FASCICOLO VIII - APRILE 1926
NOTIZIARIO
COMMENTI E POLEMICHE


PER IL PIANO REGOLATORE DI PADOVA.

Già altre volte s'è, in queste colonne, trattato del piano regolatore progettato per la città di Padova. Ora la rivista "I Lavori Pubblici" del 1° dicembre 1925 pubblica un articolo riguardante il detto piano, articolo che ci induce a qualche considerazione.
Per chi ancora non lo sappia questo piano regolatore originò nel 1921 ed ebbe sanzione esecutiva con la legge del 23 luglio 1922, n. 1043. I suoi sostenitori vanno ora appellandosi al voto favorevole emesso di massima dalla Commissione Centrale permanente per le Belle Arti. Ma essi dimenticano che la stessa Commissione si riservava d’intervenire, quando lo ritenesse opportuno, per i singoli casi che si sarebbero presentati nel corso di attuazione dei lavori. Ora questi casi, rilevati della benemerita società padovana "Antenorei Lares" sono ormai tali e tanti da sollecitare senz’altro per la loro gravità l’intervento della superiore autorità competente.
La fisionomia di una città è sacra. Non si può, con leggerezza, manometterla, amputarla. E non è, come vedremo, conservando la casa A o la chiesa B chi si fa all’arte un buon servizio. In questi casi anzi, quando cioè la casa e la chiesa sono orbate dall’ambiente che dà loro metà del fascino, val meglio spesso far piazza pulita.
Non si può, infine, deturpare questa fisionomia. Perchè sono in ogni modo una deturpazione questi palazzi e queste fontane, magari di cemento, queste gallerie destinate a scimmiottare in eterno quella, pur coi suoi difetti, unica e famosa, di Milano, queste esedre e queste cupolette che ripetono in dodicesimo al buon Padovano l'effetto di qualche piazza di qualche metropoli europea. E sono poi sempre, anche quando si tratti di bellissime case, una stonatura. Tolgo un esempio dalla sistemazione di quel povero quartiere di Santa Lucia sul quale dovrebbe fra poco avventarsi la furia demolitrice del picconi. La bellezza di piazza dei Frutti verrebbe, è evidente, turbata dall’ingerenza pretenziosa di una galleria in faccia alla Sala della Ragione. La serie anonima delle modeste case su quel fianco cresce valore al Salone, conferisce intimità alla piazza.
Noi non siamo contrari agli sventramenti. Quando una serie di circostanze lo esigono - e tale può essere il caso odierno di Padova - occorre mettervi mano senza indugio. Gli sventramenti sono però possibili anche in altri modi da quelli indicati nei progetti padovani, quando occorra salvare notevoli resti, mantenere il carattere di una via, di tutto un quartiere, essi si possono attuare col diradamento, cioè coll’abbattimento progressivo di abitazioni insignificanti, allargando man mano la strada, restaurando quegli edificî che necessità storiche, artistiche impongono di conservare, animando con la vegetazione, che è il balsamo sulle ferite delle città, le piazze e i larghi così creati.
Dove non è proprio possibile allargare la strada, si aumenti invece l’aria destinata al verde, ai giardini, agli orti nell’interno dei più vasti quadrati di case. Padova offre cospicui esempi che illustrano questo sistema rispondente alle ultime esigenze del moderno urbanesimo. La zona compresa tra il centro e la Basilica del Santo è ricchissima di giardini e orti con piante anche di alto fusto. Respirano le case che prospettano su questo verde, quasi un fresco lembo di campagna e, igienicamente, la loro posizione è certamente molto più vantaggiosa di quei caseggiati enormi - alveari, caserme - che si vogliono erigere nei quartieri del Ghetto e di Santa Lucia.
