FASCICOLO X - GIUGNO 1927
NOTIZIARIO
CRONACA DEI MONUMENTI

ROMA. - Vi è in Roma una casetta medioevale che rappresenta uno dei pochissimi resti di quell'architettura civile dei bassi tempi contro cui si è tanto accanita la furia edilizia. Essa è la superstite di tutto un poderoso quartiere medioevale con le sue torri e le sue “vie formicate” che si poteva ammirare fino a qualche anno addietro nel rione che fu di Cola di Rienzo.
Ma per il nuovo Ministero della Giustizia (d'altronde egregia opera dell'arch. Pio Piacentini) il quartiere fu sacrificato e solo rimase la casetta più caratteristica, quasichè la tutelasse una leggenda popolare che poneva in essa nientemo che la dimora dell'apostolo S. Paolo.
In questi ultimi tempi nè la fiorita leggenda, nè la leggiadra costruzione avevano impedito a taluno di minacciare le sorti della casetta sotto il pretesto che le sue condizioni statiche erano assai precarie.
Intervenne per due volte il Sodalizio dei Cultori di Architettura e si ottenne la nomina di una commissione governativa, la quale studiò il mezzo di conservarla.
L'accordo (cosa rara in una Commissione) fu raggiunto in poche sedute ed ora la Sovrintendenza ai Monumenti curerà il consolidamento ed il restauro della casa.
Aggiungiamo che essa ci offre il tipo perfetto dell'abitazione civile dei secoli XIII-XIV, con la torre d'angolo, con il porticale, con le finestrelle monofore e bifore. Tipico anche lo sfalsamento della parte superiore della facciata, tipica la muratura a tufelli che erroneamente si volle chiamare “saracinesca”. Ignoriamo per ora quale stirpe nobiliare abbia posseduto questa casa della Regola. C.C.

