ESITO DEL CONCORSO PER IL PROGETTO DELLA
“CASA DEL LITTORIO” PER LA
CITTÀ DI PRATO
Nei precedenti fascicoli della Rivista venne dato notizia del concorso
bandito il 1 febbraio 1930 dal Direttorio del Fascio di Prato, fra architetti
ed ingegneri italiani, per la Casa del Littorio da erigersi in quella
città e venne anche accennato all’esito del concorso stesso:
diamo qui relazione completa dell’interessante competizione.
Il bando di concorso comprendeva le seguenti clausole principali:
a) Il fabbricato dovrà sorgere lungo il lato Nord-Est della
Piazza Vittorio Emanuele, lungo il fiume Bisenzio, con occupazione parziale
della zona comunale fronteggiante il fabbricato degli ex Tiratoi e di
parte del terreno residuato dalla demolizione del fabbricato stesso,
del quale è dato peraltro facoltà di valersi, in quanto
sia possibile.
b) L’edificio dovrà utilizzare un’area di mq. 600
circa, vincolata ad una profondità (larghezza) non superiore
di m. 20, dovrà svilupparsi in due piani da terra contenenti
complessivamente n. 30 ambienti da destinare ad uffici per le funzioni
varie del Partito, dei Sindacati e delle organizzazioni inerenti; un
salone di riunione di circa 100 mq.; nonchè gli ambienti pei
proporzionati servizi generali, disimpegni, atrii, spogliatoi e un piccolo
quartiere di abitazione per il custode.
c) L’architettura dell’edificio, pur non contenuta nella
rigidezza di uno stile precisato, dovrà armonizzare colla semplicità
caratteristica della adiacente piazza e rivelare in un’espressione
vigorosa e composta delle forme, il decoro e l’austerità
della funzione cui l’edificio è destinato.
d) I locali dovranno essere illuminati a luce elettrica e provvisti
di impianto di riscaldamento ad acqua, capace di assicurare 18°
internamente alla media temperatura esterna di - 2°.
e) Il preventivo di costo dell’opera non deve oltrepassare la
spesa di L. 1.000.000, da dimostrare mediante una perizia compilata
in analisi (avvertendo che le fondazioni dovranno spingersi ad una profondità
di m. 4 dalla superficie del suolo, e tenendo conto che le spese di
demolizione possono compensarsi col valore del materiale ricavato).
f) Oltre al predetto computo estimativo, il progetto deve essere accompagnato
da una breve relazione espositiva dei criteri seguiti e delle strutture
adottate; e deve essere sviluppato almeno coi seguenti grafici:
1. - Planimetria generale del fabbricato in rapporto alle adiacenze;
con veduta prospettica d’insieme (Scala 1 : 200);
2. - Piante dei vari piani, prospetti e sezioni; il tutto quotato e
con relative leggende (Scala 1 : 200);
3. - Particolari architettonici e costruttivi di maggior rilievo (Scala
1 : 200).
Per il concorso erano previsti due premi: il primo di L. 7000, il secondo
di L. 3000.
Il giorno 18 agosto 1930 si riunì nella Sala Maggiore del Comune
di Prato la commissione giudicatrice, composta dell’arch. Ezio
Cerpi, dell’arch. Raffaello Pagnoni, di Antonio Maraini ed Ardengo
Soffici, mentre il comm. Curzio Malaparte Suckert aveva giustificato
la sua assenza.
Sui 15 progetti presentati al concorso, la commissione restrinse preliminarmente
il suo esame a tre, avendo notato negli altri o evidenti deficienze
artistiche o squilibri nell’inquadramento dell’edificio
erigendo, in confronto ai profili volumetrici della Piazza Vittorio
Emanuele.
Venne poi assegnato il primo premio al progetto redatto dall’arch.
Brunetto Chiaramonti, di Firenze, che sembrò alla commissione
il preferibile, pel rispetto all’ambiente, per la rispondenza
dell’architettura nell’organismo e nella forma agli scopi
dell’edificio, per l’utilizzazione degli spazi e degli ambienti.
Specialmente felici sono sembrate le idee dei loggiati laterali, convenienti
per le adunate, e della tribuna a sommo della scala; saggiamente predisposta
ed articolata la pianta.