Che se poi si desiderasse un’arteria larga e rettilinea per decongestionare il traffico del centro cittadino, ben venga anch’essa, e sia pure con qualche sacrificio, ma non ci pare davvero necessario per questo di "terremotare" centodiecimila metri quadrati di superficie!
Si vede da questo come appaiono distinte le due questioni, che invece si vorrebbero a tutti i costi unite, della viabilità e dell’igiene.
Quanto, infine, alla moralità cittadina è ingenuità il credere che, per disinfettare una zona occorra portarvi di necessità l’opera del piccone. Una casa del quattrocento non è mai una catapecchia. Se, per disgrazia, lo fosse, si ha il dovere di restaurarla. E non sarà più un ricettacolo d’immondizie, e di lerciume morale. Vediamo ora in particolare i danni del progettone nella sola zona di Santa Lucia (il quartiere del Ghetto, del quale speriamo davvero di non doverci occupare, è quasi per intero medievale, e gli intonachi cadenti scoprono le più grate sorprese!)
La ben nota casa di Ezzelino verrà sì restaurata e isolata, ma finirà col trovarsi malauguratamente tra un complesso di edifizî che ad essa non saranno per nulla intonati: spaesata, avversa. Incapsulati verranno invece un interessantissimo fabbricato più oltre (fig. 1), il palazzo dei Borromeo con la robusta elegante trifora del XV secolo (fig. 2) e la deliziosa facciatina romanica in piazza Santa Lucia. Questa sarà deformata e ampliata senza riguardo alcuno. Non un accenno, in tutti questi progetti, a volersi uniformare un po’ all’ambiente, a voler conservare un poco delle preziose caratteristiche locali, a volerci dare un saggio finalmente dell’abitazione borghese dei nostri tempi, quale dovrebbe essere, semplice, schietta, senza trucchi e infingimenti. Una sola caratteristica han rispettato i nuovi costruttori, e sono i portici. Portici infatti se ne vedono dappertutto pel progetto. Che poi essi somiglino piuttosto a quelli di Piazza del Duomo a Milano o di Via dell’Indipendenza a Bologna, anzichè a quelli di Padova stessa, ciò non preoccupa soverchiamente i ricostruttori della malcapitata città veneta. Questi portici cingeranno, si capisce, vastissime piazze. Perchè Padova, evidentemente soffre penuria di piazze e quelle poche che ha sono tutte in ottimo stato....
Ma parliamo ora di ben più gravi manomissioni. Il disperato appello lanciato dalla “Antenorei Sares” parla al proposito in modo chiaro e particolareggiato. Le manomissioni si effettuano in Via Santa Lucia ai numeri civici 19, 25, 29, in via Calatafimi ai num. 5, 7,18, 32, 36, in via Borromeo al num. 21, in via Boccalerie al n. 21, in via Belle Arti al num. 8. Quasi esclusivamente su edifici di carattere medievale e quattrocentesco. Sono cornici di cotto, sono affreschi (tra gli ultimi ancora esistenti sulle facciate di Padova, che doveva un tempo apparire come la più gaia pavesata città!) sono polifore, sono portici romanici che vengono distrutti inesorabilmente.
Perchè lo spazio non ce lo consente illustriamo qui soltanto ancora, destinati al piccone, un raro esempio di porticato romanico in via Borromeo (fig. 3) di forte bellezza nella sua semplicità, un cortile di Via Belle Parti, di gusto quattrocentesco (fig. 4). Di un tratto di portico presso la casa di Ezzelino è invero assai dubbia la sorte (fig. 5).
Un ultimo appunto. L’articolista de “I Lavori Pubblici” parla di espropriazioni da effettuarsi in base alla legge di Napoli in ragione di L. 200 al mq. Le stesse aree andrebbero rivendute a L. 260. Ora è risaputo invece che già da sei mesi le perizie giudiziarie han determinato i costi delle medesime aree sulla base nientemeno che di L. 500 al mq.! E l’articolo è, notisi bene, scritto con questo pò pò di informazioni nel dicembre 1925.
W. A.


