FASCICOLO I-II SETTEMBRE-OTTOBRE 1927
NOTIZIARIO
CONCORSI

CONCORSO PER IL MONUMENTO AI CADUTI DELLA
R. GUARDIA DI FINANZA IN ROMA.

Potremmo fare la solita cronaca scialba di tutti i concorsi e dire che vincitore del primo premio fu il Sig. Alfio Fallica che ancora è studente alla Scuola Superiore di Architettura, del secondo lo scultore Selva ed infine del terzo l'architetto Limongelli assieme allo scultore Biagini.
Potremmo anche limitarci ad aggiungere che fra i non scelti vi erano manifestazioni degne d'attenzione come quella dell'arch. Fiorini. Infine potremmo concludere questa troppo breve nota di cronaca informando che, per volontà del Comitato e dei Committenti, la esecuzione del monumento è stata affidata al Fallica ed allo scultore Selva.
Con questo il nostro compito si esaurirebbe. Senonchè vale la pena di spendere due parole per constatare che nei concorrenti e nei premiati vi è stato un diluvio di buone intenzioni, senza che si giungesse ad una creazione veramente sentita. Il Fallica ha voluto fare la novità creando quelle quinte che, nella sua intenzione, figureranno le porte d'Italia cui veglia l'intrepida guardia di Finanza. Buona l'idea. Ma ditemi se questa sottilizzazione di pensiero, se questo pirandellismo trasportato nel campo delle arti plastiche, possa chiamarsi veramente manifestazione artistica. Amo ed ammiro le manifestazioni futuristiche, specie quando ci riportano a certi valori primi di forma e di colore distaccantisi da temi abusati. Ma non posso soffrire chi si ostina a fare in arte il calcolo sublime, o la filosofia dell'inconoscibile. Arte è visione estetica. Estetica è “Aisthanesis”, vale a dire contemplazione. La contemplazione si porta esclusivamente su armonie di linee e di colori.
È attraverso quest'armonia che si dischiude una verità superiore. Noi la intendiamo, la sentiamo. E l'immaginazione, al di là del visibile, è il sogno che slarga infinitamente i confini delle cose. Ma se un ingenuo (che tale si deve chiamare chi faccia di questi tentativi) si ficchi in testa di materializzarci questo sogno; allora, è finita per l'arte, che è sopratutto tormento dell'inarrivabile.
Con ciò io non voglio levare i meriti del progetto scelto, ma osservo soltanto che esso appartiene ad una corrente che ci trascina fuori del campo artistico. Non parlo poi della opportunità di mettere in una piazza di Roma questo lavoro che totalmente prescinde dalle considerazioni ambientali.
Quello che io dico al Fallica, lo direi pure allo scultore non certo futurista del monumento di S. Francesco in piazza S. Giovanni in Laterano. Questa roba non va sulle piazze. Chi fa un monumento per una città non deve chiudersi nell'egoismo della sua concezione, ma guardarsi intorno e pensare se il suo monumento si adatterà all'ambiente. Altrimenti ci scapiterà l'ambiente, ma ci scapiterà di riflesso, ne stia sicuro l'artista, anche il suo monumento.
L'unico che teneva in qualche modo conto dell'ambiente romano era il progetto Limongelli. Peraltro io non pongo questa tra le migliori produzioni del grande artista e sono sicuro che all'atto di eseguirla, egli l'avrebbe in parte modificata.
Naturalmente, si dica ciò che si voglia, le affermazioni artistiche di questo concorso vanno di mille miglia più alto che certa robetta apparsa nei troppi concorsi per i monumenti ai caduti. Diremo anzi che alla banalità d'un tempo è subentrato un senso assai più forte e profondo della impresa cui ci si doveva dedicare. Giacchè i caduti gloriosi non si onorano con tutto il ciarpame decorativo dei vecchi repertorii rinfrescato per l'occasione, ma con opere che provochino l'attenzione e l'ammirazione dei posteri. E se non si è in grado di produrle, basta una semplice lastra di pietra con i nomi e la data.
C. CECCHELLI

P.S. - Siamo dolenti di non poter dare la fotografia del 2° premio, perchè non ci è stato dato di poterla procurare.

CONCORSO PER LA DECORAZIONE DELLA FRONTE OCCIDENTALE DELLA NUOVA GALLERIA IN NAPOLI.

