FASCICOLO XII - AGOSTO 1928
Notiziario

CORRIERE ARCHITETTONICO

LA FONTANA DONATA DALLA CASSA DI RISPARMIO
ALLA C1TTA DI MILANO
Architetto Alessandro Minati e Scultore Salvatore Saponaro

Ad un crocevia fra i più centrali della metropoli lombarda si è da poco inaugurata una viva opera d’arte che un venerando e benemerito Istituto, la Cassa di Risparmio, ha voluto dedicare alla città in occasione del recente riordino della zona. E l’iniziativa vuole essere posta all’ordine del giorno, come lodevolissima ed esemplare.
Questa, che vien terza fra le tanto poche fontane monumentali di Milano - dopo quella del Piermarini, e dopo la fontana del piazzale Giulio Cesare - fu subito oggetto di unanime interesse e largo consenso. Vi han lavorato, in fraterna collaborazione, due giovani valorosi, l’architetto Alessandro Minali e lo scultore Salvatore Saponaro.
La fontana è addossata al muro esterno di un giardino, e costituisce la minore parete del crocevia. La sua architettura consta del motivo dominante di tre nicchie, la centrale ben maggiore delle laterali. In alto, il timpano spezzato abbraccia una targa stemmata; in basso una vasca rettangolare, lobata, raccoglie l’acqua. Architettura, in verità, di non troppo originale ispirazione, diligente benchè trita e debole nei particolari e nei timidi aggetti; interamente di granito rosa.
Contrasta l’esuberante modellazione delle sculture del Saponaro, in marmo Ravaccione; nelle nicchie minori stan due statue muliebri raffiguranti il risparmio e la beneficenza, davvero procaci di forme e d’un eccellente valore decorativo; nel mezzo, fatican due tritoni a reggere un’ampia conchiglia, e due delfini rovescian l’acqua nella vasca.
Gruppo, codesto, di buon effetto, ma valore intrinseco minore degli altri.
Le sculture del Saponaro raggiungono il giusto equilibrio decorativo bene unendosi ai ritmi dell’architettura, e, sopratutto, contribuendo ad affermarne le caratteristiche.
F. R.

IL TEATRO ELEONORA DUSE A BERGAMO
Ingegneri STEFANO ZANCHI e FEDERICO ROTA

Costruire un teatro sarà sempre impresa arditissima ed ambita per un architetto. Il tema è insolito e solenne, e le possibilità sono infinite pur nella immancabile assillante costrizione; giacchè, anche esigendosi ovunque la maggiore grandiosità, il metro che tu puoi usare fuori è tanto spesso ben diverso da quel che dovrai usare dentro.
A Bergamo questo tema fu affrontato con spirito nuovo dagli ingegneri Stefano Zanchi e Federico Rota, occupandosi il primo sopratutto della parte costruttiva, ed il secondo della decorativa. E l’opera loro è indubbiamente interessante, spesso pregevole.
L’architettura esterna ha un franco sapore di passato neoclassicismo, ottenuto con alti ordini di semplicissima struttura; e la concava facciata è assai meglio riuscita che non i fianchi tormentati da un monotono alternarsi di elementi poco raffinati. Diremo, anzi, che appunto la facciata principale di questo teatro starebbe fra le opere recentissime più significative, se non guastasse la mal riuscita e preconcetta sistemazione delle lanterne incassate nella muratura del primo piano.
L’intera costruzione, parti decorative ed ornamentali comprese, è in cemento; ed i contrasti son ottenuti col variare dei toni.
L’interno della gran sala è chiaro e sincero, pregio non trascurabile; il boccascena stesso è contenuto - merito non piccolo - nei limiti decorativi della necessità. Forse, l’avremmo preferito ancora più semplice e spoglio, senza cioè le formelle dell’architrave, purtroppo non eccessivamente eleganti.
Migliore, certo, appare la decorazione degli ambienti sussidiari, locali del bar, scalette e corridoi. Benchè si rincorra qui una certa facile moda in uso da poco, il saggio è pregevole e lieto. Sopratutto allegre son le finte architetture dipinte, o quelle intagliate sul banco di mescita. R. F.