BIBLIOGRAFIA


S. AGATA DEI GOTI. Monografie sulle chiese di Roma pubblicate a cura dell’Associazione artistica fra i Cultori di Architettura di Roma, Vol. 1 di C. Huelsen, C. Cecchelli, G. Giovannoni, U. Monneret de Villard, A. Muñoz. Roma, P. Sansaini editore, 1924. L. 40.

Primo di una serie che si annuncia sempre più interessante per la serietà e la competenza degli uomini preposti all’impresa, e per la fede, degna d’ogni encomio, dell’Editore, questo volume, apparso da circa un anno, ha dimostrato l’importanza sempre maggiore che hanno le chiese di Roma, anche le più modeste, nella topografia e nell’arte d’ogni età. Redatto da indiscusse competenze, secondo i vari capitoli trattati, ogni autore avendo messo quanto di meglio conosceva intorno all’argomento, il volume può dirsi perfetto, e l’editore ha da parte sua posto ogni cura perchè questa perfezione si estendesse anche alla veste tipografica, nobile, decorosa e convenientemente illustrata, senza nessuna limitazione del materiale necessario alla dimostrazione del testo.
Il volume si inizia con una introduzione topografica dell’egregio conoscitore di Roma antica, Cristiano Huelsen, in cui viene fatto un minuto esame di tutta la località nella età romana, importante soprattutto per le questioni di livello che riguardano la regione fra la piazza Venezia, il Quirinale e il Viminale, connesse con la sibillina iscrizione della colonna traiana. Oggi nuovi elementi si vanno aggiungendo alla topografia della regione, mercè lo scavo di una parte della Villa Aldobrandini verso la Banca d’Italia, ove altre costruzioni simili erano già state scoperte nel 1886.
A queste notizie topografiche, altre ne aggiunge il Cecchelli riguardanti la prima età medievale, sfruttando un campo in cui vi è ancora molto da fare, per ricostruire la Roma di quella oscura Età di Mezzo fra i due fulgidi periodi dell’Impero e del Rinascimento.
Al Cecchelli e al Giovannoni è stata affidata dal Comitato direttivo la parte principale della monografia, trattando il primo tutta la storia e la decorazione artistica del monumento, dalla fondazione, eseguita forse sotto Recimero fra il 467 e il 470, fino alle dolorose vicende del sec. XVI ed il secondo, maestro sopra ogni altro nella conoscenza della tecnica romana, tutto quanto riguarda l’architettura e gli elementi architettonici decorativi della chiesa nelle sue varie fasi.
La storia della chiesa è lunga e fortunosa, oltre che singolare per essere stata la sede quasi unica in Roma del culto ariano, fino a quando nel 592 S. Gregorio Magno non la consacrò di nuovo, come si leggeva nella scomparsa iscrizione dell’abside, riprodotta, insieme coi mosaici che ne decoravano il catino, nel Cod. Vat. Lat. 5407. Nel secolo X, a quanto sembra, vi fu eretto a fianco un monastero benedettino; nella seconda metà del sec. XIII fu istituita la Colleggiata e quasi due secoli dopo la Commenda; nel 1500 la chiesa fu eretta a parrocchia, ma poi tornò di nuovo ai monaci, prima ai Benedettini Umiliati (a. 1568), poi ai Verginiani (a. 1579) indi al collegio dei Fuccioli (a. 1644) e infine dopo il 1870 ai Monaci Irlandesi.
Ma purtroppo verso il 1589, al tempo del card. Federico Borromeo, l’abside decorata coi bellissimi mosaici fatti fare dal baldo Recimero, magister utriusque militiae et exconsul ordinarius pro voto suo, crollava e nell’infelice restauro tutti i pezzi andarono distrutti. La copia che ce ne è rimasta, sebbene modesta e affrettata, ci fa rimpiangere ancora di più tale perdita. Si tratta di quel genere di mosaico ancora così tipicamente romano nella concezione e nella esecuzione, raffigurante nel centro il Cristo seduto sul globo con ai lati i dodici apostoli, non rigidi e stilizzati come li rese poi l’arte bizantina, ma mossi ed espressivi nei loro ampi mantelli, nel lento incedere verso il Cristo, nel gesto di umile e devota adorazione, nella fisionomia ancora studiata sul vero e variamente adattata ai personaggi, secondo li tipo che ne aveva creato la tradizione primitiva. Essi vivono, come quelli dei SS. Cosma e Damiano, ed il Cristo regna veramente dio-uomo come quello di S. Pudenziana, che è più o meno contemporaneo.
Non meno interessante è lo studio ricostruttivo eseguito dal Giovannoni del monumento primitivo, e delle fasi successive. A questo scopo furono eseguiti nel 1920 alcuni saggi nella muratura specialmente all’esterno dell’abside e sul fianco meridionale. Si vide allora che la chiesa risultava composta di almeno tre periodi principali.

Primo periodo: età originale, con pareti fornite di finestre arcuate in corrispondenza agli archi degli intercolunni interni, e con abside munito di due finestre soltanto, come le altre chiese romane dello stesso periodo.

