FASCICOLO I - SETTEMBRE 1928
Notiziario

CORRIERE ARCHITETTONICO

VILLA BRIGATTI A CASTELLETTO DI CARVICO
degli architetti TOMASO BUZZI e MICHELE MARELLI

Nel 1802 l’architetto aulico Leopoldo Pollak ebbe occasione di preparare un disegno per la sistemazione di questo luogo di gradevole villeggiatura. E tale disegno riproduciamo qui, perchè abbastanza interessante, e perchè, dei lavori ivi progettati ed in seguito condotti, poco giunse fino a noi.
Più d’un secolo dopo, nel 1927, due giovani architetti dovettero por mano a nuove aggiunte e trasformazioni nella stessa villa.
Buzzi e Marelli sono, ormai, fra i giovani più fecondi dell’oggi a Milano, sopratutto nell’ambito della produzione d’arte decorativa, dopo la manifestazione dell’ultima Monza, dopo la larga rinomanza raggiunta subito dal neonato Labirinto. Ma ci si permetta di affermare, francamente, che codesta loro opera d’architettura ci ha delusi. L’esterno della villa che qui presentiamo ha, è vero, la trovata del coronamento e dell’attico curvi, che danno alla facciata principale un aspetto insolito e leggiadro; ma l’interpretazione e l’esecuzione di tale partito si manifesta poveramente. I timpani in serizzo delle finestre centrali risultan pesanti, i pluviali, portati al centro, per necessità e per un accorgimento estetico capzioso, ottengono un effetto non tanto gradevole.
Migliori assai, invece, gli interni; perchè qui i giovani autori si ritrovan nell’elemento loro. L’atrio terreno, volutamente oscuro, con la fontana dipinta sulla parete di faccia, benchè d’un gusto forse esotico, è ambiente interessante. E ambienti gradevolissimi son le sale, la jemale e l’estiva, opportunamente studiate perchè l’orientamento e la disposizione traggano, dalle contrarie stagioni, il maggior beneficio di soggiorno. Simpatiche le camere da letto, ammobigliate con grande semplicità e cura, con mobili espressamente eseguiti. E, infine, meritan d’essere segnalati i serramenti, che qui han raggiunto una reale perfezione estetica e pratica: qualità troppo spesso cadute in trascuratezza.
F. R.

