CORRIERE ARCHITETTONICO
IL MONUMENTO AI CADUTI IN ANAGNI
dell’Arch. ENRICO DEL DEBBIO e dello Scultore NARCISO VOLTERRANI
Nell’anno 1923 l’arch. Enrico Del Debbio vinse il Concorso
per il progetto del Monumento ai Caduti in Anagni, e per la Sistemazione
del Parco delle Rimembranze, opere in seguito attuate da quel Comune.
Molto opportunamente la zona prescelta fu la meglio esposta di quante
si trovassero nella Cittadina e la più largamente dominante sulla
Valle mirabile di Ciociaria: Piazza Cavour già Piazza Pia.
Il luogo offriva l’opportunità di sistemare sotto il Monumento,
in piena unità, il Parco delle Rimembranze: unità che
fu realizzata da Del Debbio con molta efficacia e nobiltà di
concezione.
Il Monumento fu ubicato sul luogo ove prima era la fontana eretta a
ricordo di Pio IX (1874), la quale fu spostata nella parte inferiore
del Parco, che fu sistemato curando in ispecial modo le visuali. Non
può sfuggire l’armoniosa composizione della planimetria
generale, di cui il Monumento e la fontana sono i centri decorativi
base, visibili da ogni punto, attraverso i viali, nell’alberata.
Il Parco resta delimitato in basso dalla cinta delle mura castellane,
d’epoca romana, ben conservate in alcune zone, le quali furono
naturalmente conservate.
Attraverso la cinta delle mura stesse, molto opportunamente il Del Debbio
costituì, mediante una rampa d’accesso al Parco, una nuova
via di comunicazione tra il suburbio ed il centro della città.
Il Monumento è opera di Del Debbio per la parte architettonica,
di Volterrani per la scultorea.
Le tre figure muliebri raffigurano la Vittoria, la Glorificazione e
il Ricordo.
La rampa semicircolare base del Monumento è formata con cigli
e cubetti di pietra silicea, le parti architettoniche basamentale e
terminale sono di travertino di Tivoli, il gruppo scultoreo di marmo
di Carrara, la Vittoria, i simulacri dei Fanti, le decorazioni, sono
di bronzo. Le iscrizioni sono incise e di color rosso lapidario; il
Faro luminoso terminale ha i cristalli legati in bronzo.
N. D. R.
GLI UFFICI DELLE POSTE E TELEGRAFI
IN NUORO
dell’ Ing. ANGIOLO MAZZONI
L’Ing. Angiolo Mazzoni ha costruito la Sede degli Uffici delle
Poste e Telegrafi di Nuoro (Sardegna).
La robusta costruzione ha carattere costruttivo e moderno: carattere
un po’ grosso e ancora in formazione, ma ricco di originale personalità
che va osservata attentamente ancor più per quello che potrà
diventate che per quello che è. Nell’edificio i muri periferici
sono realizzati con pietra da taglio di due diversi colori e di differente
lavorazione: granito grigio con faccia grezza, e trachite rossa portata
a pelle piana. Il costo complessivo della costruzione fu di L. 1.900.000.
N. D. R.
CASE D’ABITAZIONE
PER I DIPENDENTI DEL GOVERNATORATO DI ROMA
dell’Arch. MARIO DE RENZI e dell’Ing. LUIGI CIARROCCHI
L’Ing. Luigi Ciarrocchi e l’Arch. Mario De Renzi hanno
vinto or sono tre anni un concorso per un lotto di Case d’Abitazione
destinate ai dipendenti del Governatorato di Roma.
La costruzione, che presentiamo, ha pregevoli qualità tecnico-distributive,
nutrito senso di composizione e sapienza decorativa raffinata: è
peraltro troppo viva la presenza del palazzo tornano barocco in queste
case di tipo economico: i cortili sono ariosi e piacevoli.
Su una superficie totale del lotto di mq. 4990,40, i progettisti hanno
coperto una quota parte di mq. 3105 destinando ai cortili mq. 1885,40.
Nell’insieme della costruzione, oltre le botteghe furono ricavati
105 appartamenti. I fabbricati ospitano complessivamente 755 vani. La
loro cubatura lorda complessiva è di mc. 75624,20.