VERONA.- Il restauro del Castelvecchio. - Uno dei maggiori restauri compiuti in questi ultimi tempi si è quello del magnifico Castelvecchio di Verona; uno dei più belli castelli medioevali italiani, il quale, liberato dagli alloggiamenti e dai magazzini militari, è stato con amorosa cura riportato al pristino suo aspetto ed è divenuto sede di importanti collezioni d'Arte.
Di questa iniziativa, e della fervida energia con cui è stata attuata va data ampissima lode all'Amministrazione Comunale di Verona, presieduta dal Comm. Raffaldi, ed alla R. Sovraintendenza per l'Arte Medioevale e moderna del Veneto nonchè a tanti benemeriti studiosi e cittadini veronesi.
Forse può dirsi che si è voluto far troppo e si è ripristinato ad oltranza; e specialmente si è esagerato nel creare nel cortile del castello un nuovo edificio, che è la principal sede del museo civico; il quale esternamente ed internamente presenta una raffarzonatura di elementi medioevali o del Rinascimento, in cui lo studioso e l'artista non riescono (e meno ancora riusciranno in avvenire) a sceverare il vero dal falso, il nuovo dal vecchio, l'adattamento dal riporto.
È questa del resto la sorte quasi inevitabile dei grandi restauri; è il bilancio, da un lato tra il risorgere d'un monumento riportato a dignità ed a viva funzione d'Arte, e dall'altro lo scadere del suo carattere e della sua autenticità per le ragioni della utilizzazione e per il desiderio infrenabile delle aggiunte. Quando non è possibile altrimenti (e non lo sarà finchè una più matura coscienza non prevalga nel pubblico, il quale ora non intende e non vuole il restauro semplice e costruttivo recante le minime aggiunte e le minime detrazioni) sarà almeno da considerarsi un fatto lieto quando all'impresa presiede, come nel caso del Castelvecchio un alto senso artistico, un vivace affetto pei ricordi cittadini, e quando la valorizzazione del monumento si accompagna con una destinazione nobilmente utile per l'Arte.
Ci è veramente gradito pubblicare alcuni disegni ed alcune fotografie relative al monumento restaurato ed alla sua interna sistemazione, e riportare un breve sunto d'una chiara relazione redatta sull'argomento dall'Arch. Forlati della R. Sovraintendenza per l'Arte Medioevale e moderna del Veneto, che tanta parte ha avuto nei complessi lavori.
"Parlare qui ampliamente delle vicende storiche, politiche ed artistiche di Castelvecchio si ritiene inopportuno, dopo i molti articoli apparsi in questi ultimi tempi su periodici e giornali.
Basti ricordare che la costruzione voluta da Can Grande II, venne eretta dal 1354 al 1357, per opera dell'architetto Bevilacqua; essa vide attraverso lotte furibonde e sanguinose gli ultimi bagliori della magnifica famiglia scaligera, che andava oramai spegnendosi nel fasto di Samaritana da Polenta.
Dopo un breve periodo visconteo, il fortilizio medioevale passava per qualche anno in possesso dei Carraresi, per divenire nel 1404 acquisto definitivo della Serenissima, che lo conservava, pressochè intatto, sino alla sua caduta.
Dopo di allora esso, dapprima in mano dei francesi poi degli austriaci, subisce oltraggi e mutilazioni, per divenire un fosco e bieco baluardo di oppressione straniera.
Il restauro della singolare costruzione medioevale, restauro imperniato sulla premessa di farne sede delle raccolte artistiche cittadine, presentava aspetti e problemi veramente spinosi.
Anzi tutto nel primo grande cortile era necessario mantenere almeno parte della scialba e goffa caserma austriaca, altrimenti il museo non avrebbe potuto trovare sale sufficienti.
Ecco il primo grande problema: quale aspetto si doveva dare a tale costruzione?
Combattuto il progetto di informarla ad un'architettura scaligera, si tenne ferma la necessità di imprimerle un carattere stilisticamente diverso dalle costruzioni formanti il castello; si ricorse perciò al partito di comporre un'architettura assai semplice e tranquilla con numerosi contorni di porta e finestre provenienti da case veronesi demolite per la costruzione dei muraglioni lungo l'Adige.
Le poche decorazioni pittoriche che ravvivano tale fronte, furono eseguite ad affresco e lasciate quasi senza velatura: esse per di più portano chiaramente la data.
Altro problema da affrontare e risolvere era questo: quale aspetto doveva avere tutto il complesso del Castello; quello originario, ovvero quello settecentesco, quando era si può dire ancora, nelle sue linee generali, intatto?
Senza esitare - pure in mezzo all'impopolarità di molti - si è scelto questo ultimo periodo, giacchè si pensa che il restauratore non abbia punto il diritto di cancellare le tracce vive di secoli di storia e perchè anche si ritiene si debbano assolutamente evitate certi ripristini i quali, anche quando non sono arbitrari, imprimono ai monumenti un senso di freddezza tanto da farli parere quasi imbalsamati, fuori del tutto della vita e del tempo nostro.
Così si sono coperte le torri, e si è ricostruita la loggietta d'angolo, come vediamo nelle stampe sino che dal seicento vanno ai primi dell'ottocento.
Ma lasciate da parte tali questioni che, al di fuori delle lotte di persone, riescono sempre interessanti, si desidera qui ricordare alcuni dati sulla tecnica trecentesca.
Si sono trovate forme precise di porte e di finestre portanti ancora la decorazione a fascie e tralci di fogliame; si è rinvenuta, chiusa in un muro, il serramento di una porta che, come tutte le altre, non ha cardini di metallo, ma il perno superiore ricavato dal legno stesso che andava ad infilarsi in occhi di ferro, che ancora sono infissi in numerosi fori di porta; si sono rinvenuti tratti delle parti fisse dei telai a vetri (le così dette casse), telai che venivano posti in opera durante la costruzione muraria; si sono trovate le forme originali dei solai in legno con le loro cantinelle, con le fasciette di colore che corrono lungo gli spigoli dei travi e delle mensole, con le decorazioni a stampo sui fondi riquadrati.
I fregi con gli stemmi scaligeri, le decorazioni parietali, sempre diverse, con gli alti zoccoli pure variati, sono naturalmente tutte originali; dove non si rinvenne nessun avanzo dell'antica tappezzeria dipinta, si distese una robusta tinta uniforme, opportunatamente velata.
Cura speciale venne rivolta per il completamento delle decorazioni parietali, che, come si rileva dalle fotografie, sono geometriche; venne perciò attentamente studiata la superfice dell'intonaco che come al solito è assai ondulata; la natura dei colori, che sono le consuete terre coloranti, con il bel verde di Treviso; venne ripetuta l'inesattezza della parte fatta a stampo, ricavando questi da disegni fatti a mano e a occhio senza misure precise; venne infine intonata ogni cosa con ripetute e accorte velature, in maniera che il nuovo si potesse armonizzare con il vecchio, il quale però venne contornato da una sottile linea tratteggiata rossa.
I pochi affreschi con figure non vennero naturalmente in nessuna parte completati, come anche risulta dalle fotografie.
I pavimenti in cotto sono del tipo originali, dai resti trovati in alcune sale; la scala di legno è originale nella mensola, nel numero dei travi di sostegno, nella pendenza e perciò nelle alzate e pedate dei gradini.
Si ottenne così, anche a parere dei competenti e amatori, un armonioso assieme di sale la cui austerità un po' aspra e solenne si lega e vive con il bel ponte merlato, cavalcante il sonoro e scorrente Adige, e solo si tempera nella bellezza del paesaggio sempre antico e sempre nuovo, chiuso all'orizzonte dalla chiostra delle colline e dei monti che sfumano nel cielo".

NOTIZIARIO

IL PIANO REGOLATORE DI NAPOLI.

