FASCICOLO II - OTTOBRE 1930
N.D.R.: Lavori di Laurea nella Scuola di Architettura di Roma, con 58 illustrazioni

La R. Scuola Superiore di Architettura di Roma, sotto la guida del suo esimio direttore arch. prof. Gustavo Giovannoni, che della cultura giovanile ha fatto un vero apostolato, continua a dare ottimi frutti.
Sempre più si constata che la creazione e l’esistenza di questa Scuola primigenia, modello alle altre sorte poi sulle sue orme, corrispose e corrisponde ad una indispensabile necessità, correlativa al rifiorire dell’arte architettonica, di cui si avvertono segni non dubbi, forieri di quel più vasto e fecondo sviluppo che non mancherà di caratterizzare anche in Italia il secolo XX e sarà di luce al risorgere ed all’adeguarsi alla vita delle altre arti plastiche figurative ed applicate.
Non sarà inutile che il lettore assuma la conoscenza completa della costituzione della Scuola Romana e degli intendimenti che la reggono: per questo ci richiamiamo a quanto fu detto in proposito in articoli precedenti e ad una esauriente comunicazione sul tema fatta dal prof. Giovannoni al XII Congresso Internazionale degli Architetti a Budapest, relazione che riassumeremo ampiamente in un articolo su detto congresso, di prossima pubblicazione.
Qui, analogamente a quanto fu talvolta fatto nel passato, rendiamo noti i migliori lavori di laurea presentati dagli studenti nell’anno scolastico 1928-29.
L’arch. Robaldo Morozzo della Rocca, si è proposto, dopo esaurienti studi sul tema, il progetto di una biblioteca per la città di Roma, imaginandola in concreto sorgente in vicinanza del Colle Oppio, sull’asse dell’attuale via Milano, di cui si pensa prolungare il tracciato rettilineo fino oltre via Depretis e via Cavour, come si può rilevare dalla planimetria d’insieme qui riprodotta.
L’edificio ha pianta di concezione fondamentalmente classica: l’insieme volumetrico, particolarmente complesso ed articolato, è stato tuttavia chiuso in uno schema robustamente unitario: l’architettura, basata pure su sensibilità classiche, è tuttavia sentita con originale sintetismo moderno.
Il Morozzo della Rocca così esprime nella sua relazione i criteri tecnici informatori del progetto:
“Tenendo presente la moderna tendenza nell’organizzazione delle biblioteche, e cioè il decentramento, la specializzazione, ed il libero accesso agli scaffali, insieme con la tradizione italiana, per cui la biblioteca nazionale deve essere aperta oltrechè allo studioso anche al pubblico superficiale, ho progettato quest’edificio, tale che possa servire contemporaneamente all’uno ed all’altro scopo. Gli stessi libri e di conseguenza i loro magazzeni servono insieme la biblioteca di carattere generale situata al piano terreno e quella di carattere specializzato situata al primo piano.
All’ingresso si presenta un sistema di vestiboli con gli uffici di informazione, prestito e scambio, il quale accede a tre anditi contenenti le cassette dei mantelli ed oggetti di vestiario. Tali anditi sono riservati rispettivamente, da sinistra a destra, il primo ai bibliotecari ed impiegati, il secondo al pubblico in genere, il terzo agli studiosi riconosciuti.
Il primo immette sia al piano terreno che al piano superiore, il secondo al terreno soltanto, il terzo al solo piano superiore, passando tutti e tre per un vestibolo monumentale ove è effettuato il controllo.
Al centro della biblioteca generale è posto il banco per la distribuzione dei libri; in tal modo che da esso si possano sorvegliare direttamente tutte le sale di lettura e si possa direttamente e senza attraversare queste, comunicare coi magazzeni.
Le tre sale di lettura a forma di emiciclo ed illuminate con un sistema di aperture inteso a far penetrare la luce indirettamente abbondante, ma moderata ed uniforme, sono dedicate rispettivamente agli uomini, alle signore ed alla sala di studio, ambienti più degli altri ricchi d’opere di consultazione.
Dal lato della sala degli uomini, ed isolata in un cortile, con possibilità di accesso separato, è posta l’emeroteca, con una sezione per i quotidiani ed una per le riviste.
