FASCICOLO VIII - APRILE 1927
NOTIZIARIO

NOTIZIARIO

LA CASA DELLA MERIDIANA IN MILANO DELL’ARCH. GIUSEPPE DE FINETTI

La casa è la prima di una cortina di edifici che chiuderà un vecchio giardino milanese, in modo da offrire il miglior godimento del verde agli abitanti dei vari piani.
La costruzione è risolutamente moderna concepita ed eseguita secondo rigide norme tecniche e raffinato e profondo studio del comfort interno. La posizione felice e la sapiente distribuzione degli ambienti e delle viste dalle finestre fanno di ciascuna abitazione una villa di particolari caratteri ad ogni piano.
L’architettura sobria è limitata alla parte inferiore, l’unica che si ambienta ed è vista dal giardino, la scalea di terrazze dei piani alti degrada verso il cielo con volumi sempre minori e spezzati.
Ecco un esempio notevole di villa multipla che offre agi, serena quiete e gradevole soggiorno anche nel cuore di una città rumorosa.
Le note tecniche che seguono ed i disegni e le piante diverse di ciascun piano formano interessante materia di studio.
G.M.

Questo edificio è il primo sorto in margine ad un vecchio giardino privato milanese, secondo un piano di edificazione immaginato con l’intento di salvare e mettere anzi in valore la parte migliore del giardino includendola tra l’antico palazzo Pertusati che dà sul corso Roma e le nuove case di abitazione signorile della nuova piazza Cardinale Ferrari.
È caratteristica della casa detta della meridiana la sua struttura ad appartamenti distinti, destinati a singoli possessori, che in numero di cinque ne occupano i sei piani fuori terra, avendo in una parte del piano terreno e nel piano sotterraneo i vani comuni di disimpegno, di portineria, di lavanderia, di cantine e dei macchinari del riscaldamento e degli ascensori.
Ciascuno dei cinque appartamenti ha caratteristiche sue proprie per essere stato sin dall’origine immaginato per un determinato proprietario che voleva soddisfatti dei bisogni e dei gusti suoi particolari.
Così l’appartamento del piano terreno ed ammezzato, nettamente isolato anche per la maggiore parte dei suoi servizi dal resto della casa, possiede in basso, attorno ad un atrio contenente una scala in legno, le sale e la sala da pranzo, l’office, la cucina ed una camera pel domestico, mentre ha al piano superiore una sala di soggiorno più intima, il vero “living room” degli inglesi.
A questo piano si raggruppano una camera da letto coniugale con uno spogliatoio ed un bagno particolari; due camere da letto delle figliuole con un loro bagno interposto; due camere da letto ed un bagno per gli ospiti: le camere da letto delle domestiche e la guardaroba.
La ricerca in questo caso, oltre che alla buona distribuzione, si indirizzò alla modernità e perfezione degli impianti, dotando l’alloggio di piccoli locali di servizio per la lavatura ed il riordino delle stoviglie in entrambi i piani. Di montapiatti, di impianto refrigerante, di macchine lavatrici per la biancheria, di bagno di servizio nel sotterraneo.
Riassumendo si può forse dire che in questo caso l’appartamento privato si è avvicinato per i suoi servizi allo schema dell’albergo moderno, pur possedendo nelle sue parti di abitazione padronale dei caratteri di accuratezza decorativa e di intimità che l’albergo non può raggiungere mai.
I quattro appartamenti superiori sono serviti da una sola scala, che è effettivamente destinata solo alla discesa del personale di servizio e dei fornitori: i quali tutti usano per la salita di apposito ascensore contenuto nel mezzo dalla scala stessa.
Lo scalone padronale tradizionale non esiste: è sostituito da un ascensore corrente in vano autonomo e che serve per la salita e la discesa.
Questa soluzione, consigliata anche dalla limitata estensione orizzontale dell’edificio, ha dato un ottimo risultato pratico. Per essa si ottiene veramente l’equipollenza in valore degli appartamenti dei vari piani, restando a vantaggio di quelli dei piani superiori la maggiore luminosità e la migliore aereazione.
I tre appartamenti più elevati possiedono una terrazza ciascuno, volte a levante od a mezzogiorno.
Tutti gli appartamenti godono per scopi di servizio della terrazza generale che copre la casa, accessibile dal vano scala comune.
Le coperture a terrazzo hanno richiesto somma accuratezza di esecuzione e finitura marginale, ma hanno dimostrato una perfetta rispondenza allo scopo.
La forma esterna dell’edificio rivela i volumi interni, descrescenti verso l’alto e si fonde ritmicamente con la massa a piramide tronca di un cedro del Libano centenario che sorge a levante della casa.
Al sommo della parte più alta della facciata a sud è disegnata in una cornice di poco aggetto una grande meridiana. Questo muro chiuso corrisponde alle due camere da letto principali dei due piani ultimi: camere che possiedono una ottima illuminazione da levante e che dalla chiusura della parete a sud ottengono una maggiore disponibilità di spazio per la disposizione dei mobili.
Questo partito serve opportunamente all’esterno a limitare sensibilmente l’altezza apparente della casa, che raggiunge i 25 metri in gronda.
La zoccolatura, le lastre di lunghezza alterna che segnano gli spigoli, le cornici marcapiano sono in bardiglio scuro; i contorni di tutte le finestre sono in bardiglio od in carrara bianco.
Le pareti sono intonacate e tinteggiate di tono freddo in basso, giallognolo in alto.


