IL CONCORSO NAZIONALE PER L’AMMOBIGLIAMENTO E L’ARREDAMENTO
ECONOMICO DELLA CASA POPOLARE
PROMOSSO DALL’OPERA NAZIONALE DOPOLAVORO
E DALL’ENTE NAZIONALE PICCOLE INDUSTRIE
Davvero non so tenermi dal riportare qui le battute con cui s’apre
la relazione che la Giuria di questo Concorso Nazionale ebbe a presentare
a S. E. Augusto Turati. Parole confortanti e chiare e serene, che meglio
non avrebbero potuto conchiudere e fissare il risultato d’una
così vasta gara. Uditele:
“Siamo unanimemente convinti che i concorsi oggi giudicati rimarranno
memorabili come prima tappa verso il risorgimento e il risanamento di
quella arte del mobilio e dell’arredo che fu per lungo corso di
secoli una delle più tipiche glorie d’Italia. Quell’arte
era degenerata e mortificata sotto il dominio di un detestabile gusto
della rigatteria stilistica oppure di un commercialismo volgare. Oggi
possiamo chiaramente vedere che si è iniziata la liberazione
da quei due mali durati quasi un secolo, che tornano cioè in
onore la logica, la semplicità, l’equilibrio, punti di
partenza di ogni arte sana e vitale.
“Tanto erano ormai radicati i mali del cattivo gusto e della volgarità
che non si poteva pretendere di riconoscere in questi primi concorsi
i segni di una completa guarigione. I risultati raggiunti hanno un valore
di inizio, di rinnovamento, di coscienza della via da seguire. Come
nel progresso della convalescenza i medici accolgono con gioia i confortanti
sintomi della vita che ritorna e si risana, così noi nei saggi
presentati ai concorsi da artisti e da industriali d’Italia, anche
se vi riconosciamo immaturità e debolezze, vediamo chiari gli
indizi di un sicuro rinnovamento, di una decisa volontà di liberazione
dalle abitudini, dalle formule e dalle pigrizie del passato”.
Un gran bene fanno davvero queste constatazioni, perchè espresse
a coronamento d’un impresa bandita con esemplare chiarezza, cui
fin qui non eravamo abituati. Agli artisti, alle ditte, agli artigiani,
nel chieder loro l’opera ed i prodotti, eran posti ben inquadrati
i termini del componimento: si deve ammobiliare ed arredare la casa
d’una famiglia operaia o di modesti impiegati, composta di padre,
madre e due figli. Quindi, camera matrimoniale, camera tipo per un figlio,
tinello e cucina. Mobili semplici, pratici, robusti, belli, di facile
sistemazione e capienza nelle stanzette popolari di corrente misura,
di prezzi modesti a chiunque accessibili, Soprattutto, vogliamo il mobile
italiano, di gusto e sentimento oltrechè di nazionalità.
E dentro al mobile, sopra al mobile, attorno al mobile, tutti gli oggetti
indispensabili per la casa ed inutili per decorare la casa: quest’ultimi
elencati in ben 22 voci, dalle scope ai servizi per tavola, dalle biancherie
alle decorazioni parietali.
Ed i promotori stabilirono innanzi tutto una selezione regionale, da
cui ne venisse una degna manifestazione nazionale da tenersi a Roma,
Come, dunque, desiderare migliore auspicio?
Il Bando è del febbraio 1928; nell’ottobre vennero organizzate
le mostre che chiameremo di primo grado. Il pubblico, il gran pubblico
d’ogni ceto e d’ogni condizione, mostrò subito, con
l’inaspettata affluenza, con quanta passione e con quanto interesse
l’impresa fosse seguita. A Milano convennero i concorrenti della
Lombardia, Piemonte, Liguria, Emilia; a Firenze si adunarono Toscana,
Umbria, Lazio, Abruzzo, Sardegna; a Napoli Campania, Basilicata, Calabria,
Sicilia, Colonie. Per le Tre Venezie, venne convalidata la gara che
s’era già tenuta nell’ottobre del 1927.
