FASCICOLO V E VI - GENNAIO-FEBBRAIO 1931
Notiziario

I LAVORI DEL XII CONGRESSO INTERNAZIONALE DEGLI ARCHITETTI A BUDAPEST


Nel fascicolo di settembre 1930 abbiamo dato, nella rubrica delle Pagine Sindacali, notizie generali e di cronaca circa il XII Congresso internazionale degli architetti, tenutosi a Budapest nella prima quindicina di quel mese. Congresso riuscito estremamente interessante, soprattutto per l’esposizione internazionale d’architettura che lo accompagnava, rassegna veramente completa ed imponente della più recente attività architettonica d’ogni paese, di cui esaurientemente si parla nel presente fascicolo.
Non poco interesse incontrarono anche i lavori del Congresso, e le confermi, tenute a latere, dei cui temi principali già fu fatta parola nell’anzidetto precedente articolo.
Non sarà qui inutile accennare alle discussioni svoltesi su tali temi ed alle soluzioni adottate dal Congresso.
Sul primo tema, avente ad oggetto “La riforma dell’insegnamento professionale architettonico in rapporto atte esigenze detta pratica” discusso sotto la presidenza del Prof. Dr. Ing. W. Kreis B. D. A. (Dresda), il Congresso votò il seguente ordine del giorno:
“In considerazione della situazione dell’economia mondiale, ed in paritempo dei radicali cambiamenti subiti dalla produzione industriale dopo la grande guerra, il Congresso stima necessario che l’insegnamento delle malerie finanziarie, economiche e d’organizzazione del lavoro occupi nella formazione dell’architetto moderno un posto maggiore di quanto sia stato finora. Il Congresso stima necessario che la conoscenza di codeste materie non sia più relegata nella pratica susseguente agli studi teorici, ma che essa proceda di pari passo con essi. Per raggiungere lo scopo, il Congresso formula i seguenti voti:
1. - Senza alcun pregiudizio alla formazione artistica degli architetti, la composizione degli edifici deve essere insegnata in guisa tale che i progetti tengano conto della realtà e siano elaborati ed esaminati anche dal punto di vista economico.
2. - Siccome l’architettura economica ha per base la conoscenza perfetta delle costruzioni, bisogna attribuire grande importanza all’insegnamento della scienza delle costruzioni e farla figurare fra le materie dei primi anni di studio.
3. - Parallelamente all’insegnamcoto piuttosto teorico della conoscenza dei materiali, è necessario famigliarizzare praticamente gli allievi coi materiali stessi. Ciò specialmente si dica pei materiali nuovi, che debbono essere studiati nei laboratori con la partecipazione degli allievi.”
Su tale tema, che a dir il vero ha già avuto pratico svolgimento nell’organizzazione delle Scuole Superiori d’Architettura italiane, precorrenti i voti del Congresso, presentò per l’Italia una relazione esauriente il prof. Gustavo Giovannoni, direttore della Scuola Romana, relazione che pubblicheremo nel prossimo fascicolo.
Il secondo tema del Congresso, svoltosi sotto la presidenza dell’arch. Alberto Calza-Bini, ebbe ad oggetto: “Le associazioni d’interesse tra architetti”: tu adottato per esso dall’Assemblea un ordine del giorno comprendente i seguenti voti
“1. - Che il titolo e la professione dell’architetto siano protetti dalla legge in ciascuna nazione, traendo i desiderata del XII Congresso, e che la stessa legge disponga circa l’immatricolazione degli architetti qualificati e circa le sanzioni da adottare contro l’uso illegale del titolo d’architetto.
2. - Il Congresso stima desiderabile che delle corporazioni d’architetti siano costituite legalmente in ciascuna nazione, coll’incarico di tenere gli albi degli architetti qualificati e di salvaguardare nel paese gli interessi del corpo degli architetti. Secondo la costituzione organica di ciascun paese si stabiliranno: delle Camere d’architetti, dei Sindacati o delle Corporazioni aventi la competenza d’una autorità pubblica.
3. - Il Congresso reputa opportuno che i delegati d’ogni paese sollecitino nella loro nazione la separazione netta tra le professioni degli architetti incaricati di fare i progetti e di dirigere e controllare i lavori, e gli intraprenditori incaricati della loro esecuzione.