N. D. R.
IL NUOVO PALAZZO DEL LICEO MUSICALE
A TORINO
Non è inutile premettere che personalmente non sono entusiasta
dell’attività fabbricatrice dei Comuni. Ritengo infatti
che gli Uffici Tecnici Municipali assai raramente sono attrezzati per
progettare edifici importanti, che riescano significativi anche nella
loro veste artistica; mentre che la loro opera può riuscire assai
più utile, e adeguata del resto alle loro possibilità,
nel campo della pratica condotta dei lavori.
Nè si vuol tacere con questo anche le altre ragioni di interferenza
nel campo professionale, con la sottrazione di importanti elaborati
dalla attività privata degli architetti, ragioni non indifferenti
nell’ambiente sindacale instaurato in Italia, aggravate dal carattere
della crisi che permane nel campo delle costruzioni.
È evidente infatti che, se lo Stato ed i Comuni, i quali soli
hanno la possibilità di elevare opere di pubblico interesse,
con mezzi relativamente vistosi, sottraggono tali opere all’attività
dei professionisti liberi, a questi non rimane che il campo dei committenti
privati, campo ahimè non certo brillante per coraggio e nobiltà
di vedute!
Ma tant’è. Il Municipio di Torino costruisce e noi ne prendiamo
atto, con le premesse di cui sopra, che almeno ci permettono di assumere
una spregiudicata posizione di critica o di lode.
Una delle opere più recenti eseguite appunto dal Comune di Torino
è quella del Palazzo per il Liceo Musicale Giuseppe Verdi.
La vecchia sede era assolutamente poco decorosa e non suscettibile di
miglioramenti. Fu così scelta l’area già occupata
dal Mercato di piazza Bodoni, che fu demolito, e l’ing. comm.
Giorgio Scanagatta, capo dell’Ufficio Tecnico Municipale preparò
il progetto di massima per il nuovo edificio.
Nell’esecuzione la direzione dei lavori fu affidata agli ingegneri
Blengino e Bonardi, e all’ing. architetto Gianni Ricci che con
giovanile fervore si occupò specialmente di tutta la parte architettonica.
L’edificio comprende un grande Salone per concerti, capace di
contenere 950 posti a sedere, con tutti i locali annessi e servizi,
ed il Liceo Musicale propriamente detto, ossia locali per la direzione,
aule per l’insegnamento, l’appartamento per il Direttore
del Liceo, ecc.
Nello studio delle piante si cercò di ottenere che le due parti
dell’edificio, ossia il salone dei concerti e la scuola, non si
disturbino a vicenda, potendosi isolare l’una parte dall’altra
per evidenti ragioni di pratico funzionamento.
Come mostrano le fotografie, le facciate sono forse un poco freddine
e dimesse, una maggiore
varietà di materiali avrebbe ravvivato assai la composizione,
corretta per altro e bene ambientata.
Ottime veramente le due sale d’ingresso, con zoccolo e lesene
in marmo fior di pesco la prima, in cipollino africano la seconda. Belli
i pavimenti in marmo, i bassorilievi dello scultore Musso, e veramente
pregevoli gli apparecchi di illuminazione per mezzo di conche di rame
situate in nicchie o di ventole in vetro soffiato di Murano.
Ben riuscito anche il Salone, di pianta rettangolare, con angoli raccordati
in curva e volta elissoidica, rotta da un secondo bacino dal quale piove
la luce diffusa ottenuta mediante lampade dissimulate nella cornice.
Le pareti sono rivestite in marmo Chiampo mandorlato, con lesene e stipiti
delle porte in pavonazzetto.
Notevole la galleria, completamente di sbalzo che dà circa 300
posti a sedere.
In complesso un organismo bene studiato e bene eseguito, interessante
per lo spirito di moderno sapore che fa onore a tutto l’Ufficio
Tecnico Municipale ed ai suoi egregi funzionari.
ARMANDO MELIS
NOTIZIARIO
LITOGRAFIE DI GRATTACIELI AMERICANI.
Or sono alcuni giorni abbiamo avuto il piacere di Conoscere il sig.
Vernon Howe Bailey organizzatore di una mostra dl litografie sugli “sky-scrapers”
nei saloni ove ha sede l’Associazione Italo-Americana.
