FASCICOLO IX - MAGGIO 1929
Notiziario

CORRIERE ARCHITETTONICO

IL MONUMENTO AI CADUTI IN ANAGNI

dell’Arch. ENRICO DEL DEBBIO e dello Scultore NARCISO VOLTERRANI

Nell’anno 1923 l’arch. Enrico Del Debbio vinse il Concorso per il progetto del Monumento ai Caduti in Anagni, e per la Sistemazione del Parco delle Rimembranze, opere in seguito attuate da quel Comune.
Molto opportunamente la zona prescelta fu la meglio esposta di quante si trovassero nella Cittadina e la più largamente dominante sulla Valle mirabile di Ciociaria: Piazza Cavour già Piazza Pia.
Il luogo offriva l’opportunità di sistemare sotto il Monumento, in piena unità, il Parco delle Rimembranze: unità che fu realizzata da Del Debbio con molta efficacia e nobiltà di concezione.
Il Monumento fu ubicato sul luogo ove prima era la fontana eretta a ricordo di Pio IX (1874), la quale fu spostata nella parte inferiore del Parco, che fu sistemato curando in ispecial modo le visuali. Non può sfuggire l’armoniosa composizione della planimetria generale, di cui il Monumento e la fontana sono i centri decorativi base, visibili da ogni punto, attraverso i viali, nell’alberata.
Il Parco resta delimitato in basso dalla cinta delle mura castellane, d’epoca romana, ben conservate in alcune zone, le quali furono naturalmente conservate.
Attraverso la cinta delle mura stesse, molto opportunamente il Del Debbio costituì, mediante una rampa d’accesso al Parco, una nuova via di comunicazione tra il suburbio ed il centro della città.
Il Monumento è opera di Del Debbio per la parte architettonica, di Volterrani per la scultorea.
Le tre figure muliebri raffigurano la Vittoria, la Glorificazione e il Ricordo.
La rampa semicircolare base del Monumento è formata con cigli e cubetti di pietra silicea, le parti architettoniche basamentale e terminale sono di travertino di Tivoli, il gruppo scultoreo di marmo di Carrara, la Vittoria, i simulacri dei Fanti, le decorazioni, sono di bronzo. Le iscrizioni sono incise e di color rosso lapidario; il Faro luminoso terminale ha i cristalli legati in bronzo.
N. D. R.


GLI UFFICI DELLE POSTE E TELEGRAFI
IN NUORO

dell’ Ing. ANGIOLO MAZZONI

L’Ing. Angiolo Mazzoni ha costruito la Sede degli Uffici delle Poste e Telegrafi di Nuoro (Sardegna).
La robusta costruzione ha carattere costruttivo e moderno: carattere un po’ grosso e ancora in formazione, ma ricco di originale personalità che va osservata attentamente ancor più per quello che potrà diventate che per quello che è. Nell’edificio i muri periferici sono realizzati con pietra da taglio di due diversi colori e di differente lavorazione: granito grigio con faccia grezza, e trachite rossa portata a pelle piana. Il costo complessivo della costruzione fu di L. 1.900.000.
N. D. R.

CASE D’ABITAZIONE
PER I DIPENDENTI DEL GOVERNATORATO DI ROMA

dell’Arch. MARIO DE RENZI e dell’Ing. LUIGI CIARROCCHI

L’Ing. Luigi Ciarrocchi e l’Arch. Mario De Renzi hanno vinto or sono tre anni un concorso per un lotto di Case d’Abitazione destinate ai dipendenti del Governatorato di Roma.
La costruzione, che presentiamo, ha pregevoli qualità tecnico-distributive, nutrito senso di composizione e sapienza decorativa raffinata: è peraltro troppo viva la presenza del palazzo tornano barocco in queste case di tipo economico: i cortili sono ariosi e piacevoli.
Su una superficie totale del lotto di mq. 4990,40, i progettisti hanno coperto una quota parte di mq. 3105 destinando ai cortili mq. 1885,40. Nell’insieme della costruzione, oltre le botteghe furono ricavati 105 appartamenti. I fabbricati ospitano complessivamente 755 vani. La loro cubatura lorda complessiva è di mc. 75624,20.
N. D. R.


