FASCICOLO VIII - APRILE 1930
R. MOROZZO DELLA ROCCA: Particolari ed attrezzatura delle Biblioteche moderne, con 34 illustrazioni
Con la breve rassegna di biblioteche moderne pubblicata su questa Rivista (1) posi in evidenza come la costruzione di questi edifici sia stata ispirata a due forme diverse: la forma accentrata o generale, usata dove le grandi biblioteche abbiano carattere di archivio ma insieme di una certa popolarità e vengano concesse ad un uso assai lato e non controllabile senza un’immediata sorveglianza; e la forma decentrata, o specializzata, prescelta dove le biblioteche maggiori, alleviate dai frequentatori più superficiali, col sussidio delle filiali popolari, abbiano l’aspetto di ampi circoli di coltura.
Dirò ora con quali mezzi siano stati attuati questi due programmi, riassumendo in breve quanto di comune è realizzato in molti edifici e procederò dalla descrizione degli elementi per giungere allo studio degli organismi interi.

MAGAZZINI DELLE BIBLIOTECHE ACCENTRATE.

Dello scaffale.

Le illustrazioni riportate riproducono gli scaffali più moderni e più in uso, sia per l’arredamento delle sale di lettura (figure 1-2-3) che per l’attrezzamento dei depositi di libri (figg. 4-5).
Le intelaiature sono sempre in ferro od acciaio ed i ripiani in lamiera di ferro rivestita di linoleum, di alluminio o di eternit; l’ardesia ed i rivestimenti di cuoio sono in disuso, ed il legno è usato soltanto per ragioni decorative. I ripiani sono sovente foggiati a mezza cassetta, e possono essere sganciati dalla intelaiatura. L’interasse minimo fra gli scaffali è di m. 1,65 con corsie di m. 1,05 e scaffali doppi di m. 0,60, Per i volumi di maggior formato si usano scaffali più grandi e più distanziati, e, se non è possibile mutare gli interassi, scaffali semplici, profondi fino a m. 0,55 mentre allora si lascia alle corsie una larghezza di m. 1,10.

Della cellula elementare di un deposito di libri.

La cellula elementare di un moderno deposito di libri (figg. 6-7) è costituita da una stanza o da una galleria di poca altezza, m. 2,20 circa, quanto permette cioè di maneggiare agevolmente i libri ad ogni ripiano, larga non più di una diecina di metri, per concedere alla luce di penetrare in sufficienza se si vuole che l’illuminazione sia naturale ed unilaterale; larga fino a m. 15 circa se l’illuminazione può essere bilaterale. I pavimenti sono di marmo, maiolica o pasta vitrea, bianchissimi, per riflettere verso l’alto la luce, e diradare le tenebre che si addensano negli spigoli fra scaffali e soffitto: essi riescono però un pò abbaglianti. Le griglie metalliche, rumorose e generatrici di correnti ascensionali d’aria, non sono più usate; si preferiscono invece forti piastrelle di vetro, e questo non perchè la luce proveniente dall’alto possa giungere fino in base all’edificio attraverso a molti ripiani vitrei ed a una selva di scaffalature, ma perchè il flusso luminoso che circola fra piano e piano possa, penetrando dalle finestre di ciascuno, invadere gli spigoli oscuri delle corsie, e la luce proveniente dall’alto, opportunamente regolata, possa integrare e rendere più uniforme l’illuminazione laterale. Per meglio dirigere la luce verso le fronti degli scaffali sono in uso piastrelle vitree a speciale sezione divergente (fig. 8); ed altro artifizio inteso a rendere l’illuminazione più uniforme è l’uso di vetri prismatici alle finestre, che traducono i raggi incidenti in un fascio parallelo al senso della profondità dell’ambiente, specialmente usati quando la luce artificiale era ancora molto pericolosa per gli incendi.
La cellula elementare anzidescritta contiene gli scaffali allineati trasversalmente al corpo di fabbrica, ed attraversati da una corsia distesa verso il mezzo o su di un fianco secondo che il corpo di fabbrica sia molto o poco profondo ed illuminato su uno o su due lati (fig. 9). Anche se i depositi sono illuminati da sola luce artificiale è opportuno siano divisi in ambienti non troppo grandi, od almeno separati da paratie incombustibili per diminuire i danni dell’incendio; le corsie parallele non distino tra loro più di 5 o 7 metri perchè si circoli con agio fra gli scaffali. Gli scaffali formano generalmente angoli ortogonali con la corsia e con le pareti del fabbricato, raramente sono disposti a spina di pesce.
Le cellule elementari del deposito sono costruite a mò di raggiera attorno ad un nodo di raccolta di libri, per ove passano le scale ed i montacarichi, ed ove fanno capo i telefoni o la posta pneumatica ed ogni altro servizio. Per avere buona illuminazione ed aereazione, ed evitare nei cortili angoli acuti, sempre brutti, è bene che in ogni nodo non convergano più di quattro bracci di fabbricato, Nel maggior numero di esempi ne convergono due soltanto, quindi l’elemento del magazzino si semplifica ed assume pianta rettangolare con scala e montacarico al centro.
Le scale e montacarichi, benchè vicini, non debbono stare in uno stesso vano, e debbono essere immaginati in guisa da evitare ogni tromba d’aria che in un incendio diverrebbe camino di tiraggio per le fiamme; e se v’è necessità d’un pozzo di luce, sia interrotto ad ogni piano da un solido lucernario.

