CORRIERE ARCHITETTONICO
VILLA BRIGATTI A CASTELLETTO DI CARVICO
degli architetti TOMASO BUZZI e MICHELE MARELLI
Nel 1802 l’architetto aulico Leopoldo Pollak ebbe occasione di
preparare un disegno per la sistemazione di questo luogo di gradevole
villeggiatura. E tale disegno riproduciamo qui, perchè abbastanza
interessante, e perchè, dei lavori ivi progettati ed in seguito
condotti, poco giunse fino a noi.
Più d’un secolo dopo, nel 1927, due giovani architetti
dovettero por mano a nuove aggiunte e trasformazioni nella stessa villa.
Buzzi e Marelli sono, ormai, fra i giovani più fecondi dell’oggi
a Milano, sopratutto nell’ambito della produzione d’arte
decorativa, dopo la manifestazione dell’ultima Monza, dopo la
larga rinomanza raggiunta subito dal neonato Labirinto. Ma ci si permetta
di affermare, francamente, che codesta loro opera d’architettura
ci ha delusi. L’esterno della villa che qui presentiamo ha, è
vero, la trovata del coronamento e dell’attico curvi, che danno
alla facciata principale un aspetto insolito e leggiadro; ma l’interpretazione
e l’esecuzione di tale partito si manifesta poveramente. I timpani
in serizzo delle finestre centrali risultan pesanti, i pluviali, portati
al centro, per necessità e per un accorgimento estetico capzioso,
ottengono un effetto non tanto gradevole.
Migliori assai, invece, gli interni; perchè qui i giovani autori
si ritrovan nell’elemento loro. L’atrio terreno, volutamente
oscuro, con la fontana dipinta sulla parete di faccia, benchè
d’un gusto forse esotico, è ambiente interessante. E ambienti
gradevolissimi son le sale, la jemale e l’estiva, opportunamente
studiate perchè l’orientamento e la disposizione traggano,
dalle contrarie stagioni, il maggior beneficio di soggiorno. Simpatiche
le camere da letto, ammobigliate con grande semplicità e cura,
con mobili espressamente eseguiti. E, infine, meritan d’essere
segnalati i serramenti, che qui han raggiunto una reale perfezione estetica
e pratica: qualità troppo spesso cadute in trascuratezza.
F. R.
COMMENTI E POLEMICHE
NOTE URBANISTICHE
Molto opportunamente il recente Congresso tenuto dal Sindacato degli
Architetti italiani a Roma ha attribuito agli atudi edilizi ed alla
loro diffusione in Italia una importanza singolarissima; molto opportunamente,
ad immediata espressione di questo concetto, nel Congresso di studi
romani è venuta una proposta dell’Arch. Prof. Calza-Bini,
segretario generale del Sindacato, per la costituzione di un vero Istituto
urbanistico, al quale dovrebbero, sotto l’egida della organizzazione
corporativistica, convergere in armonica cooperazione gli Architetti,
gli Ingegneri, gli Artisti e gli enti amministrativi e finanziari, a
cominciare dai Comuni e dalle Aziende autonome, ed infine i rappresentanti
dei proprietari di stabili e di aree.
Tutto questa ripresa di studi e di attività acquista ora un carattere
di estrema urgenza per una inattesa notizia che si è avuta di
scorcio insieme coi primi accenni relativi alla nuova Legge sulle espropriazioni
per pubblica utilità preparata del Ministro di Grazia e Giustizia.
Si tratterebbe cioè per essa di stabilire per le città
ed i paesi di una certa importanza la presentazione obbligatoria di
un piano regolatore edilizio; e la disposizione appare insieme logicissima
e pericolosissima.
A questo immane lavoro simultaneo della redazione di piani regolatori
che diano ordine alle nostre città, rispettandone il passato
ed avviandone, con sicura e larga visione, l’avvenire, noi siamo
ancora, per esprimerci con rude ma doverosa franchezza, completamente
impreparati. Sono impreparati i nostri ordinamenti, i quali ancora si
riportano ad un vecchissimo ordine di idee e di esigenze, e probabilmente
lo saranno ancora pur dopo l’approvazione della nuova Legge, alla
quale non mi consta che abbia collaborato alcuna competenza nel campo
della tecnica, dell’Arte, della finanza urbanistica. Sono impreparati
nella grandissima maggioranza gli ingegneri e gli architetti che sarebbero
chiamati a questo lavoro di così enorme complessità, di
così terribile responsabilità.