È stata in questi giorni consegnata a S. E. l'Alto Commissario per Napoli la relazione sul Piano regolatore della città preparata dalla speciale Commissione composta dei signori Arch. Chierici, Ing. Dragotti, Fiore, Ippolito, Pergolesi, Tortora e presieduta dal Prof. Gustavo Giovannoni, a cui devesi la relazione medesima: la quale ha il carattere di studio di massima e di vastissimo programma edilizio per l'avviamento della fabbricazione cittadina.
L'importanza del lavoro è in diretta relazione con la gravità e l'urgenza dei problemi edilizi napolitani, con le difficoltà enormi che a Napoli più che in qualunque altra città ostacolano un regolare sviluppo organico; talune delle quali sono di ordine naturale, come la configurazione planimetrica ed altimetrica del luogo ove la città sorge, altre demografiche ed igieniche, per l'enorme addensamento della popolazione nei vecchi quartieri, altre infine attinenti alla viabilità, sbarrata e chiusa nei suoi nodi principali, sicchè ogni comunicazione con le zone esteriori, ogni espansione verso la periferia risulta quasi impedita.
Non è certo possibile qui neanche riassumere il complesso dei provvedimenti proposti dalla Commissione. Essi tendono anzitutto al vigoroso ampliamento col tracciare arterie e circuiti verso l'esterno, col facilitare in ogni modo la fabbricazione graduale, col sistemare i mezzi tramviari e ferroviari, col coordinarsi alle grandi opere previste nel porto; e considerano lo sviluppo di parchi, di cui Napoli ha grande difetto e li collegano con un grande viale delle alture, meravigliosa passeggiata panoramica. Connesse con le dette proposte sono quelle di uno schematico regolamento edilizio per la giusta distribuzione della fabbricazione nuova, non solo nei riguardi edilizi, ma altresì in quelli del paesaggio, e l'assegnazione di pubblici edifici o di impianti o di istituzioni cittadine, come mercati, scuole, ospedali, ecc. in adatte località.
La relazione si chiude con una visione da lungi della grande Napoli futura e delle linee del suo organismo probabile, verso cui anche i programmi dell'attività immediata debbono volgersi come ad una finalità, ed è corredata da schemi sia riguardanti lo svolgimento dei circuiti di viabilità, sia riguardanti l'incremento fabbricativo ed il coordinamento, l'innesto dei nuovi quartieri sul vecchio tronco.
Qui è solo possibile riferire qualche dato sporadico sul vasto e complesso lavoro di tecnica e di arte edilizia, qualche tema contingente quasi distaccato dall'insieme della trattazione.
Due delle illustrazioni qui unite, che possiamo riprodurre per cortese concessione di S. E. l'Alto Commissario per Napoli, si riferiscono alla planimetria del nuovo grande quartiere di cui si inizia la costruzione tra Fuorigrotta e Bagnoli, cioè nella piana dei Campi Flegrei, ora collegata mediante la Direttissima al nucleo cittadino.
È una vera vasta città nuova, lunga tra le gallerie di Posillipo e Bagnoli circa 4 Km., che così si inizia, promossa appunto dalle comunicazioni ferroviarie facili e rapide; e di una completa città a sè ha organicamente tutti gli elementi: nella zona prossima alla Stazione principale od allo sbocco delle gallerie il reparto di fabbricazione intensiva della massima importanza; nelle colline circostanti che le fanno verde corona i quartieri di villini; le abitazioni operaie sia nella regione al di sotto della Canzanella, sia in quella dietro la curva della Direttissima, tra Fuorigrotta e Bagnoli; la città industriale al di là della ferrovia fino a congiungersi con Coroghi e con gli stabilimenti dell'Ilva; la zona degli sports verso la via di Agnano. Le piazze, alcune ampie di raccordo tra le principali arterie, altre appartate e raccolte intorno a chiese ed a mercati, i pubblici giardini disseminati nella zona, il tracciato stesso della ferrovia Cumana sistemata in parte in galleria nell'interno del quartiere, completano il carattere edilizio di questa vastissima propaggine di Napoli.
L'altro quartiere di cui diamo illustrazione nella planimetria riprodotta nella figura seguente è quello che si svolgerà in tutta la zona compresa tra Piedigrotta e l'Arco Mirelli, tra il Corso Vittorio Emanuele e la marina. Ivi è venuto, quasi come meteora edilizia, a stabilirsi un centro nuovo con la costruzione, ormai avanzata della grande stazione della Direttissima, che ha il nome di stazione di Chiaia, la quale sarà stazione di testa pei viaggiatori che giungono da Roma. Invero la posizione di una stazione importantissima non dovrebbe essere assegnata con soli criteri ferroviari, ma altresì con criteri edilizi, armonizzati con quelli, nella previsione razionale degli spazi occorrenti, delle linee di comunicazione, dello sviluppo fabbricativo. Purtroppo la Direzione delle costruzioni ferroviarie non ha creduto di seguire tali metodi, sicchè ora la Commissione si è trovata, dopo varie vicende, a dover adattare la sistemazione delle piazze e delle vie alla nuova stazione collocata in modo immutabile, con la fronte obliqua rispetto la linea del Corso V. Emanuele al suo inizio.
È derivato da tale studio di adattamento (con una serie di spostamenti e di demolizioni che potevano in parte risparmiarsi) il progetto di sistemazione pel quale alla vasta piazza della stazione fanno capo, oltre al Corso V. Emanuele, alla via di Piedigrotta ed a quella, alquanto deviata congiungente questa con la piazza Sannazzaro, un'altra grande via convergente verso Riviera di Chiaia, a costituire la maggiore comunicazione col centro cittadino, ed una via secondaria riallacciantesi al Rione Amedeo. Intorno a questa, nell'ampia area ancor libera che si svolge fino all'ansa del Corso V. Emanuele, è previsto tutto lo sviluppo del nuovo rione a prosecuzione del detto rione Amedeo, in una località non più modesta e lontana, ma di notevole valore edilizio ed economico; e la fabbricazione vi si svolgerà, intensiva nella parte inferiore, a villini in quella superiore, entro una rete stradale che, per la ripida giacitura, deve necessariamente essere più mossa e varia di quel sistema a scacchiera che troppe adozioni, inopportune dal lato pratico quanto da quello estetico, ha sinora avuto in Napoli. Qui più che altrove le nuove tendenze edilizie che richieggono un carattere individuale ad ogni angolo di via e graduano il carattere e l'importanza delle strade ed associano le curve e le rette nell'adattarsi alle condizioni del terreno, possono e debbono avere applicazione.
Nell'interno della città una serie di sistemazioni locali sono state studiate dalla Commissione, coordinando, come è la giusta tendenza della moderna edilizia, la soluzione architettonica con quella della viabilità e dell'aggruppamento degli isolati.
La sistemazione della monumentale piazza di S. Francesco di Paola con due rampe ascendenti retroatanti alle due ricurve braccia del portico; quella della nuova piazza della Stazione di Chiaia, o dello sbocco di Via Stella Polare sulla Marina, o di piazza dei Martiri e della scalea d'accesso a Monte Echia, ecc, sono altrettanti esempi di siffatti studi in cui il pensiero d'Arte si associa a quello della utilità e della tecnica edilizia.
Tra questi esempi riproduciamo qui quello dell'isolamento della Chiesa di Santa Caterina a Formello, come quello che mostra una significativa applicazione del sistema del diradamento: l'unico che nei riguardi pratici, come in quelli della conservazione del carattere ambientale, sia possibile nei vecchi nuclei di città dense di popolazione, ma insieme dense di opere architettoniche del passato.
ALFA.

BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO

C. PETRANU. - Bisericile de lemn din judetul Arad Sibrüc, 1927.

Trattasi di un interessante studio sulle chiese in legno della provincia di Arad nella nuova Rumania, costruzioni modeste di campagna, che tuttavia nei riguardi etnografico-artistici rappresentano un gruppo isolato veramente compatto, la cui determinazione non è priva d'importanza.
Ancora invero le costruzioni in legno di Europa meritano nei riguardi della tecnica e dell'Arte architettonica e decorativa uno studio completo che potrà essere facilitato da questi contributi analitici. Il Wesser, (Der Holzbau) circa 24 anni or sono, nel saggio pubblicato su di un siffatto studio, divise gli edifici in legno nei seguenti gruppi: I germanici del Nord, II russi, III slavi occidentali, IV ungheresi; ed in quest'ultimo gruppo comprese gli edifici della Transilvania. Ora il Petranu, chiaro professore della rumena Università di Cluj, sostiene con copia di argomenti che questi edifici formano gruppo a sè, che si ricollega a tutta la tradizione rumena e che può dirsi rumeno-transilvano.
Trattasi di semplici costruzioni a pianta rettangolare completata da un'abside poligonale, coperte da tetto aguzzo. L'alto campanile a pianta quadrata è compenetrato nella chiesa e si eleva sul tetto della sua parte anteriore; con la sua guglia, o a doppia piramide, od a bulbo, dà all'insieme la principale nota caratteristica. La struttura delle pareti è in travi di legno sovrapposti, rinforzati per quanto riguarda il campanile da una armatura interna reticolata.
L'interno delle chiese è quasi tutto ricoperto di pitture di cui è evidente la derivazione della tardissima tradizione bizantina; esse acquistano un suggestivo carattere nella semi oscurità e nel valore espressivo di tutta la suppellettile in legno intagliato. Forse in questa suppellettile è la manifestazione d'Arte più viva ed originale di queste chiese, e negli accurati disegni che la riguardano la parte più notevole del volume.
Il Petranu assegna a queste chiese, che a primo aspetto sembrano antichissime (per quel costante fenomeno del ritardo stilistico proprio ai paesi di campagna lontani dal grande movimento e dalle influenze d'Arte) una data non anteriore alla prima metà del sec. XVIII, ed istituisce tra esse ed i monumenti affini una serie d'interessanti raffronti. Tra le principali menziona quelle di Vosdoci, di Sarbi, di Poienari, di Oci, di Tarnovita, ecc.
Il volume si ricollega all'altro del Petranu sui “Monumenti dei Sette Comuni romeni”, ed è nuova prova di un promettente risveglio in Rumania degli studi architettonici e storico-artistici, che noi guardiamo con affettuosa simpatia.
G. GIOVANNONI.

VILLA IN MONTAGNA.