4. - Il Congresso decide che tutte le risoluzioni e tutti i voti emessi saranno inviati direttamente dal Segretariato Generale del C. P. C. I. A. ai governi delle diverse nazioni ed alla Società delle Nazioni.”
È facile riscontrare che in Italia si è già fatto in materia di legislazione sulla professione dell’architetto assai più di quanto è chiesto quale aspirazione dai voti del Congresso internazionale: sarà sufficiente per convincersene leggere la relazione sul tema redatta dal Segretario Nazionale del Sindacato architetti, on. Alberto Calza-Bini che pubblicheremo nel prossimo fascicolo.
Il terzo tema svolto nelle Assemblee di Budapest, sotto la presidenza del prof. E. Pontremolli (Parigi) riguardava la “Protezione della proprietà artistica dell’architetto dal punto di vista internazionale.”
Ecco l’ordine del giorno approvato:
“Il Congresso emette i seguenti voti:
1. - Che i diritti di autore degli architetti siano estesi, in tutti gli stati che hanno aderito alla Convenzione di Berna, ed in una misura uniforme, ai casi di trasformazione, aggiunta e demolizioni parziale di edifici, e che la demolizione completa d’un edificio non possa essere autorizzata se ne risulti una perdita artistica inconfutabile.
2. - Che sia proibito a privati cittadini imposessarsi di idee o progetti architettonici: ma che lo stato, le città od altre autorità abbiano il diritto di espropriazione nei casi in cui essa espropriazione sia resa indispensabile da considerazioni d’interesse comune, di carattere sociale o nazionale. In tali casi tuttavia, l’ammontare dell’indennità da liquidarsi all’autore dovrà, in difetto di un accordo amichevole, reale, fissato da un tribunale indipendente, e l’idea o il progetto espropriati non potranno essere utilizzati che per lo scopo per cui l’espropriazione avvenne.
3. - Che la protezione del diritto dl autore costituita dalla Convenzione di Berna sia posta sotto la salvaguardia della Società delle Nazioni.
Il quarto tema trattato dal Congresso aveva ad oggetto “Il compito dell’architetto nelle costruzioni industriali” e si svolse sotto la presidenza del prof. Dott. D. F. Slothouwer di Amsterdam. Per l’Italia presentò una sua relazione l’architetto Pietro Aschieri di Roma”.
L’assemblea emise un ordine del giorno coi seguenti voti:
“1. - In ciò che concerne le costruzioni industriali, è desiderabile che dal primo momento, un architetto si occupi della planimetria generale e del carattere dell’architettura. Ne consegue che nelle costruzioni industriali e di primaria importanza il titolo d’architetto ed i diritti relativi siano regolati legalmente.
2. - In generale, il modo più giusto sembra quello per cui l’architetto resti libero come direttore, artistico benchè sia assolutamente conveniente si possa riscontrare in lui anche una competenza tecnica specifica dell’industria rispettiva.
3. - Sarebbe desiderabile che, nelle scuole superiori, Politecnici ed Università, si formasse un contatto più intimo fra le diverse categorie o facoltà, al fine d’assicurare la cooperazione armonica dell’architetto coll’ingegnere.
4. - Sarebbe necessario che le Corporazioni d’architetti facessero propaganda di tali idee nelle società industriali, per convincerle che così concepita, la partecipazione degli architetti nelle costruzioni industriali è d’una grande importanza dal punto di vista dell’economia nazionale e dell’igiene del lavoro. È necessario che le società d’architetti comincino una propaganda in tal senso con la penna e la parola.
Il quinto ed ultimo tema trattato dal Congresso, sotto la presidenza di P. A. Sutherland (Manchester) ebbe ad oggetto “L’acustica industriale” e diede luogo ad ampie discussioni a cui partecipò per l’Italia l’ing. Albertini di Milano”.
Si emisero i seguenti voti:
“1. - Posto che l’acustica architettonica è una scienza ben definita, con principi generali, è da sperare ch’essa sta insegnata nei corsi d’alti studi d’architettura.
2. - Ogni nazione dovrebbe avere un laboratorio scientifico per le ricerche sull’acustica e per saggi dei materiali detti acustici.
3. - Il problema delle sale ad acustica regolabile merita un esame approfondito.
4. - È da sperare che l’isolamento fonico, necessario per l’efficacia del lavoro e per il riposo, sia considerato nel regolamenti degli stati e delle città in materia di costruzioni”.
N. D. R.