La seconda gara bandita dall'Associazione fra i Cultori d'Architettura di Napoli, per incarico dell'alto Commissario, S. E. Castelli, per il progetto architettonico della fronte occidentale della galleria di Monte Echia, ha avuto un risultato complessivo veramente ottimo per numero ed importanza di lavori presentati: tale da confermare ancora una volta la bontà del metodo dei pubblici concorsi nei temi di carattere monumentale, e tale altresì da dimostrarci un magnifico risveglio di forze giovani nel campo dell'Architettura in Napoli.
Il tema era arduo e forse anche non felicemente impostato dal punto di vista edilizio, sicchè, per così dire, l'Architettura doveva rimediare agli inconvenienti gravi della grande disposizione planimetrica ed altimetrica. Lo sbocco della galleria è stato infatti fissato su via del Chiatamone in rispondenza non perfetta della ristretta e contorta via Giorgio Arcoleo (che occorrerà un giorno rettificare ed ampliare dal lato Nord); ed al disopra si erge quasi a picco l'alta collina coronata dalle costruzioni della Nunziatella e di Pizzofalcone, sicchè ne risulta ristretto lo spazio per il raccordo, racchiusa la composizione architettonica, obliqua la visuale principale. Le fabbriche esistenti su via del Chiatamone, che si addossano alla collina e la fasciano con un corpo di fabbrica di minima profondità, saranno demolite a destra ed a sinistra dello sbocco della galleria e ricostruite per raccordarsi alle linee di quella, ma dovranno mantenere i principali loro muri trasversali che ora formano speroni interni alla rupe. La forma planimetrica del raccordo tra esse e la fronte del tunnel, tra questo e la via del Chiatamone era nel bando di concorso rigidamente fissata.
Ma le opere felici ed originali traggono sempre la loro soluzione appunto dai vincoli ristretti e dalle difficoltà gravi; e così è avvenuto nel presente concorso, che ha continuato e perfezionato la precedente gara, di cui si dette già in questa rivista ampia notizia.
La Commissione giudicatrice presieduta dal Prof. Gustavo Giovannoni e composta dell'Arch. Platania e dell'Ing. Casalini, ha unanimemente attribuito il primo premio al progetto dell'Arch. Roberto Pane, il secondo a quello dell'Ing. Marcello Canino, il terzo a quello dell'Architetto Manlio Felici. Ha segnalato inoltre con menzioni onorevoli i progetti degli Architetti Manfredi Franco, G. Mennuni, A. Sanarica, e quelli contrassegnati coi motti “Quis contra nos?”, “Partenopis Urbe Duces Amor”, “25 aprile 1927”.
Il progetto prescelto, dell'Arch. Pane (un laureato della Scuola superiore d'Architettura di Roma che si è veramente distinto negli studi e nelle manifestazioni molteplici d'arte) ha per trovata felice la conformazione ampia ad esedra della parte superiore del prospetto, e l'insieme ricorda nelle linee e nel colore l'Architettura napolitana dei bei tempi del Seicento e del Settecento. Il progetto Canino, che segue da presso quello presentato nel primo concorso, mostra una forte ossatura di carattere neoclassico ed ha una gagliarda espressione di monumentalità, che prosegue, forse non opportunamente, anche nei lati, ove necessariamente le linee architettoniche debbono racchiudere cinque piani di case. Il progetto Felici presenta quasi due torrioni a cui ben si raccorda, a scaglioni ed a piani rientranti successivi, la parte centrale. I progetti seguenti, tra cui la Commissione ha specialmente voluto segnalare quello di Manfredi Franco, partono da concetti diversissimi, o nel nascondere per quanto è possibile la rupe mediante un frontone centrale, o nel mostrarla in vista con motivo analogo, ad esempio, a quello del fronte Nord del tunnel sotto al Quirinale in Roma. Ma meglio che cenni descrittivi, varranno ad illustrarne le caratteristiche le riproduzioni che di alcuni di essi pubblichiamo, le quali dimostrano all'evidenza come anche progetti che necessariamente non hanno figurato nella ristretta graduatoria dei prescelti, sarebbero pur stati degnissimi di premio, e confermano così il risultato ottimo che abbiamo qui segnalato. M.N.

