FASCICOLO IV - DICEMBRE 1929
NOTIZIARIO

CORRIERE ARCHITETTONICO

LA NUOVA BORSA DI TRIESTE
di GUSTAVO PULITZER

Il risveglio dell’architettura italiana verso indirizzi in armonia con i nuovi bisogni materiali, ed i nuovi ideali estetici della vita attuale, quel risveglio che, operato a Roma prima che altrove dalla fervida genialità animatrice di Marcello Piacentini, si è propagato a Milano, e a Torino con nuclei ben saldi di giovani, conta a Trieste una delle migliori energie nella persona di Gustavo Pulitzer. Il quale del resto non ha davvero bisogno di presentazione, noto com’è ormai a traverso l’opera sua di squisito decoratore rivelata dalle Mostre di Monza, di Venezia e delle grandi navi della Cosulich. Ma la nuova Borsa di Trieste costituisce in quest’opera una tappa tanto significativa e risolutiva che merita d’essere segnalata con particolare e incondizionato elogio.
L’architetto si è trovato quì dinanzi al problema difficile, costruttivamente ed esteticamente, di insinuare un insieme di vasti ambienti in un palazzo già esistente, senza mutare l’aspetto esteriore, nè alterarne i piani superiori. Come per la parte tecnica vi sia riuscito lo dicono i dati che diamo in appendice. L’importante è che per la veste architettonica la soluzione sia riuscita in modo da costituire un tutto schiettamente omogeneo e tipicamente moderno, senza ledere l’unità esteriore ed interna dell’edificio.
Sobrietà, aderenza del materiale allo scopo cui è destinato, impiego dei più recenti ritrovati per la luce e l’aerazione, accentuazione spaziale, utilizzazione di ogni elemento necessario con intento decorativo senza abbellimenti inutili, senso del razionale in una parola come elemento di bellezza ricavata dalle proporzioni, dalla perfetta esecuzione e dalla logica costruttiva, queste le caratteristiche che subito vi colpiscono. E le fotografie documentano punto per punto tali caratteristiche, anche se in esse manchi l’effetto del colore e delle trovate nella scelta e associazione dei vari elementi, dalla pietra al metallo, dal legno al vetro, trattati in modo da far risaltare intensificate le loro qualità naturali, resistenti, perfette. Esempio massimo il rivestimento in travertino lucidato che assume una trama infinitamente varia e preziosa di toni e di arabeschi: esempi minimi le scritte ed i numeri che invece di accessori fastidiosi campeggiano come sigle ed emblemi plastici.
Non diversamente il musicista moderno pur adoperando gli stessi strumenti del passato ricava dal diverso modo di far valere la loro sonorità, impressioni e senzazioni nuove. Così il Pulitzer ha saputo da un tema in fondo arido e senza risorse di libera inventiva, quale è per necessità di cose una Borsa, ottenere una sonorità architettonica nuova. Vi si sente filtrata e rivissuta l’estetica di certe raffinatissime nature morte di Picasso, tanto per dire la quintessenza del gusto moderno trasferita nella pittura o per restare nella musica di certe ariette meccaniche di Debussy o Stravinsky... Occorre dire che di tutto ciò la folla degli uomini d’affari intenti alle quotazioni di borsa naturalmente non s’accorge? E che questa è la migliore lode per l’artista: questa di aver potuto fare accettare con tanta simulata discrezione la sua rivoluzionaria estetica? Ed è anche la mia scusa per aver cercato di dar piuttosto lo spirito dell’opera anzichè seguire punto per punto il dettaglio?
ANTONIO MARAINI.

ALCUNI CHIARIMENTI DI ORDINE TECNICO RELATIVI ALLE OPERE STRUTTUALI E DECORATIVE DELLA NUOVA BORSA DI TRIESTE.

CEMENTI ARMATI: I grandi saloni furono ottenuti con la demolizione di quasi tutti i muri e pilastri interni del pianoterra e parzialmente dei piani superiori di un edificio esistente, che furono sostituiti con un camplesso di opere portanti in cemento armato eseguiti dalla ditta Ing. Riccardo Gairinger & Co. di Trieste. Per creare per esempio la sala della Borsa Valori ed una sovrastante Sala per le Feste i muri portanti interni furono demoliti dal pianterreno lino al soffitto del terzo piano ed in parte lino a quello del IV piano. L’attuale struttura portante consiste di:
I. Un grande riquadro traversale dal muro di facciata a quello del cortile (segnato “A„ nella pianta), abbracciante tutto lo spazio disponibile sopra le porte della Sala Feste al 2° piano, fino al soffitto del 4° piano, per un’altezza di m 4.23 (il quadro “a,, poggia su due pilastri in cemento armato ridossati ai muri ed oltre a sostituire il muro trasversale portante preesistente, porta il solaio della Sala Feste che vi è sospeso con due tiranti ed il riquadro “B,,. La luce è di m. 13,25, il carico di 24.000 cgh. per ml. uniformemente distribuito, più 77000 cgh. concentrato, proveniente dal riquadro “B„).
II. Un grande riquadro “B„ all’altezza del 2° piano, normale al primo, portato da questo e da un pilastro. Il riquadro “B,, sostituisce il muro di colmo, ha una luce di 6.20 ed un carico di 20000 chg. per ml.
III. Un riquadro “C„ dal pilastro “B„ all’angolo dei muri del cortile convenientemente rinforzati, porta tutte le strutture sostenute prima da un pilastro ora demolito. La luce è di m. 9,20, la sollecitazione maggiore è data da un carico concentrato di 63.000 chg., mentre il carico distribuito uniformemente è di 5.000 chg. per ml.
Nella fondazione del pilastro “B„ fu sufficiente, per distribuire il carico, sovrapporre una piastra di cemento armato alla platea di calcestruzzo di Santorino esistente.
Per ripartire invece in modo efficace e sicuro i carichi trasmessi dal grande riquadro “A„ e relativo pilastro A, che vanno ad aggiungersi a quelli dovuti ai muri di facciata e di cortile, furono necessari due costoloni della altezza di m. 2.13 e della lunghezza di m. 19 ancorati alla platea esistente in modo da irrigidirla sufficientemente. Questi costoloni ripartiscono un peso complessivo di 615.000 chg. e resero necessario di portare il pavimento della Borsa Valori a 1.40 sopra il livello stradale.
Per la sala destinata alla Borsa Merci fu necessario sopprimere un tratto del muro di colmo che venne sostituito con un riquadro innato lungo 16 m. con luce massima di m. 6.90 ed un carico di 36.300 chg. per ml. Il riquadro poggia ai due estremi su pilastri in cemento armato ed in mezzo su due grandi telai trasversali pure in cemento armato, sostenuti a loro volta da pilastri ridossati ai muri di facciata e di cortile.
I due telai della luce di m. 9.74 e 9.55 sopportano un carico concentrato di 270.000 e 232.000 chg. derivante dal riquadro binato e sono provvisti di tiranti in cemento armato in spessore del solaio del primo piano sufficienti per assorbire la spinta orizzontale di 104.000 e 83.000 chg.
Il peso che prima gravava mediante il muro di colmo in mezzana, viene ora trasmesso attraverso i pilastri portanti i telai presso il muro di facciata e quello di cortile. La piastra di fondazione fu perciò anche qui irrigidita ancorandovi solidamente due grossi costoloni in cemento armato i quali ripartiscono un carico totale di 445.000 chg. l’uno.

