I LAVORI DEL XII CONGRESSO INTERNAZIONALE DEGLI ARCHITETTI
A BUDAPEST
Nel fascicolo di settembre 1930 abbiamo dato, nella rubrica delle Pagine
Sindacali, notizie generali e di cronaca circa il XII Congresso internazionale
degli architetti, tenutosi a Budapest nella prima quindicina di quel
mese. Congresso riuscito estremamente interessante, soprattutto per
l’esposizione internazionale d’architettura che lo accompagnava,
rassegna veramente completa ed imponente della più recente attività
architettonica d’ogni paese, di cui esaurientemente si parla nel
presente fascicolo.
Non poco interesse incontrarono anche i lavori del Congresso, e le confermi,
tenute a latere, dei cui temi principali già fu fatta parola
nell’anzidetto precedente articolo.
Non sarà qui inutile accennare alle discussioni svoltesi su tali
temi ed alle soluzioni adottate dal Congresso.
Sul primo tema, avente ad oggetto “La riforma dell’insegnamento
professionale architettonico in rapporto atte esigenze detta pratica”
discusso sotto la presidenza del Prof. Dr. Ing. W. Kreis B. D. A. (Dresda),
il Congresso votò il seguente ordine del giorno:
“In considerazione della situazione dell’economia mondiale,
ed in paritempo dei radicali cambiamenti subiti dalla produzione industriale
dopo la grande guerra, il Congresso stima necessario che l’insegnamento
delle malerie finanziarie, economiche e d’organizzazione del lavoro
occupi nella formazione dell’architetto moderno un posto maggiore
di quanto sia stato finora. Il Congresso stima necessario che la conoscenza
di codeste materie non sia più relegata nella pratica susseguente
agli studi teorici, ma che essa proceda di pari passo con essi. Per
raggiungere lo scopo, il Congresso formula i seguenti voti:
1. - Senza alcun pregiudizio alla formazione artistica degli architetti,
la composizione degli edifici deve essere insegnata in guisa tale che
i progetti tengano conto della realtà e siano elaborati ed esaminati
anche dal punto di vista economico.
2. - Siccome l’architettura economica ha per base la conoscenza
perfetta delle costruzioni, bisogna attribuire grande importanza all’insegnamento
della scienza delle costruzioni e farla figurare fra le materie dei
primi anni di studio.
3. - Parallelamente all’insegnamcoto piuttosto teorico della conoscenza
dei materiali, è necessario famigliarizzare praticamente gli
allievi coi materiali stessi. Ciò specialmente si dica pei materiali
nuovi, che debbono essere studiati nei laboratori con la partecipazione
degli allievi.”
Su tale tema, che a dir il vero ha già avuto pratico svolgimento
nell’organizzazione delle Scuole Superiori d’Architettura
italiane, precorrenti i voti del Congresso, presentò per l’Italia
una relazione esauriente il prof. Gustavo Giovannoni, direttore della
Scuola Romana, relazione che pubblicheremo nel prossimo fascicolo.
Il secondo tema del Congresso, svoltosi sotto la presidenza dell’arch.
Alberto Calza-Bini, ebbe ad oggetto: “Le associazioni d’interesse
tra architetti”: tu adottato per esso dall’Assemblea un
ordine del giorno comprendente i seguenti voti
“1. - Che il titolo e la professione dell’architetto siano
protetti dalla legge in ciascuna nazione, traendo i desiderata del XII
Congresso, e che la stessa legge disponga circa l’immatricolazione
degli architetti qualificati e circa le sanzioni da adottare contro
l’uso illegale del titolo d’architetto.
2. - Il Congresso stima desiderabile che delle corporazioni d’architetti
siano costituite legalmente in ciascuna nazione, coll’incarico
di tenere gli albi degli architetti qualificati e di salvaguardare nel
paese gli interessi del corpo degli architetti. Secondo la costituzione
organica di ciascun paese si stabiliranno: delle Camere d’architetti,
dei Sindacati o delle Corporazioni aventi la competenza d’una
autorità pubblica.
