FASCICOLO V-VI GENNAIO-FEBBRAIO 1930
NOTIZIARIO
CORRIERE ARCHITETTONICO

EDIFICI DELL’ARCH. VITTORIO MORPURGO
IN VARESE

L’Arch. Vittorio Morpurgo ha svolta molta attività a Varese, di cui ha fissato anzitutto il piano regolatore e d’ampliamento. Su codesto studio approfondito, che non si limita all’elaborazione dei tracciati stradali, ma investe in pieno la sistemazione edilizia della cittadina lombarda, e di cui è fatto cenno nell’articolo precedente, torneremo in seguito. Frattanto illustriamo alcuni lavori realizzati in questi ultimi anni dal Morpurgo: prima di tutto il Convitto Civico della città, importante e saporosa opera, comprendente molteplici e complessi elementi architettonici. La sistemazione del terreno, altimetricamente assai movimentato, ha permesso all’artista di determinare snodate e gustose soluzioni d’insieme, il giardino, l’orto, l’aia, ecc.; e di unirle con opere architettoniche sussidiarie, scalee, muraglie, terrazze e spalti, d’onde l’edificio principale può svelarsi con vario e completo gioco prospettico. Il Morpurgo si è trovato dunque nelle più invidiabili condizioni per compiere opera esauriente e libera. L’edificio principale, di cui la pianta efficacissima in rapporto all’uso, ha nell’articolazione dei propri movimenti accenti settecenteschi, conserva tali accenti anche negli sviluppi volumetrici,
Tale avvicinamento stilistico non è disgiunto da un’interpretazione personale modernamente stringata, nel taglio degli spazi, nel gioco delle masse d’insieme, negli scomparti delle superfici. Molto eleganti e disposti con misura i partiti decorativi, in parte tolti ad un certo arguto barocco specie nella parte centrale della facciata principale, in parte ad un più modesto e notevolmente più rude senso costruttivo nelle zone basamentali, nel retroprospetto, nelle architetture sussidiarie del giardino.
Molti ambienti interni sono stati decorati da Giulio Rosso; in essi l’ormai ben noto artista ha dato ulteriori prove della sua feconda e spigliata fantasia, del suo senso grafico e pittorico moderno, nello stesso tempo ingenuo ed ironico, sempre adeguato al tema e divertente.
In Varese l’Arch. Vittorio Morpurgo ha anche costruito la casa dei Balilla. L’edificio, semplice e concepito con chiarezza, comprende essenzialmente un grande salone su due piani, per le riunioni, gli esercizi, i giuochi dei giovani Ospiti. Al pianterreno trovansi ancora una biblioteca ed una sala da scherma. Al primo piano, oltre il loggiato circostante al salone, sono ubicati ambienti secondari per residenza, studio, usi vari, e le toilettes. Due scale di cui una di servizio disimpegnano i due piani.
L’esterno presenta armoniche proporzioni, nell’insieme e nella ripartizione delle singole superfici e gustosi dettagli nell’atrio d’ingresso e nell’abside del prospetto posteriore.
Soprattutto sono nobilmente composti gli interni: il salone, così spoglio, liberamente evidente nelle chiare ed eleganti linee costruttive, ha sapore schiettamente moderno: nella essenziale nudità dell’insieme assumono valore e decoro i motivi decorativi del portale, della loggia, del soffitto, e le pitture di Giulio Rosso, come il solito piene di vita e di umore, ricoprenti l’abside, ed argutamente disposte in altri pochi luoghi, a segnare di essi il particolare peso architettonico.
N. D. R.


DUE ARE PER I CADUTI IN GUERRA A TRIESTE

dell’Arch. CARLO POLLI

L’Arch. Carlo Polli, triestino, ha costruito l’anno scorso due pregevoli are per i caduti in guerra: l’una, sul colle di S. Giusto, a Trieste, dedicata alla gloriosa Terza Armata, l’altra nel cimitero di Trieste, dedicata ai caduti della Città Redenta, contenente nel loculo sottostante, le ossa di Guglielmo Oberdan. Il progetto di quest’ultima vinse il concorso indetto allo scopo dalla città Redenta.
Presentiamo volentieri ai lettori della Rivista, i due monumenti.
N. D. R.


CASETTE MODELLO

COSTRUITE DALL’ISTITUTO PER LE CASE POPOLARI DI ROMA
ALLA BORGATA-GIARDINO “GARBATELLA”