L’EDICOLA SEPOLCRALE FIGLIODONI DELL’ARCH. MICHELE MARELLI.

Una bella tomba, di severa e sana architettura nostra. L’edicola che Michele Marelli ha pensato per la Famiglia Figliodoni a Barzanò Brianza è un saggio di architettura cimiteriale di gusto indubbiamente superiore al comune. Vuol esserlo e pare lo affermi anche nella sua severa alterezza. Ricorda la tradizione dei sepolcri classici delle provincie, e pure ha in se pregi modernissimi. Peccato che in questo cimitero lombardo abbia tanto poco spazio e tanta poca aria attorno. Poichè l’edicola di fondo non basta a limitare la prospettiva della vista, la parte davanti agli occhi, ed in basso, sfugge, disturbata com’è dalla vicinanza degli altri monumenti. Ed un nonnulla basta a distrarre l’attenzione.
Travertino e marmo bianco. Bronzo dorato il bassorilievo dello scultore Saponaro che orna l’altare. La grande cura dei minimi dettagli, loculi, urne, cippi, vasi, contribuisce a rendere giusto valore all’insieme. Appena gli è di nocumento la soverchia ampiezza della superfice liscia delle pareti ai lati della nicchia maggiore. Dove avremmo preferito almeno qualche riquadro. Perchè meglio ne avrebbe avvantaggiato l’equilibrio generale.
Del resto, nessun appunto può sminuire il valore effettivo di un’opera davvero pensata e sopratutto sentita. La linea del cupolino centrale che si diparte ai lati a spezzarsi nei timpani mozzi val più di una trovata geniale: rivela una tenace ricerca, un assillo preciso per raggiungere il giusto valore ed il ritmo perfetto. Sforzo appena appena avvertito che tante volte è il vero ed unico segreto della autentica opera d’arte.
F.R.

CRONACA DEI MONUMENTI

VENEZIA. - Nell’intendimento di far conoscere materiale d’arte mediante accurati disegni, pubblichiamo i rilievi, eseguiti dall’Architetto Ferdinando Forlati della R. Sovraintendenza all’Arte medioevale e moderna del Veneto, della pianta, del prospetto, della sezione longitudinale della cappella Gussoni in S. Lio a Venezia, di cui ora si inizia il restauro a cura della Sovraintendenza suddetta.
È una fine e delicata interessantissima costruzione lombardesca, dell’ultimo scorcio del sec. XV, non molto alterata nella sua fisonomia, ma che ha bisogno di un restauro statico, specie nell’arcone di ingresso, al quale seguiranno altre sistemazioni che varranno a ridarle tutta la sua integra bellezza.

ODERZO. – L’interno del Duomo di Oderzo si presentava, prima dell’inizio dei restauri, come una vasta e grigia sala, cui aderiva la parte absidale in modo però da essere più che un prolungamento della chiesa, un addossamento del tutto staccato.
Ora dopo i restauri non rimane di quell’ambiente melanconico, su cui gravava il peso di un soffitto cinereo, solo il ricordo.
Le finestre ripresero la loro forma ogivale, in maniera da rendere la chiesa più slanciata; il coperto riprese il suo aspetto antico, ravvivato da fascie, da pettenelle e da cantinelle dipinte; le pareti, anche dietro al pesante organo rimosso dalla retrofacciata, apparvero allietate, dopo accurate ricerche e delicati lavori, da affreschi di varia fattura ed epoca, mentre al di sotto le capriate corre tutto intorno una duplice fascia policroma.
Vennero soppresse alcune cappelle laterali dell’ottocento, ottenendosi così una maggiore unità all’ambiente mentre, rimosso nell’abside un macchinoso altare, si ottenne un respiro più ampio a tutto l’ambiente.
All’esterno poi si trovarono e si composero le antiche forme architettoniche, assai semplici, ma piene di gusto un po’ agreste, allietate anch’esse da fascie, fregi, ricorrenze.
Il restauro venne finanziarmente condotto con mezzi propri, ai quali concorse anche lo Stato; i lavori furono diretti dall’Arch. Forlati della R. Sovraintendenza al Monumenti del Veneto.


BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO

RICHARD Y. NEUTRA - Wie Baut Amerika? (Come costruisce l’America?) con 105 illustrazioni - J. Hoffmann ed. Stoccarda 1927 - MK 8.50.
Materiali e sistemi costruttivi nuovi e quindi architettura nuova: da ciò ecco nascere tutta una nuova tecnica di cantiere.
Noi guardiamo all’America del Nord come ad un paese nel quale sono possibili le grandi applicazioni pratiche dei nuovi sistemi che la tecnica mette nelle mani dell’architetto di oggi: e in America appunto tutta una nuova organizzazione di cantiere è nata da questa necessità di uniformarsi alle esigenze costruttive di oggi. Questa nuova tecnica di cantiere, legata intimamente ai nuovi sistemi costruttivi è l’oggetto dell’acuta analisi dell’architetto Neutra.
Le grandi stazioni ferroviarie a piani multipli, le case a “gradoni”, i grattacieli sorretti dal loro scheletro di acciaio, gli alberghi immensi come alveari, le case delle campagne e quelle sulle spiaggie ci appaiono qui nel loro schema costruttivo. Attorno alle loro ossature ferve l’opera del cantiere moderno: montacarichi elettrici altissimi, perforatrici, impastatrici del cemento montate su carelli scorrevoli, bullonatrici e saldatrici, immensi telai di acciaio trasportati per la vie di New-York, lastroni di ghisa sprofondati nei pozzi di fodazione per sostenere le grandi pressioni o per far da contrappeso. E poi i nuovi elementi costruttivi; le finestre meccaniche di metallo, le case in serie, le cucine armadio, gli impianti di riscaldamento montati prima ancora che siano costruiti i muri della casa, ecc. E l’analisi minuta e geniale di Neutra ci porta a due conclusioni di ordine generale. La prima è che sia ben giunto il momento per noi Europei di modernizzare il nostro vecchio organismo di cantiere onde ottenere con la chiarezza e la semplicità, la massima rapidità e l’economia, eliminando la mano d’opera superflua.
La seconda (e la più importante) scaturisce dall’osservazione dell’aderenza perfetta dell’architettura alla costruzione e di questa ai mezzi meccanici costruttivi; e si può compendiare nella necessità che l’architetto di oggi si renda assolutamente padrone dei nuovi sistemi tecnici e dei nuovi materiali giacchè sono proprio questi che possono dare l’architettura. Senza questa padronanza e senza la conoscenza di questi nuovi valori costruttivi, l’architettura diventa retorica o inutile graficismo.
LUIGI PICCINATO

M. Kiessling - Ostmarkbauten. Städtebau in einer Mitteldstadt. con 112 illustrazioni e 14 tavole a colori – J. Hoffmann ed. Stoccarda MK. 9.
È una completa esposizione di 3 anni di attività edilizia della città di Francoforte s.O.
La costruzione dei nuovi quartieri sia centrali che periferici (600 appartamenti in tutto) affidata completamente all’Arch. M. Kiessling, ci richiama nelle sane tendenze urbanistiche moderne prevalenti nell’ampliamento di una città di media grandezza, e cioè: utilizzazione con la costruzione semintensiva delle aree semicentrali disponibili senza soffocare o distruggere le zone verdi, i polmoni della città; creazione dei nuovi sobborghi periferici non a distribuzione anulare ma piuttosto radiale, con saggi e logici collegamenti tesi allo scopo di evitare il congestionamento del vecchio centro cittadino promettendone anzi l’eventuale graduale spostamento.
Le ricchissime tavole in nero e a colori che seguono il breve testo, ci mostrano una architettura moderna, semplice, gaia, molto ambientata, quale si addice a case per una borghesia intellettuale e alle quali le vivacissime tinteggiature esterne e le deliziose sculture di W. Lemke danno una pienezza di vita, difficilmente raggiungibile con mezzi più semplici.
LUIGI PICCINATO

NOTIZIE VARIE

PER JACOPO SANSOVINO
Verranno nel prossimo ottobre solennemente recati in S. Marco i resti mortali di Jacopo Sansovino, il grandissimo artista che tanta gloria di Architettura ha recato a Venezia e che nella stessa “Basilica d’oro’’ tanto operò in provvidi lavori di restauro e di rinforzo.
Poi che nel periodo napoleonico fu abbattuta la chiesetta in piazza S. Marco che conteneva il modesto sepolcro del Sansovino, le sue spoglie furon recate in una cappella dell’Arcivescovado ed ivi rimasero quasi nascoste. La nobile e pia iniziativa degli artisti veneziani, ed in particolare dell’Architetto Marangoni, provvede ora a dare loro luogo degno.
In un primo tempo si pensò di collocare la tomba in una opera sansoviniana, la Loggetta. Poi, dopo lunghe discussioni, le ragioni del carattere tutto profano del luogo vennero a distogliere dall’idea e ben più opportunamente si giunse all’attuale proposta.
In questa occasione Venezia prepara tutta una serie di manifestazioni artistiche. Sarà riaperta al pubblico la grande sala della Biblioteca Marciana nella sua forma originaria; si inaugurerà una mostra sansoviniana illustrata da un’apposita pubblicazione; seguiranno varie conferenze destinate a far meglio conoscere l’attività dell’artista nei vari campi e nei vari centri ed a riconnetterla con la produzione del suo tempo.
Infine il ciclo delle feste sarà chiuso da un convegno nazionale di Architetti inteso ad unire l’omaggio del ricordo e dell’ammirazione alla riaffermazione della nostra grande tradizione architettonica.
g. g.

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