FASCICOLO VIII - APRILE 1931
N.D.R. : Il concorso per il Piano Regolatore della Citta' e della Marina di Pisa, con 39 illustrazioni

IL CONCORSO PER IL PIANO REGOLATORE DELLA CITTÀ E DELLA MARINA DI PISA


Riprendiamo qui la rassegna dei concorsi di piani regolatori che sempre più frequentemente le varie città d’Italia vanno bandendo, sorta di vasti consulti ch’esse si procurano cosi da specialisti in materia circa la miglior forma da offrire al loro sviluppo futuro. Non replicheremo le lodi già fatte ripetutamente sulla bontà del sistema, il cui obiettivo non è di ottenere senz’altro un piano regolatore accettabile come esecutivo, ma una serie di proposte e suggerimenti emergenti dai più sani e moderni principi generali d’urbanistica, i quali, vagliati in confronto alle più spicciole contingenze locali di tempo, di spazio, di possibilità tecniche ed amministrative, possano esser di lume alla redazione del Piano Regolatore definitivo per parte degli Enti pubblici delle città.
Il moltiplicarsi di tali consultazioni generali è sintomo evidente del progressivo espandersi della coscienza urbanistica in Italia, ch’è esigenza di economia, disciplina ed ordine architettonico, parallela ad analoghi atteggiamenti maturatisi nei campi più generali della vita politica e sociale.
Il progresso non è soltanto relativo all’approfondirsi. di una tale esigenza, ma anche al modo ond’essa si esplica.
Notiamo infatti che giovani architetti o gruppi di architetti si aggiungono di continuo alla schiera dei concorrenti, e che i loro lavori assumono contenuto e forma sempre più appropriati al problema urbanistico, così intimamente architettonico, cioè indissolubilmente tecnico ed insieme estetico; vediamo man mano abbandonare da essi gli sviluppi inadeguati e parziali, a volta aridamente utilitari e banali, di cui si compiacevano anni or sono ed ancora oggi purtroppo, tecnici sordi ad esigenze d’ordine artistico; a volta superficialmente scenografici e grafici, di cui soltanto eran capaci artisti privi di completa cultura. Anche nell’urbanistica si va cioè unificando il deprecato dualismo tra tecnica ed arte; insufficienza in cui trovavano base e consistenza la paupertà e lo smarrimento caratterizzanti la nostra architettura della fin di secolo.
È bene riconoscere che all’inadeguato risultato di taluni concorsi di piano regolatore banditi negli scorsi anni aveva contribuito l’insufficiente modo di proporre il tema, sicché 1’inesperienza iniziale dei concorrenti non trovava alcun punto d’appoggio o guida e si sviava spesso in direzioni difettose nella sostanza o nell’espressione: in seguito abbiamo visto i testi dei bandi essere stesi in modo più chiaro ed efficace da competenti della disciplina urbanistica, consapevoli insieme delle specifiche condizioni locali, sicchè i termini del problema felicemente posti e delimitati, potevan essere più facilmente intesi e svolti.
Un bando ben concepito e formulato è appunto quello del concorso del Piano Regolatore di Pisa, di cui qui ci occupiamo: l’egregio Podestà, on. Guido Guidi Buffarini, ha infatti avuto il buon senso di redigerlo dopo aver consultato, oltre gli uffici tecnici del comune, alcuni chiari studiosi, conoscitori del delicatissimo ambiente pisano, i quali furon poi chiamati a far parte della commissione esaminatrice. Il problema fu così impostato su basi precise, sia dal punto di vista sostanziale che da quello formale, tali cioè da rendere il giudizio inequivocabilmente inerente al saldo punto di partenza.
Erano infatti posti quali punti cardinali, nello sviluppo delle soluzioni, alcuni principi costituenti una specie di programma fondamentale, principi che trascriviamo letteralmente
1. - Nel vecchio nucleo cittadino, così ricco di elementi monumentali e pieno di carattere architettonico ed edilizio diffuso pur in modesti edifici, debbonsi il più possibile evitare trasformazioni e sventramenti, che con l’abbattimento di vecchie fabbriche e con la costruzione di altre nuove si risolverebbero in danni gravi per le dette condizioni d’arte e di ambiente; e solo sono da promuovere alcuni allargamenti e diradamenti in quelle non molte località che richieggono un risanamento igienico e sociale e che, d’altro lato, non abbiano una vera importanza artistica. Non è da escludere che taluno di siffatti provvedimenti isolati possa avere anche per fine di valorizzare e porre in luce antichi edifici nascosti, eventualmente associandosi ad opere di restauro e di liberazione.
