FASCICOLO VIII - APRILE 1927
LUIGI PICCINATO: Giardini moderni, con 40 illustrazioni
Dalla metà del ‘400 ai primi dell’800, i bei giardini italiani si moltiplicano evolvendosi e salendo dalle forme frammentarie medioevali fino a quelle organiche e complesse dell’epoca barocca.
Il quattrocentesco giardino di Bernando Rucellai a Quaracchi, con le sue loggie e con il viale di cipressi sulla valle dell’Arno prelude difatti a quello sforzo di collegamento tra architettura e giardino e tra i vari elementi del giardino stesso, sforzo che ha la sua prima conclusione col Bramantesco cortile del Vaticano e con il giardino Raffaellesco di Villa Madama.
Questo senso magnifico di unità tra casa e giardino, tra terrazza e terrazza, tra prati e boschi, tra architettura di pietra e tra architettura di piante; questo senso di organicità nella generale composizione è rimasto il caposaldo, la regola di tutte le composizioni in Italia e fuori, dal ‘500 all’800, anche quando queste composizioni nel ‘700, per opera degli specialisti in giardinaggio, divennero troppo tormentose e frastagliate.
Con questo spirito di unità il giardino “all’italiana” domina completamente l’Europa per più di tre secoli, finchè non gli si contrappone il giardino “all’inglese”.
Ma il giardino “all’inglese” sorgendo quale reazione del naturalismo romantico contro l’artificioso rococò, comincia bensì col porsi a modello la Natura stessa, ma conclude col pretendere di dare della natura una copia perfezionata.
Trasportato fuori delle grandi composizioni dell’Inghilterra, il giardino naturalistico romantico ha ucciso a poco a poco, alla fine del secolo scorso, il giardino “all’italiana” facendo perdere ai nostri architetti quel senso di unità di organismo e di equilibrio che era stato la formula delle composizioni dal ‘500 all’800.
Questo giardino paesistico all’inglese tuttavia ci ha insegnato che la natura va imitata ma non contraffatta, e nell’istesso tempo ci ha messo in guardia contro un ritorno ai tipi settecenteschi troppo involuti, troppo artificiosi, troppo barocchi insomma.
Ecco quindi che la strada degli architetti di oggi è pur sempre quella antica della unità e della organicità nella composizione: ma intesa con un maggiore senso di libertà e di spontaneità naturalistica nell’uso dei vari elementi onde maggiore valore assume la pianta, più vasto è il numero dei colori della tavolozza. Assistiamo oggi quasi ad un tentativo di fondere i due tipi di giardino, formalistico e naturalistico, in una composizione logica: di introdurre certi elementi naturalistici nella regolarità architettonica del giardino “all’italiana”; o meglio di dare un organismo architettonico unitario alla semplicità naturalistica del giardino “all’inglese”.
Così vediamo italiani, francesi e tedeschi liberarsi dalla geometria troppo artificiosa delle composizioni barocche per creare intorno alle case un ambiente fiorito, meno freddo, più vivo, più logico, più pratico che non quello del passato; mentre contemporaneamente vediamo gli inglesi e gli americani dare maggior ritmo e una più serrata unità geometrica alle loro composizioni, per il passato troppo vaste e romantiche.
V’è dunque un criterio informatore unico per tutti i paesi: ma nell’istesso tempo differenziazione di carattere secondo lo spirito dei popoli, secondo i climi, secondo i materiali: questo è ciò che questa prima serie di illustrazioni tende a mostrare per quanto riguarda l’Italia e la Germania e che un’altra prossima serie mostrerà per la Francia, la Spagna, l’Inghilterra e l’America.
LUIGI PICCINATO

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