Subito le tre Giurie regionali funzionarono egregiamente, ed espressero
con salutare severità ed esemplare chiarezza i risultati equanimi
dei loro esami. Il bilancio numerico nel campo dell’ammobiliamento,
può essere così riassunto: a Milano 103 furono gli iscritti,
53 i partecipanti, 26 gli esclusi dalla pubblica mostra; a Firenze,
100 gli iscritti, 55 i partecipanti, 25 gli ammessi; a Napoli, 43 gli
iscritti, 18 i partecipanti, 7 gli esclusi, Milano mandò così
alla gara finale 27 ambienti; Firenze 7; Napoli 7.
L’esito della gara milanese fu giudicato soddisfacentissimo; soddisfacente
il napoletano; sconcertante, invece, il fiorentino. Le tre Giurie dovettero,
pur in diverso grado, lamentare scarsa volontà produttiva in
talune fra le migliori industrie. Lodata, in genere, la partecipazione
dei piccoli artigiani, apprezzatissima e decisiva la produzione di gruppi
di architetti che da un po’ si dedicano al problema dell’arredamento.
Riassunta la gara negli ambienti della mostra romana, nel dicembre 1928
e gennaio 1929, la Giuria nazionale assegnò i premi nella graduatoria
di merito seguente:
CUCINA. - Gran premio: alla Ditta Gregorio Baldi di Arezzo. - Secondo
premio: alla S. A. Meroni e Fossati di Lissone (progetto Ugo Bacci).
- Terzo premio: alla S. A. La Rinascente di Milano (progetto arch. Ponti
e Lancia). - Quarto premio a aequo: alla S. A. Rueping di Napoli (progetto
ing. Lignola) e alla Ditta Meroni e Fossati di Lissone (progetto arch.
Larco e Rava).
CAMERA DA LETTO MATRIMONIALE. - Gran premio: alla Ditta Carlo Meroni
di Lissone (progetto arch. Andlovitz). - Secondo premio: alla Ditta
Meroni e Fossati di Lissone (progetto architetti Larco e Rava). - Terzo
premio: alla S. A. La Rinascente di Milano (progetto arch. Ponti e Lancia).
- Quarto premio: alla Ditta Ignazio Dassi di Lissone (progetto arch.
Figini).
TINELLO. - Gran premio: alla Ditta Fratelli Scremin di Belluno. - Secondo
premio: alla Ditta Arturo Torossi di Udine (progetto arch. Scattolin).
- Terzo premio: alla S. A. Rueping di Napoli (progetto ing. Lignola).
- Quarto premio: alla S. A. La Rinascente di Milano (progetto arch.
Ponti e Lancia). Quinto premio: alla Ditta Luigi Aliprandi di Lissone
(progetto Fossati).
CAMERA DEI FIGLI. - Gran premio: alla Ditta Gino Bertazzoli di Bagnolo
Mela (progetto arch. Pelizzari). - Secondo premio: alla S. A. La Rinascente
di Milano (progetto arch. Ponti e Lancia). - Terzo premio ex aequo:
alla Ditta Angelo Fossati di Lissone (progetto arch. Figini) e alla
Ditta Enrico Barbetti di Paderno Udinese (progetto arch. Aloisio).
Fra gli oggetti isolati venne premiata una culla della S. I. Vimini
Gornani e Della Martina di Udine (progetto architetto Aloisio).
Uno speciale atto di benemerenza venne dato alle Ditte che presentarono
in modo completo tutti e quattro gli ambienti, e cioè alle Società:
La Rinascente, Meroni e Fossati, Rueping, Anonima del Linoleum, ed ai
Fratelli Scremin.
Il concorso, svoltosi parallelamente, per progetti grafici di ammobigliamento,
diede, invece, un risultato sconfortante. Su settanta iscritti, i partecipanti
furono 18; tredici furono ammessi alla pubblica mostra; i sottonotati
premiati per ordine di merito: Architetti Aloisio di Udine, Rubinich
e Puppo di Roma, Ridolfi e Libera di Roma, Torossi di Udine, Legnani
di Bologna, Sello di Udine, Maggioni di Varedo, De Marinis di Roma.