V’è stato, è vero, negli ultimi anni (e niuno è
di me più lieto nel constatarlo) un magnifico, vivissimo risveglio
in questo campo, e si è espresso in bei concorsi, in studiate
proposte, in pubblicazioni geniali; ma non si creda che la penetrazione
nella grande massa dei tecnici e degli artisti, del pubblico e degli
amministratori sia ancora veramente profonda. Ancora, salvo rarissime
eccezioni, il piano regolatore elaborato da un ufficio tecnico di una
qualunque nostra città non può che essere un’opera
di ordinaria amministrazione, un’arida esercitazione di squadra
e di compasso, non può che riuscire, senza che nessuno ne abbia
colpa, deficiente sotto ogni rispetto, non può che riportarci
ad un ordine di schemi e concetti che occorrerebbe sperare ormai superato.
Nè si speri troppo nel sistema dei concorsi. Felicissimi come
mezzo di aguzzare l’ingegno e spingere lo studio a nuovi progressi,
come forma di propaganda urbanistica, i concorsi pei piani regolatori
troppo spesso nei riguardi della espressione pratica, si riducono ad
esercitazioni accademiche; per il modo con cuil vengono banditi, per
la insufficiente conoscenza da parte dei concorrenti delle condizioni
e dei problemi reali, per la necessaria traduzione successiva in concreti
provvedimenti coordinati ad un programma da parte delle Amministrazioni,
nei quali provvedimenti e nel quale programma quasi sempre si perde
lo spirito animatore....
Riassumendo dunque: se effettuamente si concreterà la disposizione
della presentazione obbligatoria dei piani regolatori, essa, che pure
è inspirata ad ottime ragioni di giustizia e di logica, si tradurrà
spesso in disastri gravi per le nostre città, proprio in questo
momento decisivo in cui si avviano a vita nuova e le loro sorti si decidono:
o essere belle, nobili, vaste, ridenti, sane, ingemmate d’opere
ovvero meschine, chiuse, rattrappite in confini inadatti, compromesse
per sempre per ogni sviluppo, costrette ad alterare bellezze caratteristiche
e monumenti gloriosi.
Occorre dunque provvedere. La formazione di una coscienza urbanistica
attraverso le scuole, le pubblicazioni, le conferenze, le proposte,
attraverso l’opera delle organizzazioni all’uopo previste
non può essere che lenta. Occorre che, come sempre avviene nelle
civiltà ancora imperfette, vi si sostituisca in parte il controllo
e la revisione di autorità regionali o centrali; sia che faccia
capo, non già ai vecchi ed inadatti organi consultivi, ma ad
un nuovo Consiglio superiore dell’Urbanistica; sia che l’Istituto
genialmente ideato dal Segretario del Sindacato fascista degli Architetti
sia chiamato non tanto ad una funzione generica di studio e di divulgazione,
ma ad una opera concreta, da esercitarsi con piena autorità e
con diretta competenza, nelle istruzioni pratiche ai compilatori dei
piani, nella eventuale preparazione di concorsi nei casi di maggiore
importanza, nella revisione severa dei progetti, nell’avviamento
programmatico verso la loro attuazione: organismo vivo, agile autorevole,
diramato nei vari centri d’Italia, libero da ogni competizione
d’interessi, che non siano quelli dello sviluppo fervido e razionale,
della tradizione di decoro e di bellezza delle città italiane.
GUSTAVO GIOVANNONI
TEATRI ANTICHI E SPETTACOLI NUOVI
Da qualche tempo imperversa e si intensifica la moda delle rappresentazioni
di opere classiche entro i monumenti antichi rimessi a nuovo; e la moda,
pur senza tener conto dei sistematici disastri finanziari, dilaga in
ogni parte d’Italia.
Si cominciò vari anni fa con le tragedie greche nel teatro greco
di Siracusa e nel bilancio tra il male ed il bene sembrò che
questo avesse la prevalenza. Era, è vero, una contaminazione
dell’arte antica, negli spettacoli stessi, col necessario adattamento
delle parti e con la mancanza di ogni significato nel coro; più
ancora lo era nella sostituzione di una scena semi-realistica fatta
di gesso e di stoffe alla scena architettonica stabile. Ma in fondo
tutta la nostra vita è fatta di transazioni tra la coltura e
l’arte da un lato e le esigenze pratiche dall’altro. La
concezione aristocratica degli studi scientifici o storici interferisce
ogni momento con la concezione democratica della volgarizzazione ed,
a veder bene, ambedue sono necessarie perchè forniscono una all’altra
i mezzi e l’ambiente.
Tuttavia è avvenuto che un po’ per meschino spirito d’imitazione
e di concorrenza, un po’ pel costituirsi di un giro di privati
interessi, si è andato esagerando in queste grossolane riesumazioni.