Il secondo premio fu assegnato al progetto redatto dagli arch. C. Vetriani,
C. Roccatelli, U. Traverso di Roma: meno felice dell’altro pel
valore espressivo dell’architettura, per la disposizione della
pianta, studiata con criteri che sembrano piuttosto adatti ad un edificio
di scuola o di modesto ufficio: buono tuttavia per aver ottenuto nell'insieme
i progettisti un profilo volumetrico consono all’insieme della
piazza.
La commissione poi propose che un terzo premio fosse assegnato al progetto
presentato dall’arch. Manlio Felici di Roma, il quale ha offerto
al suo edificio, una veste lodevolmente semplice, però con qualche
sapore di architettura militare non tutto adatto al tema, il quale implica
anche un valore celebrativo.
In conclusione, la giuria indicò per l’esecuzione, al Direttorio
del Fascio di Prato, il progetto Chiaramonti, facendo presente però
alcune Osservazioni riguardanti specialmente la parte centrale dell’edificio
ed in particolare: 1° l’eccessiva gravità del dado
centrale che sovrasta il timpano; 2° alcune dissonanze fra la ponderosità
del portale e delle decorazioni della scala in confronto alla lodevole
snellezza delle altre parti dell’edificio. Espresse essa quindi
il giudizio che il vincitore venisse invitato, nel redigere il progetto
esecutivo ad ovviare a detti inconvenienti.
N. D. R.
RECENSIONI
M. J. BALLOT. - Le décor interieur au XVIII Siècle à
Paris et dans L’Ile de France, Paris, Les
Edition, G. Van Oest, 1930.
A giudicare dal titolo, il presente volume sembrerebbe di scarsa interesse
sia per l’argomento già copiosamente illustrato, sia per
la limitata estensione del campo preso in esame. Ma è forse,
questa limitatezza che ha permesso all’autrice di dare all’analisi
e alla storia delle opere e degli artisti quel carattere scientifico
che insieme con l’abile scelta del materiale, costituito da originali
e genuine manifestazioni dell'arte decorativa francese del ‘700,
spesso anche disperse e poco note, rende il suo lavoro meritevole delle
migliori accoglienze e di una completa approvazione.
Il libro s’inizia con una descrizione di quello che era l’appartamento
nel secolo XVIII, quando, anteponendo la comodità all’imponenza,
alle grandi sale allineate in enfilades, proprie del secolo precedente
si sostituirono ambienti minori di proporzioni, ma piacevoli, raccolti,
comfortables. Sono interessanti a questo proposito le discussioni, riprodotte
nel volume, tenute dall’Accademia d’Architettura, intorno
ai trattatisti italiani del ‘500; discussioni che si possono riassumere
come il tentativo di conciliare le regole ivi contenute e i bisogni
nuovi del tutto differenti.
Per quanto riguarda la decorazione, la riduzione degli spazi portò
un completo rinnovamento nei suoi intenti; invece della maestosità
si cercò la grazia, alla regolarità si sostituì
la fantasia. Le pareti furono ricoperte di pannelli in legno scolpito
e verniciato di calori tenui, ravvivati di dorature, oppure dipinte
di motivi decorativi mescolati a figure caricaturali o esotiche, ad
animali ridicoli, in genere scimmie, dalle quali venne il nome di singerie
dato all’intera stanza.
L’evoluzione di questi elementi, come pure la produzione e le
caratteristiche dei singoli artisti, progettisti ed esecutori, fra cui
risaltano principalmente R. de Cotte, J. e A. J. Gabriel, sono seguite,
analizzate e discusse dettagliatamente nel libro di M. J. Ballot. Nelle
sue pagine è possibile seguire il cammino continuamente percorso
dall’arte decorativa di quel periodo, dal barocco di Luigi XIV
al neoclassico di Napoleone I. Nella prima metà del secolo si
assiste all’ingentilirsi e al dileguarsi del lussureggiante spirito
secentesco, di poi al sorgere del gusto per l’antico che gradatamente
sviluppandosi produrrà la fredda fioritura dello stile Impero.
L’opera è arricchita da settantadue tavole magnifiche e
stampata con la signorilità e l’accuratezza consueta alle
pubblicazioni d’arte delle Edizioni Van Oest.
COMTE DE SALVERTE. - Le meuble français d’après
les ornemantistes de 1660-1789. - Paris,
Les Editions G. Van Oest, 1930.
È veramente ammirevole la passione con cui le Edizioni Van Oest
proseguono la illustrazione dell’arte decorativa barocca francese.