L’istituto per le Case Popolari di Roma, presieduto dall’Arch. On. Alberto Calza-Bini e diretto dall’Ing. Innocenzo Costantini, in occasione del XII Congresso Internazionale della Federazione Internazionale delle Abitazioni e Piani Regolatori assunse l’iniziativa della costruzione di un gruppo di casette economiche, in un lotto della Borgata Giardino “Garbatella” vasta zona del suburbio presso la Chiesa di S. Paolo, interamente edificata dallo stesso Ente.
Con questo esperimento l’Arch. Calza-Bini, nella sua qualità di Presidente della Giunta Esecutiva per l’organizzazione del suddetto Congresso, intendeva offrire ai visitatori italiani e stranieri, collateralmente all’allestimento dell’Esposizione Nazionale dei Piani Regolatori e delle Abitazioni, un esempio pratico di quanto si potesse realizzate nel tema dell’Edilizia delle Borgate-Giardino in ambiente italiano e romano.
Non fu dato all’iniziativa il carattere di esperimento di nuovi ritrovati costruttivi nel campo della tecnica edilizia, il che avrebbe portato, anche in base a precedenti prove, trattandosi di casette a due soli piani, a risultati economicamente discutibili e tecnicamente incerti, nella patria del tufo e della pozzolana. Si vollero invece ottenere buone soluzioni coi materiali più economici e d’uso comune, ed in rapporto ai caratteri distributivi degli alloggi nell’edificio e degli edifici nel gruppo, per esperienza riscontrate dall’Istituto per le Case Popolari più razionali e pratici e graditi agli abitanti, nonché, naturalmente, rispondenti ai vigenti regolamenti edilizi.
Per raggiungere lo scopo, l’Architetto Calza-Bini fissate le caratteristiche del progetto e della realizzazione, indisse un concorso fra un certo numero di provette imprese edilizie affinchè, su disegno di architetti di fiducia, assumessero ciascuna la costruzione di due o tre casette del lotto.
Le ditte aderenti ai termini del concorso e partecipanti alla gara furono: Tudini e Talenti, C. E. S. A. R., Federici Elia, Fratelli Ingg. Gra, Rosa Oreste. Gli architetti collaboratori furono: Aschieri Pietro, Cancellotti Gino, De Renzi Mario, Marchi Mario e Vietti Luigi, tutti architetti privati, autori ciascuno di un gruppo di due o tre casette, oltre l’arch. Plinio Marconi, appartenente all’Istituto per le Case Popolari a cui fu affidato lo studio della planimetria generale del lotto (in una zona della Borgata-Giardino alla Garbatella, scelta allo scopo perchè specialmente adatta per ragioni tecniche e per la facile accessibilità d’ogni lato), e che curò altresì, fuori concorso, il progetto di una delle casette, quello delle sistemazioni generali e delle recinsioni, l’organizzazione ed il controllo dell’esperimento, assumendo la direzione dei lavori del Gruppo.
Onde conferire alle costruzioni un carattere omogeneamente economico ed indurre i progettisti ad ottenere il massimo coi minimi mezzi, fu fissato per le casette un compenso a forfait di L. 8000 a vano, considerando come vani tutte le stanze, le cucine, ed un mezzo vano soltanto pel bagno, l’ingresso e tutti gli altri accessori. Ai fini di assicurare l’indispensabile ingranamento preventivo delle singole costruzioni nell’area fissata, ottenendone la voluta capienza dei singoli alloggi e la voluta densità di vani per m2 di area totale (m2 40 di area totale per vano teorico d’abitazione), ed ancora di ottenere in base al prezzo, un minimo di m2 lordi di costruzione, minime condizioni di agio e disimpegno degli interni, ecc., si invitarono le ditte ad attenersi nella redazione dei progetti a regole comuni, a fissare le quali contribuirono anche la precedente esperienza raggiunta in materia dall’Istituto per le Case Popolari al vaglio dell’opera direttiva dell’ing. Costantini ed il vivo apporto di idee dell’arch. Calza-Bini. Fra tali regole noteremo le seguenti: ciascuna costruzione doveva contenere, nell’area approssimativa assegnata nella planimetria, un determinato numero di alloggi di due stanze, cucina e accessori (tra cui un bagno normalmente attrezzato) o di tre stanze, cucina ed accessori; i piani dovevano essere alti almeno 3.25 netti, le ossature murali dovevano essere di normale muratura mista alla romana o in mattoni, gli alloggi potevano essere disposti sia orizzontalmente (un alloggio in un solo piano) che verticalmente (un alloggio su due piani, con scala interna di disimpegno) ma in ogni caso dovevano avere ingresso dall’esterno indipendente, evitando l’uso delle scale comuni. In funzione delle condizioni generali di disimpegno era approssimativamente indicato nella planimetria generale, oltre la configurazione generica e le dimensioni massime delle aree coperte, l’orientamento degli ingressi nelle singole case: erano fissati dati minimi circa il numero, la disposizione, l’illuminazione dei vari accessori (ad es. si stabiliva che le cucine dovessero essere in comunicazioni con un’alcova ospitante il bancone, il lavandino, gli impianti idraulici, sicchè, libera da elementi poco puliti potesse servire da stanza da pranzo, che ogni alloggio fosse munito nel più gran numero consentito da una saggia utilizzazione degli spazi e delle strutture, di ripostigli e armadi a muro, che ciascuno avesse impianto idrico autonomo e fosse munito dell’impianto del gas, di una tramoggia di raccolta per le immondizie, di canne fumarie per il riscaldamento).
I progetti furono elaborati ed approvati su queste basi comuni, per cui si rese possibile, senza ulteriori rimaneggiamenti della planimetria generale, l’immediata costruzione del lotto, che fu finito nel tempo previsto di mesi quattro dalla consegna del cantiere alle imprese e di circa cinque mesi dall’inizio degli studi pei progetti.
Il Gruppo comprende tredici case contenenti ventiquattro alloggi di due stanze, cucina ed accessori e ventotto alloggi di tre stanze, cucina ed accessori. Cuba complessivamente circa 19000 m3 fuori terra. L’area totale del lotto è di mq. 8372 di cui mq. 2340 sono coperti dalle costruzioni. Si trovano in esso, oltre a dieci ambienti seminterrati, due lavatoi sufficenti pel fabbisogno dei 52 alloggi, due stenditoi, un campo di giuoco, con luogo di riposo, una fontana. I vani teorici, corrispondenti alla valutazione d’acquisto, sommano a 210, ma i vani virtuali, valutati com’è d’uso in tal tipo di costruzioni, aggiungendo alle stanze d’abitazione ed alle cucine, non un mezzo, ma un vano e mezzo onde tener conto delle alcove di cucina, degli ingressi, bagni, ripostigli, ecc., e comprendendo gli ambienti seminterrati, ammontano a 277 complessivamente. Le sistemazioni del terreno e le recinsioni sono effettuate sobriamente, ma con grande robustezza e pratica larghezza; esistono numerosi idranti di innaffiamento per fe aiuole, ecc.
Il prezzo fissato di L. 8000 al vano equivale, in rapporto alle cubature realizzate in base ai limiti metrici prefissati, al prezzo di L. 90 circa per m3 vuoto per pieno, per la pura costruzione delle casette. Tenendo conto di lavori compiuti all’infuori del forfait per maggiore entità delle opere di fondazione in confronto al previsto, per la costruzione dei lavatoi, cabine per acqua, ambienti seminterrati, ecc., comprendendo i premi corrisposti alle imprese secondo le condizioni del concorso; aggiungendo infine il prezzo dell’arca, delle sistemazioni e impianti relativi, delle recinsioni, le spese generali ed interessi passivi, risulta un costo totale del gruppo di L. 2.700.000 in cifra tonda.
L’architettura delle casette non presenta completa omogeneità e rileva temperamenti diversi nei vari autori: tuttavia, pel vincolo delle comuni basi di partenza, pel legamento dei muri di cinta e delle opere di sistemazione generale, ed ancora per la ben distinta ubicazione dei gruppi affidati ai vari progettisti, non mancano nell’insieme armonia e conseguenza.
L’Arch. Gino Cancellotti ha svolto i suoi progetti con molto senso di aderenza al tema della Casa Popolare, intesa nel senso moderno: volumi nudi, cubici, materiali resistenti ed obiettivamente dimostrati, chiarezza di rapporti tra piante ed alzato. Se si trattasse di un tema più complesso, giudicheremmo insufficiente un tal modo di costruire, elementare quasi a rasentare una sorta di dadaismo architettonico; nel caso specifico indubbiamente esso risulta rispondente e suscettibile di ottimi sviluppi. Negli interni il Cancellotti ha svolto il tema con diligenza ed ha progettato, nello spazio libero fra i suoi fabbricati, una gustosa fontana.
L’Arch. Mario De Renzi ha offerto alle sue costruzioni, tecnicamente risolte con lodevole accorgimento, una veste architettonica elegante e quasi raffinata, ed, aiutato in ciò dal buon volere dell’Impresa costruttrice, ha voluto aggiungere negli interni all’ottimo senso pratico del dettaglio, finiture pregevoli anche oltre quanto un giudice severo avesse potuto attendere dal modesto prezzo d’acquisto e dal carattere degli edifici.
Pietro Aschieri, Plinio Marconi, Gigi Vietti hanno adottato soluzioni volumetricamente più frammentarie, il che è stato anche reso necessario dalla impossibilità di risolvere cubicamente elementi planimetrici di tre vani per piano, quali erano contenuti nelle aree loro assegnate.
Pietro Aschieri s’è ispirato a tipi di costruzioni rustiche piuttosto settentrionali, con elementi di legno e scale esterne: nella composizione delle masse, nel fluire delle linee, nella scelta delle tinte, specie nel fabbricato a serie, si notano raffinate volontà.
Marconi e Vietti si sono piuttosto avvicinati al tipo delle costruzioni della Campagna Romana, Marconi vincendo notevoli difficoltà planimetriche relative alla ubicazione della costruzione all’angolo acuto del lotto, Vietti con disposizioni interne comode ed adeguate.
Questi tre ultimi autori hanno adottato per gli appartamenti delle loro case, soluzioni del tutto aderenti al tema della casa popolare, nell’ingranarsi degli ambienti, nelle soluzioni di comodo, nella scelta del materiale per le finiture.
Mario Marchi ha pure svolto bene i suoi edifici negli sviluppi planimetrici, e, negli interni, è stato, anche per volonteroso concorso dell’impresa costruttrice, molto elegante e liberale: nella veste architettonica esterna ha ecceduto, sciegliendo forma troppo elaborata in rapporto al tema.
La commissione giudicatrice del concorso, composta di S. E. l’arch. Marcello Piacentini e dell’avv. Comm. Virgilio Testa, pel Comitato Organizzatore del Congresso, del Comm. Ing. Guido Vitali pel comitato di Patronato del Congresso, dell’On. arch. Alberto Calza-Bini e del Comn,. Ing. Innocenzo Costantini, per l’Istituto per le Case Popolari, dovendosi pronunziare globalmente sui meriti del progetto e sulla bontà dell’esecuzione delle opere per parte delle Imprese, valutò maggiormente le case progettate dall’arch. Mario de Renzi, realizzate dall’Impresa Tudini e Talenti, e poi quelle progettate dall’arch. Gino Cancellotti ed eseguite dall’Impresa C.E.S.A.R. Detta Commissione ha anche emesso un voto di plauso all’arch. Plinio Marconi per la planimetria generale, le sistemazioni interne e l’organizzazione d’insieme ed a tutti i collaboratori pel felice e rapido esito dell’esperimento.
L’Istituto per le Case Popolati, ha proficuamente contribuito, con la felice iniziativa assunta, allo studio del problema della casa economica, tanto assillante per ragioni pratiche e tanto Importante anche dal punto di vista architettonico, nell’attuale periodo sociale, tecnico ed artistico.
N. D. R.