3. - Il Congresso reputa opportuno che i delegati d’ogni paese
sollecitino nella loro nazione la separazione netta tra le professioni
degli architetti incaricati di fare i progetti e di dirigere e controllare
i lavori, e gli intraprenditori incaricati della loro esecuzione.
4. - Il Congresso decide che tutte le risoluzioni e tutti i voti emessi
saranno inviati direttamente dal Segretariato Generale del C. P. C.
I. A. ai governi delle diverse nazioni ed alla Società delle
Nazioni.”
È facile riscontrare che in Italia si è già fatto
in materia di legislazione sulla professione dell’architetto assai
più di quanto è chiesto quale aspirazione dai voti del
Congresso internazionale: sarà sufficiente per convincersene
leggere la relazione sul tema redatta dal Segretario Nazionale del Sindacato
architetti, on. Alberto Calza-Bini che pubblicheremo nel prossimo fascicolo.
Il terzo tema svolto nelle Assemblee di Budapest, sotto la presidenza
del prof. E. Pontremolli (Parigi) riguardava la “Protezione della
proprietà artistica dell’architetto dal punto di vista
internazionale.”
Ecco l’ordine del giorno approvato:
“Il Congresso emette i seguenti voti:
1. - Che i diritti di autore degli architetti siano estesi, in tutti
gli stati che hanno aderito alla Convenzione di Berna, ed in una misura
uniforme, ai casi di trasformazione, aggiunta e demolizioni parziale
di edifici, e che la demolizione completa d’un edificio non possa
essere autorizzata se ne risulti una perdita artistica inconfutabile.
2. - Che sia proibito a privati cittadini imposessarsi di idee o progetti
architettonici: ma che lo stato, le città od altre autorità
abbiano il diritto di espropriazione nei casi in cui essa espropriazione
sia resa indispensabile da considerazioni d’interesse comune,
di carattere sociale o nazionale. In tali casi tuttavia, l’ammontare
dell’indennità da liquidarsi all’autore dovrà,
in difetto di un accordo amichevole, reale, fissato da un tribunale
indipendente, e l’idea o il progetto espropriati non potranno
essere utilizzati che per lo scopo per cui l’espropriazione avvenne.
3. - Che la protezione del diritto dl autore costituita dalla Convenzione
di Berna sia posta sotto la salvaguardia della Società delle
Nazioni.
Il quarto tema trattato dal Congresso aveva ad oggetto “Il compito
dell’architetto nelle costruzioni industriali” e si svolse
sotto la presidenza del prof. Dott. D. F. Slothouwer di Amsterdam. Per
l’Italia presentò una sua relazione l’architetto
Pietro Aschieri di Roma”.
L’assemblea emise un ordine del giorno coi seguenti voti:
“1. - In ciò che concerne le costruzioni industriali, è
desiderabile che dal primo momento, un architetto si occupi della planimetria
generale e del carattere dell’architettura. Ne consegue che nelle
costruzioni industriali e di primaria importanza il titolo d’architetto
ed i diritti relativi siano regolati legalmente.
2. - In generale, il modo più giusto sembra quello per cui l’architetto
resti libero come direttore, artistico benchè sia assolutamente
conveniente si possa riscontrare in lui anche una competenza tecnica
specifica dell’industria rispettiva.
3. - Sarebbe desiderabile che, nelle scuole superiori, Politecnici ed
Università, si formasse un contatto più intimo fra le
diverse categorie o facoltà, al fine d’assicurare la cooperazione
armonica dell’architetto coll’ingegnere.
4. - Sarebbe necessario che le Corporazioni d’architetti facessero
propaganda di tali idee nelle società industriali, per convincerle
che così concepita, la partecipazione degli architetti nelle
costruzioni industriali è d’una grande importanza dal punto
di vista dell’economia nazionale e dell’igiene del lavoro.
È necessario che le società d’architetti comincino
una propaganda in tal senso con la penna e la parola.