IL NUOVO PALAZZO DEL LICEO MUSICALE
A TORINO

Non è inutile premettere che personalmente non sono entusiasta dell’attività fabbricatrice dei Comuni. Ritengo infatti che gli Uffici Tecnici Municipali assai raramente sono attrezzati per progettare edifici importanti, che riescano significativi anche nella loro veste artistica; mentre che la loro opera può riuscire assai più utile, e adeguata del resto alle loro possibilità, nel campo della pratica condotta dei lavori.
Nè si vuol tacere con questo anche le altre ragioni di interferenza nel campo professionale, con la sottrazione di importanti elaborati dalla attività privata degli architetti, ragioni non indifferenti nell’ambiente sindacale instaurato in Italia, aggravate dal carattere della crisi che permane nel campo delle costruzioni.
È evidente infatti che, se lo Stato ed i Comuni, i quali soli hanno la possibilità di elevare opere di pubblico interesse, con mezzi relativamente vistosi, sottraggono tali opere all’attività dei professionisti liberi, a questi non rimane che il campo dei committenti privati, campo ahimè non certo brillante per coraggio e nobiltà di vedute!
Ma tant’è. Il Municipio di Torino costruisce e noi ne prendiamo atto, con le premesse di cui sopra, che almeno ci permettono di assumere una spregiudicata posizione di critica o di lode.
Una delle opere più recenti eseguite appunto dal Comune di Torino è quella del Palazzo per il Liceo Musicale Giuseppe Verdi.
La vecchia sede era assolutamente poco decorosa e non suscettibile di miglioramenti. Fu così scelta l’area già occupata dal Mercato di piazza Bodoni, che fu demolito, e l’ing. comm. Giorgio Scanagatta, capo dell’Ufficio Tecnico Municipale preparò il progetto di massima per il nuovo edificio.
Nell’esecuzione la direzione dei lavori fu affidata agli ingegneri Blengino e Bonardi, e all’ing. architetto Gianni Ricci che con giovanile fervore si occupò specialmente di tutta la parte architettonica.
L’edificio comprende un grande Salone per concerti, capace di contenere 950 posti a sedere, con tutti i locali annessi e servizi, ed il Liceo Musicale propriamente detto, ossia locali per la direzione, aule per l’insegnamento, l’appartamento per il Direttore del Liceo, ecc.
Nello studio delle piante si cercò di ottenere che le due parti dell’edificio, ossia il salone dei concerti e la scuola, non si disturbino a vicenda, potendosi isolare l’una parte dall’altra per evidenti ragioni di pratico funzionamento.
Come mostrano le fotografie, le facciate sono forse un poco freddine e dimesse, una maggiore
varietà di materiali avrebbe ravvivato assai la composizione, corretta per altro e bene ambientata.
Ottime veramente le due sale d’ingresso, con zoccolo e lesene in marmo fior di pesco la prima, in cipollino africano la seconda. Belli i pavimenti in marmo, i bassorilievi dello scultore Musso, e veramente pregevoli gli apparecchi di illuminazione per mezzo di conche di rame situate in nicchie o di ventole in vetro soffiato di Murano.
Ben riuscito anche il Salone, di pianta rettangolare, con angoli raccordati in curva e volta elissoidica, rotta da un secondo bacino dal quale piove la luce diffusa ottenuta mediante lampade dissimulate nella cornice. Le pareti sono rivestite in marmo Chiampo mandorlato, con lesene e stipiti delle porte in pavonazzetto.
Notevole la galleria, completamente di sbalzo che dà circa 300 posti a sedere.
In complesso un organismo bene studiato e bene eseguito, interessante per lo spirito di moderno sapore che fa onore a tutto l’Ufficio Tecnico Municipale ed ai suoi egregi funzionari.
ARMANDO MELIS


NOTIZIARIO

LITOGRAFIE DI GRATTACIELI AMERICANI.

