CORRIERE ARCHITETTONICO
LA FONTANA DONATA DALLA CASSA DI RISPARMIO
ALLA C1TTA DI MILANO
Architetto Alessandro Minati e Scultore Salvatore Saponaro
Ad un crocevia fra i più centrali della metropoli lombarda si
è da poco inaugurata una viva opera d’arte che un venerando
e benemerito Istituto, la Cassa di Risparmio, ha voluto dedicare alla
città in occasione del recente riordino della zona. E l’iniziativa
vuole essere posta all’ordine del giorno, come lodevolissima ed
esemplare.
Questa, che vien terza fra le tanto poche fontane monumentali di Milano
- dopo quella del Piermarini, e dopo la fontana del piazzale Giulio
Cesare - fu subito oggetto di unanime interesse e largo consenso. Vi
han lavorato, in fraterna collaborazione, due giovani valorosi, l’architetto
Alessandro Minali e lo scultore Salvatore Saponaro.
La fontana è addossata al muro esterno di un giardino, e costituisce
la minore parete del crocevia. La sua architettura consta del motivo
dominante di tre nicchie, la centrale ben maggiore delle laterali. In
alto, il timpano spezzato abbraccia una targa stemmata; in basso una
vasca rettangolare, lobata, raccoglie l’acqua. Architettura, in
verità, di non troppo originale ispirazione, diligente benchè
trita e debole nei particolari e nei timidi aggetti; interamente di
granito rosa.
Contrasta l’esuberante modellazione delle sculture del Saponaro,
in marmo Ravaccione; nelle nicchie minori stan due statue muliebri raffiguranti
il risparmio e la beneficenza, davvero procaci di forme e d’un
eccellente valore decorativo; nel mezzo, fatican due tritoni a reggere
un’ampia conchiglia, e due delfini rovescian l’acqua nella
vasca.
Gruppo, codesto, di buon effetto, ma valore intrinseco minore degli
altri.
Le sculture del Saponaro raggiungono il giusto equilibrio decorativo
bene unendosi ai ritmi dell’architettura, e, sopratutto, contribuendo
ad affermarne le caratteristiche.
F. R.
IL TEATRO ELEONORA DUSE A BERGAMO
Ingegneri STEFANO ZANCHI e FEDERICO ROTA
Costruire un teatro sarà sempre impresa arditissima ed ambita
per un architetto. Il tema è insolito e solenne, e le possibilità
sono infinite pur nella immancabile assillante costrizione; giacchè,
anche esigendosi ovunque la maggiore grandiosità, il metro che
tu puoi usare fuori è tanto spesso ben diverso da quel che dovrai
usare dentro.
A Bergamo questo tema fu affrontato con spirito nuovo dagli ingegneri
Stefano Zanchi e Federico Rota, occupandosi il primo sopratutto della
parte costruttiva, ed il secondo della decorativa. E l’opera loro
è indubbiamente interessante, spesso pregevole.
L’architettura esterna ha un franco sapore di passato neoclassicismo,
ottenuto con alti ordini di semplicissima struttura; e la concava facciata
è assai meglio riuscita che non i fianchi tormentati da un monotono
alternarsi di elementi poco raffinati. Diremo, anzi, che appunto la
facciata principale di questo teatro starebbe fra le opere recentissime
più significative, se non guastasse la mal riuscita e preconcetta
sistemazione delle lanterne incassate nella muratura del primo piano.
L’intera costruzione, parti decorative ed ornamentali comprese,
è in cemento; ed i contrasti son ottenuti col variare dei toni.
L’interno della gran sala è chiaro e sincero, pregio non
trascurabile; il boccascena stesso è contenuto - merito non piccolo
- nei limiti decorativi della necessità. Forse, l’avremmo
preferito ancora più semplice e spoglio, senza cioè le
formelle dell’architrave, purtroppo non eccessivamente eleganti.
Migliore, certo, appare la decorazione degli ambienti sussidiari, locali
del bar, scalette e corridoi. Benchè si rincorra qui una certa
facile moda in uso da poco, il saggio è pregevole e lieto. Sopratutto
allegre son le finte architetture dipinte, o quelle intagliate sul banco
di mescita. R. F.
ARCO DI TRIONFO PER LA VISITA DELLE LL. MM.
IL RE E LA REGINA A TRIPOLI
DELL’ARCH. ALESSANDRO LIMONGELLI
L’Arch.tto Alessandro Limongelli fu incaricato del disegno dell’Arco
del Trionfo per la visita dei Sovrani a Tripoli: suo collaboratore per
l’esecuzione plastica fu l’Arch.tto Mirko Vucetich.