ARCHITETTURA INTERNA: Gli assi di simmetria delle pareti interne dei nuovi saloni risultarono sensibilmente spostati di fronte agli assi delle finestre esterne che occorreva conservare. La difficoltà venne superata con una disposizione della pianta che effettivamente nasconde completamente tale differenza.
Nella decorazione di tutti gli ambienti si è tenuto conto sopratutto della destinazione eminentemente pratica di locali di questo genere. Si è quindi eliminato quasi completamente ogni elemento esternamente ornamentale cercando invece di rilevare ed interpretare nelle varie soluzioni architettoniche le esigenze degli impianti tecnici (ventilazione, riscaldamento, illuminazione indiretta) e dei complessi servizi della Borsa.
Si è cercato di ottenere il decoro e la monumentalità imposto dal carattere pur sempre rappresentativo di un edificio di questo genere, attraverso la nobiltà dei materiali impiegati, ed una certa sobria solennità del disegno.
Per le pareti delle sale si è impiegato in prevalenza il travertino romano lucidato applicato in lastroni di 3 cm. di spessore. Il marmo nero lievemente screziato di grigio di cui si è fatto largo uso, specialmente negli intradossi delle finestre e delle porte, nelle incorniciature, ecc, proviene dalle cave di Monrupino vicino a Trieste. I pavimenti sono composti di vari marmi della Venezia Giulia e della Carnia. Tutti i lavori in marmo furono eseguiti dalla Società Industria Commercio Marmi Carrara di Trieste.
Il pavimento della Borsa Merci è invece in gomma della Società Italiana Pirelli. Le vetrate decorative furono eseguite dalla Bottega di Pietro Chiesa di Milano. Un motivo decorativo adoperato largamente è dato dalle molte scritte, indicazioni, orologi, ecc, composti con lettere e cifre in bronzo applicate sul travertino.
Notevoli ancora i grandi cancelli, sia all’interno che all’esterno, eseguiti con grande nitidezza e precisione in ferro lavorato a lima, senza martellature visibili ed in bronzo fuso dalla ditta Magro & Mencacci di Udine.
I lavori in legno, porte, finestre, cabine telefoniche e mobili, furono eseguiti dalla ditta “Arte del Legno„ Giulio Sbochel & Co. di Trieste, in noce lucido.

IMPIANTI TECNICI. - Di speciale importanza è l’impianto di riscaldamento, ventilazione e raffreddamento. Il riscaldamento è ad acqua calda a circolazione forzata. Il raffreddamento avviene a mezzo di spazzatori di acqua a separazione degli eccessi di umidità.
Per i locali uso Borsa e per le Sale dei festeggiamenti vennero eseguiti 2 impianti separati di ventilazione. L’aria presa dall’esterno è mantenuta pura attraversando speciali filtri a cock, viene riscaldata attraversando corpi speciali ad alette e la sua temperatura è mantenuta costante nei limiti voluti a mezzo di speciali regolatori automatici.
Onde possibilitare l’uniformità di temperatura nei locali, l’aria pura viene immessa attraverso a rosoni, fenditure ed aperture sapientemente nascoste sotto al soffitto.
L’aria viziata esce dai locali attraverso a bocchette praticate nei muri in prossimità del pavimento e viene attraverso a canali nei muri perimetrali portata sopra il tetto. Sia l’immissione dell’aria che l’espulsione della stessa viene effettuata a mezzo di ventilatori.
L’impianto che si ritiene sia l’unico finora eseguito del genere, è l’impianto di ventilazione delle cabine telefoniche. Data la piccolezza delle stesse e l’alta temperatura che in esse può venir raggiunta specie nella stagione estiva, e considerato che non è consigliabile di adoperare ventilatori meccanici poichè il rumore prodotto dai motori potrebbe essere di grave molestia per le comunicazioni, la ventilazione di ogni cabina è ottenuta mediante uno speciale sistema di tubi indipendenti per ogni cabina, i quali portano a ciascuna cabina l’aria pura filtrata e ne esportano l’aria viziata all’esterno. Uno speciale impianto di riscaldamento ad acqua attiva il movimento dell’aria nel sistema dei tubi.
Per il controllo delle temperature nei vari locali è installato un impianto di termometri a distanza con controllo nel locale caldaie.
Tutti gli impianti vennero eseguiti dalla ditta Ing. C. Tolazzi & Co. di Trieste.
Tutte le istallazioni elettriche, per la luce, per i motori e per i complessi impianti di segnalazioni, orologi elettrici, ecc, vennero eseguiti dalla S. A. Impianti Generali pure di Trieste.
I lavori della Nuova Borsa vennero eseguiti per incarico del locale Consiglio Provinciale dell’Economia. La direzione ed il progetto (tanto delle opere edili come della parte architettonica e decorativa) erano affidati allo Studio “Stuard„ di Trieste diretto dall’architetto Gustavo Pulitzer.

DUE NEGOZI A MILANO
degli Architetti PONTI e LANCIA e dell’Ing. ADALBERTO LANGER

Da qualche po’, anche a Milano, seguendo il buon uso di Roma e di poche altre città, càpita di vedere negozi studiati con particolare indirizzo; perchè s’è finalmente compreso che anche il gran pubblico preferisce ai caotici bazars qualcosa di più severamente semplice ed aristocratico; perchè anche un locale di vendita deve avere una sua architettura mai sopraffatta dalle mercanzie esposte.
Ecco qui, a Milano appunto, due negozi di Via Dante: l’orologeria Eberhard ed il parrucchiere Malagoli. Il primo dell’ingegnere ungherese Adalberto Langer; il secondo degli architetti Ponti e Lancia.
Nel negozio Malagoli, di dimensioni alquanto ridotte, lo spazio venne sfruttato racchiudendo nei muri laterali gli scaffali a vetro contenenti gli oggetti di profumeria; unici veri e propri mobili sono un piccolo banco di vendita, ed il banco cassa. Tutto l’ambiente venne mantenuto in una chiara semplicità di tinte, che molto bene ne mettono in valore l’eleganza; belle son le lampade in bronzo a bracci, interessante la decorazione del soffitto piano, quasi una trama di ricamo, dipinta. In fondo, abilmente disposto tra vetrinette, s’apre l’accesso ai locali interni, usandosi il negozio vero e proprio soltanto come luogo di vendita e d’anticamera. Semplice, e tuttavia elegante, l’ingresso dalla strada.
Più imponente è, all’esterno, il negozio Eberhard del Langer. Una grandissima insegna sovrasta le due vetrine, incorniciate queste da dioriti, marmi grigio e verde. L’interno è di vasta capienza, tanto più che, anche qui, la mercanzia venne disposta in vetrinette laterali ricavate nello spessore di muto. Sulla parete di fondo, due ampi smussi ricurvi mascherano la casina telefonica e la scaletta a chiocciola per il piano superiore. Il calorifero ha un’incorniciatura ricordante un caminetto; le luci son studiate, specie per le vetrine, con geniali accorgimenti; i mobili hanno tarsie e minuziosità di sagome; tutto, insomma concorre a render piacevole e raccolto un sì grande ambiente, troppo vasto davvero per una merce preziosa e che tanto poco posto occupa.
Collaborarono in questo lavoro, con l’ingegnere Langer, l’architetto Ladislao de Jaszter e Pietro Chiesa, quest’ultimo per la vetrata dei Mori.
P. R.