Dell’elemento principale di un deposito di libri.

Per la comodità dell’inserviente addetto, in ogni singolo nodo di raccolta, alla ricerca dei volumi, conviene che il monta-carico serva una zona del raggio da 20 a 30 metri, perchè questo equivale pressapoco alla fatica di salire una rampa di scale di metri 2.20, altezza normale dei magazzini.
I centri di raccolta sono dunque sovrapposti per essere congiunti dai montacarichi; ed i depositi stratificati.
Tale è la forma tipica dell’elemento principale di un deposito moderno di libri, e questi elementi vengono a loro volta disposti a croce od a raggiera od a ventaglio od a T intorno al centro di distribuzione, e sono collegati ad esso con mezzi meccanici di trasporto.

Dell’insieme del deposito di libri.

Caratteristico esempio è la biblioteca di Whashington, come fu in origine costruita, nella quale lo stesso paternoster (2) che percorre verticalmente i magazzini disposti a T intorno alla sala centrare, percorre orizzontalmente nel sotterraneo la distanza che li separa dal banco di distribuzione, e quivi risale, affiora, e riversa i volumi che ha raccolti attraverso i depositi. L’altezza di ogni elemento potrebbe essere definita, riguardo all’agevolezza del servizio, da ciò che la somma dei prodotti delle distanze orizzontali e di quelle verticali per le velocità con cui dette distanze sono rispettivamente percorse, tenuto conto dei tempi occorrenti alla ricerca dei libri ed ai trasbordi, sia quanto possibile costante per ogni elemento dell’edifizio. Questa condizione si realizza di rado, e vi si rimedia collocando nei magazzini lontani i libri poco richiesti.

Della struttura del deposito di libri.

Particolarmente caratteristica è la struttura dei grandi depositi di libri, ove le scaffalature costituiscono esse stesse la struttura portante dell’edificio, sorta insieme con le solette e fasciata da ultimo coi muri perimetrali (fig. 10).
Generalmente questi edifici sono realizzati in acciaio; qualche volta le maglie più grandi della costruzione, e cioè i pilastri portanti e le nervature delle solette, sono in cemento armato, ed è in ferro la struttura minuta degli scaffali che rimane però solidale al beton, e soltanto raramente, od in locali di adattamento, costituisce mobili indipendenti. Altre volte i muri perimetrali e le corsie maggiori hanno una struttura muraria a sè, che circonda il blocco metallico degli scaffali, come l’arnia circonda i favi di un alveare, pur rimanendo indipendenti le due costruzioni (figg. 11-12-13).

SALE DELLE BIBLIOTECHE ACCENTRATE.

Le sale di lettura di una biblioteca accentrata non soggiacciono ad alcuna speciale esigenza di forma; si possono immaginare infiniti disegni dipendenti da una molteplicità di esigenze, e più dall’intuito e dal gusto del creatore. Nemmeno si può citare un esempio come perfetto ed imitabile perchè i maggiori modelli esistenti sono vecchi ed in dissidio coi desideri e gusti di oggi. Si può facilmente esporre quello che l’esperienza dei tanti difetti fa desiderare per l’avvenire.

Dell’illuminazione naturale dette sale di lettura.