2. - Per la stessa ragione fondamentale di non creare condizioni che rechino, direttamente od indirettamente, alterazione al carattere storico-artistico della vecchia città, è necessario che tutto il sistema delle comunicazioni interne ed esterne sia organicamente studiato per modo da non aumentare, ma anzi da diminuire il traffico nella zona interna, opportunamente sviluppando i sobborghi, collegandoli tra loro mediante arterie esteriori, dando separata sede al traffico di diverso tipo. In particolare è opportuno suggerimento quello di valersi di un viale esteriore alle mura urbane, di cui si impone la conservazione, quale strada periferica di circonvallazione o di arroccamento, alla quale le vie interne potrebbero congiungersi praticando, ove occorra, nelle mura, aperture a fornice.
3. - Quanto allo sviluppo esterno della città, occorrerà tener conto, oltre che delle possibilità planimetriche, anche delle condizioni già esistenti di vasto avviamento ad una speciale fabbricazione, che in alcune regioni della periferia sono date, o dallo sviluppo industriale, ovvero da quella agricolo che fa capo a centri prossimi, importanti, ricchi, quasi congiunti tra loro in una serie continua.
E non dovranno ignorarsi le possibilità offerte da opere di prossima attuazione, quale il ponte che ora si intende costruire sull’Arno (e la cui posizione precisa sarebbe invero opportuno stabilire in relazione del nuovo piano regolatore); o quale il prossimo completamento della sistemazione del canale navigabile Pisa-Livorno con la costruzione della nuova darsena nella zona della Porta a Mare.
Da tale ultima opera, di alta importanza, sorgeranno condizioni particolarmente favorevoli all’impianto di nuove industrie, che il piano regolatore dovrà prevedere ed indirizzare, conferendo al sobborgo il carattere di quartiere industriale e disponendo adeguatamente aree, strade, allacciamenti ferroviari.
4. - Lo studio del piano regolatore dovrà partire da uno schematico studio di piano regionale; e comprenderà la determinazione delle principali arterie di viabilità, la designazione delle diverse zone fabbricabili, a cui si attribuisce diverso tipo edilizio; e nei quartieri d’ampliamento dovrà ottemperare ai moderni criteri dell’urbanistica per quanto si riferisce all’ampiezza delle vie, alla distribuzione delle piazze e dei giardini, alla assegnazione delle aree per pubblici edifici.
5. - Il progetto che si richiede non può essere che di larga massima; concorso di idee e di schemi programmatici più che di piani particolareggiati, che potranno essere preparati in un secondo tempo, esaminando le molteplici spicciole condizioni della realtà, in collaborazione tra il vincitore e gli uffici municipali.
Delle convenzioni già in corso o dei piani regolatori già esistenti si comunica ciò che rappresenta vincolo ormai indissolubile; che, del resto, un piano regolatore fin qui vigente può essere annullato da un altro piano regolatore più perfetto, più completo, più rispondente alle condizioni che solo da pochi anni i moderni concetti dell’urbanistica ed i criteri del rispetto dell'ambiente storico, sono venuti ad imporre. Perfino le convenzioni già avviate per l’attuazione possono essere modificate od addirittura riscattate allorquando rappresentino ostacoli disastrosi al sano e decoroso e logico sviluppo cittadino.
6. - Quanto al piano regolatore della Marina di Pisa, che rappresenta un tema completamente a parte, avendo stabiliti i confini del suo sviluppo, si desidera che siano conservati tutti gli elementi di vegetazione ivi esistenti; e nei riguardi dell’opportuno sviluppo, sia progettata una suddivisione il più possibile netta tra il quartiere tranquillo ed aristocratico dei villini (possibilmente uniti a gruppi anzichè disseminati sporadicamente in minuscole unità isolate), ed il quartiere, pieno di movimento, delle invasioni domenicali dalla città, dei diporti, dei bagni, del traffico.

Oltre a tali principi o dati generali, il bando di concorso ne prescriveva altri particolari; ad es., assegnava il perimetro massimo esterno al piano di ampliamento della città ed i limiti di estensione e la configurazione approssimativa della zona di nuova edificazione della Marina di Pisa lungo il litorale; comprendeva alcuni articoli indicanti, al solito, il numero e le caratteristiche degli elaborati richiesti, i documenti messia disposizione dei concorrenti, i premi previsti (1° premio L. 60000; 2° premio L. 30000; 3° premio L. 15000) e le modalità della loro assegnazione, i limiti di tempo concessi, ecc. ecc.
