ARCHITETTURA DELLE BIBLIOTECHE MODERNE
La grande importanza dei libri, specchi della civiltà umana,
fa gli edifici destinati a custodirli ed adoprarli intimamente aderenti
alle condizioni di coltura e di vita dei tempi e quindi in continua
trasformazione col continuo loro mutare.
Le biblioteche dell’antichità, fatte per contenere poche
opere, tavolette, pergamene e papiri, e per l’uso di pochi studiosi,
ebbero aspetto di monumenti e vastità imponenti, ma furono organismi
assai semplici.
Organismi semplici furono anche le sedi delle biblioteche della Rinascenza,
generalmente a foggia di gallerie, e destinate ad ospitare collezioni
di privati o di sodalizi religiosi e d’accademie. Nella loro semplicità
offrono sovente esempio di organicità perfetta oltre che di compiuta
bellezza, quali la biblioteca Laurenziana Fiorentina, la Vaticana e
la Vallicelliana in Roma.
La seconda metà del secolo scorso creò il modello delle
biblioteche nazionali.
Esse furono rese necessarie dal grande sviluppo che allora acquistò
la stampa, e dalle nuove condizioni sociali dei popoli cui occorse istituire
un archivio generale dei libri aperto alla pubblica lettura. È
caratteristico di queste l’essere formate da una sola grandissima
sala e da un magazzino, distribuito intorno od accanto ad essa.
La prima grande biblioteca ordinata con novità di intenti fu
costruita nel 1869 per opera dell’italiano Panizzi entro il cortile
del British Museum di Londra. Essa è costituita da un’unica
sala, proporzionata con le misure del Pantheon, in cui sono disposte
concentricamente la cattedra del bibliotecario, i banchi del catalogo
ed i tavoli, capaci di 374 lettori. Intorno alla parete sono distribuiti
scaffali contenenti, fino all’altezza di m. 2,43, opere libere
alla consultazione, ed altre opere per circa 20.000 volumi. Sopra girano
due gallerie che allocano 60.000 volumi ed a cui si accede dai magazzini
che empiono lo spazio tra le pareti della sala ed il cortile.
L’edificio è costruito in maglie metalliche riempite da
laterizi e le suppellettili sono interamente in metallo. Negli antichi
locali del museo furono collocati i reparti particolari.
La Biblioteca Nazionale di Parigi, poco posteriore a quella di Londra,
è pure costituita da un’unica sala di lettura di forma
rettangolare, con un’area di 1300 mq. ed illuminata da 9 lucernari
e 3 finestroni. Contiene tavoli sufficienti a 345 persone e la recingono
tre gallerie capaci di 40.000 volumi. In fondo hanno posto i banconi
del catalogo, e gli organi di distribuzione e vigilanza, contigui al
magazzino che si estende dietro alla sala.
Il programma della Biblioteca di Londra fu adottato per quasi tutte
le biblioteche nazionali, e su di essa fu particolarmente modellata
la biblioteca del Congresso a Washington, la più perfetta di
questo tipo. Fu bandito per essa un concorso, ed il progetto vincitore
è per la distribuzione molto aderente al modello londinese; i
magazzini sono cruciformi ed organicamente disposti in pianta panottica
intorno alla sala ottagona centrale. L’illuminazione della sala
è laterale, quella dei magazzini presso che tutta artificiale.
Per l’esecuzione furono redatti un secondo progetto migliorato
nell’illuminazione e meglio protetto dal fuoco, ed un terzo più
semplice, esteso a minor area, secondo il quale la biblioteca venne
costruita ed ebbe compimento nel 1897. La capacità iniziale fu
di 2.130.000 volumi ed il trasporto dei libri ottenuto meccanicamente
mediante due pater noster. È caratteristico della biblioteca
del Congresso l’accrescimento rapidissimo, che costrinse a riempire
di scaffali i cortili, rinunciando nei magazzini a luce naturale e riportando
quasi l’edificio al primo progetto. Attualmente la sala di lettura
è pressochè interamente circondata dai magazzini, ed i
reparti speciali trovano posto nel corpi di fabbrica perimetrali, La
fronte è occupata dall’atrio e dallo scalone monumentale.