In questo lavoro del Limongelli è da notarsi la sintesi di vari
dementi: l’impostazione volumetrica della massa nelle sue delimitazioni
fondamentali è romana: non potrebbe essere altrimenti d’un
Arco di Trionfo. Nella formulazione decorativa sono inglobati anche
elementi locali, in parte naturalistici, in parte arieggianti alle architetture
orientali: palme del deserto, sfingi alate, sinuosità floreali
moresche o assireggianti. Il tutto è peraltro sintetizzato forse
un po’ artificiosamente con atteggiamenti e sensibilità
moderne.
Le cornici, i cassettoni sono resi semplici ed essenziali: abolito l’ordine
e l’archivolto: le decorazioni accentrate in poche zone su spazi
lisci. Personale e bello è il senso di spinta verso l’alto
promosso dal successivo arretramento dei piani superiori.
Peccato che l’esecuzione lasci veder troppo esser l’opera
di stucco e non di marmo: ad esempio l’arco senza il segno dei
conci lascia interdetti.
Nell’insieme si vede che il disegno è fatto da un artista
attuale, il quale sa comporre vigorosamente anche con elementi eterogenei,
difficili ad essere ricondotti all’unità.
P.M.
BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO
ARCHITETTURA MINORE IN ITALIA. - (Soc. Ital. Ed. Art. C. Crudo e C.
- Torino) Ia Parte - Roma - Volume I° e II°.
Sono usciti finora i due primi volumi della collezione, curata, sotto
gli auspici dell’Associazione Artistica fra i Cultori di Architettura
da una commissione formata dai seguenti membri: Contessa Maria Pasolini,
Architetti Luigi Ciarrocchi, Mario De Renzi, Mario Marchi, Plinio Marconi,
Giuseppe Astorri Presidente e relatore.
Gli obiettivi propostisi dalla Associazione Cultori d’Architettura
sono vastissimi giacchè si tratta di far conoscere almeno nelle
grandi linee, l’enorme quantità di architetture minori
disseminate ovunque in Italia. Non esiste da noi città per quanto
piccola, o campagna per quanto remota che non ospiti costruzioni di
autori in gran parte ignoti, le quali pur non facendo parte della grande
arte, tuttavia contengono infiniti elementi di bellezza viva, finora
poco e disordinatamente illustrata.
Specialmente agli artisti è molto giovevole il contatto di tali
architetture, le quali spesso si ispirano a elementi stilistici del
tutto freschi e sporadici, densi di valore e suscettibili di sviluppo.
In questa epoca di crisi di formazione, l’architettura italiana
potrebbe forse trovare inaspettata ed originale sostanza fra le pieghe
del suo stesso passato, ed il punto di partenza per le forme future.
D’altronde gli amatori potranno rivivere nei volumi della collezione
tutto il colore dei suggestivi ambienti cittadini o rustici, traenti
il loro sapore d’insieme più dalle architetture minori
che dai rari monumenti di primo ordine qua e là disseminati.
Si è incominciato da Roma ed i due primi volumi usciti si occupano
dell’interno della città, mentre il terzo illustrerà
il suburbio ed il contado.
La documentazione fotografica è abbondante e bella, anche dal
lato tipografico.
Il materiale non è disposto secondo una classificazione storica
o artistica, il che riusciva poco utile alla maggior parte dei lettori,
e laboriosissimo, se non forse impossibile, data la mancanza di documentazioni
esatte e la difficoltà di provvederle; ma piuttosto secondo il
soggetto (insiemi di edifici, facciate, particolari e piccoli dettagli).
Per Roma gli edifici illustrati appartengono in genere ai secoli XVI,
XVIII, XIX: il barocco ha naturalmente la prevalenza. P. M.
SALVATORE VITALE, L’estetica dell’architettura.
Ecco un libro che bisogna conoscere. In un breve volumetto del Laterza
il Vitale riassume nei primi capitoli le nuove tendente filosofiche,
asserendo che l’estetica è destinata a prendere nella filosofia
moderna quel posto stesso che nella filosofia medioevale aveva la teologia;
e poichè l’epoca moderna è dominata, nel campo dell’estetica,
da una concezione prevalentemente musicale, dà, come già
disse il Sorel, alla musica il posto medesimo che si dà alla
scultura nella storia del pensiero greco.
“Ma non è solo l’arte, è la vita stessa dell’epoca
moderna che è dominata da questa sensibilità musicale.
