CONCORSO PER IL PIANO REGOLATORE
DELLA CITTÀ DI BRESCIA
Il Comune di Brescia, con lodevole iniziativa, già attuata in
altre città d’Italia, bandì nell’aprile scorso
un concorso nazionale per lo studio di un progetto di massima del piano
regolatore e d’ampliamento della città.
I concorrenti dovevano volgere la loro attenzione ai seguenti punti:
Il piano regolatore per l’ampliamento della città fino
all’attuale cinta daziaria; il piano regolatore per la sistemazione
interna della città; lo studio per la valorizzazione e lo sfruttamento
della collina dei Ronchi. Venivano in primo luogo fissati dal bando
alcuni dati a cui i concorrenti dovevano attenersi, e cioè: la
trasposizione della stazione dal luogo attuale in altro prefissato posto
più a sud, secondo il progetto di massima delle Ferrovie dello
Stato, già approvato; la costruzione di impianti portuali di
navigazione interna e di un’autostrada, su cui in antecedenza
erano stati compiuti degli studi da appositi comitati promotori che
già avevano fissati ufficiosamente i tracciati e le ubicazioni;
lo spostamento dell’officina del gaz; la copertura del torrente
Garza per tutto il tratto nell’interno della città. Veniva
ancora definito a grandi linee il carattere urbanistico a cui dovevano
rispondere le nuove più importanti zone da edificarsi; ad esem.
la zona a sud dell’attuale stazione doveva essere adibita a ricche
costruzioni civili, e quella ad ovest e sud-ovest a costruzioni prevalentemente
industriali.
In secondo luogo venivano additati sani criteri da tenersi presenti
nella redazione del progetto, come ad esempio, la conservazione delle
caratteristiche storiche, artistiche, ambientali della città;
il ripristino e la liberazione da costruzioni parassitarie o da arbitrari
rifacimenti, degli edifici monumentali; lo sventramento delle zone più
misere e antiestetiche del vecchio nucleo urbano ove ciò fosse
richiesto da ragioni igieniche e di transito; il collegamento dei diversi
quartieri della città con le strade di grande fraffico, mediante
arterie idonee, con l’indicazione e lo studio dei mezzi più
adatti a risolvere il problema dei trasporti e della viabilità;
la conservazione e lo sviluppo delle zone verdi ecc.
Si richiedeva ancora dai progettisti l’indicazione delle aree
da riservarsi ai principali edifici pubblici la cui costruzione era
prevista, come ad esem. il palazzo per gli uffici municipali, quello
per le Poste, Telegrafi e Telefoni, il mercato, i magazzini generali,
il macello, il campo polisportivo, il foro Boario, gli ospedali ecc.;
ed infine la soluzione del problema dei traffici esteso anche ai territori
limitrofi della città.
Venivano fissati tre premi di notevole entità e si stanziava
una somma a titolo di rimborso per le spese ai sei progettisti classificati
migliori dopo i premiati.
I concorrenti furono numerosi: la giuria (1), incaricata del giudizio,
espresse unanimamente il proprio parere, attribuendo i premi in ordine
di merito, ai lavori eseguiti dai seguenti gruppi di architetti ed ingegneri
associati tra loro: 1° premio P. Aschieri, R. Gennari, R. Pisa,
G. Venturi; 2° premio G. Minnucci, C. Valle, L. Piccinato, E. Fuselli,
E. Faludi, G.Nicolosi, R. Lavagnino, A. Scarpelli, M. Dabbeni; 3°
premio A. Giarratana, A. Bordoni, O.Marchetti.
I sei progetti ammessi al rimborso spese furono eseguiti dai seguenti
artisti o gruppi di artisti associati: 1) A. Aresi e L. Lodi; 2) T.
Brusa, O. Buffoli, C. Peroni, C. Tarozzo; 3) A.Albertini; 4) A. Buizza;
5) Formasini, Allegri, Navarrini; 6) Trebeschi, Berlucchi, Canovetti,
Baroni.
Di questi, i tre primi furono giudicati pari merito superiori ai tre
secondi.
Nella nostra esposizione, per ragioni di spazio, forzatamente limitato,
non possiamo illustrare che i progetti premiati, benchè anche
negli altri si riscontrino pregevoli elementi risolutivi.
In linea generale si può dire che la graduatoria di merito fu
stabilita dalla Giuria, tenendo conto sopratutto delle caratteristiche
intrinseche di un progetto di piano regolatore e cioè per le
qualità tecniche ed insieme estetiche della planimetria e della
sistemazione urbanistica generale più che per la bontà
dei singoli dettagli architettonici offerti dai concorrenti.
Fu attribuita ancora massima importanza alla sistemazione delle zone
di nuova edificazione, la cui attuazione è immediata, più
che alla soluzione delle zone interne, la cui attuazione sarà
forzatamente lenta, e dovrà conciliare qualsivoglia progetto
astratto, per quanto teoricamente ed esteticamente buono, con infiniti
coefficienti e legami pratici accidentali che si renderanno chiari volta
per volta.