Il Podestà di Pisa nominava una commissione esaminatrice composta dei seguenti membri:
Senatore Corrado Ricci, presidente
Prof. Arch. Ing. Gustavo Giovannoni
Architetto Ghino Venturi
Ing. Pietro Capello
Ing. Francesco Bernieri.

Molti furono i concorrenti. Riportò il primo premio il progetto contrassegnato dal motto 3 P-ST redatto dagli architetti romani Mario Paniconi, Giulio Pediconi, Concezio Petrucci, Alfio Susini e Mosè Luciano Tufaroli. Il secondo premio spettò al progetto indicato con C. M. V., studiato dal Prof. Ing. Cesare Chiodi e dagli architetti Giuseppe Merlo e Giuseppe Valtolina di Milano. Il terzo premio fu dalla giuria ripartito ex equo fra due progetti, l’uno, dal motto “Spes nutrit patientiam” redatto dall’Arch. Ettore Fagiuoli di Verona con la collaborazione dell’Ing. Gino Steffanon di Pisa, l’altro, dal Motto P. 8, dal Gruppo d’Urbanisti pure romani composto degli architetti e ingegneri Gino Cancellotti, Eugenio Fuselli, Luigi Lenzi, Eugenio Montuori, Luigi Piccinato, Alfredo Scalpelli, Roberto Lavagnino, Giuseppe Nicolosi e Cesare Valle.
Pregi interessanti furono dalla giuria riscontrati anche in altri progetti e specialmente in quello segnato con “Forma urbis Pisarum” presentato dagli architetti milanesi Alberto Alpago Novello, Ottavio Cabiati, Giulio Ferrazza e Glovanni Muzio, ed in quello redatto dagli Arch. Enrico Bianchini, Brunetto Chiaramonti e Raffaello Fagnoni di Firenze. A codesti due lavori fu assegnata una menzione onorevole.
Il progetto 3 P - ST, vincitore del primo premio, presenta nel suo insieme notevole organicità e completezza: gli autori, avendo visto subito nella vera luce le linee risolutive del problema, chiaramente posto dal bando, lo hanno svolto esaurientemente e con misura.
È da lodarsi anzitutto in tale progetto la soluzione dei quesiti più generali riferentesi allo schema di piano regionale circostante alla città di Pisa, e specialmente quella del problema ferroviario ch’è affrontato e chiaramente esposto nella prima parte dell’esauriente e stringata relazione.
Dopo aver constatato che la stazione Principe è da ritenersi inamovibile per la sua centralità attuale e per le insormontabili difficoltà finanziarie relative ad un’eventuale trasposizione; valutati d’altronde i gravi inconvenienti oggi verificantisi per la presenza dello scalo merci nel corpo della stazione viaggiatori e per la necessità in cui si trovano i treni percorrenti la linea Livorno-Sarzana di invertire in essa la direzione di marcia: i progettisti in primo luogo propongono di offrire all’edificio attuale le esclusive caratteristiche di stazione di transito per soli treni viaggiatori. A tal uopo staccano lo scalo merci dall’attuale parco ferroviario e lo portano a due chilometri sulla linea di Colle Salvetti; pensano di costruire secondo un progetto già in istudio alle ferrovie dello Stato, un nuovo binario di raccordo a collo d’oca fra la linea di Livorno e quella di Colle Salvetti, che consentirà ai treni Livorno-Sarzana di entrare in stazione da ponente imboccando a levante il loro binario e che altresì permetterà ai merci provenienti da Livorno e diretti a Pisa-Firenze di giungere allo scalo merci senza entrare in stazione. Il progetto considera poi la costruzione di un ulteriore raccordo tra la linea di Firenze e quella di Colle Salvetti, che avrà fra l’altro il risultato di permettere ai treni merci transitanti per tutte le altre linee oltre la citata, di fermarsi allo scalo o proseguire, senza entrare nella stazione viaggiatori.