Dopo il teatro di Siracusa, lo Stadio Palatino, il Tempio della Concordia
di Girgenti, ed i teatri di Fiesole, di Ostia, di Taormina, di Pompei
(ove almeno si è tentato una non spregevole restituzione della
scena); dopo gli spettacoli diurni sono venuti quelli notturni con tanto
di illuminazione elettrica e di proiezioni; e già, in un campo
diverso, si annunciano rappresentazioni di melodrammi in piazza S. Marco
di Venezia, ove si vedranno Santuzza o Tonio spasimare di gelosia tra
le Procuratie e l’atrio della Basilica d’oro.
Ora chi pensa che tutto questo se può segnare danni e vantaggi
che forse si bilanciano nella educazione del popolo, reca danni gravissimi
ed irreparabili, senza alcun corrispettivo, ai monumenti? L’inserzione
nei ruderi dei nuovi elementi di cemento, di legno, di gesso necessari
per l’adattamento pratico crea, nel fare e disfare, sgretolamenti
inevitabili; il passaggio frettoloso e mal sorvegliato della folla (invero
non sempre molto numerosa) nelle vie o tra gli ambulacri non può
che recar seco qualche brandello di muratura, di stucchi, di frammenti
di marmi. Per chi sa quanto nella distruzione dei monumenti l’opera
energica dell’uomo sia sempre stata più efficace di quella
lenta e mite delle intemperie appare chiara l’opportunità
di non offrirle nuove occasioni proprio in questo tempo in cui si ravviva
la coscienza del valore e del significato dei resti antichi.
Se non si può o non si vuole porre i freni alla moda, almeno
si limiti e si argini. Perchè non contentarsi di due teatri antichi:
uno per tragedie o commedie greche a Siracusa, l’altro per tragedie
o commedie romane ad Ostia od a Pompei?
GUSTAVO GIOVANNONI
SINDACATO NAZIONALE ARCHITETTI
PAGINE DI VITA SINDACALE
CONCORSO FRA GLI ARTISTI ITALIANI RESIDENTI IN ROMA
PER DIECI FONTANELLE ARTISTICHE.
Nell’intento di procedere gradualmente alla sostituzione delle
attuali fontanelle di ghisa collocate nei quartieri più importanti,
con piccole fontane artistiche armonizzanti con il carattere storico
e artistico delle località designate, il Governatore delibera
di bandire fra gli artisti italiani residenti in Roma un concorso disciplinato
dalle seguenti norme:
Art. 1. - Le fontanelle dovranno essere in travertino e potranno ispirarsi
anche alla più grande semplicità di motivi, purchè
informati a sobrio ed elevato senso d’arte, e particolarmente
intonati all’ambiente cui ogni singola fontana è destinata
ed ai motivi storici architettonici ed artistici, che caratterizzano
i singoli quartieri della città.
Art. 2. - L’altezza massima, che potranno raggiungere le fontanelle
nella esecuzione, sarà di m. 2,50 se addossate a costruzione
già esistente, e di m. 2 se isolate. I progetti in gesso dovranno
essere a un decimo dal vero.
È in facoltà dei concorrenti di corredare i progetti di
qualche particolare plastico e decorativo e di un disegno di insieme
della località in cui la fontanella viene situata.
Art. 3. - Le fontanelle dovranno rispondere, oltrechè alle esigenze
specificate nell’articolo 1, anche ad esigenze pratiche di utilità
pubblica, nel senso che possa agevolmente effettuarsi l’attingimento
dell’acqua.
Art. 4. - Le fontanelle da eseguire sono dieci, destinate alle seguenti
tocalità.
1. Fontanella in Via Borgo Vecchio.
2. ,, nella Passeggiata del Gianicolo (sotto la quercia di Tasso).
3. ,, nella Piazza Foro Traiano.
4. ,, presso S. Pietro in Vincoli, all’angolo di Via della Polveriera.
5. ,, nella Piazza S. Croce in Gerusalemme.
6. ,, nella Piazza di S. Maria Maggiore (angolo di Via Paolina).
7. ,, nella Piazza della Rotonda.
8. ,, in Piazza Madama (angolo Via delle Cinque Lune).
9. ,, in Piazza della Cancelleria, al n. 73.
10. ,, in Via Rasella.
È data facoltà ad ogni concorrente di partecipare alla
gara con uno o più progetti.
Art. 5. - Per ogni fontanella premiata verrà corrisposta la somma
di lire quindicimila, di cui lire ottomila a titolo di compenso per
il valore artistico dell’opera e lire settemila a titolo di rimborso
delle spese di esecuzione, le quali resteranno per tal modo, a completo
carico del vincitore.
Le spese di esecuzione s’intendono fin d’ora comprensive
del costo del materiale e del collocamento in opera, mentre saranno
assunte dal Governatorato le sole spese occorrenti per l’alimentazione
idrica e per la provvista e messa in opera degli organi di scarico.