Per quanto riguarda appunto il piano regolatore interno, la Giuria non
trovò tra i lavori presentati alcuno completamente soddisfacente:
tuttavia mostrò di apprezzare di più quelli che rispettarono
in massimo grado il carattere artistico della città vecchia ed
anzi cercarono metterlo in valore, compatibilmente con i più
urgenti bisogni del traffico e dell’igiene, ed invece svalutò
le soluzioni apportanti trasformazioni radicali, assolutamente non necessarie
nel caso di Brescia e inattuabili per ragioni economiche e pratiche.
La sintesi di tali criteri determinò l’assegnazione dei
premi a quei progetti che sopra gli altri dimostrarono di esserne informati.
Il progetto Aschieri-Gennari-Pisa-Venturi, fissati concetti fondamentali
analoghi appunto ai suesposti, prevede l’ampliamento della città
come un sistema di masse edilizie divise da zone di rarefazione, assegnando
ai nuovi quartieri servizi ed organi amministrativi che ne consentano
una relativa autonomia. Per le singole aree d’ampliamento, esso
studia con cura il collegamento stradale col centro e con le aree laterali.
La priorità di questo progetto consiste appunto nella planimetria
di queste zone nuove, i cui tracciati stradali, essendo tecnicamente
ottimi per le loro funzioni di disimpegno in relazione al carattere
urbanistico specifico, sono anche esteticamente ben condotti ed articolati.
Specialmente lodevole è la parte sud interposta fra la vecchia
e la nuova stazione.
Supponendosi, in base a coefficienti statistici, un incremento della
popolazione cittadina da circa 100.000 a circa 200.000 abitanti nel
periodo di trenta anni, il progetto prevede un ampliamento dell’area
totale urbana, tale da ottenere nel complesso una densità di
245 abitanti per ettaro.
La nuova città viene fornita di tutti gli attributi atti a migliorarla
dal punto di vista urbanistico e sociale, come ad esempio quartieri
giardino, parchi, campi sportivi, ecc. La collina di Ronchi viene allacciata
alla città da un viale alberato che poi si suddivide in varie
arterie atte a sfruttarla con costruzioni estensive. Opportunamente
è risolto il problema del traffico, tenendo distinto quello regionale,
convogliato alla periferia della città, da quello strettamente
urbano. Il primo viene essenzialmente assolto da due grandi arterie,
una in direzione est-ovest situata all’altezza dell’attuale
piazzale della stazione, ed una in direzione nord-sud, prolungamento
di via Niccolò Tartaglia. Al grande piazzale posto in mezzo al
nuovo quartiere sud, confluiscono codeste due arterie, ed attorno ad
esso gravitano tutte le altre secondarie irradiantisi ai centri urbani
più vicini ed al cuore stesso della città.
Questo sistema di disimpegno e disarticolazione dei traffici, e la felice
soluzione offerta ai percorsi diretti attraverso l’abitato, delle
strade provinciali Milano-Venezia e stazione-Valli a Nord, sono senza
dubbio fra le cose più buone del progetto.
La circolazione interna è migliorata, da un lato mediante l’allargamento
del corso G.Mameli e il suo proseguimento verso est e dall’altro
mediante l’ampliamento di via Trieste e la sua continuazione verso
ovest. È da ritenersi però che l’ampliamento di
via Trieste, destinato ad accentrare in essa un notevole traffico, turbi
gravemente la quiete in cui dovrebbe anche pel futuro essere mantenuta
la Piazza del Duomo. Astrazione fatta da ciò, l’insieme
di tali arterie e di altre già attualmente abbastanza ampie,
forma una specie di anello, isolante quasi tutto il più vecchio
e caratteristico nucleo urbano, nel quale è prevista la soppressione
delle linee tramviarie. Viene invece ampliata la rete tramviaria perimetrale
e promosso un miglioramento ed un aumento delle linee extra urbane.
Sono assolti i singoli quesiti del bando di concorso per quanto riguarda
le comunicazioni fluviali, aeree, ferroviarie ecc.; ed è svolta
con cura la distribuzione delle zone verdi le quali ammontano ad un’area
totale di 92 ettari, pari all’ottima quota di metri quadrati 4,60
per abitante.
La sistemazione del centro viene attuata, come è evidente nella
pianta, con giusta parsimonia di demolizioni, le quali sono motivate
per la minor parte da ragioni di traffico, per la parte maggiore da
ragioni igieniche ed estetiche. Il centro della città, ambiente
prezioso dal punto di vista storico ed artistico, viene ricondotto alla
calma atta al godimento, sopratutto per le soluzioni offerte al traffico
perimetrale e per l’abolizione in esso delle linee tramviarie.
Conveniente ubicazione specifica è data agli uffici pubblici
citati dal bando di concorso.