È già la terza pubblicazione nello spalto di una sola
annata ed una più elegante e ricca dell’altra. Dopo il
ferro battuto e la decorazione interna è questa la volta del
mobile da Luigi XIV alla Rivoluzione.
Il volume contiene cinquantasette tavole nelle quali, come appare già
dal titolo, il mobile è rappresentato non dagli esemplari giunti
fino a noi, ma dai disegni e dalle incisioni che ne furono fatte ai
loro tempi. E non si può negare che per conoscere lo spirito
e le aspirazioni di un periodo artistico, spesso i disegni riescono
più utili che le opere eseguite, essendo più liberi da
limitazioni pratiche e quindi assolutamente ed esclusivamente obbedienti
alla fantasia degli artisti. Le illustrazioni del libro del Salverte,
tratte anche da raccolte anonime ed inedite, riproducono forme di ma
originalità che cade di frequente nella stravaganza e di un gusto
spesso discutibile. Ma è questo uno dei caratteri di tutta l’arte
decorativa barocca, alla quale d’altra parte non si può
negare una parte notevolissima nella creazione di tipi nuovi di mobili,
quali le scrivanie chiudibili le minuscole serventes da pranzo, e nelle
trasformazioni dei vecchi tipi secondo 1e esigenze moderne, quali le
forme svariatissime di letti, divani, poltrone, (bergères), sedie,
(voyeuses) etc.
La trattazione è limitata quasi esclusivamente alla illustrazione
delle opere riprodotte ed alla storia dei loro autori; il libro non
ha quindi la pretesa di essere una storia continua e completa, ma solo
di mostrare mediante una sapiente raccolta di esempi il gusto e le aspirazioni
degli artisti, talora diverso dal carattere generale dell’arte
e dell’ambiente. Basti citare la produzione, giustamente messa
in luce nel presente volume, del Neufforge, che, alla metà del
Settecento, sembra continuare la maestosa rigidità del Grand
Siècle e nello stesso tempo anticipare le massicce forme care
alla rivoluzione e all’Impero.
Fra i numerosi disegni, diversi anche per la tecnica, ora raffinata
ed elegante, ora dura ed ingenua, risaltano per la sicura e fantasiosa
immediatezza alcuni schizzi di C. Le Brun, il celebre pittore del Re
Sole, schizzi che dimostrano come artisti della più alta fama
non sdegnassero di studiare e progettare personalmente lavori di arte
industriale.
GIORGIO ROSI
NOTIZIARIO TECNICO
COPERTURE A LAMELLE
Si tratta di sistemi di coperture a traliccio che hanno uno speciale
interesse per l’architetto, in quanto sono espressione di criteri
industriali, economici, organizzativi moderni e si delineano con una
estetica loro tutta particolare. Questo organismo strutturale non è
una originale trovata della tecnica di oggi perchè, fra l’altro,
si possono trovare dei precedenti in rudimentali costruzioni primitive
(fig. 1) come le capanne a cupola dei selvaggi delle Samoa nelle quali
l’ossatura è formata da un traliccio di canne di bambù
intrecciate secondo la curvatura della cupola e in senso diagonale.
Ma il criterio informatore veramente moderno di queste nuove strutture
a traliccio è nella loro scomposizione in lamelle standardizzate,
siano esse di legno, o metalliche come nel tipo Junkers.
La copertura in lamelle di legno (sistema dell'Europäische Zollbau
Syndicat A. G.) si compone di elementi normalizzati e semplicissimi
(le lamelle) ricavati dal comune tavolame di commercio, che hanno dimensioni
limitate e che variano (in pochi tipi fondamentali) intorno ai due metri
di lunghezza (fig. 2).
L’estradosso dalla lamella è rettilineo secondo la curva
della copertura, mentre l’intradosso è rettilineo (fig.
3): le varie lamelle sono disposte secondo due direzioni fondamentali,
le estremità di ogni lamella vengono collegate ai centri delle
lamelle opposte inclinate nell’altra direzione. L’unione
avviene per mezzo di bottoni (fig. 4), e l’insieme forma un tessuto
a maglie romboidali (fig. 2).
Lo spessore dalla lamelle dalla copertura a reticolato suaccennata si
determina in base alla lunghezza e alla luce della copertura. La distanza
d (fig. 4) fra gli assi dalla lamelle parallele in un nodo, è
uguale a 2b + 3 in cui b è lo spessore della lamella. La distanza
k, che è metà dell’estradosso di una lamella, deve
essere tale che lo sviluppo della curva della copertura ne contenga
un numero intero ed è contenuta circa tra 0,9 e 1,6 di p (fig.