Dal lato delle signore invece ed in condizioni analoghe al padiglione ora citato, è posta la biblioteca dei ragazzi, divisa in due sezioni secondo le età.
Al di là della sala di studio, in un giardino, v’è una sala adatta a conferenze, collegata per mezzo di gallerie a due grandi locali cruciformi, contenenti il museo delle stampe e dei manoscritti, destinati a tramutarsi col crescere della biblioteca, in altrettanti magazzeni.
I magazzeni, per essere più facilmente isolabili in caso d’incendio e per poter essere situati tutti intorno al centro di distribuzione, sono in numero di quattro; essi hanno la pianta a forma di croce e sono divisi in tanti piani di metri 2,20; per il centro della croce passa un montacarico a pater-noster, che congiunge verticalmente i piani e riversa direttamente i volumi sul banco di distribuzione. In tal modo l’impiegato addetto alla ricerca dei libri risiede nei magazzeni, ed appena abbia per telefono o per posta pneumatica la richiesta, non ha da percorrere, per trovare il libro, lunghezza maggiore di quella d’uno dei bracci della croce.
Nei magazzeni, per l’altezza corrispondente al piano terreno, sono poste le collezioni dei giornali e le opere poco richieste, ai piani superiori i volumi sono ordinati per materia.
La biblioteca superiore, cui si accede per il grande scalone, è costituita da una sala centrale circolare illuminata con finestre dall’alto, che contiene il catalogo generale. Da essa si dipartono quattro salette contenenti le opere di nozioni generali ed informazioni secondo quattro principali divisioni: 1° Storia e Sociologia; 2° Filosofia e Filologia; 3° Letteratura ed Arti; 4° Scienze. Ciascuna di queste immette alla rispettiva branca di biblioteca specializzata.
Queste branche sono costruite su pianta cruciforme e suddivise in quattro parti: (contengono la 1ª: Storia, scienze ausiliarie della storia, scienze sociali, scienze giuridiche e politiche; la 2ª: Filosofia, teologia, pedagogia, linguistica, filologia; la 3ª: Letteratura, storia letteraria, belle arti, architettura, archeologia; la 4ª: Scienze matematiche e fisiche, scienze mediche, scienze naturali ed agricoltura, tecnologia, commercio; arte militare).
Ogni braccio delle croci contiene il magazzeno stratificato in piani di metri 1,20 ed affacciati ad una galleria perimetrale che ad un estremo mette capo ad una saletta di lettura: dunque complessivamente sedici salette, cosicchè il lettore rimane in immediato contatto coi libri che gli possono occorrere e può consultarli con la stessa comodità che avrebbe a casa sua. Le quattro branche di biblioteca comunicano fra loro, oltrechè attraverso la sala dei cataloghi, anche per mezzo di gallerie che servono inoltre per sorvegliare dall’alto la biblioteca inferiore.
Mentre le corsie centrali sono addette al servizio della biblioteca accentrata le corsie perimetrali servono alla biblioteca specializzata.
L’illuminazione proviene sia dall’alto che lateralmente e le aperture sono disposte ed orientate in modo che essa sia quanto più possibile diffusa non accecante.
La biblioteca comprende inoltre alcune salette per il bibliotecario capo, dalle quali la biblioteca inferiore si può sorvegliare direttamente ad occhio, ed una piccola biblioteca musicale completamente indipendente e costituita da boxes acusticamente isolati per le prove dei solisti.
L’ingrandimento della biblioteca, oltre che coll’occupazione dei locali ora assegnati ai musei, può effettuarsi in misura notevole per innalzamento ed ulteriormente per estensione.
La capacità della biblioteca corrisponde alle più ampie previsioni che si possano fare per un prossimo stato della biblioteca Vittorio Emanuele di Roma e le possibilità di ampliamento corrispondono alle previsioni future più lontane”.
Tutte queste condizioni tecniche, emergenti da un lodevole approfondimento del tema, sono state senza sforzo dal Morozzo superate nel complesso architettonico, con singolare organicità e volontarietà che non tolgono freschezza alla forma.