Il quinto ed ultimo tema trattato dal Congresso, sotto la presidenza
di P. A. Sutherland (Manchester) ebbe ad oggetto “L’acustica
industriale” e diede luogo ad ampie discussioni a cui partecipò
per l’Italia l’ing. Albertini di Milano”.
Si emisero i seguenti voti:
“1. - Posto che l’acustica architettonica è una scienza
ben definita, con principi generali, è da sperare ch’essa
sta insegnata nei corsi d’alti studi d’architettura.
2. - Ogni nazione dovrebbe avere un laboratorio scientifico per le ricerche
sull’acustica e per saggi dei materiali detti acustici.
3. - Il problema delle sale ad acustica regolabile merita un esame approfondito.
4. - È da sperare che l’isolamento fonico, necessario per
l’efficacia del lavoro e per il riposo, sia considerato nel regolamenti
degli stati e delle città in materia di costruzioni”.
N. D. R.
CRONACA DEI MONUMENTI
FAENZA. - Un interessante quesito di conservazione e di restauro, che
purtroppo è stato risolto con scarsa ponderazione su criteri
unilaterali, si è quello che riguarda la piazza Maggiore, ora
piazza Vittorio Emanuele, di Faenza.
È la piazza, o, per dir meglio, era, una delle più tipiche
piazze italiane. Posta tra la piazza del Duomo e la via Domizia, che
al suo innesto si allarga nella piazzetta della Legna, essa era caratterizzata
dal duplice porticato che ne fiancheggiava i due lati maggiori: a destra
ed a sinistra, il palazzo del Podestà ed il palazzo Comunale:
nel fondo la forra dell’Orologio che costituisce linea verticale,
ad interrompere lo sviluppo longitudinale ed a distaccare lo spiazzo
da quello della piazza del Duomo.
Pochi anni fa si è iniziato il restauro del palazzo duecentesco
del Podestà, ed è stato condotto dallo Zucchini con dottrina
e con amore, ma anche con quella ricerca di effetto scenografico, specialmente
nello scalone e nella merlatura, con quella tendenza alla unità
dello stile che hanno caratterizzato i restauri emiliani della fine
dello scorse secolo e dell’inizio dell’attuale, quasi a
continuare la tendenza del Viollet le Duc. Ripristinata la fronte verso
la piazza, a cui i due ordini del portico si erano sovrapposti, sicchè
le quadrifore occhieggiavano tra gli intercolumni ed i merli si affacciavano
sulla cornice di coronamento, è cominciata la battaglia tra il
palazzo del Podestà e la piazza, tra il monumento e l’ambiente.
Ambedue i contendenti presentavano ragioni non prive di valore. A favore
della liberazione del palazzo erano gli stessi argomenti che avevano
mosso l’opera del ripristino; e vi si aggiungevano altri non lievi
relativi alla scadenza di stabilità del secondo ordine del portico,
avente la trabeazione in legno ormai fradicio, ed anche allo scarso
valore di taluni suoi elementi architettonici completamente rifatti
una cinquantina d’anni fa. Per la conservazione del portico militavano
invece le ragioni urbanistiche: il carattere della città, il
sentimento del rispetto per tutte le sovrapposizioni d’arte, da
cui viene alle città italiane il mirabile aspetto vivo invece
della imbalsamazione restauratrice, l’armonica linea della piazza,
basata sulla simmetria e sui giusti rapporti di spazi, di contro al
qual tema il tipo di un capitello o di una sagoma assumono ben scarsa
importanza.
Dopo molte vicende le prime ragioni hanno prevalso ed il palazzo del
Podestà ha trionfato. Dei due portici sovrapposti è rimasto
in parte l’inferiore, ma il superiore è stato demolito
in corrispondenza della facciata medioevale in modo da farne vedere
in pieno la parte alta. Ed il risultato è stato disastroso.
Chi ha visitato in un tempo recente Faenza dopo l’esecuzione di
tali lavori, ha dovuto, pur se dapprima aveva potuto propendere per
la soluzione del «moderno Medio Evo», riconoscere che lo
squilibrio risultante dalla distruzione, per cui dei due portici affrontati
uno manca in parte, ha alterato un bel quadro senza darcene uno nuovo.