Vivere nel tempo, sommergere la propria personalità nel flusso
continuo della successione, e tentare insieme, di moltiplicare il proprio
io nella molteplicità necessaria degli istanti, tendere al superamento
continuo del presente e cercare nello stesso tempo, di legare questo
presente che ci sfugge, col passato che ci è già sfuggito
e col futuro che tra un istante ci sfuggirà anch’esso,
questo sembra l’ideale ansioso e contradditorio dello spirito
moderno, la sua stessa ragion d’essere. E questo ideale trova
senza dubbio la sua realizzazione più piena è completa
nella musica, la cui essenza è l’essenza stessa del tempo,
che è successione e molteplicità di elementi canori che
si inseguono, ma è anche unità e legame indissolubile,
nella perfezione dell’accordo tra ciò che fu, ciò
che è, e ciò che dovrà essere.... Annullare lo
spazio e la materia, ritrovare le fonti dell’essere nelle profondità
inconscie della vita interiore, raggiungere l’assoluto attraverso
una intuizione immediata e irreversibile, nell’essenza stessa
del tempo e della successione, ecco, dunque, l’ideale di oggi....
ideale che noi possiamo concretare nella nota formula bergsoniana: vivere
nella durata.
Niente, dunque, sembra più lontano dalla mentalità moderna
che una concezione architettonica dell’estetica e della vita....
Il gusto dei moderni è portato ad ammirare più quello
che è ancora in via di formazione che quello che è già
fatto e concluso, più il modello appena sbozzato, il tentativo
tutt’ora informe, l’accenno schematico e indistinto, anzichè
l’opera d’arte compiuta e perfetta.
In quest’ultima la sensibilità moderna soffre di vedere
lo spirito già prigioniero in qualche modo della materia, unito
indissolubilmente con essa, cristallizzato nella forma..”
Queste cose son dette con tanta profondità e con così
elegante nitidezza, che avvincono e persuadono il lettore.
Dopo un esame analitico dello sviluppo delle forme architettoniche attraverso
tutte le civiltà, il Vitale passa all’architettura contemporanea.
Accenna all’influenza dell’arte decorativa nell’architettura,
e ciò conferma ancora una volta la disgregazione spirituale dell’arte
contemporanea, perchè il particolare può prevalere sul
generale, l’accessorio sul principale, il mobile sull’immobile.
Manca un concetto estetico unitario.
Accenna infine ai nuovi sistemi costruttivi, dimostrandosi perfettamente
edotto delle nuovissime tendenze razionalistiche, discutendo i postulati
del Le Corbusier e le opere del Perret.
Il succoso libro si legge tutto di un fiato ed interessa più
assai di un piccante romanzo.
MARCELLO PIACENTINI
SINDACATO NAZIONALE ARCHITETTI
PAGINE DI VITA SINDACALE
BANDO DI CONCORSO per il Cartellone della IV Mostra internazionale
d’Arte Decorativa e Industriale Moderna nella Villa Reale di Monza
Il Direttorio delle Mostre d’arte decorativa e industriale moderna
nella Villa Reale di Monza, bandisce un concorso fra gli artisti italiani
per il cartellone della prossima IV Biennale, che avrà luogo
l’anno prossimo 1929. Il cartellone dovrà avere un chiaro
riferimento alla manifestazione cui è dedicato ed attestare come
anche l’arte del manifesto murale vada da noi affinandosi nel
generale rinnovamento delle arti decorative. Esso sarà composto
con non più di quattro colori, e porterà le seguenti diciture,
che potranno essere liberamente disposte puchè risaltino in modo
evidente:
IV Mostra internazionale d’Arte Decorativa e Industriale Moderna
- Villa Reale di Monza - Maggio - Ottobre 1929 - Riduzioni ferroviarie
Ogni cartellone dovrà essere distinto da un contrassegno (numero
o motto) da ripetersi all’esterno di una busta chiusa, che conterrà
l’indicazione del casato, del nome e del preciso indirizzo del
concorrente. I cartelloni concorrenti dovranno giungere agli uffici
della Mostra alla Villa Reale di Monza non oltre le ore 18 del 15 ottobre
1928 nelle dimensioni di cm. 100x140. Quelli che vi pervenissero oltre
questo limite o in diverso formato, non saranno presi in considerazione.
Il concorso è dotato di un unico premio indivisibile di L 6000
che sarà assegnato a giudizio del Direttorio, il quale si riserva
di trattare per l’eventuale acquisto di altri due bozzetti che
presentassero, dopo quello premiato, particolare interesse.
Il cartellone premiato e gli altri eventualmente acquistati passeranno
in proprietà del Consorzio Milano-Monza-Umanitaria, organizzatore
delle Mostre, il quale, d’accordo col Direttorio, si riserva di
utilizzarli nelle circostanze e nei modi che ritenesse più acconci
ai fini della propaganda della Mostra, o anche di non utilizzarli affatto.
Gli autori dei cartelloni prescelti saranno tenuti, dietro richiesta
della Direzione del Consorzio, a fornite le varie diciture per le edizioni
in lingua straniera del cartellone o a modificarne le diciture originali
quando i soggetti dovessero essere impiegati altrimenti che come manifesto
réclame.
