FASCICOLO VI - FEBBRAIO 1926
NOTIZIARIO
LE ASSOCIAZIONI DEI CULTORI DI ARCHITETTURA IN ITALIA.

È per noi ragione di legittimo orgoglio e di vero compiacimento constatare come si vadano già formando nelle città italiane dei saldi nuclei di Cultori di Architettura organizzati sul tipo del nostro sodalizio che molti anni addietro, quando l’incomprensione del pubblico e l’incoscienza delle Autorità permetteva la deturpazione dei monumenti e dell’ambiente romano, si venne formando col reclutamento di pochi volenterosi scelti fra i tecnici dell’architettura, gli artisti - decoratori, gli archeologi e i critici d'arte.
Dopo molti decenni di vita sempre più rigogliosa e internamente cementata dalla più sentita fratellanza, noi abbiamo potuto assistere ad una maturazione effettiva del sentimento architettonico, ad una reale elevazione della cultura architettonica sì da scuotere i pubblici poteri da quel torpore che li rendeva indifferenti verso qualunque forma d’arte, specie in materia d’architettura. I concorsi che si susseguono nel nostro Sodalizio e per incarico di enti pubblici e privati sono, la prova di questo sano risveglio. E l’Associazione è divenuta la vera palestra dei giovani che si addestrano nell’una o nell'altra gara, che studiano temi di utilità pratica, che rivelano quanto di bello ci lasciò in retaggio il passato. A costoro sono maestri gli anziani e d’altra parte il sapere del tecnico puro viene integrato da quello dello studioso, mentre quest’ultimo apprende l’intima essenza di quelle arti che egli aveva sino allora distinto con occhio superficiale d'esteta o con unilateralità di storico.
Non è di poco momento il constatare come questo rigoglio si manifesti proprio quando la coscienza nazionale, si risolleva per volere di un uomo forte ed intelligente. Giacchè dobbiamo ritenere che il terreno è oggi veramente adatto a ricevere la buona semenza e che fra breve l’architettura potrà offrire al rinnovato spirito nazionale il mezzo d’imporre ancora le sue forti creazioni nel mondo e di perpetuarle nei secoli.
(C. C.)

MILANO: L’Associazione Artistica fra i Cultori di Architettura. — In seguito allo scioglimento della locale Sezione della Federazione degli Architetti si è formata l’Associazione dei Cultori di Architettura costituendosi con un folto gruppo di architetti, pittori, scultori, studiosi d’arte e d’archeologia e critici d’arte. A capi di questo primo nucleo (in cui figurano molti fra i più bei nomi degli artisti e studiosi Milanesi, o residenti in Milano) è stato eletto un triumvirato composto dall’arch. Alberto Alpago-Novello, dell’arch. G. Muzio e dell’arch. G. Ponti. Essi hanno inviato un simpatico indirizzo alla Associazione romana. Daremo presto notizie della attività di questo bel gruppo milanese.

F1RENZE: L’Associazione Artistica fra i Cultori di Architettura. - Domenica, 3 gennaio 1926, nei locali dell’Ass. Nazionale ingegneri e Architetti (Palazzo Guicciardini, gentilmente concesso) si sono riuniti per invito dell’arch. Raffaello Fagnoni, i primi aderenti all’Associazione Artistica fra i Cultori d’Architettura di Firenze per un opportuno scambio di idee.
All'importante riunione erano presenti il Comm. Prof. Brizzi, Presidente della Federazione Architetti, il Comm. Ing. Bartolini, il Comm. Arch. Castellucci, il Comm. Arch. Ing. Sabatini, Vice Presidente dell’Ass. Ing. ed Arch., il Cav. Uff. Prof. Zalaffi, in rappresentanza dell’Asses. delle Belle Arti, Prof. Pelagatti, il Cav. Prof. Zumkeller, ed altri. Invitato dal presenti, l’Arch. Fagnoni, dopo aver riferito del mandato ricevuto in Roma dalla Presidenza di quella Associazione Cultori, ha brevemente illustrato gli scopi dell’Associazione e dato lettura dello Statuto, chiedendo con un fervido saluto all’Associazione Madre di Roma e alla Sorella di Napoli, al quale si sono unanimamente associati i presenti. Nell’ampia discussione, che ha seguito le comunicazioni del Fiduciario, l’Arch. Brizzi ha riferito sulle condizioni della Feder. Arch., i cui Membri, in un prossimo tempo, aderiranno solidalmente alla nuova Associazione Cultori; l’Arch. Sabatini ha proposto che l’Ass. di Firenze si costituisse in modo da potersi confederare con le altre Associazioni che nascono e nasceranno nelle altre città. Vivissima generale discussione è avvenuta a favore della costituzione della Scuola Sup. d’Architettura in Firenze: su tale argomento ha riferito ampiamente il Prof. Brizzi e con voto unanime è stato riconosciuta la necessità di promuoverne al più presto, con la massima efficacia, l’istituzione, riservando un più ampio dibattito e un voto sull’argomento in una prossima più numerosa Assemblea. Su proposta dell’Arch. Fagnoni i presenti hanno fin d’ora convenuto di dare tutto l’aiuto della nuova Associazione alla bella Rivista di Architettura e Arti decorative; inoltre di costituire un gruppo fiorentino d’architetti che partecipi unito alla prossima esposizione internazionale di Torino.
Infine i presenti si sono costituiti in Comitato promotore affidandone la Segreteria all’Arch. Fagnoni, al quale è stato espresso, su proposta dell’Arch. Brizzi, un voto di plauso per l’attività esplicata per la fondazione dell’Associazione Cultori d’Architettura in Firenze.