I piani ora descritti sono propri delle grandi biblioteche nazionali
eseguite nella seconda metà del secolo scorso destinate ad archiviare
tutta la produzione libraria del paese, e ad essi si attennero anche
architetti moderni come A. S. Nikoljsky per la biblioteca di Leningrado.
Le piccole biblioteche pubbliche sono anche loro generalmente accentrate
in una unica sala, e se questa è insufficiente ad accogliere
tutti gli scaffali essi sono adunati in un solo magazzino (Frances Folsom
Cleveland library), qualche volta per sicurezza completamente isolato
dalla sala di lettura (Wan Wickle memorial library).
Così fu progettata anche la grande biblioteca Lenin di Mosca.
Questa è composta da una torre contenente il magazzino e da una
galleria interamente voltata a vetri nella quale i lettori sono incasellati
quanto i libri; i trasporti meccanici conducono facilmente i volumi
dallo scaffale dei libri al tavolo dei lettori.
In epoca recente si attuò, oltre alle biblioteche nazionali,
volte soprattutto alla conservazione del patrimonio librario, un altro
tipo di biblioteche, e fatte sopra tutto per rendere agevole agli studiosi
la ricerca e l’uso del libro oltrechè per conservarlo al
futuro. Queste hanno necessità complesse pei bisogni diversi
delle molte categorie di lettori a cui sono ospitali.
I fatti eminenti ed interessanti, nella storia delle biblioteche moderne,
sono il decentramento e la specializzazione che ne trasformarono progressivamente
gli organismi, e resero loro la comodità e la bellezza di cui
erano prive nella forma colossale ed accentrata alla quale le condusse
il rapido aumento del patrimonio librario effettuatosi nello scorso
secolo.
La tendenza al decentramento progredì con continuità quasi
perfetta, e procedette in due stadi. Il primo riguarda solamente le
sale di lettura; esse furono moltiplicate e frazionate; fu aumentato
in esse il numero delle opere concesse alla libera consultazione, e
furono specializzate secondo la qualità dei lettori cui erano
destinate; alcune sale furono adibite a particolari dottrine, e furono
sfollate raccogliendo a parte le collezioni speciali ed impiegando locali
appositi alla lettura di speciose produzioni librarie (emeroteche, sale
delle riviste, sale di nozioni generali, ecc.), sempre conservando l’unità
dei magazzini e del centro di distribuzione, collocato in luogo tale
da potersi da esso sorvegliare tutte le sale.
Appartengono a questo tipo ed offrono particolare interesse la Civica
di Torino, la Neue Stadt bibliotek di Stocolma e la biblioteca pubblica
di New York; vi si accosta la Biblioteca Nazionale di Firenze, tuttora
in costruzione. Essa, oltre al salone di lettura, avrà una sala
separata per i cataloghi, una saletta di consultazione, esposizione
del libro, tribuna dantesca, musei, ecc. La sala principale sarà
capace di 4000 lettori e le scaffalature, interamente in metallo, avranno
uno sviluppo di circa 70 km.
Una perfezione maggiore fu raggiunta con la specializzazione delle sale
di lettura a seconda delle materie oltre che della qualità dei
lettori, ed il progetto Bonazzi-Piacentini per una nuova Vittorio Emanuele
in Roma, e la biblioteca pubblica di Detroit ne offrono chiarissimo
esempio.
La specializzazione fu estesa, in un secondo stadio, all’intero
organismo, e si curò oltrechè il perfetto e pratico funzionamento
tecnico, anche la comodità e l’eleganza. L’America,
ove la carestia di edifici antichi e la prosperità della ricchezza
hanno contribuito alla costruzione di biblioteche molto recenti, avanza
in questo campo ogni paese, mentre l’Europa, ricca di edifici
e collezioni antiche, ma meno ricca d’oro, si limita spesso a
riordinare ed accrescere il suo patrimonio nelle tante piccole biblioteche
speciali, disseminate ovunque, e, purtroppo, sovente ignorate. In America
invece, furono sfollate le biblioteche centrali per mezzo di molte succursali,
“Branch”, di carattere popolare e divulgativo (Hill avenue
branch library Pasadena) e fu posto questo programma ravvicinare il
libro al lettore facendo libero l’accesso agli scaffali ordinati
secondo i soggetti; donare alle biblioteche pubbliche grazia ed intimità;
offrire al lettore gli stessi agi che avrebbe in una biblioteca propria
a casa sua.