Art. 6. - Il premio di lire ottomila verrà corrisposto al vincitore
entro un mese dalla pubblicazione dell’esito del concorso e la
residuale somma di lire settemila verrà liquidata dopo il collaudo
da eseguirsi a cura dell’ufficio tecnico del Governatorato unitamente
ad un rappresentante della Decima Ripartizione A.B.A.
Art. 7. - Il concorso sarà giudicato da una Commissione di nomina
Governatoriale. Il suo giudizio sarà inappellabile.
Art. 8.- I progetti dovranno essere consegnati entro il 30 novembre
1928, all’Ufficio Belle Arti (Via Monte Tarpeo 27-B) che rilascerà
regolare ricevuta. Dovranno recare inciso o comunque segnato incancellabilmente
un motto, che sarà ripetuto su una busta chiusa, contenente il
certificato di nazionalità italiana, il certificato di residenza,
e la indicazione del nome, cognome, indirizzo e paternità dell’autore.
Art. 9. - I bozzetti saranno esposti al pubblico in località
da designarsi cinque giorni prima che la Commissione Giudicatrice inizi
i propri lavori, e cinque giorni dopo il giudizio.
Art. 10. - Il Governatorato si riserva la facoltà di presciegliere
un numero di progetti inferiore a quello delle fontane occorrenti, qualora
la Commissione giudichi che tra i lavori presentati in gara, quelli
rispondenti ai requisiti richiesti e alle finalità del concorso
non ricoprano il numero delle fontanelle da sostituire.
Art. 11. - I progetti ai quali sarà stato conferito un premio,
rimarranno di proprietà esclusiva del Governatorato, e all’autore
sarà interdetto di consentire qualsiasi riproduzione.
Art. 12. - I progetti non premiati resteranno per 15 giorni, dalla data
di pubblicazione dell’esito del concorso a mezzo della stampa
cittadina a disposizione degli autori rispettivi, che potranno ritirarli
esibendo la relativa ricevuta.
Trascorso tale termine, l’Amministrazione resterà esente
da ogni responsabilità per la conservazione dei progetti stessi
e potrà conservarli o anche distruggerli.
Art. 13. - Il solo fatto della partecipazione al concorso viene considerato
e inteso come piena accettazione da parte dei concorrenti, di tutte
le norme alle quali il concorso è subordinato.
Dal Campidoglio, lì 11 Luglio 1928 (Anno VI).
IL GOVERNATORE IL SEGRATARIO GENERALE
L. SPADA POTENZIANI D. DELLI SANTI
AVVISO DI CONCORSO NAZIONALE PER IL PROGETTO DELL’EDIFICIO GOVERNATORIALE
IN PIAZZA ARACOELI IN ROMA.
In esecuzione della deliberazione n. 6152 del 1 settembre 1928-VI è
bandito un concorso fra gli Ingegneri e gli Architetti italiani per
il progetto di un edificio ad uso di Uffici per il Governatorato da
costruirsi nell’isolato compreso fra Piazza Aracoeli, Via Giulio
Romano e Via S. Venanzio. I concorrenti protranno richiedere alla Direzione
dell’Edilizia (Via Monte Tarpeo n. 38 p. 2°) la planimetria
in scala 1:200 indicante l’area di risulta destinata a fabbricazione.
L’edificio dovrà essere composto di un piano seminterrato,
di un piano terreno rialzato e di quei piani superiori che il progettista
riterrà opportuno in rapporto alle caratteristiche del progetto
ed alle esigenze ambientali della località, tenendo presente
che l’altezza massima dell’edificio non dovrà superare
i m. 21.
Al piano terreno rialzato dovrà essere previsto un grande salone
per l’Ufficio Tasse avente una superficie di circa 200 metri quadrati,
con facile accesso dalla strada e sportelli intorno per il servizio
pubblico.
I locali ad uso Ufficio dovranno essere di grandi dimensioni con due
o tre finestre e vari vani di porte, suscettibili di essere suddivisi
con tramezzi a seconda delle esigenze speciali dell’Ufficio che
dovrà occupare i locali stessi; essi dovranno essere disimpegnati
da corridoi direttamente illuminati e larghi circa m. 2,50.
Ad ogni piano dovrà altresì essere prevista almeno una
sala per Commissioni di superficie di circa 50 metri quadrati, nonchè
un congruo numero di latrine in rapporto agli ambienti ricavati.
L’edificio dovrà avere una scala principale e quelle scale
secondarie che si renderanno necessarie in rapporto alla disposizione
planimetrica studiata.
Per ciascuna delle scale dovrà prevedersi apposito pozzo per
ascensore con accessi diretti dagli atri e dagli ingressi dei vari piani
in adiacenza delle scale stesse.