NAPOLI: Ricostituzione dell’Associazione “Architetti e Cultori d’Architettura”. - Allo scopo di ricostituire la benemerita associazione napoletana fra gli architetti ed i cultori di Architettura, un gruppo di vecchi e nuovi soci ha tenuto la sua prima riunione costitutiva ed ha nominato ad unanimità presidente dell’Associazione stessa il prof. Gino Chierici, soprintendente all’Arte Medioevale e Moderna per la Campania, il quale ha, con riserva di provvisorietà, accettato la carica in parola. Una numerosa assemblea tenuta il 6 giugno u.s. in Palazzo Reale ha ratificato unanimamente la nomina ed ha sanzionato la ricostituzione. Così la bella Associazione Napoletana si avvia ad una ripresa di vita e di attività, in cui l’accompagnano i voti di quanti amano la nostra Arte.

BOLOGNA. - Daremo presto altre notizie sul sodalizio bolognese di cui abbiamo parlato varie volte in questa Rivista.


Fra breve la Rivista si propone di informare sull’attività degli altri nuclei (fra questi ricordiamo Venezia) ed anzi di seguirla molto diligentemente con speciali rubriche che non tralascino almeno le più salienti manifestazioni.




CONCORSI


Per maggiore utilità dei lettori ripubblichiamo il testo integrale dei due importantissimi concors. banditi dalla Rivista del Popolo d’Italia sotto gli auspici di S. E. il Presidente del Consiglio e Duce del Fascismo Benito Mussolini e per iniziativa del March. G. Paolucci de' Calboli Barone.
La pubblicazione ufficiale (con piante.) è avvenuta nel numero di gennaio della detta Rivista. Dalla premessa, che riferiamo nella sua interezza, si vedrà quali nobili scopi si sia proposti il Governo Nazionale per l’affermazione di un’arte architettonica e decorativa schiettamente romana e italiana.