CRONACA DEI MONUMENTI


FAENZA. - Un interessante quesito di conservazione e di restauro, che purtroppo è stato risolto con scarsa ponderazione su criteri unilaterali, si è quello che riguarda la piazza Maggiore, ora piazza Vittorio Emanuele, di Faenza.
È la piazza, o, per dir meglio, era, una delle più tipiche piazze italiane. Posta tra la piazza del Duomo e la via Domizia, che al suo innesto si allarga nella piazzetta della Legna, essa era caratterizzata dal duplice porticato che ne fiancheggiava i due lati maggiori: a destra ed a sinistra, il palazzo del Podestà ed il palazzo Comunale: nel fondo la forra dell’Orologio che costituisce linea verticale, ad interrompere lo sviluppo longitudinale ed a distaccare lo spiazzo da quello della piazza del Duomo.
Pochi anni fa si è iniziato il restauro del palazzo duecentesco del Podestà, ed è stato condotto dallo Zucchini con dottrina e con amore, ma anche con quella ricerca di effetto scenografico, specialmente nello scalone e nella merlatura, con quella tendenza alla unità dello stile che hanno caratterizzato i restauri emiliani della fine dello scorse secolo e dell’inizio dell’attuale, quasi a continuare la tendenza del Viollet le Duc. Ripristinata la fronte verso la piazza, a cui i due ordini del portico si erano sovrapposti, sicchè le quadrifore occhieggiavano tra gli intercolumni ed i merli si affacciavano sulla cornice di coronamento, è cominciata la battaglia tra il palazzo del Podestà e la piazza, tra il monumento e l’ambiente.
Ambedue i contendenti presentavano ragioni non prive di valore. A favore della liberazione del palazzo erano gli stessi argomenti che avevano mosso l’opera del ripristino; e vi si aggiungevano altri non lievi relativi alla scadenza di stabilità del secondo ordine del portico, avente la trabeazione in legno ormai fradicio, ed anche allo scarso valore di taluni suoi elementi architettonici completamente rifatti una cinquantina d’anni fa. Per la conservazione del portico militavano invece le ragioni urbanistiche: il carattere della città, il sentimento del rispetto per tutte le sovrapposizioni d’arte, da cui viene alle città italiane il mirabile aspetto vivo invece della imbalsamazione restauratrice, l’armonica linea della piazza, basata sulla simmetria e sui giusti rapporti di spazi, di contro al qual tema il tipo di un capitello o di una sagoma assumono ben scarsa importanza.
Dopo molte vicende le prime ragioni hanno prevalso ed il palazzo del Podestà ha trionfato. Dei due portici sovrapposti è rimasto in parte l’inferiore, ma il superiore è stato demolito in corrispondenza della facciata medioevale in modo da farne vedere in pieno la parte alta. Ed il risultato è stato disastroso.
Chi ha visitato in un tempo recente Faenza dopo l’esecuzione di tali lavori, ha dovuto, pur se dapprima aveva potuto propendere per la soluzione del «moderno Medio Evo», riconoscere che lo squilibrio risultante dalla distruzione, per cui dei due portici affrontati uno manca in parte, ha alterato un bel quadro senza darcene uno nuovo. Le ragioni urbanistiche si sono sperimentalmente dimostrate le più forti proprio nel momento in cui hanno subito una disfatta!
Non v’è ora che da riconoscere onestamente l’errore senza i puntigli dei precedenti pareri e senza che la questione tipicamente artistica degeneri nelle passioni locali. Ricostruire il loggiato abbattuto riportando al lor posto le colonne dismesse e disponendo una semplicissima, schematica trabeazione, non deve essere difficile impresa: e sarà agevolmente escogitabile un qualche espediente che senza richiudere le pulitore del palazzo, le lasci sotto la protezione del rinnovato tetto della loggia. Forse anche si potrà ricostruire, come sembra abbiano teste proposto lo Zucchini ed il Cirilli, la loggia stessa a giorno, senza cioè la copertura del tetto, simile ad una pergola, in modo da segnare la linea senza addossarsi all’edificio e non vi sarà nulla di male se rose e glicine si intrecceranno alle colonne ed alla trabeazione. E la piazza Vittorio Emanuele ritornerà veramente la piazza Maggiore.