Artista quadrato e gentile, padrone del tratto e maestro nell’afferrare
delle costruzioni quelle note caratteristiche che ne fissano la natura
e lo spirito, egli ci mostrava la successione dei suoi lavori, tutti
pregevoli, alcuni notevolissimi, illustrandoci quei particolari aspetti
di vita nelle grandi metropoli americane che furono cause determinanti
lo sviluppo degli sky-scrapers.
Immaginavo già che la conversazione si sarebbe arrestata e localizzata
sulla convenienza di costruire anche in Europa, in Italia in particolare,
edifici di tale carattere.
A mia sorpresa invece, il mio interlocutore, per quanto saturo di quello
spirito pratico caratteristico degli americani del nord, ammise subito
che simili edifici non erano adatti se non per i luoghi sul quali erano
sorti; volle però che io riconoscessi nelle masse degli edifici
da lui illustrati le caratteristiche di un nuovo stile. Per quanto questa
forma di mercato non si adattasse alla mia mentalità latina,
dovetti riconoscere che se avessi parlato io per primo, sarei venuto
alle stesse conclusioni: il patto fu sottoscritto, diventammo subito
amici.
E da amico infatti egli non pensò più che ad illustrare
quei particolari di architettura esclusivamente pratica della quale
questi grattacieli sono la migliore espressione.
Quest’epoca, sono quasi le sue parole, che ha prodotto, dal sottomarino
all’aeroplano, dal telegrafo al telefono, alla radio, che ha dominato
lo spazio e annullate le distanze, è davvero meravigliosa.
E il rapido e fantastico mutare del profilo della città di New
York è prodotto di quest’epoca meravigliosa. - E più
oltre mi faceva notare nella sua opera sugli “sky-scrapers”
la prefazione di Cass Gilbert nella quale è detto che per molte
città nord-americane e per quella di New York in particolare
i grattacieli sono quello che la cattedrale era per le città
europee. Questo mi è sembrato eccessivo.
Comunque non è questa la sede per discutere sull’opportunità
o meno di introdurre in Italia ed in Europa in genere questa modernissima
forma di architettura moderna, che riesce non perfettamente comprensibile
alla nostra sensibilità latina, nè questo sarebbe lo scopo
delle mie note, anche perchè bisognerebbe risolvere l’eterna
questione, se i vantaggi che questa architettura pratica apporta nella
realizzazione di problemi edilizi e finanziari compensano gli inevitabili
svantaggi di ordine estetico per il rispetto al caratteri ambientali
dati dalle tradizioni artistiche delle nostre città.
E invece doveroso riconoscere l’evoluzione subita da una tal forma
di architettura; per cui i primi esempi di essa, se erano formidabili
come tecnica e meccanica, non avevano certo la compiutezza di uno stile,
in quanto la veste architettonica, tolta a prestito alle forme tradizionali,
classiche o gotiche, involgeva aperte contraddizioni con la sostanza
costruttiva e con le proporzioni volumetriche relative al nuovo modo
di edificare. Gli ultimi sky-scrapers costruiti invece denudano la costruzione
rendendo la forma architettonica consona ed adeguata ai caratteri strutturali
degli edifici, per cui se non si può dire ancora che sia stata
in essi raggiunta la maturità di un nuovo stile, tuttavia molto
cammino si e già percorso verso di essa.
LUIGI LENZI.
MOSTRA DI ARCHITETTURA MILITARE ITALIANA.
Per iniziativa dell’Istituto di Architettura Militare Italiana
recentemente sorto e sotto il patronato dei Ministeri della Istruzione
e della Guerra è indetta in Roma una Mostra di Architettura Militare,
che avrà luogo nel prossimo Giugno in Castel S. Angelo nel locali
del Museo del Genio.
La Mostra comprenderà disegni, stampe, fotografie, plastici di
opere di fortificazione dai tempi antichissimi ai più recenti;
ed insieme conterrà documenti e monografie illustrative di tali
monumenti. E la ricca collezione già esistente nel Museo del
Genio, e nell’Istituto d’Architettura Militare dà
affidamento che la Mostra riuscirà ampia ed interessantissima.
Essa richiamerà l’attenzione su di un magnifico campo dell’attività
tecnica ed architettonica italiana, che ha rappresentato nei secoli
scorsi una delle nostre glorie maggiori, e che pure è stato finora
quasi completamente trascurato dal nostri studiosi.
Le norme principali del Regolamento della Mostra sono le seguenti
1. - La Mostra avrà luogo nei locali del Museo del Genio nel
mese di Giugno 1929.