Le ragioni urbanistiche si sono sperimentalmente dimostrate le più
forti proprio nel momento in cui hanno subito una disfatta!
Non v’è ora che da riconoscere onestamente l’errore
senza i puntigli dei precedenti pareri e senza che la questione tipicamente
artistica degeneri nelle passioni locali. Ricostruire il loggiato abbattuto
riportando al lor posto le colonne dismesse e disponendo una semplicissima,
schematica trabeazione, non deve essere difficile impresa: e sarà
agevolmente escogitabile un qualche espediente che senza richiudere
le pulitore del palazzo, le lasci sotto la protezione del rinnovato
tetto della loggia. Forse anche si potrà ricostruire, come sembra
abbiano teste proposto lo Zucchini ed il Cirilli, la loggia stessa a
giorno, senza cioè la copertura del tetto, simile ad una pergola,
in modo da segnare la linea senza addossarsi all’edificio e non
vi sarà nulla di male se rose e glicine si intrecceranno alle
colonne ed alla trabeazione. E la piazza Vittorio Emanuele ritornerà
veramente la piazza Maggiore.
MILANO. - Prima ancora della redazione di un organico piano regolatore
(che ora è nello stadio di elaborazione e di esame da parte delle
autorità tutorie) si è creduto di procedere tumultuariamente
alla copertura del Naviglio ed alla sua trasformazione in strada anulare,
ed il lavoro è stato rapidissimamente compiuto per evitare le
“noie” dei difensori dei monumenti.
Era invero il Naviglio di Milano un grande monumento, di altissimo interesse
per varie ragioni: per il ricordo e la testimonianza che recava del
genio di Leonardo nella sistematica applicazione delle conche, per il
tracciato caratteristico nella storia topografica della città,
per la bellezza dei giardini che vi si affacciavano recando nell’interno
dell’abitato una ridente nota paesistica.
Tutto questo a nulla ha valso ed il Naviglio è stato sacrificato
alle esigenze della pratica utilità. Ma purtroppo erano anche
queste esigenze male intese e mal valutate; ed il risultato si è
che la copertura eseguita non ha servito a nulla. La nuova via anulare
del Naviglio è ora quasi per tutto deserta, ed infatti il nuovo
piano regolatore non la considera e non se ne vale quasi affatto, sostituendovi
un anello più ristretto di diametro e di sezione stradale assai
maggiore.
Per poco che avesse prevalso una competenza urbanistica basata non sull’empirismo
retorico ma sulla ragione e sull’esperienza, questo risultato
poteva invero prevedersi. La soluzione edilizia dell’anello, del
Ring di Vienna, di Norimberga, di Colonia, è veramente efficace
a canalizzare il movimento cittadino sgombrando il centro dalla congestione
solo quando vi convergono queste condizioni: che il diametro non sia
troppo grande e che invece sia assai larga la via in modo che il percorso
periferico sia veramente facilitato; che manchino o siano assai ristrette
le interne vie radiali di attraversamento del nucleo interno: che infine
l’anello possa essere una arteria viva, ove si schierino i pubblici
edifici, i magazzini, i negozi, ed il traffico abbia pertanto o ragione
diretta o attrazione per incanalarvisi. Nessuna di queste condizioni
ricorrono per la via del Naviglio di Milano, che al più potrà,
se si stabilirà una vera disciplina della viabilità, essere
utilizzata pel traffico pesante di carri e di camion. Per ora non serve
neanche a questo, ed il sacrificio del monumento appare inutile in modo
assoluto.
Possa almeno servire ad ammaestrare che il metter le mani sulle testimonianze
di arte, di storia, di civiltà è in Italia cosa di responsabilità
gravissima, che va maturatamente vagliata, e va massa in confronto non
con una impressione subitanea, ma con una ben dimostrata necessità.
