FASCICOLO XI - LUGLIO 1927
NOTIZIARIO
CRONACA DEI MONUMENTI

Il contrasto, che così spesso si afferma, tra la conservazione dei monumenti e del loro carattere ambientale da un lato e le esigenze della vita moderna dall'altro, quasi sempre non è intrinseco nelle cose, ma è risultato dei pregiudizi, della incompetenza, della fretta di chi non sa intendere nè le esigenze dell'antico, nè quelle del nuovo. Con un po' di buon senso e con un po' di buon gusto, non volendo esageratamente forzare la utilizzazione speculativa ed il pratico adattamento, ma dando a ciascun quartiere della città, a ciascuna parte di edificio, a ciascun gruppo di ambienti una opportuna destinazione, le ragioni del rispetto e quelle della utilità possono nella maggior parte dei casi trovare felice conciliazione.
Di questo così essenziale e confortante principio numerosissime sono le conferme sperimentali; e sarà bene il citarne alcune recentissime molto notevoli.
Una, di cui già avemmo in questa rubrica ad occuparci brevemente e che ora illustriamo con talune vedute dell'edifizio (tratte da una recente speciale pubblicazione), si riferisce al restauro del palazzo Martinengo ai Miracoli in Brescia ed alla sua destinazione quale sede della Banca di S. Paolo. Piuttosto che seguire il triste esempio del palazzo Pazzi Quaratesi in Firenze e di tanti altri edifici che nella destinazione a sede di istituti finanziari hanno visto alterare il carattere dei bei cortili, trasformati in sale per il pubblico con la triste sovrapposizione di un soffitto a vetri, l'egregio Ing. Dabbeni ha nel palazzo Martinengo con vera genialità inserito nella vasta corte la nuova sala ovale alta un piano soltanto, sicchè l'aspetto scenografico dei porticati, a cui fa capo il magnifico scalone, non è turbato, e la nuova costruzione sembra una cosa di getto che si compone insieme con tutti gli elementi monumentali.
Altro esempio interessante: ad Ascoli Piceno. L'intendimento vandalico di demolire senz'altro (sotto la scusa d'isolare la bella chiesa medioevale di S. Francesco) tutto il convento vastissimo annesso alla chiesa per farne area fabbricabile, si è invece mutato in un ottimo progetto di adattamento del Prof. Arch. Vincenzo Pilotti, che volenterosamente ha seguito i suggerimenti del Consiglio superiore per le Belle Arti. I due bei cortili, trecentesco l'uno e quattrocentesco l'altro, che esistono nell'ampio isolato sono stati in detto progetto non solo salvati ma valorizzati; ed in particolare questo secondo, grandissimo, è stato mutato in una piazzetta raccolta e tranquilla, circondata dalle sue arcate riaperte, che potrà costituire per Ascoli un simpatico centro di riunione e di trattenimento. Una discreta, non enorme, trasformazione del rimanente dell'edificio, col sopraelevarne alcune parti che non interessano le principali visuali e col trasformarne radicalmente alcune parti che non hanno alcun valore d'arte, consentirà di dare adatta sede ad un albergo, ad uffici, ad abitazioni, pur seguendo, nella massa costruttiva, come nelle linee e negli ornati architettonici, la norma della minima aggiunta e della massima semplicità di espressione.

