FASCICOLO VII - MARZO 1928
Notiziario

CORRIERE ARCHITETTONICO

LA CASA DEL FASCIO IN MILANO
DELL’ARCHITETTO PAOLO MEZZANOTTE

L’Arch. Paolo Mezzanotte si presenta a noi con questa egregia opera, in una forma un po’ diversa del consueto. Il tema attualissimo ha distolto la sua sensibilità dalle forme settecentesche milanesi a cui, spesso, pur con nobiltà, si ispira nei suoi lavori di edilizia. Che la sua fantasia fosse capace di distrarsi dalle reminiscenze ambientali, per assurgere a concezioni più profondamente interiori, lo sapevamo anche prima, e ne ebbimo, fra l’altro, ottima prova alcuni anni or sono, quando, nel concorso per il monumento al Fante sul Sanmichele, seppe insieme all’architetto Griffini ideare un organismo architettonico originale, in cui, più che il divertimento della superficie, contava l’emozione della forma e dei mutui rapporti tra spazi, volumi, piani e linee. Questa più intima armonia, insita nell’essenza delle strutture, e non la bella o graziosa parvenza dei loro termini esteriori, dava a noi il senso del monumento.
Così ora nella Casa del Fascio di Milano, abolito il ben composto stucchetto sulle celate mura, egli scopre pietra e mattone, e ci offre un’architettura cubica e lineare, classica e veramente italiana d’intendimenti, ma fresca e ferma nelle schiette nudità, in cui il gioco delle proporzioni appunto ci dice quello che l’edificio vuol essere. Ci sarà forse qualche dettaglio meno vivo, come ad esempio i trofei che ricordano quelli di certi monumenti dell’epoca Umbertina; ma senza dubbio nella nuova opera c’è sincerità ed ispirazione.
P. M.

NOTE TECNICHE.
Nella redazione ed esecuzione del progetto l’architetto Paolo Mezzanotte fu coadiuvato dal fratello Ing. Vittorio.
La fabbrica sorge su terreno ottenuto dalla demolizione di quattro case, sgomberate recentissimamente, e fu attuata in meno di un anno.
L’area coperta è di 600 mq., la fronte principale è lunga m. 22.50, la struttura murale è in mattoni e solo parzialmente in cemento armato, in corrispondenza al salone del piano terreno. I soffitti sono in ferro e volterrane. La facciata è in travertino di Serra di Rapolano con zoccolo di Ornavasso e nudo mattone chiaro del Vogherese. Il portale è ricoperto di rame sbalzato. Il rivestimento dell’atrio è in pietra verde di Montalto, la scala è in marmo di Istria. Nel piano terreno della fabbrica sono ubicati l’Atrio, il Salone con tribune per conferenze, capace di 1.200 persone, e gli uffici vari. Al primo piano fra gli altri ambienti, si trovano la Sala d’onore e le tribune aggettanti sul salone delle conferenze.

NOTIZIARIO

CONCORSO PER EDICOLE FUNERARIE PEL CIMITERO DEL VERANO IN ROMA.

Quante volte ci accadde, visitando i nostri cimiteri, d’essere offesi dalla grossolanità e dal cattivo gusto con cui sono generalmente concepiti i ricordi marmorei posti a contrassegno delle tombe.
Quale contrasto fra la bella e affettuosa cornice degli alberi e dei fiori e l’aridità dei segni posti dalla mano dell’uomo.
Spesso ci siamo augurati di veder foggiati codesti simboli da artisti, e non da rozza gente di mestiere.
A ciò ha mirato il Governatorato di Roma, bandendo il 12 febbraio 1927 un concorso per edicole funerarie destinate ai campi d’inumazione comuni, ad ottenere cioè dei disegni, la cui esecuzione dovesse essere resa obbllgatoria a chi volesse mettere un ricordo sulle tombe.
Il concorso ebbe un esito felice. La commissione giudicatrice formata dal Duca Caffarelli e dall’Ing. Zevi del Governatorato di Roma, dagli artisti (architetti e scultori) Bazzani, Zocchi, Venturi, De Vico, Prini, Leoni, Vignati e dall’Avv. Bruno, si riunì il 25 maggio 1927 nel chiostro di S. Lorenzo ove erano stati esposti i disegni ed i modelli e scelse 9 tipi di segni funerarî, di cui due dell’Architetto Puppo, uno della Signorina Luzzatto, uno della Signorina Minardi, due dell’Architetto Pastore e tre dell’Architetto La Padula.
Fra questi pubblichiamo alcuni dei più significativi.
P.M.