COMMENTI E POLEMICHE

NOTE URBANISTICHE

Molto opportunamente il recente Congresso tenuto dal Sindacato degli Architetti italiani a Roma ha attribuito agli atudi edilizi ed alla loro diffusione in Italia una importanza singolarissima; molto opportunamente, ad immediata espressione di questo concetto, nel Congresso di studi romani è venuta una proposta dell’Arch. Prof. Calza-Bini, segretario generale del Sindacato, per la costituzione di un vero Istituto urbanistico, al quale dovrebbero, sotto l’egida della organizzazione corporativistica, convergere in armonica cooperazione gli Architetti, gli Ingegneri, gli Artisti e gli enti amministrativi e finanziari, a cominciare dai Comuni e dalle Aziende autonome, ed infine i rappresentanti dei proprietari di stabili e di aree.
Tutto questa ripresa di studi e di attività acquista ora un carattere di estrema urgenza per una inattesa notizia che si è avuta di scorcio insieme coi primi accenni relativi alla nuova Legge sulle espropriazioni per pubblica utilità preparata del Ministro di Grazia e Giustizia. Si tratterebbe cioè per essa di stabilire per le città ed i paesi di una certa importanza la presentazione obbligatoria di un piano regolatore edilizio; e la disposizione appare insieme logicissima e pericolosissima.
A questo immane lavoro simultaneo della redazione di piani regolatori che diano ordine alle nostre città, rispettandone il passato ed avviandone, con sicura e larga visione, l’avvenire, noi siamo ancora, per esprimerci con rude ma doverosa franchezza, completamente impreparati. Sono impreparati i nostri ordinamenti, i quali ancora si riportano ad un vecchissimo ordine di idee e di esigenze, e probabilmente lo saranno ancora pur dopo l’approvazione della nuova Legge, alla quale non mi consta che abbia collaborato alcuna competenza nel campo della tecnica, dell’Arte, della finanza urbanistica. Sono impreparati nella grandissima maggioranza gli ingegneri e gli architetti che sarebbero chiamati a questo lavoro di così enorme complessità, di così terribile responsabilità.
V’è stato, è vero, negli ultimi anni (e niuno è di me più lieto nel constatarlo) un magnifico, vivissimo risveglio in questo campo, e si è espresso in bei concorsi, in studiate proposte, in pubblicazioni geniali; ma non si creda che la penetrazione nella grande massa dei tecnici e degli artisti, del pubblico e degli amministratori sia ancora veramente profonda. Ancora, salvo rarissime eccezioni, il piano regolatore elaborato da un ufficio tecnico di una qualunque nostra città non può che essere un’opera di ordinaria amministrazione, un’arida esercitazione di squadra e di compasso, non può che riuscire, senza che nessuno ne abbia colpa, deficiente sotto ogni rispetto, non può che riportarci ad un ordine di schemi e concetti che occorrerebbe sperare ormai superato.
Nè si speri troppo nel sistema dei concorsi. Felicissimi come mezzo di aguzzare l’ingegno e spingere lo studio a nuovi progressi, come forma di propaganda urbanistica, i concorsi pei piani regolatori troppo spesso nei riguardi della espressione pratica, si riducono ad esercitazioni accademiche; per il modo con cuil vengono banditi, per la insufficiente conoscenza da parte dei concorrenti delle condizioni e dei problemi reali, per la necessaria traduzione successiva in concreti provvedimenti coordinati ad un programma da parte delle Amministrazioni, nei quali provvedimenti e nel quale programma quasi sempre si perde lo spirito animatore....
Riassumendo dunque: se effettuamente si concreterà la disposizione della presentazione obbligatoria dei piani regolatori, essa, che pure è inspirata ad ottime ragioni di giustizia e di logica, si tradurrà spesso in disastri gravi per le nostre città, proprio in questo momento decisivo in cui si avviano a vita nuova e le loro sorti si decidono: o essere belle, nobili, vaste, ridenti, sane, ingemmate d’opere ovvero meschine, chiuse, rattrappite in confini inadatti, compromesse per sempre per ogni sviluppo, costrette ad alterare bellezze caratteristiche e monumenti gloriosi.
Occorre dunque provvedere. La formazione di una coscienza urbanistica attraverso le scuole, le pubblicazioni, le conferenze, le proposte, attraverso l’opera delle organizzazioni all’uopo previste non può essere che lenta. Occorre che, come sempre avviene nelle civiltà ancora imperfette, vi si sostituisca in parte il controllo e la revisione di autorità regionali o centrali; sia che faccia capo, non già ai vecchi ed inadatti organi consultivi, ma ad un nuovo Consiglio superiore dell’Urbanistica; sia che l’Istituto genialmente ideato dal Segretario del Sindacato fascista degli Architetti sia chiamato non tanto ad una funzione generica di studio e di divulgazione, ma ad una opera concreta, da esercitarsi con piena autorità e con diretta competenza, nelle istruzioni pratiche ai compilatori dei piani, nella eventuale preparazione di concorsi nei casi di maggiore importanza, nella revisione severa dei progetti, nell’avviamento programmatico verso la loro attuazione: organismo vivo, agile autorevole, diramato nei vari centri d’Italia, libero da ogni competizione d’interessi, che non siano quelli dello sviluppo fervido e razionale, della tradizione di decoro e di bellezza delle città italiane.
GUSTAVO GIOVANNONI

