondo i moderni criteri della luce indiretta, con
le lampade celate nel cavo di organi architettonici predisposti allo
scopo: sono state così eliminate le masse accidentali di apparecchi
pleonastici turbanti l’integrità dei volumi d’aria,
le inopportune condensazioni di luminosità e le ombre portate
da casuale e infelice sagoma: ne risultano un’assoluta fusione
e distensione del flusso luminoso, i cui valori tonali e le cui differenziazioni
di forma rispondono a precisa volontà plastica; e un pacato,
delicatissimo, e ben disegnato rilievo degli elementi di arricchimento
decorativo, incassi nelle superfici dei soffitti, stucchi o bronzi a
lieve aggetto, disposti ad accentuare In pochi luoghi il particolare
peso architettonico.
Parchi e preziosi centri di ricchezza (fig. 11-12-13-14-15; fig. 1-2
dell’articolo successivo) completano l’ambiente, conferendogli
decoro pieno e giusto: pavimenti in ceramica multicolore, balaustre
in legno di largo spessore, mobili di bella materia e modernissima foggia.
(2)
Sopra il vestibolo centrale ha luogo la cabina di proiezione, servita
da piccola scala indipendente: il solaio della cabina è calcolato
per l'azione di 8 gruppi motori della forza complessiva di 40 HP, per
la trasformazione della corrente alternata in continua, adatta agli
archi dell’apparato di proiezione ed alla carica degli accumulatori
e per la trasformazione della stessa corrente in altra pure alternata
di fase adatta all’impianto del cinema sonoro (3).
Nel piano sotterraneo, limitato alla zona anteriore dell’edificio
han luogo i locali per le macchine degli impianti di riscaldamento e
ventilazione, (9) e vari magazzini.
La sala del Cinema-teatro (fig. 1-20-21-22) è capace di circa
2000 posti a sedere, disposti nella platea e nella galleria: la perfetta
visibilità del palcoscenico da ciascun d’essi è
stata raggiunta mediante uno studio accurato delle pendenze e degli
sbalzi delle gradinate, studio reso arduo dai legami di area e di altezza
offerti dalle condizioni di ubicazione dell'edificio, di cui si parlò
dianzi.
La struttura portante è costituita, oltrechè dai muri
circuenti la sala, da una serie di 20 pilastri in cemento armato, di
cui solo 14 continuano oltre la galleria fino al solaio di copertura;
disposti tutto attorno ed a breve distanza dal muro perimetrale, determinando
con esso una sorta di corridoio utilizzato per l’accesso degli
spettatori ai vari settori della sala. Detti pilastri assolvono, agli
effetti del sostegno della galleria, al duplice compito di diminuirne
lo sbalzo lungo tutto lo sviluppo e di costituire, limitatamente alla
zona centrale posteriore comprendente 10 di essi, mediante rigidi collegamenti
con altrettanti corrispondenti pilastri celati nel muro perimetrale,
sorta di telai indeformabili atti a sopportare l'enorme sforzo dei mensoloni
solidali a ciascuna coppia e irradiantisi verso l’orlo della galleria
formandone le nervature di appoggio per la soletta.
Si è potuto cosi conseguire uno sbalzo variabile, rispetto l’allineamento
dei pilastri, da m. 3,00 a m. 9,85: il sistema fu collaudato per un
carico accidentale di 700 Kg. a m.2
È veramente singolare l’uso architettonico fatto dall’autore
dei vuoti situati sotto la soletta inclinata della galleria negli interspazi
tra i mensoloni, (fig. 1-16-17) dimostrando mirabile senso adesivo della
fantasia formativa alla sostanza costruttiva: ne ha egli ricavato sorta
di concavità a tronco di cono con superficie di semplice intonaco
chiaro, illuminate a luce indiretta da lampade nascoste nell’orlo
della sottostante cornice modanata d’un solo listello.
Il bagliore vivo del fluido luminoso riflesso, vibrando nell’atmosfera
come materia sottile e pur sostanziosa e diffondendosi per le candide
morbide nette superfici dà a tutta la struttura un senso di levità,
una sorta di facoltà di perdere il proprio peso, per cui si rende
per cosi dire astrattamente sensibile il docile e portentoso sforzo
della preziosa materia usata.
È stato detto che solo 14 pilastri continuano oltre il piano
della galleria, a costituire il sostegno del soffitto, mentre 6 si arrestano,
dei quali due sul lato minore della sala davanti alla cabina, gli altri
dalle due opposte parti dei lati maggiori in esatta corrispondenza colla
larghezza del lucernario centrale. Per l’assenza dei sostegni
si determinano così sopra il piano della galleria tre nicchioni,
l’uno nel fondo, indispensabile a permettere l’emissione
dei fasci luminosi dalla cabina, due laterali, costituenti largo ed
importante partito architettonico (fig. 22).