DUE BASSORILIEVI DI ANTONIO MARAINI NELLA TOMBA DI GIACOMO PUCCINI A TORRE DEL LAGO.

Nella villa di Torre del Lago, ove il Maestro trascorse i giorni più lieti e fecondi della sua vita, la famiglia volle fosse costruita la tomba, su pregevole disegno dell’Arch. Pilotti, intimo del grande artista scomparso.
L’interno della Cappella, quadrata, che ospita, tra le altre opere decorative, pitture e vetrate del De Carolis, è costituito da un motivo di quattro arcate a fondo chiuso, due delle quali, contengono i pannelli in marmo a bassorilievo di Antonio Maraini, che presentiamo ai lettori. I pannelli raffigurano, l’uno la musica che piange l’immatura morte del Maestro, l’altro la musica che canta. Nelle due opere la plastica del Maraini raggiunge una profondità espressiva, una trepida finezza di modellato, una originale bellezza di forme che subito conquidono. Le composizioni sono rigorosamente contenute, ma in esse, l’astrattezza ritmica è ravvivata, forse più che nelle precedenti opere dell’Artista, da un calore umano e da una scioltezza di sensibilità che le rendono in sommo grado vive, palpitanti, emotive. P.M.

CONCORSI

CONCORSO D’ARCHITETTURA
ALLA IXa OLIMPIADE IN AMSTERDAM

Sarà organizzato ad Amsterdam un concorso di opere di architetti viventi, appartenenti alle nazioni invitate ai giuochi della IX Olimpiade.
In questa occasione avrà luogo una esposizione d’arte, possibilmente sul campo dello stadio, dal 17 maggio al 12 agosto 1928.
L’invio delle opere destinate a prendere parte ai concorsi ed alla esposizione, deve essere fatto direttamente dall’artista alla Commissione d’arte, che sarà costituita, in ciascun paese, per cura del Comitato Olimpionico Nazionale. Incombe a queste Commissioni la cura di far fare, da persone competenti, una scelta, in modo che le opere inviate rappresentino degnamente la produzione artistica della nazione di origine.
Non saranno ammessi che i progetti architettonici che siano in relazione coll’esercizio dello sport e quindi stadi, campi sportivi, piste, edifici ad uso di clubs sportivi, darsene per imbarcazioni, velodromi.
Questi progetti debbono essere, dal punto di vista artistico, degni dell’Esposizione alla quale parteciperanno e, non devono essere stati esposti in occasione di precedenti olimpiadi.
Al concorso ed all’esposizione potranno essere ammessi:
a) i disegni geometrici scala minima 1/200 per gli edifici, e 1/500 per i campi sportivi; b) acquarelli; c) bozzetti; d) prospettive; e) fotografie di opere già eseguite.
Una giuria internazionale, la cui composizione sarà pubblicata prossimamente, delibererà nel più breve tempo possibile, dopo l’inizio, ed in ogni caso prima della fine dei giuochi olimpici, circa l’assegnazione dei premi che saranno i seguenti:
1° Medaglia Olimpionica vermeille e diploma - 2° Medaglia Olimpionica d’argento e diploma - 3° Medaglia Olimpionica di bronzo e diploma.
Le decisioni della Giuria saranno comunicate, agli interessati, a cura del Segretario Generale dei Giuochi Olimpionici del 1928:
Comitè Olimpionique Neerlandais (Section Art) 32, Wesperzyde - Amsterdam

Il Comitato Olimpionico Nazionale Italiano C.O.N.I. è posto sotto la Presidenza dell’On. Lando Ferretti ed ha la sua sede in Roma, Palazzo Braschi, presso la Federazione dell’Urbe.
Ad esso dovranno rivolgersi quegli architetti Italiani che intendessero partecipare alla mostra di Amsterdam.
Dato l’alto interesse e la grande importanza internazionale che questa mostra verrà ad avere è da augurarsi che il concorso dell’Italia, sia degno delle sue tradizioni artistiche.
L.L.