PREMESSE

La nuova giovinezza d’Italia ed il rinvigorirsi in Lei d’ogni valore spirituale non sarebbero certo degni della poderosa spinta in avanti impressa dal Fascismo, se in questo rinascere d'ogni sana energia della stirpe non fosse compreso l’affermarsi di un’arte prettamente nazionale che, riallacciandosi in continuità di tradizione all’ arte gloriosa degli antenati, abbia modernità di spirito e di forme, risponda ai bisogni ideali e pratici della nostra generazione, possieda la facoltà di svilupparsi e di dominare in un sicuro avvenire.
Il Fascismo è convinto del suo preciso dovere di incoraggiare in ogni modo il riformarsi di tana coscienza artistica nazionale, dopo un secolo di avvilimento e di asservimento alle arti straniere. Ritiene anzi che il momento sia singolarmente propizio per un’efficace e pronta attività rinnovatrice, mentre per molti segni i giovani artisti italiani finalmente comprendono la vanità delle mode effimere e maturano nel tormento della loro anima, nell’assiduo esercizio di una necessaria disciplina di studio e di lavoro, il ritorno ad un’ arte che sia espressamente schietta delle qualità fondamentali della nostra razza e risponda alla rinata fierezza dell’Italia ringiovanita.
Traendo l'ammaestramento e l’esempio dalla saggezza dell’Impero Romano, il quale volle costantemente imprimere con l’incomparabile maestà della sua architettura, fondamentalmente diversa da quella ellenica, il suggello della sua potenza nel mondo, il Fascismo rivolge le prime cure all’architettura, guida e Maestra d’ogni altro genere d’arte.
Dagli esempi augusti della romanità, interpretati, non come norme di vane esercitazioni accademiche, ma come spirito e forme essenzialmente costruttivi da suscitare e ricreare, l’architettura italiana ha sempre tratto la ragione d’ogni suo rifiorire. Ciò avvenne nell’età romanica quando il nuovo stile si determinò preparando gli slanci dell’architettura ogivale; ciò avvenne nel primo Rinascimento quando gli artisti italiani compirono prodigi di bellezza, dopo aver studiato, misurato, frugato, interpretato con animo nuovo le rovine di Roma; ciò avvenne nell’aureo Cinquecento quando le solenni architetture si ispirarono alle più pure norme della elasticità; ciò avvenne ancora nell’età che per dispregio fu chiamata barocca e che vide invece risorgere nell’esuberanza delle nuove forme berniniane la ritmica grandiosità dei monumenti imperiali; ciò avvenne infine quando alle generazioni del complicato barocchismo gli architetti italiani opposero il rinato gusto della rigida semplicità neoclassica.

L’Italia cioè, maestra costante d’architettura al mondo intero, ha sempre tenuto fede alle sue origini latine e romane, pur nell'infinita varietà di forme della sua gloria. E se perdette negli ultimi tempi il primato che per virtù di stirpe le spetta fra le altre nazioni, ciò dipese dallo smarrirsi nell’aridità accademia dell’eclettismo o nell’imitazione servile di forme elaborate in altro clima e sotto altro cielo.
Richiamare l’architettura italiana, nelle sue varie forme costruttive e decorative, all’antico spirito italico permanente nei secoli, è dovere del Fascismo.
Come inizio d’una energica attività di rinnovazione, la quale vuol essere pratica pur guardando alle altezze ideali, la “Rivista italiana del Popolo d’Italia” bandisce due grandi concorsi nazionali destinando ai vincitori centodiecimila lire di premio.
Pur non potendo fin d'ora promettere l'esecuzione dei progetti che risulteranno vincitori, poichè ciò dipenderà dal risultato dei concorsi intesi principalmente a promuovere la creazione d’uno stile dell’Italia rinnovata dal Fascismo, sono stati scelti due temi che possano trovare una pratica attuazione e non facciano perciò degenerare i concorsi in vane accademie.
E' bene fin d’ora avvertire, come sarà ripetuto nei bandi di concorso, che i progetti presentati debbono essere altrettanto lontani dai rimaneggiamenti, anche se abili, degli stili del passato, quanto alle imitazioni delle moderne tendenze di marca straniera. L’Italia nuova ha diritto ormai di pretendere dallo sforzo cosciente e pertinace degli artisti un’architettura italiana e moderna, dando alle parole italiana e moderna il loro preciso ed assoluto significato.


IL PRIMO CONCORSO

Il tema prescelto per il primo concorso è tale da sperimentare gli architetti nel modo più vasto e più completo possibile.
Roma antica ha avuto il vanto nei secoli per le sue grandi Terme, palestre di forza fisica e di dignità morale. Roma dovrà riavere nel prossimo avvenire le sue Terme, la cui tradizione perduta è doveroso rinnovare ora che la gioventù italiana sempre più si appassiona ai nobili esercizi fisici verso una piena sanità del corpo e della mente.
Le nuove Terme littorie di Roma dovranno quindi rispondere con modernità di carattere alle attuali esigenze di un grande complesso di edifici totalmente dedicato agli esercizi acquei, ginnici, atletici, ed alle piacevoli ricreazioni della gioventù, non trascurando le sale di ritrovo e di lettura accanto alle piscine, alle sale di scherma, ai campi d’equitazione e di giuochi. Sorgeranno in prossimità del Tevere presso il colle di Villa Glori, non lontano dallo Stadio e dagli altri campi sportivi, in modo che anche il canottaggio vi sia possibile sulle acque del fiume sacro.
In tal modo il tema, informato alla pratica e pubblica utilità, si presta mirabilmente alla gara architettonica, per la varietà della destinazione nelle diverse parti dell’edificio, per la solennità del suo scopo, per la duplice aderenza alla modernità del suo carattere sportivo ed alla rinata tradizione delle genti latine.


