FASCICOLO IX - MAGGIO 1929
PLINIO MARCONI: La rinascita delle arti applicate e la recente produzione dei vetri di Murano, con 14 illustrazioni

LA RINASCITA DELLE ARTI APPLICATE E LA RECENTE PRODUZIONE DEI VETRI DI MURANO


Nell’attuale e nel prossimo periodo di attività architettonica le arti applicate hanno ed avranno sempre più notevole importanza.
Le ragioni sono di due specie: estrinseche le une, dipendenti da condizioni ambientali ed economiche; intrinseche le altre in funzione del nostro gusto. Tale coincidenza di direzione fra elementi determinanti opposti non è fortuita, ma logica e necessaria. È sano che quanto risulta utile ed indispensabile alla vita sia o finisca col diventare prediletto dal piacere.

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Nell’ambiente sociale d’oggi la legge economica domina come non mai, nel senso che alle esigenze di vita sana e comoda diffuse non solo nella borghesia ma anche nel popolo minuto, corrispondono soltanto limitati mezzi finanziari, i quali pertanto debbono essere usati anche nell’edificate con la più grande oculatezza e col più rigoroso controllo sull’opportunità del loro impiego.
È necessario ottenere, nella più gran parte delle fabbriche, coi minimi mezzi, il massimo volume utile mediante disposizioni organiche e distributive soddisfacenti alla maggior possibile quantità di ben definite condizioni pratiche.
Si svolge così, accanto all’architettura maggiore, riservata agli edifici monumentali ed aulici, svincolata o quasi da legami esterni e quindi vera architettura, arte per eccellenza, un’architettura minore, in cui durissimi vincoli di carattere razionale debbono essere superati per giungere ad una espressione di bellezza.
È questa l’architettura di quasi tutte le abitazioni, degli edifici industriali, degli ospedali, delle scuole, ecc., cioè della stragrande maggioranza delle fabbriche attuali; essa finirà quindi per caratterizzare l’epoca e per costituire il punto di partenza ed il fulcro della sensibilità estetica nuova.
Una tale architettura deve attuarsi coi mezzi meno costosi e di veloce uso: ossature in cemento armato, in pietrame grezzo, in mattoni: sopra un intonaco liscio, il meno possibile decorato, a larghi piani, e poco altro.
Addio pietra da taglio scolpita e modanata su larghe estensioni, stucchi preziosi, affreschi e pitture. Contentarsi di poco: qualche breve centro decorativo che si possa godere su vaste distese di spazi lisci: ottenere quanto più si può di armonia, dalle proporzioni, dalla forma complessiva delle masse, dalla loro articolazione e movimento, da i rapporti tra pieni e vuoti: significazioni che possiamo imporre alle sostanze umili da noi usate, senza dispendiose aggiunte.
Potremmo fingere i materiali preziosi che ci sfuggono cogli impasti artificiosi, cogli stucchi scenografici, ecc., ecc.; ma un tal sistema, sempre soggetto a deterioramenti che rendono a lungo andare il trucco troppo evidente, ci piace sempre meno e lo andiamo abbandonando senza rimpianto.
Sentiamo di perdere in ricchezza, ma è una ricchezza non nostra, che non ci appartiene più e ci pesa, come ci peserebbe portare noi uomini del XX secolo, vesti variopinte e pittoreschi costumi di velluto e di broccato e cappelli piumati, mentre la nostra è l’epoca della giacca e della paglietta.
Lo stesso, e tanto a maggior ragione, dicasi degli interni delle costruzioni.
Non più ricche cornici di pietra, e pavimenti marmorei, soffitti in legno a cassettoni dipinti, pareti coperte di mosaici e affreschi. Anche qui volumi integri e spogli, illuminati ed aereati nel modo più confacente all’igiene ed alle condizioni del clima.
Ma qualche cosa deve pur soddisfare la tendenza innata al bello e al superfluo: e poichè la costruzione è nuda, potrà essere più piccolo e, raccolto l’oggetto della nostra gioia: il mobile, il ninnolo, la lampada, il tappeto, ecc.: cose che servono e piacciono, indispensabili e divertenti insieme.
Pochi punti molto belli nell’estrema semplicità degli insiemi: cose che si possono spesso cambiare per appagare la mobilità del nostro spirito, ed in ogni modo indicano il nostro criterio ed il nostro gusto, diventando nostre e conferendo alla casa un aspetto che sente di noi.
Ecco il dominio delle arti applicate di cui comprendiamo la vitalità sempre maggiore.

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Vediamo, fra esse, risorgere l’arte dei vetri lavorati, antica gloria italica.
Chi non conosce le tradizioni dell’isola di Murano e delle sue fabbriche?
L’industria del vetro, forse esercitata nell’arcipelago veneziano fin dall’epoca romana, certo viva dall’XI secolo in poi, per decreto della Signoria di Venezia fu trasferita esclusivamente a Murano intorno al 1290. Nei secoli XV e XVI arrivò ivi al più alto splendore ed alle manifestazioni più pure per trasparenza lieve di materia e slancio armonioso di linea: i suoi segreti cominciarono ad espandersi in tutta Europa. Nel ‘600 il gusto barocco cominciò a farsi sentire anche a Murano ed i vetri perdettero la purezza delle forme che si torsero e aggrovigliarono complicandosi sempre più: un po’ alla volta al vetro soffiato cominciarono a preferirsi le forme a grosso spessore, rivestiti di figurazioni tagliate alla rotella e da Murano la produzione fini collo spostarsi più al nord, in Boemia e in Sassonia.
Un breve periodo di splendore riebbe in Venezia l’industria del vetro, verso il 1730, poi, col decadere d’ogni attività, anche questa fu sommersa e tacque lungamente.

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Solo verso la metà del XIX secolo, per opera di Antonio Salviati si riprese a Murano a soffiare il vetro; i pronipoti dei celebri soffiatori si rimisero all’opera ispirandosi agli antichi modelli, e col rinascente valore assunto dalle arti applicate e sempre più imponentesi, anche la vecchia gloriosa industria riprese nuova vita vigorosa.
Oggi a Murano si contano non meno di dieci grandi fabbriche.
Notevoli sopratutto sono le fornaci aperte da Cappellin e da Venini, dirette da due valenti artisti, la prima dal pittore Vittorio Zecchin, la seconda dallo scultore Napoleone Martinuzzi.

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Oggi illustreremo alcuni esempi dell’arte del Martinuzzi, che, pur ispirandosi agli antichi tipi, ha raggiunto un notevole grado di originalità e di moderna freschezza di forma.
Non possono sfuggire l’eleganza e la trasparente levità dei calici e dei vasi, l’armonioso brio delle lampade.
La ricerca sempre crescente di tali oggetti per l’arredamento degli appartamenti, è sicuro indice della loro corrispondenza al gusto moderno e mostra il valore assunto tra le arti applicate, da quella del vetro, nella recente attività architettonica e decorativa.
PLINIO MARCONI.

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