ARCO DI TRIONFO PER LA VISITA DELLE LL. MM.
IL RE E LA REGINA A TRIPOLI
DELL’ARCH. ALESSANDRO LIMONGELLI

L’Arch.tto Alessandro Limongelli fu incaricato del disegno dell’Arco del Trionfo per la visita dei Sovrani a Tripoli: suo collaboratore per l’esecuzione plastica fu l’Arch.tto Mirko Vucetich.
In questo lavoro del Limongelli è da notarsi la sintesi di vari dementi: l’impostazione volumetrica della massa nelle sue delimitazioni fondamentali è romana: non potrebbe essere altrimenti d’un Arco di Trionfo. Nella formulazione decorativa sono inglobati anche elementi locali, in parte naturalistici, in parte arieggianti alle architetture orientali: palme del deserto, sfingi alate, sinuosità floreali moresche o assireggianti. Il tutto è peraltro sintetizzato forse un po’ artificiosamente con atteggiamenti e sensibilità moderne.
Le cornici, i cassettoni sono resi semplici ed essenziali: abolito l’ordine e l’archivolto: le decorazioni accentrate in poche zone su spazi lisci. Personale e bello è il senso di spinta verso l’alto promosso dal successivo arretramento dei piani superiori.
Peccato che l’esecuzione lasci veder troppo esser l’opera di stucco e non di marmo: ad esempio l’arco senza il segno dei conci lascia interdetti.
Nell’insieme si vede che il disegno è fatto da un artista attuale, il quale sa comporre vigorosamente anche con elementi eterogenei, difficili ad essere ricondotti all’unità.
P.M.

BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO

ARCHITETTURA MINORE IN ITALIA. - (Soc. Ital. Ed. Art. C. Crudo e C. - Torino) Ia Parte - Roma - Volume I° e II°.

Sono usciti finora i due primi volumi della collezione, curata, sotto gli auspici dell’Associazione Artistica fra i Cultori di Architettura da una commissione formata dai seguenti membri: Contessa Maria Pasolini, Architetti Luigi Ciarrocchi, Mario De Renzi, Mario Marchi, Plinio Marconi, Giuseppe Astorri Presidente e relatore.
Gli obiettivi propostisi dalla Associazione Cultori d’Architettura sono vastissimi giacchè si tratta di far conoscere almeno nelle grandi linee, l’enorme quantità di architetture minori disseminate ovunque in Italia. Non esiste da noi città per quanto piccola, o campagna per quanto remota che non ospiti costruzioni di autori in gran parte ignoti, le quali pur non facendo parte della grande arte, tuttavia contengono infiniti elementi di bellezza viva, finora poco e disordinatamente illustrata.
Specialmente agli artisti è molto giovevole il contatto di tali architetture, le quali spesso si ispirano a elementi stilistici del tutto freschi e sporadici, densi di valore e suscettibili di sviluppo. In questa epoca di crisi di formazione, l’architettura italiana potrebbe forse trovare inaspettata ed originale sostanza fra le pieghe del suo stesso passato, ed il punto di partenza per le forme future.
D’altronde gli amatori potranno rivivere nei volumi della collezione tutto il colore dei suggestivi ambienti cittadini o rustici, traenti il loro sapore d’insieme più dalle architetture minori che dai rari monumenti di primo ordine qua e là disseminati.
Si è incominciato da Roma ed i due primi volumi usciti si occupano dell’interno della città, mentre il terzo illustrerà il suburbio ed il contado.
La documentazione fotografica è abbondante e bella, anche dal lato tipografico.
Il materiale non è disposto secondo una classificazione storica o artistica, il che riusciva poco utile alla maggior parte dei lettori, e laboriosissimo, se non forse impossibile, data la mancanza di documentazioni esatte e la difficoltà di provvederle; ma piuttosto secondo il soggetto (insiemi di edifici, facciate, particolari e piccoli dettagli).
Per Roma gli edifici illustrati appartengono in genere ai secoli XVI, XVIII, XIX: il barocco ha naturalmente la prevalenza. P. M.

SALVATORE VITALE, L’estetica dell’architettura.