L’arch. Mario Ridolfi, dotato di tendenze stilistiche radicalmente moderne, ma non per questo aride o fredde, anzi vive di limpida sensitività, ha scelto un tema attuale, libero di reminiscenze. Una Colonia Marina a Castel Fusano, che, a quanto si può rilevare dall’unita planimetria d’insieme, egli ha ubicato precisamente a circa 2 km, a sud di Ostia Mare. La Colonia ospita 300 bambini, metà maschi e metà femmine ed è formata complessivamente di 6 fabbricati interamente di cemento armato. L’edificio maggiore dalla forma a doppio U, ha i corpi di fabbrica principali orientati normalmente al mare e distanziati reciprocamente in modo che il sole nell’ore della sveglia (ore 7) invada i letti dei dormitori più bassi.
Al piano terreno di questo edificio trovano posto: il refettorio in comune, con gli annessi servizi ed i lavabi.
Questo ambiente, ha la forma di una enorme tettoia, ed ha i lati completamente aperti e dotati di tendoni in tela olona di colore, per la difesa dal sole: le doccie, divise per sesso: la lavanderia: la stireria: un locale di riunione per conferenze e proiezioni: locali per il giuoco al coperto. Invece la ricreazione allo scoperto si svolge nei cortili aperti verso il mare e sistemati in modo che vi si possa praticare il giuoco della palla al cesto, i salti in lungo ed in alto, la ginnastica delle braccia, ecc.
Nel primo e secondo piano trovano sede tutti i dormitori (contenenti al massimo 27 letti) naturalmente divisi nettamente per sessi; i servizi igienici, e le stanze per le inservienti (due ogni camerata).
I dormitori sono dimensionati in base al vigente regolamento sugli Ospedali e case di cura.
Annesso all’edificio principale è la casa delle insegnanti, che ha il carattere di un piccolo albergo sul mare per 14 letti, corredato di tutti i servizi. Vi possono trovare alloggio 12 insegnanti (una ogni 25 bambini) effettive, una di riserva e la Dottoressa addetta alla cura dei bambini malati.
Le stanze divise nei due piani sono corredate ciascuna da un sufficiente bagno completo e di un piccolo andito per l’armadio.
Lo stabilimento balneare è collegato all’edificio principale con una passerella passante sopra il Viale della Marina di Roma; è corredato di grandi spogliatoi separati, delle cabine per le insegnanti e le inservienti, e completato da grandi chioschi per l’ombra.
La chiesa, di forma cilindrica, è strutturalmente composta da un principale tamburo in muratura e da una serie concentrica di colonne in cemento, interna ad esso.
La copertura, appoggiata sugli accennati sostegni, è costituita da una soletta nella sola parte interna alle colonne e quivi decorata, mentre nel restante anello circolare esterno, la soletta è sostituita da un lucernario che permette alla luce di piovere dall’alto e lungo la parete cilindrica.
Un altare un pietra tutta bianca ed un pulpito ligneo arredano l’interno.
La chiesa è completata da una piccola cappella per la conservazione del SS. Sacramento e da una sacrestia con ambiente per la custodia dei paramenti sacri.
Il campanile annesso alla chiesa è in evidente contrasto di forma e di colore con questa.
Nel piccolo convento con annesso chiostro trovano posto cinque suore addette alla cura dei bambini giacenti nell’infermeria.
La casa della Direttrice, isolata dalla Colonia, può costituire il tipo di una villetta al mare di esclusivo soggiorno estivo per piccola famiglia.
L’arch. Carlo Vannoni ha, come Ridolfi, temperamento dotato di moderna e fresca sensibilità benchè fondamentalmente classico, non tanto nelle formali attitudini decorative, quanto in quelle sostanziali di composizione e di organismo.
Tale sensibilità classica, rifuggendo, onde adeguarsi alle attitudini costruttive moderne, dalle estrinsecazioni più epidermiche, si applica incidendo invece più profondamente nella massa muraria con aggetti e incassi d’ossatura. - Vediamo così l’architettura del suo “Grande Albergo in una stazione balneare”, oggetto del tema di laurea, ottenere un fondamentale spunto, in primo luogo dal movimento dei corpi di fabbrica secondo l’altezza ed i piani di fronte; ed un secondo dal comporsi di due ritmi, uno verticale di partizioni piane sporgenti e grandi nicchioni rientranti, alti quanto tre piani; l’altro orizzontale, formato dalle sud divisioni fondamentali di zoccolatura e di cornice di coronamento, e, nella zona unitaria dei piani intermedi, dalle suddivisioni più tenui ed intermittenti delle balconate secanti a ciascun piano i nicchioni.