CONCORSO NAZIONALE
PER L’ARREDAMENTO DELLA CASA POPOLARE

Ad iniziativa dell’Opera Nazionale Dopolavoro (O.N.D.) e dell’Ente Nazionale per le Piccole Industrie (E.N.A.P.I.) col patrocinio del P.N.F., del Ministero dell’Economia Nazionale e della Confederazione Generale Fascista dell’Industria e con la collaborazione della Confederazione Generale Fascista dell’Artigianato e del Commercio, è indetto il Concorso Nazionale per l’ammobigliamento Economico della Casa.
Il Concorso si propone di incoraggiare la fabbricazione in serie ed in quantità, di mobili per l’ammobigliamento completo di case per operai e di modesti impiegati, rispondenti a criteri di estetica, solidità, praticità e buon gusto, non disgiunti dal modico prezzo.
Per ammobigliamento completo s’intende:
a) Cucina; b) Camera da letto matrimoniale; c) Tinello (camera da pranzo e ritrovo).

L’ammobigliamento di ciascun ambiente deve rispondere alle esigenze di una famiglia di quattro persone e cioè: padre, madre e due figli (per questi ultimi è facoltativo presentare una stanza da letto aggiunta).
Il mobilio minimo per ciascuna stanza dovrà comprendere:
a) Cucina - Una credenza con alzata, e con gli scompartimenti necessari per ripostiglio dei vari generi ed utensili; Una tavola con cassetti; Una sedia tipo.
b) Camera da letto - Un letto a due piazze; Una culla (facoltativa); Un tavolino da notte; Un armadio per abiti e biancheria; Un lavabo con specchio; Una sedia tipo; Un attaccapanni.
c) Tinello (stanza da pranzo e ritrovo) - Una tavola allungabile; Un mobile che possa servire da credenza per vasellame da tavola e posateria ed eventualmente da piccola libreria con alzata o mensole, su cui collocare anche qualche soprammobile; Un divano (facoltativo); Una sedia tipo; Una poltrona tipo.

La camera facoltativa per i figli comprenderà: Un letto; Un lavabo; Un armadio; Un attaccapanni; Una sedia tipo.
Le ditte concorrenti dovranno ispirarsi a caratteri di pura tradizione italiana. - Si terrà conto:
1) del prezzo; 2) della robustezza; 3) della praticità; 4) della lavorazione; 5) dell’estetica.

