FASCICOLO XII - AGOSTO 1928
ROBERTO PANE : Tipi di architettura rustica in Napoli e nei campi Flegrei, con 15 illustrazioni

TIPI DI ARCHITETTURA RUSTICA IN NAPOLI E NEI CAMPI FLEGREI

Numerose illustrazioni hanno reso, ormai, abbastanza noti gli aspetti generali dell’architettura rustica napoletana, ma molto ancora si potrebbe fare cercando di individuarne i caratteri regionali per i quali ad esempio, le case rurali di Capua o Caserta appaiono cosi diverse da quelle della costa flegrea o delle isole.
Tutti sanno che l’architettura rustica napoletana trae il suo principale elemento caratteristico dall’applicazione costante dell’arco e della volta. Ma per rendersi conto ancora più particolarmente della sua singolarità, occorre notare come, in quelle fabbriche, sia completa l’assenza del ferro e del mattone usati come elementi strutturali. Negli esempi più tipici di queste case, anche i particolari di costruzione per i quali appare oggi indispensabile l’uso di materiale metallico (gronde, balaustre ecc.) sono eseguiti in muratura in modo da creare quella piccola varietà chiaroscurale che interviene, opportunamente, ad alleviare il senso della massa. È quasi superfluo osservare che questa uniformità nell’uso dell’elemento murario era suggerita dalla opportunità di eliminare quei materiali da costruzione che, almeno in altri tempi, riusciva troppo costoso e difficile di avere sul posto chiedendoli all’industria cittadina. Dico in altri tempi perchè, già in questi ultimi anni, si sono costruite, in pittoreschi borghi rurali, delle case con solai metallici e balconi, sorretti da mensole in ferro, che non hanno, purtroppo, nulla di comune con le precedenti, senza che, d’altra parte, in questi nuovi mezzi sia ricercato un senso di bellezza. Questo è dovuto, come per tante altre forme di arte minore, alla maggior facilità di ottenere materiali metallici forniti dall’industria, e qualche volta, è dovuta anche al desiderio di avere in campagna una casa di tipo borghese, perchè il provinciale, com’è naturale, è l’ultimo a sentire la bellezza della sua casa tradizionale.
Ora, di fronte alle ricerche della casa rustica napoletana compiute da molti architetti, noi sentiamo il bisogno di domandarci quale contributo di ispirazione esse possano portare nel campo della nostra attività artistica; quali elementi sia possibile assimilare da esse per le nostre fabbriche attuali di carattere più o meno affine. Certo che il rifare la casa rustica riproducendone gli archi e le volte e persino la piacevole grossolanità, nell’andamento dei suoi singoli particolari, deve necessariamente apparire come un assurdo ed artificioso ritorno e non come un logico indirizzo suggerito dalle sane esigenze della vita. La pittoresca asimmetria con cui sono distribuite le masse, in quelle fabbriche rustiche, è dovuta alle ragioni puramente accidentali di tempo e di spazio che non possono ne debbono essere imitate in un programma prestabilito. D’altra parte una rustica semplicità, ad imitazione di quella suddetta, quando una vita assai più complessa c’impone materiali e sviluppi diversi, rischia di divenire artificiosa e falsa quasi quanto le ville romantiche con le torri merlate a base di falsa pietra e decorazioni di stucco.
È da riconoscersi, in altri termini, nelle imitazioni dell’architettura rustica una certa retorica dell’ingenuità e dell’innocenza (parallela ad altre forme simili nel campo delle arti figurative) la quale può apparire tanto più ridicola in quanto viene praticata da uomini che, per la loro necessaria esperienza, più non possono nè debbono essere innocenti e ingenui.
Del resto qualsiasi imitazione, intesa veramente come tale, è condannabile tanto se si tratta dell’ordine dorico di un tempio quanto di una casa rustica.
Quello che invece appare degno di essere ricercato è lo spirito, con cui, anche la più umile opera d’arte è stata concepita, in modo da assimilare quel senso astratto di valori chiaroscurali che nasce dai rapporti d’insieme e non dai particolari isolatamente intesi. Così anche l’architettura rustica ci può essere utile se in essa consideriamo la spontanea bellezza che nasce dall’applicazione sincera dell’arco e della volta senza alcuna sovrapposizione decorativa; l’espressione di questa schietta necessità rivelata direttamente, senza compromessi, ci può indurre a ricercare, con simile stato d’animo, gli effetti che possono ricavarsi con i nostri mezzi, inevitabilmente diversi da quelli di una volta.
Inoltre, se si considera che una parte della moderna architettura straniera, da noi molto spesso apprezzata, deriva, in forme più o meno evidenti, dalla nostra architettura rustica, appare legittimo, da parte nostra, il desiderio di ricercare le nostre fonti sul nostro suolo, direttamente e non attraverso le elaborazioni d’oltralpe.