Ecco una costruzione tipica nel suo genere, ed esemplare: che se delude l'affrettato ricercatore del “motivo” vistoso e rubacchiabile, a chi la guardi attentamente dimostra (o riconferma) i sani principi informatori d'ogni architettura.
Primo e fondamentale, la perfetta rispondenza delle forme ai bisogni, così che stabiliti i locali, dal loro migliore raggruppamento tenendo conto dell'orientazione delle diverse visuali, della pendenza del suolo, sorga nitido e determinato lo schema della fabbrica. Esso risulterà piacevole e persuasivo anche all'esterno; e se nella composizione trasparirà, com'è giusto, l'impronta personale dell'architetto, d'altra parte l'uso dei materiali più rispondenti alle necessità del clima e della regione, e il rispetto di qualche tipica particolarità costruttiva basteranno perchè l'edificio si trovi spontaneamente ambientato, così da non turbare, ma da accrescere la bellezza del luogo. Ciò che noi troviamo oggi pittorico e bello fu essenzialmente spontaneo e logico; così come il pittoresco cercato apposta, piaga pestifera dei nostri tempi, è illogico e falso.
Infine questa villetta dimostra come la modernità non sia davvero inconciliabile con la tradizione, poichè se in ogni particolare (anche nel mobilio semplice, gustoso, allegro) l'epoca odierna vi si legge benissimo, non vi è salto forzato nè dispettoso contrasto con le forme che, distinte per ciascun paese, sono venute nei secoli affermandosi ed evolvendosi.
NOTE TECNICHE.
Costruita, alla Cantoniera della Presolana (alt. m. 1300, prealpi bergamasche), su di un forte pendio scendente verso nord, è distribuita in modo di non aver alcun locale aperto a settentrione ma tutti orientati a mezzogiorno e sui due panorami più belli, verso la montagna a nord-ovest: il salone; e verso il passo a mattina: la sala da pranzo.
La forma molto irregolare che ne risultò non è di alcun danno ai locali interni, e non richiese forti spostamenti di terra. La fronte a mezzogiorno verso il monte si alza a timpano e dà luce al sottotetto.
Nel versante a valle il piano delle sale dà sulla terrazza che copre il garage e il vestibolo; questa parte semiinterrata al livello della strada serve nella stagione invernale da rifugio indipendente dalla villa con la quale comunica a mezzo di una scala interna in pietra.
Molto rustica nell'apparenza la villa è dotata di ogni impianto moderno, riscaldamento a vapore, acqua calda, ecc.
All'esterno le decorazioni sono all'affresco sull'intonaco rilevato sui campi lasciati di malta rustica. La villa fu costruita nel 1923-1924, arredata nel 1925.

IL NUOVO PADIGLIONE DELLA INDUSTRIA GRAFICA E LIBRARIA ALLA FIERA CAMPIONARIA DI MILANO.

Architetti: Giov. Ponti ed Emilio Lancia

È l'ultimo dei padiglioni costruiti alla Fiera e il primo all'infuori di qualche rara eccezione (Russia, Germania, Romeo), che sia opera notevole d'architettura, chiara e rispondente agli scopi e non inferiore alle più moderne costruzioni del genere che sono sorte in questi ultimi anni all'estero.
Costruito in brevissimo tempo in stagione avversa, nulla ha di provvisorio od affrettato, accompagna all'intonaco materiali nobili: cornici e colonne di pietra e di marmo, cupole di rame, statue.
Speriamo sia veramente anche in Italia cominciato il tempo in cui le esposizioni, le mostre, le fiere, siano il campo dove architetti lavorino, nuove forme possano fiorire e siano arene aperte di ardimenti e di esperienze. G. M.
NOTE TECNICHE.
I lavori furono iniziati al 28 novembre 1926 e compiuti in 114 giorni lavoratilvi. Superfice coperta mq. 2420. Ossatura in cemento armato. Le fondazioni furono in parte eseguite su travi rovescie. Per la cupola si è usato il cemento ad alta resistenza. Copertura, con pendenze verso l'interno, in sottotegole Gigante delle Fornaci Rizzi & C. con sovrapposto un manto di cemento al Narvol; soffittature con tavelle Fert sospese alle sottotegole. Colonne esterne (32) in pietra di Vicenza. Cornici esterne in pietra di Sarnico. Colonne interne (12) in Grisignana, con capitelli e basi in pietra Simona. Banchina dei porticati, balaustra del pozzo centrale e dello scalone, gradini dello scalone in Nembro di Verona. Scalinata d'accesso, bordi in serizzo con fondi in piastrelle di terracotta pressata.


NOTIZIARIO

XI CONGRESSO INTERNAZIONALE DEGLI ARCHITETTI
Amsterdam-La Haye, dal 29 Agosto al 4 Settembre 1927