Dopo il giudizio del Direttorio, che sarà comunicato per mezzo
della stampa, i bozzetti non premiati e non acquistati rimarranno a
disposizione dei concorrenti, che potranno ritirarli alla Villa Reale
di Monza o chiederne la restituzione che sarà effettuata in assegno.
I bozzetti non ritirati o non richiesti entro tre mesi dal giorno della
premiazione, saranno distrutti con le relative buste.
IL PRESIDENTE: E. BELLONI
Il Direttorio: ARCH. ALBERTO ALPAGO-NOVELLO - ARCH. GIO PONTI - MARIO
SIRONI
Il Direttore del C.M.M.U. e Segretario del Direttorio CARLO A. FELICE
A PROPOSTO DEL CONCORSO PER IL PALAZZO DELLE POSTE E TELEGRAFI IN NAPOLI
(vedi fascicolo Giugno u. s.)
Comunichiamo le seguenti risposte diramate dalla Segreteria della Commissione
addetta, a domande rivolte da alcuni concorrenti a chiarimento del testo
del bando:
1° - Gli angoli indicati nella planimetria sono in gradi centesimali.
2° - Nel muro interno dei loggiati del Chiostro di Monte Oliveto
si possono o no aprire finestre e porte.
3° - La data 28 aprile indicata nel testo del bando di concorso
sta ad indicare soltanto che in detta epoca S. E. il Ministro ha approvato
firmandolo il testo stesso.
4° - I disegni secondo lo spirito dell’art. VIII del testo
del bando dovrebbero essere presentati in originale a penna; ma questa
Segreteria, per quel che riguarda i disegni delle piante - ad evitare
ai concorrenti una inutile fatica e perdita di tempo - ritiene sia possibile
presentare, in luogo dei disegni originali, copie a secco - campendo
in nero però le parti di muro sezionate direttamente sulle copie
che vengono presentate all’esame della Commissione.
5° - Le parti di muro sezionate vanno campite (completamente riempite)
in inchiostro nero.
6° - La parte campita in rosso nella planimetria è destinata
tutta all’edificio, quindi in essa non debbono essere compresi
i marciapiedi.
7° - La indicazione delle unità è relativa al solo
locale esclusi il lavabo e la latrina annessa.
8° - Le cinque stanze per gli apparati telegrafici possono essere
riunite in un solo locale.
9° - L’ordine dei locali indicati nella colonna “indicazione
grafica dei locali” può essere diverso da quello che risulta
dalla successione dei rettangoli disegnati nell’allegato N. 2.
10° - I porticati del chiostro non possono essere utilizzati come
corridoi, dovendo risultare riaperti nei lavori di ripristino.
11° - La linea perimetrale può essere modificata dal concorrente
senza però invadere le strade e le piazze.
Sull’area delle piazze possono essere previste gradinate sporgenti
dal perimetro indicato a condizione però che con intralcino il
traffico sia dei pedoni sia dei veicoli.
12° - Nello zoccolo del Chiostro grande possono essere aperti e
passaggi e finestre e porte.
13° - Circa la quota da darsi ai cortili, ove saranno ricavati piani
caricatori, è lasciato libero il concorrente di fare come meglio
gli conviene. Nessuna soluzione, anche richieda uso di mezzi meccanici
per il sollevamento della corrispondenza, può essere a priori
accettata o scartata.
14° - Le sale per gli apparati telegrafici potranno o no essere
disimpegnate da un corridoio parallelo al loro asse maggiore, ma potranno
essere anche disimpegnate ricorrendo a sistemazioni molto diverse dal
corridoio parallelo all’asse maggiore di esse sole.
15° - L’esposizione dei progetti avverrà dopo avvenuto
il verdetto di secondo grado.
16° - Non sarà concessa alcuna proroga alla data fissato
per la gara di primo grado.
17° - I multipli dell’area unitaria dei locali vanno considerati
solo come valore della superficie senza alcun limite alle dimensioni
dei lati di essi locali.
18° - Il prospetto principale è quello che il concorrente
ritiene - data la disposizione che egli darà alla pianta.
19° - Per il soggetto delle due prospettive il concorrente è
lasciato libero.
20° - Per gli apparati telegrafici Morse la dizione dell’allegato
secondo - quadro dei locali e della loro reciproca ubicazione - deve
essere interpretata: 10 tavoli quadrupli Morse.
21° - Gli edifici pubblici monumentali non sono vincolati ai regolamenti
edilizi: l’architetto resta vincolato però a tutte quelle
norme di igiene di carattere generale che debbono essere applicate onde
l’edificio riesca abitabile - dal punto di vista igienico - in
ogni parte.
22° - I fattorini telegrafici debbono generalmente, e ove sia possibile,
avere una scala indipendente per loro.