ESITO DI CONCORSI

IL CONCORSO PER IL PALAZZO DELLA PROVINCIA DI NAPOLI.

Ha avuto nello scorso giugno una, sia pur incompleta soluzione, il concorso bandito dalla Amministrazione Provinciale di Napoli per i progetti del nuovo palazzo destinato a sede della Provincia e di altre istituzioni annesse, il quale dovrebbe sorgere nel cuore di Napoli in una parte del grande isolato ora occupato dal monastero e dal mercato di Monteoliveto, in posizione immediatamente adiacente a quella del Palazzo per le Poste e i Telegrafi, pel cui progetto, com’è noto, è stato bandito un altro concorso già illustrato dalla nostra Rivista.
Purtroppo ancora i concorsi banditi secondo giuste e chiare norme sono una rara eccezione e cosi infatti è avvenuto che per il concorso in parola sia stato richiesto ai concorrenti un enorme lavoro superfluo consistente nella redazione d’un completo progetto definitivo, e che i premi assegnati siano stati insufficienti ed il tempo per lo svolgimento del progetto di troppo ridotto. La conseguenza di tali cause è stata quella che ad un concorso di così grande importanza solo sei concorrenti si sono presentati ed è mancato quindi quel largo contributo di idee e di studi che avrebbe dovuto corrispondere alla grande complessità ed all’alto significato del tema.
La Commissione giudicatrice, presieduta dallo stesso Preside della Provincia, Principe Forino, ha ritenuto che nessuno dei progetti presentati avesse qualità tali da poter essere attuato senza essenziali modificazioni, e pertanto non ha assegnato il primo premio a nessuno di essi. Ha invece conferito il secondo premio al progetto dal motto “Campania felix” di cui è risultato autore l’Ing. Arch. Marcello Canino di Napoli, ed ha proposto alla Amministrazione Provinciale di compensare con somme di L. 8000, a titolo di indennità, i progetti dai motti “Fides”, “Finis coronat opus”, “Non mea sed me mihi”.
Del progetto Canino siamo lieti di dar qui la riproduzione degli elementi principali cioè delle piante del piano terreno e del primo piano e della veduta prospettica della fronte volta verso la Piazza della Carità in cui il Piano regolatore prevede debba ampliarsi l’attuale Largo a fianco della Via Toledo.
Il Canino ha suddiviso tutto il palazzo in tre organismi distinti, quasi edifici posti uno a lato dell’altro e solo legati dalle linee architettoniche: cioè il vero e proprio Palazzo della Provincia, nel nucleo principale presso la Piazza della Carità gli uffici della Questura a destra, nell’angolo tra Via Corsea e la nuova via interna dell’isolato adducente alla grande piazza (attuale chiostro di Monteoliveto); ed a sinistra i locali degli altri uffici accessori, come il Consorzio Antitubercolare, il Provveditorato agli studi, ecc.
Sulla fronte principale egli ha immaginato un vasto atrio a cui segue lo scalone d’onore, tipicamente napolitano nel suo carattere scenografico e nella sua forma planimetrica semicircolare e nel piano superiore vi corrispondono i saloni di ricevimento dell’Amministrazione della Provincia e gli uffici del Preside e del Vice Preside. L’Architettura è ispirata ad uno stile neo-classico, modernamente inteso, il quale non è certo fuori luogo in una città che tanti monumenti novera della fine del Settecento e dei primi dell’Ottocento e che nella stessa opera vanvitelliana può vantare l’inizio dalla reazione neoclassica. E certo le linee, se pur rivestono un po’ troppo artificiosamente lo schema dell’edificio, e se coi loro grandi aggetti compromettono alquanto la illuminazione dei locali interni, hanno una vera nobiltà di espressione ed imprimono un carattere altamente monumentale ad un edificio, che entro l’ambiente tradizionale di Napoli dovrà affermare il tempo ed il regime attuale.
R. S.


ERRATA- CORRIGE

Nel fascicolo di Novembre - Dicembre dell’annata in corso, si incorse in involontario errore, attribuendo, nell’articolo sul Faro Colombiano, anche all’arch. Aurelio Letica, il progetto che invece è dovuto alla collaborazione del soli architetti Miniati Enrico e Masini Giovanni.
In detto fascicolo, nell’articolo sul concorso del piano regolatore della città di Foggia, fu attribuito solidalmente al gruppo Petrucci-Susini.Tufaroli lo studio di tutte le sistemazioni urbanistiche riprodotte, mentre invece quella particolare riferentesi al ripristino dell’arco di Federico II e della Piazza V. Nigri, col progetto della nuova Biblioteca e Museo, è stata elaborata dal solo arch. Concezio Petrucci per posteriore espresso incarico del Podestà di Foggia.



IL CONCORSO CURLANDESI.

Il concorso Curlandesi dell’Accademia di Belle Atti di Bologna, è stato vinto per l’Architettura, nell’anno 1928, ex aequo, dagli Architetti Mirko Vucetich e Manlio Golfarelli. Il tema era “Padiglione per Mostra Coloniale”.
Presentiamo i due progetti: specialmente il lavoro del Vucetich è ricco di promettenti qualità: fondamentalmente classica di concezione volumetrica, l’architettura è tuttavia densa di un acuto ed arguto senso di interpretazione personale che la rende moderna e piacevolissima.
Il secondo progetto presentato dall’Arch. Gollarelli è, a nostro giudizio, notevolmente più debole.
N. D. R.