IL VILLINO COLOMBO A BUSTO ARSIZIO
dell’Arch. ALESSANDRO MINALI

Questa, che è una delle recenti opere dell’Architetto Minali (1923), vuol racchiudere in poco spazio tutti i pregi e gli attributi di una dimora più ampia e doviziosa: giardino con pergole, casa con logge, terrazzi, sale e stanze ampie e solatie, appartamento per il personale. E tutto è poi combinato con tanta sincerità e candida franchezza che volontieri si perdona questa o quest’altra reminiscenza, Del resto chi non si lascerebbe attrarre dalla pergola di Polifilo o dalla loggia della Valmarana? Molto meno, piuttosto, comprendiamo la necessità di riprodurre a fresco, sulla facciata, un frammento dei trionfi del Mantegna, o la libertà di trasformare arbitrariamente la successione dei segni dello Zodiaco.
Ma tant’è dicevamo che il villino ha un suo pregio di sincera franchezza e di sorridente aspetto, davvero non comuni. L’esterno ha pareti candide eseguite con intonaco di polvere di marmo; le cornici, i pilastrini, i contorni sono in ceppo del Lago d’Iseo, lo zoccolo è di ghiandone.
L’interno racchiude dodici locali: molti, se si tien conto del poco spazio, e distribuiti con intelligente razionalità. A pianterreno, sale, salotti, cucina; sopra, quattro camere da letto con bagno e servizi; più sopra ancora, in un secondo piano basso, le stanze del personale. Ben risolta la scaletta, se pur non del tutto lodevole l’ornato e l’impianto della ringhiera in ferro.
R. F.

ARCHITETTURA ED ACCADEMIA A CAPRI
Il “Rosaio” di Edwin Cerio

Edwin Cerio ha fatto molto per Capri, dedicandovi la sua attività molteplice e geniale, per anni, con fede ed entusiasmo che mai vennero meno. Come architetto ha costruito molto e ha costruito bene. Le sue ville, le sue case hanno una bella impronta personale e rivelano tutte l’artista raffinato ed equilibrato.
Per questa architettura, specialmente interessante in quanto è sua, Edwin Cerio ha inventato, con ingegnosità e qualche modestia, il nome di architettura Caprese. Questa trovata spiritosa ha entusiasmato un po’ tutti e molti han finito per prendere troppo sul serio lo stile Caprese, giurando e battagliando in nome suo, ed esagerando fino, credo, a meravigliare e divertire lo stesso inventore.
Così si è venuta formando una specie di Accademia di architettura caprese che, se non muore presto, minaccerà il paesaggio di Capri tanto seriamente quanto, a suo tempo, l’infausta passione pei nastri e per le margherite di stucco.
È logico, è necessario che le opere degli architetti risentano dell’influenza dell’ambiente, come paesaggio e come tradizione, che da quest’insieme quasi scaturiscano, e tanto più quando ci si riferisce a Capri; ma e altrettanto necessario che queste opere vivano a traverso un animo ed una originalltà, ed è male che per moda ci si rlduca ad imitare la produzione altrui. Naturalmente, quando si entra in questo ordine di idee, sono sempre gli elementi superficiali che impressionano gli inìitatori, cui sfuggono gli elementi vitali, essenziali delle opere tradizionali e la loro ragione formativa, logica e sentimentale.
Le case che Ceno ha costruito a Capri. sono conosciute; poco ancora il “Rosaio”, la casa villaggio che egli ha per se costruito a Caprile. È cosa originalissima: forse la più interessante espressione architettonica di Cerio.
Il fabbricato, ad un solo piano, si intermezza con il giardino che viene, potrebbe dirsi, a formare parte organica della pianta della casa; così come permette il clima e la vita in questo straordinario paese, e come conseguenza logica delle necessità e abitudini del solitario amatore dei fiori e della natura che vi abita.
La costruzione è sorta così: Edwin Cerio aveva il “Rosaio”, una casetta in un terreno roccioso ed accidentato. Era insufficiente per i suoi bisogni di uomo civile e moderno, non bastava alle sue necessità di architetto, di scrittore e di giardiniere. Del “Rosaio” fece uno studio, cogli accessori sufficienti per ospitare un architetto; poi è nato il “Bocciolo”, una minuscola abitazione completa, per una persona di famiglia od un ospite; infine, per contenere i suoi più estesi bisogni, il “Bocciolo” si è espanso in una “Rosa”, la casetta più grande. “Coi miei limitati mezzi, dice Cerio, mi son creato l’illusione, tutta architettonica, di abitare un villaggio le cui case sono collegate fra loro dall’architettura vegetale, pergole e rampicanti, viti e rose”.
Sono state le necessità che hanno dettato a Ceno i progetti per le sue piccole successive costruzioni; perciò è in esse un sorriso di vita. Non sorsero altrimenti le deliziose casette dei contadini capresi, suggerite dalla necessità e costruite coll’amore.
La casa-villaggio di Cerio si presenta deliziosamente; segue con dolcezza il morbido movimento del paesaggio di Caprile, collinoso e lirico, così in contrasto col carattere generale dell’isola. L’elemento casa e quello giardino sono talmente fusi che si potrebbe dire che l’una sia diluita nell’altro. Il verde, i fiori e le pergole, intesi quali elementi architettonici, si alternano fra scorci di muri bianchissimi e cupolette, fra gustosi balconcini e verande misteriose, nella cui ombra pendono grappoli di pomidori rutilanti e zucche dorate, piuttosto collocati dal pittore sapiente che da un ingenuo giardiniere. Qualche dettaglio eccessivamente architettonico, troppo amoroso, qualche motivetto troppo caro alla vecchia tradizione caprese, non bastano, grazie alla sobrietà ed al gusto che vi regnano, a turbare col veleno del grazioso, la bellezza semplice e tranquilla dell’insieme.
Gli interni sono altrettanto pregevoli per armonia, proporzioni, sapienza di pianta, per genialità di soluzioni e di sorprese prospettiche, per raffinata confortabilità. Le vedute dalle finestre furono scelte con cura, tagliate magistralmente e limitate con sapienza. Osservando una piccola finestra che permette, a chi sia disteso sul divano dello studio, di vedere solo un lembo di cielo, mi son ricordato, senza nostalgia, delle speciali pareti a linee orizzontali che oggi si propongono per i gabinetti di riposo.
Questi interni conservano un carattere personale, caprese e nostro, pure sono assolutamente moderni. L’ammobigliamento è quale la stringata logica di chi già fu architetto navale può creare. Quasi tutti i mobili sono costruiti per il posto cui sono destinati; sono presso a poco tutti armadi, che sostituiscono con perfezione raffinata, il cassettone, la toilette, il guardaroba, il secretaire, ecc, Sono costruiti da ebanisti del luogo, quindi con i mezzi e i sistemi che questi possono avere a disposizione. Perciò le intelaiature sono onestamente apparenti, il buon legno di castagno o rovere e messo in evidenza dalla cera; qualche piccola sobria cornice di classico sapore conclude armonizzando con il tutto. Le lampade sono costruite con semplicità primitiva e rispondono a concetti moderni e razionali.
Non vi è nulla di superfluo in questa casa, ma non vi è comodità e anche raffinatezza che manchi. Le belle volte a crociera, a botte e a vela si proporzionano agli ambienti, dànno loro respiro e decoro, difendono dagli ardori del sole meglio di qualsiasi altra copertura, rispondono al più logico concetto costruttivo, dato il luogo e le possibilità.
In sostanza quindi architettura autenticamente razionale, anche se non standardizzata…
GIUSEPPE CAPPONI.
Disegni di G. Capponi.


