FASCICOLO XI - LUGLIO 1927
G.GIOVANNONI: Lo stabilimento balneare "Roma" alla marina di Ostia, con 19 illustrazioni
Il grande stabilimento balneare elevato nella nuova borgata marittima di Ostia per conto della Società Elettroferroviaria Italiana e sui disegni del prof. G. B. Milani è opera che, nei ricordi dei grandi edifici romani che specialmente fanno capo alla suggestiva località, fa assurgere ad importanza architettonica che quasi riveste carattere monumentale un tema che ordinariamente si perde nella goffa banalità della baracca di fiera.
Lo stabilimento è di struttura murale nella sua parte essenziale, in cui sono disposti i principali ambienti; e ad essa si innesta ai due lati la parte in legno costituita dalle lunghe serie dei camerini destinati a spogliatoio per i bagnanti.
La parte murale si compone:
a) Dell'edificio d'ingresso nel quale prende posto un grandioso portico d'accesso con servizio di biglietteria, controllo per la distribuzione dei biglietti, sia d'ingresso che per i bagni, il vestibolo di attesa e grande salone dei passi perduti, il quale ha lo scopo di offrire un ambiente riparato per i frequentatori dello stabilimento, e che è il vasto elemento essenziale del gruppo di ambienti disposti nella spiaggia.
A destra una sala per caffè e buffet, a sinistra una analoga sala per lettura, scrittura, posta, telefono, ecc. Due gruppi di salette, latrine, ecc. completano questo primo edificio, il quale ha tutto un piano semisotterraneo sviluppato anche nella parte destinata a grandiose terrazze di trattenimento e caffè all'aperto.
Nel piano semisotterraneo sono sale per il club dei canottieri, grill-room e servizio restaurant, ed anche per servizio delle cucine, gelateria, office, dispensa, portineria e cantina per il restaurant e caffè. L'edificio comprende altresì locali per l'amministrazione, la custodia valori, la guardia medica, la direzione.
b) Grande pontile in cemento armato di collegamento dell'edificio d'ingresso con la rotonda a mare.
c) L'edificio a mare che ha per centro il grande salone circolare di m. 11.50 di diametro per il servizio di restaurant, con terrazze sale secondarie, ed ambienti per cucine, office, gabinetto ecc. Al disopra trovasi altro grandissimo salone circolare del diametro di circa 24 metri, coperto a cupola, destinato per ballo, ginnastica, ecc. e circondato anch'esso da terrazze.
Tutta la parte murale è anche qui in ossatura di cemento armato.
L'edificio dell'ingresso occupa una superficie di circa mq. 1000. Il fronte principale ha una lunghezza di circa m. 54. Dal piano del salone l'edificio centrale ha una altezza di circa m. 13 e l'imposta della vôlta del salone è a m. 9. Le parti laterali hanno un'altezza di m. 6.00.
L'edificio è costruito in calcestruzzo di cemento su fondazioni in pietra. Il pontile è largo m.6.
La struttura del pontile per la parte su terra è costituita da pilastri di sezione di m. 0.50 x 0.50 con interasse di m. 6; per la parte su mare è portata da pali in cemento armato di lunghezza variabile da m. 9 a m. 12 e di sezione quadrata di m. 0.33 x 0.33. Vennero affondati per mezzo di maglio elettrico coordinato all'azione dell'acqua sotto pressione.
I pali, all'interasse di m. 3 l'uno dall'altro, sono collegati superiormente da tralicci in cemento armato tanto trasversali che longitudinali, e una robusta controventazione fu creata per far resistere il tutto ad un'eventuale azione del mare aperto.
Con lo stesso criterio è stata costruita la piattaforma sul mare che ha la saletta a doppia armatura per resistere sia al sovraccarico della folla sia all'urto delle onde sottostanti. Gruppi di pali collegati da un unico blocco di calcestruzzo ricevono il carico della soprastruttura.
La soprastruttura della parte a mare ha uno schema in cemento armato, a struttura verticale ed orizzontale. Gli archi e le murature di riempimento sono in mattoni forati per rendere meno pesante la struttura che è rivestita poi con intonaco di cemento.