Secondo periodo: Rinascimento. - Le piccole finestre primitive vennero tagliate per alzarne il tetto e il vecchio soffitto fu sostituito con una vôlta in cui furono adoperati vari frammenti di vasi per allegerirne la massa muraria.

Terzo periodo: Seicento. - Le finestre furono nuovamente cambiate, chiudendo quelle che vi erano già, e aprendone altre ogni due intercolumni. Fu anche rinnovata la decorazione interna. In una età intermedia fra il primo e secondo periodo fu eretto il campanile romanico sul tipo comune dei campanili di Roma (seconda metà del sec. XII). Nel Settecento fu costruita la odierna facciata, ad unico ordine architettonico, che non immette direttamente nella chiesa, ma in una specie di vestibolo riattato poi per gli usi del convento.

Questa per sommi capi la storia della chiesa che viene nel libro ampiamente svolta e documentata dal Giovannoni, soprattutto per quanto riguarda gli elementi architettonici e decorativi, tra cui il ciborio, del quale il Giovannoni delinea una simpatica ricostruzione in base agli avanzi rimasti.
Seguono due brevi capitoli, uno del Monneret de Villard: Sull'impiego dei vasi e tubi fittili nella costruzione delle vôlte, pieno di raffronti interessantissimi con altri monumenti d’Italia e fuori, e l’altro del Muñoz: Sulle pitture secentesche delle pareti e del soffitto.
Chiude il pregevole libro una serie di appendici con documenti epigrafici e storici che riguardano la chiesa, raccolti principalmente dal Cecchelli, i quali costituiscono, diremo così, la dote del libro, che merita bene di essere il primo di una collana che auguriamo lunga e sollecitamente condotta.
G. LUGLI


NOTIZIARIO


I CONGRESSI DURANTE LA MOSTRA
INTERNAZIONALE DI EDILIZIA DI TORINO.

Abbiamo accennato che durante la mostra internazionale di edilizia di Torino nel parco del Valentino si svolgeranno numerosi congressi fra tecnici e studiosi dell’edilizia.
I congressi sono i seguenti:
1. - Congresso dei geometri 9-11 Maggio
2. - Congresso delle scuole professionali 22-25 Maggio
3. - Congresso dell’abitazione 27-30 Maggio
4. - Congresso dell’ urbanesimo 27-30 Maggio
5. - Congresso dell’igiene 10-20 Giugno
6. - Congresso dell’Associazione Italiana per gli studi sui materiali da costruzione fine Giugno.
Particolare interesse avranno indubbiamente i congressi dell'abitazione e dell’urbanesimo.
Nel primo, presieduto dall’ing. Follia Tommaso, si tratterà anche il problema della standardizzazione degli elementi costruttivi.
In quello dell’urbanesimo, presieduto dall’ing. Pavia, verranno toccati molti (forse troppi) temi interessantissimi che prima di oggi non erano stati quasi mai presi in serio esame quale quello della creazione di un istituto nazionale di urbanesimo.
A questi due congressi parteciperanno varie delegazioni estere.
Per tutti gli schiarimenti, le adesioni e le prenotazioni degli alloggi durante i congressi la Presidenza del Comitato esecutivo della mostra invita a rivolgersi al collegio dei Costruttori, via Bertola, 45 - Torino.
Daremo a suo tempo i ragguagli sui lavori dei congressi e per ora insistiamo perchè il maggior numero di architetti partecipi a questa manifestazione.
L. P.

UNA SCUOLA SUPERIORE DI DECORAZIONE
A BERLINO.

La grande richiesta di decoratori ha indotto il Governo tedesco ad aprire una speciale “Scuola superiore di decorazione”. A tal uopo sono state concesse delle grandi aule nel nuovo Municipio di Schoeneberg (Berlino). Fra l’altro in una di queste sale, lunga 70 metri sono state aperte 25 finestre di varia misura in modo da permettere, usufruendo di queste come di modelli, lo studio serio ed accurato delle vetrine dei negozi.
Sono ammessi studenti di tutti i paesi, purchè muniti di un certificato comprovante un diploma di scuola di decorazione inferiore.

CONCORSI

DECORAZIONE PER REFETTORIO
E SALA CONVEGNO DI FABBRICA A TORINO.