I congressi internazionali degli architetti hanno una storia abbastanza lunga:
Essi si riunirono: il 1° a Parigi nel 1867; il 2° nel 1878, il 3° nel 1889; il 4° a Bruxelles nel 1897; il 5° a Parigi nel 1900; il 6° a Madrid nel 1904; il 7° a Londra nel 1906; l'8° a Vienna nel 1908; il 9° a Roma ad 1911.
Tali riunioni hanno sempre avuto notevole importanza per la larga partecipazione di architetti di tutto il mondo capitanati dai delegati ufficiali delle varie Nazioni con le rappresentanze delle accademie ed associazioni di architetti. Sopratutto deve notarsi la importanza delle discussioni e delle deliberazioni che hanno avuto eco profonda nei varii paesi specialmente per quanto riguarda l'insegnamento dell'architettura e la laurea professionale ed i diritti e doveri degli architetti.
È notevole il voto del congresso di Roma che provocò la cessazione di tutte le discussioni in materia di insegnamento; ad esso seguì la istituzione delle scuole superiori di architettura di carattere nettamente universitario.
Alla organizzazione delle riunioni hanno sempre presieduto comitati speciali di architetti sotto l'alto patronato dei Sovrani o capi degli Stati, dove i congressi si tenevano, mentre la coordinazione generale dipendeva dal Comitato permanente internazionale degli Architetti - C.P.I.A. - che ha sede in Parigi.
La grande guerra interruppe la serie dei congressi; Del C.P.I.A. cessarono di far parte i delegati delle potenze centrali mentre quelli della Francia, Inghilterra, Italia e Belgio ed altri pochi stati continuarono a riunirsi avendo il Comitato assunto il nome di comitato permanente.
Dopo la pace fu tenuto un congresso a Bruxelles al quale il Governo Italiano fu rappresentato dall'Architetto Gaetano Moretti. Vi si convenne doversi ricostituire il C.P.I.A. dopo di che si sarebbe dovuto indire l'XI congresso da tenersi in Olanda.
Il comitato permanente nelle sue ultime riunioni del novembre 1926 e del febbraio 1927 provvide alla rientrata dei rappresentanti delle potenze dell'Europa centrale, ridiventò comitato internazionale ed approvò il programma del nuovo congresso. Nel C.P.I.A. sono rappresentati i seguenti stati rispettivamente col numero dei membri indicati:
Argentina 2, Austria 5, Belgio 6, Canadà 2, Danimarca 2, Francia 10, Germania 8, Gran Bretagna 10, Italia 10, Messico 1, Olanda 3, Polonia 2, Portogallo 3, Spagna 7, Stati Uniti 10, Svezia 3, Svizzera 3, Turchia 1.
Nel prossimo congresso saranno completate le rappresentanze con quelle degli altri stati aderenti ed il C.P.I.A. sarà regolarmente costituito e durerà in carica fino al successivo congresso. I rappresentanti italiani sono ora i seguenti:
G. Moretti Presidente della sezione italiana e V. Presidente del C.P.I.A., Annoni, Berlam, Boni, Calza-Bini, Cannizzaro, Chierici, Giovannoni, Magni, Stacchini.

TEMI DA DISCUTERE ALL'XI CONGRESSO INTERNAZIONALE
DEGLI ARCHITETTI

TEMA A
Concorsi internazionali di architettura

Nel novembre 1908 la commissione internazionale per i concorsi pubblici d'architettura fu di avviso che in materia di concorsi internazionali fosse il caso di fare le seguenti raccomandazioni:
1) I concorsi internazionali dovrebbero essere riservati ai casi eccezionali e di carattere veramente internazionale.
2) I concorsi internazionali possono essere aperti a tutti gli architetti e senza invito oppure limitati e per invito. I concorsi limitati e per invito possono essere ad un sol grado. I concorsi aperti a tutti si dovrebbero fare di preferenza a due gradi.
3) Le condizioni dei concorsi internazionali debbano essere identiche per tutti i concorrenti. Non si dovrà tenere nessun conto di disegni, modelli o documenti forniti in più di quelli prescritti dal programma, i quali non dovranno essere esposti.
4) Il programma deve esprimere in termine preciso le condizioni del concorso e non dovrà comprendere nessuna condizione facoltativa.
5) Nel concorso limitato e per inviti il programma potrà essere molto dettagliato e prescrivere uno sviluppo completo dei progetti. Nei concorsi aperti a tutti il programma dovrà esprimere in termini generali le esigenze tecniche e limitare il numero e la scala dei disegni al minimo necessario per l'intelligenza del progetto da parte del giurì. Il programma stabilirà che i progetti devono essere anonimi e contrassegnati soltanto da un motto nel primo grado mentre dovranno essere firmati nel concorso di secondo grado. Sarà interdetto ai concorrenti sotto pena di essere esclusi di fare qualsiasi passo tendente a rivelare l'anonimo.
6) Nei concorsi a due gradi si applicheranno alla prima prova le condizioni dei concorsi aperti a tutti e alla seconda prova le condizioni dei concorsi limitati e per invito. Non potranno essere ammessi alla seconda prova che i premiati nella prima.
7) Il programma del concorso dovrà per quanto è possibile essere pubblicato e messo a disposizione dei concorrenti in tutti gli Stati alla medesisna data. Qualsiasi progetto non spedito il giorno della chiusura del concorso sarà escluso dalla gara; il bollo postale di spedizione farà fede.
8) La compilazione del programma deve essere fatta col consiglio di architetti sperimentati. Il programma sarà pubblicato in lingua francese.
9) I1 giurì è nominato dall'amministrazione che indice il concorso. Sarebbe desiderabile che l'amministrazione prima di nominare i giudici stranieri si mettesse in relazione col Comitato permanente internazionale degli architetti. Il giurì di un concorso internazionale di architettura deve essere composto di architetti tutti di nazionalità differenti dei quali uno del paese dove è indetto il concorso. Un magistrato scelto dall'amministrazione che ha indetto il concorso presiederà senza voce deliberativa a tutte le operazioni per assicurare la regolarità del concorso. I membri del giurì per il solo fatto di avere accettato l'incarico devono dichiarare che essi non hanno e non avranno direttamente nè indirettamente alcun interesse nel risultato del concorso.
10) Sarebbe preferibile nei concorsi internazionali, e sopratutto nei concorsi preliminari che non ci fosse un limite molto stretto per la spesa per lasciare una certa libertà alle concezioni artistiche dei concorrenti. Nel caso che fosse prescritta la somma disponibile per l'esecuzione del progetto il programma dovrebbe fornire tutti gli elementi necessari per una stima approssimativamente uniforme.
11) L'ammontare totale dei premi da distribuirsi deve essere del 2 e mezzo per cento del costo dei lavori fino a 2.500.000 franchi il 2 per cento fino a 5.000.000 di franchi, l'1 e mezzo per cento al di sopra di questa cifra. Si deve ammettere come principio che l'esecuzione del progetto deve essere affidata all'architetto premiato alle condizioni che sono in vigore nel paese dove ha luogo il concorso. L'ammontare del premio non sarà dedotto dagli ammontare degli onorari che si dovrebbero pagare. Nel caso che la persona o la corporazione che apre il concorso desiderasse riservarsi la facoltà di fare a meno dell'architetto classificato primo il programma deve indicare le condizioni dell'indennità. Nel caso che non si procedesse all'esecuzione del lavoro sarebbe dovuta questa stessa indennità. In ogni caso gli autori dei progetti mandati conservano la proprietà artistica dei propri progetti e sull'edificio che non ne è che una riproduzione.
12) Per il concorso a un solo grado tutti i progetti saranno esposti in un luogo degno e per un tempo abbastanza lungo affinchè tutti i concorrenti siano in condizione di visitare l'esposizione che deve essere annunziata precedentemente nelle pubblicazioni professionali. Per i concorsi a due gradi non vi sarà esposizione dopo il primo giudizio. Tutti i disegni devono essere conservati sotto suggello per essere esposti finalmente allo stesso tempo con quelli del concorso definitivo. I premiati nel concorso di primo grado avranno il diritto di fare un calcolo dei loro disegni per la preparazione dei loro progetti definitivi di concorso. Il rapporto completo e ragionato del giurì sarà pubblicato prima dell'apertura dell'esposizione e portato a conoscenza di tutti gli interessati.