Or sono alcuni giorni abbiamo avuto il piacere di Conoscere il sig. Vernon Howe Bailey organizzatore di una mostra dl litografie sugli “sky-scrapers” nei saloni ove ha sede l’Associazione Italo-Americana.
Artista quadrato e gentile, padrone del tratto e maestro nell’afferrare delle costruzioni quelle note caratteristiche che ne fissano la natura e lo spirito, egli ci mostrava la successione dei suoi lavori, tutti pregevoli, alcuni notevolissimi, illustrandoci quei particolari aspetti di vita nelle grandi metropoli americane che furono cause determinanti lo sviluppo degli sky-scrapers.
Immaginavo già che la conversazione si sarebbe arrestata e localizzata sulla convenienza di costruire anche in Europa, in Italia in particolare, edifici di tale carattere.
A mia sorpresa invece, il mio interlocutore, per quanto saturo di quello spirito pratico caratteristico degli americani del nord, ammise subito che simili edifici non erano adatti se non per i luoghi sul quali erano sorti; volle però che io riconoscessi nelle masse degli edifici da lui illustrati le caratteristiche di un nuovo stile. Per quanto questa forma di mercato non si adattasse alla mia mentalità latina, dovetti riconoscere che se avessi parlato io per primo, sarei venuto
alle stesse conclusioni: il patto fu sottoscritto, diventammo subito amici.
E da amico infatti egli non pensò più che ad illustrare quei particolari di architettura esclusivamente pratica della quale questi grattacieli sono la migliore espressione.
Quest’epoca, sono quasi le sue parole, che ha prodotto, dal sottomarino all’aeroplano, dal telegrafo al telefono, alla radio, che ha dominato lo spazio e annullate le distanze, è davvero meravigliosa.
E il rapido e fantastico mutare del profilo della città di New York è prodotto di quest’epoca meravigliosa. - E più oltre mi faceva notare nella sua opera sugli “sky-scrapers” la prefazione di Cass Gilbert nella quale è detto che per molte città nord-americane e per quella di New York in particolare i grattacieli sono quello che la cattedrale era per le città europee. Questo mi è sembrato eccessivo.
Comunque non è questa la sede per discutere sull’opportunità o meno di introdurre in Italia ed in Europa in genere questa modernissima forma di architettura moderna, che riesce non perfettamente comprensibile alla nostra sensibilità latina, nè questo sarebbe lo scopo delle mie note, anche perchè bisognerebbe risolvere l’eterna questione, se i vantaggi che questa architettura pratica apporta nella realizzazione di problemi edilizi e finanziari compensano gli inevitabili svantaggi di ordine estetico per il rispetto al caratteri ambientali dati dalle tradizioni artistiche delle nostre città.
E invece doveroso riconoscere l’evoluzione subita da una tal forma di architettura; per cui i primi esempi di essa, se erano formidabili come tecnica e meccanica, non avevano certo la compiutezza di uno stile, in quanto la veste architettonica, tolta a prestito alle forme tradizionali, classiche o gotiche, involgeva aperte contraddizioni con la sostanza costruttiva e con le proporzioni volumetriche relative al nuovo modo di edificare. Gli ultimi sky-scrapers costruiti invece denudano la costruzione rendendo la forma architettonica consona ed adeguata ai caratteri strutturali degli edifici, per cui se non si può dire ancora che sia stata in essi raggiunta la maturità di un nuovo stile, tuttavia molto cammino si e già percorso verso di essa.
LUIGI LENZI.


MOSTRA DI ARCHITETTURA MILITARE ITALIANA.

Per iniziativa dell’Istituto di Architettura Militare Italiana recentemente sorto e sotto il patronato dei Ministeri della Istruzione e della Guerra è indetta in Roma una Mostra di Architettura Militare, che avrà luogo nel prossimo Giugno in Castel S. Angelo nel locali del Museo del Genio.
La Mostra comprenderà disegni, stampe, fotografie, plastici di opere di fortificazione dai tempi antichissimi ai più recenti; ed insieme conterrà documenti e monografie illustrative di tali monumenti. E la ricca collezione già esistente nel Museo del Genio, e nell’Istituto d’Architettura Militare dà affidamento che la Mostra riuscirà ampia ed interessantissima. Essa richiamerà l’attenzione su di un magnifico campo dell’attività tecnica ed architettonica italiana, che ha rappresentato nei secoli scorsi una delle nostre glorie maggiori, e che pure è stato finora quasi completamente trascurato dal nostri studiosi.
Le norme principali del Regolamento della Mostra sono le seguenti

1. - La Mostra avrà luogo nei locali del Museo del Genio nel mese di Giugno 1929.