2).
Luogo l’imposta dalla copertura, sui timpani o sulle fronti, sono
necessarie delle mezze lamelle.
Tutto il materiale di composizione del traliccio è per le sue
dimensioni e la leggerezza facilmente trasportabile e si monta senza
necessità di importanti impalcature, senza macchinari ecc. In
pochi giorni si possono costruire coperture di importanza notevole:
quella dalla figura 5 è stata eseguita, per quanto riguarda la
copertura, in sole nove giornate lavorative.
Nella figura 6 mostriamo l’interno di una chiesa di cui la copertura
è eseguita con il sistema in parola e che, lasciato in vista,
ha un notevole effetto decorativo.
Le lamelle di acciaio (sistema dovuto al Prof. Junkers) rappresentano
certamente un prodotto industriale più perfezionato e si prestano
più facilmente a formare coperture smontabili e provvisorie.
La “lamella” è composta di una lamina di ferro pressato
a forma di Z, alta da cm. 25 a 35 e lunga m. 2, di cui le estremità
(vedi fig. 7) si riuniscono quattro a quattro e formano i nodi del reticolato
che assume (fig. 7) la solita forma di un traliccio a maglie romboidali.
Per l’irrigidimento del sistema vengono però tessuti sulle
lamelle dei correnti o arcarecci (lettere c e d nelle figure 8 e 9)
formati da ferri profilati a U. L’arcareccio superiore serve anche
da supporto per le lastre di copertura della volta. Le piastre b, che
si vedono nella figura 8, si applicano sia per consolidare l’unione
e sia perchè offrano, per mezzo delle alette superiori ed inferiori,
un appoggio ai correnti-arcarecci.
Gli elementi standard che servono sono quindi quattro in tutto: la lamella
(a), la piastra (b), l’arcareccio superiore ed inferiore (c e
d), più i necessari bolloni di fissaggio.
Le lamelle di acciaio possono formare delle volte più o meno
ribassate (la forma del loro estradosso è rettilinea perchè
indipendente dal materiale minuto di copertura che è invece appoggiato
sugli arcarecci) con freccia da 1/6 a 1/10 della luce, volte a ogiva
e cupole (con diametro da 10 a 50 m.).
Gli arcarecci vengono a trovarsi fra loro ad una distanza di circa m.
1,60, e perciò il materiale di copertura risulterà formato
da leggere lastre di conglomerato cementizio di 5 0 6 cm. di spessore:
è possibile anche l’uso di eternit, lamiere ondulate, ecc.
La caratteristica e il vantaggio fondamentale di questo tipo di copertura
lamellare è, come già dicemmo per il tipo in legname,
la sua leggerezza, la facilità di montaggio e trasporto. Le lamelle,
data la loro forma e il poco spessore, si possono riunire in pacchi
poco ingombranti e facilmente trasportabili. Per questi caratteri del
sistema la Ditta Junkers ha creduto di adottarlo per tipi di hangar,
da aereoplani, alcuni dei quali sono stati eretti in località
desertiche dell’Asia Minore (fig. 11).
Le coperture a lamelle sono motto indicate, per il loro carattere, per
edifici e saloni di carattere provvisorio, come nel caso di esposizioni,
congressi, ecc.
Riproduciamo nelle figure 10 e 12 l’interno di un ristorante la
cui copertura è fatta con questo tipo di lamelle. La parte centrale
coperta a vetri, lascia che il sistema lamellare si delinei nettamente
nella sua stessa essenza costruttiva. Non si può negare che anche
dal punto di vista estetico questo tipo di copertura abbia un suo profondo
significato.
GAETANO MINNUCCI.