MILANO. - Prima ancora della redazione di un organico piano regolatore (che ora è nello stadio di elaborazione e di esame da parte delle autorità tutorie) si è creduto di procedere tumultuariamente alla copertura del Naviglio ed alla sua trasformazione in strada anulare, ed il lavoro è stato rapidissimamente compiuto per evitare le “noie” dei difensori dei monumenti.
Era invero il Naviglio di Milano un grande monumento, di altissimo interesse per varie ragioni: per il ricordo e la testimonianza che recava del genio di Leonardo nella sistematica applicazione delle conche, per il tracciato caratteristico nella storia topografica della città, per la bellezza dei giardini che vi si affacciavano recando nell’interno dell’abitato una ridente nota paesistica.
Tutto questo a nulla ha valso ed il Naviglio è stato sacrificato alle esigenze della pratica utilità. Ma purtroppo erano anche queste esigenze male intese e mal valutate; ed il risultato si è che la copertura eseguita non ha servito a nulla. La nuova via anulare del Naviglio è ora quasi per tutto deserta, ed infatti il nuovo piano regolatore non la considera e non se ne vale quasi affatto, sostituendovi un anello più ristretto di diametro e di sezione stradale assai maggiore.
Per poco che avesse prevalso una competenza urbanistica basata non sull’empirismo retorico ma sulla ragione e sull’esperienza, questo risultato poteva invero prevedersi. La soluzione edilizia dell’anello, del Ring di Vienna, di Norimberga, di Colonia, è veramente efficace a canalizzare il movimento cittadino sgombrando il centro dalla congestione solo quando vi convergono queste condizioni: che il diametro non sia troppo grande e che invece sia assai larga la via in modo che il percorso periferico sia veramente facilitato; che manchino o siano assai ristrette le interne vie radiali di attraversamento del nucleo interno: che infine l’anello possa essere una arteria viva, ove si schierino i pubblici edifici, i magazzini, i negozi, ed il traffico abbia pertanto o ragione diretta o attrazione per incanalarvisi. Nessuna di queste condizioni ricorrono per la via del Naviglio di Milano, che al più potrà, se si stabilirà una vera disciplina della viabilità, essere utilizzata pel traffico pesante di carri e di camion. Per ora non serve neanche a questo, ed il sacrificio del monumento appare inutile in modo assoluto.
Possa almeno servire ad ammaestrare che il metter le mani sulle testimonianze di arte, di storia, di civiltà è in Italia cosa di responsabilità gravissima, che va maturatamente vagliata, e va massa in confronto non con una impressione subitanea, ma con una ben dimostrata necessità.
G. G.