2. - Essa comprenderà: fotografie, disegni, monografie stampate o manoscritte, quadri, libri, codici, plastici aventi attinenza storica o artistica con l’architettura militare italiana anche se riguardano località fuori d’Italia.

3. - Il materiale da esporre dovrà riferirsi:
a) alle opere dl difesa preromane (castelli, eriterremare, specchie, acropoli, mura ciclopiche, ecc.);
b) alle opere militari romane (mura, castri, oppidi, castella, porte, ecc.);
c) alle opere difensive medioevali (mura, torri, castelli, chiese fortificate, ecc);
d) alle opere del periodo bastionato italiano anteriori al XIX secolo;
e) ai progetti di restauri ad opere antiche (eseguiti o no).

4. - I libri, salvo casi speciali, dovranno essere di edizione anteriore al 1650. Essi oltre agli argomenti di cui al N. 3 possono trattare anche esclusivamente di azioni belliche ossidionali.

5. - Le fotografie dovranno essere pressochè originali e di interesse storico-artistico e non essere nel comune commercio.

6. - Il materiale appartenente ad enti pubblici o a privati sarà esposto sotto il loro proprio nome.

7. - Il materiale da esporre dovrà essere segnalato alla Direzione dell’Istituto prima della fine di marzo; e quello accettato sarà trasportato a spese del Museo del Genio. Esso dovrà essere spedito e consegnato in modo da poter giungere a destinazione prima del 15 maggio 1929.
G. G.


CRONACA DEI MONUMENTI

PAVIA. - Un interessante restauro, dovuto alla nobilissima iniziativa del Podestà di Pavia Pietro Vaccari ad alla sapiente opera di Ambrogio Annoni, ha avuto per oggetto il palazzo del Broletto; o, per dir meglio, il complesso dl costruzioni di vario tempo aggruppate intorno al palazzo Civico sulla Piazza della Vittoria in immediata prossimità del Duomo. Ivi i numerosi saggi accuratamente eseguiti hanno posto in luce un vero palinsesto architettonico su cui è scritta tutta la storia costruttiva del monumento una bifora forse appartenente al palazzo vescovile del XII secolo, finestre del XIII e del XIV secolo e decorazioni sforzesche, e numerosi altri elementi di vario tempo, su cui si è sovrapposto il singolare insieme cinquecentesco del doppio loggiato, della torre dell’orologio e della esterna scalea.
Merito dell’Arch. Annoni è stato di aver lasciato tutto questo complesso di testimonianze e di opere architettoniche, senza voler riportare il monumento ad unità di stile e senza alterare il carattere pittoresco assunto dalla facciata. Il problema del restauro così onestamente e scientificamente concepito è di quelli che sembran semplici e sono di fatto straordinariamente molteplici e complessi: nel consolidare le strutture in cattive condizioni di stabilità (e quelle delle loggette erano addirittura labenti), nel disporre e nel racchiudere gli elementi rinvenuti senza alterazioni e senza disarmonie, nel conformare con la massima semplicità quelli che inevitabilmente, si sono dovuti aggiungere, ed anche nel conciliare, per quanto riguarda la interna sistemazione, i criteri del doveroso rispetto alle traccie sopravissute con quelli della necessaria rispondenza alle reali esigenze di un palazzo che deve rimanere, ed è opportuno che sia così, sede della civica amministrazione.
Non alla sola facciata infatti si è esteso il lavoro di ripristino ma anche agli ambienti interni, che hanno fornito larga messe di elementi architettonici e decorativi di vario tempo. Al piano superiore, proprio là ove precedenti criteri avrebbero voluto in pieno la demolizione, la oculata ricerca dei muri antichi ha rivelato esistenza di un bellissimo salone, che, restaurato con amoroso studio è stato incorporato nella sistemazione presente. Nel cortile è stata riaperta e sobriamente restaurata tutta la fronte sul lato settentrionale accanto al duomo: caratterizzata dalle forti e semplici arcate del piano terreno e dalla terza loggetta superiore, che giustamente l’Annoni ritiene trecentesca.
Recentemente questo restauro, così felicemente ideato ed eseguito, è stato oggetto di una bella pubblicazione intitolata “Nella rinascita del Broletto del Comune di Pavia”, nella quale il Podestà Pietro Vaccari, ed Arrigo Solmi e Giulio Bariola ed Ambrogio Annoni hanno illustrato il significato storico e politico della iniziativa e le vicende dei palazzi comunali in cui si espresse la civiltà romanica di Pavia, e le fasi e le direttive dell’eseguito restauro. Ed anche questa opera complementare di determinazione e di divulgazione è da segnalare con viva lode. Mentre che negli scavi archeologici la relazione scientifica dell’indagine compiuta è sistematica e la illustrazione dei monumenti o delle altre testimonianze rinvenute ne deriva in modo regolare e risulta così acquisita alle nostre cognizioni, nel restauro dei monumenti troppo spesso si ritiene l’opera in sè compiuta; ed i dati, talvolta straordinariamente vari e complessi, che il paziente lavoro di indagine e di scoprimento ha posto in luce (e spesso anche ha di nuovo racchiuso) non risultano affatto noti; ed il pubblico non ha modo di rendersi conto della portata di una iniziativa, che pure è in gran parte a lui rivolta, in quanto che riporta a funzione di vita cittadina ricordi storici ed elementi di edilizia e di arte.
Il Podestà Vaccari nella sua chiara prefazione, esprime il desiderio di molti e l’intendimento suo che il restauro sia proseguito nella parte residua dell’antico palazzo civico ed, in particolare, nell’ala orientale che insieme con quella ora restaurata componeva il Palazzo vecchio del Comune. A questa promessa non possono che plaudire quanti intendono l’alto valore dei monumenti per le memorie che rievocano e per l’arte che stabilmente affermano. Il restauro del Broletto Pavese, col riconquistare un monumento quasi ormai cancellato dal patrimonio artistico nazionale, col ricuperare al Comune per usi degni e conformi alle antiche destinazioni un fabbricato prima cadente ed inutilizzabile, col ricomporre nell’antica Piazza del Comune un magnifico fondale prospettico che nuovamente la nobiliti, ha rappresentato, e più rappresenterà in avvenire, il simbolo di una sana Amministrazione civica sollecita degli interessi spirituali concordi con quelli materiali della propria città.
GUSTAVO GIOVANNONI.