SINDACATO NAZIONALE ARCHITETTI
PAGINE DI VITA SINDACALE
ADUNANZA DEL CONSIGLIO GENERALE
DELL'ISTITUTO NAZIONALE DI URBANISTICA
IN ROMA
L’anno 1931 (IX) addì 10 del mese di Febbraio, nei locali
dell’Istituto per la Case Popolari di Roma, in Lungotevere Tor
di Nona, si è riunito il Consiglio Generale dell’Istituto
Nazionale di Urbanistica con l’intervento di Calza-Bini On. Alberto,
Presidente; Piacentini S. E. Marcello, Vitali ing. Guido, Peregallo
Gr. Uff. Cornelio, Consultori; Testa Dott. Virgilio, Segretario Generale;
Governatorato di Roma rappresentato dallo stesso Dott. Testa, Comune
di Milano rappresentato da Albertini Ing. Cesare, Comune di Genova rappresentato
da Ardy Dott. Silvio, Comune di Venezia rappresentato da De Francesco
Avv. Ugo, istituto Case Popolari di Roma rappresentato da Calza-Bini
On. Alberto, Ist. Case Popolari di Milano rappresentato da Albertini
Ing. Cesare, Istit. Case Popolari di Genova rappresentato da Ardy Dott.
Silvio, Istit. Case Popolari di Napoli rappresentato da Aperlo Comm.
Luigi, Istit. Case Popolari di Torino rappresentato da De Vecchi Ing.
Giovanni, Istit. Case Popolari di Firenze rappresentato da Calza Bini
On. Alberto, Istit. Abitazioni Minime Trieste rappresentato da Calza
Bini On. Alberto, Istit. Coop. Case Imp. Stato rappresentato da Barbieri
Ing. Dario Confederaz. Gen. Fascista Industria rappresentata da Vitali
Ing. Guido, Federazione Naz. Fascista Costruttori Edili rappresentata
da Agostinelli prof. Claudio, Cassa Naz. Assic. Sociali rappresentata
da Braida Dott. Emilio, Istit. Naz. Credito Edilizio rappresentato da
Peregallo Gr. Uff. Cornelio, Banca d’Italia rappresentata da Maggioni
Ing. Francesco, Istit. Naz. Immobiliare rappresentato da Cipriani Ing.
Gino e Theodoli Ing. Mario Giuseppe. Ha scusato l’assenza il Prof.
Gustavo Giovannoni, Consultore.
Dalla relazione dell’On. Presidente, riceviamo le seguenti notizie:
In conformità alle direttive deliberate nell’ultima adunanza,
la Giunta Direttiva ha sostenuto le iniziative tendenti alla diffusione
degli studi urbanistici in Italia, favorendo la costituzione nelle maggiori
città d’Italia di centri atti a tali ricerche. Hanno risposto
per ora affermativamente all’invito fatto: Venezia e Torino: in
quest’ultima città anzi è già stato costituito
detto centro di studi e lo statuto ne è già stato comunicato
alla Presidenza dell’Istituto Nazionale di Urbanistica. Anche
in altre città sono in corso iniziative per la costituzione di
tali centri.
L’Istituto ha provveduto durante l’anno 1930 ad una raccolta
sistematica di notizie riguardanti la compilazione ed approvazione dei
piani regolatori nelle singole città, che riusciranno utilissime
agli studiosi d’Urbanistica.
Risulta da detta inchiesta che se poche sono le città che abbiano
approvato di recente un novo piano regolatore, moltissime hanno studi
in corso per provvedere alla formazione di piani rispondenti ai propri
bisogni.
L’Istituto ha anche preso l’iniziativa della pubblicazione
di un Annuario statistico delle città italiane che fornirà
importanti dati relativi allo sviluppo dei centri urbani e all’organizzazione
e al funzionamento dei pubblici servizi.
L’Istituto ha pure assunto l’iniziativa della pubblicazione
di un dizionario tecnico nelle lingue italiana, francese, inglese e
tedesca da effettuarsi d’accordo con la International Federation
for Housing and Town Planning e di un collana di monografie urbanistiche
diretta dal Consultore dell’Istituto Prof. Giovannoni con la collaborazione
dell’On. Calza Bini, di Sua Ecc.za Piacentini, del Dott. Testa.
E’ stata fatta un’inchiesta sull’attività svolta
dalle amministrazioni urbane per l’abolizione delle baracche;
tale materiale, raccolto per la compilazione del rapporto da tenersi
al Congresso Internazionale dell’abitazione e dei piani regolatori
di Berlino, sarà tenuto a disposizione di coloro che si occupano
di bonifiche di quartieri antigienici, ecc.
Sono intanto avviati degli studi per la preparazione di un progetto
di legge urbanistica tendente a regolare in modo completo e definitivo
la sistemazione e lo sviluppo dai centri urbani in sostituzione delle
disposizioni antiquate contenute nella legge 25 giugno 1865 sull’espropriazione
per pubblica utilità.