L’isola di Capri ha dato, com’è noto, il suo nome a questa tipica forma di architettura popolare, ma non per questo conviene ritenere che a Capri si trovino gli esempi più singolari di simili costruzioni. Si potrebbe affermare che ve ne siano anzi, a Capri, meno che altrove.
Regioni quasi sconosciute al turismo, come i dintorni di Capua, di Caserta, specialmente tra Caserta e Benevento, una buona parte della penisola sorrentina e dei campi flegrei, offrono insiemi di così inaspettata audacia e grandiosità da far sorgere il pensiero che la moderna architettura d’avanguardia e persino la scenografia cubista, oggi tanto in voga, non abbiano prodotto nulla di più singolare. Paragonate alle case di Procida, le pretese novità di Le Corbusier diventano una timida esercitazione di volumi, specialmente se si pensa alle messianiche parole da cui queste sono accompagnate.
Ma prima di accennare alla architettura paesana di Procida e dei campi flegrei, consideriamo alcuni tipici esempi di rustico nelle fabbriche civili e monumentali di Napoli.
Tra queste, una casa al Petraio con i suoi terrazzi successivi adorni di verde, offre lo spunto di una soluzione che, anche applicata ad organismi più vasti, avrebbe potuto dare un ottimo risultato, specialmente per fabbricati che, come quelli della collina del Vomero, si sviluppano su forti dislivelli.
Anche dal punto di vista pratico, l’interrompere l’alzato di una casa in collina con piani opportunamente rientranti, se avrebbe richiesto una maggiore occupazione di suolo avrebbe in compenso attribuito un valore maggiore agli appartamenti, specialmente in una zona che, per la sua eccezionale bellezza, consentiva la costruzione di case non del tutto economiche. Purtroppo siamo costretti a dire che questo si sarebbe potuto fare, perchè, quasi tutte le aree fabbricabili, sono già state sfruttate mediante costruzioni in dislivello che si elevano, spesso, oltre i 25 metri, offrendo dal basso, col loro uniforme sviluppo parallelepipedo, un insieme di una rara bruttezza e volgarità. Anche chi è dotato della più modesta sensibilità artistica, osservando la collina del Vomero da un qualunque punto di Napoli, non può non soffrire per il completo disprezzo di ogni senso di bellezza e di armonica opportunità che rivelano quei fabbricati. Del resto, non soltanto in collina, ma quasi ad ogni passo Napoli offre lo spettacolo di una magnifica natura oltraggiata dagli uomini.
Un altro edificio, di schietto carattere rustico, e che costituisce la gemma del paesaggio di Napoli è il collegio militare dell’Annunziatella. Tre ordini di arcate in forte risalto sul corpo dell’edificio e sostenute da pilastri rastremati offrono un unico e prezioso esempio in grandi proporzioni di questa architettura, in cui l’arco si presenta quasi sempre applicato in piccoli corpi di fabbrica. Ma, oltre che nell’Annunziatella, elementi di architettura rustica si ritrovano a Napoli anche in opere di carattere monumentale e specialmente nelle chiese.
Ve ne sono infatti di quelle in cui la copertura delle navate mediante volta a botte è nettamente annunziata all’esterno spesso senza nemmeno essere accompagnata da qualche sovrapposto motivo chiaroscurale.