CRONACA DEI MONUMENTI

ROMA. - Tra gli avvenimenti dell’anno decorso nei riguardi dei monumenti, uno dei più grandiosi e significativi è stato quello della liberazione in Roma dei Mercati Traianei. Essa fa parte di quella magnifica impresa dello scoprimento e della valorizzazione dei Fori Imperiali che già ha avuto per precedente tema il Foro di Augusto ed il Tempio di Giove Ultore e le costruzioni quattrocentesche dei Cavalieri di Rodi ivi aggiunte; e non bastano parole ad esaltare la nobiltà della iniziativa perseguita dal Governatorato di Roma sotto gli auspici del Governo Nazionale, e l’elevatezza dell’opera della Commissione preposta al lavori, guidata dal Senatore Corrado Ricci.
A non molti era nota la grande esedra, racchiusa in luridi cortili, che si estendeva dietro le case della Via Alessandrina; e soltanto a pochi ricercatori di vecchi documenti era conosciuta l’importanza dell’altra costruzione sul colle di Magnanapoli che formava il nucleo della Caserma Goffredo Mameli. Ora l’una e l’altra sono tornate mirabilmente in luce insieme a tutto un complesso di antiche fabbriche che le coordinano e le completano. Tolta la cortina delle vecchie case, l’esedra è apparsa coi suoi due ordini di luci, con la sua originale decorazione laterizia, con tutto il dedalo dei deambulatori e delle scale adducenti ai negozi ed ai magazzini e costituenti comunicazione tra la via disposta in basso, intorno all’abside del Foro Traiano, e la Via Biberatica in alto. Nell’edificio della caserma, tolta la lurida veste di tramezzi e di intonaci, la grande sala è balzata fuori quasi integra con tutto il complesso delle costruzioni aggiunte.
Una quantità di elementi, tra cui uno dei più tipici è quello delle larghe mostre sormontate da una finestrella semicircolare, hanno fatto sicuramente identificate per mercati questo insieme di edifici disposti a vari piani. Era cioè un grande centro commerciale disposto nel nodo tra la città alta e la bassa, tra la zona vecchia del Foro romano e quella nuova del Campo Marzio, che la politica edilizia di Traiano, coi grandi lavori di sistemazione del terreno e di creazione dei grandi pubblici edifici intendeva valorizzare con l’avviarvi l’ampliamento cittadino.
Come tutti i monumenti essenziali della romanità, trattasi qui di opere fatte per uno scopo pratico, capolavori insieme di costruzione e di arte degli spazi in cui la struttura razionale e la conformazione armonica sono create organicamente da un unico pensiero, da un’energia unica. Di contro a questo carattere, non si comprende affatto come subito la mania attribuzionistica abbia voluto ricorrere al nome di un orientale, Apollodoro di Damasco. Era questi invero in Roma in quei tempi ed aveva lavorato per Traiano, ma nulla ci autorizza a dire che sia stato l’autore di tutti i lavori traianei. Induzione per induzione, sembra più giustificato il ritenerlo uno degli architetti “del marmo”, che nelle opere decorative proseguivano la tradizione greca degli ordini architettonici e dell’ornato scolpito, ridotto ormai spesso ad una funzione di rivestimento, assegnando invece la forte, e rozza costruzione del mercati di Traiano ad uno dei tanti architetti “della muratura e della volta” veramente romani, cioè alla razza di Rabirio architetto dei Flavi, degli anonimi autori delle Terme di Traiano sul colle Oppio e, nel periodo adrianeo immediatamente successivo, del Pantheon e della Villa Adriana.
Un vivissimo interesse di queste costruzioni ora riapparse in luce dopo tanti secoli, sta nella determinazione della grande e sicura sapienza costruttiva che le anima. La grande esedra ci rappresenta la forma più razionale di sostegno del terrapieno formatosi quando i lavori di scavo hanno in basso spianato il terreno per adagiarvi il Poro, la Basilica e gli altri edifici posti intorno alla colonna Traiana, ed i deambulatori ed i magazzini non fanno che utilizzare i contrafforti interni radialmente disposti per la resistenza alla spinta. La sala del mercato coperto si mostra una delle più originali soluzioni del problema della copertura a volta di un grande ambiente di forma basilicale.
La nave principale ha volte a crociera che fanno capo alla sporgenza di robuste mensole; le gallerie laterali a due piani hanno volte e veri e propri archi rampanti, che con le loro spinte elidono quelle della nave centrale e sono a lor volta contraffortate dai muri trasversali degli ambienti che vi si addossano.
La conoscenza perfetta delle sollecitazioni e la padronanza di tutto il giuoco delle azioni e delle resistenze sono qui dimostrate dalla disposizione generale dei singoli organi, e più in particolare lo sono dall’apparente paradosso statico delle volte impostate sui mensoloni sporgenti; poichè evidentemente ai costruttori era noto che l’andamento della curva delle pressioni non segue nelle volte e negli archi a tutto sesto la linea dell’intradosso, sicchè la imposta diametrale è quasi esclusa dalle sue sollecitazioni (vedi alla fig. 2 lo schema di calcolo grafico). È lo stesso concetto per cui in altri casi, che potremmo dire di pseudo-basiliche coperte a volta, si ha una serie di colonne sottili che fingono di sostenere la copertura, mentre in realtà questa va a scaricarsi al ben contraffortato muro perimetrale; così in un ninfeo di una villa a Formia e nella basilica del palazzo dei Flavi sul Palatino ed in una sala del teatro di Marcello; così anche nelle grandi sale come il tepidarium delle terme di Caracalla o quelle delle terme Dioclezlane o la basIlica di Massenzio, ove le crociere fanno capo a colonne addossate al muro che in realtà hanno solo valore decorativo.
Nel mercato di Magnanapoli il paradosso statico è espresso quasi brutalmente; nelle più nobili e sontuose sale l’elemento formale interviene a mascherarlo, secondo la tipica concezione degli architetti romani, i quali agli ordini architettonici vecchi e stanchi affidano quasi solo funzioni dl sostegno apparente, o di parata, per lasciare invece al muro od alla volta quelle essenziali statiche.
Questo è dunque, dal punto di vista tecnico-architettonico, il significato del mirabile insieme dei monumenti traianei ora liberati. La loro conservazione quasi completa fa sì che essi non siano ruderi romantici, ma opere architettoniche che ancora possono esercitare la loro viva funzione di utilità e di bellezza. La piazza risultante avanti all’esedra in luogo dello stretto e contorto inizio della Via Alessandrina rappresenta un vero respiro per la vita e il movimento cittadino e si chiude in modo armonico e grandioso; il complesso della grande sala e della Via Biberatica costituente una terrazza sull’esedra e dei sottopassaggi che penetrano nelle antiche costruzioni - e l’alta torre delle Milizie si affaccia a completare il quadro - è un insieme di un insuperabile effetto pittoresco. Con una felice iniziativa di Corrado Ricci, fervidamente approvata dal Governatore di Roma, principe Boncompagni Ludovisi, negozi di fiori, di elementi d’Arte decorativa, di oggetti di antichità troveranno la lor sede nelle più ampie e luminose tra le antiche botteghe così come la ebbero dieciotto secoli fa; quasi simbolo di quella meravigliosa continuità vitale del ceppo romano, mai stanco di portare germogli nuovi.
G. GIOVANNONI.


NOTA. - Resoconto degli scavi ed illustrazione particolareggiata del monumento sono stati dati nella relazione del Ricci pubblicata in occasione della inaugurazione del 28 ottobre 1929: Governatorato di Roma - I mercati di Trajano, Roma, 1929.
Il tema della sistemazione della zona e della liberazione degli antichi resti era già stato trattato in una speciale relazione nell’Annuario dell’Associazione fra i Cultori di Architettura in Roma, MCMX-MCMXI. Ivi era stato pubblicato un interessante disegno cinquecentesco di rilievo della grande aula del mercato coperto.