Il Consiglio direttivo delle Mostre torinesi, bandisce, in occasione della XVII Mostra, un concorso riguardante la decorazione della parete di testa di un Refettorio di fabbrica e di un soffitto di una sala convegno di impiegati di fabbrica.
I premi per ciascuno dei concorsi sono:
Primo premio L. 4000; secondo L. 2000; terzo L. l000.
Il Consiglio direttivo si riserva di procedere ad una scelta qualitativa e quantitativa delle opere inviate.
Per informazioni rivolgersi alla Sede delle Mostre Torinesi - Torino.


CONCORSO NAZIONALE PER LA
DECORAZIONE DELLA VOLTA E DELLE PARETI
DI UN SALONE DEL PALAZZO MADAMA
A TORNO.

È indetto un concorso libero a chiunque per la compilazione di un progetto per la decorazione della volta e delle pareti di un salone al 1° piano del Palazzo Madama.
I progetti dovranno ispirarsi al tipo di decorazione delle sale adiacenti.
Piante e fotografie possono ritirarsi presso il servizio tecnico dei Lavori Pubblici.
L’ammontare della spesa per l’esecuzione delle opere di decorazione, potrà essere al massimo di Lire trecentomila.
I progetti dovranno essere presentati nel termine improrogabile del giorno 1° giugno 1926 all’Ufficio VIII amministrativo dei Lavori Pubblici. Una commissione, nominata dal Commissario, procederà alla scelta e classifica dei tre progetti che riputerà migliori, assegnando loro,se li riterrà meritevoli, il premio complessivo di lire ventimila, ripartito secondo la proporzione che sarà suggerita dalla Commissione stessa.


MOSTRA DEL PAESAGGIO ITALIANO
PEL CENTENARIO Dl SAN FRANCESCO.

In occasione del 7° centenario delta morte di San Francesco, la presidenza dell’Associazione artistica internazionale ha pensato di tenere a Roma, nella propria sede, un'esposizone del paesaggio italiano che possa riuscire all’esaltazione di quella natura cantata nelle laudi del Santo.
Invita quindi tutti gli Artisti residenti in Italia a prendere parte a questa Mostra illustrando qualsiasi aspetto delle bellezze del Paesaggio italiano.
Per informazioni rivolgersi alla sede dell’Associazione Via Margutta 54.


LA II ESPOSIZIONE NAZIONALE DELL’ARTE
DEL PAESAGGIO.

Nel prossimo autunno verrà ordinata a Bologna la 2a Esposizione Nazionale dell’Arte del Paesaggio, mostra biennale promossa dalla Associazione pei Paesaggi e i Monumenti pittoreschi in Italia.
C. V.


DALLE RIVISTE ITALIANE
ED ESTERE

In questa rubrica comprenderemo tutti quegli appunti che valgano a segnalare nella forma più concisa possibile un articolo degno di nota e che porti veramente un contributo a questioni interessanti i nostri lettori. Annunceremo pure le nuove pubblicazioni periodiche del nostro campo di studî.
La “Solaria” rivista mensile d’arte e idee sull’arte, è il titolo di una nuova pubblicazione mensile che esce a Firenze a cura di Alberto Carocci, e si presenta a noi in modesta ma elegante veste tipografica con qualche nitida illustrazione.
E' una rivista “nata senza programma preciso” come è detto nella presentazione, ma a noi interessa sopra tutto perchè ci promette di occuparsi di architettura annunciando per il prossimo numero un articolo dell’arch. Raffaello Fagnoni, giovane entusiasta e colto che ha conseguito la sua laurea a Roma nella R. Scuola Superiore di Architettura.
Nell’esprimere il nostro augurio alla consorella, ci rallegriamo che questioni di architettura vengano dibattute accanto a quelle letterarie e delle altre arti.
L. PICCINATO.