Le piante dell’edificio sono studiate con ordine e larghezza.
L’arch. Mario Paniconi si è proposto un tema piacevole e concreto: “Un progetto di sistemazione della Nuova Fonte già Anticolana in Fiuggi"; il tema è stato studiato realisticamente, sulla base di esatti rilievi delle località ed in relazione alle speciali necessità inerenti ad uno stabilimento di acque minerali aventi specifiche qualità terapeutiche.
Attorno alle sorgenti vediamo quindi un insieme di locali atti a consentire un piacevole soggiorno ed a soddisfare alle necessità della cura; ambienti di riposo, di lettura, di passeggio; la posta, un gruppo di negozi, sviluppatissimi impianti igienici e sanitari; oltre a ciò un caffè con sala per spettacoli.
Essendo la zona delle sorgenti un’amena valletta racchiusa da colline boscose, il progettista non ha voluto alterare la fisionomia del luogo, ed ha disposto gli edifici, anzichè nel centro, intorno alla piccola valle, in modo da formare a questa da quinte, collegandoli con portici in modo da ottenere un insieme vario di passeggiate al coperto.
La valle e le colline sono state arricchite da opere di giardinaggio all’italiana che completano ed integrano la sistemazione architettonica del luogo.
L’arch. Paniconi ha offerto al suo progetto una struttura architettonica molto da vicino ispirata al cinquecento italiano, più fastosa negli interni, più semplice negli esterni. Nei negozi possiamo anche notare decorazioni a tipo pompeiano ed in alcune sale accenti barocchi. Tuttavia le forme risentono di interpretazione personale. Notevolissima la bravura grafica di questo giovane artista, che, anche nella espressione formale, si ispira alle stampe ed alle pergamene del buon tempo antico: ottimo compositore ed assimilatore, che partendo da eccellenti basi, dovrà conquistarsi, con la maturità, l’indipendenza indispensabile a giungere oltre.
L’arch. Simeon Petroff, bulgaro, si è invece portato del tutto fuori delle classiche valli romane, nella vergine montagna nevosa ed ha progettato il suo “Albergo per Sciatori”, da costruirsi nella sua patria a Cuain-Caria, presso Rila, ad un’altezza di m. 1300 sul mare.
Sana, libera, l’architettura dell’edificio, pittoresca ma non disorganica, risente l’uso del materiali naturali del luogo: la pietra squadrata grezza, il liscio intonaco, il legno pianamente intagliato. Le piante sono state studiate con cura e vicino all’albergo il progettista ha anche ubicato un trampolino per il salto cogli skys, il tennis per l’estate, ecc.
Infine l’arch. Andrea Busiri Vici ha scelto un tema veramente accademico: “La Sede della R. Accademia di S. Luca a Valle Giulia” e lo ha svolto con un’aderenza presso che completa all’ambiente romano del ’700: anche nel graficismo e perfino nei personaggi animanti la scena. È insomma soltanto un tema di rievocazione storica pur risolto con bravura e nobiltà. L’edificio si compone di due piani, oltre il seminterrato in cui ha luogo la cripta di S. Luca con la sacrestia e armadi, archivi di libri e quadri, servizi, ecc.
Nel pianterreno han luogo le collezioni di quadri antichi e moderni, la biblioteca Sarti, le sale per il nudo ed i concorsi.
Al primo piano trovan posto, la sala del Consiglio, la sala delle Assemblee, il gabinetto del Conte presidente e del segretario, la sala di riunione degli accademici e gli uffici.
E dato a tutti constatare come i lavori di laurea qui sopra pubblicati costituiscano ottima messe per una Scuola d’Architettura; è evidente da essi come la produzione della scuola non sia pedissequamente prona ad una determinata tendenza artistica, ma invece, pur sostenuta da una base di comune consistenza culturale, liberamente orientata nel senso spontaneamente proprio dell’allievo: ottimo criterio didattico.
La diversità degli indirizzi che possiamo notare in questi progetti, è specchio fedele delle inquiete condizioni dell’ambiente, nel quale molti germi sorgenti o risorgenti, stanno, anche col lottare, mutuamente concorrendo all’inevitabile formazione di un unitario stile architettonico italiano moderno.
N. D. R.

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