La copertura dell'edificio a mare è a cupola di cui l'ossatura è in ferro con un rivestimento interno in legname ed esterno in lamiera di rame. La spinta della cupola è trasmessa per mezzo di robuste nervature a pilastri sormontati da calchi della Vittoria di Ostia.

L'importanza ed il significato di questa interessante opera architettonica stanno non nell'avere dato imponente grandezza all'edificio dello stabilimento di bagni marini, considerato come tema non effimero ma vasto e stabile, non nell'aver ripreso sporadicamente e ricomposto elementi architettonici e decorativi classici, ma nell'aver cercato di riportare a diretta funzione di vita sia gli schemi spaziali, sia la struttura dell'edificio termale romano, organicamente e razionalmente. Al calcestruzzo che costituiva il materiale di getto nei muri e nelle volte romane è sostituito il beton di cemento, alle nervature che embrionalmente suddividevano la massa e vi recavano un principio di scheletrizzazione e di canalizzazione delle azioni, son sostituite, compiendo, per così dire, tutto il ciclo costruttivo, le vere e proprie costole di cemento armato. E la superficie esterna del detto cemento armato è lasciata grezza in modo che tutta la decorazione architettonica risulti dal getto accuratamente eseguito su precise forme, senza intonaco a stucco, il quale certamente finirebbe a deteriorarsi ed a distaccarsi facilmente con l'azione dell'aria marina.
E come avveniva nella sala termale romana, longitudinale o centrale, ove l'organismo stesso era in diretta relazione con la spicciola struttura e lo schema planimetrico e volumetrico rispondeva all'armonia degli spazi, ma rispondeva altresì alla razionale disposizione costruttiva per porre le resistenze a diretto contrasto con l'azione delle coperture, così avviene nello stabilimento balneare di Ostia, che giunge allo stile spaziale della romanità dalla rispondenza del tema costruttivo risolto con mezzi più perfetti ma non di diverso ordine, come anche dalla rispondenza del tema concreto relativo alla destinazione degli ambienti, non molto diversa da quella di riunione e di trattenimento, di giuochi e di esercitazioni ginniche che ebbero gran parte delle grandi sale delle terme romane.
La vicinanza dell'aspetto con l'antico è molto prossima nel grande vestibolo sulla spiaggia che richiama subito alla mente ben noti monumenti, quali il tepidarium delle terme di Diocleziano o quello delle terme di Caracalla o la basilica di Massenzio. Più complesso ed evoluto è il padiglione a mare, a pianta centrale su cui sembra che già sia passato il periodo bizantino e, per qualche elemento come quello degli archi rampanti, anche il gotico: ed è opera viva ed originale, pur intesa con pieno sentimento romano.
Per chi ricorda, per quanto riguarda le composizioni spaziali, i padiglioni di Joseph Olbrich, e di Raimondo d'Aronco, o fa il confronto con la grande stazione di Pensylvania a New York, in cui l'imitazione dalla sala termale romana è imponente e magnifica ma artificiosa copia, per chi ha presente la ricerca del Perret di dar diretta forma plastica a costruzioni in cemento armato, traforandole poi, alleggerendole, inghirlandandole con classiche transenne, il tentativo del Milani che, secondo i gusti e le tendenze individuali, potrà sembrare riuscito od imperfetto, schietto o riflesso, acquista un interesse davvero notevole, e prende posto nel travaglio insonne dell'età nostra di esprimere i moderni mezzi costruttivi e di conciliare la tradizione che non può morire, con la rinnovazione che deve nascere.
Ad una tendenza, per vero dire, che ora è di moda, esso non risponde, ed è quella del sincretismo o della deformazione di antiche linee e di antichi ornati, si da trarne effetti nuovi che richiamino gli antichi ed ottengano in questo ricordo ottenebrato più che nella rispondenza di sentimento, la continuità del pensiero architettonico. Invece le colonne, le cornici, i plutei, le transenne, gli scomparti delle volte e le statue ed i rilievi adottati dal Milani seguono fedelmente, quasi accademicamente, i modelli dei corrispondenti elementi antichi. Ma chi mai può ora dire chi abbia davvero ragione?
G. GIOVANNONI.

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