TEMA B

Protezione legale del titolo di architetti

a) Nel vostro paese i voti emessi nella seconda seduta del congresso di Roma nel 1911 che riguarda il titolo di architetto sono stati in generale accettati dopo questa data?
b) Nel vostro paese il titolo e la professione di architetto sono già protetti dalla legge? Se non ci sono già dei progetti di legge che riguardano questa materia?
c) Per qual mezzo credete voi che il congresso internazionale degli architetti potrebbe favorire la promulgazione delle prescrizioni volute?
d) Quali sarebbero le condizioni che riguardano l'educazione teorica e pratica della professione per ottenere il titolo: per quanto riguarda l'educazione teorica: nelle scuole professionali, nelle università tecniche, nelle accademie di belle arti. Per quanto riguarda la pratica della professione: il lavoro in cantiere, il lavoro come allievo in uno studio di architetto. Quanto tempo minimo si dovrebbe richiedere nei differenti casi prima di conferire il diploma di architetto?
e) Sarebbe desiderabile di limitare il numero dei diplomi che l'autorità pubblica, secondata dalle istituzicni tecniche, potrebbe conferire in ogni anno?
f) Quale formula legale potreste raccomandare per definire il titolo protetto dalla legge?

TEMA C

La protezione del diritto di autore

a) Qual'è la situazione del diritto di autore nel vostro paese?
b) La convenzione di Ginevra è stata accettata per intero nella vostra legislazione?
c) Il caso di copie non autorizzate è stato numeroso nel vostro paese dai cominciamento di questo secolo?
d) Vi sono altre desiderata alle quali il congresso può dare la sua sanzione?

TEMA D

Rapporto fra architetto consulente
e architetto imprenditore

a) Nel vostro paese l'architetto è incaricato di fare i progetti e controllare la esecuzione della grande maggioranza delle abitazioni urbane?
b) Se no quali sono le cause per cui egli è escluso da questi lavori e in qual modo si potrebbe farglieli affidare?
c) Potreste indicare al congresso i lavori fatti da architetti imprenditori che hanno dato risultati soddisfacenti? Vorreste dare un apprezzamento di queste opere dal punto di vista del valore artistico tecnico ed economico?
d) Si deve seguitare a fare una differenza integrale tra la posizione di architetto consulente e architetto imprenditore e che misure sarebbero da prendere nell'organizzaaione delle associazioni e dei sindacati di architetti?

Nota. - Il testo francese del programma parla di architecte-conseil et architecte-entrepreneur. In Italia noi abbiamo architetti i quali fanno proggetti, ne dirigono l'esecuzione e possono eventualmente dare pareri, fare perizie e altri lavori di simil genere connessi con la professione di architetto e vi sono imprenditori di lavori i quali possono anche essere eventualmente architetti.
Si deve interpretare il tema nel senso che occorre determinare quali sono le funzioni dell'architetto che fa i progetti e dirige la costruzione e quali quelle dell'imprenditore che effettivamente esegue le costruzioni e se le due funzioni possono essere cumulate.