PISA. - La Commissione nominata per gli studi delle condizioni statiche del Campanile di Pisa, delle quali questa Rivista si è a più riprese occupata, è giunta in questi ultimi tempi ad uno stadio che può dirsi conclusivo dei suoi lavori. Determinato ormai, mediante le misure geodetiche di precisione sistematicamente condotte da molti anni dai Professori Cicconetti e Cassinis, che l’andamento dell’aggravarsi dell’inclinazione è lentamente ma regolarmente progressivo (l’aumento ammonta a circa un millimetro all’anno), proseguite metodicamente le esplorazioni nel sottosuolo nei riguardi della costituzione fisica del terreno e della falda acquea che vi scorre, e con questo completati per quanto è possibile i dati già raccolti dalle numerose Commissioni precedenti, trattavasi ormai di avvisare ai rimedi da seguirsi per arrestare il cedimento.
La Commissione si è a questo punto divisa in due sottocommissioni: l’una per le ricerche e le proposte di ordine statico, presieduta dal Prof. Camillo Guidi, l’altra per quelle di carattere idraulico, presieduta dal Prof. Gaudenzio Fantoli.
La prima delle dette sottocommissioni ha nella fine dell’anno 1928 e durante il 1929 occupato la sua attività in una serie di interessanti esperimenti di cementazione del sottosuolo compiute in una zona paragonabile a quella dove dovrebbe eseguirsi il lavoro definitivo. Tali saggi sono stati limitati a tre superficie di mq. 4 ciascuna disposte a triangoli distanti di m. 5 da centro a centro; in profondità la cementazione è stata spinta dalla quota 4,50 sotto il livello del terreno a m. 12 circa, e cioè dal piano medio di posa delle fondazioni del campanile allo strato di argille turchine.
Il cemento impiegato è stato il “Ferrocreton” donato dalla ditta Earle, e, in piccola parte il cemento “Faro” donato dalla Cementeria di Livorno.
Già durante i lavori si sono avuti indizi del miglioramento raggiunto nella difficoltà molto aumentata nell’approfondimento delle aste e nella impermeabilità acquistata, dimostrata dal risalire dell’acqua iniettata. E tali risultati sono stati poi confermati sia dall’esame diretto compiuto mediante pozzi di esplorazione, sia mediante le prove di carico.
Dette prove sono state compiute mediante pali di cemento armato disposti verticalmente e sottoposti a determinati carichi; ed i relativi cedimenti sono stati enormemente inferiori nel terreno cementato che non nel terreno naturale; ed anche il terreno non cementato, ma compreso nel triangolo suddetto, ha dimostrato a tali saggi di penetrazione un notevolissimo aumento di resistenza.
In tal modo il sistema della cementazione, scelto a preferenza di quelli della silicatizzazione e di tanti altri proposti, si è addimostrato un mezzo ottimo e sicuro di consolidamento del terreno friabile, sia per la diretta trasformazione del terreno stesso, sia pel costipamento risultante nelle zone prossime, e tale quindi da poter essere validamente impiegato per rendere resistente il terreno posto sotto al campanile, che nella parte a valle è ora soggetto ad una pressione di circa 10 Kg. per centimetro quadrato.
La sottocommissione per gli studi di carattere idraulico si è intanto occupata dei mezzi per impedire le forti fluttuazioni della falda acquea ora circolante nel sottosuolo, la quale ora è raccolta in una piccola sorgente che sgorga dalle fondazioni stesse. Posto il principio di non riempire il fossato intorno al campanile per non togliere la vista della zona basamentale del monumento, il problema non poteva risolversi che mediante una stabilizzazione della falda stessa ottenuta mediante tubi di drenaggio.
A questo punto sono intervenute, e per vari mesi hanno diviso il campo degli studiosi e dei tecnici, delle preoccupazioni in certo modo reciproche: gli “statici” hanno espresso il dubbio che l’abbassare la falda acquea potesse portare a minore resistenza, sia pure momentanea, degli strati divenuti asciutti, e quindi ad ulteriori cedimenti di cui niuno potrebbe prevedere le conseguenze; gli “idraulici” a lor volta hanno manifestato il timore che il brusco consolidamento di alcune parti del terreno potesse creare non soltanto discontinuità tali da alterare l’equilibrio instabile di assestamento ivi creatosi, ma anche variazioni essenziali nel regine delle acque freatiche.
La discussione, interessante ed elevata sia pei temi scientifici e tecnici che coinvolgeva, sia per l’importanza del monumento che è, per cosi dire, il paziente di queste ricerche cliniche, ha in una recente riunione potuto raggiungere un accordo sulla base di alcune considerazioni di quel buon senso tecnico, che sempre in questi quesiti di restauro e di rinforzo di vecchi organismi, e non soltanto in essi, deve trarre dalle deduzioni della scienza l’indirizzo dei provvedimenti pratici: non mutamenti repentini ma opere di rinforzo graduale controllate dalla esperienza. La cementazione del terreno piuttosto che immediatamente sotto il campanile, può avvenire in alcuni punti ad una certa distanza da esso in modo che gli strati a quello sottostanti ne risentano un beneficio indiretto, ma non per questo, come gli esperimenti hanno mostrato, non efficace; la stabilizzazione della falda acquea può ora tenersi alquanto al disopra del livello naturale di magra, in modo da evitare anche i dissesti di un rapido mutamento di regime. In un secondo, in un terzo tempo gli uni e gli altri provvedimenti potranno stringersi ancora intorno alla torre ed ottenerne il consolidamento definitivo.
La Commissione presenterà presto la relazione delle sue ricerche e delle sue proposte, ed è sperabile che subito allo studio segua l’azione, facilitata dalla compagine ottima che fa del campanile di Pisa come un monolite infisso nel terreno. E sarà certo di singolare interesse questo contributo della scienza moderna pel salvamento di una vecchia e gloriosa opera architettonica.
G. GIOVANNONI.


SINDACATO NAZIONALE ARCHITETTI

PAGINE DI VITA SINDACALE


CONVOCAZIONE DEL DIRETTORIO NAZIONALE IN ROMA.

Il giorno 6 febbraio alle ore 10 nei locali della Confederazione Professionisti e Artisti in Roma si sono riuniti i membri del Direttorio Nazionale del Sindacato Architetti. Erano presenti: i Vice-Segretari Nazionali Arch. Boni e Arch. Brioschi gli Architetti Venturi e Milani di Roma; Stacchini della Lombardia, Sullam del Veneto, Fabiani della Venezia Giulia, Fagnoni della Toscana, Chierici della Campania e Fichera della Sicilia.
Presiedeva il Segretario Nazionale del Sindacato l’On. Calza Bini; alla seduta ha assistito l’Ispettore Generale della Confederazione Comm. Avv. Brofferio.

La seduta si aperta con una discussione sul problema delle Scuole Superiori di Architettura, durante la quale si è riaffermata la necessità di organizzare tutte le scuole di architettura d’Italia sul tipo di quella già in funzione a Roma, che risponde perfettamente agli scopi prefissi; si è intanto constatato con viva soddisfazione che anche la Scuola di Venezia, ormai completamente inquadrata ed organizzata, dà ottimi frutti e che alla Scuola di Torino, già ufficialmente riconosciuta, stanno anche per aggiungersi quelle di Firenze e Napoli già in via di completamento.
Il Prof. Chierici rivolge un ringraziamento all’On. Calza Bini, che, accettando la direzione della Scuola di Napoli ha contribuito a tagliar corto agli indugi per la soluzione di un problema che per la rinascita dell’architettura del mezzogiorno è di primaria importanza.
Gli Architetti Stacchini e Brioschi fanno presente come a Milano più che altrove sia necessario creare una Scuola autonoma sul tipo di quelle precedentemente accennate, e come, per varie ragioni. tale programma non abbia ancora avuto attuazione. Domandano pertanto due il Direttorio Nazionale, superate ormai le difficoltà di carattere generale che potevano opporsi alla ripresa in esame del problema della scuola di architettura di Milano, voglia esprimere il suo parere sulla importante questione. Aderendo il Segretario Nazionale e tutti gli altri presenti, su proposta degli Architetti Stacchini e Brioschi e dell’Arch. Chierici, viene approvato il seguente ordine del giorno:
Il Direttorio Nazionale mentre si compiace del sempre maggiore sviluppo assunto dalla Scuola Superiore di Architettura di Roma ormai funzionante perfettamente per la complessità degli insegnamenti e la fecondità di risultati ; mentre constata come e Venezia, Firenze, Torino e Napoli, siano già sorte nuove scuole che secondo lo spirito preciso della Legge dovranno preparare gli Architetti dell’Italia nuova;
afferma il dovere del Sindacato Architetti di adoperarsi affinchè anche a Milano, che è uno dei maggiori centri propulsori delle Nazione, sorga quella Scuola che nel pensiero di tutti doveva essere fra le prime, sia per l’importanza della regione, si nella lotta a lungo combattuta per l’affermazione dei diritti dell’Architettura italiana.
Premesso ciò il Direttorio incarica i colleghi Stacchini e Brioschi di avviare sin d’ora le pratiche necessarie con gli Enti locali (i quali non possono che vedere con grande simpatia la nuova importanza che può e deve assumere anche in questo campo Milano) per organizzare il finanziamento del nuovo Istituto, e plaude al suo Segretario Nazionale per l’impegno preso di svolgere opera in tal senso proficua presso il Consiglio Superiore dell’Istruzione ed il Ministero dell’Educazione Nazionale.