SINDACATO NAZIONALE ARCHITETTI

PAGINE DI VITA SINDACALE

A TUTTI I SEGRETARI INTERPROVINCIALI E FIDUCIARI PROVINCIALI

Poichè a seguito della circolare n. 45 della Presidenza della Confederazione Nazionale Sindacati Fascisti Professionisti ed Artisti, da varie parti mi si richiedono schiarimenti sulla imposizione e riscossione del contributi obbligatori sindacali, ritengo utile comunicare a tutti i Segretari Interprovinciali, e per loro mezzo a tutti i Fiduciari Provinciali, le istruzioni seguenti:
A norma della legge 3 aprile 1926 n. 563 tutti gli Architetti esistenti in ciascuna provincia, siano o non iscritti al Sindacato, sono tenuti al pagamento di una speciale tassa sindacale detta contributo obbligatorio, fissata per l’anno 1929 nella misura. dell’1% sull’imponibile accertato ai fini dell’imposta di R. M.; la tassa sarà contenuta in un massimo di L. 500 e in un minimo di L. 30, annue individuali.
Per quegli Architetti che non risultassero inscritti nei ruoli dell’imposta, la tassa sarà applicata nella misura di L. 30 annue.
Sarà quindi cura di tutti i Segretari Interprovinciali e dei Fiduciari Provinciali di prendere accordi con l’Ufficio Distrettuale delle imposte per compilare degli speciali ruoli di professionisti per i quali sia già accertato l’imponibile di R. M., e di quelli per i quali tale accertamento non sia ancora avvenuto o non debba avvenire per mancanza di esercizio professionale.
Tali ruoli dovranno esser resi esecutivi con deliberazione dei rispettivi Prefetti di ciascuna provincia, al quali, per cura dei Segretari Interprovinciali, dovrà essere rivolta speciale richiesta.
A seguito della deliberazione di S. E. il Prefetto, i Ruoli stessi dovranno essere affissi per otto giorni negli Albi pretori di ciascun comune capoluogo di Provincia, a seguito di che i Podestà passeranno i ruoli agli esattori delle imposte che ne cureranno la esazione come per qualsiasi altra tassa comunale, provinciale o governativa.
Gli esattori stessi provvederanno a versare nel conto corrente della Confederazione Nazionale dei Sindacati Fascisti Professionisti ed Artisti, aperto in Roma a nome di ciascun Sindacato Provinciale o Interprovinciale, le quote riscosse, che saranno, a cura del Presidente della Confederazione, ripartite secondo il Decreto Ministeriale in data 8 Febbraio u. s.
Su tali somme spetterà quindi effettivamente a ciascun Sindacato Interprovinciale il 36 % delle somme versate.
A norma della circolare 45 sopra citata, ricordo che ogni Segretario Interprovinciale dovrà inviare al Presidente della Confederazione, per il mio tramite, un prospetto analogo a quello del mod. 2 riportato nella quarta pagina della circolare in parola.
In tale prospetto dovranno essere indicati per ciascun comune, ove risiedono Architetti tenuti al pagamento del contributo obbligatorio, il totale delle somme che l’esattore dovrà riscuotere, e la ripartizione della somma totale riscossa per ciascuna provincia secondo i numeri 1-2-3-4-5-6 dello stesso mod. 2.