2. - Essa comprenderà: fotografie, disegni, monografie stampate
o manoscritte, quadri, libri, codici, plastici aventi attinenza storica
o artistica con l’architettura militare italiana anche se riguardano
località fuori d’Italia.
3. - Il materiale da esporre dovrà riferirsi:
a) alle opere dl difesa preromane (castelli, eriterremare, specchie,
acropoli, mura ciclopiche, ecc.);
b) alle opere militari romane (mura, castri, oppidi, castella, porte,
ecc.);
c) alle opere difensive medioevali (mura, torri, castelli, chiese fortificate,
ecc);
d) alle opere del periodo bastionato italiano anteriori al XIX secolo;
e) ai progetti di restauri ad opere antiche (eseguiti o no).
4. - I libri, salvo casi speciali, dovranno essere di edizione anteriore
al 1650. Essi oltre agli argomenti di cui al N. 3 possono trattare anche
esclusivamente di azioni belliche ossidionali.
5. - Le fotografie dovranno essere pressochè originali e di
interesse storico-artistico e non essere nel comune commercio.
6. - Il materiale appartenente ad enti pubblici o a privati sarà
esposto sotto il loro proprio nome.
7. - Il materiale da esporre dovrà essere segnalato alla Direzione
dell’Istituto prima della fine di marzo; e quello accettato sarà
trasportato a spese del Museo del Genio. Esso dovrà essere spedito
e consegnato in modo da poter giungere a destinazione prima del 15 maggio
1929.
G. G.
CRONACA DEI MONUMENTI
PAVIA. - Un interessante restauro, dovuto alla nobilissima iniziativa
del Podestà di Pavia Pietro Vaccari ad alla sapiente opera di
Ambrogio Annoni, ha avuto per oggetto il palazzo del Broletto; o, per
dir meglio, il complesso dl costruzioni di vario tempo aggruppate intorno
al palazzo Civico sulla Piazza della Vittoria in immediata prossimità
del Duomo. Ivi i numerosi saggi accuratamente eseguiti hanno posto in
luce un vero palinsesto architettonico su cui è scritta tutta
la storia costruttiva del monumento una bifora forse appartenente al
palazzo vescovile del XII secolo, finestre del XIII e del XIV secolo
e decorazioni sforzesche, e numerosi altri elementi di vario tempo,
su cui si è sovrapposto il singolare insieme cinquecentesco del
doppio loggiato, della torre dell’orologio e della esterna scalea.
Merito dell’Arch. Annoni è stato di aver lasciato tutto
questo complesso di testimonianze e di opere architettoniche, senza
voler riportare il monumento ad unità di stile e senza alterare
il carattere pittoresco assunto dalla facciata. Il problema del restauro
così onestamente e scientificamente concepito è di quelli
che sembran semplici e sono di fatto straordinariamente molteplici e
complessi: nel consolidare le strutture in cattive condizioni di stabilità
(e quelle delle loggette erano addirittura labenti), nel disporre e
nel racchiudere gli elementi rinvenuti senza alterazioni e senza disarmonie,
nel conformare con la massima semplicità quelli che inevitabilmente,
si sono dovuti aggiungere, ed anche nel conciliare, per quanto riguarda
la interna sistemazione, i criteri del doveroso rispetto alle traccie
sopravissute con quelli della necessaria rispondenza alle reali esigenze
di un palazzo che deve rimanere, ed è opportuno che sia così,
sede della civica amministrazione.
Non alla sola facciata infatti si è esteso il lavoro di ripristino
ma anche agli ambienti interni, che hanno fornito larga messe di elementi
architettonici e decorativi di vario tempo. Al piano superiore, proprio
là ove precedenti criteri avrebbero voluto in pieno la demolizione,
la oculata ricerca dei muri antichi ha rivelato esistenza di un bellissimo
salone, che, restaurato con amoroso studio è stato incorporato
nella sistemazione presente. Nel cortile è stata riaperta e sobriamente
restaurata tutta la fronte sul lato settentrionale accanto al duomo:
caratterizzata dalle forti e semplici arcate del piano terreno e dalla
terza loggetta superiore, che giustamente l’Annoni ritiene trecentesca.