Le stanze presentate dai concorrenti saranno pubblicamente esposte in Mostre Interregionali che avranno luogo nei mesi di aprile, maggio e giugno 1928, a Milano per la Lombardia, il Piemonte, la Liguria, le Tre Venezie e l’Emilia; Firenze per la Toscana, le Marche, l’Umbria, il Lazio, l’Abruzzo e la Sardegna; Napoli per la Campania, le Puglie, la Basilicata, la Calabria, la Sicilia e le Colonie.
Prima dell’apertura di ogni Mostra Interregionale, una Giuria inappellabile, giudicherà:
1) dell’ammissione alle Mostre delle stanze presentate, escludendone quelle che, per mancanza di praticità, difetto di gusto, deficenza di esecuzione o costo eccessivo, non venissero ritenute accettabili; 2) del merito delle stanze ammesse alla Mostra.
Le stanze premiate verranno poi esposte alla grande Mostra Nazionale dell’Ammobigliamento e dell’Arredamento della Casa Popolare che verrà tenuta in Roma nell’ottobre 1928.
Prima dell’apertura della Mostra Generale di Roma, una Giuria Nazionale inappellabile assegnerà i premi del Concorso Nazionale.
I premi messi a disposizione dei Concorsi interregionali dagli Enti patrocinatori, promotori e collaboratori, consisteranno per i tipi di ambienti presentati risultanti meritevoli (cucina, camera da letto, tinello) in
3 medaglie di primo grado in oro (ex aequo)
3 medaglie di secondo grado in argento (ex aequo)
3 medaglie di terzo grado in bronzo (ex aeqno).
A ciascun concorrente ammesso alla Mostra sarà rilasciato un diploma di distinzione.
Solo i mobili premiati con medaglia di primo grado potranno partecipare alla Mostra Nazionale.
I premi che dallo Stato e dalle Alte Gerarchie verranno messi a disposizione del Comitato Generale organizzatore a favore dei vincitori consisteranno pei tre tipi di stanze presentate risultanti meritevoli, in:
1) Tre coppe ed oggetti d’arte (ex aequo)
2) Tre grandi medaglie d’oro (ex aequo)
3) Tre piccole medaglie d’oro (cx aequo).
Le stanze facoltative per i figli saranno premiate fuori concorso.
L’O.N.D. e l’E.NA.P.I. hanno costituito uno speciale ufficio di Segreteria del Concorso (Mostre interregionali e Mostra Nazionale) avente sede presso la Direzione Centrale dell’O.N.D. in via Lucina N. 17, piano V° (Roma) (Ufficio centrale assistenza) al quale Ufficio dovranno fare capo i concorrenti per tutte le informazioni e pratiche di carattere generale riguardanti l’iscrizione e la partecipazione al concorso.
L. L.

CRONACA DEI MONUMENTI

AQUINO. - Nei pressi di quell’interessantissimo edificio medioevale che è la chiesa, ora semidistrutta, di Santa Maria della Libera in Aquino, ove i resti di grandiose costruzioni romane sono stati utilizzati in rarissimo modo come elementi di costruzione, e dove l’arte bizantineggiante del Mezzogiorno s’incontra con quella forte e rude delle maestranze lombarde, trovasi ancora, in gran parte ben conservato, un arco romano, completo nella parte inferiore, fino ai capitelli corinzi, privo della trabeazione, di cui tuttavia nella vicina chiesa, e forse negli stipiti della porta di questa, può trovarsi qualche frammento.
Costruito in blocchi di pietra calcare, a cui il tempo ha dato una bella colorazione azzurrognola, l’arco si presenta per struttura e per elementi architettonici e decorativi come una mirabile opera appartenente all’inizio del I° secolo della nostra era. Estradossata è l’arcata, prive di malta le sottili commessure, sapientemente collegati i pezzi dei singoli corsi; sobrie le sagome; abile la lavorazione dell’intaglio, specialmente nelle foglie di acanto spinoso che rivestono i capitelli e che richiamano lo stile ellenistico e la fattura di tanti analoghi ornati pompeiani.
La disposizione architettonica, che la pianta e le fotografie unite mettono in evidenza, è veramente singolare. In ciascuno degli angoli si hanno due colonne accoppiate in guisa che ricorda i pilastri polistili delle chiese medioevali, coi capitelli che formano un unico cespo; ma mentre una delle colonne, sul lato minore, sporge dal vivo per un arco molto minore del semicerchio, l’altra adiacente sporge per uno molto maggiore. L’arcata parte da una cornice d’imposta retta da colonnine ioniche, i cui capitelli rispondono al tipo simmetrico che in ognuno dei quattro angoli fa incontrare a 45 gradi le volute e gli abachi.
Eppure quest’opera di così grande importanza, questa magnifica costruzione che cavalca l’antica via Latina e che topograficamente si collega con tanti altri monumenti, quali il cippo, testè ritrovato, della detta via e le mura e la grande porta di Aquinum, è quasi completamente sconosciuta ed inedita. L’unico studio che ne faccia fugace menzione è, che io mi sappia, la recente edizione della “Architecture of ancient Rome” dell’Anderson dovuta all’Ashby.
Ed ancora più sembreranno incredibili le condizioni in cui trovasi il monumento. Esso è stato utilizzato per innestare dentro l’arco una chiusa ed una paratoia per un molino, sicchè ora tutta la zona inferiore è sommersa dalle acque. Sembra anzi che sia relativamente recente il lavoro che ha deviato un prossimo corso d’acqua dal suo letto naturale per immetterlo su di un canale artificiale, avente per solido fondo la via romana e per sbarramento l’arco.
Se v’è dunque un caso in cui un’opera di liberazione d’un monumento s’imponga, è proprio questo. Rinviato il corso d’acqua alla sua sede naturale, riscavato il fondo ora coperto dalla melma, riappariranno i lastroni che costituivano il summum dorsum della strada, si scopriranno le basi delle colonne e forse si ritroveranno importanti resti crollati della trabeazione; e l’arco riprenderà, se non la sua forma completa, le sue proporzioni originarie, ed il bel monumento rivivrà.
G. GIOVANNONI

BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO

RIVISTA “DOMUS” - Direttore Giovanni Ponti - Casa Editrice “Domus” - Milano.

Col mese di Gennaio inizia la sua pubblicazione mensile la Rivista “Domus” che si propone trattare l’Architettura e l’Arredamento dell’Abitazione Moderna in Città e Campagna. Il direttore della Rivista è l’Architetto milanese Giovanni Ponti ed il suo nome dà buon affidamento che la nuova Rivista potrà essere ottima guida per quanti si interessano alle soluzioni dei problemi architettonici e decorativi interni ed esterni della casa attuale, e delle costruzioni o sistemazioni affini, come giardini, parchi, fontane, ecc.
P.M.


SINDACATO NAZIONALE ARCHITETTI

PAGINE DI VITA SINDACALE

Potrà riuscire utile far conoscere ai colleghi il testo del seguente:
Regio decreto legge 5 gennaio 1928, n. 13.

PROROGA DEL TERMINE STABILITO
PER LA PRESENTAZIONE E L’ESAME DELLE DOMANDE PER LA ISCRIZIONE NEGLI ALBI DEGLI INGEGNERI E DEGLI ARCHITETTI

VITTORIO EMANUELE III
PER GRAZIA DI DIO E VOLONTÀ DELLA NAZIONE RE D’ITALIA

Visto il R.decreto legge 8 maggio 1927, n. 826;
Visto l’ art. 3, n. 2, della legge 31 gennaio 1926, n. 100. Ritenuta la necessità urgente ed assoluta di stabilite nuove disposizioni circa i termini per la presentazione e l’esame delle domande per la iscrizione degli albi degli ingegneri e degli architetti;
Sentito il Consiglio dei Ministri;
Sulla proposta del Guardasigilli, Ministro Segretario di Stato per la giustizia e gli affari di culto, di concerto con i Ministri per l’Interno, per la Istruzione Pubblica e per i Lavori Pubblici;
Abbiamo decretato e decretiamo:
Art. 1. - È concesso un nuovo termine fino al 30 aprile 1928, per la presentazione delle domande di iscrizione negli albi degli ingegneri e degli architetti, a norma degli art. 9 e 10 della legge 24 giugno 1923, n. 1395.
Le domande con i documenti prescritti dal regolamento, approvato con R. decreto 23 ottobre 1925, n. 2537, devono essere presentate entro il predetto termine perentorio, direttamente alle Commissioni, di cui ai precitati articoli 9 e 10, aventi sede presso il Ministero della Pubblica Istruzione.
Le domande che siano state presentate anteriormente all’entrata in vigore del presente decreto, conservono la loro efficacia.

Art. 2. - Con decreto del Ministro per la giustizia e gli affari di culto, d’intesa con il Ministero per la pubblica istruzione, può essere prorogato, con decorrenza dal 1 dicembre 1927, il termine stabilito nel R. decreto legge 8 maggio 1927, n. 826, per l’esame delle domande per la iscrizione nell’albo, rimanendo corrispondentemente prorogato il termine, di cui all’art. 70 del regolamento approvato con R. decreto 23 ottobre 1925, n. 2537.
Rimane fermo l’ultimo comma dell’art. 1 del citato R. decreto legge 8 maggio 1927, n.826.