I Segretari Interprovinciali compileranno tanti prospetti, quante sono le provincie sono la loro giurisdizione.
Prima di inviare tali prospetti, i Segretari e i fiduciari si assicureranno che l’ammontare di ogni singolo ruolo corrisponda a quello annotato nel registro della Prefettura della relativa Provincia.
Ogni tre mesi la Presidenza della Confederazione, provvederà a rimettere ai Segretari Interprovinciali, le quote a loro spettanti.
È di massima importanza precisare che al Sindacato Architetti dovrà essere versata la quota del 35 % sul contributo obbligatorio pagato non soltanto dagli Architetti inscritti al Sindacato, ma anche da tutti gli altri che esercitano la professione, o siano inscritti all’Albo o comunque portino il titolo.
Nel caso degli Ingegneri, o Ingegneri-Architetti appartenenti anche al Sindacato Ingegneri, è ovvio che essi dovranno pagare il contributo obbligatorio una volta sola facendo devolvere al Sindacato da loro preferito, la quota spettante al Sindacato stesso.
Sarà cura dei Segretari Interprovinciali e dei Fiduciari di ottenere, senza esercitare pressione alcuna, che i colleghi Ingegneri o Ingegneri-Architetti i quali tengano ad appartenere al nostro Sindacato, sia per il loro speciale servizio professionale, sia per la loro tendenza artistica ed intellettuale, dichiarino di far devolvere il contributo obbligatorio a favore del Sindacato Architetti.
Sempre in materia di contributi credo opportuno ricordare che coloro i quali appartengono a tutti e due i Sindacati, sono invece tenuti a pagare per ciascun Sindacato separatamente, il contributo Sindacale facoltativo che può essere contenuto in limiti non superiori alle L. 100 annue, ivi compreso il contributo per i circoli di coltura, ove esistano e ove non siano comuni a tutti e due i Sindacati.
Parimenti per ciascun Sindacato dovrà essere pagato il contributo obbligatorio per il funzionamento delle Giunte Sindacali, a cui saranno tenuti tutti gli iscritti a ciascun Albo, anche se non iscritti ai Sindacato; il contributo è stato già fissato in L. 2 mensili nell’ultima riunione del Direttorio Nazionale del Sindacato Architetti.
Una sola volta invece dovrà essere versato da tutti gli iscritti agli Albi il contributo per il funzionamento della Commissione centrale del Ministero dei Lavori Pubblici, fissato in L. 12, che ormai è già stato pagato da quasi tutti i nostri iscritti.

Prego i Segretari Interprovinciali di volermi dare assicurazione di ricevuta della presente circolare e dell’inizio immediato dei lavori di compilazione dei ruoli, sia nella città sede del Sindacato, sia nei gruppi provinciali.
Avverto infine che, anche per desiderio del Presidente della Confederazione, in ciascuna città sede del Sindacato, dovrebbe essere possibile un’intesa tra tutti i Sindacati di Professionisti ed Artisti, per affidare ad un solo incaricato specialmente competente (sempre con l’assistenza dei relativo segretario interprovinciale) la compilazione dei ruoli e lo svolgimento di tutte le pratiche relative, con le Agenzie distrettuali delle imposte e le LL. EE. i Prefetti.