Dal punto di vista del dettaglio architettonico, il progetto è
svolto con fervido senso d’arte, nella composizione e nella veste
grafica. Con misura e aderenza all’ambiente, felicemente compreso
e assimilato, talvolta, a parere della Giuria, anche troppo (come ad
es. nella nuova sede degli uffici comunali) sono immaginate le soluzioni
interne, le quali, data la loro limitatezza ed il valore di semplice
completamento, è giusto non presentino caratteri stilistici eccessivamente
autonomi o moderni. Maggior personalità offrono invece le architetture
accennate nelle zone nuove perimetrali.
Il progetto Minnucci-Valle-Piccinato-Fuselli-Faludi-Nicolosi-Lavagnino-Scarpelli-Dabbeni
(Gruppo degli Urbanisti di Roma) parte da concetti fondamentali non
molto diversi da quelli informanti il progetto precedente, specialmente
per quanto riguarda la sistemazione del centro e la dislocazione dei
quartieri perimetrali di nuova costruzione. Dal punto di vista distributivo
ed estetico, l’organismo dei nuovi tracciati stradali, mentre
in alcune zone, e specialmente in quelle sud, tra la vecchia e la nuova
stazione, fu trovato dalla Giuria più debole di quello analogo
del progetto Aschieri, in altre zone, specialmente in quelle est e sud-est
fu giudicato molto buono, specialmente per quanto riguarda l’accesso
e la sistemazione della collina dei Ronchi.
La soluzione del problema del traffico nell’interno della città,
è attuato, come è evidente nella planimetria generale,
mediante la costituzione di due larghe arterie pressochè normali,
una sud-nord ed una ovest-sud-est realizzate mediante allacciamenti
e parziali allargamenti di arterie attualmente esistenti. Incanalando
il traffico perimetrale in queste nuove capaci strade, automaticamente
la zona più caratteristicamente monumentale della città,
viene in genere isolata e ricondotta alla desiderata tranquillità.
Tuttavia, anche in questo progetto, forse più gravemente che
nel precedente, la Piazza del Duomo viene interessata dai tracciati
delle nuove arterie di decentramento con non lieve danno della calma
e suggestività dell’ambiente.
Ottimo e ben ordinato sviluppo hanno qui le zone verdi distribuite in
ogni quartiere, costituenti, insieme alle frequenti alberature delle
strade di traffico, un unico continuo sistema di maglie e nodi. È
attentamente considerata la dislocazione dei nuovi edifici pubblici
previsti dal bando di concorso nelle posizioni sembrate più acconcie.
Nel dettaglio architettonico, anche questo progetto, pur meno forte
del precedente, dimostra un sano rispetto delle bellezze artistiche
della città vecchia, nelle demolizioni, attuate con parsimonia
e perspicacia, solo nei casi indispensabili; e senso di ambientamento
nelle riedificazioni.
Il progetto Giarratana-Bordoni-Marchetti è meno felice dei precedenti
sotto il punto di vista intrinseco della tecnicamente buona ed estetica
articolazione dei tracciati stradali. Questo dicasi specialmente per
le zone perimetrali di nuova costruzione, ed in particolare per la più
importante di esse, compresa fra la nuova e la vecchia stazione. Si
nota molto studio e diligenza tecnica nel ricavare la zonizzazione generale,
da concreti e matematici elementi di giudizi, basati su statistiche
e calcoli numerici circa l’estensione e il miglior uso delle nuove
aree.
C’è ancora del buono in alcuni particolari di sistemazioni
staccate nel centro della città, per la messa in valore di vecchi
monumenti; nell’insieme però la planimetria generale appare
rigida, senza una vera personalità; sembra che in essa i due
punti di vista, tecnico-distributivo, ed estetico, non abbiano raggiunta
la necessaria unità, ma che ciascuno abbia agito separatamente
e frammentariamente. Anche le soluzioni architettoniche, non appaiono
sufficientemente omogenee, benchè si notino quà e là
spunti freschi ed originali, come è evidente dalle tavole offerte
ai lettori.
La ristrettezza dello spazio vieta, come fu detto prima, di presentare
gli altri numerosi progetti, in cui tuttavia si potrebbero rilevare
buoni elementi risolutivi. Sei di questi furono acquistati dal comune
di Brescia, il quale, seppure non ha potuto, mediante il concorso bandito,
trovare una soluzione definitiva, ha tuttavia assunta vasta materia
di studio, che, opportunamente vagliata, impastata e saggiata con gli
elementi più concreti delle locali possibilità pratiche,
potrà offrire degna forma allo sviluppo della città futura.
PLINIO MARCONI.
(1) La giuria chiamata a giudicare il concorso, era così composta:
S. E. l’On. Grd. Uff. Augusto Turati, presidente - Comm. Ing.
Pietro Calzoni, Podestà di Brescia – Grd. Uff. Giulio Togni
- Prof. Arch. Marcello Piacentini - Prof. Luigi Piras, ordinario d’Igiene
nella R. Università di Parma - Comm. Ing. Cesare Albertini, dell’Ufficio
Tecnico Municipale di Milano.