TEATRI ANTICHI E SPETTACOLI NUOVI

Da qualche tempo imperversa e si intensifica la moda delle rappresentazioni di opere classiche entro i monumenti antichi rimessi a nuovo; e la moda, pur senza tener conto dei sistematici disastri finanziari, dilaga in ogni parte d’Italia.
Si cominciò vari anni fa con le tragedie greche nel teatro greco di Siracusa e nel bilancio tra il male ed il bene sembrò che questo avesse la prevalenza. Era, è vero, una contaminazione dell’arte antica, negli spettacoli stessi, col necessario adattamento delle parti e con la mancanza di ogni significato nel coro; più ancora lo era nella sostituzione di una scena semi-realistica fatta di gesso e di stoffe alla scena architettonica stabile. Ma in fondo tutta la nostra vita è fatta di transazioni tra la coltura e l’arte da un lato e le esigenze pratiche dall’altro. La concezione aristocratica degli studi scientifici o storici interferisce ogni momento con la concezione democratica della volgarizzazione ed, a veder bene, ambedue sono necessarie perchè forniscono una all’altra i mezzi e l’ambiente.
Tuttavia è avvenuto che un po’ per meschino spirito d’imitazione e di concorrenza, un po’ pel costituirsi di un giro di privati interessi, si è andato esagerando in queste grossolane riesumazioni. Dopo il teatro di Siracusa, lo Stadio Palatino, il Tempio della Concordia di Girgenti, ed i teatri di Fiesole, di Ostia, di Taormina, di Pompei (ove almeno si è tentato una non spregevole restituzione della scena); dopo gli spettacoli diurni sono venuti quelli notturni con tanto di illuminazione elettrica e di proiezioni; e già, in un campo diverso, si annunciano rappresentazioni di melodrammi in piazza S. Marco di Venezia, ove si vedranno Santuzza o Tonio spasimare di gelosia tra le Procuratie e l’atrio della Basilica d’oro.
Ora chi pensa che tutto questo se può segnare danni e vantaggi che forse si bilanciano nella educazione del popolo, reca danni gravissimi ed irreparabili, senza alcun corrispettivo, ai monumenti? L’inserzione nei ruderi dei nuovi elementi di cemento, di legno, di gesso necessari per l’adattamento pratico crea, nel fare e disfare, sgretolamenti inevitabili; il passaggio frettoloso e mal sorvegliato della folla (invero non sempre molto numerosa) nelle vie o tra gli ambulacri non può che recar seco qualche brandello di muratura, di stucchi, di frammenti di marmi. Per chi sa quanto nella distruzione dei monumenti l’opera energica dell’uomo sia sempre stata più efficace di quella lenta e mite delle intemperie appare chiara l’opportunità di non offrirle nuove occasioni proprio in questo tempo in cui si ravviva la coscienza del valore e del significato dei resti antichi.
Se non si può o non si vuole porre i freni alla moda, almeno si limiti e si argini. Perchè non contentarsi di due teatri antichi: uno per tragedie o commedie greche a Siracusa, l’altro per tragedie o commedie romane ad Ostia od a Pompei?
GUSTAVO GIOVANNONI

SINDACATO NAZIONALE ARCHITETTI

PAGINE DI VITA SINDACALE

CONCORSO FRA GLI ARTISTI ITALIANI RESIDENTI IN ROMA
PER DIECI FONTANELLE ARTISTICHE.

Nell’intento di procedere gradualmente alla sostituzione delle attuali fontanelle di ghisa collocate nei quartieri più importanti, con piccole fontane artistiche armonizzanti con il carattere storico e artistico delle località designate, il Governatore delibera di bandire fra gli artisti italiani residenti in Roma un concorso disciplinato dalle seguenti norme:

Art. 1. - Le fontanelle dovranno essere in travertino e potranno ispirarsi anche alla più grande semplicità di motivi, purchè informati a sobrio ed elevato senso d’arte, e particolarmente intonati all’ambiente cui ogni singola fontana è destinata ed ai motivi storici architettonici ed artistici, che caratterizzano i singoli quartieri della città.
