IL CONCORSO PER IL PIANO REGOLATORE
DI GROSSETO
Ha maturato in questi ultimi mesi il concorso che l’Amministrazione
comunale di Grosseto ha, con felice iniziativa, bandito, pel piano regolatore
della città, e che è venuto ad aggiungersi agli altri
numerosi concorsi analoghi indetti nel passato e nel corrente anno.
Queste pubbliche gare per i progetti di sistemazioni edilizie delle
città italiane vanno così diventando, se non norma costante,
consuetudine frequente nei principali centri d’Italia. È
invero troppo presto per fare il bilancio dei risultati del sistema,
poichè solo nell’attuazione potrà vedersi se la
organica genialità di una concezione edilizia superiore non si
sgretoli e non si perda nel contrasto tra l’accademia e la realtà
tecnica, finanziaria, politica, nella inevitabile traduzione in progetti
particolareggiati in cui il primo progetto si concreta e si applica
nello spazio e nel tempo, nella ugualmente inevitabile collaborazione
con gli uffici tecnici, depositari delle nozioni e della tradizione
locale.
Comunque sia, è fuori dubbio che codesti concorsi rappresentano
un fatto lieto per la formazione di una coscienza e di una scienza urbanistica
in Italia, oggi tanto più necessaria in quanto tutta una nuova
attività si volge alle sistemazioni cittadine. Essi vengono ad
aprire porte e finestre negli ambienti ancora chiusi delle città,
piccole o grandi, e costituiscono una magnifica palestra per preparare
architetti ed ingegneri ai nuovi temi, i più vasti e molteplici
che possano presentarsi all’arte ed alla tecnica.
Ed invero nei concorsi di questi ultimi due anni appare inaspettata
tutta una preparazione urbanistica profonda e geniale, germogliata liberamente
ed autodidatticamente, pur nel ritardo e nella dimenticanza degli studi
ufficiali, che desterebbe viva meraviglia, confrontata con la generale
ancor recente incompetenza, e con l’isolamento di quei pochissimi
in Italia che finora si occuparono dell’arduo tema, in chi non
conoscesse la mirabile giovanile facilità italiana di impadronirsi
degli argomenti più nuovi e più complessi e di superare
con l’energia e con l’ingegno la tardità degli ordinamenti.
La condizione essenziale per la riuscita di tali concorsi si è
che il programma ne sia preparato bene, con larghezza di criteri, con
sano equilibrio, con chiara lungimirante visione dello sviluppo avvenire
della città e delle sue esigenze di viabilità, d’igiene,
di carattere artistico e storico.
Tutto questo (ed è compito quanto mai difficile) è per
Grosseto avvenuto un pò si, un pò no. Al bando di concorso
erano unite delle norme, molte delle quali giuste e sane, come quelle
del massimo rispetto al tipo ambientale della vecchia città ed
alla integrità ed alla visibilità dell’“arborato
cerchio” delle mura medicee, altre invero un pò troppo
chiuse e restrittive. Si poneva come condizione tassativa la espansione
della città verso ponente, per la suggestione di avvicinarsi
al mare, senza considerare le enormi difficoltà date dalla bassa
giacitura dei terreni e più ancora dalla esistenza della via
ferrata Pisa-Roma che (a meno di opere di spostamento planimetrico od
altimetrico che è vano prevedere) taglierebbe in due parti il
nuovo abitato; si sminuzzava poi il tema in una serie di piccole condizioni
circa impegni di aree, collocamento di nuovi edifici che non potevano
che legare la mano ai concorrenti, quasi ad imporre loro un disegno
preconcepito di ufficio.
Malgrado le inevitabili conseguenze di tale, non in tutto felice, impostazione
del tema (le quali richiederanno una revisione organica dei dati nella
redazione definitiva) il concorso può dirsi nel suo insieme ottimamente
riuscito. Numerosi i progetti presentati e nella maggior parte studiati
con grandissima serietà e con bella competenza; tanto che la
Commissione (presieduta dal prof. Giovannoni e composta dei sigg. prof.