Credo utile richiamare l’attenzione sopra tutto degli architetti studiosi delle questioni di urbanismo su di un interessante articolo “La strada di domani” che Cesare Albertini pubblica nella rivista mensile Le Vie d’Italia del Touring Club (mese di Ottobre 1925).
In tale articolo sono studiate le forme, le dimensioni e le larghezze stradali nelle grandi città nord-americane nei riguardi del traffico nelle varie ore del giorno. Vari interessanti schemi illustrativi, dimostrando come nelle ore del “rush” (ore del movimento degli operai e degli impiegati) le strade siano congestionate quasi in una sola direzione, consigliano l’adozione di piste stradali reversibili in un senso o nell’altro a seconda dei bisogni dell’ora nella quale si svolge il movimento. Naturalmente la sezione della strada, la sua costruzione e la sua fisonomia sono in tal modo notevolmente trasformate risultando anche trasformati molti dei concetti che si avevano fino ad ora sulle grandi arterie cittadine di traffico.
L. P1CCINATO.


METROPOLI MODERNE
E MEZZI DI TRASPORTO.

È il titolo di un breve ma interessantissimo articolo che Gino Spaventa Filippi pubblica nel numero di Gennaio delle Vie d’Italia riassumendo schematicamente e mettendo a confronto la organizzazione dei mezzi di trasporto di tre grandi metropoli europee: Parigi, Berlino, Londra.
L’articolo è degno di attenzione sopra tutto per quanto riguarda le tramvie sotterranee e le “metropolitane”.


GLI “AMICI DI ROMA”.

In questi giorni è tutta una fioritura di Associazioni nuove che si propongono la difesa dell’Arte e dei Monumenti e la diffusione della coltura che vi si riferisce.
A Roma è l’istituto di studi romani che, fervidamente promosso dal Ministro Fedele, si è costituito per dare metodico sviluppo ad iniziative, a ricerche, a trattazioni, a completi corsi universitari che avranno l’Urbe per grandissimo tema; ed è altresì la nuova società degli “Amici di Roma”, la quale agli scopi generici di istruzione, di divulgazione, riunisce quelli specifici volti ai restauri dei monumenti, alla valorizzazione ed al miglioramento degli antichi quartieri caratteristici per ricordi e per elementi d’Arte. A Padova è la Associazione “Antenorei Lares” che inizia un ottimo lavoro, ed il momento lo richiede come forse mai, per la difesa del natìo loco. L’Associazione artistica fra i Cultori d’Architettura vede sorgere nuove Sezioni a Milano, a Torino, a Venezia, a Firenze, che si aggiungono all’antico sodalizio romano ed ai recenti germogli di Napoli e di Bologna. Gli “Amici dei Monumenti” infine, promossi da un Comitato che fa capo a Gelasio Caetani, al Ricci, al Venturi, al Giovannoni, al Toesca, ai Giglioli, all’Oppo e ad altri egregi, vogliono unire in una federazione unica le varie associazioni congeneri (e sono più centinaia) delle diverse regioni d’Italia ed avviene ad opera concorde verso uno scopo unico, pur lasciando a ciascuna piena libertà di movimento, completa autonomia di organizzazione.
Davvero promettente è tutto questo fervore. Esso è indice di una nuova coscienza che matura e che accompagna, sia pur con qualche ritardo di fase la nuova elevazione della vita italiana.
M. N.