NOTIZIARIO

IL CONGRESSO INTERNAZIONALE DEGLI ARCHITETTI

Come già annunziammo ha avuto luogo all'Aja ed a Amsterdam il Congresso Internazionale degli Architetti al quale l'Italia ha degnamente partecipato.
Componevano la nostra Delegazione il Prof. Alberto Calza Bini e il Prof. Gaetano Moretti in rappresentanza del Governo Italiano, l'Arch. Brioschi per il Sindacato Fascista degli Architetti milanesi, i Proff. Rocco e Muzio per l'Associazione fra i Cultori di Architettura di Milano, il Prof. Annoni per il Politecnico di Milano, il Prof. Muñoz, sovraintendente ai Monumenti di Roma e gli Architetti Zacchi, Marelli, Canova, e Pizziconi. Il Prof. Calza Bini rappresentava anche il Sindacato Fascista Architetti, il Sindacato Fascista Ingegneri e i Cultori dl Architettura di Roma.
L'accoglianza fatta alla nostra Delegazione è stata cordiale e fervidissima e ha messo in luce la stima e l'ammirazione che l'Italia fascista gode ormai all'estero, specie fra le classi intellettuali.
Il Prof. Calza Bini ha informato il Congresso della conquista ottenuta dagli architetti del suo paese: il riconoscimento e la tutela giuridica del titolo e dell'esercizio professionale insieme alle altre provvidenze con cui è stata determinata nettamente la figura dell'architetto, evitando ogni possibile dannoso confusionismo.
Il Congresso ha accolto la comunicazione con grande simpatia ed ha emesso il voto che tutte le nazioni vogliano seguire l'esempio dell'Italia, il che potrà essere di grande utilità all'incremento dell'architettura mondiale.
Il Congresso, su proposta della Delegazione Italiana, ha inoltre espresso il voto perchè siano invitati i Governi dei vari Paesi ad ammettere all'esercizio professionale gli ingegneri e gli architetti che abbiano avuto il riconoscimento del titolo, il che è certo di grande importanza per l'espansione dell'architettura italiana.
Discutendo su temi di etica professionale e segnatamente in riguardo alla differenziazione, cui si dà grande importanza nei paesi del nord, fra costruttori ed architetti progettisti e direttori, il Convegno ha auspicato anche che siano ovunque seguite le direttive attualmente in uso in Italia per l'inquadramento sindacale che consente una armonica disciplina delle professioni.
Per i concorsi internazionali e per la tutela dei diritti di autore da estendersi agli architetti come ai pittori e agli scultori, il Congresso ha preso anche importanti decisioni che saranno applicate dalle varie sezioni del Comitato Internazionale Permanente degli Architetti.
Alla sezione italiana, presieduta dall'Arch. Prof. Moretti, possono i colleghi far pervenire le loro eventuali proposte.

NOTIZIE SULLE CONDIZIONI STATICHE DEL CAMPANILE DI PISA

Una recente pubblicazione del prof. G. Cicconetti, comparsa negli Annali dei Lavori Pubblici (1927, III), viene a riassumere i dati sulle misurazioni compiute in passato per determinare lo strapiombo del campanile di Pisa, e riferisce analiticamente i risultati dei rilievi di precisione eseguiti allo stesso scopo dal Cicconetti nel periodo dal 1918 al 1926.
Le conclusioni sono le seguenti: che l'incremento medio dello strapiombo è di circa un millimetro all'anno, e che la regolarità e la continuità delle osservazioni esclude ormai ogni carattere di accidentalità, sicchè non sembra più leggittimo dubitare della esistenza di un reale e progressivo aumento dello strapiombo del campanile. In altre parole, il fenomeno, considerato in sè, è di entità minima e quasi inavvertibile; ma preso nel suo insieme quale sicuro indice del permanere e dell'aggravarsi delle condizioni statiche che già causarono l'inclinazione della torre, in vario tempo ne produssero forti aumenti, è di una gravità impressionante, che si traduce nel preciso dovere di provvedere finchè si è in tempo.
Questo compito infatti si propose una Commissione ministeriale che fu nominata circa quattro anni or sono e che proseguì i lavori della Commissione del 1912-13; e dei risultati dei suoi studi e della portata delle sue proposte (che potrebbero dirsi di andamento progressivo, in senso inverso a quello dei perturbamenti statici) fu qui, in questa rubrica, ampiamente riferito a suo tempo.
Da allora è avvenuto questo fatto, nel suo insieme veramente deplorevole. Il Ministero per la Pubblica Istruzione predispose l'inizio dell'attuazione dei primi lavori; ma contro di essi sorse in Pisa una viva opposizione, che poteva forse essere giustificata in quanto si riferiva ad una sistemazione di carattere edilizio ed artistico della zona circostante al campanile, ma che era colpevole in quanto ritardava i provvedimenti tecnici per la salvezza dell'insigne monumento. I lavori non furono neanche cominciati, ed intanto in Pisa il Comune e la Fabbriceria nominarono un'altra Commissione di studio, tutta locale. Ora il Ministero, dopo aver richiesto inutilmente i risultati di queste nuove indagini, nomina una quarta Commissione!
Potrà questa concludere qualcosa, o non si affonderà anch'essa nel suolo paludoso, come il campanile di Pisa? Occorre dire alto e forte, non tanto per stabilire responsabilità, perchè di fronte alla vita di un insigne monumento le persone non contano, quanto per determinare uno stretto dovere, che ormai occorre fare, vincendo ogni ostacolo. La grave questione della stabilità del campanile di Pisa non può immeschinirsi (ci si permetta l'apparente giuoco di parole) in una piccola questione di campanile!
G.GIOVANNONI.