Il solaio di copertura è formato da una soletta in cemento armato
e laterizio, portata da travate in cemento armato a doppia armatura,
alte m. 1,30 e della luce di 20 m. insistenti sulle coppie opposte di
pilastri.
Nella zona centrale invece, ove per la mancanza dei sostegni intermedi
la distanza fra i pilastri raddoppia, dato il grande peso del lucernario
mobile e data 1’impossibilità di adottare strutture di
altezza superiore a m. 1,30 si son dovute usare due travate interamente
metalliche, a traliccio, di tale altezza appunto, insistenti sui pilastri
di margine dei nicchioni.
La superfice del soffitto è costituita da un perfetto piano di
intonaco bianco-latte nitido e morbidissimo, raccordato con leggere
superfici curve alle pareti perimetrali, steso su graticci aderenti
all’intradosso delle travate. Non è stata qui seguita rigidamente,
ma solo con benintesa approssimazione, la materia struttiva, in questo
caso sorda ad offrire, nella sua assoluta obiettività, forma
architettonica esteticamente valida ed attraente. Ulteriore aumento
è dato alla sala dagli elementi ornamentali: i rabeschi circuenti
i limiti del lucernario, l’elegante balconata, la forma e le sagome
del boccascena e dei palchetti di proscenio (fig. 21-23) i vivi e delicati
colori delle stoffe e dei legni, i marmi rivestenti la base dei pilastri
e sopratutto i mirabili stucchi a tenuissimo rilievo del Biagini (fig.
24-25) modellati con bravura consumata e moderno senso inventivo, vivificati
dalla luce radente delle bilancie soprastanti. Il tutto è animato
dall’architettonico gioco delle luci indirette, circostanti al
lucernario e incornicianti il boccascena; luci graduabili a resistenza,
con vasta e morbida gamma di colori e intensità diverse. (5)
Il palcoscenico retrostante alla sala, non è vasto ma sufficiente
a consentire spettacoli di varietà complessi e di gusto moderno:
esso è dotato di tutti i servizi necessari, di camerini per gli
artisti ecc. (6): ha ingresso separato dall’esterno. Il piano
dell’orchestra, infossato rispetto alla platea, posa sur una cassa
di risonanza in legno, studiata in modo (fig. 4) che l’emissione
del suono risulti robusta, fusa e ben diretta.
Dall’esame delle caratteristiche artistiche e tecniche dell’ultima
opera di Marcello Piacentini, risulta chiaro in conclusione quanto fu
accennato in principio di queste note: costituire cioè essa un
importantissimo contributo nello sviluppo dell’arte nostra verso
un moderno assestamento definitivo, nel quale l’adeguarsi della
forma alla sostanza, dell’architettura alla vita, non debba basarsi
solo su coefficienti razionali e materiali, ma, tenendo conto delle
doti precipue di equilibrio e ricchezza dello spirito italiano, debba
invece esplicarsi secondo una sintesi feconda di essi con altri di ordine
puramente fantastico e spirituale.
N. D. R.
NOTE TECNICHE
(1) Il complesso delle opere citate furono realizzate da S. E. l’Arch.
Marcello Piacentini attraverso l’opera e l’organizzazione
della Società Anonima per Industrie Stabili (A.P.I.S.) sotto
la guida del suo Direttore Generale A. G. Rossellini e del suo Consigliere
e legale On. Cav. di Gr. Cr. Arnaldo Dello Sbarba.
Malgrado le gravi difficoltà tecniche il Cinema-Teatro Barberini
fu costruito nel periodo di un anno merce l’organizzazione dell’
“A.P.I.S.” e l’opera dei suoi collaboratori Ing. Giuseppe
Wittinch, Arch. Renier Adami e Icilio Leoni, nonchè dell’impresa
Ing. Giuseppe Cecconi a cui fu affidata l’esecuzione dei lavori,
specialmente per la particolare competenza in strutture di cemento armato
del suo titolare e del suo collaboratore Ing. Gino Gamba. Detta impresa
svolse il suo compito irto di difficoltà e responsabilità
in modo veramente esemplare.
(2) I serramenti artistici, le balauste di legno e l’ammobigliamento
del Cinema Barberini sono stati eseguiti dallo stabilimento dei Fratelli
Gamba di Cascina (Pisa); i lampadari e tutte le opere di metallo dalla
ditta Ugo Giaggiottini di Roma.
(3) Il Cinema-Teatro Barberini possiede la più grande cabina
d’Europa che il Grand’Uff. Alessandro Aboaf, Presidente
della Società Industriale Cinematografica (che ha assunto l’esercizio
del locale) ha corredato di tutti i più moderni impianti di proiezioni
di film sonori della Western Company di Londra.