L’Arch. Venturi richiama l’attenzione dei colleghi sul problema della sistemazione dei giovani che escono dalle Scuole Superiori di Architettura, e fa voti perchè attraverso l’azione sindacale, si giunga da parte degli Uffici Tecnici Comunali all’assunzione dei giovani architetti. Il Direttorio Nazionale plaude vivamente e si associa al voto espresso dall’Architetto Venturi.
L’Arch. Fagnoni raccomanda vivamente che sia tenuta in evidenza la necessità, per la Scuola di Firenze, che la convenzione costitutiva sia approvata al più presto; analoga raccomandazione rivolge l’Arch. Sullam per lo statuto definitivo della Scuola di Venezia.

Il Direttorio Nazionale esamina successivamente la questione dello Statuto, dell’Albo e delle Giunte Sindacali; questione della massima importanza, la cui soluzione è urgentemente richiesta dai vari Sindacati Regionali per poter svolgere un’opera efficace di tutela morale e di assistenza professionale per i propri iscritti.
Il Segretario Nazionale sottopone al Direttorio tutta l’azione da lui svolta fino ad oggi in proposito e chiarisce i motivi che hanno impedito finora di giungere a un risultato concreto, motivi da ricercarsi nei successivi cambiamenti delle disposizioni di procedura per lo svolgimento delle pratiche. Assicura tuttavia che l’approvazione dello Statuto è imminente e che, ad approvazione avvenuta si procederà senz’altro alla compilazione degli Albi ed alla nomina delle Giunte Sindacali. Egli insisterà tuttavia presso il Ministero delle Corporazioni e quello di Grazia e Giustizia perchè le Giunte, che sono condizione essenziale per il funzionamento delle disposizioni della legge professionale, sostituendo esse i consigli dell’ordine, siano al più presto un fatto compiuto. Accenna poi alle difficoltà che derivano dall’inquadramento regionale tuttora esistente, mentre per la Sicilia l’inquadramento Sindacale si è dimostrato opportunamente diviso in due separati organismi per la Sicilia Orientale e Catania, e per quella occidentale a Palermo. Egli comunica che ha proposto al Ministero delle Corporazioni di dare il benestare per la nomina di una sola Giunta Regionale a Palermo, rinviando quella di Catania a dopo l’approvazione dell’inquadramento separato.
L’Arch. Fichera aderisce, sebbene con evidente rammarico, ad attendere per Catania il riconoscimento necessario.
L’Arch. Fagnoni domanda spiegazioni sulle minacciata separazione della Sezione di Carrara dalla Toscana in vista di una forzata iscrizione degli Architetti Carradesi negli Albi di Genova.
Il Segretario Nazionale spiega che per regioni relative alla circoscrizione giudiziaria, effettivamente gli iscritti di Carrara dovrebbero appoggiarsi al Sindacato di Genova; ma comunica anche che sono in corso pratiche ufficiali per evitare lo smembramento della Toscana.
Per la compilazione degli Albi il Direttorio esamina le formule da adoperarsi nella compilazione degli Albi stessi per quanto riguarda le indicazioni richieste dalla legge, e dopo animate discussioni riconosce che si debba quanto ai titoli specifici conseguiti col diploma di laurea trascrivere la forma integrale contenuta per legge nel diploma stesso.

Sempre in tema di disposizioni di legge l’Arch. Fagnoni esprime il parere. approvato dal Direttorio Nazionale, che il Sindacato per la tutela degli interessi dei propri iscritti debba curare la diffusione presso i comuni e gli enti pubblici, del regolamento sulla professione dell’Architetto.

In tema di concorsi il Direttorio Nazionale ha constatato con piacere che il diretto intervento del Segretariato Nazionale ha giovato a far modificare alcuni bandi di concorso pubblicati a cura di enti pubblici, sia per la inclusione nella Commissione Esaminatrice di rappresentanti del Sindacato Architetti, sia per la proroga di termini troppo ristretti, sia per l’aumento dei premi stabiliti originariamente in misura troppo esigua e sproporzionata alla importanza dei lavori.
Infatti degli ottimi risultati si sono ottenuti per i concorsi di Foligno, di Pisa, di Bolzano, e per quello di maggiore importanza per la Cattedrale di Spezia.
Particolarmente il Segretario Nazionale ricorda l’opera dell’Arch. Fichera per i concorsi banditi dalla provincia di Siracusa e dal Podestà di Catania, nei quali la posizione del Sindacato Architetti è assolutamente preminente.
Data però l’importanza della questione dei concorsi il Direttorio Nazionale si augura che questa materia venga regolata da disposizioni di legge che rendano obbligatorio l’intervento del Sindacato, sia per la compilazione del bando, sia per la nomina della Giuria.

GRUPPI URBANISTICI E RAZIONALISTI

Il Segretario Nazionale richiama l’attenzione del Direttorio sulla denominazione assunta da alcuni gruppi di professionisti della classe che si sono riuniti per lo studio di speciali rami della professione o di tendenze architettoniche. Egli chiarisce che, pur vedendo con molta simpatia la costituzione di questi gruppi destinati ad approfondire lo studio di particolari problemi del tempo nostro, non può consentire che i gruppi stessi assumano senza nessuna autorizzazione delle denominazioni come quella "gruppo dei razionalisti italiani" o "gruppo degli urbanisti di Roma" con evidente danno di altri professionisti che pur non essendo iscritti ai gruppi medesimi si dedicano in egual modo allo studio delle stesse questioni.
Egli ricorda il recente episodio dei rappresentanti dell’Italia nel Comitato Internazionale C.I.R.P.A.C., e come l’origine dei malintesi debba ricercarsi nella appartenenza dei suddetti delegati al Sindacato Belle Arti anzichè a quello degli Architetti. Coglie l’occasione per rilevare la importanza che dalla suddivisione di gruppi del Sindacato Belle Arti verranno ad avere i professori di disegno architettonico che vi saranno inquadrati con la definizione di architetti decoratori secondo la proposta del Sindacato Nazionale Belle Arti; il Direttorio dopo ampia ed animata discussione a cui partecipano tutti i componenti, riconosce:
1° - Che nessuno possa, se non appartenente al Sindacato Architetti, assumere rappresentanze ufficiali di tutta o di parte della classe all’estero, senza regolare investitura delle gerarchie e delle autorità preposte
2° - Di non poter aderire alla proposta del Sindacato Belle Arti di chiamare architetti decoratori coloro che per legge non possono portare la qualifica precipua di architetto.
E pertanto fa voti che agli architetti aventi diritto al titolo ed alla iscrizione negli Albi, sia fatto formale invito di evitare pericolose confusioni con la doppia iscrizione al Sindacato Belle Arti e al Sindacato Architetti, non potendosi accettare il principio che gli interessi ideali e materiali in materia di architettura o quelli di categoria in materia economico-professionale (questi dipendenti strettamente da quelli), siano tutelati da altra organizzazione sindacale che non sia quella che ne ha per legge il dovere e la funzione e cioè il Sindacato Architetti.
Riconoscendo d’altre parte che non pochi valorosi professionisti sono rimasti esclusi dalla iscrizione negli Albi o per insufficiente documentazione di lavori eseguiti ad essi stessi imputabile, o per più invidiabile difetto di gioventù, e di conseguenza per insufficiente esercizio professionale, esprime il parere che debba rivolgersi formale preghiera ai Ministeri competenti perchè la questione degli esclusi dagli Albi possa essere illuminatamente ripresa sì da far includere nella categoria degli Architetti coloro che effettivamente ne abbiano il merito ed il diritto, lasciando agli altri la possibilità o di conseguire il titolo con regolari studi nella Scuola d’Architettura, o di inquadrarsi anche nel Sindacato Belle Arti, ma con una qualifica dalla quale scompaia completamente il titolo di Architetto.