23° - Il loggiato A.B. ho potuto graficamente indicarlo solo in
base ad un appunto preso da me in un primo sopraluogo eseguito a Napoli,
non avendomi la Sovraintendenza per l’Arte Medioevale e Moderna
della Campania forniti gli elementi grafici necessari a chiaramente
definire questa opera notevole e caratteristica.
In ogni modo la fotografia fornita dalla Sovraintendenza e il disegno
schematico relativi al solo loggiato inferiore di esso monumento sono
elementi più che sufficienti per quanto si richiede per la gara
di primo grado.
Le fabbriche laterali sono soppresse. Bisognerà che l’architetto
studi anche l’incastonatura di questo gioiello antico nella sua
opera moderna.
24° - I loggiati, si ripete, (sia di queste triplici arcate tre
volte sovrapposte, sia del grande chiostro) liberati di ogni soprastruttura
e ritornati alla loro forma primitiva, possono essere nel muro interni
ciechi. Ma si possono in questo muro di fondo aprire vani: finestre
o porte.
25° - Per i loggiati del grande chiostro, dovendo questo chiostro
essere sistemato a piazza - vedi precedente circolare - possono avere
quella destinazione che il concorrente riterrà più opportuna,
tenendo ben presente sia salvaguardata la sicurezza degli impianti postali
e telegrafici del nuovo edificio.
26° - Quanto è espresso nell’art. VIII deve considerarsi
nel senso estensivo, cioè per ambedue i gradi del concorso.
Firmato: A. MAZZONI.
IL R. DECRETO - 7 GIUGNO 1928 - N. 1431 sulle “Prescrizioni per
l’accettazione degli agglomeramenti idraulici e per l’esecuzione
delle opere in conglomerato Cementizio”
Il n. 156 della Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia in data
6 luglio 1928-VI contiene l’importantissimo decreto legge riguardante
l’essenziale argomento. Tale decreto abroga l’altro in data
4 settembre 1927 e fornisce ex novo una serie completa di norme e prescrizioni
sull’accettazione degli agglomerati idraulici e sull’esecuzione
delle opere in conglomerato cementizio.
Tali prescrizioni sono suddivise in due parti. La parte prima considera
le prescrizioni normali per gli agglomerati idraulici suddividendole
in tre capitoli.
Il primo capitolo considera i Metodi di prova che vanno suddivisi in
due categorie:
a) Prove normali (finezza di macinazione, peso specifico, pasta normale,
prove di presa, sabbia normale e malta normale, prove di resistenza
a tensione per agglomerati a lenta od a rapida presa, prove di resistenza
a pressione per agglomerati a lenta od a rapida presa, prove di indeformabilità
per il cemento a lenta presa).
b) Prove complementari (prove di resistenza a tensione ed a pressione
su pasta normale confezionata con cemento a lenta presa, prove di resistenza
a flessione su pasta normale confezionata con cemento a lenta presa,
prove di indeformabilità delle calci idrauliche od eminentemente
idrauliche, prove di resistenza a sforzo tagliente, di aderenza, di
permeabilità e porosità, ecc.).
Il secondo capitolo considera i Requisiti e le condizioni di accettazione.
Il terzo capitolo determina Norme sulla sorveglianza e sulla fabbricazione
dei cementi.
La seconda parte del decreto-legge contiene le Prescrizioni per le costruzioni
in conglomerato cementizio semplice od armato suddividendole in vari
paragrafi.
Il primo paragrafo (importantissimo e che viene riportato integralmente
più sotto alla lettera A), contiene prescrizioni generali circa
il progetto delle opere, le condizioni dei lavori e le responsabilità
giuridiche inerenti alle opere in oggetto, il secondo considera la qualità
dei materiali, il terzo i carichi di sicurezza, il quarto dà
norme pei calcoli statici, il quinto riguarda le deformazioni, il sesto
prescrive le modalità delle costruzioni, il settimo quelle del
collaudo delle opere eseguite.
A) Tale paragrafo, essenziale per la classe degli architetti iscritti
negli albi, giacchè sancisce il loro diritto a progettare e dirigere
lavori in conglomerato cementizio semplice od armato, dice testualmente:
1. - Ogni opera in cui le strutture di conglomerato cementizio semplice
od armato abbiano funzioni essenzialmente statiche e comunque interessino
l’incolumità delle persone dovrà essere costruita
in base ad un progetto esecutivo firmato da un ingegnere o da un architetto
inscritto negli albi e nei limiti delle rispettive attribuzioni ai sensi
della legge sull’esercizio professionale.
Dal progetto dovranno risultare le disposizioni e le dimensioni delle
membrature del conglomerato e del metallo che le arma, le ipotesi di
carico, la natura, la qualità e le resistenze dei materiali,
le modalità della costruzione, del disarmo e del collaudo, comprese
quelle degli eventuali giunti di dilatazione; nonchè i relativi
calcoli statici giustificativi.