Recentemente questo restauro, così felicemente ideato ed eseguito,
è stato oggetto di una bella pubblicazione intitolata “Nella
rinascita del Broletto del Comune di Pavia”, nella quale il Podestà
Pietro Vaccari, ed Arrigo Solmi e Giulio Bariola ed Ambrogio Annoni
hanno illustrato il significato storico e politico della iniziativa
e le vicende dei palazzi comunali in cui si espresse la civiltà
romanica di Pavia, e le fasi e le direttive dell’eseguito restauro.
Ed anche questa opera complementare di determinazione e di divulgazione
è da segnalare con viva lode. Mentre che negli scavi archeologici
la relazione scientifica dell’indagine compiuta è sistematica
e la illustrazione dei monumenti o delle altre testimonianze rinvenute
ne deriva in modo regolare e risulta così acquisita alle nostre
cognizioni, nel restauro dei monumenti troppo spesso si ritiene l’opera
in sè compiuta; ed i dati, talvolta straordinariamente vari e
complessi, che il paziente lavoro di indagine e di scoprimento ha posto
in luce (e spesso anche ha di nuovo racchiuso) non risultano affatto
noti; ed il pubblico non ha modo di rendersi conto della portata di
una iniziativa, che pure è in gran parte a lui rivolta, in quanto
che riporta a funzione di vita cittadina ricordi storici ed elementi
di edilizia e di arte.
Il Podestà Vaccari nella sua chiara prefazione, esprime il desiderio
di molti e l’intendimento suo che il restauro sia proseguito nella
parte residua dell’antico palazzo civico ed, in particolare, nell’ala
orientale che insieme con quella ora restaurata componeva il Palazzo
vecchio del Comune. A questa promessa non possono che plaudire quanti
intendono l’alto valore dei monumenti per le memorie che rievocano
e per l’arte che stabilmente affermano. Il restauro del Broletto
Pavese, col riconquistare un monumento quasi ormai cancellato dal patrimonio
artistico nazionale, col ricuperare al Comune per usi degni e conformi
alle antiche destinazioni un fabbricato prima cadente ed inutilizzabile,
col ricomporre nell’antica Piazza del Comune un magnifico fondale
prospettico che nuovamente la nobiliti, ha rappresentato, e più
rappresenterà in avvenire, il simbolo di una sana Amministrazione
civica sollecita degli interessi spirituali concordi con quelli materiali
della propria città.
GUSTAVO GIOVANNONI.
SINDACATO NAZIONALE ARCHITETTI
PAGINE DI VITA SINDACALE
A TUTTI I SEGRETARI INTERPROVINCIALI E FIDUCIARI PROVINCIALI
Poichè a seguito della circolare n. 45 della Presidenza della
Confederazione Nazionale Sindacati Fascisti Professionisti ed Artisti,
da varie parti mi si richiedono schiarimenti sulla imposizione e riscossione
del contributi obbligatori sindacali, ritengo utile comunicare a tutti
i Segretari Interprovinciali, e per loro mezzo a tutti i Fiduciari Provinciali,
le istruzioni seguenti:
A norma della legge 3 aprile 1926 n. 563 tutti gli Architetti esistenti
in ciascuna provincia, siano o non iscritti al Sindacato, sono tenuti
al pagamento di una speciale tassa sindacale detta contributo obbligatorio,
fissata per l’anno 1929 nella misura. dell’1% sull’imponibile
accertato ai fini dell’imposta di R. M.; la tassa sarà
contenuta in un massimo di L. 500 e in un minimo di L. 30, annue individuali.
Per quegli Architetti che non risultassero inscritti nei ruoli dell’imposta,
la tassa sarà applicata nella misura di L. 30 annue.
Sarà quindi cura di tutti i Segretari Interprovinciali e dei
Fiduciari Provinciali di prendere accordi con l’Ufficio Distrettuale
delle imposte per compilare degli speciali ruoli di professionisti per
i quali sia già accertato l’imponibile di R. M., e di quelli
per i quali tale accertamento non sia ancora avvenuto o non debba avvenire
per mancanza di esercizio professionale.
Tali ruoli dovranno esser resi esecutivi con deliberazione dei rispettivi
Prefetti di ciascuna provincia, al quali, per cura dei Segretari Interprovinciali,
dovrà essere rivolta speciale richiesta.