TARIFFE

Sulla questione delle tariffe il Segretario Nazionale comunica al Direttorio tutti i passi fatti fino ad oggi per risolvere anche questa importante questione, ed assicura che è ormai approvato il definitivo testo la cui pubblicazione avverrà fra giorni. La tariffa sarà in comune col Sindacato Ingegneri ed avrà il titolo di "Tariffa degli onorari per le prestazioni professionali degli Ingegneri e degli Architetti"; naturalmente sarà suscettibile dell’applicazione di coefficienti da stabilirsi con l’approvazione della Commissione apposita in relazione alle particolari esigenze delle singole regioni.

PUBBLICAZIONI E BOLLETTINO

Il Segretario Nazionale presenta al Direttorio due pubblicazioni la prima che riporta la conferenza tenuta a Firenze dal Prof. Gustavo Giovannoni nel Circolo di Cultura di quel Sindacato, la cui pubblicazione è stata curata dall’Arch. Fagnoni la seconda tenuta a Venezia in Palazzo Ducale dal Prof. Bordiga in occasione delle Celebrazioni Sansoviniane. Ambedue edite in bella veste tipografica e ricche di illustrazioni, rappresentano i primi numeri di una serie di opuscoli che il Sindacato intende pubblicare per integrare così il suo programma di attività culturale.
Il Segretario Nazionale espone successivamente i passi fatti per la pubblicazione di un bollettino quindicinale. organo ufficiale del Sindacato. Spiega come per disposizione del Presidente della Confederazione non possa più effettuarsi la stampa del bollettino a Firenze secondo quanto in un primo tempo era stato predisposto, e come, di conseguenza, anche la redazione debba essere a Roma; occorre quindi ricominciare il lavoro di preparazione che era stato fatto fino ad oggi.
Il Direttorio Nazionale approva con vivo plauso l’iniziativa della Segreteria Nazionale riconoscendo l’assoluta necessità di un organo di collegamento tra tutti gli iscritti al Sindacato con le formalità e la veste che il Segretario ha proposto si augura pertanto che il bollettino possa iniziare la pubblicazione al più presto, dichiarandosi tutti i presenti disposti alla più intensa collaborazione.

Chiuse le animate discussioni alle quali, per l’importanza dei temi svolti, hanno partecipato tutti i presenti, i membri del Direttorio Nazionale sono stati ricevuti dal Presidente della Confederazione On. di Giacomo al quale hanno esposto i lavori sinora compiuti nel campo dell’attività sindacale; l’Onorevole Di Giacomo ha lungamente intrattenuto il Direttorio Nazionale, ed ha chiarito i suoi punti di vista sui rapporti tra il Sindacato Architetti e i Sindacati affini.
Successivamente il Direttorio Nazionale accompagnato dall’On. Di Giacomo e dall’On. Calza Bini, è stato ricevuto da S. E. Bottai Ministro delle Corporazioni, al quale ha presentato l’omaggio delle due pubblicazioni edite a cura del Sindacato, ed ha esposto i desiderata espressi in nome della classe.
Il giorno dopo l’On. Calza Bini è stato ricevuto da S. E. il Capo del Governo, al quale presentò l’omaggio del Direttorio Nazionale. il Duce dimostrò il più vivo interesse per tutte le questioni attinenti allo sviluppo dell’architettura italiana e si felicitò con l’On. Calza Bini pel lavoro svolto.

LA FONDAZIONE DI UN ISTITUTO DI URBANISTICA
DELIBERATO DAL COMITATO DEL XII
CONGRESSO DELL’ABITAZIONE
E PIANI REGOLATORI

Sotto la Presidenza del Principe Boncompagni Ludovisi, Governatore di Roma, il giorno 25 gennaio u. s. si sono riuniti in Campidoglio i delegati degli Enti che fecero parte del XII Congresso dell’Abitazione e Piani Regolatori, di cui la nostra Rivista ebbe a occuparsi ripetutamente.
Al Principe Boncompagni, che tanta opera diede per il felice ed importante esito del Congresso, gli adunati vollero esprimere la loro riconoscenza consegnandogli, prima dell’adunanza, per mani dell’On. Calza Bini, una medaglia ricordo.
Il Governatore ringraziò vivamente, mettendo in evidenza come ai lusinghieri risultati conseguiti abbia contribuito l’opera alacre e fattiva della Giunta Esecutiva presieduta dall’On. Calza Bini della quale fecero parte i sigg. Ing. Albertini del Comune di Milano, Ing. Folinea del Comune di Napoli, Ing. Angella dell’istituto Nazionale per le Case degli Impiegati dello Stato, Avv. Donatelli, presidente dell’istituto per le Case Popolari di Venezia, Comm. Clerici della Cassa Nazionale Assicurazioni Sociali, e Comm. Ricci dell’istituto Nazionale di Credito Edilizio, e che fu assistita dal Segrctario Generale del Congresso Comm. Avv. Virgilio Testa.
L’On. Calza Bini diede il resoconto morale e finanziario del Congresso, mettendone in chiaro i risultati culturali, di cui nella nostra Rivista già demmo largo cenno e illustrando le varie iniziative svoltesi per l’occasione. Segnalò quindi l’intensa ed efficace opera svolta dai Comitati di Patronato costituiti in Roma, Napoli e Milano, dichiarando che al Comitato di Roma, presieduto dall’Ing. Guido Vitali, si deve in gran parte la perfetta riuscita delle varie manifestazioni. Comunicò in fine che il Bilancio consuntivo del Comitato si chiuse con un avanzo di circa L. 230.000. Di tal somma la Giunta Esecutiva fece la proposta dell’impiego per la fondazione di un Istituto Nazionale di Urbanistica. L’On. Calza Bini, in merito a tale proposta, dichiarò di non dissimularsi la difficoltà di dar vita ad un organismo tanto importante, di cui del resto Egli è propugnatore da tanto tempo (1), con inizi così umili, ma soggiunse che, dato l’analoga modesta origine di organizzazioni altrettanto importanti e vitali, non è da disperare possa aspettarsi ugual successo dall’attuale proposta, che tocca un tema così fondamentale e di prossimo sviluppo.
Dopo l’esposizione dell’On. Calza Bini e la lettura della Relazione del Collegio dei Revisori, segui un’animata discussione, durante la quale gli intervenuti espressero il loro compiacimento alla Giunta Esecutiva. L’assemblea approvò quindi all’unanimità il rendiconto, deliberando che l’avanzo di cassa fosse destinato alla fondazione del progettato Istituto Nazionale d’Urbanistica.
Per acclamazione furono nominati presidente dell’istituto stesso l’On. Calza Bini e segretario l’On. Testa, mentre si decise che la nomina della Commissione direttiva venga successivamente fatta per referendum fra tutti i membri del comitato, che fu dichiarato sciolto.

VITA SINDACALE A NAPOLI

Il giorno 15 gennaio, a Napoli, con l’intervento del Segretario Nazionale On. Calza Bini e dell’ispettore Regionale della Confederazione Comm. D’Ambrosi è stato tenuta una importante riunione del Direttorio di quel Sindacato per l’esame della situazione locale e per emettere voti relativi alla inclusione di rappresentanti del Sindacato nelle Commissioni tecniche di quella città.