Inoltre viene spostato ad ovest l’attuale raccordo tra la stazione ed il bivio di porta Nuova (Lucca-Viareggio) con che si consegue il doppio risultato di rendere solidale al centro urbano una importante e bene ubicata zona edilizia di carattere signorile, ora deprezzata dall’attraversamento ferroviario e di consentire al nuovo doppio binario sopraelevato sui lungarni, ed attraversabile con sottopassaggi, di avere, mercè il più lungo percorso, una pendenza minore dell’attuale. Tale binario passa l’Arno su un nuovo ponte a doppio impalcato, progettato a valle dell’attuale di Torre Guelfa, che viene invece adibito a transito ordinario.
Oltre a questo lato importantissimo del problema del traffico interurbano, il progetto 3 P-ST svolge con cura anche gli altri riferentisi al traffico tramviario, prevede una nuova autostrada Viareggio-Pisa-Marina di Pisa-Livorno, cura lo sviluppo della zona industriale lungo il canale navigabile Pisa-Livorno, considera la costruzione di un nuovo aeroporto civile al nord della città, oltre l’ingrandimento dell’attuale di San Giusto, ecc. ecc.
Per quanto si riferisce alle soluzioni più propriamente urbane, il progetto 3 P-ST parte da una diligente valutazione delle condizioni attuali di sviluppo dell’edilizia cittadina, in quanto suscettibili di influire sulle future.
Ne risulta conveniente attribuire il maggiore sviluppo ai seguenti sobborghi:
I. - A quello di via Vicarese e di S. Michele alle Piaggie, collegati alla Stazione centrale mediante il nuovo Ponte della Vittoria, conservando di essi l’attuale carattere di abitazione residenziale, prevalentemente popolare per il primo, prevalentemente borghese e signorile per il secondo.
II. - A quello di S. Marco, mantenendogli la caratteristica di quartiere commerciale, occupato da magazzini, depositi, negozi.
III. - A quello di S. Giusto, da adibirsi sempre ad abitazioni popolari e rurali.
IV. - A quello di via Carlo Cattaneo, che dovrà avere pretto carattere signorile.
Detti quartieri sono suscettibili di facili comunicazioni fra loro e con la stazione, non implicanti l’attraversamento del nucleo della città antica: per di più il loro sottosuolo è ottimo. Invece i progettisti escludono da ulteriore sviluppo edilizio il recente quartiere delle Casine, situato al nord di Pisa, per il cattivo sottosuolo, per essere sottovento al Cimitero, ma soprattutto per la ragione ch’esso varrebbe, in causa delle altrimenti irresolvibili comunicazioni col centro della città e con la stazione, a dare ulteriore incremento al traffico di detto centro e soprattutto al Ponte di Mezzo, già fin d’ora congestionato.
Ond’è che, semplicemente ben predisponendo circa lo sviluppo futuro della città, e senza alcuna alterazione sostanziale della sua fisionomia attuale, i progettisti risolvono un problema il quale, altrimenti impostato, avrebbe resa inevitabile la creazione di transiti laterali al Borgo Stretto, incisi onerosamente nel corpo del vecchio centro, e la costruzione di nuovi ponti, deprecabile nella zona di maggior rispetto.
Il progetto 3 P - S T, oltre ai succitati nuovi quartieri di espansione, ne prevede altri due principali; l’uno, di S. Spirito, adatto, per la sua vicinanza alla zona delle grandi industrie, ad ospitare soprattutto abitazioni operaie, l’altro, a nord dell’attuale cerchia merlata, adibito, secondando la naturale tendenza, a sede di campi sportivi, i quali, disseminati in boschi e giardini, varranno anche a difendere la monumentale piazza del Duomo da un troppo stretto addossarsi di edificazioni eterogenee.
Dal previsto sviluppo futuro, risulta che il baricentro della città verrebbe a spostarsi verso Piazza Vittorio Emanuele. Il problema delle comunicazioni urbane viene allora risolto con una serie di radiali di traffico partenti appunto dalla detta piazza verso i quartieri periferici, mentre la congiunzione di essi tra loro viene effettuata a mezzo di strade anulari, che circondano, senza disturbarlo, il vecchio nucleo.