Dovrà altresì prevedersi nel seminterrato una adatta disposizione
di locali per gl’impianti di riscaldamento (caldaie, depositi
di carbone ecc.) con l’avvertenza che la ciminiera relativa, opportunamente
mascherata, dovrà essere ubicata nel corpo di fabbrica verso
la Via S.Venanzio.
L’architettura del nuovo edificio dovrà intonarsi all’ambiente.
Ogni concorrente sarà tenuto a presentare un progetto di massima,
composto di una planimetria generale in scala 1:500, delle piante dei
vari piani esterni in scala 1:200, dei prospetti in scala 1:100, di
una sezione in scala 1:200 e di uno schizzo prospettivo dal punto di
vista indicato nella planimetria generale preso sulle strade circostanti
ad altezza d’uomo.
La Commissione esaminatrice adeguerà i sei progetti migliori,
e tra gli autori dei progetti stessi verrà bandito un concorso
di 2° grado.
Ciascuno dei detti sei concorrenti preso atto delle eventuali indicazioni
della Commissione relativa a varianti da introdursi nel progetto di
massima per rendere questo più conforme alle esigenze, procederà
all’esecuzione del progetto definitivo. Tale progetto dovrà
essere composto dalla planimetria generale in scala 1:500, da tutte
le piante dei vari piani e della copertura in scala 1:100, di tutti
i prospetti (esterni ed interni) in scala 1:50, di due o più
sezioni in scala 1:100 e di una o più prospettive (non più
di tre) con le caratteristiche sopraindicate e di dimensioni massime
di m. 1,20×0,80. Fra tali progetti sarà scelto il progetto
vincitore su parere della commissione esaminatrice, la quale avrà
altresì la facoltà di proporre una graduatoria di merito
tra gli altri cinque progetti.
Il vincitore del Concorso dovrà poi apportare al suo progetto
tutte quelle modifiche che verranno imposte dalle superiori Autorità
nonchè fornire tutti quei particolari architettonici, anche in
scala al naturale, che l’Amministrazione richiederà allo
scopo di avere tutti gli elementi necessari per la realizzazione del
progetto stesso, ed impegnarsi a fornire anche nel corso dei lavori
tutti quegli ulteriori elementi e chiarimenti che occorreranno.
Il progetto vincitore rimarrà di proprietà dell’Amministrazione
la quale si riterrà libera da ogni impegno verso il progettista.
L’Amministrazione si riserva la facoltà insindacabile di
dare o non esecuzione al progetto a mezzo del suo ufficio Tecnico, come
pure di apportare successivamente al progetto stesso tutte quelle ulteriori
modifiche che ritenesse opportuno con la collaborazione del progettista
vincitore.
Al vincitore del concorso sarà corrisposto un premio di L. 100000
(lire centomila).
Tale premio s’intende comprensivo di tutte le spese occorse per
la redazione del progetto, comprese tutte quelle di cui ai commi precedenti
per le modifiche da apportarsi al progetto e per la prestazione d’opera
che occorrerà durante l’esecuzione dei lavori. Esso sarà
corrisposto per L. 50.000 dopo la decisione dell’Amministrazione
in merito al concorso, per L. 30.000 dopo che il vincitore avrà
ottemperato a tutte le prescrizioni che gli verranno impartite dell’Amministrazione,
e per L. 20.000 dopo che l’edificio sarà stato costruito:
qualora il progetto non dovesse avere esecuzione il vincitore percepirà
soltanto L. 80.000 ripartite secondo quanto precedentemente indicato.
Agli altri concorrenti progettisti che avranno preso parte al concorso
di secondo grado verrà corrisposto un compenso di L. 10.000 ciascuno,
intendendosi che i progetti relativi rimarranno di esclusiva proprietà
del Governatorato.
Nessun compenso o rimborso di spese sarà corrisposto agli altri
partecipanti al concorso di primo grado.
I progetti di primo grado debbono essere presentati entro il termine
massimo ed improrogabile del 31 ottobre 1928-VI - ore 12 presso l’Ufficio
Protocollo dell’Edilizia Via Monte Tarpeo n. 38 piano 2.
Ogni concorrente dovrà firmare per esteso con nome e cognome
il proprio progetto senza ricorrere a pseudomini, e dovrà altresì
allegare al progetto stesso una dichiarazione esplicita di aver preso
precisa conoscenza delle norme del presente bando di concorso e di accettarlo
senza riserve.
La Commissione esaminatrice procederà colla maggiore sollecitudine
all’esame dei progetti di primo grado rimanendo il termine utile
per la presentazione dei progetti di secondo grado fissato entro tre
mesi dalla data della lettera di comunicazione dell’esito del
concorso di primo grado.
Le proposte della Commissione esaminatrice hanno carattere consultivo
e per tanto è riservata all’Amministrazione la più
ampia e insindacabile facoltà di decisione udito il parere della
Commissione stessa.
