IL CONCORSO PER LE PORTE DEL DUOMO D’ORVIETO
Or sono due anni, com’è ben noto, era stato bandito, in
occasione del VI centenario della morte di Lorenzo Maitani, un concorso
per le porte in bronzo del Duomo d’Orvieto.
Il concorso, a cui erano stati invitati singolarmente pochi artisti,
era andato quasi deserto: infatti due soli s’eran presentati,
il Viligiardi di Siena e il Biagini di Roma.
Il Viligiardi aveva fatta opera non priva di pregi di dettaglio, ma,
a parere della Commissione Giudicatrice, manchevole e non adeguata nel
suo insieme. Il Biagini, preso da passione pel tema quanto mai seducente
ed adatto al suo fecondo estro, aveva lavorato ardentemente, presentando
quattro progetti, due dei quali rispondenti alle norme del bando prescriventi
porte di carattere puramente architettonico ed ornamentale, e due “fuori
concorso” con formelle figurate. È anche noto come la commissione,
valutando le composizioni del Biagini ben superiori a quelle dal suo
competitore, giudicasse le due ornamentali ricche di doti non comuni
di gusto e di senso decorativo, ma poco felici come adattamento all’architettura
del Duomo, sia per la Loro linea d’insieme, sia per i motivi particolari
ispirati prevalentemente all’arte romanica: ed esprimesse d’altra
parte il parere che nelle due soluzioni figurate il Biagini avesse dato
tutta la misura del suo forte ingegno abbandonandosi più liberamente
alla sua foga inventiva, pure inquadrando le figurazioni in un rigoroso
schema stilistico, concludendo che sebbene potesse apparire ben arduo
ammettere composizioni figurate nelle porte del Duomo in causa dell’immediata
vicínanza dei pilastri ístoríatí da Lorenzo
Maítaní, tuttavia le composizioni del Bigini avevano un
carattere architettonico e decorativo unito ad una grande vivezza di
rappresentazione che confermava il più lusinghiero giudizio sulle
possibilità dell’arte italiana contemporanea in generale
e del Biagini in particolare.
Giudizio dunque estremamente favorevole all’artista romano, per
di più condiviso all’unanimità, da quanti, artisti,
critici e pubblico ebbero a vedere l’esposizione dei progetti;
giudizio in base al quale tutti avrebbero desiderato che, superando
la difficoltà derivante dalla formula restrittiva convenuta nel
bando, circa il carattere puramente architettonico-decorativo del progetto
e trascurando alcune deficienze formali relative alla presentazione
degli elaborati (tra l’altro il Biagini aveva firmato il lavoro
anzichè sottoscriverlo colla sigla prescritta), si fosse potuto
dare al Biagini il ben meritato premio e la commissione dell’opera,
sia pure con le dovute modifiche.
Invece, la commissione esaminatrice, presieduta da S. E. Roberto Paribeni,
ritenendo che nessuno dei progetti presentati potesse essere adatto
per l’esecuzione definitiva, constatata d’altra parte la
non piena rispondenza del progetto e della sua presentazione alle norme
del bando, annullò il concorso facendo voti perchè ne
fosse fatto un’altro aperto a tutti gli artisti italiani, con
maggior libertà di tema.
È ancora vivo il ricordo di molte lagnanze elevate contro tale
verdetto da critici di valore e dall’opinione pubblica, pressochè
unanime nel ritenere che il Biagini sarebbe stato ben degno di essere
senz’altro dichiarato vincitore.
Il concorso fu invece ribandito nel 1930, estendendolo a tutti gli artisti
italiani, e fu giudicato nel dicembre scorso. Le condizioni espresse
dal nuovo bando eran rimaste pressochè inalterate, solo attenuate
nella rigida limitazione espressa circa il carattere prettamente architettonico-decorativo
delle porte.
Si richiedevano ai concorrenti i seguenti elaborati:
1). Un bozzetto d’insieme delle due porte nella scala di 1:40.
(Dimensione della porta centrale m. 7.15X3.81, delle laterali m. 4.42X2.13);
2). I bozzetti in disegno di ciascuna porta nella scala di 1:10;
3). Almeno due particolari in disegno nella scala di 1:5;
4). Un bozzetto di gesso a grandezza naturale di un dettaglio;
5). La relazione illustrativa.
La commissione giudicatrice risultò così composta:
Comm. Luigi Pietrangeli, presidente dell’Opera del Duomo di Orvieto.
- Il podestà di Orvieto, Comm. Monaldo Brizi. - Il R. Sopraintendente
dell’Arte Medioevale e Moderna per l’Umbria, Comm. Achille
Bertini Calosso. - S. E. Ugo Ojetti. - S. E. Adolfo Wildt. – S.
E. Marcello Piacentini. - Prof. Lodovico Pogliaghi. - Prof. Ugo Antonelli,
segretario.
Dopo l’esame dei 24 progetti presentati al concorso, la commissione
fermò la propria attenzione su tre, redatti rispettivamente dall’Architetto
Fernando Biscaccianti di Bologna, dal prof. Natale Lecci di Firenze,
dai proff. Leone Lodi e Agnol Domenico Pica di Milano, oltre che sui
quattro progetti del Biagini, ripresentati tali e quali al giudizio.
Anche questa commissione riconobbe nel progetti Biagini pregi d’arte
di gran lunga superiori a quelli offerti dagli altri: ma avendo dovuto
constatare che nessuno di essi avrebbe potuto essere così com’era,
accettato per l’esecuzíone, e di più che nessuno
d’essi era stato presentato in conformità alle tassative
norme del bando, dichiarò nullo anche questo secondo concorso.
Così al Biagini è venuto a mancare, per la seconda volta
l’ambito successo: per ragioni che si spiegano e giustificano
pienamente, ma che forse non tengono conto sufficiente di essenziali
coefficienti, i quali militano in favore dell’artista romano.
I due progetti fuori concorso infatti (di cui illustriamo qui soltanto
le tavole riferentisi alla porta centrale) mentre per l’architettura
degli scomparti sono consoni in modo rigoroso alla tradizione italiana
ed alla maniera dell’epoca, pel dettaglio plastico delle sagome,
e più per la composizione dei pannelli, sono svolti con tale
piena e personale modernità, con senso religioso così
diretto ed intimo, con uno stile ricco e pur semplice quasi arcaico
del tutto adeguato al tema, con un potere di composizione felice ed
una tanto suadente e facile bravura plastica da formare un insieme così
sinteticamente e spontaneamente tradizionale e pur attuale, da recarci
incondizionato piacere.
In vero i lavori degli altri tre concorrenti segnalati, che qui presentiamo,
non reggono al confronto.
Speriamo dunque che l’esito di questo secondo concorso valga a
far si che la Direzione Generale delle Belli Arti affidi definitivamente
al Biagini, con le modifiche che si riterranno opportune, il grave e
appassionante compito di dotare delle sue porte di bronzo l’insigne
e caro monumento.
N. D. R.