Infine, il concorso per l’arredamento vide assegnati i principalissimi
premi come segue: alla Società Ceramica Italiana di Laveno ed
alla Società Italiana Richard Ginori di Milano medaglie d’oro
per servizi da tavola, caffè e caffè e latte, e per vasi
portafiori. Alla Società Christofle di Milano ed alla R. Scuola
di Avviamento al Lavoro di Campobasso rispettivamente primo e secondo
premio per posaterie. Al Comitato per le Piccole Industrie Femminili
di Pesaro gran premio per i tappeti di lana. Alla Società Italiana
Linoleum gran premio per i prodotti omonimi, Allo Spazzolificio Umbro
di Spoleto ed all’Ente di Lavoro dei Ciechi di Guerra di Cremona
premi per le spazzole e scope. Nè, per brevità, possiamo
qui riprodurre l’intero elenco dei prescelti nel campo dell’arredamento.
Bastino quindi i sommari risultati numerici ed il bilancio effettivo
delle gare.
Gare riuscitissime e bilancio lusinghiero che, soprattutto, va oltre
il riassuntivo responso d’una intelligente Giuria per esser un
vero e proprio programma di lavoro avvenire. Due conclusioni codesta
Giuria ha tratto dalle sue sedute: non poter cioè esistere un’arte
del mobilio popolare se non esiste un’arte del mobilio di lusso
nel senso più elevato e squisito di questa parola; non poter
le industrie creare l’arte nuova del mobilio se non ricorrendo
ad artisti ed architetti: di qui soltanto nasce l’intima collaborazione
tra disegno ed esecuzione perfetta.
Parole chiare, confortanti e serene, quelle che riportammo all’inizio
di queste righe; affermazioni che da tanto tempo attendavamo sono quest’altre.
Inserite, come stanno, in un responso giudiziale, meritano di essere
accolte con entusiasmo. Ricordiamo i firmatari: Comm. Cacciola, Gran
Uff. Beppe Ravà, Presidenti dell’O.N.D.L. e dell’E.N.A.P.I.;
poi, Gr. Uff. Banchelli, Arch. Bisco, Comm. Caggiati, Signorina Colli,
Comm. Ducrot, Signorina Pastrovich, Arch. Aschieri, Arch. Foschini,
professor Guerrini, Prof. Oppo, Comm. Papini.
Il concorso ha finalmente posto all’ordine del giorno della Nazione
la necessità di un radicale rinnovamento della produzione corrente.
Il gran pubblico s’è accorto che bisogna uscire dall’inerte
gora, che bisogna abbandonare tutta la grigia eredità del gusto
sbandierato al principio del secolo alternatosi poi con la moda del
falso antico. Il gran publlico deve aver compreso che il nuovo ed il
sinceramente moderno non son fantasie, o peggio, pazzie d’artisti;
e verso codeste logiche e semplici novità deve sempre esser condotto.
Auguriamoci che il concorso venga periodicamente ripetuto: anche i sordi
finiranno con l’intendere; e sorde, sopratutto, son certe attrezzatissime
industrie che perseguono la comoda vecchia via. Non potremmo, allora,
che constatare un effettivo progresso anche nella produzione correntissima,
come progresso venne già rilevato nel susseguirsi delle Mostre
di Monza. Nè si abbia timore che le due iniziative si danneggino
l’un l’altra. Questa dell’ammobiliamento popolare
ha limiti ben definiti e ristretti, chiusi e, soprattutto, domestici.
L’altra ha campo aperto ed illimitato su le trovate più
fantastiche: è la vera Olimpiade.