Ecco un libro che bisogna conoscere. In un breve volumetto del Laterza il Vitale riassume nei primi capitoli le nuove tendente filosofiche, asserendo che l’estetica è destinata a prendere nella filosofia moderna quel posto stesso che nella filosofia medioevale aveva la teologia; e poichè l’epoca moderna è dominata, nel campo dell’estetica, da una concezione prevalentemente musicale, dà, come già disse il Sorel, alla musica il posto medesimo che si dà alla scultura nella storia del pensiero greco.
“Ma non è solo l’arte, è la vita stessa dell’epoca moderna che è dominata da questa sensibilità musicale. Vivere nel tempo, sommergere la propria personalità nel flusso continuo della successione, e tentare insieme, di moltiplicare il proprio io nella molteplicità necessaria degli istanti, tendere al superamento continuo del presente e cercare nello stesso tempo, di legare questo presente che ci sfugge, col passato che ci è già sfuggito e col futuro che tra un istante ci sfuggirà anch’esso, questo sembra l’ideale ansioso e contradditorio dello spirito moderno, la sua stessa ragion d’essere. E questo ideale trova senza dubbio la sua realizzazione più piena è completa nella musica, la cui essenza è l’essenza stessa del tempo, che è successione e molteplicità di elementi canori che si inseguono, ma è anche unità e legame indissolubile, nella perfezione dell’accordo tra ciò che fu, ciò che è, e ciò che dovrà essere.... Annullare lo spazio e la materia, ritrovare le fonti dell’essere nelle profondità inconscie della vita interiore, raggiungere l’assoluto attraverso una intuizione immediata e irreversibile, nell’essenza stessa del tempo e della successione, ecco, dunque, l’ideale di oggi.... ideale che noi possiamo concretare nella nota formula bergsoniana: vivere nella durata.
Niente, dunque, sembra più lontano dalla mentalità moderna che una concezione architettonica dell’estetica e della vita....
Il gusto dei moderni è portato ad ammirare più quello che è ancora in via di formazione che quello che è già fatto e concluso, più il modello appena sbozzato, il tentativo tutt’ora informe, l’accenno schematico e indistinto, anzichè l’opera d’arte compiuta e perfetta.
In quest’ultima la sensibilità moderna soffre di vedere lo spirito già prigioniero in qualche modo della materia, unito indissolubilmente con essa, cristallizzato nella forma..”
Queste cose son dette con tanta profondità e con così elegante nitidezza, che avvincono e persuadono il lettore.
Dopo un esame analitico dello sviluppo delle forme architettoniche attraverso tutte le civiltà, il Vitale passa all’architettura contemporanea. Accenna all’influenza dell’arte decorativa nell’architettura, e ciò conferma ancora una volta la disgregazione spirituale dell’arte contemporanea, perchè il particolare può prevalere sul generale, l’accessorio sul principale, il mobile sull’immobile. Manca un concetto estetico unitario.
Accenna infine ai nuovi sistemi costruttivi, dimostrandosi perfettamente edotto delle nuovissime tendenze razionalistiche, discutendo i postulati del Le Corbusier e le opere del Perret.
Il succoso libro si legge tutto di un fiato ed interessa più assai di un piccante romanzo.
MARCELLO PIACENTINI

SINDACATO NAZIONALE ARCHITETTI

PAGINE DI VITA SINDACALE

BANDO DI CONCORSO per il Cartellone della IV Mostra internazionale d’Arte Decorativa e Industriale Moderna nella Villa Reale di Monza

Il Direttorio delle Mostre d’arte decorativa e industriale moderna nella Villa Reale di Monza, bandisce un concorso fra gli artisti italiani per il cartellone della prossima IV Biennale, che avrà luogo l’anno prossimo 1929. Il cartellone dovrà avere un chiaro riferimento alla manifestazione cui è dedicato ed attestare come anche l’arte del manifesto murale vada da noi affinandosi nel generale rinnovamento delle arti decorative. Esso sarà composto con non più di quattro colori, e porterà le seguenti diciture, che potranno essere liberamente disposte puchè risaltino in modo evidente:

IV Mostra internazionale d’Arte Decorativa e Industriale Moderna
- Villa Reale di Monza - Maggio - Ottobre 1929 - Riduzioni ferroviarie

Ogni cartellone dovrà essere distinto da un contrassegno (numero o motto) da ripetersi all’esterno di una busta chiusa, che conterrà l’indicazione del casato, del nome e del preciso indirizzo del concorrente. I cartelloni concorrenti dovranno giungere agli uffici della Mostra alla Villa Reale di Monza non oltre le ore 18 del 15 ottobre 1928 nelle dimensioni di cm. 100x140. Quelli che vi pervenissero oltre questo limite o in diverso formato, non saranno presi in considerazione.
Il concorso è dotato di un unico premio indivisibile di L 6000 che sarà assegnato a giudizio del Direttorio, il quale si riserva di trattare per l’eventuale acquisto di altri due bozzetti che presentassero, dopo quello premiato, particolare interesse.
Il cartellone premiato e gli altri eventualmente acquistati passeranno in proprietà del Consorzio Milano-Monza-Umanitaria, organizzatore delle Mostre, il quale, d’accordo col Direttorio, si riserva di utilizzarli nelle circostanze e nei modi che ritenesse più acconci ai fini della propaganda della Mostra, o anche di non utilizzarli affatto.
Gli autori dei cartelloni prescelti saranno tenuti, dietro richiesta della Direzione del Consorzio, a fornite le varie diciture per le edizioni in lingua straniera del cartellone o a modificarne le diciture originali quando i soggetti dovessero essere impiegati altrimenti che come manifesto réclame.
Dopo il giudizio del Direttorio, che sarà comunicato per mezzo della stampa, i bozzetti non premiati e non acquistati rimarranno a disposizione dei concorrenti, che potranno ritirarli alla Villa Reale di Monza o chiederne la restituzione che sarà effettuata in assegno.
I bozzetti non ritirati o non richiesti entro tre mesi dal giorno della premiazione, saranno distrutti con le relative buste.
IL PRESIDENTE: E. BELLONI
Il Direttorio: ARCH. ALBERTO ALPAGO-NOVELLO - ARCH. GIO PONTI - MARIO SIRONI
Il Direttore del C.M.M.U. e Segretario del Direttorio CARLO A. FELICE