Art. 3. - Il presente decreto entrerà in vigore dal giorno della sua pubblicazione nella gazzetta ufficiale del Regno e sarà presentato al Parlamento per la conversione in legge. Il Ministro proponente è autorizzato alla presentazione del relativo disegno di legge.
Ordiniamo che il presente decreto munito del sigillo dello Stato, sia inserito nella raccolta ufficiale delle leggi e dei decreti del Regno d’Italia mandando a chiunque spetti di osservarlo e di farlo osservare.
Dato a Roma, addì 5 gennaio 1928 anno VI.
VITTORIO EMANUELE
Mussolini, Rocco, Fedele, Giuriati.
Visto il Guardasigilli: Rocco.
Registrato alla Corte dei Conti, addì 24 gennaio 1928 - anno VI.
Atti del Governo, registro 268, foglio 166 - Sirovich

COLLABORAZIONE FASCISTA
DEI SINDACATI DEGLI ARCHITETTI
E DEGLI INGEGNERI

A dirimere gli attriti che avrebbero potuto sorgere tra i due Sindacati in merito alle recenti disposizioni per le costruzioni in cemento armato, e sopratutto per predisporre un testo unico e chiaro di richieste da rivolgere al Ministro dei Lavori Pubblici per la compilazione difinitiva delle disposizioni succitate, il Segretario Generale del Sindacato Ingegneri, On. Galeazzi, con gesto nobile e simpatico, ha voluto convocare presso la Sede del Direttorio Nazionale Ingegneri una Commissione di personalità autorevoli nel campo scientifico e tecnico, nonchè il Presidente della Commissione edilizia di Roma, il Direttore della Scuola Superiore di Architettura, e il Segretario Generale del Sindacato Nazionale Architetti.
Nella importante riunione sono state discusse ed esaminate le norme in vigore e le richieste di modifiche proposte dalle varie organizzazioni interessate, e sono state ad unanimità compilate le proposte da sottoporre al Ministro dei Lavori Pubblici.
Per quanto riguarda la categoria degli Architetti crediamo utile segnalare come sintomatico l’invito del Segretario Generale del Sindacato Ingegneri, a cui da queste colonne il Sindacato Nazionale Architetti rivolge il fervido e cordiale ringraziamento e l’espressione del voto di un sempre più stretto accordo tra le due organizzazioni Sindacali consorelle; accordo che recherà grande vantaggio agli interessi superiori dell’economia e dell’arte Nazionale.

VISITA DEL SINDACATO ARCHITETTI
DI ROMA
AL TEATRO REALE DELL’OPERA

Per gentile concessione del Governatorato di Roma, il Sindacato degli Architetti ha visitato i nuovi lavori di trasformazione del Teatro Costanzi ora divenuto Teatro Reale dell’Opera, secondo il progetto eseguito, com’è noto, dall’Architetto Marcello Piacentini. Parteciparono alla visita numerosissimi artisti romani. Lo stesso Piacentini fu guida preziosa nell’esame particolareggiato dei dettagli dell’egregia sua opera, di cui furono ammirati tutti gli aspetti, tecnici ed artistici. Così apparve veramente singolare la resistente e sottile sensibilità decorativa dall’artista che, pure stretta tra i legami di strutture e proporzioni insostituibili, seppe dare nuovo volto all’interno ed all’esterno dell’edificio, conferendogli un fresco e ricco carattere di modernità contenuto nei limiti sostanziali dello stile in cui esso fu generato. Veramente perfette le innovazioni tecniche apportate al palcoscenico, agli apparati di illuminazione, agli accessi, ai vari ordini di palchi e loggie, agli ambienti riservati agli artisti, alle messe in scena, alle masse d’orchestra e di canto ecc.
Al termine della visita l’Arch. Calza Bini porse all’illustre collega Piacentini a nome di tutti gli intervenuti i più vivi ringraziamenti e le più cordiali congratulazioni per la sua ultima fatica, che sarà, a suo tempo, ampiamente illustrata dalla nostra Rivista.

torna all'indice generale
torna all'indice della rivista
torna al notiziario