Il terzo esempio è ben più grandioso ed ha essenzialmente valore edilizio. Esso si riferisce al quartiere del Ghetto di Siena, che già altre volte è stato minacciato di distruzione completa.
Il quartiere rappresenta un insieme di grandissimo interesse pel carattere medioevale che ancora vive nelle case e nelle piccole vie tortuose; ma ad essa è stata riservata la sorte così frequente nei vecchi quartieri, (caso tipico, il quartiere del Rinascimento in Roma) di discendere di grado fino a divenire uno dei rioni più poveri e densi della città. Ad ogni casa i secoli successivi hanno aggiunto nuovi piani e nuove costruzioni negli spazi interni, sicchè l'alterazione delle linee architettoniche è proceduta di pari passo col peggioramento delle condizioni igieniche, coll'infoltimento della fabbricazione e della popolazione. Certo ora il quartiere del Ghetto è forse il più malsano delle vecchia Siena.
L'attuale amministrazione, che ha per Podestà il Prof. Bargagli Petrucci, bella figura di studioso e di artista, piuttosto che seguire le precedenti nei propositi di demolizione completa o di tracciamento arbitrario di nuove vie (propositi che rappresentavano la facilona espressione di chi non vuol faticare nello studio dei temi edilizii nei loro molteplici aspetti), segue ora una vasta iniziativa di una magnifica organicità. Non lontano dal quartiere vecchio essa intende costruire un moderno quartiere nuovo, con sani criteri d'estetica e di utilità edilizia, sì da travasarvi in tutto od in parte la popolazione che ora abita il Ghetto. Subito di poi si procederà allo scrostamento degli intonachi delle vecchie case, al rilievo ed allo studio degli antichi organismi e dei loro elementi sopravvissuti, alla liberazione delle superfetazioni prive di ogni valore, al restauro sincero architettonico accompagnato da quel diradamento edilizio, che rispettando la fibra ed il tipo vivace ed irregolare dell'abitato, apra piazzette e cortili e costituisca giardini, quasi polmoni nuovi del quartiere: il quale così rivivrà degnamente ed utlimente nella nobiltà del suo carattere d'arte e nella sanità della sua razionale sistemazione, forse non lontana da quella che ebbe in origine.
G.GIOVANNONI.

NOTIZIARIO

PROGETTO PER LA STAZIONE MARITTIMA DI TRIESTE.

Ci piace segnalare questo studio dell'Arch. Carlo Polli di Trieste, che fra i primi in Italia si è occupato con passione ed amore di un problema così importante quale quello delle stazioni marittime.
È generalmente noto con quanta cura e con quale larghezza di mezzi le grandi compagnie organizzino, in una gara crescente di lusso, il servizio passeggeri che continuamente rifluisce fra le Americhe e l'Europa. Mentre però sono in complesso abbastanza conosciute le architetture navali e le decorazioni interne dei palazzi del mare, pochissimi sono invece in Europa gli esempi per le stazioni marittime ed uno fra i primi in Italia questo studio che presentiamo ai lettori. Come grandiosità esso è solo superato dalla vasta stazione marittima in corso di costruzione nel porto di Genova, della quale contiamo di fornire prossimamente alcuni cenni illustrativi.
L'opera non è facile: si tratta di raggruppare in un complesso organico coll'altezza di otto-nove metri sul mare, tutti i servizi inerenti alla partenza ed all'arrivo dei grandi transatlantici; quindi gallerie per la visita dei bagagli e raccordi con la ferrovia, verifica dei passaporti, visita medica, sale di aspetto di ristorante, salette d'onore, Agenzie di viaggio il tutto separato per gli arrivi e le partenze e completamente distinto fra passeggeri di classe ed emigranti.
Il progetto completo, redatto dall'arch. Polli per Trieste, e del quale riproduciamo i principali grafici, racchiude tutto il molo in un complesso organico per il servizio passeggeri di due piroscafi che si trovino contemporaneamente in arrivo o partenza ai due fianchi del molo. Esso prevede la formazione di banchine ai due lati del molo per raggiungere i fondali richiesti di 11 ml., la costruzione di due lunghe gallerie per la visita doganale dei bagagli, gallerie terminanti ciascuna con due sale di aspetto che si rivelano all'esterno dalle quattro cupole ai limiti dalla stazione.
I piroscafi si allacciano alle gallerie per mezzo di tre passerelle coperte, spostabili su rotaie longitudinali e destinate al servizio dei passeggeri di classe, degli emigranti e dei bagagli. Le gallerie longitudinali completamente sgombre all'interno, come quelle della stazione marittima di New York, si intendono formate da una serie di elementi di cemento armato uguali tra di loro e, posti alla distanza di 4 ml., elementi che coprono con un solo arco di 14 ml. di luce i fianchi del molo e permettono la massima libertà dei servizi.
Specialmente interessante e bene studiata la soluzione planimetrica nella rispondenza di ogni parte dell'edificio al suo scopo, mentre per la parte estetica il complesso si presenta nella nuda eleganza costruttiva del cemento armato che senza decorazioni dà l'onesto piacere dell'oggetto adatto allo scopo, della forma corrispondente ad uno sfruttamento razionale.
È nostro dovere ricordare che il progetto è stato dal Polli elaborato in unione alle Ditte Ingg. Mantelli di Venezia e Venezian Buttoraz e Ziffer di Trieste.
LUIGI LENZI.