IL PROGETTO PER IL PIANO REGOLATORE
DI TERNI

L’On. Alberto Calza Bini, appartenente alla Deputazione dell’Umbria nella provincia di Terni, aveva proposto al Prefetto ed al R. Commissario di Terni di bandire un concorso pel progetto di piano Regolatore e d’Ampliamento della Città, che, accresciuta d’importanza nella sua attuale qualità di Capoluogo di provincia, vede ogni giorno prospettarsi nuovi problemi urbanistici pel suo sviluppo.
Date le condizioni economiche e le difficoltà relative alla procedura d’un concorso, il Commissario ebbe o proporre allo stesso Arch. Calza Bini di compilare il progetto; ma il Calza Bini, mosso dal desiderio che lo guida nella sua opera di organizzatore della classe degli Architetti, pur mettendo a disposizione del Commissario di Temi, a titolo gratuito, l’opera sua personale per tutto quanto possa corrispondere alla responsabilità ch’egli stesso assume, propose di affidare ad un gruppo di giovani particolarmente studiosi di Urbanistica, la compilazione del progetto ponendo a loro disposizione la somma, anche non cospicua, che il comune aveva potuto stanziare.
La proposta dell’Arch. Calza Bini è stata naturalmente accolta con plauso e gratitudine dal Commissario di Terni ed il Calza Bini ha segnalato per l’incarico definitivo i giovani architetti Petrucci e Susini e gli Ingegneri Fuselli, Nicolosi e Valle.
L’atto dell’eminente Camerata è da segnalare particolarmente agli studiosi d’Urbanistica, come quello che, ponendo imparzialmente a contributo di vitali problemi fresche energie giovanili, è atto a promuoverne la tendenza alla collaborazione disinteressata, a tutto vantaggio degli interessi superiori dell’architettura.

(1) Vedi ad es. la proposta di uno schema di Statuto per una Unione Corporativa dell’Urbanistica, presentata dall’Architetto Alberto Calza Bini, al I Congresso di Studi Romani. (Atti del Congresso. Roma, aprile 1928).


ESITO E NOTIZIE DI CONCORSI

CONCORSO
PER IL PROGETTO DI PIANO REGOLATORE
DELLA CITTÀ E DELLA MARINA DI PISA

Il Podestà del Comune di Pisa ci comunica che sono state apportate le seguenti modifiche al bando di Concorso in data 10 agosto 1929 VII:
a) I disegni di planimetria genera le richiesti come all’art. 6 (lettera a) potranno essere redatti anche in scala minore di 1:2000 secondo il concorrente crederà meglio opportuno per la presentazione ed illustrazione del suo progetto.
b) Per l’espansione del piano di ampliamento della città per cui, come deve intendersi all’articolo 3, giovano i disegni di pianta attualmente forniti come all’art. 14, è lasciata facoltà ai concorrenti di limitarla secondo essi credono meglio rispondente ai fissi del Concorso a norma delle istruzioni fondamentali dell’art. 2.
c) il termine utile per la presentazione dei progetti, di cui all’art. 7, è prorogato al 31 marzo 1930.

CONCORSO
PER LA SEDE DELLA CASSA DI RISPARMIO
DI FOLIGNO

A rettifica di quanto abbiamo pubblicato a proposito di questo Concorso, nel numero di dicembre della nostra Rivista, comunichiamo che nella Commissione giudicatrice del Concorso è stato nominato, in rappresentanza del Sindacato Architetti il Prof. Arch. Vincenzo Fasolo.

CONCORSO
PER IL PALAZZO DELLA PROVINCIA DI TERNI

Comunichiamo che in rappresentanza del Sindacato Architetti è stato incluso nella Commissione l’Ing. Prof. Gianbattista Milani.

ESITO DEL CONCORSO PER IL CARTELLO
DELLA PRIMA QUADRIENNALE
D’ARTE NAZIONALE DI ROMA

La Giunta Esecutiva della Prima Quadriennale d’Arte Nazionale, dopo un’attenta disamina dei 94 progetti di cartello presentati al Concorso, si è trovata nella necessità di rinuziare ad una scelta definitiva non avendo trovato, pur tra le migliori, un’opera che soddisfacesse alla esigenze del Bando di Concorso.
Volendo per altro dare un segno di distinzione alle opere più riuscite ha stabilito di assegnare a: Francesco di Cocco, Marcello Dudovich, Marcello Nizzoli e Federico Seneca, la somma di lire cinquecento (di cui all’articolo 9 del bando di Concorso) a titolo di indennità, ritenendosi con ciò libera dagli impegni assunti con il bando di Concorso.
I concorrenti possono ritirare i loro lavori preso la Segreteria della Prima Quadriennale d’Arte Nazionale in via Nazionale.

CONCORSO NAZIONALE
PER LA CATTEDRALE DI SPEZIA

Sabato 8 febbraio ebbe luogo il "vernissage" e l’inaugurazione della Mostra dei progetti presentati al Concorso Nazionale per la Cattedrale della Spezia, concorso di cui ebbimo già a parlare in queste pagine e a cui parteciparono circa 100 concorrenti: cifra che testimonia del grandissimo interesse suscitato da esso fra gli architetti italiani.
Nei prossimi fascicoli illustreremo ampiamente l’importante manifestazione.

L’INTERESSAMENTO DEL GOVERNATORE PER
GLI ARCHITETTI ROMANI PARTECIPANTI AL
CONCORSO PER IL PALAZZO DEGLI UFFICI DEL
GOVERNATORATO

Come è noto il Governatorato di Roma aveva a suo tempo bandito un concorso per il prospetto di un edificio da destinarsi agli uffici del Governatorato sull’area prospiciente alla Via Aracoeli.
Poichè a seguito di nuove disposizioni relative alla sistemazione della zona l’edificio non potè essere costrutto, il Goverantore convocò egualmente la Commissione perchè procedesse alla scelta dei migliori progetti mettendo a disposizione per premi una parte cospicua del compenso che sarebbe spettato ai vincitori del concorso.
La Commissione a suo tempo riunitasi procedeva alla segnalazione dei progetti degli Architetti Fasolo, Morpurgo, De Renzi e Ciarrocchi, Wittinch, Malpeli. Mancini, ai quali furono pertanto assegnati i premi per la somma complessiva di L. 75.000.
Protraendosi la concessione definitiva dei premi stessi, il Segretario Nazionale del Sindacato Fascista Architetti, Onorevole Calza Bini, in appoggio ad analoga richiesta del Segretario Regionale dal Sindacato medesimo, ha interessato personalmente S. E. il Governatore Principe Boncompagni Ludovisi perchè la pratica fosse condotta a termine; il Governatore infatti, in data 27 gennaio, ha comunicato all’On. Calza Bini che la deliberazione relativa alla proclamazione dei progetti prescelti nel Concorso Nazionale era stata approvata il giorno 17 e che pertanto l’assegnazione dei premi sarebbe avvenuta tra breve.
L’interessamento dal Governatore, e la rapida conclusione alla quale ha portato, saranno conosciute con piacere dai concorrenti premiati.

BANDI DI CONCORSO

CONCORSO
PER LE PORTE DEL DUOMO DI ORVIETO

L’opera del Duomo di Orvieto ha pubblicato le norme per un nuovo - concorso tra artisti Italiani per dotare di porte di bronzo il Duomo di Orvieto.
Ciascun concorrente dovrà entro il 15 settembre 1930 far pervenire alla Presidenza dell’Opera del Duomo di Orvieto:

1° - un bozzetto di insieme delle 3 porte in scala 1:40;
2° - i bozzetti in disegno di ciascuna porta in scala 1:10;
3° - almeno 2 particolari in disegno nella scale 1:5
4° - un bozzetto in gesso a grandezze naturale di un dettaglio nella misura di elmetto 1 metro quadro;
5° - una relazione illustrante artisticamente, tecnicamente e finanziariamente il progetto e la sua esecuzione.

Se a commissione giudicatrice, presieduta dal Direttore Generale delle Antichità e Belle Arti, accetterà uno dei progetti, assegnerà all’autore un premio di lire sessantamila.
La commissione potrà ammettere due o più artisti ad una seconda gara. L’autore del progetto prescelto avrà l’incarico di dirigere l’esecuzione e la posa in opera, ricevendone un compenso di lire ventimila.
Le dimensioni delle porte sono le seguenti:
Porta centrale, m. 7,15X3,81.
Porte laterali, m. 4,42X2,13.
Per ulteriori informazioni rivolgersi all’Opera del Duomo, Comune di Orvieto.

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