SINDACATO NAZIONALE ARCHITETTI

PAGINE DI VITA SINDACALE


AZIONE SINDACALE.

TORINO. - II Sindacato Nazionale Architetti del Piemonte è intervenuto con una protesta, appoggiata ripetutamente anche dalla Segretaria Nazionale presso il Podestà di Alessandria, per ottenere la rappresentanza nel concorso per il monumento ai Caduti. Si è anche interessato presso le autorità comunali e governative di Aosta in merito alla proroga concessa per il concorso bandito da quella città per progetto di case rurali, ottenendo chiarimenti soddisfacenti e assicurazioni di nomina del rappresentante sindacale nella giuria.
Lo stesso Sindacato sta finalmente svolgendo un’azione energica e nello stesso tempo assai dignitosa nei riguardi dell’intervento nei lavori edilizi cittadini di noti professionisti ed artisti estranei alla famiglia del Sindacato locale.

NAPOLI. - Analogo movimento avverso ad incarichi toppo frequentemente dati a professionisti estranei al Sindacato locale è stato anche in iniziato dal Sindacato di Napoli. Per intervento del Segretario Nazionale sono state date in proposito ampie assicurazioni ritenute soddisfacenti.

MESSINA. - È stata nominata la Giuria per il concorso della palazzata di Messina, Giuria nella quale sono inclusi i due rappresentanti ufficiali del Sindacato Architetti e del Sindacato Ingegneri, On.li Calza-Bini e Del Bufalo, oltre a S. E. Ugo Ojetti e ai Professori Fichera e Roberto Papini.

VENEZIA. - Per iniziativa dell’Arch. Torres si è da tempo costituito un groppo di Architetti Urbanisti che per primo è stato riconosciuto dall’Istituto Nazionale di Urbanistica che ha sede in Roma.
L’Arch. Torres ed i suoi collaboratori hanno concretato la prima parte del loro lavoro in un diligente studio di parziale piano regolatore della città di Venezia.
Successivamente coll’intervento del Sindacato Ingegneri sotto gli auspici dell’Ispettore Regionale dei Sindacali Professionisti Prof. Pelli e dell’On.le Fantucci, si è tenuta un’assemblea di studiosi di Urbanistica tendente a costituire un unico centro di studi di urbanistica in quella città.

PIANO REGOLATORE DI ROMA.

Il giorno 24 gennaio u. s. S. E. il Capo del Governo assistendo ad una seduta straordinaria della commissione per il piano regolatore dì Roma, si è compiaciuto dare la sua approvazione all’opera compiuta, autorizzando la pubblicazione della relazione ufficiale magistralmente stesa dall’Arch. Marcello Piacentini, accademico d’Italia, che col Prof. Gustavo Giovannoni è stato magna pars nella compilazione del progetto, a cui, come è noto, hanno dato opera attiva e geniale anche gli Architetti Brasini e Bazzani, accademici d’Italia, e l’On. Calza-Bini, Segretario Nazionale del nostro Sindacato.
La rivista pubblicherà a suo tempo lo studio dettagliato del piano regolatore compilato dalla commissione, piano che sembra incontrare la generale approvazione dopo quella ambitissima di Benito Mussolini nel cui nome, per volontà del Governatore di Roma Principe Boncompagni Ludovisi, si è compiuto il ponderoso lavoro.
Queste cronache vogliono solo ricordare a titolo d’onore che, dei dieci membri della commissione ben cinque erano Architetti iscritti al nostro Sindacalo.