A PROPOSTO DEL CONCORSO PER IL PALAZZO DELLE POSTE E TELEGRAFI IN NAPOLI (vedi fascicolo Giugno u. s.)

Comunichiamo le seguenti risposte diramate dalla Segreteria della Commissione addetta, a domande rivolte da alcuni concorrenti a chiarimento del testo del bando:
1° - Gli angoli indicati nella planimetria sono in gradi centesimali.
2° - Nel muro interno dei loggiati del Chiostro di Monte Oliveto si possono o no aprire finestre e porte.
3° - La data 28 aprile indicata nel testo del bando di concorso sta ad indicare soltanto che in detta epoca S. E. il Ministro ha approvato firmandolo il testo stesso.
4° - I disegni secondo lo spirito dell’art. VIII del testo del bando dovrebbero essere presentati in originale a penna; ma questa Segreteria, per quel che riguarda i disegni delle piante - ad evitare ai concorrenti una inutile fatica e perdita di tempo - ritiene sia possibile presentare, in luogo dei disegni originali, copie a secco - campendo in nero però le parti di muro sezionate direttamente sulle copie che vengono presentate all’esame della Commissione.
5° - Le parti di muro sezionate vanno campite (completamente riempite) in inchiostro nero.
6° - La parte campita in rosso nella planimetria è destinata tutta all’edificio, quindi in essa non debbono essere compresi i marciapiedi.
7° - La indicazione delle unità è relativa al solo locale esclusi il lavabo e la latrina annessa.
8° - Le cinque stanze per gli apparati telegrafici possono essere riunite in un solo locale.
9° - L’ordine dei locali indicati nella colonna “indicazione grafica dei locali” può essere diverso da quello che risulta dalla successione dei rettangoli disegnati nell’allegato N. 2.
10° - I porticati del chiostro non possono essere utilizzati come corridoi, dovendo risultare riaperti nei lavori di ripristino.
11° - La linea perimetrale può essere modificata dal concorrente senza però invadere le strade e le piazze.
Sull’area delle piazze possono essere previste gradinate sporgenti dal perimetro indicato a condizione però che con intralcino il traffico sia dei pedoni sia dei veicoli.
12° - Nello zoccolo del Chiostro grande possono essere aperti e passaggi e finestre e porte.
13° - Circa la quota da darsi ai cortili, ove saranno ricavati piani caricatori, è lasciato libero il concorrente di fare come meglio gli conviene. Nessuna soluzione, anche richieda uso di mezzi meccanici per il sollevamento della corrispondenza, può essere a priori accettata o scartata.
14° - Le sale per gli apparati telegrafici potranno o no essere disimpegnate da un corridoio parallelo al loro asse maggiore, ma potranno essere anche disimpegnate ricorrendo a sistemazioni molto diverse dal corridoio parallelo all’asse maggiore di esse sole.
15° - L’esposizione dei progetti avverrà dopo avvenuto il verdetto di secondo grado.
16° - Non sarà concessa alcuna proroga alla data fissato per la gara di primo grado.
17° - I multipli dell’area unitaria dei locali vanno considerati solo come valore della superficie senza alcun limite alle dimensioni dei lati di essi locali.
18° - Il prospetto principale è quello che il concorrente ritiene - data la disposizione che egli darà alla pianta.
19° - Per il soggetto delle due prospettive il concorrente è lasciato libero.
20° - Per gli apparati telegrafici Morse la dizione dell’allegato secondo - quadro dei locali e della loro reciproca ubicazione - deve essere interpretata: 10 tavoli quadrupli Morse.
21° - Gli edifici pubblici monumentali non sono vincolati ai regolamenti edilizi: l’architetto resta vincolato però a tutte quelle norme di igiene di carattere generale che debbono essere applicate onde l’edificio riesca abitabile - dal punto di vista igienico - in ogni parte.
22° - I fattorini telegrafici debbono generalmente, e ove sia possibile, avere una scala indipendente per loro.
23° - Il loggiato A.B. ho potuto graficamente indicarlo solo in base ad un appunto preso da me in un primo sopraluogo eseguito a Napoli, non avendomi la Sovraintendenza per l’Arte Medioevale e Moderna della Campania forniti gli elementi grafici necessari a chiaramente definire questa opera notevole e caratteristica.
In ogni modo la fotografia fornita dalla Sovraintendenza e il disegno schematico relativi al solo loggiato inferiore di esso monumento sono elementi più che sufficienti per quanto si richiede per la gara di primo grado.
Le fabbriche laterali sono soppresse. Bisognerà che l’architetto studi anche l’incastonatura di questo gioiello antico nella sua opera moderna.
24° - I loggiati, si ripete, (sia di queste triplici arcate tre volte sovrapposte, sia del grande chiostro) liberati di ogni soprastruttura e ritornati alla loro forma primitiva, possono essere nel muro interni ciechi. Ma si possono in questo muro di fondo aprire vani: finestre o porte.
25° - Per i loggiati del grande chiostro, dovendo questo chiostro essere sistemato a piazza - vedi precedente circolare - possono avere quella destinazione che il concorrente riterrà più opportuna, tenendo ben presente sia salvaguardata la sicurezza degli impianti postali e telegrafici del nuovo edificio.
26° - Quanto è espresso nell’art. VIII deve considerarsi nel senso estensivo, cioè per ambedue i gradi del concorso.
Firmato: A. MAZZONI.