A seguito della deliberazione di S. E. il Prefetto, i Ruoli stessi dovranno
essere affissi per otto giorni negli Albi pretori di ciascun comune
capoluogo di Provincia, a seguito di che i Podestà passeranno
i ruoli agli esattori delle imposte che ne cureranno la esazione come
per qualsiasi altra tassa comunale, provinciale o governativa.
Gli esattori stessi provvederanno a versare nel conto corrente della
Confederazione Nazionale dei Sindacati Fascisti Professionisti ed Artisti,
aperto in Roma a nome di ciascun Sindacato Provinciale o Interprovinciale,
le quote riscosse, che saranno, a cura del Presidente della Confederazione,
ripartite secondo il Decreto Ministeriale in data 8 Febbraio u. s.
Su tali somme spetterà quindi effettivamente a ciascun Sindacato
Interprovinciale il 36 % delle somme versate.
A norma della circolare 45 sopra citata, ricordo che ogni Segretario
Interprovinciale dovrà inviare al Presidente della Confederazione,
per il mio tramite, un prospetto analogo a quello del mod. 2 riportato
nella quarta pagina della circolare in parola.
In tale prospetto dovranno essere indicati per ciascun comune, ove risiedono
Architetti tenuti al pagamento del contributo obbligatorio, il totale
delle somme che l’esattore dovrà riscuotere, e la ripartizione
della somma totale riscossa per ciascuna provincia secondo i numeri
1-2-3-4-5-6 dello stesso mod. 2.
I Segretari Interprovinciali compileranno tanti prospetti, quante sono
le provincie sono la loro giurisdizione.
Prima di inviare tali prospetti, i Segretari e i fiduciari si assicureranno
che l’ammontare di ogni singolo ruolo corrisponda a quello annotato
nel registro della Prefettura della relativa Provincia.
Ogni tre mesi la Presidenza della Confederazione, provvederà
a rimettere ai Segretari Interprovinciali, le quote a loro spettanti.
È di massima importanza precisare che al Sindacato Architetti
dovrà essere versata la quota del 35 % sul contributo obbligatorio
pagato non soltanto dagli Architetti inscritti al Sindacato, ma anche
da tutti gli altri che esercitano la professione, o siano inscritti
all’Albo o comunque portino il titolo.
Nel caso degli Ingegneri, o Ingegneri-Architetti appartenenti anche
al Sindacato Ingegneri, è ovvio che essi dovranno pagare il contributo
obbligatorio una volta sola facendo devolvere al Sindacato da loro preferito,
la quota spettante al Sindacato stesso.
Sarà cura dei Segretari Interprovinciali e dei Fiduciari di ottenere,
senza esercitare pressione alcuna, che i colleghi Ingegneri o Ingegneri-Architetti
i quali tengano ad appartenere al nostro Sindacato, sia per il loro
speciale servizio professionale, sia per la loro tendenza artistica
ed intellettuale, dichiarino di far devolvere il contributo obbligatorio
a favore del Sindacato Architetti.
Sempre in materia di contributi credo opportuno ricordare che coloro
i quali appartengono a tutti e due i Sindacati, sono invece tenuti a
pagare per ciascun Sindacato separatamente, il contributo Sindacale
facoltativo che può essere contenuto in limiti non superiori
alle L. 100 annue, ivi compreso il contributo per i circoli di coltura,
ove esistano e ove non siano comuni a tutti e due i Sindacati.
Parimenti per ciascun Sindacato dovrà essere pagato il contributo
obbligatorio per il funzionamento delle Giunte Sindacali, a cui saranno
tenuti tutti gli iscritti a ciascun Albo, anche se non iscritti ai Sindacato;
il contributo è stato già fissato in L. 2 mensili nell’ultima
riunione del Direttorio Nazionale del Sindacato Architetti.
Una sola volta invece dovrà essere versato da tutti gli iscritti
agli Albi il contributo per il funzionamento della Commissione centrale
del Ministero dei Lavori Pubblici, fissato in L. 12, che ormai è
già stato pagato da quasi tutti i nostri iscritti.
Prego i Segretari Interprovinciali di volermi dare assicurazione di
ricevuta della presente circolare e dell’inizio immediato dei
lavori di compilazione dei ruoli, sia nella città sede del Sindacato,
sia nei gruppi provinciali.