CONCORSO IN MILANO PER UNA FONTANA IN PIAZZA DELLA SCALA.

È uscito il programma dei concorsi banditi per il prossimo anno 1928 dall'Accademia di Brera.
Figura per primo il progetto per una fontana da collocarsi in piazza della Scala e per la sistemazione generale della piazza stessa. I concorrenti dovranno tener conto, oltre che delle nuove funzioni che la piazza è chiamata a esercitare in rapporto alle mutate condizioni della circolazione stradale, anche della circostanza che sembra probabile il trasferimento del monumento a Leonardo da Vinci: perciò il progetto deve abbracciare la sistemazione generale della piazza, traendo partito dalle risorse che può offrire un conveniente giuoco di masse avvivato dalla vivace nota dell'acque corrente, e da una sobria distribuzione di fiori.
I progetti, accompagnati da una relazione che chiarisca il pensiero del concorrente, dovranno essere corredati della pianta della sistemazione della piazza nella scala di almeno 1/200; del tipo della fontana nella scala 1/50, corredato delle piante e sezioni necessarie a identificare il progetto; di qualche particolare decorativo della fontana, nella scala di 1/10; e di qualche veduta prospettica della nuova sistemazione.
Per questo concorso sono offerti due premi: uno di diecimila lire (Istituzione Boito) e uno di quattromila lire (Istituzione Vittadini). I concorrenti sono liberi di sottoscrivere i loro progetti o di presentarli con un motto: i lavori premiati rimarranno di proprietà dell'Accademia.
Il programma comprende, come dicemmo, altri bandi. Due premi di lire quattromila ciascuno (Istituzione Fumagalli) sono annunciati per un concorso di scultura e uno di pittura di figura. I concorrenti, artisti italiani che non abbiano compiuto i trentadue anni di età al 1° febbraio 1928, dovranno presentare entro il 13 gennaio p. v. un'istanza in carta bollata da due lire con l'indicazione del genere e dei titoli delle opere, che non devono essere mai state esposte in altre pubbliche Mostre. Le opere premiate rimarranno di proprietà degli autori: l'Accademia si riserva il diritto di prenderne copia fotografica.

I NUOVI PADIGLIONI DELL'ESPOSIZIONE VOLTIANA DI COMO
(ARCH. NAPOLEONE MONTORFANO)

Il problema di costruire dei padiglioni per una mostra modernissima a fianco e nei giardini della Villa dell'Olmo, villa antica di non grande pregio artistico ma solenne e maestosa in un meraviglioso paesaggio di contro al lago, non era facile.
L'arch. Montorfano l'ha risolto con semplicità e chiarezza. Vi è una logica ed armonica distribuzione di spazi e volumi nei due bracci che fiancheggiano la villa e nella catena di padiglioni e gallerie che si snoda nei giardini dietro la villa rispettandone i livelli e gli alberi.
Una sola e forse un poco monotona cadenza architettonica modula gli interni con pacate teorie di colonne doriche. Certo le belle scintillanti macchine si trovano a loro agio e spiccano sulle pareti e sulle vôlte bianche e ben girate.
L'architettura esterna più aderente e legata all'antica è un poco meno felice, ma si accompagna nitida all'armonia dell'ambiente.
In alcune libere piccole fabbriche circostanti, il ristorante ed alcuni padiglioni, più fresca appare l'ispirazione e piacevole il risultato estetico con semplicissimi mezzi.
G. M.


NOTIZIE VARIE

INIZIATIVE DELL'ISTITUTO ITALIANO DI ARCHEOLOGIA
E DI STORIA DELL'ARTE.