Art. 2. - L’altezza massima, che potranno raggiungere le fontanelle nella esecuzione, sarà di m. 2,50 se addossate a costruzione già esistente, e di m. 2 se isolate. I progetti in gesso dovranno essere a un decimo dal vero.
È in facoltà dei concorrenti di corredare i progetti di qualche particolare plastico e decorativo e di un disegno di insieme della località in cui la fontanella viene situata.
Art. 3. - Le fontanelle dovranno rispondere, oltrechè alle esigenze specificate nell’articolo 1, anche ad esigenze pratiche di utilità pubblica, nel senso che possa agevolmente effettuarsi l’attingimento dell’acqua.
Art. 4. - Le fontanelle da eseguire sono dieci, destinate alle seguenti tocalità.
1. Fontanella in Via Borgo Vecchio.
2. ,, nella Passeggiata del Gianicolo (sotto la quercia di Tasso).
3. ,, nella Piazza Foro Traiano.
4. ,, presso S. Pietro in Vincoli, all’angolo di Via della Polveriera.
5. ,, nella Piazza S. Croce in Gerusalemme.
6. ,, nella Piazza di S. Maria Maggiore (angolo di Via Paolina).
7. ,, nella Piazza della Rotonda.
8. ,, in Piazza Madama (angolo Via delle Cinque Lune).
9. ,, in Piazza della Cancelleria, al n. 73.
10. ,, in Via Rasella.
È data facoltà ad ogni concorrente di partecipare alla gara con uno o più progetti.
Art. 5. - Per ogni fontanella premiata verrà corrisposta la somma di lire quindicimila, di cui lire ottomila a titolo di compenso per il valore artistico dell’opera e lire settemila a titolo di rimborso delle spese di esecuzione, le quali resteranno per tal modo, a completo carico del vincitore.
Le spese di esecuzione s’intendono fin d’ora comprensive del costo del materiale e del collocamento in opera, mentre saranno assunte dal Governatorato le sole spese occorrenti per l’alimentazione idrica e per la provvista e messa in opera degli organi di scarico.
Art. 6. - Il premio di lire ottomila verrà corrisposto al vincitore entro un mese dalla pubblicazione dell’esito del concorso e la residuale somma di lire settemila verrà liquidata dopo il collaudo da eseguirsi a cura dell’ufficio tecnico del Governatorato unitamente ad un rappresentante della Decima Ripartizione A.B.A.
Art. 7. - Il concorso sarà giudicato da una Commissione di nomina Governatoriale. Il suo giudizio sarà inappellabile.
Art. 8.- I progetti dovranno essere consegnati entro il 30 novembre 1928, all’Ufficio Belle Arti (Via Monte Tarpeo 27-B) che rilascerà regolare ricevuta. Dovranno recare inciso o comunque segnato incancellabilmente un motto, che sarà ripetuto su una busta chiusa, contenente il certificato di nazionalità italiana, il certificato di residenza, e la indicazione del nome, cognome, indirizzo e paternità dell’autore.
Art. 9. - I bozzetti saranno esposti al pubblico in località da designarsi cinque giorni prima che la Commissione Giudicatrice inizi i propri lavori, e cinque giorni dopo il giudizio.
Art. 10. - Il Governatorato si riserva la facoltà di presciegliere un numero di progetti inferiore a quello delle fontane occorrenti, qualora la Commissione giudichi che tra i lavori presentati in gara, quelli rispondenti ai requisiti richiesti e alle finalità del concorso non ricoprano il numero delle fontanelle da sostituire.
Art. 11. - I progetti ai quali sarà stato conferito un premio, rimarranno di proprietà esclusiva del Governatorato, e all’autore sarà interdetto di consentire qualsiasi riproduzione.
Art. 12. - I progetti non premiati resteranno per 15 giorni, dalla data di pubblicazione dell’esito del concorso a mezzo della stampa cittadina a disposizione degli autori rispettivi, che potranno ritirarli esibendo la relativa ricevuta.
Trascorso tale termine, l’Amministrazione resterà esente da ogni responsabilità per la conservazione dei progetti stessi e potrà conservarli o anche distruggerli.
Art. 13. - Il solo fatto della partecipazione al concorso viene considerato e inteso come piena accettazione da parte dei concorrenti, di tutte le norme alle quali il concorso è subordinato.
Dal Campidoglio, lì 11 Luglio 1928 (Anno VI).