Bacci, prof. Memmi, ing. Raccuglia, ing. Pistelli, ing. Pellizzari,
ingegnere comunale, estensore della chiara relazione) se non ha avuto
dubbi nell’assegnazione, avvenuta all’unanimità,
dei premi fissati dal bando di concorso, si è trovata imbarazzata
a dare riconoscimento, che non fosse di semplici lodi, ai vari progettisti
che per tanti riguardi dimostravano di aver saputo svolgere felicemente
il tema, il quale, pei tanti vincoli creati dalle costruzioni sporadicamente
sorte in tempo recente, non poteva davvero dirsi facile.
Il primo premio è stato assegnato al progetto presentato dall’ing.
Chiodi e dall’architetto Merlo; il quale, salvo alcune mende secondarie,
è apparso felicissimo per l’innesto opportuno della nuova
fabbricazione sulla esistente, per la chiara suddivisione del traffico
di passaggio da quello interno, ottenuta mediante la creazione di un
viale periferico extramuraneo e di ampie vie di collegamento dei principali
nodi esterni; per la giusta distribuzione dei quartieri e dei sistemi
fabbricativi e dei pubblici giardini; per lo studio accurato e sicuro
dei tanti elementi tecnici ed amministrativi che si riferiscono al piano
regolatore. Non piccolo pregio del progetto premiato, come anche del
secondo in merito, è quello di avere contemplato nell’ampliamento,
oltre alla regione tassativamente delimitata dal programma, ed oltre
in particolare alla zona verso ponente congiunta al nucleo principale
con tre ampi (ma necessariamente bassi) sottopassaggi, anche la zona
verso nord e nord-est, verso cioè il fosso della Barranella e
le vie che vanno verso il Senese, ove è stato schematicamente
indicato il tracciato di un futuro quartiere nei suoi collegamenti e
nelle sue linee principali.
Il progetto distinto col secondo premio è quello degli arch.
D. C. Rossi e Petrucci e dell’ing. Impallomeni. Anch’esso
si presenta con felici caratteri urbanistici, con ottimo studio dei
particolari architettonici attinenti alle sistemazioni di alcune vie
o piazze ed al collocamento di pubblici edifici. E se la disposizione
del quartiere verso ovest non può dirsi in tutto riuscita, per
converso appare veramente razionale quella del quartiere industriale,
collocato opportunamente nei pressi della stazione.
Il terzo premio infine è stato attribuito al progetto dell’ing.
Sabatini e dell’ingegnere arch. Pastore, che la Commissione ha
ritenuto inferiore agli altri due nei riguardi edilizi, sia nei tracciati
dei quartieri d’ampliamento, sia nella sistemazione del vecchio
nucleo in cui sono praticati soverchi e superflui sventramenti. Ma accuratissimo
è in esso lo studio degli impianti tecnici cittadini e geniali
sono talune speciali sistemazioni architettoniche progettate, quali
quelle dell’arretramento del palazzo dei Priori, della liberazione
dell’abside di S. Pietro, della costituzione di una piazzetta
posteriore al campanile del duomo. Meno convincente la proposta sistemazione
della Piazza Vittorio Emanuele.
La Commissione ha inoltre riconosciuto alti pregi nei progetti dell’arch.
Frezzotti, degli ingg. Aresi, Doti, Mori e Signori, dell’ing,
Petrilli e arch. Schiavo, ai quali ha assegnato i premi minori consistenti
in assegni a titolo rimborso spese; ed anche ha riconosciuto il notevole
valore dei progetti degli ingg. Barbieri, Malpeli, Viano, dell’ing,
Savonuzzi e arch. Alessandri, delle signorine arch. Luzzatto e arch.
Gabrielli.
La relazione della Commissione termina con la proposta che la redazione
del piano definitivo sia affidata alla collaborazione tra i vincitori
del concorso e l’ufficio tecnico municipale e con la constatazione
riassuntiva, che anche noi siamo lieti di fare, del felice esito del
concorso e del sicuro avviamento, pel contributo di tante idee genialmente
espresse, che da esso risulterà per l’adeguato sviluppo
di una delle città italiane ad incremento demografico ed economico
maggiormente rapido ed intenso qual’è Grosseto.
GINO NAVONI.