ESITO DI CONCORSI

IL CONCORSO DEL NUOVO PONTE SUL FIUME ARNO A PISA
Lo scorso anno demmo notizia di un concorso bandito dal Ministero dei Lavori Pubblici per un Ponte sul fiume Arno a Pisa, e dicemmo come detto concorso fosse stato vinto dall’illustre Architetto Cesare Bazzani, Accademico d’Italia.
Presentiamo ora il progetto vincitore. Il ponte è a due piloni e tre arcate ribassate policentriche. La luce dell’arcata centrale è di m. 31,00, quella delle arcate laterali di m. 28,50, la monta rispettivamente di m. 7,75 e 7,25. La complessiva lunghezza del ponte è di m. 106 e la sua larghezza di m. 11,50 all’esterno dei parapetti.
N. D. R.


CRONACA DEI MONUMENTI

ROMA. - I recenti lavori di apertura di un’ampia via alla base del Campidoglio, che porrà in diretta comunicazione la piazza Venezia coi quartieri meridionali della città, hanno creato una serie di problemi di conservazione di monumenti e, più ancora, di carattere ambientale che occorre naturalmente considerare e risolvere, Più che in qualunque altra città, è questa la sorte di Roma, in cui la “vita murale nutrita da secoli” ha formato sovrapposizioni architettoniche ed edilizie e crea contrasti forse insanabili, poi che non si è saputo evitare che la nuova metropoli sorgesse ed avesse il suo centro entro l’antica.
Immediatamente sotto al Campidoglio, nell’angolo tra la scalea d’Aracoeli ed il muraglione al monumento a Vittorio Emanuele, le demolizioni hanno posto in luce i ruderi di una casa romana, addossata alla rupe capitolina; interessantissima casa, forse unico esempio di un’insula a cinque piani, con balconi sporgenti e con un portico anteriore alle tabernae del piano terreno. Sui ruderi è apparso inserito un campaniletto medioevale, appartenente alla distrutta chiesa di S. Biagio de Mercatello; ed addossata alla casa antica ed al campanile del Medio Evo era, a rappresentare tutto lo sviluppo architettonico dell’Urbe, la chiesa barocca di S. Rita da Cascia, bella opera di Carlo Fontana, che anch’essa ha dovuto cedere al piccone demolitore.
A cura tuttavia del Governatorato di Roma, precisi rilievi sono stati presi della chiesa; ed i pezzi di travertino di cui in gran parte componevasi la zona basamentale sono stati regolarmente conservati, e sono state apposte su di essi le sigle di riferimento ai disegni, in modo da rendere possibile una eventuale ricomposizione.
Ora l’Associazione artistica fra i Cultori d’Architettura, organo del Sindacato fascista degli Architetti, si fa promotrice appunto di una ricostruzione di tale interessante monumento, nel preciso angolo tra la scala d’Aracoeli e la nuova via, in posizione tale da non recar danno alle condizioni di viabilità ed anche di non alterare i resti romani e medioevali sopravissuti, dei quali si è testè parlato.
Più che le ragioni di ricuperare un monumento perduto, che ancora può rivivere ad ornamentum urbis, hanno importanza per sostenere la proposta, le ragioni dell’ambiente, che fanno capo a quel meraviglioso monumento che è il Campidoglio michelangiolesco.
Già nel 1920 una Commissione governativa e municipale che ebbe a redigere un progetto completo per la sistemazione della zona circostante al colle capitolino, così esprimevasi in proposito nella sua relazione: “I rapporti del Monumento con la massa del Campidoglio ad esso immediatamente adiacente..., consigliano di mantenere in piedi la bella chiesetta di S. Rita da Cascia che si eleva su Via Giulio Romano;… e sono specialmente ragioni di ordine prospettico, relative ad un’adatta successione di scene architettoniche, chè la sua posizione sembra invero ideata ad arte per distaccare il quadro del Monumento da quello del Campidoglio, che ha sulla piazza d’Aracoeli il suo centro di vista, e per nascondere in parte il fianco della chiesa d’Aracoeli, non fatto certo per chiudere una solenne e regolare linea monumentale”.
La realtà ha dimostrato quanto mai avesse ragione la Commissione del 1920. Il vuoto ora creato a sinistra del gruppo monumentale capitolino, la enorme massa bianca del monumento a Vittorio Emanuele che ivi incombe con la sua alta mole, turbano talmente le condizioni dell’ambiente dello scenario dell’insieme capitolino da annullarne quasi completamente ed in modo intollerabile l’effetto.
Si vede ora, per ragione di contrasto, quanto fosse meravigliosa la concezione di Michelangelo, attuata lentamente, ma fedelmente nel periodo successivo. Di un minuscolo colle egli ha saputo fare un monumento grandioso. consono al sommo significato di quello che fu detto Caput mundi; e questo era ottenuto non con le masse, ma con le proporzioni e sovratutto col contrasto tra l’ambiente raccolto e tranquillo dato dalla piazzetta d’Aracoeli e le viuzze circostanti e la maestà della rampa della muraglia, della piazza, che appaiono al momento voluto, entro il quadro voluto. Mutato bruscamente uno di questi elementi, aperte le visuali, stabilito il confronto con altra espressione monumentale, discordante per massa, per colore, per stile, l’incanto è rotto ed il valore della grande opera architettonica ne risulta quasi annullato.
La proposta ricostruzione della chiesa di S. Rita in parte (come può vedersi dall’unito bozzetto prospettico) rimedia a questi inconvenienti, col ricostituire un “primo piano” al quadro e rendere nuovamente chiusa la piazza d’Aracoeli. Certo il provvedimento deve, per essere efficace, essere accompagnato da altri volti allo stesso fine, quale la costituzione di un giardino a piante di alto fusto intorno alla chiesa ricostruita ed ai ruderi retrostanti; ed a destra, dal lato del palazzo Caffarelli, dovrà evitarsi che le prossime demolizioni ripetano analogo errore, e nelle nuove costruzioni che si annunciano nell’isolato a destra del monumento a Vittorio Emanuele, converrà curare che le modeste e frastagliate facciate delle case prospicienti su piazza d’Aracoeli siano mantenute e non vi si sostituisca l’invadenza di un grande moderno edificio; e la larghezza dei due nuovi bracci di via che a piazza d’Aracoeli faranno capo dovrà essere tenuta non troppo grande, valendosi, se occorre, di portici, e deviando in quel tratto in percorso sotterraneo le linee tramviarie. Il carattere sacro del Campidoglio merita bene qualche studio ed eventualmente qualche sacrificio !
G. GIOVANNONI.

ERRATA-CORRIGE.
Nel fascicolo di Settembre del corrente anno, nel presentare i progetti riusciti vincitori nella gara di primo grado del Concorso per il Palazzo delle Poste e Telegrafi di Napoli si incorse in involontario errore, attribuendo al solo Arch. Giuseppe Vaccaro, il progetto elaborato invece in collaborazione dagli Architetti Giuseppe Vaccaro e Gino Franzi.