IL R. DECRETO - 7 GIUGNO 1928 - N. 1431 sulle “Prescrizioni per l’accettazione degli agglomeramenti idraulici e per l’esecuzione delle opere in conglomerato Cementizio”

Il n. 156 della Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia in data 6 luglio 1928-VI contiene l’importantissimo decreto legge riguardante l’essenziale argomento. Tale decreto abroga l’altro in data 4 settembre 1927 e fornisce ex novo una serie completa di norme e prescrizioni sull’accettazione degli agglomerati idraulici e sull’esecuzione delle opere in conglomerato cementizio.
Tali prescrizioni sono suddivise in due parti. La parte prima considera le prescrizioni normali per gli agglomerati idraulici suddividendole in tre capitoli.
Il primo capitolo considera i Metodi di prova che vanno suddivisi in due categorie:
a) Prove normali (finezza di macinazione, peso specifico, pasta normale, prove di presa, sabbia normale e malta normale, prove di resistenza a tensione per agglomerati a lenta od a rapida presa, prove di resistenza a pressione per agglomerati a lenta od a rapida presa, prove di indeformabilità per il cemento a lenta presa).
b) Prove complementari (prove di resistenza a tensione ed a pressione su pasta normale confezionata con cemento a lenta presa, prove di resistenza a flessione su pasta normale confezionata con cemento a lenta presa, prove di indeformabilità delle calci idrauliche od eminentemente idrauliche, prove di resistenza a sforzo tagliente, di aderenza, di permeabilità e porosità, ecc.).
Il secondo capitolo considera i Requisiti e le condizioni di accettazione.
Il terzo capitolo determina Norme sulla sorveglianza e sulla fabbricazione dei cementi.
La seconda parte del decreto-legge contiene le Prescrizioni per le costruzioni in conglomerato cementizio semplice od armato suddividendole in vari paragrafi.
Il primo paragrafo (importantissimo e che viene riportato integralmente più sotto alla lettera A), contiene prescrizioni generali circa il progetto delle opere, le condizioni dei lavori e le responsabilità giuridiche inerenti alle opere in oggetto, il secondo considera la qualità dei materiali, il terzo i carichi di sicurezza, il quarto dà norme pei calcoli statici, il quinto riguarda le deformazioni, il sesto prescrive le modalità delle costruzioni, il settimo quelle del collaudo delle opere eseguite.
A) Tale paragrafo, essenziale per la classe degli architetti iscritti negli albi, giacchè sancisce il loro diritto a progettare e dirigere lavori in conglomerato cementizio semplice od armato, dice testualmente:
1. - Ogni opera in cui le strutture di conglomerato cementizio semplice od armato abbiano funzioni essenzialmente statiche e comunque interessino l’incolumità delle persone dovrà essere costruita in base ad un progetto esecutivo firmato da un ingegnere o da un architetto inscritto negli albi e nei limiti delle rispettive attribuzioni ai sensi della legge sull’esercizio professionale.
Dal progetto dovranno risultare le disposizioni e le dimensioni delle membrature del conglomerato e del metallo che le arma, le ipotesi di carico, la natura, la qualità e le resistenze dei materiali, le modalità della costruzione, del disarmo e del collaudo, comprese quelle degli eventuali giunti di dilatazione; nonchè i relativi calcoli statici giustificativi.
2. - Le qualità e proprietà dei materiali da impiegarsi nella esecuzione di ogni opera saranno comprovate durante il corso dei lavori da certificati rilasciati da laboratori ufficiali.
3. - L’esecuzione delle opere in conglomerato cementizio deve essere diretta da un ingegnere e da un architetto e deve essere affidata soltanto a costruttori i quali comprovino mediante appositi certificati la loro idoneità in questo particolare genere di costruzione. Da tali certificati deve risultare che essi hanno eseguito o diretto in modo pienamente favorevole lavori del genere e dell’importanza di quello appaltato.