Possiamo dare su di essi i seguenti ragguagli fornitici dalla ditta
Daniele Davoli di Milano a cui fu affidata la realizzazione degli impianti
elettrici adatti al funzionamento dagli apparati installati nella cabina
e che ha assolto il suo compito reso difficile dall’angustia dello
spazio disponibile, in meno di due mesi.
Impianto elettrico per il Cinema Sonoro. - La corrente elettrica fornita
per uso industriale dalla Società Anglo-Romana alternata trifase
a 210 volt, e 95 periodi, per esigenze tecniche relative a cotesto impianto
è trasformata in altra alternata monofase a 110 volts e 60 periodi.
In considerazione della rigorosa costanza che in tal caso debbono avere
la tensione e la frequenza anche con forti sbalzi di carico, al fine
di ottenere un pratico automatismo si è fatto ricorso al sistema
di conversione e cioè: Primo: un motore a corrente alternata
normale fa funzionare una dinamo ad eccitazione Compound; Secondo: colla
corrente erogata da questa dinamo si alimenta un motore a corrente continua
a sua volta accoppiato a un generatore di corrente alternata monofase
(110 volts - 60 periodi). L’eccitazione di questo generatore è
composta: i poli sono eccitati colla corrente continua prelevata dalla
dinamo ed inoltre hanno alcune spirali in serie coll’indotto del
motore a corrente continua. Proporzionando opportunamente questo doppio
sistema di eccitazione e costruendo il motore a corrente continua con
opportuni accorgimenti, si ottiene lo scopo in modo perfetto.
Impianto elettrico per gli apparati di proiezione. Per quanto riguarda
la proiezione, sono installati nella cabina due gruppi convertitori
per poter alimentare gli archi a corrente continua, Per riserva è
installata una potente batteria di accumulatori e lo schema elettrico
è disposto in modo da poter caricare la batteria colle stesse
dinamo degli archi per quanto queste siano ad eccitazione Compound.
In caso di mancanza di corrente nella rete stradale, l’impianto
continua a funzionare senza la minima interruzione per effetto di un
bene studiato sistema di automatismo.
(4) È stata perfettamente realizzata l’aereazione razionale
dell’ambiente, mediante un potente impianto di ventilatori capaci
di immettere nella sala e nelle sue adiacenze circa m.3 60.000 d’aria
all’ora che, a seconda della stagione, può essere riscaldata
attraverso calorigeno a circolazione d’acqua calda fino alla temperatura
di 18 gradi o raffreddata mediante acqua portata a una temperatura inferiore
di circa 6 gradi a quella dell’ambiente esterno, da un impianto
refrigerante. L’aria così riscaldata o raffreddata viene
arricchita di ozono mediante un impianto a dosaggio e dopo essere stata
immessa nella sala attraverso un sistema di griglie distribuite su tutte
le superfici piane sia della volta che della galleria, torna ad essere
riassorbita da quattro grandi aspiratori situati nel pavimento della
platea. Ciò non toglie che il Cinema sia anche fornito di un
grande velario mobile comandato elettricamente dalla cabina di proiezione.
(5) L’impianto d'illuminazione del Cinema Teatro Barberini è
graduabile mediante resistenze tipo Ing. Bordoni, da un minimo a un
massimo, e si applica a serie di lampade di tre diversi colori (bleu-rosso-bianco)
nella sala, di quattro colori (il giallo in più) sul palcoscenico.
Ogni apparato illuminante contiene lampade di tutti i suddetti colori.
Le lampade di ciascun colore sono inserite a circuiti indipendenti.
Le resistenze possono graduarsi indipendentemente in ciascun circuito,
ovvero globalmente per combinazioni diverse di circuiti. Cosicchè
nei vari organi illuminanti possono ottenersi luminosità trasformantesi
continuamente secondo le più varie graduazioni di colore e di
intensità.
Il quadro situato sul palcoscenico è diviso in due sezioni, uno
pel palcoscenico stesso, l’altra per la sala. La prima si può
comandare soltanto sul posto, la seconda ha un comando a relais anche
dalla Cabina, in guisa da evitare l’uso di un operatore sul palcoscenico
quando non si faccia teatro di varietà.
(6) Il palcoscenico del Cinema-Teatro Barberini è munito di moderni
mezzi meccanici ideati e costruiti dalla ditta Bornisacci di Roma, per
il movimento delle scene ottenuto col sistema delle barre contrappesate
e, novità questa, con orditure a postazione rovesciata, in modo
da permettere che il macchinista possa costantemente seguire i movimenti
scenici.
Terminate le proiezioni, lo schermo viene rimosso da un cilindro verticale
e gli alto-parlanti sollevati da tiri differenziali.
Una completa dotazione di praticabili deformabili permette innumerevoli
combinazioni plastiche, ed un impianto di riflettori a colori crea giuochi
di luce, così da consentire l’allestimento di qualunque
spettacolo di varietà e di Riviste.
N. D. R.