CRONACA DEI MONUMENTI

RECENTI INIZIATIVE PEI MONUMENTI ITALIANI

L'anno testè decorso, chiuso al limite dell'esercizio finanziario 1926-27, è stato anno di eccezionale importanza per i nostri monumenti. Merito primo è del Governo Nazionale, il quale ha inteso l'alto valore che nella vita italiana ha la conservazione e lo studio del nostro meraviglioso patrimonio artistico, ed ha concesso fondi cospicui (che purtroppo nel corrente anno sono stati di nuovo ridotti a limiti minimi); ma in particolare la lode va data ampia e fervida al Ministro Pietro Fedele, che tra le cure del Ministero non dimentica di essere uno studioso insigne, ed alla Direzione generale per le Antichità e le Belle Arti che pur tra mille difficoltà è riuscita a svolgere un programma vasto di scavi e di restauri esteso a quasi tutte le regioni d'Italia.
Un semplice elenco basterà a mostrate la grandiosità del lavoro compiuto od iniziato. Pei monumenti antichi, gli scavi di Ercolano, avviati sotto gli auspici del Capo del Governo, quelli di Cuma, di Pompei e di Baia occupano il primissimo posto; ma la escavazione del grande teatro di Ferento, il rialzamento delle colonne dei templi di Girgenti e di Selinunte rappresentano avvenimenti di grande significato, che è, se mai, nostro torto il non far conoscere convenientemente agli stranieri.
Nel campo dell'architettura medioevale o moderna, ecco una serie di monumenti restaurati, scelti tra i più notevoli in una serie ben maggiore. In Piemonte, la cattedrale di Torino, il castello di Verres, la Sagra di S. Michele sopra Susa, la Porta Pretoria d'Aosta; in Lombardia l'Abbazia di Chiaravalle milanese, il Palazzo di Cittanova in Cremona; nel Veronese il Palazzo Maffei di Verona, il duomo di Cologna Veneta ed il castello di Villafranca; a Mantova la prosecuzione del grande e mirabile restauro del palazzo Ducale; nell'Istria la loggia veneziana di Portole e varie case a Capo d'Istria; nel Veneto il S. Francesco di Bassano ed il S. Francesco di Padova, nella Emilia il Castello di Torchiara e quello di Canossa, il palazzo vescovile di Parma, in Romagna il palazzo di Lodovico il Moro a Ferrara, e gli scavi e la sistemazione del pavimento in S. Vitale di Ravenna; in Toscana il campanile di S. Maria dei Servi e l'Oratorio di S. Bernardino in Siena, il duomo di Massa Marittima, la Rocca di Castellina in Chianti, il duomo di Faenza (prosecuzione del consolidamento dell'abside), il palazzo del Podestà ed edifici minori in S. Gimignano, il castello di Vicchio, e S. Paolo in Riva d'Arno e Santa Croce in Fossabanda in Pisa; nelle Marche S. Vittore e SS. Vincenzo ed Anastasio in Ascoli, S. Claudio al Chienti, S. Nicola di Tolentino, il duomo di S. Leo; in Umbria la Loggia di Braccio in Perugia, il campanile di S. Andrea ad Orvieto, la loggetta del Palazzo Ducale a Gubbio, ed a Spoleto l'inizio del cosolidamento del duomo; presso Roma la villa d'Este a Tivoli; negli Abruzzi S. Clemente a Casauria, e S.Giovanni in Venere a Fossacesia e la Taverna Ducale di Popoli; a Napoli l'Incoronata e S.Pietro a Majella, e la Misericordiella ai Vergini e l'inizio del grande restauro di S. Lorenzo Maggiore e la prosecuzione di quello del convento di Santa Chiara; nella Campania S. Angelo in Formis presso Capua e la Chiesa di Ventaroli presso Carinola, due monumenti insigni della pittura medioevale; nelle Puglie il duomo vecchio di Molfetta e l'inizio dei restauri in San Nicola e nella cattedrale dl Bari; in Calabria il Castello di Cosenza e S. Marco di Rossano; in Sicilia il duomo di Siracusa, la torre Pisana nel palazzo Reale di Palermo, e la Cuba ed il maschio arabo normanno di Castellamare anche in Palermo; in Sardegna il Castello di Sanluri e S. Francesco di Iglesias e Nostra Signora di Saccargia e S. Giorgio di Perfugas.
Accanto a queste opere direttamente promosse dallo Stato occorre menzionare quelle dei Comuni che lo Stato ha aiutato, come in Verona il restauro del Castelvecchio, in Napoli quello del Maschio Angioino, in Assisi quelli dei palazzi del Comune e dei Monumenti francescani. E giova altresì non dimenticare gli acquisti di monumenti e di ville, come in Roma il palazzo Spada, la Farnesina, la villa Aldobrandini, i quali certo preludono ad un altro acquisto di importanza e di significato ben maggiori.....
Trattasi dunque di una attività veramente imponente, quasi sempre diretta con giusti criteri, che rappresenta un vanto per l'Italia; poichè nessun'altra nazione ha un così vasto patrimonio da conservare e da valorizzare, nessuna ha svolto e svolge un'opera comunque paragonabile a questa ora accennata. Due cose occorrono: far conoscere quest'opera e richiamarvi l'attenzione e l'interessamento del pubblico internazionale, così come, ad esempio, gli Inglesi fanno per gli scavi in Egitto, e continuare regolarmente e sistematicamente, destinando ogni anno fondi adeguati e completando i quadri di una organizzazione che possiede uomini preziosi per attività e per valore, ma che non può bastare a tutto. G. G.

