FASCICOLO IX - MAGGIO 1931
N.D.R. : Il concorso per le Porte del Duomo d'Orvieto, con 15 illustrazioni

IL CONCORSO PER LE PORTE DEL DUOMO D’ORVIETO

Or sono due anni, com’è ben noto, era stato bandito, in occasione del VI centenario della morte di Lorenzo Maitani, un concorso per le porte in bronzo del Duomo d’Orvieto.
Il concorso, a cui erano stati invitati singolarmente pochi artisti, era andato quasi deserto: infatti due soli s’eran presentati, il Viligiardi di Siena e il Biagini di Roma.
Il Viligiardi aveva fatta opera non priva di pregi di dettaglio, ma, a parere della Commissione Giudicatrice, manchevole e non adeguata nel suo insieme. Il Biagini, preso da passione pel tema quanto mai seducente ed adatto al suo fecondo estro, aveva lavorato ardentemente, presentando quattro progetti, due dei quali rispondenti alle norme del bando prescriventi porte di carattere puramente architettonico ed ornamentale, e due “fuori concorso” con formelle figurate. È anche noto come la commissione, valutando le composizioni del Biagini ben superiori a quelle dal suo competitore, giudicasse le due ornamentali ricche di doti non comuni di gusto e di senso decorativo, ma poco felici come adattamento all’architettura del Duomo, sia per la Loro linea d’insieme, sia per i motivi particolari ispirati prevalentemente all’arte romanica: ed esprimesse d’altra parte il parere che nelle due soluzioni figurate il Biagini avesse dato tutta la misura del suo forte ingegno abbandonandosi più liberamente alla sua foga inventiva, pure inquadrando le figurazioni in un rigoroso schema stilistico, concludendo che sebbene potesse apparire ben arduo ammettere composizioni figurate nelle porte del Duomo in causa dell’immediata vicínanza dei pilastri ístoríatí da Lorenzo Maítaní, tuttavia le composizioni del Bigini avevano un carattere architettonico e decorativo unito ad una grande vivezza di rappresentazione che confermava il più lusinghiero giudizio sulle possibilità dell’arte italiana contemporanea in generale e del Biagini in particolare.
Giudizio dunque estremamente favorevole all’artista romano, per di più condiviso all’unanimità, da quanti, artisti, critici e pubblico ebbero a vedere l’esposizione dei progetti; giudizio in base al quale tutti avrebbero desiderato che, superando la difficoltà derivante dalla formula restrittiva convenuta nel bando, circa il carattere puramente architettonico-decorativo del progetto e trascurando alcune deficienze formali relative alla presentazione degli elaborati (tra l’altro il Biagini aveva firmato il lavoro anzichè sottoscriverlo colla sigla prescritta), si fosse potuto dare al Biagini il ben meritato premio e la commissione dell’opera, sia pure con le dovute modifiche.
Invece, la commissione esaminatrice, presieduta da S. E. Roberto Paribeni, ritenendo che nessuno dei progetti presentati potesse essere adatto per l’esecuzione definitiva, constatata d’altra parte la non piena rispondenza del progetto e della sua presentazione alle norme del bando, annullò il concorso facendo voti perchè ne fosse fatto un’altro aperto a tutti gli artisti italiani, con maggior libertà di tema.
È ancora vivo il ricordo di molte lagnanze elevate contro tale verdetto da critici di valore e dall’opinione pubblica, pressochè unanime nel ritenere che il Biagini sarebbe stato ben degno di essere senz’altro dichiarato vincitore.
Il concorso fu invece ribandito nel 1930, estendendolo a tutti gli artisti italiani, e fu giudicato nel dicembre scorso. Le condizioni espresse dal nuovo bando eran rimaste pressochè inalterate, solo attenuate nella rigida limitazione espressa circa il carattere prettamente architettonico-decorativo delle porte.
Si richiedevano ai concorrenti i seguenti elaborati:

1). Un bozzetto d’insieme delle due porte nella scala di 1:40. (Dimensione della porta centrale m. 7.15X3.81, delle laterali m. 4.42X2.13);
2). I bozzetti in disegno di ciascuna porta nella scala di 1:10;
3). Almeno due particolari in disegno nella scala di 1:5;
4). Un bozzetto di gesso a grandezza naturale di un dettaglio;
5). La relazione illustrativa.

La commissione giudicatrice risultò così composta:

Comm. Luigi Pietrangeli, presidente dell’Opera del Duomo di Orvieto. - Il podestà di Orvieto, Comm. Monaldo Brizi. - Il R. Sopraintendente dell’Arte Medioevale e Moderna per l’Umbria, Comm. Achille Bertini Calosso. - S. E. Ugo Ojetti. - S. E. Adolfo Wildt. – S. E. Marcello Piacentini. - Prof. Lodovico Pogliaghi. - Prof. Ugo Antonelli, segretario.

Dopo l’esame dei 24 progetti presentati al concorso, la commissione fermò la propria attenzione su tre, redatti rispettivamente dall’Architetto Fernando Biscaccianti di Bologna, dal prof. Natale Lecci di Firenze, dai proff. Leone Lodi e Agnol Domenico Pica di Milano, oltre che sui quattro progetti del Biagini, ripresentati tali e quali al giudizio.
Anche questa commissione riconobbe nel progetti Biagini pregi d’arte di gran lunga superiori a quelli offerti dagli altri: ma avendo dovuto constatare che nessuno di essi avrebbe potuto essere così com’era, accettato per l’esecuzíone, e di più che nessuno d’essi era stato presentato in conformità alle tassative norme del bando, dichiarò nullo anche questo secondo concorso.
Così al Biagini è venuto a mancare, per la seconda volta l’ambito successo: per ragioni che si spiegano e giustificano pienamente, ma che forse non tengono conto sufficiente di essenziali coefficienti, i quali militano in favore dell’artista romano.
I due progetti fuori concorso infatti (di cui illustriamo qui soltanto le tavole riferentisi alla porta centrale) mentre per l’architettura degli scomparti sono consoni in modo rigoroso alla tradizione italiana ed alla maniera dell’epoca, pel dettaglio plastico delle sagome, e più per la composizione dei pannelli, sono svolti con tale piena e personale modernità, con senso religioso così diretto ed intimo, con uno stile ricco e pur semplice quasi arcaico del tutto adeguato al tema, con un potere di composizione felice ed una tanto suadente e facile bravura plastica da formare un insieme così sinteticamente e spontaneamente tradizionale e pur attuale, da recarci incondizionato piacere.
In vero i lavori degli altri tre concorrenti segnalati, che qui presentiamo, non reggono al confronto.
Speriamo dunque che l’esito di questo secondo concorso valga a far si che la Direzione Generale delle Belli Arti affidi definitivamente al Biagini, con le modifiche che si riterranno opportune, il grave e appassionante compito di dotare delle sue porte di bronzo l’insigne e caro monumento.

N. D. R.

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