2. - Le qualità e proprietà dei materiali da impiegarsi
nella esecuzione di ogni opera saranno comprovate durante il corso dei
lavori da certificati rilasciati da laboratori ufficiali.
3. - L’esecuzione delle opere in conglomerato cementizio deve
essere diretta da un ingegnere e da un architetto e deve essere affidata
soltanto a costruttori i quali comprovino mediante appositi certificati
la loro idoneità in questo particolare genere di costruzione.
Da tali certificati deve risultare che essi hanno eseguito o diretto
in modo pienamente favorevole lavori del genere e dell’importanza
di quello appaltato.
I costruttori, pei quali risultino speciali idoneità e buoni
risultati da opere importanti precedentemente costruite, potranno, mediante
domanda corredata dai certificati di cui sopra, essere inscritti in
apposito elenco presso il Consiglio provinciale dell’economia
nazionale. Questo potrà rilasciare semplice attestato di specializzazione
il quale, agli effetti di quanto è stabilito nel comma precedente,
dovrà essere ritenuto sufficiente in luogo dei certificati di
cui sopra sempre obbligatori per ditte di non notoria specializzazione.
4. - Il prefetto, salvo delega ai Comuni, i quali debbono provvedere
a mezzo dei propri uffici tecnici, riceverà e conserverà
i progetti ed ogni documento allegato ed aggiuntivo, che siano relativi
alle costruzioni che interessino la incolumità pubblica e dove
entri conglomerato cementizio armato.
A tale scopo prima dell’inizio dell’opera il committente
avrà l’obbligo di darne comunicazione alla Prefettura unendo
alla domanda il progetto in doppio esemplare con la firma sua e del
progettista, che assumerà interamente la responsabilità
civile e penale del progetto.
Tale deposito non esonera nè il progettista nè il direttore
dei lavori nè il costruttore dalle rispettive responsabilità.
Di quanto sarà da costruire in conglomerato dovranno dal progetto
risultare disegni costruttivi e calcoli.
Di detti esemplari uno, munito di bollo della Prefettura, verrà
subito restituito al committente per essere conservato in cantiere a
disposizione dell’autorità. Il committente deve inoltre
comunicare al Prefetto il nome del direttore dei lavori e quello dell’appaltatore
avvertendo altresì immediatamente delle eventuali sostituzioni.
La direzione dei lavori sarà obbligata ad informare in modo analogo
il Prefetto di tutte le variazioni od aggiunte che possano essere, durante
lo svolgimento dei lavori, eventualmente portate fornendo i disegni
e i calcoli di ogni particolare tecnico e costruttivo, che in fatto
di conglomerati risulterà variato od aggiunto al progetto, ciò
avanti che detto particolare venga iniziato. Dovrà essere altresì
comunicata la data del relativo inizio.
Il prefetto, quando lo ritenga opportuno, ordinerà ispezioni
sulle costruzioni, affidandole ad uffici tecnici municipali o ad ingegneri
di riconosciuta competenza in materia.
Qualora la costruzione non corrisponda alle prescrizioni del presente
decreto, il prefetto ordinerà la sospensione dei lavori ed affiderà
al personale sopra indicato una inchiesta per i provvedimenti del caso.
Agli ingegneri incaricati delle ispezioni vengono corrisposti assegni
in conformità della tariffa professionale sancita dal Sindacato
fascista ingegneri.
Al termine dei lavori il committente deve presentare in Prefettura il
certificato di collaudo eseguito sempre da un ingegnere di riconosciuta
competenza, prima di ottenere la licenza di uso della costruzione.
Dal controllo prefettizio sono esentate le opere eseguite per conto
o sotto la diretta sorveglianza dello Stato.
Da tale controllo sono pure esentate le costruzioni nelle quali il conglomerato
cementizio armato non ha funzioni essenzialmente statiche.
IL R. DECRETO, 31 MAGGIO 1928 N. 1317, sulla “Modificazione della
Circoscrizione, da provinciale a regionale, dei Sindacati degli autori
e scrittori, delle belle arti, dei musicisti, dei dottori in scienze
economiche e commerciali e dottori in scienze sociali, dei ragionieri,
degli architetti e dei chimici laureati.
Il n. 155 della Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia, in data
5 luglio 1928 - VI; riporta tale R. Decreto, secondo il quale, dato
il piccolo numero degli iscritti nei centri minori, il Sindacato degli
architetti, anagolmente agli altri citati sopra, deve essere d’ora
innanzi costituito da circoscrizioni regionali e non provinciali.