In dipendenza alle disposizioni impartite dalla Presidenza delta Confederazione, invito i sigg. Segretari Interprovinciali a rimettermi con sollecitudine il bilancio preventivo 1929 del loro Sindacato,
Con saluti fascisti.

Il Segretario Nazionale
ALBERTO CALZA BINI


CONCORSO PER IL PROGETTO DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA DI MILANO

Il Comune di Milano bandisce fra gli ingegneri ed architetti di nazionalità italiana iscritti nei Sindacati, un concorso per un progetto di edificio destinato a contenere tutti gli Uffici giudiziari della città, e precisamente la Corte d’Appello, R. Corte d’Assisi, R. Procura Generale, R. Procura del Re, R. Tribunale Civile e Penale, R. Pretura, R. Avvocatura erariale, Tribunale Militare, Ufficio del Giudice Conciliatore, Ordini forensi e Sindacati avvocati e procuratori, Uffici Valori, Demanio (per pagamenti indennità testimoni, ecc.), Registro atti giudiziari, Ufficio postale e telegrafico, Uffici di P. S., Stazione per i RR. CC., Camere di sicurezza, ecc.
Ciascuno del servizi sopra elencati dovrà risultare costituito da un complesso unito, con ingressi separati, cosicchè i vari Uffici che troveranno posto nel Palazzo di Giustizia, pur essendo contigui, non si intralcino a vicenda.
Il concorso si chiude alle ore 18 del 31 agosto. I progetti saranno classificati da una Commissione esaminatrice nominata dal Podestà. Il concorso è dotato di tre premi: primo premio di L. 50.000; secondo premio di L. 30.000, terzo premio di L. 20.000.
Il testo integrale del bando può ottenersi scrivendo al Comune di Milano - Direzione lavori e servizi, Piazza Cavour, N. 4.


UN PROSSIMO CONCORSO PER UN PROGETTO DI PIANO REGOLATORE E DI AMPLIAMENTO DELLA CITTÀ DI BOLZANO

Il Podestà della Provincia di Bolzano, seguendo recenti lodevoli esempi, sta elaborando un Bando di Concorso per un progetto dl Piano Regolatore e di Ampliamento della Città, dotato di ricchi premi. Mentre ci riserbiamo di pubblicare appena possibile il Bando nel suo testo definitivo, diamo comunicazione della lodevole collaborazione circa la compilazione di esso testo, delle Autorità Politico-Amministrative della Città col Sindacato degli Architetti.
Appena avuto sentore dell’intenzione di addivenire al Concorso pubblico per parte delle Autorità Cittadine, il Segretario Regionale Architetto Rusconi avverti il Segretario Nazionale Arch. On. Calza-Bini, il quale intervenne presso il Podestà, ottenendo dalla di Lui cortesia, nell’interesse superiore e pratico comune, che si stabilisse un contatto fra il Segretario Regionale ed i Tecnici della Provincia per accordi in merito alla definizione del Bando. Ed infatti il Bando fu modificato in alcuni punti e già si eliminarono così molti di quegli inconvenienti che purtroppo spesso resero difettose analoghe iniziative. Sono in corso ulteriori trattative tra il Podestà e le Segreterie Regionali e Nazionali del Sindacato in merito ad ulteriori punti non ancora chiariti, dopo di che il testo verrà definitivamente fissato con pieno soddisfacimento di tutti.
Ci piace dar comunicazione dl quanto è stato fatto perchè serva di esempio per l’avvenire.
I Segretari Provinciali ottengano sempre che il Sindacato sia chiamato, se necessario, attraverso l’Autorità centrale, ad influire in merito alla compilazione dei Bandi e su quanto altro interessa l’attività architettonica, ed in breve, se la loro azione sarà efficace e tempestiva, non avranno più a deprecarsi gli inconvenienti, le ingiustizie e gli errori tante volte segnalati.

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