ASSEMBLEE SINDACALI

FIRENZE. – Il giorno 15 dicembre u. s. ha avuto luogo a Firenze l’Assemblea del Sindacato per la elezione del Segretario Regionale e del nuovo Direttorio. L’Assemblea è stata presieduta dal Segretario Nazionale On.le Calza-Bini, che assai festeggiato dai presenti ha accenato al program a di azione riservato ai Sindacati secondo le direttive del Regime.
Il Segretario Regionale on.le Gr. Uff. Cerpi, rivolto il saluto all’On.le Calza Bini e al Dott. Paresce, Ispettore Regionale della Confederazione, ha svolto la relazione morale della gestione 1930 e ha aperto la discussione.
Ha parlato quindi l’Arch. Prof. Brizzi per affermare la concordia degli Architetti fiorentini e la loro riconoscenza per l’opera svolta dal Segretario Nazionale e da tutte le gerarchie superiori.
Procedutosi alle elezioni per scheda segreta è stato confermato a Segretario Regionale l’Arch. Carpi ed eletto il nuovo Direttorio.

TRENTO. - Sotto la presidenza del Segretario Nazionale On.le Calza-Bini si è tenuta a Trento, il giorno 25 gennaio l’Asemblea per la elezione del Segretario Regionale e del Direttorio; all’Assemblea hanno Partecipato il Presidente del Comitato dei Sindacati Professionisti e Artisti e il Vice Segretario Federale del Partito che a nome della Federazione ha rivolto un saluto agli intervenuti.
La seduta si e aperta con un applaudito discorso del Segretario Nazionale e dalla relazione dell’opera finora svolta che il Segretario Regionale ha largamente illustrato.
L’Assemblea, dopo aver approvato la tariffa professionale proposta dalla Segreteria Nazionale, ha chiuso i suoi lavori riconfermando in carica l’Arch. Ronconi ed eleggendo il nuovo Direttorio.

CONCORSI


CITTA DI FIRENZE
PRIMAVERA 1931 (IX)

MOSTRA DEL GIARDINO ITALIANO
PALAZZO VECCHIO

BANDO DI CONCORSO.

I. – Nell’occasione della Mostra del Giardino Italiano è aperto un Concorso pel progetto di un giardino pubblico di carattere moderno e tipicamente italiano nelle misure e colle norme specificate nei seguenti articoli.

II.- Al concorso potranno partecipare gli Architetti Italiani iscritti negli Albi del Sindacato e gli Studenti iscritti al secondo periodo triennale delle R. Scuole di Architettura.

III. - II giardino dovrà essere compreso in un’area rettangolare di Ml. 200 per Ml. 300; e avrà una fronte di M. 200 prospettante su un largo viale di circonvallazione, mentre gli altri lati confineranno con giardini ed orti di proprietà privata.
Si assume che il viale di circonvallazione su cui prospetta il giardino sia ad un livello inferiore di M. 10 a quello della parte posteriore del giardino stesso.
Si assume pure che nella parte più alta esista una sorgente o una presa abbondante di acqua, la quale potrà essere usata come elemento decorativo.
Il raccordo fra il livello inferiore e quello superiore potrà ottenersi anche a riprese successive, con terrazze, scalee, ecc.
Nel progetto potrà essere incluso qualche padiglione per la musica, per servizi di caffè e per altre destinazioni.

IV. - Il progetto comprenderà:

a) una pianta geometrica nella scala di 1:200;

b) una veduta dell’insieme, a colori, in proiezione assonometrica, nello stesso formato della pianta;

c) i disegni dei principali particolari decorativi in scala non minore di 1:20.

Tutti questi disegni dovranno essere montati su telai di legno e presentati in modo decoroso.

V. - Ogni progetto sarà firmato e accompagnato da una scheda contenente le generalità anagrafiche e professionali di ciascun autore.

VI. - Il Comitato per la Mostra del Giardino Italiano, assegna un premio di L. 8000 al progetto che potrà essere dichiarato meritevole da una Commisione che sarà nominata dal Comitato.
Il progetto premiato potrà dal Comitato esser riprodotto in un plastico da esporre alla Mostra; nè l'autore avrà diritto di vietarne la riproduzione.
Egli potrà però, senza alcun compenso supplettivo, subordinatamente a criteri del Comitato, prender parte all’esecuzione del plastico suddetto.