I costruttori, pei quali risultino speciali idoneità e buoni risultati da opere importanti precedentemente costruite, potranno, mediante domanda corredata dai certificati di cui sopra, essere inscritti in apposito elenco presso il Consiglio provinciale dell’economia nazionale. Questo potrà rilasciare semplice attestato di specializzazione il quale, agli effetti di quanto è stabilito nel comma precedente, dovrà essere ritenuto sufficiente in luogo dei certificati di cui sopra sempre obbligatori per ditte di non notoria specializzazione.
4. - Il prefetto, salvo delega ai Comuni, i quali debbono provvedere a mezzo dei propri uffici tecnici, riceverà e conserverà i progetti ed ogni documento allegato ed aggiuntivo, che siano relativi alle costruzioni che interessino la incolumità pubblica e dove entri conglomerato cementizio armato.
A tale scopo prima dell’inizio dell’opera il committente avrà l’obbligo di darne comunicazione alla Prefettura unendo alla domanda il progetto in doppio esemplare con la firma sua e del progettista, che assumerà interamente la responsabilità civile e penale del progetto.
Tale deposito non esonera nè il progettista nè il direttore dei lavori nè il costruttore dalle rispettive responsabilità.
Di quanto sarà da costruire in conglomerato dovranno dal progetto risultare disegni costruttivi e calcoli.
Di detti esemplari uno, munito di bollo della Prefettura, verrà subito restituito al committente per essere conservato in cantiere a disposizione dell’autorità. Il committente deve inoltre comunicare al Prefetto il nome del direttore dei lavori e quello dell’appaltatore avvertendo altresì immediatamente delle eventuali sostituzioni.
La direzione dei lavori sarà obbligata ad informare in modo analogo il Prefetto di tutte le variazioni od aggiunte che possano essere, durante lo svolgimento dei lavori, eventualmente portate fornendo i disegni e i calcoli di ogni particolare tecnico e costruttivo, che in fatto di conglomerati risulterà variato od aggiunto al progetto, ciò avanti che detto particolare venga iniziato. Dovrà essere altresì comunicata la data del relativo inizio.
Il prefetto, quando lo ritenga opportuno, ordinerà ispezioni sulle costruzioni, affidandole ad uffici tecnici municipali o ad ingegneri di riconosciuta competenza in materia.
Qualora la costruzione non corrisponda alle prescrizioni del presente decreto, il prefetto ordinerà la sospensione dei lavori ed affiderà al personale sopra indicato una inchiesta per i provvedimenti del caso.
Agli ingegneri incaricati delle ispezioni vengono corrisposti assegni in conformità della tariffa professionale sancita dal Sindacato fascista ingegneri.
Al termine dei lavori il committente deve presentare in Prefettura il certificato di collaudo eseguito sempre da un ingegnere di riconosciuta competenza, prima di ottenere la licenza di uso della costruzione.
Dal controllo prefettizio sono esentate le opere eseguite per conto o sotto la diretta sorveglianza dello Stato.
Da tale controllo sono pure esentate le costruzioni nelle quali il conglomerato cementizio armato non ha funzioni essenzialmente statiche.

IL R. DECRETO, 31 MAGGIO 1928 N. 1317, sulla “Modificazione della Circoscrizione, da provinciale a regionale, dei Sindacati degli autori e scrittori, delle belle arti, dei musicisti, dei dottori in scienze economiche e commerciali e dottori in scienze sociali, dei ragionieri, degli architetti e dei chimici laureati.

Il n. 155 della Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia, in data 5 luglio 1928 - VI; riporta tale R. Decreto, secondo il quale, dato il piccolo numero degli iscritti nei centri minori, il Sindacato degli architetti, anagolmente agli altri citati sopra, deve essere d’ora innanzi costituito da circoscrizioni regionali e non provinciali.
Tale decreto fissa anche lo schema di statuto tipo per le circoscrizioni Regionali, che riportiamo integralmente:

Statuto-tipo del Sindacato regionale fascista
per gli esercenti una libera attività o per i professionisti od artisti.