Dal Campidoglio, lì 18 Settembre 1928 (Anno VI).
p. Il Governatore p. Il Segretario Generale
P. D’ANCORA M. RIZZO
CONCORSO NAZIONALE PER IL PROGETTO ARCHITETTONICO RELATIVO AD UN PALAZZO
DA ERIGERSI NEL NUOVO CENTRO DI PADOVA DAL CONSIGLIO PROVINCIALE DELL’ECONOMIA
DI PADOVA E DELL’ISTITUTO NAZ. DELLE ASSICURAZIONI.
Il Consiglio Provinciale dell’Economia di Padova e l’Istituto
Nazionale delle Assicurazioni bandiscono un concorso tra gli Ingegneri
ed Architetti Italiani per il progetto delle facciate, dei portici,
dell’atrio, del vestibolo e del salone interno di un edificio
da erigersi in Padova, nel quartiere di S. Lucia, destinato particolarmente
ad accogliere la Borsa Merci, gli Uffici dell’Economia e l’Agenzia
Generale dell’istituto Nazionale delle Assicurazioni.
L’edificio sorgerà nel nuovo centro di Padova e dovrà,
per il suo carattere architettonico, risultare opera viva e consona
all’epoca nostra, rispettando tuttavia la tradizione e l’evoluzione
stilistica padovana.
1. - I concorrenti si uniformeranno ai seguenti criteri e norme:
a) Facciate. Dovranno corrispondere alle piante allegate, studiate dai
tecnici in armonia alle speciali esigenze di destinazione e di uso degli
ambienti. Saranno perciò rigorosamente rispettati gli assi segnati,
nonchè la disposizione dei vani agli effetti della loro illuminazione
e della loro aereazione. Non furono segnati gli assi dei portici esterni,
ma solo tratteggiati a carattere indicativo, per lasciare in tale senso
la massima libertà ai progettisti.
I concorrenti potranno, ove lo credano utile al risultato finale, apportare,
con progetto a parte, le varianti planimetriche di dettaglio ritenute
meglio rispondenti a criteri artistici o pratici, tenendo presente che:
a) l’ingresso della Borsa deve rimanere al centro della facciata
sulla nuova piazza, come disposto; b) che la linea divisoria fra le
proprietà dei due Enti deve rimanere inalterata; c) che le dimensioni
del salone centrale, delle sale cereali, vini e merci varie, non devono
nel loro complesso essere diminuite.
b) Portici. La larghezza interna non dovrà essere inferiore a
ml. 4.50 (quattro e cinquanta) nè superiore a ml. 5 (cinque),
computati dal filo del muro interno prospiciente il portico al filo
della facciata esterna. L’altezza dal piano marciapiede non dovrà
essere inferiore a m. 5 nè superiore a m. 6. Il portico corrispondente
all’atrio d’ingresso verso la piazza, le sale dei cereali,
dei vini, delle merci varie, e di scrittura, e la galleria intorno al
salone centrale comprenderanno in altezza anche l’ammezzato, come
già appare dalla sezione.
c) Salone centrale. Dovrà risultare arioso, ventilato e bene
illuminato. Le altezze ed i profili segnati in sezione sono soltanto
indicativi.
Dovranno i concorrenti studiare una soluzione che consenta agli ambienti
del II° piano di risultare bene illuminati ed aereati.
La decorazione sarà sobria e dignitosa, in armonia all’uso
del locale. Pur richiedendosi signorilità e grandiosità
di linee, dovrà essere esclusa qualsiasi esuberanza o pesantezza.
2.- L’altezza del fabbricato non potrà superare m. 22,90
(ventidue e novanta centimetri) dal piano marciapiede alla linea di
gronda, ma è concessa la facoltà di parziali sopraelevazioni
in facciata ed in ritiro, allo scopo di raggiungere il migliore effetto
estetico.
3.- L’altezza dei singoli piani quale risulta dalla sezione potrà
essere mutata per esigenze architettoniche: saranno tuttavia da rispettare
i minimi regolamentari e per il piano nobile non si potrà scendere
al di sotto di quanto è segnato in sezione.
4. - I concorrenti dovranno tener presente la destinazione precipua
dell’edificio (Borsa Merci, Consiglio Provinciale dell’Economia
e Sede dell’Agenzia dell’Istituto Nazionale delle Assicurazioni),
nonchè i criteri di reddito, contemperando il richiesto decoro
architettonico con le esigenze economiche.
La spesa per la decorazione delle facciate dovrà rimanere sensibilmente
prossima all’ordinario rapporto con il costo totale dell’edificio.
5. - Le facciate dovranno essere eseguite in pietra da taglio della
regione veneta fino al marcapiano fra l’ammezzato e il piano nobile.
