FASCICOLO XI - LUGLIO 1928
G. LOUKOMSKY : Giacomo Quarenghi, con 19 illustrazioni

GIACOMO QUARENGHI

Giacomo Quarenghi è il più noto fra i moltissimi architetti Italiani che lavorarono in Russia(1): egli divenne celebre e fu architetto della Corte Imperiale.
Fu inviato in Russia insieme al Trombara da Reiffenstein (2). Vediamo come; “Catherine II n’avait point renoncé à son plan” dice L. Hautecoeur (3) “des palais à l’antique; elle révait même de multiples constructions: banque, bourse, hòpitaux, théatres”. Ed ancora: “Clérisseau l’avait dégoutée des architects français (4). Elle tourna ses regards vers Rome, l’école des nations, et, en 1779 elle écrivait à Grimm de s’adresser à Reiffenstein pour avoir “deux bons architects italiens de nation et habiles de profession(5).... car tous mes architectes son devenus ou trop vieux ou trop aveugles ou trop lents ou trop paresseux.”
Il 25 agosto ella precisa il suo pensiero “.... j’ai voulu des Italiens parce que nous avons des français qui en savent trop et font de vilaines maisons interieurerment et exterieurment parce qu’ils en savent trop”.
Gli architetti che Reiffenstein mandò nel 1780, “comme un paquet d’outils” furono Giacomo Quarenghi e Trombara.

G. Quarenghi nacque a Bergamo il 3 settembre 1744. Benchè dotato di tatento pel disegno, egli fù distolto dalla vita artistica dai suoi, che volevano farlo avvocato o abate.
Egli fù uomo molto colto, studiò e tradusse autori latini, analizzò i monumenti antichi, di cui parecchi disegnò, specialmente i templi di Pesto ed Agrigento (6).
Finalmente suo padre cedette alle sue insistenze: dopo un soggiorno nello studio di artisti bergamaschi, nel 1763 lo mandò a Roma. Allievo di Raffaello Mengs, Quarenghi si entusiasmò per la pittura antica: dopo la partenza di Mengs per la Spagna, entrò nello studio di Stefano Pozzi: allora conobbe un certo Brena(7) che lo istruì nell’architettura: abbandonati quindi i pennelli, si mise alla scuola di Paolo Posi. Costui era però un manierista: egli allora studiò col francese Decrézet, amico di Winkelmann, ed, in seguito con Nicola Giansimoni, che copiava e misurava i monumenti di Roma.
In quel tempo gli capitarono fra le mani i trattati di Palladio. “Non potresti mai credere” scrive egli al suo amico Marchesi, “l’impressione che mi fece questo libro. Allora mi accorsi ch’io avevo ogni ragione di ritenermi mal diretto”.
Bruciò i suoi disegni e si mise a rilevare i monumenti antichi di Roma e della campagna romana.

Cominciano gl’incarichi. A 25 anni Quarenghi esegue dei casini, dei caminetti, una tomba, per l’Inghilterra; restaura nel 1770 la chiesa di S. Scolastica a Subiaco, lavora in Roma a S.Maria in Campitelli, decora la Sala da Musica in Campidoglio per il Senatore Rezzonico, al quale fornisce anche disegni pel mausoleo di suo zio Clemente XIII, che verrà poi eseguito da Canova. Egli è finalmente conosciuto.
In quel tempo appunto Reiffenstein lo ingaggia al servizio della Russia “con onorificentissime condizioni”.
Dopo una breve visita a Bergamo ed a Venezia, egli parte per Pietroburgo - ove si pone ad un febbrile lavoro. - È assolutamente stupefacente la quantità di opere di cui egli è capace fra gli anni 1780 e 1785, i primi del suo soggiorno, e di cui egli dà notizia al Marchesi in una lettera del 1785 appunto.
Sono costruzioni per l’Imperatrice e per la sua corte, per i favoriti ed i nobili, per i ricchi signori, a Peterhof, a TsarskoèSélo, a Pietrogrado, in provincia: palazzi, ponti, teatri, ospedali, la borsa, la banca, decorazioni d’interni e giardini, ecc. ecc. di cui diamo l’elenco completo in appendice, partendo dalla data del suo arrivo in Russia e tenendo un ordine cronologico.
Egli redige poi una quantità di progetti che non vengono eseguiti, ma che danno testimonianza della sua fantasia e della sua inesauribile facoltà di lavoro.
Durante tutta la fine del secolo XVIII e l’inizio del XIX egli disegna e costruisce senza posa, come pochissimi architetti hanno saputo e potuto fare.