La buona illuminazione deve essere la qualità più delicata e saliente delle sale di lettura, ed a questo proposito voglio ricordare una forma spesso usata nell’antichità e particolarmente felice per condizioni di luminosità. Essa è costituita da un’abside, voltata con mezza calotta uscente dalle coperture circostanti, ed aperta sopra di queste con un gran finestrone, in guisa che la luce che entra per esso giunga al basso soltanto riflessa dall’intradosso dell’emisfero (fig. 14). Nessun apparecchio architettonico fornisce una luce più uniforme e dolce di questo, ed esistono a Thimgad (Algeria) rovine credute della biblioteca, ove è appunto applicato tale sistema. In tutte le biblioteche dell’antichità, di cui si ricorda la struttura, la luce entrava in modo analogo per finestre molto alte e giungeva al basso riflessa dalle volte e dalle pareti. Le grandi biblioteche della seconda metà del secolo scorso, illuminate da lucernari orizzontali, sono in pieno regresso.
La luce deve essere sopratutto diffusa ed uniforme. Deve essere uniforme nel tempo; quindi le aperture debbono essere orientate in modo da raccogliere un fascio di luce maggiore quando l’intensità luminosa del cielo è minore, ed un fascio minore quando, nelle ore meridiane, l’intensità è massima; questo importa che le finestre si aprano sulle pareti verticali (figura 15) anzichè sul piano orizzontale delle coperture (fig. 16) e, se occorre servirsi anche della luce che scende dall’alto, bisogna riceverla da abbaini verticali (figura 17) e non da lucernari orizzontali. È inoltre preferibile che le finestre si aprano verso ponente.
La luminosità deve poi essere uniforme nello spazio, quindi le finestre debbono essere ugualmente distribuite e non troppo basse, perchè la luce arrivi alle pagine dei libri uniformemente diffusa. Le pareti debbono essere non troppo scure, e nemmeno d’un bianco abbacinante, e non lucide.
Anche per questa ragione vanno scartati i lucernari orizzontali dai quali la luce piove direttamente sui libri, e ne fa luccicare le pagine, specialmente se stampate su carta patinata. Sono pure difettosi sebbene in minor grado quei lucernari che, ricevendo la luce da abbaini verticali, la raccolgono sopra una seconda lastra orizzontale di vetro smerigliato, che diviene l’effettiva sorgente di luce. Le tende, sparpagliando maggiormente i raggi, ottengono un miglior risultato, ma s’impolverano assai, complicando la manutenzione.
Le finestre devono dunque essere alte, aperte su uno o due lati contigui della sala, e disposte così che la luce non arrivi direttamente, e tanto meno ortogonalmente al piano dei tavoli, ma sia riflessa e diffusa dalla volta e dalle pareti e formi col piano dei tavoli un angolo d’incidenza inferiore ai 60 gradi.
La luce deve essere sopratutto abbondante e quindi ampie le vetrate. Per i nostri climi, e per una sala ben proporzionata, con finestre ben disposte, bisogna che la superficie complessiva delle aperture sia uguale almeno ad un terzo della superficie del pavimento.

Dell’illuminazione artificiale delle sale di lettura.

Per l’illuminazione artificiale vale quanto è detto per quella naturale; in più bisogna che la sorgente luminosa non risulti d’intensità troppo grande, e quindi abbagliante. Quando non vi sia limitazione economica, la fonte di luce, puntiforme o lineare, viene nascosta e sostituita da un’ampia superficie riverberante, e si possono usare a tale scopo la stessa volta o le pareti della sala. Importa che l’intensità luminosa delle superfici riflettenti sia il più possibile costante in ogni punto; condizione teorica espressa dal fatto che le sezioni normali di esse, passanti per la sorgente di luce, se ne esiste una sola, siano curve le cui tangenti nei singoli punti facciano col raggio incidente in essi, angoli dei quali il seno sia costantemente proporzionale alla distanza dei punti stessi dalla sorgente.
Nel caso di più sorgenti luminose le superfici soddisfacenti alla condizione di uniforme intensità luminosa sono naturalmente più complesse, ma non è qui possibile trattare di ciò. Le superfici illuminanti debbono essere in genere distribuite nella sala con gli stessi accorgimenti usati per le finestre.
Più usuale e più economico, se pur meno perfetto, è l’uso di lampade appese, munite di un proprio riflettore e di maschera antiabbagliante. Più economico ancora e non privo di ragioni in suo favore è l’uso di lampade individuali posate sui tavoli. Ma l’illuminazione artificiale è per sè stessa un così vasto argomento che esorbita dal campo di queste brevi note.

Dell’acustica delle sale di lettura.