SINDACATO NAZIONALE ARCHITETTI

PAGINE DI VITA SINDACALE
TARIFFE DELLE COMPETENZE PER GLI ARCHITETTI E PER GLI INGEGNERI.

È in elaborazione, d’intesa tra le segreterie generali del Sindacati degli Architetti e degli Ingegneri, la tariffa unica delle competenze per le prestazioni d’opera con annesse le nozioni fondamentali dell’Etica Professionale. Immediatamente dopo la definitiva redazione, la tariffa sarà sottoposta all’esame della Commissione centrale presso il Ministero dei Lavori Pubblici. La tariffa è eguale per tutto il regno; sarà soltanto consentita l’applicazione di speciali coefficienti variabili, previa l’approvazione della Commissione Centrale a norma di legge, onde adeguare i compensi alle singole esigenze economiche locali.

STATUTO DEL SINDACATO NAZIONALE E STATUTO DEI SINDACATI PROVINCIALI.
Possiamo comunicare che, appena avvenuta la pubblicazione degli Statuti del Sindacato Nazionale e dei Sindacati Provinciali, il Ministero di Grazia e Giustizia in accordo col Ministero delle Corporazioni, procederanno alla nomina delle Giunte Sindacali tanto attese per il definitivo funzionamento degli Albi professionali.

GRUPPI DI ARCHITETTI.
In considerazione dell’importanza sempre maggiore assunta dallo Studio dell’Urbanistica, la Segreteria Nazionale del Sindacato sta preparando un insieme di norme che saranno inviate a tutti i Segretari Provinciali e Regionali per la formazione, in seno al Sindacato o, dove esistano, presso i circoli di cultura, di speciali gruppi di studiosi della materia. Analogamente si potrà procedere alla formazione di gruppi volti allo studio di particolari tendenze, come quelle relative al movimento razionalista, od altre ancora.

INTERROGAZIONE ALLA CAMERA DEI DEPUTATI DELL’ON. CALZA-BINI SUL MUSEO ARTISTICO INDUSTRIALE.
È notoria l’importanza assunta, per la preparazione artistica degli Artefici e degli Artigiani, dal Museo Artistico-Industriale di Roma, da non molti anni allogato nel nuovo edificio di Viale Manzoni. Ora la Sezione Artistica del Museo, attualmente retto con passione da Roberto Papini, minaccia chiudersi perchè i non vistosi fondi sono assorbiti sempre più dalla Sezione Tecnica.
L’On. Calza-Bini ha rilevato in un discorso alla Camera la necessità di dare importanza alla Sezione Artistica ed ha ottenuto assicurazioni dal Governo.

VISITA DEL SEGRETARIO NAZIONALE A MILANO.
Il Segretario Nazionale On. Calza-Bini ha convocato nel mese di Dicembre u. s. a Milano il Direttorio del Sindacato locale per uno scambio di idee circa la prossima pubblicazione degli Albi e per altre questioni concernenti il Sindacato locale stesso.

FESTEGGIAMENTI DEL SINDACATO REGIONALE ROMANO AL SEGRETARIO NAZIONALE.
Nella Sede del Circolo di Cultura del Sindacato Romano gli Architetti di Roma, nella giornata di Domenica 29 Dicembre, hanno offerto al Segretario Nazionale Onorevole Calza-Bini, una grande medaglia d’oro, quale pegno di riconoscenza per la sua settennale fatica. Nell’occasione il Segretario Regionale Arch. Vincenzo Fasolo ha rivolto all’On. Calza-Bini le seguenti parole di saluto:
“ Caro Calza-Bini,
«Scusa se nel rivolgermi a te, così, amichevolmente, io ometto il titolo che ti spetta per il grado elevato che hai l’onore di coprire nell’ordinamento dello Stato.
«Ma questa cerimonia nella quale a me spetta l’onore di parlare in rappresentanza di colleghi tanto più valorosi (e che con maggior diritto potrebbero farlo) vuole essere una intima e fraterna comunicazione di spiriti, come si conviene ad artisti che oggi si raccolgono per festeggiare il loro migliore amico.
«So che quando ti fu nota questa iniziativa di offrirti un segno durevole di ricordo per l’opera da te svolta nel disciplinare la nostra categoria, fu per te una sorpresa, e quasi tentasti fermarci. Questo era naturale per te e sta a confermare come il tuo animo, chiuso nel compimento di un dovere assunto, non può non considerare l’opera tua e la tua funzione altro che come una situazione che è di privilegio solo perchè, come ti piace affermare, è più esposta e di maggiore asprezza; opera e funzione quindi, che s’appaga solo della coscienza di servire una buona causa.
«Ma l’iniziativa, sorta qui tra noi dapprima in forma un po’ vaga, ma espressiva, di un sentimento affettuoso e anche ingenuo, come certe idee che germogliano spontaneamente, istintivamente, e poi precisata e conchiusa in un deliberato del Direttorio e del Sindacato romano, non può e non deve sorprenderti anche se la severa coscienza del compito che ti è assegnato come capo di una categoria di artefici che è tra le prime operanti nella vita della Nazione, possa averti fatto pensare che l’idea potesse essere per lo meno… eccessiva (rispetto, s’intende, al criterio con cui tu altamente tieni il tuo grado e le tue funzioni).
«Non deve sorprenderti, perchè qualche cosa di molto importante è avvenuto nella vita di questi tuoi colleghi che l’architettura hanno posto a ragione della loro vita, qualche cosa che non è superfluo ricordare, anche se la certezza della raggiunta conquista può appagare e addormentare il ricordo stesso; la istituzione e definizione di una chiara sfera d’azione, l’ordine stabilito nella particolare collettività, la disciplina lietamenta accolta in subordinazione ai più vasti fini nazionali; a questo fatto è opera nella quale il tuo valore ha avuto la sua parte essenziale e fondamentale.
«So bene che la tua leale modestia vorrà rievocare gli sforzi che da varie parti hanno mirato a questo fine, e ancora ieri m’avveniva di sfogliare i resoconti di Commissioni di questa vecchia Associazione che dal 1893 invocavano la precisazione del titolo di architetto, la conseguente fondazione di scuole specializzate a tale scopo, la distinzione dell’esercizio professionale, l’istituzione di ruoli d’architetto nelle pubbliche amministrazioni; questa lontana impostazione di aspirazioni mi colpiva appunto perchè mette maggiormente lo evidenza il valore dell’ordine ora costituito,
«Ma noi riteniamo giusto, doveroso, segnare col tuo nome questa fase di realizzazione che ha pur essa una sua vicenda di parecchi anni, fase nella quale la tua energia ed esperienza hanno potuto consolidare la istituzione che l’arte nostra e la nostra professione rappresentano nell’insieme delle forze corporative: Il Sindacato degli Architetti. Ecco perchè abbiamo scritto nella medaglia che ti offriamo “ordinatore” ed “animatore”. Tu non ami pubblicare i comunicati del tuo lavoro. Ma c’è chi sa come il telaio che intesse le fila della nostra organizzazione da un capo all’altro della penisola, coordinando forze disparate, estremi temperamenti, e muovendo energie, sia nelle tue mani attivo ed alacre, e la trama si svolga continuativa e armoniosa.
“C’è chi sa come il tuo buon istinto ti faccia vigile ed attento alle insidie che tentino guastare il tuo lavoro, c’è chi sa che questa è dura fatica dello spirito e delle forze fisiche che può piegare la tua forte fibra fortunatamente solo per brevi istanti.
“E coloro che sanno, come vedi da questa pergamena, sono molti, sono quasi tutti… e perchè sanno, hanno sentito di doverti questo segno che vuole essere per te non solo un attestato di riconoscimento, ma, forse, amiamo credere, un conforto, se attraverso a questo segno tu possa intravvedere intorno a te animi attenti, affettuosi, pronti, desiderosi di operare…
“Perchè c’è ancora da fare: questo forse ignorano alcuni che s’adagiano appagandosi di quanto si è fin qui raggiunto e velano di scetticismo (che è ancora un cattivo residuo di una vecchia maniera fortunatamente distrutta dal trionfale senso della nuova vitalità italiana) la loro passività; e il bisogno di una guida sicura, dal polso fermo, dalla devozione illuminata di sentimento è oggi più che mai necessario.
“Tale confidenza, tale certezza sono in te rivolte.
“Ricordavamo, qui fra noi, che da un settennio tu reggi la segreteria nazionale degli architetti ed io ritengo che tu sia l’unico che nelle inevitabili vicende di formazione delle nuove istituzioni, abbia potuto ininterrottamente guidare dalle origini il nostro movimento di organizzazione; e questa è la migliore promessa per il vittorioso cammino che tu farai percorrere alla nostra classe “rinnovata nel segno del Littorio” ».
L’On. Calza-Bini, ha risposto alle parole dell’Arch. Fasolo rivolgendo il suo ringraziamento cordiale agli architetti della provincia di Roma.