G. G.
SINDACATO NAZIONALE ARCHITETTI
PAGINE DI VITA SINDACALE
AZIONE SINDACALE.
TORINO. - II Sindacato Nazionale Architetti del Piemonte è intervenuto
con una protesta, appoggiata ripetutamente anche dalla Segretaria Nazionale
presso il Podestà di Alessandria, per ottenere la rappresentanza
nel concorso per il monumento ai Caduti. Si è anche interessato
presso le autorità comunali e governative di Aosta in merito
alla proroga concessa per il concorso bandito da quella città
per progetto di case rurali, ottenendo chiarimenti soddisfacenti e assicurazioni
di nomina del rappresentante sindacale nella giuria.
Lo stesso Sindacato sta finalmente svolgendo un’azione energica
e nello stesso tempo assai dignitosa nei riguardi dell’intervento
nei lavori edilizi cittadini di noti professionisti ed artisti estranei
alla famiglia del Sindacato locale.
NAPOLI. - Analogo movimento avverso ad incarichi toppo frequentemente
dati a professionisti estranei al Sindacato locale è stato anche
in iniziato dal Sindacato di Napoli. Per intervento del Segretario Nazionale
sono state date in proposito ampie assicurazioni ritenute soddisfacenti.
MESSINA. - È stata nominata la Giuria per il concorso della
palazzata di Messina, Giuria nella quale sono inclusi i due rappresentanti
ufficiali del Sindacato Architetti e del Sindacato Ingegneri, On.li
Calza-Bini e Del Bufalo, oltre a S. E. Ugo Ojetti e ai Professori Fichera
e Roberto Papini.
VENEZIA. - Per iniziativa dell’Arch. Torres si è da tempo
costituito un groppo di Architetti Urbanisti che per primo è
stato riconosciuto dall’Istituto Nazionale di Urbanistica che
ha sede in Roma.
L’Arch. Torres ed i suoi collaboratori hanno concretato la prima
parte del loro lavoro in un diligente studio di parziale piano regolatore
della città di Venezia.
Successivamente coll’intervento del Sindacato Ingegneri sotto
gli auspici dell’Ispettore Regionale dei Sindacali Professionisti
Prof. Pelli e dell’On.le Fantucci, si è tenuta un’assemblea
di studiosi di Urbanistica tendente a costituire un unico centro di
studi di urbanistica in quella città.
PIANO REGOLATORE DI ROMA.
Il giorno 24 gennaio u. s. S. E. il Capo del Governo assistendo ad
una seduta straordinaria della commissione per il piano regolatore dì
Roma, si è compiaciuto dare la sua approvazione all’opera
compiuta, autorizzando la pubblicazione della relazione ufficiale magistralmente
stesa dall’Arch. Marcello Piacentini, accademico d’Italia,
che col Prof. Gustavo Giovannoni è stato magna pars nella compilazione
del progetto, a cui, come è noto, hanno dato opera attiva e geniale
anche gli Architetti Brasini e Bazzani, accademici d’Italia, e
l’On. Calza-Bini, Segretario Nazionale del nostro Sindacato.
La rivista pubblicherà a suo tempo lo studio dettagliato del
piano regolatore compilato dalla commissione, piano che sembra incontrare
la generale approvazione dopo quella ambitissima di Benito Mussolini
nel cui nome, per volontà del Governatore di Roma Principe Boncompagni
Ludovisi, si è compiuto il ponderoso lavoro.
Queste cronache vogliono solo ricordare a titolo d’onore che,
dei dieci membri della commissione ben cinque erano Architetti iscritti
al nostro Sindacalo.
ASSEMBLEE SINDACALI
FIRENZE. – Il giorno 15 dicembre u. s. ha avuto luogo a Firenze
l’Assemblea del Sindacato per la elezione del Segretario Regionale
e del nuovo Direttorio. L’Assemblea è stata presieduta
dal Segretario Nazionale On.le Calza-Bini, che assai festeggiato dai
presenti ha accenato al program a di azione riservato ai Sindacati secondo
le direttive del Regime.