IL SECONDO CONCORSO

Integrazione del primo, anzi di esso complemento necessario, il secondo concorso si rivolge a promuovere la creazione d’uno stile nazionale moderno nell’arte del mobilio. E siccome si manifesta sempre più la deficienza di un mobilio per quegli appartamenti signorili in cui, mancando mobili moderni estetici, prevale il gusto dell’anticaglia, spesso anche falsificata, il tema prescelto è quello dell’ammobiliamento di una ricca casa signorile, più precisamente di una R. Ambasciata all’estero. Ognuno sa come la sede di chi ha l’onore di rappresentare la maestà della Patria e del Re in terra straniera debba essere nel tempo stesso abitazione della famiglia dell’Ambasciatore ed appartamento di rappresentanza e di ricevimento, possa così paragonarsi per praticità e solennità di destinazione a quegli appartamenti in cui abitarono, per esempio, i magnifici Signori del Rinascimento, coloro per i quali furono create dagli artisti le meraviglie dell’antico mobilio italiano, dagli stipi ai cassoni, dai tavoli alle sedie, dagli armadi ai letti, dagli scaffali ai lampadari.
Perciò il tema prescelto, pur essendo ispirato ad una pratica necessità, lascia agli artisti una grande libertà di concezione purchè si tenga ben presente che anche in questo campo si vuol giungere all’affermazione di uno stile di mobilio italiano moderno, rispondente all’uso quotidiano di un appartamento abitato e nello stesso tempo intonato al carattere di nobiltà e di gusto equilibrato che sono vanto della tradizione italiana.
Ogni progetto dovrà contemplare l’ammobiliamento completo e cioè anticamera, salotti, sale da ricevimento, da ballo e da pranzo, studio dell’Ambasciatore, biblioteca, camere da letto per la famiglia, il tutto concepito con unità di stile e con pratica rispondenza allo scopo.
Per maggior chiarezza ed uniformità della gara viene fissata la pianta dell’Ambasciata da arredare nei suoi ambienti principali. Pur ritenendosi dannoso all'arte del mobilio e non pratico per le esigenze dell’abitabilità il fissare entro una stanza la posizione di ciascun mobile come immutabile e inalterabile, non può immaginarsi il mobilio senza una rispondenza all’ambiente cui è destinato.
Perciò i concorrenti dovranno immaginare la decorazione degli ambienti ed intonarvi il mobilio, che deve soddisfare alle esigenze della pratica come a quelle dell’estetica. Sarà quindi vanto negli artisti italiani, la cui genialità deve misurarsi non dalle inutili bizzarrie d’una fantasia sbrigliata ma dalla misura con cui sapranno accoppiare bellezza e necessità, di aver dato modo all’Italia d’essere degnamente rappresentata all’estero anche nel decoro della sua sede modernamente arredata.


Delle modalità, della giuria trattano i bandi dei concorsi con chiarezza e precisione. L’appello agli artisti d'Italia è lanciato; lo scopo nobilissimo è loro indicato. Confidiamo che tutti, e specialmente i giovani, ne comprendano il significato alto e solenne, e si cimentino nella pubblica gara.
Dell’imparzialità del giudizio, già assicurata dal modo di formazione della giuria, noi siamo garanti. Troppo gli artisti italiani hanno perso la fiducia nell’onestà dei concorsi imprecisamente banditi o partigianamente giudicati. Bisogna che gli artisti riacquistino la fiducia nelle libere gare. La “Rivista Illustrata del Popolo d’ Italia” vuol contribuire anche a questa rinascita, con pura fede, con persuasione sincera.



BANDO DI CONCORSO
PER IL PROCESSO DELLE TERME LITTORIE
DI ROMA

Art. 1. — “La Rivista Illustrata del Popolo d’Italia” sotto gli auspici di S. E. Benito Mussolini, Presidente del Consiglio, Duce del Fascismo, bandisce un libero concorso nazionale fra gli architetti italiani per il progetto di un complesso di edifici da denominarsi Terme Littorie, da erigersi in Roma nella località indicata dalla planimetria che la “Rivista” pubblica, con i dati planimetrici ed altimetrici e con i limiti dello spazio a disposizione per gli erigendi edifici.
Art. 2. Le Terme Littorie di Roma, a somiglianza delle antiche, dovranno costituire il complesso dei luoghi destinati all’addestramento fisico dei cittadini, agli esercizi ginnici ed a tutto quanto si riferisce al sano sviluppo del corpo. Dovranno perciò contenere:


(1) Bagni, costituiti da
a) piscina natatoria tepida coperta di circa mq. 300 di vasca con annessi portici, spogliatoi, ecc.;
b) N. 60 camerini da bagno;
c) N. 40 camerini per docce;
d) salone per doccia collettiva;
e) sale e camerini per massaggi.