PERUGIA. - Pubblichiamo un bel disegno dell'Arch. Angelini per il ripristino del postergale della Sala dei Notari nel palazzo Comunale di Perugia. Trattasi di una interessante opera della fine del secolo XVI che riprenderebbe il suo posto ed il suo carattere in un mirabile complesso di architettura e di decorazione: ed è da augurare pertanto, che l'attuazione non tardi.

ASSISI. - Tra le questioni studiate in quest'anno, dal Consiglio Superiore per le Antichità e le Belle Arti, una ve n'è che assume singolare importanza pel valore unico del monumento; ed è quella che riguarda la triste constatazione del deperimento degli affreschi nella chiesa superiore di San Francesco in Assisi e l'inizio di indagini e di provvedimenti per arrestare o per diminuire il grave danno.
Riteniamo pertanto opportuno il riportare qui integralmente l'ordine del giorno votato su tale argomento dall'alto consesso:
Il Consiglio Superiore, nella adunanza del 25 marzo 1927, dopo un'ampissima discussione sul grave tema degli affreschi della Chiesa Superiore di Assisi, minacciati da progressivo deperimento, dopo avere inteso le relazioni dei Proff. Toesca e Giovannoni sugli studi della speciale Commissione recatasi ai primi del corrente mese sul posto, e quelle dell'architetto Marangoni sulle conclusioni di una Commissione precedente e quelle del Sen. Ricci sui provvedimenti attuati negli ultimi decenni e sull'indagini in vario tempo compiute in proposito; dà incarico al Prof. Bertini Calosso, ora reggente la Soprintendenza per l'Arte Medioevale e Moderna dell'Umbria, di proseguire, con la regolare continuità che solo può essere disposta da un Ufficio, constatazioni sistematiche ed accurate ricerche, cominciando dal raccogliere le testimonianze fotografiche di vario tempo che consentano con loro confronto la determinazione sicura dell'entità e del progredire, rapido o lento, generale o particolare dei deperimenti suddetti, accompagnando, quindi, l'attuazione dei saggi o dei provvedimenti con una sorveglianza regolare ed assidua e con l'istituzione di un giornale del restauro in cui si raccolgano analiticamente i dati ed i risultati.
Riconosciuto, intanto, che la causa organica ed efficiente dei danni è certamente costituita dalle acque pluviali che, penetrando nelle pareti, sempre più alterano la pietra (già in molti punti disgregata) e forse anche le malte, ritiene che alcuni lavori o di miglioramento certo, o di esperimento, potrebbero fin d'ora iniziarsi, col procedimento prudente di non modificare per ora troppo bruscamente le generali condizioni attuali, ma anche con l'intendimento di passare presto, per quanto è possibile, ad un'opera concreta che salvi dalla distruzione uno dei più mirabili monumenti della pittura italiana.
Tra i suddetti provvedimenti il Consiglio attribuisce il carattere di opere di miglioramento permanente da iniziarsi al più presto, alle 4 seguenti:
a) riparazione della copertura dei tetti e delle gronde esterne;
b) trasformazione razionale delle falde dei più bassi tetti ricoprenti gli ambienti laterali della chiesa inferiore, in modo da evitare compluvi e da impedire che nelle inserzioni sulle pareti esterne della Chiesa Superiore penetri l'acqua e si diffonda all'interno;
c) sgombero dei sottotetti dai calcinacci che ora costituiscono rinfianco irregolare e superfluo alle volte e che mantengono l'umidità dovuta alle eventuali infiltrazioni dalla copertura suprema;
d) formazione di una superficie inclinata impermeabile al di sopra delle esterne cornici, in modo da impedire che su esse si raccolga e stagni l'acqua corrente dalle pareti.
Oltre a queste opere di evidente utilità, il Consiglio è di parere che altre debbansi disporre in diverse campate, si da assumere valore sperimentale.
In una di esse potrebbesi praticare tra le due torri, un prolungamento molto notevole della gronda sporgente si da farne la linea estrema tangente alla linea arquata della gronda delle torri medesime, ripristinando con ciò una disposizione che a quanto sembra esisteva fino ai restauri di un quarantennio fa.