Il Segretario Regionale on.le Gr. Uff. Cerpi, rivolto il saluto all’On.le
Calza Bini e al Dott. Paresce, Ispettore Regionale della Confederazione,
ha svolto la relazione morale della gestione 1930 e ha aperto la discussione.
Ha parlato quindi l’Arch. Prof. Brizzi per affermare la concordia
degli Architetti fiorentini e la loro riconoscenza per l’opera
svolta dal Segretario Nazionale e da tutte le gerarchie superiori.
Procedutosi alle elezioni per scheda segreta è stato confermato
a Segretario Regionale l’Arch. Carpi ed eletto il nuovo Direttorio.
TRENTO. - Sotto la presidenza del Segretario Nazionale On.le Calza-Bini
si è tenuta a Trento, il giorno 25 gennaio l’Asemblea per
la elezione del Segretario Regionale e del Direttorio; all’Assemblea
hanno Partecipato il Presidente del Comitato dei Sindacati Professionisti
e Artisti e il Vice Segretario Federale del Partito che a nome della
Federazione ha rivolto un saluto agli intervenuti.
La seduta si e aperta con un applaudito discorso del Segretario Nazionale
e dalla relazione dell’opera finora svolta che il Segretario Regionale
ha largamente illustrato.
L’Assemblea, dopo aver approvato la tariffa professionale proposta
dalla Segreteria Nazionale, ha chiuso i suoi lavori riconfermando in
carica l’Arch. Ronconi ed eleggendo il nuovo Direttorio.
CONCORSI
CITTA DI FIRENZE
PRIMAVERA 1931 (IX)
MOSTRA DEL GIARDINO ITALIANO
PALAZZO VECCHIO
BANDO DI CONCORSO.
I. – Nell’occasione della Mostra del Giardino Italiano
è aperto un Concorso pel progetto di un giardino pubblico di
carattere moderno e tipicamente italiano nelle misure e colle norme
specificate nei seguenti articoli.
II.- Al concorso potranno partecipare gli Architetti Italiani iscritti
negli Albi del Sindacato e gli Studenti iscritti al secondo periodo
triennale delle R. Scuole di Architettura.
III. - II giardino dovrà essere compreso in un’area rettangolare
di Ml. 200 per Ml. 300; e avrà una fronte di M. 200 prospettante
su un largo viale di circonvallazione, mentre gli altri lati confineranno
con giardini ed orti di proprietà privata.
Si assume che il viale di circonvallazione su cui prospetta il giardino
sia ad un livello inferiore di M. 10 a quello della parte posteriore
del giardino stesso.
Si assume pure che nella parte più alta esista una sorgente o
una presa abbondante di acqua, la quale potrà essere usata come
elemento decorativo.
Il raccordo fra il livello inferiore e quello superiore potrà
ottenersi anche a riprese successive, con terrazze, scalee, ecc.
Nel progetto potrà essere incluso qualche padiglione per la musica,
per servizi di caffè e per altre destinazioni.
IV. - Il progetto comprenderà:
a) una pianta geometrica nella scala di 1:200;
b) una veduta dell’insieme, a colori, in proiezione assonometrica,
nello stesso formato della pianta;
c) i disegni dei principali particolari decorativi in scala non minore
di 1:20.
Tutti questi disegni dovranno essere montati su telai di legno e presentati
in modo decoroso.
V. - Ogni progetto sarà firmato e accompagnato da una scheda
contenente le generalità anagrafiche e professionali di ciascun
autore.
VI. - Il Comitato per la Mostra del Giardino Italiano, assegna un premio
di L. 8000 al progetto che potrà essere dichiarato meritevole
da una Commisione che sarà nominata dal Comitato.
Il progetto premiato potrà dal Comitato esser riprodotto in un
plastico da esporre alla Mostra; nè l'autore avrà diritto
di vietarne la riproduzione.
Egli potrà però, senza alcun compenso supplettivo, subordinatamente
a criteri del Comitato, prender parte all’esecuzione del plastico
suddetto.