VII. - Fra i progetti presentati al Concorso, la Commissione Giudicatrice proporrà al Comitato quelli che dovranno essere esposti in Palazzo Vecchio alla Mostra del Giardino Italiano.
Tali progetti non potranno essere ritirati dagli autori che dopo la chiusura della Mostra medesima.

VIII. - Le deliberazioni del Comitato, sentito il responso della Commissione Giudicatrice, sono definitive e insindacabili.
I concorrenti, col fatto stesso di partecipare alla gara, fanno piena sottomissione alle norme del presente Bando di Concorso e alle deliberazioni del Comitato.

IX. - I progetti saranno recapitati franchi di spesa al Comitato per la Mostra del Giardino Italiano in Palazzo Vecchio a Firenze entro le ore 18 del 28 Febbraio 1931.

X. - I progetti saranno ritirati entro due mesi dalla chiusura della Mostra. Passato questo termine, non sarà riconosciuto agli autori il diritto alla restituzione.

XI. - II Comitato non assume nessuna responsabilità per danni eventuali.

Il Podestà di Firenze
Presidente del Comitato Generale
GIUSEPPE DELLA GHERARDESCA

Il Presidente
della Commissione Esecutiva
UGO OJETTI

CITTÀ DI FIRENZE
PRIMAVERA 1931 (IX)

MOSTRA DEL GIARDINO ITALIANO
PALAZZO VECCHIO

BANDO DI CONCORSO.

I. – Nell’occasione della Mostra del Giardino Italiano è aperto un Concorso pel progetto di un giardinetto, di carattere moderno e tipicamente italiano, annesso ad un villino di città, nelle misure e con le norme specificate nei seguenti articoli:

II. - Al concorso potranno parecipare gli architetti italiani, iscritti agli Albi del Sindacato, e gli studenti iscritti al secondo periodo triennale delle R. Scuole di Architettura.

III. - Il giardino dovrà essere compreso in un un’area rettangolare di Ml. 20 per Ml. 30 e avrà una fronte di Ml. 20 sulla pubblica via, mentre gli altri lati confineranno con proprietà private.
La posizione dal villino sarà determinata dal concorrente con piena libertà di poggiarsi in parte sui muri perimetrali dell’area stessa.
La fronte del villino che prospetta il giardino non potrà essere più larga di Ml. 14, e dovrà essere studiata in modo da formare il caposaldo della decorazione del giardino. In questa decorazione potrà aver parte anche l’acqua zampillante, cadente o ferma.

IV. - II progetto comprenderà:

a) una pianta geometrica nella scala di 1 a 50;

b) una veduta dell’insieme, a colori, in proiezione assonometrica nello stesso formato della pianta;

c) i disegni dei principali particolari decorativi in scala non minore di 1:20.

Tutti questi disegni dovranno essere montati su telai di legno e presentati in modo decoroso.

V. - Ogni progetto sarà firmato e accompagnato da scheda contenente le generalità anagrafiche e professionali di ciascun autore.

VI. - Il Comitato per la Mostra del Giardino assegna un premio di L. 3000 al progetto che potrà essere dichiarato meritevole da una Commissione che sarà nominata dal Comitato.
Il progetto premiato potrà dal Comitato esser riprodotto in un plastico da esporre alla Mostra; né l’autore avrà diritto di vietarne la riproduzione.
Egli potrà però, senza alcun compenso supplettivo, e subordinatamente ai criteri del Comitato, prender parte all’esecuzione del plastico suddetto.

VII. - Fra i progetti presentati al concorso, la Commissione Giudicatrice proporrà al Comitato quelli che dovranno essere esposti in Palazzo Vecchio alla Mostra del Giardino Italiano.
Tali progetti non potranno essere ritirati dagli autori che dopo la chiusura della Mostra medesima.