Resta escluso per il rimanente l’impiego della pietra artificiale.
6. - I concorrenti potranno ritirare presso la Segreteria del Consiglio
Provinciale dell’Economia di Padova, previo versamento di L. 50
(cinquanta), i documenti comprendenti: le piante in scala 1:100, la
sezione, la planimetria generale della zona e copia del bando.
7. - I concorrenti dovranno far pervenire prima delle ore 18 del giorno
15 novembre 1928 (VII) alla Segreteria del Consiglio Provinciale dell’Economia
di Padova i plichi contenenti i loro elaborati. I plichi che per qualsiasi
motivo, anche di forza maggiore, fossero recapitati oltre tale termine
non saranno sottoposti all’esame della Giuria.
8. - I concorrenti dovranno presentare i disegni seguenti, e questi
soltanto:
a) disegno lineare, senza acquerello nè chiaroscuro, delle quattro
facciate verso strada in scala 1:100.
b) disegno lineare c. s. di due sezioni del portico (longitudinale e
traversale) in scala 1:100.
c) disegno lineare c. s. di due sezioni dell’atrio e vestibolo
(longitudinale e trasversale con vista verso il salone) in scala 1:100.
d) disegno lineare c. s. di due sezioni (longitudinale e trasversale)
del salone centrale in scala 1:100.
e) particolare in scala 1:20 della facciata principale verso la nuova
piazza, da terra a tetto, con la relativa sezione; ed un particolare
comprendente un tratto di ognuna delle altre tre facciate dal tetto
a terra in scala 1:50 con la relativa sezione.
f) lo stesso particolare di cui all’articolo precedente, per la
sola facciata principale, ma a chiaroscuro o acquarellato, da cui risulti
il gioco delle colorazioni per l’impiego di materiali.
g) un particolare in scala 1:20 (come al paragrafo precedente) del salone
centrale, atrio, vestibolo e portico.
h) prospettiva libera dal punto prescritto V della planimetria generale
ad altezza normale d’uomo: la tavola relativa avrà le dimensioni
massime di cm 50 × 60.
Sarà facoltativa la presentazione di uno schizzo prospettico
dell’interno del salone, la cui tavola non dovrà superare
le misure imposte per la precedente, e di una brevissima relazione sul
progetto.
9. - I progetti saranno sottoposti all’esame insindacabile di
apposita Giuria, formata dai sette componenti della Commissione speciale
istituita con la legge per l’esecuzione del piano regolatore di
Padova, e di un rappresentante per ciascuno dei due Enti banditori del
concorso.
Al progetto dichiarato vincitore del concorso sarà assegnato
un premio di L. 25.000 (venticinquemila).
Sarà in facoltà della Giuria di attribuire un secondo
ed un terzo premio rispettivamente dell’importo di Lire 10.000
(diecimila) e di L. 5.000 (cinquemila).
Nei premi è compresa ogni rifusione di spese.
I premi saranno corrisposti tosto avvenuta l’aggiudicazione, previa
consegna, dei disegni delle facciate e del portico in scala 1:100 su
carta tale da consentirne la riproduzione eliografica.
10. - I progetti premiati rimarranno di assoluta proprietà degli
enti che bandiscono il concorso, i quali avranno pieno e insindacabile
diritto di esecuzione delle opere, sia integralmente, sia con le modificazioni
che ritenessero opportune, senza che spetti diritto alcuno al vincitore
nè ingerenza nella direzione tecnica e artistica del lavoro.
Gli Enti stessi si riservano la facoltà di richiedere a qualsiasi
autore dei progetti premiati la presentazione di particolari per l’esecuzione
totale o parziale, mediante un premio accessorio da pagarsi oltre il
premio principale, semprechè i disegni richiesti vengano presentati
al vero o nella scala prescritta entro mesi tre dalla data della richiesta,
da farsi per lettera raccomandata. In questo caso a garanzia dell’esecuzione
di tale incarico i premi principali saranno pagati per due terzi entro
10 giorni dalla decisione della Giuria e per il terzo residuo alla presentazione
dei dettagli, insieme col premio accessorio.
11. - I progetti non premiati potranno essere ritirati dai concorrenti
dopo venti giorni dalla decisione della Giuria.
12. - I progetti o saranno firmati dai concorrenti con il loro nome,
cognome ed indirizzo, oppure saranno contraddistinti da un motto, ripetuto
su una busta chiusa contenente nome, cognome e indirizzo dell’autore.
In difetto dell’indicazione dell’indirizzo ogni eventuale
comunicazione sarà validamente fatta alla Segreteria del Consiglio
Provinciale dell’Economia di Padova.
13. - Gli Enti banditori del concorso si riservano la facoltà
di esporre al pubblico i progetti presentati.