In altra campata potrebbesi tentare la costruzione di un'intercapedine di salvaguardia tale da rendere isolata dall'esterno, ma non chiusa ermeticamente, la parete tra le due torri. In altra, infine, potrebbe studiarsi l'applicazione nella parte inferiore di un'apparecchio a tubi vuoti per l'arieggiamento ed il conseguente asciugamento graduale e non violento dei muri, secondo il sistema Knapen od altro analogo.
Intanto si dovrebbe affidare ad un esperto restauratore di esaminare gli affreschi punto per punto e di proporre provvedimenti per consolidare in modo definitivo tanto gli intonachi quanto le superfici dei dipinti dove tendono a distaccarsi, e, per sostituire alla tinteggiatura attuale delle parti mancanti tanto inadatta ed inarmonica nel suo grigiore, un'altra che sia meglio intonata. Quei provvedimenti dovranno essere discussi al più presto dal Consiglio Superiore e nella loro applicazione essere accompagnati dalla continua sorveglianza della Soprintendenza ai Monumenti dell'Umbria e di incaricati del Consiglio stesso.
Infine, dal caso attuale in cui così preoccupanti si presentano i quesiti relativi all'integrità di un monumento di altissima importanza senza che sia possibile formulare conclusioni sicure e definitive sulle precise cause e sul loro modo di agire e sui rimedi da adottarsi, il Consiglio trae occasione per esprimere un voto più generale in cui sa di aver concorde la Direzione delle Belle Arti e la Presidenza dell'Istituto Italiano di Archeologia e di storia d'arte; cioè che una regolare istituzione venga fondata, utilizzando le competenze ed i mezzi di indagine delle scuole superiori e dei laboratori dello Stato, affinchè tutta la tecnologia che si riferisce alla struttura degli antichi monumenti, alle cause di alterazione e di deperimento delle pitture, degli stucchi, dei legnami, dei marmi decorativi, ai metodi razionali di difesa e di cura, venga tolta dall'empirismo, e sia disciplinata nella metodica raccolta dei dati e dei provvedimenti, in giusta e feconda unione della esperienza e della scienza.
Su quest'ultima parte dell'ordine del giorno riteniamo opportuno richiamare l'attenzione dei lettori. Per tutto ciò che riguarda la conservazione degli antichi dipinti, ed anche in parte per quella degli edifici monumentali (per non parlare degli oggetti di legno o di metallo) si sta ancora nel più pieno empirismo. Ancora noi affidiamo le opere più importanti e gelose del patrimonio artistico nazionale a medici improvvisati, che al posto della coltura hanno soltanto una esperienza pratica traviata da mille pregiudizi e che spesso circondano di mistero magico i propri procedimenti.
In ogni altro campo invece si è avanzata la scienza. La bacteriologia, la chimica, la fisica, la tecnologia dei materiali ed i saggi relativi alla loro resistenza, possono fornirci dati preziosi sulle cause di deperimento e di alterazione delle antiche strutture; la tecnica moderna potrebbe più ancora di quanto ha fatto nella terapia umana, apprestare nuovi rimedi, facendo seguire razionalmente i provvedimenti di cura e di rinforzo alla diagnosi delle cause, talora varie e complesse.
A questo occorre dunque aprire la via; al laboratorio, alla ricerca scientifica, teorica dapprima, applicata dipoi, all'esperimento gradualmente e sicuramente guidato dalla ragione, alla raccolta sistematica dei dati pratici, dei “casi clinici”, dai cui risultati ci si possa avviare sicuramente a nuovo cammino.
Questo ha inteso affermare il voto del Consiglio Superiore; e gli architetti non possono che associarsi al voto per la salvezza di tante opere del genio italiano. Da una organizzazione regolare e sicura debbono alfine sorgere la scienza e la tecnica del restauro dei monumenti o delle opere d'arte. G. G.