IL GOVERNATORE IL SEGRATARIO GENERALE
L. SPADA POTENZIANI D. DELLI SANTI

AVVISO DI CONCORSO NAZIONALE PER IL PROGETTO DELL’EDIFICIO GOVERNATORIALE IN PIAZZA ARACOELI IN ROMA.

In esecuzione della deliberazione n. 6152 del 1 settembre 1928-VI è bandito un concorso fra gli Ingegneri e gli Architetti italiani per il progetto di un edificio ad uso di Uffici per il Governatorato da costruirsi nell’isolato compreso fra Piazza Aracoeli, Via Giulio Romano e Via S. Venanzio. I concorrenti protranno richiedere alla Direzione dell’Edilizia (Via Monte Tarpeo n. 38 p. 2°) la planimetria in scala 1:200 indicante l’area di risulta destinata a fabbricazione.
L’edificio dovrà essere composto di un piano seminterrato, di un piano terreno rialzato e di quei piani superiori che il progettista riterrà opportuno in rapporto alle caratteristiche del progetto ed alle esigenze ambientali della località, tenendo presente che l’altezza massima dell’edificio non dovrà superare i m. 21.
Al piano terreno rialzato dovrà essere previsto un grande salone per l’Ufficio Tasse avente una superficie di circa 200 metri quadrati, con facile accesso dalla strada e sportelli intorno per il servizio pubblico.
I locali ad uso Ufficio dovranno essere di grandi dimensioni con due o tre finestre e vari vani di porte, suscettibili di essere suddivisi con tramezzi a seconda delle esigenze speciali dell’Ufficio che dovrà occupare i locali stessi; essi dovranno essere disimpegnati da corridoi direttamente illuminati e larghi circa m. 2,50.
Ad ogni piano dovrà altresì essere prevista almeno una sala per Commissioni di superficie di circa 50 metri quadrati, nonchè un congruo numero di latrine in rapporto agli ambienti ricavati.
L’edificio dovrà avere una scala principale e quelle scale secondarie che si renderanno necessarie in rapporto alla disposizione planimetrica studiata.
Per ciascuna delle scale dovrà prevedersi apposito pozzo per ascensore con accessi diretti dagli atri e dagli ingressi dei vari piani in adiacenza delle scale stesse.
Dovrà altresì prevedersi nel seminterrato una adatta disposizione di locali per gl’impianti di riscaldamento (caldaie, depositi di carbone ecc.) con l’avvertenza che la ciminiera relativa, opportunamente mascherata, dovrà essere ubicata nel corpo di fabbrica verso la Via S.Venanzio.
L’architettura del nuovo edificio dovrà intonarsi all’ambiente.
Ogni concorrente sarà tenuto a presentare un progetto di massima, composto di una planimetria generale in scala 1:500, delle piante dei vari piani esterni in scala 1:200, dei prospetti in scala 1:100, di una sezione in scala 1:200 e di uno schizzo prospettivo dal punto di vista indicato nella planimetria generale preso sulle strade circostanti ad altezza d’uomo.
La Commissione esaminatrice adeguerà i sei progetti migliori, e tra gli autori dei progetti stessi verrà bandito un concorso di 2° grado.
Ciascuno dei detti sei concorrenti preso atto delle eventuali indicazioni della Commissione relativa a varianti da introdursi nel progetto di massima per rendere questo più conforme alle esigenze, procederà all’esecuzione del progetto definitivo. Tale progetto dovrà essere composto dalla planimetria generale in scala 1:500, da tutte le piante dei vari piani e della copertura in scala 1:100, di tutti i prospetti (esterni ed interni) in scala 1:50, di due o più sezioni in scala 1:100 e di una o più prospettive (non più di tre) con le caratteristiche sopraindicate e di dimensioni massime di m. 1,20×0,80. Fra tali progetti sarà scelto il progetto vincitore su parere della commissione esaminatrice, la quale avrà altresì la facoltà di proporre una graduatoria di merito tra gli altri cinque progetti.
Il vincitore del Concorso dovrà poi apportare al suo progetto tutte quelle modifiche che verranno imposte dalle superiori Autorità nonchè fornire tutti quei particolari architettonici, anche in scala al naturale, che l’Amministrazione richiederà allo scopo di avere tutti gli elementi necessari per la realizzazione del progetto stesso, ed impegnarsi a fornire anche nel corso dei lavori tutti quegli ulteriori elementi e chiarimenti che occorreranno.
Il progetto vincitore rimarrà di proprietà dell’Amministrazione la quale si riterrà libera da ogni impegno verso il progettista.
L’Amministrazione si riserva la facoltà insindacabile di dare o non esecuzione al progetto a mezzo del suo ufficio Tecnico, come pure di apportare successivamente al progetto stesso tutte quelle ulteriori modifiche che ritenesse opportuno con la collaborazione del progettista vincitore.
Al vincitore del concorso sarà corrisposto un premio di L. 100000 (lire centomila).
Tale premio s’intende comprensivo di tutte le spese occorse per la redazione del progetto, comprese tutte quelle di cui ai commi precedenti per le modifiche da apportarsi al progetto e per la prestazione d’opera che occorrerà durante l’esecuzione dei lavori. Esso sarà corrisposto per L. 50.000 dopo la decisione dell’Amministrazione in merito al concorso, per L. 30.000 dopo che il vincitore avrà ottemperato a tutte le prescrizioni che gli verranno impartite dell’Amministrazione, e per L. 20.000 dopo che l’edificio sarà stato costruito: qualora il progetto non dovesse avere esecuzione il vincitore percepirà soltanto L. 80.000 ripartite secondo quanto precedentemente indicato. Agli altri concorrenti progettisti che avranno preso parte al concorso di secondo grado verrà corrisposto un compenso di L. 10.000 ciascuno, intendendosi che i progetti relativi rimarranno di esclusiva proprietà del Governatorato.
Nessun compenso o rimborso di spese sarà corrisposto agli altri partecipanti al concorso di primo grado.
I progetti di primo grado debbono essere presentati entro il termine massimo ed improrogabile del 31 ottobre 1928-VI - ore 12 presso l’Ufficio Protocollo dell’Edilizia Via Monte Tarpeo n. 38 piano 2.
Ogni concorrente dovrà firmare per esteso con nome e cognome il proprio progetto senza ricorrere a pseudomini, e dovrà altresì allegare al progetto stesso una dichiarazione esplicita di aver preso precisa conoscenza delle norme del presente bando di concorso e di accettarlo senza riserve.
La Commissione esaminatrice procederà colla maggiore sollecitudine all’esame dei progetti di primo grado rimanendo il termine utile per la presentazione dei progetti di secondo grado fissato entro tre mesi dalla data della lettera di comunicazione dell’esito del concorso di primo grado.
Le proposte della Commissione esaminatrice hanno carattere consultivo e per tanto è riservata all’Amministrazione la più ampia e insindacabile facoltà di decisione udito il parere della Commissione stessa.