VIII. - Le deliberazioni del Comitato, sentito il responso della Commissione Giudicatrice, sono definitive e insindacabili.
I Concorrenti, col fatto stesso di partecipare alla Gara, fanno piena sottomissione alle norme del presente bando di concorso e alle deliberazioni del Comitato.
I progetti saranno recapitati franchi di spesa al Comitato per la Mostra del Giardino Italiano in Palazzo Vecchio a Firenze entro le ore 18 del 28 Febbraio 1931.

X. - I progetti saranno ritirati entro due mesi dalla chiusura della Mostra. Passato questo termine, non sarà riconosciuto agli autori il diritto alla restituzione.

XI. - Il Comitato non assume nessuna responsabilità per danni eventuali.

II Podestà di Firenze
Presidente del Comitato Generale
GIUSEPPE DELLA GHERARDESCA

Il Presidente
della Commissione Esecutiva
UGO OJETTI


UN CONCORSO PER UN PIANO REGOLATORE
DI GENOVA-STURLA.

Il Podestà di Genova, bandisce un concorso fra ingegneri ed architetti italiani per un progetto di massima di piano regolatore della zona compresa fra il torrente Sturla e il limite estremo a levante della zona litoranea della Grande Genova, fino al confine di Bogliasco.
Il progetto dovrà tenere in particolare considerazione.

a) la natura e la intensità dei diversi mezzi di traffico;

b) le necessità dei pubblici servizi.

Fra i principali obbiettivi il progetto dovrà contemplare:

a) la predisposizione di un strada a monte per le comunicazioni dirette e per alleggerire il traffico della linea esistente;

b) lo studio dei piani regolatori separati delle diverse zone e dei diversi nuclei abitati che eventualmente dovessero formarsi

c) la conservazione delle più espressive note caratteristiche ambientali;

d) la conseguente conservazione delle scogliere, dei parchi e degli spazi verdi per la creazione di Quartieri Giardino.

Il Comune di Genova fornirà a richiesta i necessari documenti che verranno rilasciati previo deposito di L. 100. Il deposito verrà restituito all’atto della presentazione del progetto, contro produzione della ricevuta giustificativa del deposito stesso.
I progetti dovranno essere presentati entro il 30 giugno 1931 alla Segreteria del Comune il quale ne rilascierà regolare ricevuta.
I progetti in tutto o in parte presentati dopo tale termine saranno esclusi dal concorso.
Sarà istituita a suo tempo una Giuria nominata dal Podestà.
Essa aggiudicherà un primo premio di L. 30.000; un secondo di L. 15.000 e un terzo di 10.000.
La relazione della Commissione esaminatrice dovrà dichiarare se e quali, in numero però non superiore a tre, fra i progetti esaminati, meritino che i loro autori vengano ammessi al rimborso spese.
A tali progetti classificati subito dopo i tre premiati nella graduatoria di merito dalla Commissione esaminatrice, verrà ad ultimazione definitiva del concorso, assegnato un rimborso di spese nella misura fin d'ore fissa ed individuale di L. 5000 per ciascuno dei progetti presentati, esclusa qualsiasi eccezione.
Tanto i progetti premiati quanto quelli ammessi al rimborso spese, diventeranno di assoluta proprietà del Comune.
I progetti non premiati e quelli non ammessi al rimborso spese di cui sopra, resteramo invece di assoluta proprietà dei loro autori.


UN CONCORSO NAZIONALE
PER UN NUOVO PONTE A VENEZIA.

La Classe di arti delle R. Accademia d’Italia si è riunita sotto la presidenza di S. E. Sartorio, segretario S. E. Piacentini. Nella seduta la Classe ha definitivamente trattato il Problema tecnico ed artistico della sostituzione di un nuovo all’attuale vecchio ponte in ferro sul Canal Grande, alla stazione della ferrovia a Venezia ed ha esaminato i termini sostanziali e formali di un concorso nazionale per un progetto del nuovo ponte. È stato deciso di dotare il concorso di un notevole premio.

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