LA RINASCITA DELLE ARTI APPLICATE E LA
RECENTE PRODUZIONE DEI VETRI DI MURANO
Nell’attuale e nel prossimo periodo di attività architettonica
le arti applicate hanno ed avranno sempre più notevole importanza.
Le ragioni sono di due specie: estrinseche le une, dipendenti da condizioni
ambientali ed economiche; intrinseche le altre in funzione del nostro
gusto. Tale coincidenza di direzione fra elementi determinanti opposti
non è fortuita, ma logica e necessaria. È sano che quanto
risulta utile ed indispensabile alla vita sia o finisca col diventare
prediletto dal piacere.
* * *
Nell’ambiente sociale d’oggi la legge economica domina
come non mai, nel senso che alle esigenze di vita sana e comoda diffuse
non solo nella borghesia ma anche nel popolo minuto, corrispondono soltanto
limitati mezzi finanziari, i quali pertanto debbono essere usati anche
nell’edificate con la più grande oculatezza e col più
rigoroso controllo sull’opportunità del loro impiego.
È necessario ottenere, nella più gran parte delle fabbriche,
coi minimi mezzi, il massimo volume utile mediante disposizioni organiche
e distributive soddisfacenti alla maggior possibile quantità
di ben definite condizioni pratiche.
Si svolge così, accanto all’architettura maggiore, riservata
agli edifici monumentali ed aulici, svincolata o quasi da legami esterni
e quindi vera architettura, arte per eccellenza, un’architettura
minore, in cui durissimi vincoli di carattere razionale debbono essere
superati per giungere ad una espressione di bellezza.
È questa l’architettura di quasi tutte le abitazioni, degli
edifici industriali, degli ospedali, delle scuole, ecc., cioè
della stragrande maggioranza delle fabbriche attuali; essa finirà
quindi per caratterizzare l’epoca e per costituire il punto di
partenza ed il fulcro della sensibilità estetica nuova.
Una tale architettura deve attuarsi coi mezzi meno costosi e di veloce
uso: ossature in cemento armato, in pietrame grezzo, in mattoni: sopra
un intonaco liscio, il meno possibile decorato, a larghi piani, e poco
altro.
Addio pietra da taglio scolpita e modanata su larghe estensioni, stucchi
preziosi, affreschi e pitture. Contentarsi di poco: qualche breve centro
decorativo che si possa godere su vaste distese di spazi lisci: ottenere
quanto più si può di armonia, dalle proporzioni, dalla
forma complessiva delle masse, dalla loro articolazione e movimento,
da i rapporti tra pieni e vuoti: significazioni che possiamo imporre
alle sostanze umili da noi usate, senza dispendiose aggiunte.
Potremmo fingere i materiali preziosi che ci sfuggono cogli impasti
artificiosi, cogli stucchi scenografici, ecc., ecc.; ma un tal sistema,
sempre soggetto a deterioramenti che rendono a lungo andare il trucco
troppo evidente, ci piace sempre meno e lo andiamo abbandonando senza
rimpianto.
Sentiamo di perdere in ricchezza, ma è una ricchezza non nostra,
che non ci appartiene più e ci pesa, come ci peserebbe portare
noi uomini del XX secolo, vesti variopinte e pittoreschi costumi di
velluto e di broccato e cappelli piumati, mentre la nostra è
l’epoca della giacca e della paglietta.
Lo stesso, e tanto a maggior ragione, dicasi degli interni delle costruzioni.
Non più ricche cornici di pietra, e pavimenti marmorei, soffitti
in legno a cassettoni dipinti, pareti coperte di mosaici e affreschi.
Anche qui volumi integri e spogli, illuminati ed aereati nel modo più
confacente all’igiene ed alle condizioni del clima.
Ma qualche cosa deve pur soddisfare la tendenza innata al bello e al
superfluo: e poichè la costruzione è nuda, potrà
essere più piccolo e, raccolto l’oggetto della nostra gioia:
il mobile, il ninnolo, la lampada, il tappeto, ecc.: cose che servono
e piacciono, indispensabili e divertenti insieme.
Pochi punti molto belli nell’estrema semplicità degli insiemi:
cose che si possono spesso cambiare per appagare la mobilità
del nostro spirito, ed in ogni modo indicano il nostro criterio ed il
nostro gusto, diventando nostre e conferendo alla casa un aspetto che
sente di noi.
Ecco il dominio delle arti applicate di cui comprendiamo la vitalità
sempre maggiore.
* * *
Vediamo, fra esse, risorgere l’arte dei vetri lavorati, antica
gloria italica.
Chi non conosce le tradizioni dell’isola di Murano e delle sue
fabbriche?
L’industria del vetro, forse esercitata nell’arcipelago
veneziano fin dall’epoca romana, certo viva dall’XI secolo
in poi, per decreto della Signoria di Venezia fu trasferita esclusivamente
a Murano intorno al 1290. Nei secoli XV e XVI arrivò ivi al più
alto splendore ed alle manifestazioni più pure per trasparenza
lieve di materia e slancio armonioso di linea: i suoi segreti cominciarono
ad espandersi in tutta Europa. Nel ‘600 il gusto barocco cominciò
a farsi sentire anche a Murano ed i vetri perdettero la purezza delle
forme che si torsero e aggrovigliarono complicandosi sempre più:
un po’ alla volta al vetro soffiato cominciarono a preferirsi
le forme a grosso spessore, rivestiti di figurazioni tagliate alla rotella
e da Murano la produzione fini collo spostarsi più al nord, in
Boemia e in Sassonia.
Un breve periodo di splendore riebbe in Venezia l’industria del
vetro, verso il 1730, poi, col decadere d’ogni attività,
anche questa fu sommersa e tacque lungamente.
* * *
Solo verso la metà del XIX secolo, per opera di Antonio Salviati
si riprese a Murano a soffiare il vetro; i pronipoti dei celebri soffiatori
si rimisero all’opera ispirandosi agli antichi modelli, e col
rinascente valore assunto dalle arti applicate e sempre più imponentesi,
anche la vecchia gloriosa industria riprese nuova vita vigorosa.
Oggi a Murano si contano non meno di dieci grandi fabbriche.
Notevoli sopratutto sono le fornaci aperte da Cappellin e da Venini,
dirette da due valenti artisti, la prima dal pittore Vittorio Zecchin,
la seconda dallo scultore Napoleone Martinuzzi.
* * *
Oggi illustreremo alcuni esempi dell’arte del Martinuzzi, che,
pur ispirandosi agli antichi tipi, ha raggiunto un notevole grado di
originalità e di moderna freschezza di forma.
Non possono sfuggire l’eleganza e la trasparente levità
dei calici e dei vasi, l’armonioso brio delle lampade.
La ricerca sempre crescente di tali oggetti per l’arredamento
degli appartamenti, è sicuro indice della loro corrispondenza
al gusto moderno e mostra il valore assunto tra le arti applicate, da
quella del vetro, nella recente attività architettonica e decorativa.
PLINIO MARCONI.