Art. 1. - Con la denominazione del Sindacato regionale fascista . . . . . è costituita nella regione di . . . . . una Associazione che riunisce sotto il simbolo del Littorio i cittadini di ambo i sessi che esercitano l’attività per la quale il Sindacato è costituito.
La sede è fissata in . . . . .

Art. 2. - L’adesione al Sindacato regionale fascista . . . . . impegna ad aderire alla Confederazione nazionale dei Sindacati fascisti ed agli organismi che la compongono.

Art. 3. - La costituzione del Sindacato regionale fascista . . . . . per essere ritenuta valida deve essere fatta in base ai seguenti criteri:

a) il Sindacato deve essere composto di persone esercitanti la stessa attività;
b) la forza minima sufficiente a dar vita al Sindacato non deve essere inferiore al numero di 20 aderenti che abbiano compiuto almeno il 18° anno di età;
c) tutti coloro, di ambo i sessi, che esercitano la stessa attività hanno diritto di entrare nel Sindacato purchè non siano iscritti ad altre organizzazioni consimili e diano prova sicura di attaccamento ai principi della Confederazione nazionale dei Sindacati fascisti;
d) coloro che intendono iscriversi al Sindacato devono far domanda individuale per iscritto al Consiglio del Sindacato;
e) il Consiglio del Sindacato è responsabile della accettazione dei soci e sarà oggetto a severe sanzioni disciplinari se non si atterrà alla disposizione suddetta;
f) il Consiglio del Sindacato deve procedere periodicamente ad una revisione degli elenchi dei soci secondo i criteri che verranno impartiti dall’Ufficio provinciale della Confederazione nazionale dei Sindacati fascisti: contro le denegate ammissioni e le espulsioni è ammesso ricorso a termini di legge;
g) l’attività del Sindacato non deve oltrepassare la sfera degli interessi della categoria e deve svolgersi entro la giurisdizione del Sindacato stesso;
h) il Sindacato deve essere diretto da un Consiglio composto di elementi scelti tra i soci del Sindacato stesso; il Consiglio per la esplicazione del suo mandato deve proporre all’assemblea la nomina di un segretario che deve essere ratificata dal Segretario dell’Ufficio provinciale della Confederazione nazionale dei Sindacati fascisti.

Art. 4. - Il Sindacato regionale fascista . . . . . aderisce alla Confederazione nazionale dei Sindacati fascisti, ne accetta lo statuto e si sottopone a tutte le norme, disposizioni e deliberazioni della stessa, nonchè degli organismi che la compongono.
Riconosce nell’Ufficio provinciale della Confederazione nazionale Sindacati fascisti della città capoluogo della regione, l’organismo che esercita nella provincia i poteri della Confederazione secondo lo statuto e le disposizioni dalla stessa emanate.

Art. 5. - Il Sindacato regionale fascista . . . . . si propone:
a) di utilizzare nel miglior modo l’attività dei propri associati e quindi di procurare lavoro ai disoccupati, considerando la disoccupazione come un problema da risolversi coi mezzi tecnici e con l’emigrazione organizzata e protetta;
b) di assicurare ai soci la difesa e la valorizzazione della loro attività;
c) di assistere i soci nelle vertenze che sorgessero nell’esplicazione della loro attività e che, a giudizio degli organi sindacali, rispondano a ragione di giustizia;
d) di promuovere lo sviluppo ed assecondare l’applicazione delle leggi sul lavoro e sulla previdenza;
e) di diffondere tra i soci la cultura tecnica generale, mediante conferenze, esposizioni, ecc.
Le funzioni di cui ai commi a), c), d) sono coordinate con le funzioni del Patronato nazionale; quelle del comma e) con le funzioni dell’Opera nazionale Dopolavoro.

Art. 6. - Il Sindacato regionale fascista . . . . . riconosce soltanto le condizioni stabilite dai propri organismi sindacali. Per tutte le questioni, prima di iniziare la trattazione, dovrà essere ottenuto il nulla osta delle superiori organizzazioni e si dovranno avere da esse indicazioni e direttive.

Art. 7. - Le funzioni specifiche del Sindacato regionale sono:
a) propaganda dei principî fondamentali del sindacalismo fascista;
b) soluzione delle vertenze che eventualmente sorgessero fra i soci e fra i diversi organismi aderenti.

ORGANI DEL SINDACATO.

Art. 8. - Sono organi del Sindacato provinciale:
a) il Congresso regionale;
b) il Direttorio;
c) la Segreteria.

Il Congresso.