Dal Campidoglio, lì 18 Settembre 1928 (Anno VI).
p. Il Governatore p. Il Segretario Generale
P. D’ANCORA M. RIZZO

CONCORSO NAZIONALE PER IL PROGETTO ARCHITETTONICO RELATIVO AD UN PALAZZO DA ERIGERSI NEL NUOVO CENTRO DI PADOVA DAL CONSIGLIO PROVINCIALE DELL’ECONOMIA DI PADOVA E DELL’ISTITUTO NAZ. DELLE ASSICURAZIONI.

Il Consiglio Provinciale dell’Economia di Padova e l’Istituto Nazionale delle Assicurazioni bandiscono un concorso tra gli Ingegneri ed Architetti Italiani per il progetto delle facciate, dei portici, dell’atrio, del vestibolo e del salone interno di un edificio da erigersi in Padova, nel quartiere di S. Lucia, destinato particolarmente ad accogliere la Borsa Merci, gli Uffici dell’Economia e l’Agenzia Generale dell’istituto Nazionale delle Assicurazioni.
L’edificio sorgerà nel nuovo centro di Padova e dovrà, per il suo carattere architettonico, risultare opera viva e consona all’epoca nostra, rispettando tuttavia la tradizione e l’evoluzione stilistica padovana.
1. - I concorrenti si uniformeranno ai seguenti criteri e norme:
a) Facciate. Dovranno corrispondere alle piante allegate, studiate dai tecnici in armonia alle speciali esigenze di destinazione e di uso degli ambienti. Saranno perciò rigorosamente rispettati gli assi segnati, nonchè la disposizione dei vani agli effetti della loro illuminazione e della loro aereazione. Non furono segnati gli assi dei portici esterni, ma solo tratteggiati a carattere indicativo, per lasciare in tale senso la massima libertà ai progettisti.
I concorrenti potranno, ove lo credano utile al risultato finale, apportare, con progetto a parte, le varianti planimetriche di dettaglio ritenute meglio rispondenti a criteri artistici o pratici, tenendo presente che: a) l’ingresso della Borsa deve rimanere al centro della facciata sulla nuova piazza, come disposto; b) che la linea divisoria fra le proprietà dei due Enti deve rimanere inalterata; c) che le dimensioni del salone centrale, delle sale cereali, vini e merci varie, non devono nel loro complesso essere diminuite.
b) Portici. La larghezza interna non dovrà essere inferiore a ml. 4.50 (quattro e cinquanta) nè superiore a ml. 5 (cinque), computati dal filo del muro interno prospiciente il portico al filo della facciata esterna. L’altezza dal piano marciapiede non dovrà essere inferiore a m. 5 nè superiore a m. 6. Il portico corrispondente all’atrio d’ingresso verso la piazza, le sale dei cereali, dei vini, delle merci varie, e di scrittura, e la galleria intorno al salone centrale comprenderanno in altezza anche l’ammezzato, come già appare dalla sezione.
c) Salone centrale. Dovrà risultare arioso, ventilato e bene illuminato. Le altezze ed i profili segnati in sezione sono soltanto indicativi.
Dovranno i concorrenti studiare una soluzione che consenta agli ambienti del II° piano di risultare bene illuminati ed aereati.
La decorazione sarà sobria e dignitosa, in armonia all’uso del locale. Pur richiedendosi signorilità e grandiosità di linee, dovrà essere esclusa qualsiasi esuberanza o pesantezza.
2.- L’altezza del fabbricato non potrà superare m. 22,90 (ventidue e novanta centimetri) dal piano marciapiede alla linea di gronda, ma è concessa la facoltà di parziali sopraelevazioni in facciata ed in ritiro, allo scopo di raggiungere il migliore effetto estetico.
3.- L’altezza dei singoli piani quale risulta dalla sezione potrà essere mutata per esigenze architettoniche: saranno tuttavia da rispettare i minimi regolamentari e per il piano nobile non si potrà scendere al di sotto di quanto è segnato in sezione.
4. - I concorrenti dovranno tener presente la destinazione precipua dell’edificio (Borsa Merci, Consiglio Provinciale dell’Economia e Sede dell’Agenzia dell’Istituto Nazionale delle Assicurazioni), nonchè i criteri di reddito, contemperando il richiesto decoro architettonico con le esigenze economiche.
La spesa per la decorazione delle facciate dovrà rimanere sensibilmente prossima all’ordinario rapporto con il costo totale dell’edificio.
5. - Le facciate dovranno essere eseguite in pietra da taglio della regione veneta fino al marcapiano fra l’ammezzato e il piano nobile. Resta escluso per il rimanente l’impiego della pietra artificiale.
6. - I concorrenti potranno ritirare presso la Segreteria del Consiglio Provinciale dell’Economia di Padova, previo versamento di L. 50 (cinquanta), i documenti comprendenti: le piante in scala 1:100, la sezione, la planimetria generale della zona e copia del bando.