Riguardo alle qualità acustiche, i pavimenti di linoleum o gomma od altri materiali analoghi, sordi e poco combustibili, sono i più adatti ed è particolarmente importante isolare l’edificio dal fragore esterno con buone intercapedini coibenti e doppie finestre quando esso è elevato nel centro rumoroso della città. E sempre opportuno inoltre attutire al massimo possibile ogni rumore interno, particolarmente quello dei carrelli; perciò è bene evitare volte di risonanza eccessiva, e superfici riflettenti che possano generare echi.

Dell’arredamento delle sale di lettura.

Le sale di lettura dovrebbero contenere soltanto le opere di consultazione, ma la scaffalatura che riveste le pareti, usata con moderazione, costituisce la più caratteristica e simpatica decorazione della sala, ed oltre a ciò è desiderabile la semplicità se non la stessa nudità.
Le decorazioni vistose e particolarmente dorate influiscono dannosamente sulla distribuzione uniforme e pacata della luce: gli stucchi trattengono facilmente la polvere che si genera in gran quantità dalla macerazione per invecchiamento della carta, e l’aspetto troppo fastoso disturba i lettori anzichè confortarli allo studio.

Della forma dette sale di lettura.

Sono preferibili stanze non molto vaste, e se debbono essere tali, è bene frazionane con nicchie ed alcove, sia ricavate nella muratura, che create con un movimento opportuno di scaffali (fig. 18), ma tutte rivolte verso un punto da cui sia facile tutto sorvegliare. Si adattano molto bene le forme allungate e specialmente le gallerie.

Delle qualità dette sale di lettura.

Le sale debbono essere molte, e questo per permettere una certa specializzazione, per categorie di lettori, sia riguardo alla qualità di essi (sala delle signore, degli uomini, dei ragazzi), che alla lettura o allo studio che intendono compiere. Cosicchè occorreranno: l’emeroteca, le sale di lettura, di consultazione, di studio, ecc. Dove sono richieste qualità del tutto specifiche si troveranno ambienti attrezzati allo scopo, come la sala di disegno, o addirittura biblioteche speciali incorporate nella biblioteca maggiore, come per la musica; od ancora sale dedicate a particolari collezioni, che sparpagliate nel corpo della biblioteca perderebbero valore e carattere.

Dell’insieme delle sale di lettura.

Alcune di queste sale possono essere del tutto isolate, ma le principali debbono di necessità aderire ad un unico centro di distribuzione e di sorveglianza, quindi si adattano bene le disposizioni a raggiera, a ventaglio, a croce od a T in modo analogo a quanto si disse per i magazzini. Tralascio di parlare di tutti i locali accessori occorrenti all’amministrazione ed alla manutenzione dell’istituto, delle guardarobe, toelette, ristorante addetti al servizio del personale o del pubblico, perchè ciò esorbiterebbe da questo soggetto. Potrà a questo proposito, il lettore, analizzare da sè alcune piante di biblioteche americane od inglesi (1).

ORGANISMO DELLE BIBLIOTECHE ACCENTRATE.

Sono venuto sin qui definendo le caratteristiche dei due termini che concorrono alla composizione dell’organismo di una biblioteca accentrata, magazzini e sale di lettura; ed abbiamo visto come gli tini e le altre si possano generalmente ricondurre ad una distribuzione radiale.

Dei quattro organismi proprii alle biblioteche accentrate.

È ovvio che questi due elementi possono avere quattro diverse posizioni reciproche: due, se sono sovrapposti in un ordine o nell’inverso, il terzo se sono affiancati, ed il quarto se sono intrecciati. Si hanno così per le biblioteche quattro disposizioni organiche diverse.
La prima (fig. 19) contiene i magazzini nel piano basamentale, e, benchè permetta la creazione di depositi molto coerenti ed ordinati, presenta il maggior numero di difetti, anzitutto perchè impedisce l’ampliamento dei depositi per sopraelevazione, che e la maniera più semplice e conveniente, e turba meno l’ordine prestabilito; poi perchè obbliga i frequentatori a salire molte scale, oppure comporta un largo servizio di ascensori; ed ancora perchè è pericolosissima in caso d’incendio,

La seconda (fig. 20) contiene i magazzini neI piano attico, ed è adottabile con vantaggio dove l’area sia molto scarsa, ma presenta la difficoltà statica di sostenere l’enorme peso dei depositi sopra soffitti di grande portata, e disgiunge i depositi stessi dai servizi, generalmente situati nei sotterranei,