L’Istituto è stato inoltre incaricato dal Comitato organizzatore
del XIII Congresso Internazionale dell’Abitazione e dei Piani
regolatori che sarà tenuto a Berlino nel giugno p. v. e di cui
abbiamo già dato notizia nel precedente fascicolo (Marzo), di
redigere le relazioni per l’Italia sui problemi iscritti all’ordine
del giorno, relazioni che già sono state stese e presentate.
L’On. Calza Bini, dopo questa prima parte della sua esposizione,
presenta all’approvazione del Consiglio il conto consuntivo dell’esercizio
1930. Il rendiconto viene approvato all’unanimità dall’Assemblea
e così pure viene approvato dopo un conclusiva discussione il
bilancio preventivo per l’anno 1931, compilata dalla Segreteria
Generale dell’Istituto.
In seguito il Consiglio passa ad esaminare i provvedimenti adottati
per la partecipazione italiana alla Mostra internazionale delle Abitazioni
e Piani regolatori, che si terrà a Berlino dal 9 maggio al 9
agosto 1931.
Essendo necessario fare in modo che la manifestazione costituisca una
prova effettiva dei grandi progressi compiuti dall’Italia nella
soluzione dei problemi degli alloggi e dell’assetto edilizio dei
centri urbani, si è creduto opportuno invitare solo gl’istituti
delle Case Popolari che hanno svolto una più intensa attività
e le amministrazioni delle Città più popolose che hanno
di recente compilato nuovi progetti di Piano regolatori.
Al finanziamento della Mostra sarà provveduto con i contributi
degli Enti espositori, i quali, peraltro, saranno liberati da qualsiasi
onere per trasporto, dogana, sistemazione, assicurazione e custodia
del materiale da esporre.
Alla fine della laboriosa e importante seduta si procede alla votazione
pel rinnovo delle cariche nella Giunta esecutiva, tranne per quella
di Presidente e di Segretario Generale aventi la durata di tre anni.
E anzitutto viene proposta e approvata la modificazione dell’art.
7 del regolamento nel senso di portare da 5 a 10 il numero dei consultori.
Detto articolo resta dunque d’ora innanzi così formulato:
La Giunta Direttiva è composta d’un Presidente, d’un
Segretario Generale e di 10 consultori, tutti scelti dal Consiglio Generale,
anche fuori dal proprio seno, tra persone che siano dotate di speciale
competenza nel campo urbanistico.
Vengono acclamati i dieci consultori nelle persone di: Broccaroli Senatore
Eugenio, Piacentini S. E. Marcello, Vitali Ing. Guido, Peregallo Gr.
Uff. Cornelio, Albertini Sig. Cesare, duca Niutta, Giovannoni prof.
Gustavo, Parisi dott. Gr. Uff. Alessandro, Caffarelli duca Giuseppe,
Cipriani Ing. Gino.
Procedutosi poi alla nomina dei Revisori dei conti, risultano eletti
all’unanimità:
Foschi Vittor Ugo, Muzio Arch. Giovanni, Theodoli Ing. Mario Giuseppe.
La seduta si chiude dopo un voto di compiacimento del Consiglio per
l’opera fervida svolta dall’Istituto nell’anno decorso.
L’ACCORDO TRA IL SINDACATO ARCHITETTI
E LA FEDERAZIONE DELL’ARTIGIANATO
A seguito di quanto pubblicammo a suo tempo possiamo oggi comunicare
che l’On. Calza-Bini, Segretario Nazionale del Sindacato Fascista
degli Architetti e l’On. Bronzo, Commissario governativo della
Federazione fascista degli Artigiani d’Italia, hanno firmato una
convenzione diretta ad attuare in modo organico e continuativo, la collaborazione
fra architetto ideatore ed artigiano esecutore.
La convenzione fissa tre punti come base.
Il primo è diretto ad ottenere che sia possibile agli artigiani
formare tempestivamente offerte d’opera per il finimento e l’arredamento
delle costruzioni progettate e in corso di esecuzione diretta sotto
la direzione di architetti. A tale scopo il Sindacato invita gli Architetti
a segnalare alle segreterie Provinciali dell’Artigianato i lavori
di edilizia affidati alle loro cure.
Per contro, in base al secondo punto, la Federazione Artigiani s’impegna
di sollecitare accordi accioché le proprie Segreterie Provinciali
si valgano dell’opera di Architetti, segnalati dal Sindacato,
onde orientare gli Artigiani verso il rinnovamento della loro produzione.