PUBBLICAZIONI DEL SINDACATO ARCHITETTI.

IL BOLLETTINO QUINDICINALE L’ARCHITETTO.
È prossimo l’inizio della pubblicazione del Bollettino quindicinale l’Architetto, organo del nostro Sindacato.
Nell’occasione l’On. Calza-Bini che ne sarà il Direttore, ha diramato una circolare alle Segreterie Regionali e Provinciali chiarendo i caratteri della nuova pubblicazione e raccomandando calorosamente la collaborazione seria di tutti gli inscritti al Sindacato.
Il Bollettino sarà composto in 16 pagine, che, oltre alle notizie riguardanti direttamente la vita sindacale, gli avvisi, i bandi e l’esito dei vari concorsi, le tariffe dei materiali, ecc., conterranno articoli culturali delle più note personalità del mondo artistico e tecnico italiano: alcune pagine saranno riservate alla collaborazione straordinaria di tutti coloro che intendono scrivere per il giornale, anche se non invitati.
L’abbonamento al Bollettino costerà L. 30 annue, pagabili in due rate semestrali. È necessario che tutti gli inscritti al Sindacato siano abbonati.
All’annunzio della nuova pubblicazione hanno inviato parole di adesione e di plauso moltissime fra le più note personalità del mondo artistico, giornalistico, politico e fra queste ci è grato segnalare Roberto Paribeni, Corrado Ricci, C. E. Oppo, Margherita Sarfatti, il Senatore Cippico, il Dott. Guido Calza, il Prof. G. Ceccarelli, l’Ing. V. Morpurgo, l’Ing. Marangoni, G. Bellonci, F. Sapori, M. Baratelli, ecc. ecc.

PUBBLICAZIONI CULTURALI DEL SINDACATO ARCHITETTI.
Demmo tempo fa notizia che, a cura dei vari Sindacati Regionali erasi intrapresa la pubblicazione di scritti concernenti questioni architettoniche di particolare interesse ed attualità.
Finora sono stati editi i seguenti lavori:

GUSTAVO GIOVANNONI: “La figura artistica e professionale dell’architetto”. - Edizione curata dall’Arch. Fagnoni, edito da Lemonnier. - Prezzo di copertina L. 10. Per gli iscritti al Sindacato L. 5.
È premessa all’opuscolo una prefazione dell’On. Architetto Calza-Bini, nostro Segretario Generale, che ci è grato riprodurre:
«Il Sindacato Nazionale degli Architetti inizia con questo volumetto una serie di pubblicazioni artistiche che valgano a diffondere la conoscenza dei problemi più importanti della vita e della cultura e siano affermazioni di quel superiore ideale d’arte che il Sindacato persegue come scopo principale della sua esistenza e delle sue funzioni nell’organizzazione corporativa dello Stato Fascista.
«È bene che sia proprio il Prof. GUSTAVO G1OVANNONI, critico insigne e studioso notissimo, ad aprire questa serie, con la dotta conferenza che Egli tenne a Firenze, ad iniziativa del Sindacato Toscano degli Architetti, nell’Aula Magna di quella Università.
«Gustavo Giovannoni non ha bisogno di presentazione.
«Ogni architetto italiano lo conosce e lo riconosce come maestro ideale, come il difensore della integrità e della bellezza dei monumenti dell’Architettura Italiana, come il propulsore degli studi di architettura e di urbanistica, come l’esempio più luminoso del disinteresse e dell’indipendenza.
«Le parole di Gustavo Giovannoni non soltanto richiamano la figura e l’opera dell’Architetto quale fu nel passato, ma sono nobile incitamento e illuminato presagio; l’Architetto per opera del Sindacato nostro, per volontà del Regime fascista, tornerà a prendere il suo posto nel mondo, arbitro e creatore della bellezza delle nostre città.
«ALBERTO CALZA-BINI».

BORDIGA: Conferenza sul “Sansovino” pronunciata a Venezia in occasione delle onoranze tributate al grande architetto nell’estate scorsa. - Edita in Venezia sotto l’egida di quel Sindacato Regionale a cura dell’Architetto Duilio Torres. - Riservata agli iscritti al Sindacato al prezzo di L. 2,50.
Il Segretario Nazionale, mentre elogia vivamente l’iniziativa di pubblicazioni del genere per parte del Sindacati Regionali, richiama l’attenzione di tutti gli iscritti sul dovere preciso di confortarle coll’acquisto di tutte le operette già uscite o che saranno per uscire, di guisa che dette iniziative, finora gravanti finanziariamente sulla Segreteria Generale, abbiano invece a nutrirsi con mezzi propri.

XII CONGRESSO INTERNAZIONALE DEGLI ARCHITETTI
BUDAPEST 8-14 SETTEMBRE 1930

ORGANIZZATO DALLA SEZIONE UNGHERESE DEL COMITATO PERMANENTE INTERNAZIONALE DEGLI ARCHITETTI
CONGRESSI PRECEDENTI:

Parigi 1900, Madrid 1904, Londra 1906, Vienna 1908, Roma 1911, L’Aja e Amsterdam 1927Riceviamo dal Comitato il seguente avviso preliminare
Signore,
Abbiamo l’onore di comunicare alla S. V. Ill.ma che il Comitato Permanente Internazionale degli Architetti ha gradito il cortese invito del R. Governo Ungherese e della Capitale Budapest di tenere il XII Congresso Internazionale degli Architetti a Budapest, nell’anno 1930. La Sezione ungherese del Comitato, d’accordo con le Società degli Architetti ungheresi, ha assunto l’iniziativa dell’organizzazione del Congresso.
I lavori del Congresso cominceranno a Budapest l’8 settembre 1930, e dureranno fino al 14 settembre. I lavori saranno completati da gite d’istruzione e da una Esposizione Internazionale di progetti di architettura, organizzata dal Comitato del Congresso. Le escursioni offriranno ai Congressisti l’occasione di studiare e di seguire lo sviluppo architettonico della Capitale ungherese, mentre l’Esposizione - alla quale parteciperanno I5 Nazioni - cercherà di presentare nella maniera più completa, lo sviluppo architettonico raggiunto nel dopoguerra nei principali paesi del mondo.
Budapest, la capitale della millenaria Ungheria, colla sua magnifica posizione sulle due rive del Danubio, colla sua evoluzione architettonica rapida e sorprendente durante l’ultimo secolo, colle sue sorgenti termali rinomate in tutto il mondo, coi suoi stabilimenti balneari - molti dei quali rimontano all’epoca della dominazione turca - e colla verde corona delle colline di Buda, ha esercitato sempre uno speciale fascino sui forestieri.
Le sedute del Congresso avranno luogo nella grande sala del Ridotto. I diversi ricevimenti organizzati per l’occasione, offriranno ai Congressisti la possibilità di vedere e di studiare una quantità di sale e di ambienti delle più differenti epoche dell’architettura, altrimenti difficilmente accessibili. L’Esposizione Internazionale dei progetti di architettura sarà allestita nelle vaste sale del Palazzo delle Belle Arti. Il programma delle gite sarà combinato in maniera che i Congressisti potranno visitare comodamente ogni genere di costruzioni e di edifici.
I Congressisti avranno naturalmente agio di visitare i principali Musei della Capitale particolarmente le preziose raccolte del Museo di Belle Arti, quelle del Museo Etnografico ungherese, tanto importanti per lo studio dell’arte popolare ungherese, ecc.
Il Comitato Permanente Internazionale degli Architetti sottoporrà alla discussione del Congresso i seguenti argomenti :
1. La preparazione economica degli architetti.
2. Le Camere sindacali degli architetti, ed i loro risultati.
3. La proprietà artistica dell’architetto.
4. La parte dell’architetto nelle costruzioni industriali.
5. L’acustica delle grandi sale.
Le relazioni relative a questi argomenti saranno inviate tempestivamente ai Congressisti. Saranno designati dei relatori generali, i quali elaboreranno delle relazioni generali sugli argomenti trattati.

INVITI UFFICIALI.
Gli inviti ufficiali saranno diramati nella primavera del 1930. Il presente avviso preliminare, che sarà diffuso anche dalle RR. Rappresentanze diplomatiche e consolari ungheresi all’estero, ha lo scopo di comunicare i termini del Congresso, perchè gli stimati Colleghi possano tenerli in evidenza ed intervenire quanto più numerosi al Congresso.
All’invito ufficiale uniremo la lista delle facilitazioni (viaggi, visti di passaporti, ecc.) ed il programma definitivo dei lavori del Congresso. Un apposito modulo servirà a comunicarci l’adesione al Congresso.
Ci terremo altamente onorati se ci sarà dato di offrire già fin d’ora alla S. V. Ill.ma tutte le informazioni delle quali potrebbe aver bisogno, e La preghiamo perciò di indirizzare le Sue richieste agli Uffici del Congresso (Budapest, IV, Reàltanoda-utca 12-24).
ROBERTO C. KERTÉSZ M. P.
Architetto, vice-sottosegretario di stato
Presidente del Comitato Esecutivo.

INIZIATIVE VARIE ALLA IV ESPOSIZIONE INTERNAZIONALE DELLE ARTI DECORATIVE ED INDUSTRIALI DI MONZA
INTERVENTO DELL’ ENTE NAZIONALE PER LE PICCOLE INDUSTRIE.
L’Ente Nazionale per le Piccole Industrie ha terminato il proprio programma di partecipazione alla IV Mostra Internazionale delle Arti Decorative e Industriali Moderne, studiato di pieno accordo col Direttorio organizzatore dell’Esposizione il quale si riallaccia strettamente all’azione che l’E. N. A. P. I. svolge in Italia nell’intento di portare un valido contributo al miglioramento tecnico ed artistico delle Piccole Industrie Italiane.
L’Ente, infatti, si propone di indirizzare la produzione Nazionale verso uno stile moderno, che porti il segno del tempo nostro, riconducendo industriali ed artigiani alla intima, costante, cordiale collaborazione con gli artisti ideatori, secondo le migliori tradizioni che hanno consentito alle arti applicate in Italia lo splendore dei secoli passati.
Nella speciale occasione della Mostra di Monza, l’Ente Nazionale intende intensificare la creazione d’un proprio repertorio di modelli originali, intonati a modernità di stile, nelle più varie tecniche e materie, di oggetti per l’arredamento della casa e di uso personale. E tale iniziativa si sta attuando sia affidando direttamente l’ideazione dei modelli a noti artisti ed architetti italiani, onde avere una diretta rappresentanza di tutte le forze attive in questo campo, sia mediante il Concorso indetto tra gli artisti italiani, dotato di 36,000 lire di premi.
Tanto nell’invito agli artisti quanto nel bando dl Concorso sarà chiaramente indicato che i modelli debbono riferirsi ad oggetti di pratico uso, di equo prezzo, di facile smercio e tali da poter essere assegnati per l’esecuzione ad aziende piccolo-industriali.
A completare praticamente questa iniziativa, i modelli migliori saranno appunto fatti eseguire a cura dell’Ente da piccoli industriali ed artigiani di provata capacità, sotto il controllo e la guida dell’Ente stesso, secondo i suoi compiti statutari. E la raccolta di questi oggetti sarà presentata dall’E. N. A. P. I. in un ambiente speciale dell’Esposizione dl Monza, con adeguato decoro, cosicchè sia messa nel dovuto rilievo la tipica manifestazione, che costituirà una delle principali attrattive della Mostra.
Questa raccolta esemplare varrà ad attestare quale perfezione tecnica ed artistica sappia raggiungere la piccola industria italiana, quando sia opportunamente fiancheggiata e guidata, secondo gli intendimenti che hanno ispirato il Governo Fascista nella creazione d’un apposito Ente chiamato a disciplinarne l’attività.
Inoltre a periezionare l’opera dell’E. N. A. P. I. in rapporto alla produzione già in atto delle Piccole Industrie Italiane, l’Ente ha messo a disposizione del Direttorio della Mostra alcune medaglie d’oro e d’argento da assegnare a piccoli industriali espositori che meritino uno speciale segno di distinzione e di incoraggiamento, ed ha anche stanziato un fondo di L. 10.000 per acquisti all’Esposizione di opere di speciale valore artistico e tecnico che possano entrare ad arricchire la raccolta di campioni dell’Ente.
Così la piccola industria italiana presente a Monza avrà dall’Ente preposto a incoraggiare il perfezionamento la migliore testimonianza di vivo e fattivo interesse.