La terza (fig. 21) con le sale ed i magazzini raccolti in due nuclei separati, è senz’altro buona ed adottabile specialmente per le biblioteche non molto grandi; essa offre alle persone la massima sicurezza riguardo all’incendio, ma la minima ai libri che si trovano tutti ammassati in un punto solo.
La quarta (fig. 22) con i bracci di magazzino alternati alle sale, è la più adatta a biblioteche grandissime perchè permette d’avere, a parità di grandezza, le minime distanze, e, riguardo ai sinistri, facilita l’isolamento dei bracci incendiati senza presentare con ciò, se è ben costruita, maggior pericolo per le persone.
E opportuno osservare che, neII’apparenza, assai poche biblioteche esistenti somigliano a questi tipi descritti come ideali e generali, ma in sostanza i dati che ho esposti raccogliendoli qua e là in una grande quantità di edifici, sono la traduzione edilizia deI sistema, di ricerca e raccolta dei volumi, e smistamento di questi ai lettori, secondo ramificazioni a raggiera, sistema proprio delle biblioteche accentrate, Nella realtà i locali di deposito sono generalmente adattati alla forma dell’area su cui sorgono e sovente il loro perimetro non ha parentela alcuna con quanto ho descritto, ma tracciando sulle piante le linee del traffico e dei servizi interni, il modello compare disegnato negli assi del fabbricato se non nel perimetro, ed è assolutamente generale per tutte le biblioteche di questo tipo.


BIBLIOTECHE DECENTRATE.

Gli edifici delle biblioteche di Cleveland e di Los Angeles (U. S. A.) presentano da un punto di vista tecnico, se non estetico, l’esempio più completo e soddisfacente di biblioteca specializzata. Benchè assai differenti tra loro di aspetto, appartengono essenzialmente ad uno stesso modello, che è generalmente adottato per le costruzioni di questa specie sopratutto perchè permette la più completa utilizzazione dello spazio.
Nei riguardi dell’attrezzatura e dell’arredamento non vi è differenza sostanziale fra la biblioteca accentrata e quella specializzata (figg. 23- 24) la differenza essenziale consiste nella distribuzione (fig. 23).


Dell’organismo proprio alla biblioteca decentrata.


Magazzini e sale, nella biblioteca specializzata, non sono più due forme tangenti in un solo punto, ma necessariamente unite ed intrecciate fra loro, Nella biblioteca di Cleveland le sale-magazzino sono costituite da gallerie a corpo doppio. Il corpo prospiciente verso l’esterno dell’edificio, illuminato da grandi finestre, è occupato dai tavoli di lettura, mentre il corpo prospiciente verso le chiostrine è soppalcato a mezza altezza con una balconata e contiene gli scaffali allineati trasversalmente ed affacciati con le testate verso la galleria destinata alla lettura (1). A Los Angeles queste gallerie sono tramezzate longitudinalmente e trasversalmente, e trasformate in tante salette di lettura ed altrettanti magazzini corrispondenti (1). Ogni sala o galleria, col magazzino corrispondente, è dedicato ad una scienza o ad un’arte particolare.
Riguardo alla distribuzione ed al collegamento reciproco delle sale-magazzino, mentre le biblioteche accentrate sono pet lo più costruite secondo planimetrie radiali, quelle specializzate si svolgono nella generalità dei casi secondo anelli concentrici (fig. 25). Nel mezzo della fabbrica s’eleva un vestibolo, assai alto affinchè possa prender luce sopra ai tetti che lo circondano, spazioso e fastoso quanto richiede l’importanza dell’edificio. Il vestibolo è sovente utilizzato alla lettura dei giornali ed alla esposizione dei libri nuovi. Da un lato esso è unito all’ingresso, e dagli altri comunica con tutte le sale dl lettura per mezzo di corridoi attraversanti l’anello di chiostrine che circonda il vestibolo e le sale o gallerie di lettura distribuite lungo il perimetro esterno dell’edificio.
Le sale non hanno nè l’ampiezza nè il carattere di ambienti monumentali, ma piuttosto l’aspetto di comodi studi privati, ciò che corrisponde all’organizzazione dei circoli di coltura donde trassero origine le biblioteche specializzate.
Ad esempio di perfetta attrezzatura moderna, pubblico alcune fotografie della nuova Biblioteca Civica di Torino che riusci anche modelio ammirevole di buona distribuzione e di decorazione sobria quanto elegante (figg. 28-29-30-31-32-33).
R. MOROZZO DELLA ROCCA.

(1) Vedi “Architettura delle Biblioteche Moderne” nel fascicolo 12° MCMXXIX-VII.
(2) Montacarico a catena di cassette ed a movimento continuo.

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