CONCORSI

BANDO DI CONCORSO NAZIONALE PER LO STUDIO Dl UN PROGETTO DI PIANO REGOLATORE E DI AMPLIAMENTO DELLA CITTÀ DI GROSSETO

È bandito un concorso nazionale per il progetto del piano regolatore e di ampliamento della città di Grosseto, libero a tutti gli Ingegneri e Architetti Italiani, con titolo conseguito in Italia.
Tra i principali obbiettivi il progetto dovrà contemplare:
a) La conservazione delle caratteristiche storiche, artistiche ed ambientali della città vecchia.
b) Apertura di una nuova porta da praticarsi nelle mura medicee.
c) Collegamento delle diverse zone della città con le strade di grande traffico.
d) Creazione di spazi e piazze, sistematicamente distribuiti in tutta la città nuova.
e) Indicazioni di aree riservate a speciali istituzioni e particolarmente: nuova Sede della Scuola Professionale, Caserma, nuovo Macello, nuovo Mercato.
I progetti, accompagnati da una relazione scritta, dovranno pervenire alla Segreteria Generale del Comune entro le ore 18 del 28 febbraio 1928.
Il concorso sarà giudicato da una apposita Commissione, a maggioranza di voti; in caso di parità di voti deciderà il voto del Presidente. Il giudizio è inapellabile e la Commissione dovrà dare in ogni caso la classifica dei concorrenti prescelti in ordine di valore con la motivazione del giudizio: essa dovrà dare il suo giudizio entro due mesi dalla chiusura del concorso.
Verranno aggiudicati i seguenti premi:
1° L. 15.000 – 2° L. 7.000 – 3° L. 5.000
I premi verranno in ogni caso assegnati; verranno inoltre concessi due premi di L. 2.000 ciascuno a titolo di rimborso delle spese agli autori dei migliori due progetti dopo i tre premiati nella graduatoria di merito della Commissione.
Il Comune fornirà su richiesta tutti i documenti necessari, allo studio del progetto. C. V.

BANDO DI CONCORSO PER IL PROGETTO
DELL'EDIFICIO DELLA CASSA DI RISPARMIO
DEL BANCO DI SICILIA IN MILANO

Il Banco di Sicilia bandisce un concorso per la redazione di un progetto relativo a una costruzione di un palazzo in Milano per la Sede della Cassa di Risparmio. Al concorso possono partecipare ingegneri e architetti italiani che abbiano conseguito la laurea in una R. Scuola di Applicazione del Regno o presso la Scuola Superiore di Architettura di Roma. Al primo classificato sarà assegnato un premio di lire trentamila. Al secondo uno di quindicimila. I progetti dovranno essere presentati entro il 5 gennaio 1928. La Direzione Generale del Banco di Sicilia in Palermo (Via Bandiera 2) e la Sede del Banco in Milano (Via Cesare Cantù) forniranno, a chi farà richiesta, la planimetria dell'area e altri dati di fatto da tener presente nella compilazione del progetto. C. V.

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