Quali sono i caratteri di questi edifici?
Quarenghi si prende cura di indicarci egli stesso i suoi modelli: “Io ti dirò” scrive egli nella sua lettera a Marchesi “che l’antico è stato la prima base di tutte le mie osservazioni. Quando io credetti avere acquistata una conoscenza sufficente della semplicità e della grandezza dell’antico, io mi posi a studiare le migliori cose dei nostri moderni, e, dopo aver bene esaminato e disegnato il poco che, fra una immensità di fabbriche magnifiche, si trovava a Roma, io feci due viaggi attraverso l’Italia, per vedere, esaminare e misurare sul posto, il meglio di quanto ci hanno lasciato i nostri maestri. Vicenza, Verona, Mantova, Venezia, furono i luoghi ove io mi fermai di più, poichè là sopratutto abbondano le belle fabbriche di Palladio, Giulio Romano, Sammicheli, come a Roma e dintorni quelle di Sangallo, Bramante ed altri”.
Quarenghi studia anche gli architetti suoi contemporanei, specie i Francesi, ed infatti noi vediamo che spesso negli interni li imita; ma egli è italiano, abituato agli appartamenti di lusso dei grandi palazzi. Siccome egli costruisce per alti personaggi, alle piccole camere egli preferisce le gallerie, le sale con colonne “all’italiana”, vestiboli ed anticamere che si succedono, ecc. Dunque a Palladio ed agli antichi, piuttosto che ai suoi contemporanei, egli chiede le sue proporzioni, i suoi ordini, e le sue decorazioni. Del resto i suoi modelli sono sovente anche quelli del suoi coetanei.