Queste volte sono eseguite in tufo non consentendo il grande spazio coperto la fabbrica leggiera del battuto di lapillo e pozzolana, così frequente nelle case capresi. È curioso osservare che la stessa costruzione di volte reali e quindi la stessa sagoma, presentano, in piccolo, moltissime case rurali presso Napoli, e specialmente tra Caserta e Benevento. Ma di questi altri esempi, per il loro particolare interesse, ci riserviamo di occuparci in una prossima illustrazione. Con i suddetti caratteri, la chiesa della Pietra Santa offre il singolare contrapposto di una consueta facciata barocca con un piano rustico sormontato da volta a botte. Così anche la cupola poggia su un tamburo cubico senza alcuna decorazione. Strano contrasto tra architettura sincera ed insincera nello stesso edificio. Del resto il barocco, con la sua grazia chiaroscurale, si unisce felicemente a questi semplici volumi rustici; riesce, anzi, curioso osservare gli aspetti del barocco nelle sue applicazioni popolari e paesane per un certo senso caricaturale, se non addirittura umoristico, con cui gli ordini classici e tutta la varia suppellettile decorativa aderiscono agli schemi della costruzione.
D’altra parte è quasi superfluo constatare che, al nostro gusto moderno, riesce assai più gradito lo schietto elemento rustico non foss’altro che per la sua struttura, così logicamente necessaria, e per il valore di attualità che questo oggi viene ad assumere.
Un’altra chiesa, con caratteri analoghi ai suddetti, è quella di S. Maria Apparente. Anch’essa ha un prospetto barocco di comunissima composizione, mentre la struttura delle coperture, osservata dall’alto, offre uno spettacolo sorprendente per lo schematico contrasto delle masse. Una tozza cupola nera d’asfalto, poggia su un tamburo cubico tra le navate coperte con volta a botte, mentre a tutta la chiesa fanno corona i terrazzi delle case circostanti.
Si potrebbe affermare che in queste chiese l’effetto architettonico, mentre appare quasi convenzionale nella veste decorativa del prospetto, è completo là dove la semplice necessità costruttiva riesce ad esprimersi con immediatezza, senza compromessi.
Esempi, questi, di un’arte ingenua, forse inconsapevole, in pieno contrasto con forme troppo universalmente ripetute.
Un altro elemento rustico napoletano è quello costituito dai balconi in muratura sorretti da archi. Archi di tufo, generalmente ribassati, poggianti su mensole di peperino che costituiscono il sostegno del balcone. Questi archi fortemente aggettanti divengono per il loro chiaroscuro il principale se non unico motivo della facciata. Anche questo elemento rustico potrebbe esser tenuto presente nella composizione di facciata delle case napoletane in cui i balconi troppo uniformemente ripetuti distruggono ogni unità di chiaroscuro.
Ai Campi flegrei (Pozzuoli, Baia, Bacoli) e sopratutto all’isola di Procida, più che un semplice accenno, competerebbe uno studio particolare per la varietà unica di soluzioni che essi presentano.
Chi ha visto la costa procidana, anche passandovi solo davanti in battello, non può dimenticare quelle singolarissime case di pescatori, formanti una parete continua lungo il mare e dipinte a striscie verticali di color giallo, rosa, azzurro o semplicemente bianco.
Non più le sparse casette con solo pianterreno ma, abitazioni più complesse, con bizzarre aperture ad archi o a mezzi archi, con strane scalette rampanti che conducono a terrazzi o a balconi sorretti da mensole.
Anche gl’interni, ricchi di architettoniche sorprese per chi vi accede per la prima volta dalle strade assolate, le tipiche arcate dei cortili e l’ombra dei pergolati, contribuiscono a fare di Procida un vero paradiso, quasi del tutto ignorato, per architetti e pittori.
È questa una architettura che pare sorta spontaneamente dalla terra, come una fíoritura da essa inseparabile. Umile arte, ridiventata anch’essa natura, per la sua perfetta necessità e per la sua aderenza alla vita che le si svolge intorno.

ROBERTO PANE

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