LA FEDERAZIONE DEGLI ARTIGIANI E LA TRIENNALE DI MONZA.
La Federazione Fascista Autonoma degli Artigiani d’Italia la cui opera caratteristica e la provvida azione che essa ha svolto e si propone di svolgere sodo state ampiamente illustrate in occasione della grande adunata tenutasi a Roma poco fa, ha voluto mostrare il proprio attivo interesse alla prossima Triennale di Monza, intervenendo con provvidenze e premi speciali a favore degli artigiani le cui produzioni di carattere moderno figureranno all’Esposizione. L’on. Buronzo, la cui opera organizzativa sindacale si accompagna alle cure per l’elevamento artistico e tecnico degli artigiani, ha deciso che la Federazione Artigiana destini allo scopo L. 30.000, di cui L. 5.000 saranno riservate quale contributo alle spese di viaggio delle opere da presentare a Monza. Questa somma sarà ripartita caso per caso fra gli artigiani che ne faranno richiesta alla Federazione, dimostrando la necessità della richiesta stessa.
Le restanti L. 25.000 sono state dalla Federazione messe a disposizione del Direttorio della Triennale per l’istituzione di premi da attribuire a quegli artigiani le cui opere si distinguano, nelle varie sezioni, per particolari doti. In pieno accordo fra la Federazione Artigiana e gli Organizzatori della Mostra, sono già state fissate le linee di massima del regolamento per l’assegnazione di questa somma; saranno cioè istituiti “premi di invenzione”, “premi di alta esecuzione” e “premi speciali per i maestri di bottega”. Anche l’adozione di questo criterio si riallaccia strettamente all’azione che la Federazione Artigiana sta proficuamente svolgendo nell’intento di portare il suo validissimo contributo al miglioramento tecnico e artistico della produzione italiana e sarà di incitamento al nostri artigiani perchè si presentino con opere d’alto valore artistico e tecnico a quella sceltissima rassegna che sarà la IV Esposizione alla Villa Reale di Monza.

LA CONFEDERAZIONE GENERALE FASCISTA DELL’INDUSTRIA PER LA TRIENNALE DI MONZA.
A dimostrazione del suo cordiale interesse per la prossima Triennale di Monza, la Confederazione Centrate Fascista dell’Industria Italiana ha destinato la somma di L. 15.000 per l’istituzione di premi agli espositori.
In seguito ad accordi intervenuti fra il Sen. Bevione, l’on. Olivetti e il Direttorio artistico della Mostra, è stato determinato di suddividere la somma in due premi da assegnare alle industrie artistiche del metallo: un premio ad un modello di alto pregio estetico che si presti ad essere riprodotto industrialmente in serie, l’altro ad un prodotto già fabbricato in serie che presenti particolari doti stilistiche e tecniche.
Inoltre la Confederazione Generale Fascista dell’Industria si è riservata di esaminare l’opportunità di destinare una speciale somma per l’acquisto di opere presentate alla Triennale.

I CONCORSI

BANDO DI CONCORSO REGIONALE PER LA COSTRUZIONE IN SIRACUSA DI UN EDIFICIO SCOLASTICO PER IL R. ISTITUTO TECNICO E R. LICEO SCIENTIFICO.
Il Preside della Provincia di Siracusa indice un concorso per detto edificio, a cui possono partecipare soltanto Architetti ed Ingegneri nati in Sicilia ed inscritti nei rispettivi albi.
Nel bando sono chiaramente indicati i dati planimetrici e metrici, nonchè tutti gli altri requisiti richiesti per il progetto dell’edificio.
Il concorso è dotato di L. 75.000 di premi, di cui L. 25.000 per il primo, L. 20.000 per il secondo e L. 15.000 che il terzo: L. 15.000 saranno a disposizione per i premi di consolazione.
Il concorso scade il 31 marzo 1930.
Per avere il testo completo del bando nonchè i rilievi del terreno e gli altri dati necessari, rivolgersi alla Segreteria dell’Amministrazione Provinciale dl Siracusa, versando L. 25.

LA COMMISSIONE GIUDICATRICE DEL CONCORSO PER IL PALAZZO DELLA CASSA DI RISPARMIO DI FOLIGNO.
A seguito dell’intervento del Sindacato Architetti in accordo col Sindacato Ingegneri, il Podestà di Foligno ha chiamato a far parte della Giuria, per detto consorso, due rappresentanti dei Sindacati stessi, nelle persone dei chiarissimi Architetti G. B. Milani per il Sindacato Ingegneri e G. Giovannoni per il Sindacato Architetti.

NOTIZIE CIRCA L’ESITO DEL CONCORSO DELLA FACCIATA DELLA MISERICORDIA A FIRENZE.
In questa rubrica fu già replicatamente fatta parola del Concorso. in seguito ad energica azione del Sindacato Nazionale, la Commissione ha reso pubblico a mezzo del giornale “La Nazione” il responso della Giuria esaminatrice (presieduta dal Principe Sen. Piero Ginori Conti e composta da Mons. Lodovico Ferretti, dagli Arch. Enrico Lusini ed Ezio Cerpi e dall’On. Arch. Alberto Calza-Bini, giudice relatore) che non aveva assegnato nessun primo premio per l’insufficenza degli elaborati in confronto dell’enorme delicatezza del compito ed aveva invece assegnato il secondo (L. 10.000) al progetto contrassegnato col motto Pertransit Benefaciendo ed il terzo (L. 5.000) al progetto contrassegnato col motto Mia proponendo poi di assegnare dei premi di consolazione di L. 2000 ad altri quattro progetti Pi Effe 2 - Italia 2 - Florenza - Aprile.
La Giunta esecutiva del Comitato per la facciata della Venerabile Arciconfraternita della Misericordia, di fronte a tal verdetto, si divise in pareri diversi, sicchè in seno ad essa si determinò una crisi finalmente risoltasi in seguito al parere di una speciale Commissione nominata dal Comitato per deliberare, Commissione composta dall’Avv. Fabio Bordoni, dall’Avv. Guido del Beccaro e da Antonio Maraini. In seguito a tal parere la Giunta esecutiva emise il seguente verdetto definitivo:
“La Giunta esecutiva:
«preso atto della chiara ed inequivocabile conclusione negativa della Giuria sull’esito del concorso e dei motivi espressi nella sua relazione;
«ritenuto che nel bando di concorso non è fissata l’assegnazione di speciali menzioni;
«ritenuto che per le decisioni da prendere dopo il responso della Giuria si deve tener conto della difficoltà gravissima, generalmente constatata, di costruire nella nuova facciata dello stabile della Veneranda Arciconfraternita della Misericordia una “loggetta” che possa degnamente accordarsi al grandiosi monumenti lì presso esistenti senza menomare in pari tempo le condizioni di uso e di godimento dello stabile stesso;
«delibera
«1.° di esprimere anzi tutto agli egregi componenti la Giuria le più vive grazie per l’opera da essi spiegata nell’esaurimento del delicatissimo incarico;
«2.° di assegnare il secondo e terzo premio stabiliti dalla Giuria, previo accertamento della posizione del concorrenti premiati di fronte ai Sindacati Architetti in ordine all’articolo 1 del Bando di Concorso;
«3.° di non concedere speciali “menzioni” ad alcuno pur riconoscendo e dichiarando che tutti i concorrenti hanno dato prova di grande amore per l’arte e sono quindi meritevoli dl encomio;
«4.° di non indire ulteriori concorsi;
«5.° di limitare l’opera progettata alla pura trasformazione delle due facciate dello stabile attuale con quelle sole modifiche restauratrici che valgano col minor possibile dispendio a renderle più decorose e degne della nobile Istituzione che vi ha sede e della località ove si trova;
«6.° di dare mandato al Presidente e al due Vice Presidenti della Giunta (Prof. Terlizzi e Rag. Caligo) di curare con l’assistenza di persone tecniche di loro fiducia la redazione di un progetto conforme alle direttive di cui sopra e di sottoporlo alla Giunta per le sue decisioni definitive.

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