Al fine di dare immediato contenuto pratico a tali propositi di collaborazione
la Federazione degli Artigiani ha stabilito di stanziare annualmente
la somma di L. 15.000, da assegnarsi d’accordo con la Segreteria
Nazionale del Sindacato Architetti, in premi, divisi in parti uguali
fra architetti ed artigiani. i migliori lavori di arredamento interno
eseguiti da artigiani su progetto e sotto la direzione di architetti.
Pubblicheremo prossimamente le modalità fissate per concorrere
all’assegnazione dei premi.
LA DIFESA DEL TITOLO DI ARCHITETTO
E DI INGEGNERE
NELL’ATTIVITA EDILIZIA IN ITALIA
Il Segretario Nazionale del Sindacato ha inviato una lettera circolare
a tutti i prefetti del Regno, il denunciando ancora una volta l’abuso
perpetrato sovente da tecnici non autorizzati, di assumere a proprio
conto e sotto la proprie responsabilità la costruzione di edifici
anche di notevole mole ed importanza. Il Segretario Nazionale in tale
lettera espone il punto di vista del Sindacato Architetti in proposito,
insistendo sugl’inconvenienti d’ordine tecnico derivanti
ovunque da tali abusi e specialmente su quelli d’ordine artistico
ed ambientali.
NEL SINDACATO DI BARI
L’Architetto Aldo Forcignanò è stato nominato Commissario
Ministeriale del Sindacato Architetti di Bari.
ESPOSIZIONE INTERNAZIONALE
D’ARTE COLONIALE A PARIGI
L’Architetto Alessandro Limongelli di Roma è stato incaricato
di rappresentare ufficialmente il Sindacato Nazionale nella Commissione
Esaminatrice delle opere presentate per la prossima Esposizione d’arte
Coloniale di Parigi, di cui farà parte una speciale sezione di
Architettura.
LA MOSTRA D’ARTE SACRA IN PADOVA
In occasione delle feste Antoniane si terrà a Padova una mostra
d’arte sacra.
Tra i membri della giuria d’accettazione sono vari rappresentanti
del Sindacato delle Belle Arti. Il Segretario Nazionale ha chiesto la
partecipazione anche di un rappresentante del Sindacato Architetti:
la proposta è stata accolta senz’altro dal Presidente del
Comitato per l’esposizione Comm. Boldrin.
UNA MOSTRA D’INGEGNERIA A ROMA
La Confederazione nazionale Sindacati fascisti professionisti e artisti
comunica:
La presidenza della Confederazione professionisti e artisti d’accordo
con la Segreteria del Sindacato nazionale ingegneri, ha definitivamente
fissato per la prima quindicina di aprile lo svolgimento del secondo
Congresso nazionale degl’ingegneri. che avrà luogo in Roma.
In occasione del Congresso e come sua più significativa manifestazione
sarà tenuta a Roma la prima Mostra nazionale di ingegnera, anch’essa
promossa e organizzata dal Sindacato.
La Mostra costituirà un’imponente rassegna delle opere
eseguite e di quelle progettate e in corso di esecuzione colle quali
l’ingegneria italiana ha portato e porta un validissimo contributo
alla vita, all’economia e al progresso della Nazione. Nella Mostra
d’Ingegneria saranno comprese anche numerose opere d’ingegnera
e di architettura, per cui tale mostra, in un periodo come il nostro,
in cui tra tecnica costruttiva ed arte si va costituendo un sempre più
felice connubio, non mancherà di interessare anche gli architetti.
Illustreremo a suo tempo l’interessante esposizione, che rimarrà
aperta per tutto il mese di aprile.