Il bibliotecario della Biblioteca Pubblica di S. Louis, Arthur E. Bostwick
parla del progetto ideale di una biblioteca in “The architectural
Forum, dicembre 1927”: “Mi dispiace non usare un nome più
preciso per ciò che chiamiamo “public libraries”;
la parola “library” significa per molti un semplice magazzino
di libri e la biblioteca pubblica moderna, benchè consista in
ciò, è però un organismo molto maggiore. Il libro,
senza dubbio, conserva l’importanza che ha sempre avuta, ma il
suo lettore è divenuto altrettanto importante fornendo al bibliotecario
ed alla biblioteca due unità di cui tener conto anzichè
una.
Un fabbricato inteso ad immagazzinare libri con sicurezza e con un ragionevole
grado di accessibilità è una cosa, ma coordinare i vasti
reparti che occorrono ora per creare un adeguato contatto fra il libro
ed il lettore è tutt’altra cosa.
Una volta Walter Cook di New York, uno dei più umani e pregevoli
architetti che io abbia mai conosciuto, dopo che gli ebbi descritto
come sarebbe stato usato l’edificio d’una biblioteca succursale
che stavamo progettando, mi disse: Come! questa non sarà punto
una biblioteca, ma sarà il club di lettura d’una società”.
Naturalmente egli aveva perfettamente ragione. Questo è ciò
che sono divenute tutte le biblioteche pubbliche in questi ultimi tempi,
Le caratteristiche del Club sono diventate preminenti ed in futuro bisognerà
dare a questo fatto il giusto peso, sia nell’ideare una biblioteca
centrale, sia un edificio succursale.
La biblioteca di Cleveland è la prima in cui questi principi
abbiano avuto attuazione. Il centro di essa è tenuto da una grande
nave cruciforme, destinata alla lettura dei periodici ed a costituirne
l’elemento monumentale; intorno ad essa si adunano i magazzini,
completamente aperti verso l’esterno su ampie gallerie che circondano
l’edificio al perimetro, e sono dedicate in ogni braccio allo
studio di un ramo particolare dello scibile. L’edificio è
disposto in molti piani e diviso in reparti speciali.
La biblioteca di Los Angeles procede da questa ma è condotta
dagli stessi principi a conseguenze più spinte. La differenza
essenziale è in ciò, che alle gallerie furono sostituite
varie sale e salette specializzate, ognuna prospiciente all’elemento
di magazzino che la riguarda. L’insieme dei magazzini occupa,
qui pure, la parte centrale, intorno alla sala monumentale del catalogo
generale, che ne è quasi il cuore e collega tutti gli elementi
in una unità organica.
Sistema analogo è ingegnosamente applicato alla biblioteca del
Parlamento di Ontario, ove un magazzino rettangolare diviso in molti
piani di m. 2,20 è circondato da un’alta galleria, spaziata
con absidi ed alcove per contenere i tavoli della lettura.
Lo spirito pratico che ordina nuovamente questi Istituti è sempre
compagno al desiderio di farli chiari e gai, adorni della bellezza e
degli agi che resero piacevoli gli antichi.
Edifici sereni, eretti in chiare aree di prati, specchiati dai laghi,
o nell’ombra dei boschi, nitidi per i marmi ed adorni gentilmente
di fiori sugli scaffali e sui tavoli.
ROBALDO MOROZZO DELLA ROCCA.
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Prezioso aiuto nella compilazione di queste mie note mi fu data dal
chiarissimo Professor De Gregori che potè visitare recentemente
le biblioteche americane.
R. MOROZZO DELLA ROCCA.