DISPOSIZIONI PONTIFICIE IN MATERIA
D’ARTE SACRA

A firma del Cardinal Gasparri è stata distribuita a tutti i Rev.mi ordinari d’Italia una circolare della Segreteria di Stato di S. Santità, concernente la tutela e l’incremento dell’Arte Sacra.
In detta circolare viene comunicata la costituzione di una speciale Commissione Centrale per l’arte sacra in Italia avente “lo scopo di mantener desto ed operoso dappertutto, specialmente in seno alle Commissioni Diocesane (già istituite) il senso dell’Arte Cristiana e lo zelo intelligente e devoto per la conservazione e l’incremento del patrimonio artistico della Chiesa nonchè quello di ispezionare e coordinare l’azione delle varie Commissioni locali”. Le quali dovranno poi alla loro volta promuovere la cultura artistica, compilare inventari di opere d’arte, ordinare i musei diocesani, curare l’esame dei nuovi progetti di costruzione, ampliamento e restauro degli edifici e, innanzi tutto, curare l’estetica ed il buon gusto nell’arredamento delle Chiese.
“Si pensi che la ricchezza e lo sfarzo non sono mai stati necessari (dice la circolare) e che la sobrietà, persino la decorosa povertà non disdice alla casa del Signore. Perciò quando non soccorrono grandi mezzi finanziari, è meglio contentarsi di poco e se non si può provvedere ricco e svariato arredo per un altare, bastino le poche cose necessarie, ma scelte a modo e di materia nobile e resistente. Le vere esigenze dell’arte non sono mai in contrasto con quelle liturgiche e possono uniformarsi nonchè trarre profitto dalle caratteristiche dei luoghi e delle costumanze locali.
Si tenga per assioma che la bellezza è compagna della semplicità, della necessità e della proprietà; dunque niente fasto grossolano, niente cose finte; tutto sia accuratamente custodito e pulito.
Non si dimentichi mai che la dignità e il decoro della chiesa e degli altari esigono l’eliminazione di ogni inopportuno ornamento posticcio (come fiori e palme di carta, di latta colorata, ecc.); una riservata disposizione delle cassette di elemosina in luoghi adatti; un uso molto limitato dei sottoquadri negli altari e la progressiva eliminazione di quelle immagini in plastica a colori e in oleografia che spesso vengono esposte alla venerazione del fedeli; una grande prudenza e moderazione negli addobbi e negli impianti della luce elettrica sia per la illuminazione delle Chiese, sia per la decorazione degli altari e delle immagini”.
Magnifico programma che se capito e sentito da persone di attività, di accorgimento e di buon senso verrà a salvare parte del nostro patrimonio d’arte e a formare nel clero (troppe volte fino ad oggi chiuso alla cultura) una viva coscienza artistica.
Ma si troveranno facilmente e presto queste persone adatte, aperte al buon gusto ad alla semplicità?
È appena di ieri la notizia della formazione di una specie di consorzio diocesano della Calabria per la ricostruzione delle chiese distrutte dal terremoto: e la notizia che tale scopo si vuole raggiungere attraverso una lunga colonna di chiese, progettate in serie, in tipi, a stampo, compilate tutte con quel freddo spirito pseudo-romanico nord-italico che nulla ha a che fare con l’arte in generale e tanto meno con lo stile locale e con gl’intendimenti espressi nella circolare di cui sopra.
Ed ancora; chi, girando attraverso i padiglioni della interessantissima mostra missionaria non ha rilevato la profonda totale mancanza di spirito d’arte e di buon gusto nei nostri missionari quando dirigono i piccoli e grandi “infedeli” nei lavori manuali dell’arte applicata? Cuscinetti punta-spille, fiori di carta, ricamucci a nastrini di paglia, paralumi di francobolli.... tutto il completo armamentario di cianfrusaglie di pessimo gusto è ugualmente prodotto dai negri dell'Africa centrale, come dagli esquimesi, dagli indiani come dai giapponesi e dai cinesi.

Perchè costringere la pazienza ed il pennello di un pittore giapponese o di un tessitore nomade del Tibet (capaci entrambi di creare delle opere d’arte, l’uno nei suoi paraventi di seta, l’altro nei suoi tappeti di lana) a ricopiare alla perfezione una sdolcinata figurina inglese da calendario o un sottopiedi con su scritto salve?
Senonchè vediamo a far parte della commissione centrale per l’arte sacra degli uomini che, come il Prof. Bartolomeo Nogara, il Galassi Paluzzi, l’arch. Giovenale e Passerelli per tacer di altri, hanno fatto della propria vita un apostolato d’arte e che tutti questi problemi sentono e vivono giorno per giorno con passione: essi saranno i validi pionieri nella formazione della nuova coscienza artistica del nostro clero.
SEMPLICISSIMO


L’ INAUGURAZIONE DEL MUSEO “MUSSOLINI”
A ROMA.

Il giorno 15 gennaio è stato aperto al pubblico il nuovo museo dedicato a Benito Mussolini.
L’edificio sorge sull’area del tempio di Giove Capitolino, già occupato dal Palazzo Caffarelli, ceduto al Comune dallo Stato che ne è tornato in possesso in seguito alla guerra.
I lavori di restauro e di adattamento sono stati compiuti dall’Architetto Ghino Venturi: De Vico ha ordinati i giardini, ornandoli con fontane; nell’interno dell’edificio il numero e l’ampiezza delle sale hanno reso possibile al Conservatore dei Musei Capitolini, Settimio Bocconi, di ordinare le opere secondo una severa sistemazione scientifica.

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