2) Palestra per ginnastica individuale al coperto con relativa attrezzatura, spazi destinati alla lotta, al sollevamento dei pesi, ai cavalli meccanici a movimento elettrico, ecc., con relativi depositi.
3) Quattro sale di scherma con relativi depositi.
4) Salone per il giuoco della pelota od altri analoghi cosa posti per il pubblico.
5) Sa/one per pattinaggio sul ghiaccio munito di completi impianti frigoriferi.
6) Spogliatoi e rimesse per barche da canottaggio sulla riva del fiume e galleggianti. Gli spogliatoi potranno essere generali o singoli per ogni reparto.
7) Grande sala per riunioni collettive, gare sportive di scherma, di pugilato, di lotta, ecc., con gallerie a più sezioni capaci complessivamente di almeno 5000 spettatori.
8) Stadio nautico a gradinate che in un tratto dalla riva del fiume costituisca il punto d’arrivo delle regate.
9) Cavallerizza coperta con scuderie per 20 cavalli.
Vi saranno inoltre vestiboli, stanze da toeletta, galleria di trattenimento, sale di lettura e musica, biblioteca, sale da pranzo e da rinfresco.
Oltre a questi locali coperti saranno disposti entro il recinto delle terme:
10) Grande vasca natatoria fredda con camerini, porticati, trampolini, ecc,
11) Campi per il gioco del calcio, del pallone, del tamburello, del tennis; campo di equitazione con ostacoli per esercizi ippici; il tutto entro un piazzale disposto in maniera che un numeroso pubblico (almeno 10.000 persone) possa assistere alle gare.
Tutti i locali coperti potranno costituire un solo edificio, o più edifici contigui.
Il totale dell’ area a disposizione delle Terme Littorie non potrà essere superiore ai mq. 137.000.
La somma a disposizione per la intera costruzione degli edifici, la sistemazione del terreno, dei vari impianti tecnici, dei piazzali ed accessori è di L. 25 milioni, escluso il prezzo del terreno.
Art. 3. — I concorrenti dovranno presentare i seguenti documenti:
1) Certificato di nazionalità italiana di data non anteriore ad un mese dalla data di chiusura del concorso.
2) Disegno della planimetria generale dell’intera area con l’indicazione dei fabbricati, dei piazzali, dei campi, ecc. in scala da 1 a 500,
3) Disegni geometrici dei prospetti, piante e sezioni dei singoli edifici nel numero che sarà da ognuno reputato necessario e sufficente per l’esatta comprensione dell’opera, in scala da 1 a 100.
4) Disegno geometrico di un particolare esterno comprendente l’intera altezza di un edificio in scala da 1 a 20.
5) Disegno geometrico di un particolare interno in scala da 1 a 20.
Tutti questi disegni, di cui ai paragrafi 2, 3, 4, 5, dovranno essere condotti a semplice contorno senza accessori non strettamente inerenti alla costruzione.
6) Veduta prospettiva dell’edificio o dell’insieme degli edifici, presa da un punto di vista non immaginario ma reale e praticabile dal pubblico. Il foglio, netto da cornici, sul quale sarà disegnata la prospettiva, deve essere delle dimensioni di m. 0,80 X 1,20.
Saranno inoltre ammessi, per quanto non obbligatori, soltanto altri tre disegni di particolari geometrici e prospettici delle dimensioni nette non superiori alle dimensione di m. 0.60 X m. 0.80, Tali disegni, di cui al paragrafo 6, potranno essere condotti con qualsiasi tecnica.
7)Una relazione descrittiva illustrante i concetti che hanno ispirato il concorrente con la descrizione dei materiali da adoperarsi ed un preventivo sommario di tutte le opere, comprese quelle di sistemazione del terreno.
All' infuori dei prescritti e degli ammessi non saranno accettati altri documenti.
Art. 4. — I progetti dovranno pervenire all’indirizzo: “Ufficio di Redazione romana del giornale Il Popolo d’Italia, Galleria Colonna, Roma ”, non più tardi delle ore 18 del giorno 15 ottobre 1926. Ogni progetto dovrà essere firmato dall’autore, che dovrà scrivere il suo indirizzo in calce alla relazione.