CONCORSI
BANDO DI CONCORSO PER IL PROGETTO
DELLA SEDE DEL MERCATO DEL GRANO
E DEL MERCATO DELLA LANA IN FOGGIA
Il Consiglio Provinciale dell’Economia di Foggia, dovendo provvedere
alla costruzione della sede del Mercato del Grano e del Mercato della
Lana, mediante ampliamento dell’attuale sede del Consiglio stesso,
bandisce un concorso per il progetto fra gli ingegneri e gli architetti
italiani, iscritti nei sindacati provinciali fascisti degl’ingegneri
e sindacati regionali fascisti degli architetti. Diamo qui gli articoli
principali del bando:
Art. 2. – L’ampliamento della sede attuale del Consiglio,
che occupa mq. 1396,21 e forma un isolato compreso fra Corso Garibaldi,
vico Scopari, vico Zezza e vico Galiani, si otterrà con la aggregazione
del confinante tratto di vico Scopari e dell’isolato compreso
fra vico Scopari vico Giungai per complessivi mq. 771,30, dai quali
sono da detrarre mq. 107,06 da retrocedere al Comune per compenso dell’occupazione
del tratto di vico Scopari, che attualmente separa i due isolati, ed
altri mq. 104,88 per prevista maggiore larghezza della strada, risultante
dall’attuale vico Giungai. L’area che dopo tale separazione
risulterà adiacente all’attuale sede del Consiglio è
totalmente utilizzabile e misura mq. 559,36.
Questa ed eventualmente una parte dell’attuale stabile sede del
Consiglio dovrà essere utilizzata come segue:
a pianterreno una grande sala per i Mercati, dell’ampiezza approssimativa
di mq. 300, con relativi uffici per i commissionari ammessi alle contrattazioni,
posto telefonico, ufficio amministrativo, portiere, ecc;
nei piani superiori una grande aula Per il Consiglio della ampiezza
approssimativa di mq. 250 ed altri ambienti di rappresentanza, il tutto
in collegamento degli attuali uffici del Consiglio:
nello scantinato il magazzino di deposito delle lane presentate al Mercato.
Ove i concorrenti sentissero la necessità, nello sviluppare i
loro progetti, di una maggiore ampiezza nelle strade laterali al nuovo
edificio, questa potrebbe essere realizzata sia con porticati, sia con
reale incremento di larghezza del vico Giungai, incremento che non dovrebbe
superare i m. 2 sui m. 8 segnati in pianta.
Art. 3, 4, 5, 6, 7. Seguono ulteriori norme circa speciali requisiti
del progetto, circa il numero, le dimensioni, le caratteristiche degli
elaborati, circa la modalità della firma e della consegna.
Art. 8. - Il concorso sarà giudicato inappellabilmente da una
Commissione composta dal Vice Presidente del Consiglio provinciale dell’Economia.
che le presiede, dall’ingegnere Capo del Genio Civile di Foggia,
membro di diritto del Consiglio, da un membro elettivo del Consiglio
designato dal Consiglio medesimo, e da due ingegneri od architetti designati
il primo del sindacalo provinciale fascista degl’ingegneri ed
il secondo dal sindacato nazionale fascista degli architetti, i quali
sono tenuti e dichiarare di non aver preso parte al concorso.
Art. 9. - Il Consiglio provinciale dell’Economia di Foggia mette
a disposizione della Cammissione giudicatrice i seguenti premi: primo
premio da L. 8000.-: secondo premio da L. 5000.-; terzo premio da L.
3000.- assegnarsi per ordine di merito ai tre lavori che ne fossero
meritevoli.
All’autore del progetto prescelto nel caso dell’esecuzione
dell’opera, potrà essere affidato l’incarico di redigere
il progetto definitivo verso corresponsione dell’onorario previsto
dalle tariffe in vigore.
Art. 10. - I progetti dovranno essere fatti pervenire al Consiglio
provinciale dell’Economia di Foggia entro tre mesi dalla data
del presente bando di concorso.
Art. 13. - I correnti potranno ritirare presso le sede del Consiglio
provinciale dell’Economia di Foggia le piante dell’attuale
sede del Consiglio e dell’area destinata alla costruzione della
nuova sezione di fabbricato.
Foggia, 10 marzo 1931 - IX.
NB. - Ci è grato richiamare l’attenzione dei colleghi
sul modo veramente esemplare con cui questo bando è stato steso.
L’art. 8, che include tra i membri dalla giuria dea rappresentanti
dei sindacati degli architetti e degli ingegneri, indica che tale indispensabile
norma di diritto dai sindacati è entrata ormai nell’uso
comune e non ha più bisogno d’essere sollecitata. Anche
l’art. 9 che, oltre all’assegnazione del premio, attribuisca
al vincitore l’incarico di redigere il progetto definitivo verso
corresponsione dell’onorario previsto dalle tariffe in vigore,
indica una chiara comprensione delle migliori norme per un bando di
concorso da parte delle autorità locali.
Ce ne compiacciamo vivamente col Prefetto di Foggia comm. Benigni.
N. D. R.