Le Ditte che parteciparono alla gara con l’intero gruppo d’ambienti
richiesti hanno avuto, come dicemmo, dalla Giuria un premio speciale;
codesto riconoscimento ben sta all’opposto del rimprovero mosso
ai pigri ed ai renitenti, ai faciloni ed ai dormienti. Apparve così
che, nell’Italia settentrionale, vi son certi rami dell’industria
mobiliera i quali han saggiato il terreno del nuovo. E un gruppo di
giovani valorosi architetti li aiutano. Tutti i fabbricanti di mobili,
specie della tradizionale Brianza, dovrebbero tener dietro. Nessuno
al par di loro conosce i segreti della lavorazione e dell’impiego
e delle impiallacciature del legno: visitate le mostre di Cantù
e dei dintorni. Stupirete davanti a tanta produzione ed a tanta facilità
di lavorazione; ma inorridirete davanti a tante brutture. Eppure, proprio
codesto è buon terreno da seme; qui bisogna convincere e convertire,
Qui gli architetti che disegnan mobili secondo il nuovo sano indirizzo,
qui gli architetti, che han già convertito alcuni degli espositori
di Roma, devono trovar proseliti, e, sopratutto, ricordate che sempre
ogni convertito sarà seme a propria volta convertitore.
Il merito, tuttavia, sarà sempre di codesti pionieri. Abbiam
veduto ancora i mobili di Ponti e Lancia, di Andlovitz; alcuni nuovi,
altri già noti attraverso le precedenti edizioni. Specie la Domus
Nova sta allargando il campo delle sue vittorie e creandosi attorno
giuste e crescenti simpatie. Abbiam visto mobili di giovanissimi, Figini,
Larco e Rava, temperati e volutamente contenuti, forse, in eccessivo
semplicismo, ma tuttavia eleganti. Una Ditta di Belluno, I Fratelli
Scremin, ha presentato un organico ammobiliamento, piacevole ed allegro,
anche se dal carattere spiccatamente campagnolo. Da Bagnolo Mella Ditta
Bertazzoli ha mandato la più logica e serena cameretta, disegnata
dall’architetto Pelizzari. E l’Udinese, e Arezzo, e Napoli
han presentato modelli d’una chiarezza esemplare. Molto interessanti
le applicazioni nuovissime che la Società del Linoleum, secondo
le direttive dell’architetto Griffini, ha saputo trovare per i
suoi prodotti in questo campo del mobilio. Aggiungete, infine, che tutte
queste pratiche e piacevoli cose vengon a costare prezzi accessibilissimi,
e vedrete se davvero non vai la pena di comprar qui.
Poi, nelle branchie dell’arredamento, Richard Ginori e Ceramica
di Laveno son riapparse con tutta l’ormai vastissima gamma dei
nuovi loro servizi. Anche stavolta han avuto premi e lodi: e difficilmente
si potrebbero trovare oggi terraglie più moderne e simpatiche
e di gusto piano e di prezzi tanto modesti. Queste due fabbriche, tuttora
guidate da Ponti e Andlovitz, sono ormai all’avanguardia della
produzione corrente, e già si sono riaffermate in Italia, e già
si fan largo fuori. Quando anche tutte le altre industrie casalinghe
troveran l’estro di rinnovare le forme e l’aspetto dei loro
prodotti? Spessissimo il loro materiale è eccellente: domandiamo
soltanto una revisione formale nel più modesto senso della parola;
trovar cioè nuove sagome e nuovi colori. In proposito, il concorso
ha giustamente servito da censimento, più che non abbia raggiunto
risultati effettivi. La catalogazione organica dei prodotti ha tracciato
le basi per un risultato avvenire. Tutti, Giuria e pubblico, siam in
attesa, pieni di sacro fuoco e di legittima lusinga. I produttori, non
pochi del resto, che, accanto ai ceramisti ebbero stavolta il riconoscimento
d’un premio, serviranno d’esempio ai colleghi e di sprone
a sè stessi. Una nuova gara, che giustamente sarebbe sciocco
pretendere prossima, non potrà non esser la conferma delle universali
speranze.
Al chiuder di queste poche note, non si può lasciar dal lodare
ancora una volta tutta l’intera organizzazione del concorso. Abbiam
già detto nei riguardi del Bando e dei giudizi; rammentiamo ora
il garbo ed il gusto con cui il materiale venne sistemato nel Palazzo
delle Esposizioni a Roma: merito della speciale Commissione ordinatrice
e degli architetti Pelizzari e La Padula.
FERDINANDO REGGIORI.