Quarenghi non è pertanto un imitatore servile: egli non esita ad introdurre notevoli innovazioni: così a sovrapporre la trabeazione dorica alle colonne ioniche “novità apparente che offende un po’ l’imaginazione dei nostri legislatori d’arte” egli dice “ma che la ragione non saprebbe interdire. D’altronde anche gli antichi l’usarono talvolta e Vitruvio giustifica questa soluzione.” Malgrado i suoi sbandieramenti di libertà, egli non può rinunciare al principio di autorità. Così le opere di Quarenghi ricordano quasi sempre monumenti del passato. Da buon classico, egli ritiene che l’originalità non derivi dalla novità degli elementi, ma dalla loro disposizione.
Più che Giulio Romano e Sammicheli, egli ammira Palladio. Prima di lasciare l’Italia, egli va a dare un’occhiata alle migliori fabbriche che ornano il Veneto, cioè le chiese di Palladio a Venezia, le ville sul Brenta, gli edifici Vicentini. La nobiltà di Palladio lo scuote, ed appena a Pietroburgo, ne imita taluni schemi planimetrici di ville per la sua Banca e più tardi per il palazzo Joussoupoff, per la “datcha” Bezborodko e per l’osservatorio di Poulkovo.
A Palladio sono ispirati i suoi edifici religiosi e teatrali. La Rotonda gli serve da modello all’Oratorio progettato per Tsarskoè-Sélo; il Redentore, San Giorgio Maggiore e San Francesco della Vigna a Venezia gli sono di base per la cappella dei cavalieri di Malta.
Malgrado le differenze, i rapporti fra il teatro dell’Ermitage ed il teatro Olimpico di Vicenza, sono evidenti. Quarenghi però abbandona all’Ermitage, destinato ad un piccolo numero di persone, i palchetti condannati dal Milizia, e non restano che i gradini ricoperti da cuscini, alla maniera degli antichi.
L’influsso dell’arte greco - romana sulle sue opere non è meno sensibile. Il tempio della Sibilla gli ispira il progetto di Osservatorio per Tsarskoè-Sélo, la base della colonna Traiana sopporta la sua colonna rostrale di Rochensolm, etc. Quando Quarenghi deve costruire a Tsarskoè-Sélo dei bagni freddi per i giovani granduchi, egli pretenderà costruire una naumachia alla greca, quando nel giardino di Bezborodko egli dispone l’imitazione di un rudero con le statue decapitate, noi pensiamo senza dubbio a Piranesi, Panini, Hubert Robert, agli schizzi di Clérisseau, ammirati da Quarenghi, ma sopratutto si alza davanti ai nostri occhi l’imagine del Tempio di Venere e Roma.
Quanto al Pantheon, modello dei modelli, lo troviamo ovunque; il suo portico orna le facciate, la sua rotonda serve da vestibolo al palazzo Inglese di Peterhof, da sala italiana al palazzo progettato per Bezborodko, da sala semi-rotonda al palazzo Alessandro a Tsarskoè-Sélo, o semplicemente da Rotonda al palazzo schizzato per Chéremeteff. Quarenghi copre queste rotonde con la cupola ornata da cassettonati, di cui l’occhio centrale permette o dovrebbe permettere alla luce settentrionale di spandersi dall’alto.
L’antico ha la stessa importanza nella decorazione. Consideriamo qualcuna delle sue gallerie, quella di Chéremeteff o il vestibolo della Galleria Francese, (8) la sala del principe Bezborodko, il gabinetto del duca di Serra Capriola,(9) o la sala San Giorgio al palazzo d’Inverno, (10) ecc. ecc.
Le decorazioni sono sempre all’antica: cornucopie, bassorilievi, grifi, l’aquila dei SS. Apostoli. Quarenghi non usa il pompeiano, caro a Cameron, ma sempre attinge ai monumenti Romani: sempre più, nell’avanzare della sua opera, egli sopprime gli elementi inutili e riduce la decorazione: aspira alla semplicità, cerca l’equilibrio delle proporzioni e testimonia del suo gusto per le grandi linee. Gl’incarichi che egli riceve gli permettono di soddisfare questo suo gusto.
Egli preferisce una liscia cornice senza altra decorazione all’infuori dei mutuli - orna i frontoni di bassorilievi alla greca: e la cavalcata scolpita sotto il portico ci avverte che non ignora il fregio del Partenone.
Reimers dice di lui(11) “À un goût pur il joint des connaissances profondes de son Art. Ses ouvrages le placent bien justement à la tête des touts les professeurs d’architecture en Europe. La beauté des ses proportions, la grande, chaste et noble semplicité de son style ne sauraient être trop admirées”.

Quarenghi divenne consigliere di Stato, architetto di S. M. l’Imperatore, abitò un appartamento all’Ermitage come una celebre personalità.
Egli lavorò quarant’anni in Russia, all’Estero non fece quasi nulla: eseguì il suo ultimo lavoro nel 1808, poi, fino alla morte (1817), non eseguì più nulla. Nel 1812 fù incaricato di fare un arco di trionfo a Pietrogrado ed un monumento commemorativo a Mosca, che non furono eseguiti. L’ultimo suo progetto è del 1816 la chiesa Anglicana in Pietrogrado. L’anno dopo Egli moriva.

G. LOUKOMSKY

(1) Ecco il nome di altri architetti-decoratori italiani che lavorarono in Russia durante il secolo XVIII e gli inizi del XIX: Rinaldi, Brena, Gilardi Giovanni e Gilardi Domenico, Lucchini, Trombara, Rossi, Rusca, Scotti, Lamoni ed altri.
(2) Reiffenstein, nato in Prussia, amico di Winkelmann, risiedeva a Roma ed era storico, amatore di antichità. Era stato raccomandato a Caterina II da Schonvalov.
(3) HAUTECOEUR. L’architecture classique a S. Petersbourg à la fin du XVIII siècle. 1912. Paris, Edit. de l’Institut Français à S. P. B.
(4) Ibidem.
(5) Lettere di Caterina la Grande. Ediz. Sbornick, - Opere di Caterina II, volume XVII.
(6) Pubblicazioni sull’opera del Quarenghi:
QUARENGHI GIACOMO. Fabbriche et Disegni di G. Quarenghi architetto di S. M. l’Imperatore di Russia; tomo I, Milano 1821; torno II, Mantova 1844, in folio. - QUARENGHI GIACOMO. Theatre de l’Ermitage de S. M. l’Imperatrice de toutes les Russies, S. Petersbourg, 1787, in folio. - QUARENGHI GIACOMO. Edifices construits à S. Petersbourg d’après les plans du Chevalier de Quarenghi et sous sa direction; tome I, S. Petersbourg, Imprimerie du Senat, 1810. - TASSI. “Gli artisti bergamaschi” Vita di pittori e scultori ed architetti bergamaschi. Bergamo 1797, vol. II in 4.°
(7) L’arch. Brena che lavorò per la corte dell’imperatore Paolo I.
(8) Fabbriche e disegni. I, XXVIII e XXXVI.
(9) PIERLING P. La Russie et le Saint Siège.
(10) Museo de l’Ermitage. Gabinetto dei disegni.
(11) REIMERS. L’Academie des Beaux Arts de S. P., 148.