7. - I concorrenti dovranno far pervenire prima delle ore 18 del giorno 15 novembre 1928 (VII) alla Segreteria del Consiglio Provinciale dell’Economia di Padova i plichi contenenti i loro elaborati. I plichi che per qualsiasi motivo, anche di forza maggiore, fossero recapitati oltre tale termine non saranno sottoposti all’esame della Giuria.
8. - I concorrenti dovranno presentare i disegni seguenti, e questi soltanto:
a) disegno lineare, senza acquerello nè chiaroscuro, delle quattro facciate verso strada in scala 1:100.
b) disegno lineare c. s. di due sezioni del portico (longitudinale e traversale) in scala 1:100.
c) disegno lineare c. s. di due sezioni dell’atrio e vestibolo (longitudinale e trasversale con vista verso il salone) in scala 1:100.
d) disegno lineare c. s. di due sezioni (longitudinale e trasversale) del salone centrale in scala 1:100.
e) particolare in scala 1:20 della facciata principale verso la nuova piazza, da terra a tetto, con la relativa sezione; ed un particolare comprendente un tratto di ognuna delle altre tre facciate dal tetto a terra in scala 1:50 con la relativa sezione.
f) lo stesso particolare di cui all’articolo precedente, per la sola facciata principale, ma a chiaroscuro o acquarellato, da cui risulti il gioco delle colorazioni per l’impiego di materiali.
g) un particolare in scala 1:20 (come al paragrafo precedente) del salone centrale, atrio, vestibolo e portico.
h) prospettiva libera dal punto prescritto V della planimetria generale ad altezza normale d’uomo: la tavola relativa avrà le dimensioni massime di cm 50 × 60.
Sarà facoltativa la presentazione di uno schizzo prospettico dell’interno del salone, la cui tavola non dovrà superare le misure imposte per la precedente, e di una brevissima relazione sul progetto.
9. - I progetti saranno sottoposti all’esame insindacabile di apposita Giuria, formata dai sette componenti della Commissione speciale istituita con la legge per l’esecuzione del piano regolatore di Padova, e di un rappresentante per ciascuno dei due Enti banditori del concorso.
Al progetto dichiarato vincitore del concorso sarà assegnato un premio di L. 25.000 (venticinquemila).
Sarà in facoltà della Giuria di attribuire un secondo ed un terzo premio rispettivamente dell’importo di Lire 10.000 (diecimila) e di L. 5.000 (cinquemila).
Nei premi è compresa ogni rifusione di spese.
I premi saranno corrisposti tosto avvenuta l’aggiudicazione, previa consegna, dei disegni delle facciate e del portico in scala 1:100 su carta tale da consentirne la riproduzione eliografica.
10. - I progetti premiati rimarranno di assoluta proprietà degli enti che bandiscono il concorso, i quali avranno pieno e insindacabile diritto di esecuzione delle opere, sia integralmente, sia con le modificazioni che ritenessero opportune, senza che spetti diritto alcuno al vincitore nè ingerenza nella direzione tecnica e artistica del lavoro.
Gli Enti stessi si riservano la facoltà di richiedere a qualsiasi autore dei progetti premiati la presentazione di particolari per l’esecuzione totale o parziale, mediante un premio accessorio da pagarsi oltre il premio principale, semprechè i disegni richiesti vengano presentati al vero o nella scala prescritta entro mesi tre dalla data della richiesta, da farsi per lettera raccomandata. In questo caso a garanzia dell’esecuzione di tale incarico i premi principali saranno pagati per due terzi entro 10 giorni dalla decisione della Giuria e per il terzo residuo alla presentazione dei dettagli, insieme col premio accessorio.
11. - I progetti non premiati potranno essere ritirati dai concorrenti dopo venti giorni dalla decisione della Giuria.
12. - I progetti o saranno firmati dai concorrenti con il loro nome, cognome ed indirizzo, oppure saranno contraddistinti da un motto, ripetuto su una busta chiusa contenente nome, cognome e indirizzo dell’autore. In difetto dell’indicazione dell’indirizzo ogni eventuale comunicazione sarà validamente fatta alla Segreteria del Consiglio Provinciale dell’Economia di Padova.
13. - Gli Enti banditori del concorso si riservano la facoltà di esporre al pubblico i progetti presentati.
14. - La presentazione del progetto importa per il concorrente l’accettazione integrale delle condizioni di questo bando.
Addì, 1 Settembre 1928 (VI).
L’Istituto Nazionale delle Assicurazioni
CATTI, Presidente
Il Consiglio Prov. dell’Economia di Padova
RIVELLI, Prefetto Presidente

ANNUNCIO DEL CONCORSO PER UN FARO
A CRISTOFORO COLOMBO.