Il lettore troverà facilmente, nelle annesse planimetrie, il tracciato di coteste arterie; potrà notare come esse siano realizzate colla utilizzazione delle vie esistenti e con poche trasformazioni radicali; constaterà come esse valgano, nel loro insieme, a risolvere vari importanti quesiti dell’urbanistica cittadina, sopratutto quello a cui già si è accennato, dell’alleggerimento del traffico sul Ponte di Mezzo. Tra i provvedimenti adatti a tale ultimo scopo e a facilitare altresì la comunicazione con la stazione del nuovo quartiere di via Vicarese e di tutta la zona di levante dell’attuale città, è da notarsi specialmente l’apertura di una strada in prosecuzione di via Garibaldi fino a via Mazzini e di qui mediante la costruzione di un nuovo ponte, in sostituzione a quello della Fortezza, piccolo ed in pessime condizioni statiche, fino a Piazza S. Urbano, ed a via G. Pisano.
Le strade anulari progettate sono due, di cui la prima, più interna, attraversa il cuore dei nuovi quartieri, la seconda, più esterna, da attuarsi in seguito, ne segna il limite esterno.
Le arterie secondarie di raccordo sono disegnate con parsimonia di tagli nell’attuale corpo edilizio e con l’accorgimento di farle passare quasi sempre attraverso zone interne coltivate ad orto o giardino.
Altri problemi curati a dovere sono quelli dei trasporti collettivi urbani, della distribuzione dei parchi, giardini e viali alberati nella città; il risanamento dei quartieri antigienici con la valorizzazione e il restauro di alcuni monumenti quali le chiese di S. Frediano, di S. Caterina, S. Francesco e S. Zeno; e molti altri quesiti particolari, quali gli attraversamenti delle linee ferroviarie, la costruzione di altri due ponti, oltre i citati, nella zona d’ampliamento a levante, l’ubicazione dei nuovi edifici e luoghi di pubblica utilità, come il Policlinico, gli Istituti Universitari, il Cimitero, lo Scalo Merci, i Mercati Generali, il Mattatoio, la Piazza d’armi e le Caserme, le Carceri, le Scuole, ecc.
Per l’ampliamento della “Marina di Pisa” il progetto 3P-ST propone due soluzioni diverse, l’una consona a quanto è esposto nell’art. II del Bando (lettera f) e nell’art. IV, l’altra più libera.
Nella prima soluzione, da svolgersi su una striscia di terreno lungo il mare della larghezza massima di m. 300 a monte della via della Repubblica Pisana e per una lunghezza massima di m. 6000 dal termine attuale del paese di Marina, i progettisti prevedono, nei riguardi della zona esistente estendentesi lungo il litorale per circa 2000 m., poche modificazioni aventi soprattutto l’obiettivo di creare nuovi nuclei di verde, e di migliorare la rete stradale e l’estetica di alcune piazze: lungo l’Arno viene svolta una nuova zona edilizia popolare: la zona di affluenza domenicale viene collocata subito dopo la parte già esistente ed è servita direttamente da un allacciamento all’autostrada Viareggio-Pisa-Livorno e da una stazione ferroviaria: in detta zona sono progettati stabilimenti, il teatro, alberghi, ecc.
La zona residenziale svolgentesi sul litorale, verso Livorno, di seguito alla precedente, ma con un certo distacco, è servita da una speciale stazione ferroviaria ospita alberghi residenziali e di lusso, il Casino, un piccolo porto, ville e villini, ecc.
La seconda proposta per Marina di Pisa di questo gruppo di progettisti, tende ad evitare la distruzione delle piante o per lo meno il loro diradamento, che il primo progetto renderebbe inevitabile: a tal uopo essa prevede la creazione di un nucleo di costruzioni dietro la pineta, e precisamente nella località ove questa ha minore profondità: il nucleo, distante da 800 a 1200. metri dalla spiaggia e collegato a questa da strade automobilistiche, ospiterebbe il Mercato, edifici commerciali, lo stadio, i campi sportivi, abitazioni per agricoltori, ville e villini, ed implicherebbe l’inutilità di estendere troppo lungo il litorale la zona edificata, risparmiando quasi del tutto l’incantevole parco naturale.
Il progetto Chiodi-Merlo-Valtolina (segnato C. M. V.) presenta un ottimo schema risolutivo del piano regionale, con relative arterie di grande comunicazione: meno lodevole è quello del piano urbano in sé stesso.