TEMA E

Sviluppo artistico dell'architettura dopo il 1910

a) Vogliate dare un'idea della evoluzione architettonica nel vostro paese dopo il principio di questo secolo mettendo in raffronto i due punti di vista seguenti: sviluppo in diretto rapporto con gli stili o tipi architettonici storici; sviluppo libero che non si attacca direttamente agli stili precedenti come le scuole dell'arte nuova, estetica libera ecc. ecc.
b) Credete voi che questi sviluppi rispondono a delle idee e principi sociali ed economici o dipendono da altre influenze.
Le società che hanno rappresentanti nel comitato permanente del C.P.I.A. sono pregate di preparare delle proiezioni di 30-50 fotografie per illustrare i differenti indirizzi nello sviluppo dell'architettura del loro paese.

Programma provvisorio

Lunedì 29 agosto alla Città dell'Haye alle 10 riunione del C.P.I.A., alle 14 apertura solenne del congresso a Ridderzaal e prima seduta, alle 19 di sera, pranzo ufficiale, alle 2 ricevimento ufficiale del Governo.

Martedì 30 agosto, alle 9 partenza per Rotterdam, alle 10 seconda seduta a Rotterdam, alle 13 colazione, dalle 14 alle 17 visita della città in autocarri e del porto in bastimenti, alle 17 ricevimento all'Hôtel de Ville, la sera ritorno a La Haye.

Mercoledì 31 agosto, la mattina visita della città, a mezzogiorno colazione all'Hôtel Vittebrug, alle 14 partenza per Delft in tram, visita della città, ricevimento all'Università la sera ritorno a La Haye, alle 21 fuochi d'artifizio in occasione dell'anniversario di S. M. la Regina.

Giovedì 1° settembre, alle 9 del mattino partenza in ferrovia per Amsterdam, terza seduta del lavoro, alle 13 colazione, alle 14 quarta seduta di lavoro, alle 21 ricevimento della Società degli Architetti.

Venerdì 2 settembre, 9,30 visita della città e del porto, alle 13 colazione al Padiglione Y, alle 14 visita ai nuovi quartieri.

Sabato 2 settembre, alle 9 visita ai nuovi quartieri, alle 12 partenza per Hilversum in ferrovia, alle 13 colazione, alle 14 visita della città e dei dintorni in autocarri, alle 17 ricevimento all'Hôtel de Ville, poi ritorno ad Amsterdam, alle 20 e mezzo concerto di gala al teatro.

Domenica 4 settembre, escursioni nei dintorni di Amsterdam, alle 19,30 banchetto di chiusura.

Al Congresso la lingua italiana è stata ammessa in pari grado con la francese, l'inglese, la tedesca e l'olandese.
Su tutti i temi le varie sezioni delle diverse nazioni facenti parte del C.P.I.A. hanno preparate relazioni riassuntive, una sola per ogni nazione. Tali relazioni saranno tradotte nelle suddette lingue e distribuite prima del congresso. Alle sedute assisteranno speciali traduttori per facilitare, quando sia necessario, la reciproca comprensione.
Essendo i temi tutti stati largamente studiati nei precedenti congressi è da augurarsi che si possa arrivare finalmente e facilmente ad una intesa definitiva su quanto riguarda i concorsi di architettura, il titolo di architetto ed il diritto di autore per le opere architettoniche.
Tali decisioni hanno speciale importanza per gl'italiani, e sopratutto per i giovani, ai quali bisogna cercare di aprire largo adito in altri paesi per un proficuo impiego delle loro attività confortate dai serii studi che s'impartiscono oggidì nelle nostre scuole superiori che possono rivaleggiare con le migliori esistenti ovunque.
Il riconoscimento dell'alto valore del nostro titolo di architetto che sarà la logica ed immediata conseguenza delle discussioni su questi argomenti nel prossimo congresso, permetterà a molti giovani architetti italiani in un prossimo avvenire di trovare un facile e proficuo impiego negli Stati Uniti, nel Brasile e negli altri stati dell'America Centrale del Sud, invasi ora specialmente da architetti francesi e tedeschi, senza dovere subire il martirio di un lungo e penoso tirocinio sotto altri professionisti.
Il congresso è sotto gli auspici della Regina e del governo di Olanda; inviti ufficiali saranno mandati a tutti gli Stati che non mancheranno certo di farsi rappresentare ufficialmente, cosicchè assurgerà ad alta importanza mondiale.
Ma indipendentemente da ciò e dagli argomenti che saranno trattati nel congresso, l'Olanda offre molto interesse per un architetto e le escursioni con molta sapienza preparate dal Comitato ordinatore permetteranno a coloro che interverranno al congresso di formarsi un'idea completa dell'arte e dell'architettura olandese che ha un glorioso passato, un presente pieno di ardite concezioni e un certo brillante avvenire.
In più la proverbiale signorile ospitalità degli olandesi deve indurre i nostri nazionali a intervenire numerosissimi all'XI congresso internazionale in Olanda, dove troveranno amici ed ammiratori in gran numero della nostra Italia.
I programmi definitivi in Italiano saranno tra breve a disposizione del Sindacato Nazionale degli Architetti, delle associazioni fra i cultori di Architettura e delle varie scuole ed accademie.

PER LA SEZIONE ITALIANA DEL C.P.I.A.
il vice presidente
M. E. CANNIZZARO

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