FASCICOLO XII - AGOSTO 1930
UGO NEBBIA: Una dimora di caccia e pesca nell'isoletta di Valle Zappa nella Laguna di Venezia (arch. Duilio Torres),con 8 illustrazioni
La storia di questo singolare gruppo di costruzioni, da poco venute ad animate quel suggestivo, ma pressochè ignorato paesaggio della Laguna veneta, verso la terraferma, costituito dalle cosiddette valli - ricche di pesce e selvaggina, non meno che di serenità e di silenzio pieno di fascino - è condensata nella semplice ed eloquente iscrizione sulla facciata dell’edificio principale: “Anno 1925-27 - per volere di Mario Malvezzi vicentino, Duilio Torres, architetto veneziano, disegnò e costruì - nella pace lagunare, al sole, sull’acque.”
Si tratta, com’è evidente, d’una specie di piccola sistemazione urbana, la quale comprende uno di quei brevi isolotti che costituiscono come i punti fermi del vasto e luminoso panorama dell’estuario veneto, tutto frastagliato di barene e canaletti, in un orizzonte nell’apparenza senza confini, dove solo domina, a distanza di ore, qualche capanna o qualche tipico casone valligiano; e, precisamente, dell’isolotto di Valle Zappa della laguna semiviva fra Fusina e Chioggia, ad una diecina di chilometri da terraferma e ad una ventina da Venezia.
Tale sistemazione è venuta così a portare, nel caratteristico deserto d’acqua, una nota quanto mai singolare di modernità, certo ben accetta a chi può valutare alcune attrattive del luogo, specialmente nelle stagioni propizie di caccia e di pesca. Si trattava di condensare, in un brevissimo spazio, un edificio padronale abbastanza vasto e disimpegnato anche per un certo numero di ospiti, logicamente provvisto delle essenziali installazioni di modernità, con altri fabbricati per il personale valligiano, per i cacciatori secondari, i servizi vari di caccia e di pesca, depositi, darsene o cavane, chiuse od aperte, per le imbarcazioni, fra i pali delle “cogolere” (trappole o chiuse per la pesca), sotto una specie di torricciuola ad uso belvedere e di vedetta: tutto quanto, insomma, è necessario concentrare e disporre in una zona tagliata fuori da ogni comunicazione normale, allo scopo di rendere gradevole l’ambiente, senza snaturarne le caratteristiche, tenendo conto anche di periodi di qualche particolare intensità di vita.
Il compito, non certo agevole, appare risolto dall’Architetto Torres con quelle caratteristiche che da tempo lo definiscono come artista e come costruttore. Anzitutto, occorreva interpretare il gusto del fortunato proprietario della contrada, il quale, date anche certe affinità paesistiche, non nascondeva qualche sua predilezione per costruzioni di tipo olandese. Naturalmente, per l’architetto, era tema essenziale intonarsi all’ambiente attraverso qualche spunto più tradizionalmente adatto alle varie caratteristiche della zona, ed a quel ragionevole senso di modernità che non poteva mancare per definire tipicamente, nel complesso e nei particolari, questo nuovo gruppo di fabbricati di carattere valligiano.
Vedansi pertanto i risultati ottenuti dall’architetto Torres. In essi risalta, anzitutto, la tipica venezianità della sua indole, in buon accordo colla vivacità d’uno spirito di costruttore ben addentro ad ogni problema tecnico ed edilizio moderno. Stilisticamente, siamo di fronte ad una garbata soluzione di signorile rusticità, di carattere locale nei suoi elementi essenziali. Si rivelano le forme del tutto schiette della costruzione, dove l’elemento ornamentale risalta nel modo più logico attraverso i caratteri costruttivi, come attraverso le brevi note policrome dei vari fabbricati, le quali contribuiscono a quel senso di gaiezza indispensabile in un ambiente come questo di lieto ritrovo. Tutte le costruzioni, sia nelle parti in cotto, sia negli intonaci come nei legni, sono perciò policromate nel modo più resistente alla salsedine, e ravvivate da brevi spunti decorativi, a base di simboli e di qualche tipico richiamo di spirito ambientale. Il movimento dei tetti a larghi spioventi, anche per logico richiamo alle coperture dei casoni valligiani (tetti costituiti da eternit color ruggine nel fabbricato principale e da vecchi coppi in tutti i rustici e gli annessi), quello dei timpani, dei profili, dei camini, costituisce, anche nel complesso, una delle caratteristiche più favorevoli di questo gruppo di edifici. Nè meno fortunata appare la sistemazione interna: vale a dire, le installazioni, particolarmente del fabbricato principale, per quanto riguarda i servizi, l’arredamento ed il mobilio, Questo risente del pari d’un certo spirito veneziano, specialmente attraverso forme e laccature di tipo semi-rustico che vivamente spiccano sui toni chiari degli ambienti, intonandosi coi lampadari, pure di legno vivacemente laccato, coi sopramobili e colle ceramiche decorative o d’uso, che intervengono colla loro nota ad accentuare il carattere degli interni. Nel complesso, il resultato appare degno di essere messo in particolare evidenza, anche perchè l’originalità del tema rivela spunti degni di attenzione, sia sotto il riguardo estetico, sia sotto quello tecnico.
UGO NEBBIA

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