14. - La presentazione del progetto importa per il concorrente l’accettazione
integrale delle condizioni di questo bando.
Addì, 1 Settembre 1928 (VI).
L’Istituto Nazionale delle Assicurazioni
CATTI, Presidente
Il Consiglio Prov. dell’Economia di Padova
RIVELLI, Prefetto Presidente
ANNUNCIO DEL CONCORSO PER UN FARO
A CRISTOFORO COLOMBO.
Il Comitato permanente della Pan Americana per il faro monumentale
a Cristoforo Colombo, ha fissata al 1° settembre 1928 la data di
inizio della gara.
Il faro sarà eretto nella Repubblica Domenicana in accordo con
le determinazioni prese dalla 3a conferenza Internazionale degli Stati
Americani, attraverso la cooperazione dei Governi e dei popoli di tutte
le nazioni del mondo.
La gara sarà divisa in due stadi, il primo dei quali sarà
accessibile a tutti gli architetti, senza distinzione di nazionalità,
ed il secondo sarà limitato ai soli dieci architetti i cui progetti
saranno classificati primi nel risultato della prima competizione.
Il primo stadio si protrarrà fino al 1° aprile 1929 nella
quale epoca tutti i progetti dovranno trovarsi nella città di
Madrid.
Un Giury internazionale di tre membri da scegliersi tra gli architetti
competitori si riunirà in Madrid il 15 aprile 1929 per la prima
aggiudicazione.
Gli autori dei dieci progetti classificati primi nella competizione
preliminare riceveranno ciascuno 2.000 dollari e questi vincitori competeranno
per l’aggiudicazione finale. Vi saranno anche dieci mensioni onorevoli
di 500 dollari ognuna.
Nella seconda competizione 10.000 dollari saranno pagati all’autore
del progetto dichiarato primo e che sarà l’architetto del
faro; 7.500 all’autore del progetto classificato secondo; 5.000
al terzo; 2.500 al quarto e 1.000 a ognuno degli altri sei competitori.
Il Comitato ha ora in preparazione un rapporto contenente completi particolari
delle condizioni del concorso e che sarà redatto in spagnuolo,
francese e inglese. Tale pubblicazione verrà diffusa in tutti
i paesi.
È stato anche deciso che il monumento debba includere una cappella
commemorativa e un Museo, il quale, si reputa, potrà raccogliere
gran numero di oggetti e manoscritti connessi con la vita e i viaggi
del gran navigatore.
N. B. - Nel prossimo fascicolo verranno date notizie più dettagliate
sull’importantissimo Concorso al quale è urgente si inscriva
al più presto il più gran numero possibile di architetti
italiani.
CONCORSO PER I PREMI CURLANDESI PRESSO LA REGIA
ACCADEMIA DI BELLE ARTI DI BOLOGNA.
È aperto il concorso ai Premi Curlandesi devoluti quest’anno,
per ragioni di turno, all’Architettura, alla Decorazione ed alla
Prospettiva.
I temi che i concorrenti dovranno trattare sono i seguenti:
1. Architettura - Padiglione per la mostra coloniale. Alzato, piante
e sezioni nella scala di 1/50, particolari nella scala di 1/10. Premio
L. 2400.
2. Decorazione - Vetrata circolare per la fronte di un battistero. Calcolando
il diametro reale di m. 4, il disegno sarà eseguito nella scala
di 1/50. Premio lire 800.
3. Prospettiva - Veduta di un abside da un chiostro. Acquarello colorato
avente la misura di cent. 60 nel lato maggiore. Premio L. 400.
I lavori dovranno essere presentati non più tardi delle ore 15
del giorno 15 dicembre 1928. I concorrenti non premiati dovranno, dopo
il giudizio pronunziatosi sul concorso, ritirare i loro lavori entro
il termine di tre mesi, trascorsi i quali, tanto la R. Accademia quanto
il Municipio di Bologna non saranno più responsabili della conservazione
dei lavori stessi.
IL CONGRESSO DI PARIGI DELLA FEDERAZIONE
INTERNAZIONALE DELLE ABITAZIONI E PIANI REGOLATORI.
Nel passato agosto ebbe luogo a Parigi, in occasione della “Quenzième
sociale” il congresso della Federazione Internazionale delle Abitazioni
e Piani Regolatori.
L’Italia fu largamente rappresentata e partecipò anche
all’Esposizione aperta alla Porta di Versailles.
L’intervento degli architetti Italiani, specialmente di Roma,
Milano e Torino, e la loro attività nelle varie discussioni provano
quanto ormai i problemi oggetto del congresso sono anche presso di noi
dibattuti e maturati.
Nel prossimo fascicolo daremo estesi ragguagli sul congresso e sulla
mostra.