VII. - Fra i progetti presentati al Concorso, la Commissione Giudicatrice
proporrà al Comitato quelli che dovranno essere esposti in Palazzo
Vecchio alla Mostra del Giardino Italiano.
Tali progetti non potranno essere ritirati dagli autori che dopo la
chiusura della Mostra medesima.
VIII. - Le deliberazioni del Comitato, sentito il responso della Commissione
Giudicatrice, sono definitive e insindacabili.
I concorrenti, col fatto stesso di partecipare alla gara, fanno piena
sottomissione alle norme del presente Bando di Concorso e alle deliberazioni
del Comitato.
IX. - I progetti saranno recapitati franchi di spesa al Comitato per
la Mostra del Giardino Italiano in Palazzo Vecchio a Firenze entro le
ore 18 del 28 Febbraio 1931.
X. - I progetti saranno ritirati entro due mesi dalla chiusura della
Mostra. Passato questo termine, non sarà riconosciuto agli autori
il diritto alla restituzione.
XI. - II Comitato non assume nessuna responsabilità per danni
eventuali.
Il Podestà di Firenze
Presidente del Comitato Generale
GIUSEPPE DELLA GHERARDESCA
Il Presidente
della Commissione Esecutiva
UGO OJETTI
CITTÀ DI FIRENZE
PRIMAVERA 1931 (IX)
MOSTRA DEL GIARDINO ITALIANO
PALAZZO VECCHIO
BANDO DI CONCORSO.
I. – Nell’occasione della Mostra del Giardino Italiano
è aperto un Concorso pel progetto di un giardinetto, di carattere
moderno e tipicamente italiano, annesso ad un villino di città,
nelle misure e con le norme specificate nei seguenti articoli:
II. - Al concorso potranno parecipare gli architetti italiani, iscritti
agli Albi del Sindacato, e gli studenti iscritti al secondo periodo
triennale delle R. Scuole di Architettura.
III. - Il giardino dovrà essere compreso in un un’area
rettangolare di Ml. 20 per Ml. 30 e avrà una fronte di Ml. 20
sulla pubblica via, mentre gli altri lati confineranno con proprietà
private.
La posizione dal villino sarà determinata dal concorrente con
piena libertà di poggiarsi in parte sui muri perimetrali dell’area
stessa.
La fronte del villino che prospetta il giardino non potrà essere
più larga di Ml. 14, e dovrà essere studiata in modo da
formare il caposaldo della decorazione del giardino. In questa decorazione
potrà aver parte anche l’acqua zampillante, cadente o ferma.
IV. - II progetto comprenderà:
a) una pianta geometrica nella scala di 1 a 50;
b) una veduta dell’insieme, a colori, in proiezione assonometrica
nello stesso formato della pianta;
c) i disegni dei principali particolari decorativi in scala non minore
di 1:20.
Tutti questi disegni dovranno essere montati su telai di legno e presentati
in modo decoroso.
V. - Ogni progetto sarà firmato e accompagnato da scheda contenente
le generalità anagrafiche e professionali di ciascun autore.
VI. - Il Comitato per la Mostra del Giardino assegna un premio di L.
3000 al progetto che potrà essere dichiarato meritevole da una
Commissione che sarà nominata dal Comitato.
Il progetto premiato potrà dal Comitato esser riprodotto in un
plastico da esporre alla Mostra; né l’autore avrà
diritto di vietarne la riproduzione.
Egli potrà però, senza alcun compenso supplettivo, e subordinatamente
ai criteri del Comitato, prender parte all’esecuzione del plastico
suddetto.
VII. - Fra i progetti presentati al concorso, la Commissione Giudicatrice
proporrà al Comitato quelli che dovranno essere esposti in Palazzo
Vecchio alla Mostra del Giardino Italiano.
Tali progetti non potranno essere ritirati dagli autori che dopo la
chiusura della Mostra medesima.
VIII. - Le deliberazioni del Comitato, sentito il responso della Commissione
Giudicatrice, sono definitive e insindacabili.