Avverto infine che, anche per desiderio del Presidente della Confederazione,
in ciascuna città sede del Sindacato, dovrebbe essere possibile
un’intesa tra tutti i Sindacati di Professionisti ed Artisti,
per affidare ad un solo incaricato specialmente competente (sempre con
l’assistenza dei relativo segretario interprovinciale) la compilazione
dei ruoli e lo svolgimento di tutte le pratiche relative, con le Agenzie
distrettuali delle imposte e le LL. EE. i Prefetti.
In dipendenza alle disposizioni impartite dalla Presidenza delta Confederazione,
invito i sigg. Segretari Interprovinciali a rimettermi con sollecitudine
il bilancio preventivo 1929 del loro Sindacato,
Con saluti fascisti.
Il Segretario Nazionale
ALBERTO CALZA BINI
CONCORSO PER IL PROGETTO DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA DI MILANO
Il Comune di Milano bandisce fra gli ingegneri ed architetti di nazionalità
italiana iscritti nei Sindacati, un concorso per un progetto di edificio
destinato a contenere tutti gli Uffici giudiziari della città,
e precisamente la Corte d’Appello, R. Corte d’Assisi, R.
Procura Generale, R. Procura del Re, R. Tribunale Civile e Penale, R.
Pretura, R. Avvocatura erariale, Tribunale Militare, Ufficio del Giudice
Conciliatore, Ordini forensi e Sindacati avvocati e procuratori, Uffici
Valori, Demanio (per pagamenti indennità testimoni, ecc.), Registro
atti giudiziari, Ufficio postale e telegrafico, Uffici di P. S., Stazione
per i RR. CC., Camere di sicurezza, ecc.
Ciascuno del servizi sopra elencati dovrà risultare costituito
da un complesso unito, con ingressi separati, cosicchè i vari
Uffici che troveranno posto nel Palazzo di Giustizia, pur essendo contigui,
non si intralcino a vicenda.
Il concorso si chiude alle ore 18 del 31 agosto. I progetti saranno
classificati da una Commissione esaminatrice nominata dal Podestà.
Il concorso è dotato di tre premi: primo premio di L. 50.000;
secondo premio di L. 30.000, terzo premio di L. 20.000.
Il testo integrale del bando può ottenersi scrivendo al Comune
di Milano - Direzione lavori e servizi, Piazza Cavour, N. 4.
UN PROSSIMO CONCORSO PER UN PROGETTO DI PIANO REGOLATORE E DI AMPLIAMENTO
DELLA CITTÀ DI BOLZANO
Il Podestà della Provincia di Bolzano, seguendo recenti lodevoli
esempi, sta elaborando un Bando di Concorso per un progetto dl Piano
Regolatore e di Ampliamento della Città, dotato di ricchi premi.
Mentre ci riserbiamo di pubblicare appena possibile il Bando nel suo
testo definitivo, diamo comunicazione della lodevole collaborazione
circa la compilazione di esso testo, delle Autorità Politico-Amministrative
della Città col Sindacato degli Architetti.
Appena avuto sentore dell’intenzione di addivenire al Concorso
pubblico per parte delle Autorità Cittadine, il Segretario Regionale
Architetto Rusconi avverti il Segretario Nazionale Arch. On. Calza-Bini,
il quale intervenne presso il Podestà, ottenendo dalla di Lui
cortesia, nell’interesse superiore e pratico comune, che si stabilisse
un contatto fra il Segretario Regionale ed i Tecnici della Provincia
per accordi in merito alla definizione del Bando. Ed infatti il Bando
fu modificato in alcuni punti e già si eliminarono così
molti di quegli inconvenienti che purtroppo spesso resero difettose
analoghe iniziative. Sono in corso ulteriori trattative tra il Podestà
e le Segreterie Regionali e Nazionali del Sindacato in merito ad ulteriori
punti non ancora chiariti, dopo di che il testo verrà definitivamente
fissato con pieno soddisfacimento di tutti.
Ci piace dar comunicazione dl quanto è stato fatto perchè
serva di esempio per l’avvenire.
I Segretari Provinciali ottengano sempre che il Sindacato sia chiamato,
se necessario, attraverso l’Autorità centrale, ad influire
in merito alla compilazione dei Bandi e su quanto altro interessa l’attività
architettonica, ed in breve, se la loro azione sarà efficace
e tempestiva, non avranno più a deprecarsi gli inconvenienti,
le ingiustizie e gli errori tante volte segnalati.