Art. 9. - Il Congresso è costituito dagli iscritti al Sindacato regionale.
Partecipano di diritto al Congresso il segretario, i membri del Direttorio ed i rappresentanti di tutti gli altri organismi locali e nazionali dai quali il Sindacato dipende.
Il Congresso sarà di regola convocato ogni due anni; tuttavia potrà essere convocato anche prima di questo termine, quando il Direttorio lo ritenga necessario.
La convocazione del Congresso deve ottenere il nulla osta, oltre che dal capo dell’Ufficio provinciale della Confederazione nazionale dei Sindacati fascisti del capoluogo della regione, anche dal presidente della Federazione nazionale sindacale fascista interessata.
Le votazioni per appello nominale dovranno essere richieste da almeno un terzo dei congressisti.
Non avranno diritto di intervenire al Congresso gli iscritti che non fossero in regola con l’Amministrazione per i contributi previsti dagli articoli 23 e 25 dello statuto della Confederazione nazionale dei Sindacati fascisti.

Art. 10. - Il Congresso viene convocato per i seguenti scopi:
a) l’esame delle direttive da seguirsi secondo le deliberazioni e le disposizioni emanate dalla Confederazione e dagli organismi dai quali il Sindacato regionale dipende;
b) le deliberazioni sulle questioni di maggiore importanza riguardanti problemi interessanti la propria categoria;
c) la designazione del segretario e del Consiglio direttivo;
d) l’approvazione dei resoconti morali e finanziari e la nomina di un Collegio di revisori composto di cinque persone.

Il segretario.

Art. 11. - La nomina del segretario è sottoposta, dal segretario dell’ufficio provinciale della Confederazione nazionale dei Sindacati fascisti della città capoluogo della regione, alla ratifica del Presidente della Federazione nazionale dalla quale il Sindacato dipende.
Il segretario del Sindacato dura in carica due anni, e può essere nuovamente designato.

Art. 12. - Il segretario del Sindacato, in accordo col segretario dell’Ufficio provinciale della Confederazione nazionale dei Sindacati fascisti di cui sopra, provvede ad assicurare il normale funzionamento della organizzazione secondo le disposizioni degli statuti, le deliberazioni dei congressi e gli ordini delle gerarchie superiori.
Tutte le decisioni da esso prese debbono essere ratificate dal Direttorio e comunicate al segretario dell’Ufficio provinciale della Confederazione nazionale dei Sindacati fascisti della città capoluogo della regione.

Il Direttorio.

Art. 13. - Il Direttorio è composto dal segretario e da 5 a 7 membri eletti dal Congresso regionale.

Art. 14. - Il Direttorio ha il còmpito:
a) di dare esecuzione alle deliberazioni del Congresso ed alle disposizioni emanate dagli organismi superiori;
b) di curare l’attuazione del programma contenuto nel presente statuto;
c) di curare la propaganda sui problemi tecnici e culturali interessanti l’attività degli associati;
d) di controllare l’amministrazione;
e) di convocare in accordo con la Segreteria il Congresso secondo le norme stabilite dal presente statuto.

Art. 15. - Il Direttorio si radunerà almeno una volta al mese ed ogni qualvolta il segretario lo ritenga necessario.

L’Amministrazione.

Art. 16. - La responsabilità dell’amministrazione è del Direttorio.
Ad esso spetta di fissare le norme per la stessa in armonia con le disposizioni emanate dagli organismi superiori e sotto la vigilanza del segretario dell’ufficio provinciale della città capoluogo della regione.

Contributi.

Art. 17. - Il Sindacato regionale fascista . . . . . trae i suoi mezzi di esistenza dal contributo finanziario fissato dalla legge.
I soci all’atto della loro ammissione nei Sindacati dovranno pagare immediatamente il distintivo e la tessera secondo le disposizioni di cui all’art. 23 dello statuto confederale. Il segretario del Sindacato all’atto di ritirare le tessere per distribuirle ai soci dovrà pagare l’importo totale.

Art. 18. Soltanto all’Amministrazione confederale spetta la stampa delle tessere che dovranno essere di un tipo unico per tutto il territorio dello Stato Italiano.

Art. 19. - Altri contributi finanziari per il funzionamento di istituzioni di previdenza e di assistenza tra i soci possono essere stabiliti con le norme fissate dall’art. 25 dello statuto della Confederazione nazionale dei Sindacati fascisti.

Art. 20. - Il giornale ufficiale dei Sindacato è il Lavoro d’Italia.
Il Sindacato ha l’obbligo dell’abbonamento il cui importo deve essere inviato all’amministrazione del giornale entro il gennaio di ogni anno.

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