I Concorrenti, col fatto stesso di partecipare alla Gara, fanno piena
sottomissione alle norme del presente bando di concorso e alle deliberazioni
del Comitato.
I progetti saranno recapitati franchi di spesa al Comitato per la Mostra
del Giardino Italiano in Palazzo Vecchio a Firenze entro le ore 18 del
28 Febbraio 1931.
X. - I progetti saranno ritirati entro due mesi dalla chiusura della
Mostra. Passato questo termine, non sarà riconosciuto agli autori
il diritto alla restituzione.
XI. - Il Comitato non assume nessuna responsabilità per danni
eventuali.
II Podestà di Firenze
Presidente del Comitato Generale
GIUSEPPE DELLA GHERARDESCA
Il Presidente
della Commissione Esecutiva
UGO OJETTI
UN CONCORSO PER UN PIANO REGOLATORE
DI GENOVA-STURLA.
Il Podestà di Genova, bandisce un concorso fra ingegneri ed
architetti italiani per un progetto di massima di piano regolatore della
zona compresa fra il torrente Sturla e il limite estremo a levante della
zona litoranea della Grande Genova, fino al confine di Bogliasco.
Il progetto dovrà tenere in particolare considerazione.
a) la natura e la intensità dei diversi mezzi di traffico;
b) le necessità dei pubblici servizi.
Fra i principali obbiettivi il progetto dovrà contemplare:
a) la predisposizione di un strada a monte per le comunicazioni dirette
e per alleggerire il traffico della linea esistente;
b) lo studio dei piani regolatori separati delle diverse zone e dei
diversi nuclei abitati che eventualmente dovessero formarsi
c) la conservazione delle più espressive note caratteristiche
ambientali;
d) la conseguente conservazione delle scogliere, dei parchi e degli
spazi verdi per la creazione di Quartieri Giardino.
Il Comune di Genova fornirà a richiesta i necessari documenti
che verranno rilasciati previo deposito di L. 100. Il deposito verrà
restituito all’atto della presentazione del progetto, contro produzione
della ricevuta giustificativa del deposito stesso.
I progetti dovranno essere presentati entro il 30 giugno 1931 alla Segreteria
del Comune il quale ne rilascierà regolare ricevuta.
I progetti in tutto o in parte presentati dopo tale termine saranno
esclusi dal concorso.
Sarà istituita a suo tempo una Giuria nominata dal Podestà.
Essa aggiudicherà un primo premio di L. 30.000; un secondo di
L. 15.000 e un terzo di 10.000.
La relazione della Commissione esaminatrice dovrà dichiarare
se e quali, in numero però non superiore a tre, fra i progetti
esaminati, meritino che i loro autori vengano ammessi al rimborso spese.
A tali progetti classificati subito dopo i tre premiati nella graduatoria
di merito dalla Commissione esaminatrice, verrà ad ultimazione
definitiva del concorso, assegnato un rimborso di spese nella misura
fin d'ore fissa ed individuale di L. 5000 per ciascuno dei progetti
presentati, esclusa qualsiasi eccezione.
Tanto i progetti premiati quanto quelli ammessi al rimborso spese, diventeranno
di assoluta proprietà del Comune.
I progetti non premiati e quelli non ammessi al rimborso spese di cui
sopra, resteramo invece di assoluta proprietà dei loro autori.
UN CONCORSO NAZIONALE
PER UN NUOVO PONTE A VENEZIA.
La Classe di arti delle R. Accademia d’Italia si è riunita
sotto la presidenza di S. E. Sartorio, segretario S. E. Piacentini.
Nella seduta la Classe ha definitivamente trattato il Problema tecnico
ed artistico della sostituzione di un nuovo all’attuale vecchio
ponte in ferro sul Canal Grande, alla stazione della ferrovia a Venezia
ed ha esaminato i termini sostanziali e formali di un concorso nazionale
per un progetto del nuovo ponte. È stato deciso di dotare il
concorso di un notevole premio.