Il Comitato permanente della Pan Americana per il faro monumentale a Cristoforo Colombo, ha fissata al 1° settembre 1928 la data di inizio della gara.
Il faro sarà eretto nella Repubblica Domenicana in accordo con le determinazioni prese dalla 3a conferenza Internazionale degli Stati Americani, attraverso la cooperazione dei Governi e dei popoli di tutte le nazioni del mondo.
La gara sarà divisa in due stadi, il primo dei quali sarà accessibile a tutti gli architetti, senza distinzione di nazionalità, ed il secondo sarà limitato ai soli dieci architetti i cui progetti saranno classificati primi nel risultato della prima competizione.
Il primo stadio si protrarrà fino al 1° aprile 1929 nella quale epoca tutti i progetti dovranno trovarsi nella città di Madrid.
Un Giury internazionale di tre membri da scegliersi tra gli architetti competitori si riunirà in Madrid il 15 aprile 1929 per la prima aggiudicazione.
Gli autori dei dieci progetti classificati primi nella competizione preliminare riceveranno ciascuno 2.000 dollari e questi vincitori competeranno per l’aggiudicazione finale. Vi saranno anche dieci mensioni onorevoli di 500 dollari ognuna.
Nella seconda competizione 10.000 dollari saranno pagati all’autore del progetto dichiarato primo e che sarà l’architetto del faro; 7.500 all’autore del progetto classificato secondo; 5.000 al terzo; 2.500 al quarto e 1.000 a ognuno degli altri sei competitori.
Il Comitato ha ora in preparazione un rapporto contenente completi particolari delle condizioni del concorso e che sarà redatto in spagnuolo, francese e inglese. Tale pubblicazione verrà diffusa in tutti i paesi.
È stato anche deciso che il monumento debba includere una cappella commemorativa e un Museo, il quale, si reputa, potrà raccogliere gran numero di oggetti e manoscritti connessi con la vita e i viaggi del gran navigatore.

N. B. - Nel prossimo fascicolo verranno date notizie più dettagliate sull’importantissimo Concorso al quale è urgente si inscriva al più presto il più gran numero possibile di architetti italiani.

CONCORSO PER I PREMI CURLANDESI PRESSO LA REGIA
ACCADEMIA DI BELLE ARTI DI BOLOGNA.

È aperto il concorso ai Premi Curlandesi devoluti quest’anno, per ragioni di turno, all’Architettura, alla Decorazione ed alla Prospettiva.
I temi che i concorrenti dovranno trattare sono i seguenti:
1. Architettura - Padiglione per la mostra coloniale. Alzato, piante e sezioni nella scala di 1/50, particolari nella scala di 1/10. Premio L. 2400.
2. Decorazione - Vetrata circolare per la fronte di un battistero. Calcolando il diametro reale di m. 4, il disegno sarà eseguito nella scala di 1/50. Premio lire 800.
3. Prospettiva - Veduta di un abside da un chiostro. Acquarello colorato avente la misura di cent. 60 nel lato maggiore. Premio L. 400.
I lavori dovranno essere presentati non più tardi delle ore 15 del giorno 15 dicembre 1928. I concorrenti non premiati dovranno, dopo il giudizio pronunziatosi sul concorso, ritirare i loro lavori entro il termine di tre mesi, trascorsi i quali, tanto la R. Accademia quanto il Municipio di Bologna non saranno più responsabili della conservazione dei lavori stessi.

IL CONGRESSO DI PARIGI DELLA FEDERAZIONE
INTERNAZIONALE DELLE ABITAZIONI E PIANI REGOLATORI.

Nel passato agosto ebbe luogo a Parigi, in occasione della “Quenzième sociale” il congresso della Federazione Internazionale delle Abitazioni e Piani Regolatori.
L’Italia fu largamente rappresentata e partecipò anche all’Esposizione aperta alla Porta di Versailles.
L’intervento degli architetti Italiani, specialmente di Roma, Milano e Torino, e la loro attività nelle varie discussioni provano quanto ormai i problemi oggetto del congresso sono anche presso di noi dibattuti e maturati.
Nel prossimo fascicolo daremo estesi ragguagli sul congresso e sulla mostra.

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