Tale decreto fissa anche lo schema di statuto tipo per le circoscrizioni
Regionali, che riportiamo integralmente:
Statuto-tipo del Sindacato regionale fascista
per gli esercenti una libera attività o per i professionisti
od artisti.
Art. 1. - Con la denominazione del Sindacato regionale fascista . .
. . . è costituita nella regione di . . . . . una Associazione
che riunisce sotto il simbolo del Littorio i cittadini di ambo i sessi
che esercitano l’attività per la quale il Sindacato è
costituito.
La sede è fissata in . . . . .
Art. 2. - L’adesione al Sindacato regionale fascista . . . .
. impegna ad aderire alla Confederazione nazionale dei Sindacati fascisti
ed agli organismi che la compongono.
Art. 3. - La costituzione del Sindacato regionale fascista . . . .
. per essere ritenuta valida deve essere fatta in base ai seguenti criteri:
a) il Sindacato deve essere composto di persone esercitanti la stessa
attività;
b) la forza minima sufficiente a dar vita al Sindacato non deve essere
inferiore al numero di 20 aderenti che abbiano compiuto almeno il 18°
anno di età;
c) tutti coloro, di ambo i sessi, che esercitano la stessa attività
hanno diritto di entrare nel Sindacato purchè non siano iscritti
ad altre organizzazioni consimili e diano prova sicura di attaccamento
ai principi della Confederazione nazionale dei Sindacati fascisti;
d) coloro che intendono iscriversi al Sindacato devono far domanda individuale
per iscritto al Consiglio del Sindacato;
e) il Consiglio del Sindacato è responsabile della accettazione
dei soci e sarà oggetto a severe sanzioni disciplinari se non
si atterrà alla disposizione suddetta;
f) il Consiglio del Sindacato deve procedere periodicamente ad una revisione
degli elenchi dei soci secondo i criteri che verranno impartiti dall’Ufficio
provinciale della Confederazione nazionale dei Sindacati fascisti: contro
le denegate ammissioni e le espulsioni è ammesso ricorso a termini
di legge;
g) l’attività del Sindacato non deve oltrepassare la sfera
degli interessi della categoria e deve svolgersi entro la giurisdizione
del Sindacato stesso;
h) il Sindacato deve essere diretto da un Consiglio composto di elementi
scelti tra i soci del Sindacato stesso; il Consiglio per la esplicazione
del suo mandato deve proporre all’assemblea la nomina di un segretario
che deve essere ratificata dal Segretario dell’Ufficio provinciale
della Confederazione nazionale dei Sindacati fascisti.
Art. 4. - Il Sindacato regionale fascista . . . . . aderisce alla Confederazione
nazionale dei Sindacati fascisti, ne accetta lo statuto e si sottopone
a tutte le norme, disposizioni e deliberazioni della stessa, nonchè
degli organismi che la compongono.
Riconosce nell’Ufficio provinciale della Confederazione nazionale
Sindacati fascisti della città capoluogo della regione, l’organismo
che esercita nella provincia i poteri della Confederazione secondo lo
statuto e le disposizioni dalla stessa emanate.
Art. 5. - Il Sindacato regionale fascista . . . . . si propone:
a) di utilizzare nel miglior modo l’attività dei propri
associati e quindi di procurare lavoro ai disoccupati, considerando
la disoccupazione come un problema da risolversi coi mezzi tecnici e
con l’emigrazione organizzata e protetta;
b) di assicurare ai soci la difesa e la valorizzazione della loro attività;
c) di assistere i soci nelle vertenze che sorgessero nell’esplicazione
della loro attività e che, a giudizio degli organi sindacali,
rispondano a ragione di giustizia;
d) di promuovere lo sviluppo ed assecondare l’applicazione delle
leggi sul lavoro e sulla previdenza;
e) di diffondere tra i soci la cultura tecnica generale, mediante conferenze,
esposizioni, ecc.
Le funzioni di cui ai commi a), c), d) sono coordinate con le funzioni
del Patronato nazionale; quelle del comma e) con le funzioni dell’Opera
nazionale Dopolavoro.
Art. 6. - Il Sindacato regionale fascista . . . . . riconosce soltanto
le condizioni stabilite dai propri organismi sindacali. Per tutte le
questioni, prima di iniziare la trattazione, dovrà essere ottenuto
il nulla osta delle superiori organizzazioni e si dovranno avere da
esse indicazioni e direttive.
Art. 7. - Le funzioni specifiche del Sindacato regionale sono:
a) propaganda dei principî fondamentali del sindacalismo fascista;
b) soluzione delle vertenze che eventualmente sorgessero fra i soci
e fra i diversi organismi aderenti.
ORGANI DEL SINDACATO.
Art. 8. - Sono organi del Sindacato provinciale:
a) il Congresso regionale;
b) il Direttorio;
c) la Segreteria.
Il Congresso.