APPENDICE

ELENCO DELLE OPERE DI G. QUARENGHI IN RUSSIA

Anno 1780 - Chiese e padiglioni nei dintorni di Tsarskoè-Sélo, a Koazmino, al Cimitero di Kazan (St. Lunskaia), a Poulkovo, a Moskovskaia Slavianka, a Fedorovskoè, a Pavlovsk.
Anno 1781-83 - L’ospedale a Pavlovsk - Interni nel Palazzo Reale - Teatro al Parco di Pavlovsk.
Anno 1782 - Palazzo inglese a Peterhof. Bagno freddo a Peterhof (progetto). “Tempio d’Amis” e “Cucina” a Tsarskoè-Sélo. “Cucina” e “Rovina” nel giardino del palazzo Bezborovko. Il campanile della Chiesa a Tsarskoè-Sélo (progetto). Chiosco turco nel giardino di Tsarskoè-Sélo. Tre caminetti nella terza anticamera del palazzo di Tsarskoè-Sélo. Il gabinetto d’argento di Caterina II ed il gabinetto di vetro (progetto). Sala dei concerti ed osservatorio (progetti).
Anno 1783-85 - “Accademia delle Scienze” a lato della “Kounstkamera” all’Ermitage. Teatro dell’Ermitage. “Le loggie di Raffaello” all’Ermitage.
Anno 1785-88 - La Banca di Stato. La nuova Borsa (progetto).
Anno 1791 - I corpi laterali del palazzo di Tsarskoè-Sélo (liceo).
Anno 1792 - “Gran palazzo d’Alessandro” a Tsarskoè-Sélo.
Anno 1794 - Una sala (padiglione) a Tsarskoè-Sélo.
Anno 1796 - Le sale al Palazzo d’Inverno a Pietroburgo (incendiate nel 1837). La casa di Bezborodko. Palazzo del principe Joussoupoff. Case signorili per il principe Gagarine, Branicki; per la contessa Schonvaloff, per il principe Lanskoy (distrutto). La Farmacia centrale. Una sala in casa Chéremeteff. Palazzo Bezborodko a Mosca (progetto). Palazzo Chéremeteff a Mosca (progetto). Villa a Ostankino. Teatro al Palazzo Imperiale.
Anno 1795-97 - Palazzo del conte Zavadorski.
Anno 1804 - Palazzi a Panourovka, a Stolnoie, a Stepanorskoé.
Anno 1800-05 - Progetti per un teatro a Pietroburgo, e vari altri edifici.
Anno 1800-06 - Cappella di Malta. Maneggio di Chevolin de Guarde. Catafalco per Paolo I.
Ospedale Maria a Pietroburgo.
Anno 1806 - Gabinetto di Sua Maestà l’Imperatrice (vicino al palazzo Anitchov). Istituto di Caterina.
Anno 1806-08 - Istituto Smolny.
Anno 1814 - Arco di Narva (in legno) e tribune.
Anno 1815 - La Cattedrale del Redentore per Mosca (progetto).

OPERE DI G. QUARENGHI IN ALTRE NAZIONI

Casino del vescovo Molino a Bergamo. Una villa a Elgammer. Un maneggio a Monaco. Un interno in casa della duchessa di Modena a Vienna. Un progetto di teatro per Bassano. Ed altre cose minori od incerte.

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