Infatti lo sviluppo dei nuovi quartieri è previsto, seguendo un metodo caro a questo gruppo di urbanisti, secondo nodi stellari di espansione disposti tutto attorno al perimetro della città attuale, disegnati in modo piuttosto artificioso ed uniforme, a schema geometrico misto di rette e curve. La simmetria, l’ordine geometrico sembrano più adatti al progetto di piani regolatori di città di pianura, sorgenti ex novo, che all’ampliamento di vecchi nuclei urbani, con proprie predisposizioni planimetriche già formulate dalla natura e dalla storia. Nel progetto C. M. V. importanti zone di nuova edificazione sono previste al nord della città, il che obbliga gli autori, onde attuare l’indispensabile collegamento di esse col vecchio centro e con la stazione, a provvedere ad un nuovo attraversamento dell’antico nucleo urbano, parallelo al Borgo Stretto, sboccante all’Arno a valle di Ponte di Mezzo, ed alla conseguente costruzione di un nuovo ponte, adducente, a mezzo di una grande arteria, alla ferrovia. Tale complesso di provvedimenti, che non mancherebbero di turbare la zona piú delicata dell’ambiente pisano, indica di per sé una non adeguata comprensione del tema proposto.
Il progetto “Spes nutrit Patientiam” dell’arch. Fagiuoli e dell’ing. Steffanon, non si può dire ispirato ad un criterio urbanistico sufficientemente approfondito e moderno. Infatti lo sviluppo cittadino è in esso pensato come una omogenea e quasi indifferente dilatazione ad anello dell’edificazione tutto attorno all’attuale città. La nuova zona urbana è servita da strade radiali ed anulari costituenti una uniforme scacchiera, la cui monotonia è soltanto interrotta da alcuni nodi principali, collegati da trasversali, determinanti agli incroci piazze e larghi spesso di non piacevole forma.
Il pregio maggiore del progetto “Spes nutrit patientiam” risiede nel gran numero di soluzioni particolari proposte, redatte con amore e senso d’arte, le quali costituiranno ottimo materiale di consultazione per parecchie sistemazioni parziali, specialmente nel corpo della città vecchia.
Non può sfuggire l’ottima presentazione degli elaborati, da ritenersi pletorica e non richiesta in un concorso di piano regolatore, indice in ogni modo della serietà e della passione con cui il tema venne affrontato.
Il progetto dal motto “P 8”, redatto da un altro numeroso gruppo di architetti romani, è informato a criteri urbanistici generali non troppo dissimili da quelli ispíranti il progetto 3 P - ST, e contiene anch’esso buone proposte e soluzioni particolari che illustriamo. - Accennando per contro ad alcune deficienze di carattere generale, si può osservare che il traffico ferroviario non ha avuto soluzione adeguata; e che la progettata edificazione a nord della città, nella zona dell’attuale quartiere delle Casine, varrà a congestionare ulteriormente il centro ed il Ponte di Mezzo, mentre nessun altro provvedimento è stato preso per ovviare al grave inconveniente. Chè infatti, l’aver spostato il baricentro cittadino piuttosto verso Piazza Guerrazzi che verso Piazza Vittorio Emanuele, affidando solo al futuro Ponte della Vittoria la funzione di comunicazione tra i quartieri dalle due parti dell’Arno in quella zona, e l’aver indirizzato le grandi arterie radiali provenienti da nord, appunto a detto ponte od a quello vicino della Fortezza, piccolo e cadente, non sembrano provvedimenti sufficenti a far deviare dalla via più breve il traffico verso la stazione dei quartieri nord, via ch’è appunto quella attraversante il vecchio centro e il Ponte di Mezzo.
Dei due progetti segnalati con menzione onorevole desta interesse quello segnato “Forma Urbis Pisarum” nel quale tuttavia non s’intende chiaramente la ragione del vasto ed isolato nucleo edilizio previsto al nord della città, di cui non piace anche la forma artificiosa. Sono peraltro ben risolte le comunicazioni di esso con la stazione a mezzo di una lunga arteria radiale, tangente all’attuale antico centro artistico, servita da un nuovo ponte ubicato tra quello della Fortezza e il Ponte di Mezzo, in posizione simile all’analogo riscontrato nel progetto 3 P - S T.
Spiace che per un ritardo nella spedizione del materiale illustrativo non sia possibile produrre documentazione del progetto redatto dal gruppo fiorentino Bianchini, Chiaramonti, Fagnoni, il quale ha avuto col gruppo vincitore uno scambio amichevole e cordiale di notizie.
L’esito del concorso per il Piano Regolatore di Pisa conferma quanto è stato detto in principio di queste note circa l’utilità di consimili gare d’urbanistica, circa la loro funzione ed i loro limiti, circa il loro sempre migliore esito e la speranza di vederle nel futuro crescere di numero e d’importanza.
N. D. R.

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