L'Istituto Italiano di Archeologia e Storia d'Arte, la fiorente istituzione promossa dalla geniale energia di Corrado Ricci e da lui portata a manifestazioni di importanza non inferiore a quella delle congeneri istituzioni straniere che in Italia, e segnatamente in Roma, si occupano della nostra Arte e dei nostri monumenti, si è vòlta in questi ultimi tempi a talune interessanti iniziative riguardanti l'Architettura, che hanno con la nostra vita d'Arte e con le nostre affermazioni nazionali diretta attinenza; sicchè non sarà discaro ai lettori averne brevi notizie.
Accogliendo una proposta del Prof. Gustavo Giovannoni, l'Istituto intende iniziare una vastissima raccolta illustrativa, un vero corpus, dei monumenti romani dispersi nelle varie regioni dell'Impero ove giunse col dominio di Roma la sua Arte e la sua Architettura. Quando si pensi che, mentre dell'Architettura greca o di quella minoica il mondo archeologico ha ricercato e ricerca tuttora i più minuti elementi, ancora invece il vero carattere e talvolta perfino l'esistenza di importantissimi monumenti romaoi ci sfugge, quando si intenda il significato veramente grandioso che la unità costruttiva ed artistica di questa enorme produzione assume nella determinazione delle origini e della entità del vasto fenomeno architettonico romano, appare quasi incomprensibile che si sia giunti fino ad oggi senza che questa opera metodica sia stata ideata e promossa. Essa risponde ora nel modo più diretto alla rinascita negli studi ed al risorgere della coscienza nazionale.
Il lavoro comincerà con la formazione di un regolare schedario e poi si diramerà nella indagine analitica compiuta sui singoli luoghi da particolari spedizioni, in cui archeologi ed architetti dovranno portarsi reciproco aiuto nei rilievi, nella interpretazione del materiale e della suppellettile, negli studi di restituzione. Seguiranno le pubblicazioni in volumi ampiamente illustrati, relativi ciascuno ad uno dei centri monumentali ed ordinati secondo le regioni. Non è improbabile che i primi contributi siano recati dalla Spagna e dalla Siria.
Altre iniziative utilissime dell'Istituto di Archeologia e di Storia dell'Arte sono quelle della formazione presso la sua biblioteca di piazza Venezia di un Archivio fotografico dei Monumenti italiani; o della pubblicazione di un bollettino e di volumi di studi, nei quali potranno trovare adatta sede le ricerche sulla nostra Arte ed in particolare sui nostri Monumenti.
Vorrebbe inoltre l'Istituto promuovere raccolte e pubblicazioni sulla “Casa borghese” nelle varie regioni d'Italia studiata nei suoi caratteri costruttivi ed estetici; compiendo cioè un'opera non dissimile a quella che da tempo sta compiendo in Svizzera, con ottimi risultati, una Commissione di Architetti, e che da noi ha avuto appena il suo embrione in quelle pubblicazioni sull'Architettura minore recentemente comparse a Roma ed a Milano. Un materiali preziosissimo potrebbe così venir raccolto a dimostrare i particolari caratteri delle singole regioni e dei singoli centri che ne costituiscono l'ambiente, ed a fornire agli architetti italiani elementi di una immediata utilità, perchè riferiti non alle grandi opere monumentali, ma alla spicciola vita architettonica.
M. N.

PER LA DECORAZIONE DI SAN GIUSTO.

L'Autorità Ecclesiastica, desiderando che la gara indetta fra gli artisti italiani per la decorazione marmorea e musiva dell'abside maggiore della Basilica di S. Giusto riesca una manifestazione nazionale ed artistica degna del Santo che si vuole celebrare e del monumento stesso, simbolo della fede patriottica mantenuta viva negli anni tristi del servaggio, ha rivolto vive premure al Comitato cittadino e al Municipio di Trieste affinchè il termine utile per la presentazione dei bozzetti partecipanti al concorso venga prorogato ancora una volta, così da rendere possibile che la mostra dei progetti sia aperta solennemente nel giorno del Santo Patrono triestino, cioè il 3 Novembre.
Poichè anche da ogni parte d'Italia gli artisti fanno intendere che sarebbe oltremodo gradita una ulteriore proroga, avuto riguardo anche alla stagione torrida, il Comitato è venuto nella determinazione di accogliere di buon grado la richiesta della Autorità Ecclesiastica, rimandando il termine utile per la presentazione dei progetti al 15 ottobre 1927, ferme restando tutte le altre modalità che regolano il concorso stesso.

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