Art. 9. - Il Congresso è costituito dagli iscritti al Sindacato
regionale.
Partecipano di diritto al Congresso il segretario, i membri del Direttorio
ed i rappresentanti di tutti gli altri organismi locali e nazionali
dai quali il Sindacato dipende.
Il Congresso sarà di regola convocato ogni due anni; tuttavia
potrà essere convocato anche prima di questo termine, quando
il Direttorio lo ritenga necessario.
La convocazione del Congresso deve ottenere il nulla osta, oltre che
dal capo dell’Ufficio provinciale della Confederazione nazionale
dei Sindacati fascisti del capoluogo della regione, anche dal presidente
della Federazione nazionale sindacale fascista interessata.
Le votazioni per appello nominale dovranno essere richieste da almeno
un terzo dei congressisti.
Non avranno diritto di intervenire al Congresso gli iscritti che non
fossero in regola con l’Amministrazione per i contributi previsti
dagli articoli 23 e 25 dello statuto della Confederazione nazionale
dei Sindacati fascisti.
Art. 10. - Il Congresso viene convocato per i seguenti scopi:
a) l’esame delle direttive da seguirsi secondo le deliberazioni
e le disposizioni emanate dalla Confederazione e dagli organismi dai
quali il Sindacato regionale dipende;
b) le deliberazioni sulle questioni di maggiore importanza riguardanti
problemi interessanti la propria categoria;
c) la designazione del segretario e del Consiglio direttivo;
d) l’approvazione dei resoconti morali e finanziari e la nomina
di un Collegio di revisori composto di cinque persone.
Il segretario.
Art. 11. - La nomina del segretario è sottoposta, dal segretario
dell’ufficio provinciale della Confederazione nazionale dei Sindacati
fascisti della città capoluogo della regione, alla ratifica del
Presidente della Federazione nazionale dalla quale il Sindacato dipende.
Il segretario del Sindacato dura in carica due anni, e può essere
nuovamente designato.
Art. 12. - Il segretario del Sindacato, in accordo col segretario dell’Ufficio
provinciale della Confederazione nazionale dei Sindacati fascisti di
cui sopra, provvede ad assicurare il normale funzionamento della organizzazione
secondo le disposizioni degli statuti, le deliberazioni dei congressi
e gli ordini delle gerarchie superiori.
Tutte le decisioni da esso prese debbono essere ratificate dal Direttorio
e comunicate al segretario dell’Ufficio provinciale della Confederazione
nazionale dei Sindacati fascisti della città capoluogo della
regione.
Il Direttorio.
Art. 13. - Il Direttorio è composto dal segretario e da 5 a
7 membri eletti dal Congresso regionale.
Art. 14. - Il Direttorio ha il còmpito:
a) di dare esecuzione alle deliberazioni del Congresso ed alle disposizioni
emanate dagli organismi superiori;
b) di curare l’attuazione del programma contenuto nel presente
statuto;
c) di curare la propaganda sui problemi tecnici e culturali interessanti
l’attività degli associati;
d) di controllare l’amministrazione;
e) di convocare in accordo con la Segreteria il Congresso secondo le
norme stabilite dal presente statuto.
Art. 15. - Il Direttorio si radunerà almeno una volta al mese
ed ogni qualvolta il segretario lo ritenga necessario.
L’Amministrazione.
Art. 16. - La responsabilità dell’amministrazione è
del Direttorio.
Ad esso spetta di fissare le norme per la stessa in armonia con le disposizioni
emanate dagli organismi superiori e sotto la vigilanza del segretario
dell’ufficio provinciale della città capoluogo della regione.
Contributi.
Art. 17. - Il Sindacato regionale fascista . . . . . trae i suoi mezzi
di esistenza dal contributo finanziario fissato dalla legge.
I soci all’atto della loro ammissione nei Sindacati dovranno pagare
immediatamente il distintivo e la tessera secondo le disposizioni di
cui all’art. 23 dello statuto confederale. Il segretario del Sindacato
all’atto di ritirare le tessere per distribuirle ai soci dovrà
pagare l’importo totale.
Art. 18. Soltanto all’Amministrazione confederale spetta la stampa
delle tessere che dovranno essere di un tipo unico per tutto il territorio
dello Stato Italiano.
Art. 19. - Altri contributi finanziari per il funzionamento di istituzioni
di previdenza e di assistenza tra i soci possono essere stabiliti con
le norme fissate dall’art. 25 dello statuto della Confederazione
nazionale dei Sindacati fascisti.
Art. 20. - Il giornale ufficiale dei Sindacato è il Lavoro d’Italia.
Il Sindacato ha l’obbligo dell’abbonamento il cui importo
deve essere inviato all’amministrazione del giornale entro il
gennaio di ogni anno.