Sono ammessi i progetti contrassegnati da un motto purchè accompagnati da una busta chiusa entro cui sta dichiarato il nome e l’indirizzo del concorrente insieme col certificato di nazionalità italiana.
Art. 5. — La Commissione giudicatrice sarà composta di 9 membri di cui 6 nominati dalla “Rivista Illustrata del Popolo d’Italia” e 3 designati a rappresentare rispettivamente l’Associazione Artistica fra i cultori di Architettura, l’Associazione Nazionale fra Ingegneri e Architetti Italiani e il Sindacato Nazionale degli Architetti.
La Commissione giudicatrice potrà aggregarsi, come esperti di riconosciuta competenza senza diritto al voto, un ingegnere idraulico ed un igienista.
La Commissione giudicatrice rimane pertanto così composta: S. E. il. duca Gelasio Gaetani, ingegnere, ambasciatore onorario di S. M. il Re; Comm. prof. arch. Alberto Calza-Bini, presidente dell’Istituto per le Case popolari in Roma, rappresentante il Sindacato Nazionale degli Architetti; Gr. uff. prof. ing. Gustavo Giovannoni, membro del Consiglio Superiore delle Belle Arti, rappresentante dell’Associazione Nazionale fra Ingegneri ed Architetti; Donna Margherita Grassini-Sarfatti, critico d’arte del Popolo d'Italia; Comm. prof. Roberto Papini, ispettore principale delle Belle Arti; Marchese Giacomo Paolucci de’ Calboli Barone, consigliere di Legazione di S. M. capo di Gabinetto di S. E. Benito Mussolini; Comm. arch. Marcello Piacentini, rappresentante dell’Associazione Artistica fra i cultori d’architettura; Prof. arch. Adolfo Zacchi, architetto capo dell’opera del Duomo di Milano; il Direttore della “Rivista Illustrata del Popolo d’Italia”.
La predetta Commissione sarà in grado di funzionare all’atto della chiusura del Concorso e verificherà innanzi tutto se i concorrenti abbiano risposto esattamente alle norme prescritte dal presente bando.
Passerà quindi al giudizio di merito dei progetti tenendo ben presente lo scopo che si prefigge tale Concorso chiaramente espresso nelle premesse.
Pronunciato il giudizio ed assegnato il premio, i progetti saranno esposti al pubblico a Roma e a Milano. La Commissione giudicatrice potrà escludere dalla pubblica esposizione quei progetti che, a giudizio unanime dei componenti non ne meritassero l’onore.
Art. 6 - A colui che sarà dichiarato vincitore del Concorso verrà assegnato il premio indivisibile di L. 50.000.
La “Rivista Illustrata del Popolo d’Italia” si riserva la proprietà del progetto premiato senza impegnarsi alla sua esecuzione e si riserva il diritto di pubblicare qualunque disegno inviato dai concorrenti.
La Commissione disporrà inoltre della somma di L. 20.000 che potrà distribuire fra i concorrenti più meritevoli di un compenso, nel numero e nella proporzione che riterrà più opportuni nei riguardi del valore comparativo degli altri progetti.
Disporrà altresi di dieci menzioni onorevoli da attribuirsi in tutto od in parte ai progetti dei concorrenti migliori.



BANDO
DI CONCORSO PER IL MOBILIO
DI UNA R. AMBASCIATA D’ITALIA ALL’ESTERO


Art. 1. — La “Rivista Illustrata del Popolo d’Italiac, sotto gli auspici di S. E. Benito Mussolini, Presidente del Consiglio e Duce del Fascismo, bandisce un libero Concorso fra gli artisti ed industrali italiani per il progetto del mobilio di una sede di R. Ambasciata d’Italia all’estero.
Art. 2. — Il mobilio, ispirato a caratteri di pretta italianità e modernità secondo le speciali esigenze di grande decoro della particolare destinazione, dovrà essere appropriato ai seguenti ambienti:

1. vestibolo a terreno;
2. sala da ricevimento;
3. sala da pranzo capace di 36 persone a mensa;
4. sala da ballo;
5. studio dell’ Ambasciatore;
6. biblioteca;
7. salottino dell’Ambasciatrice;
8. camera da letto per l’Ambasciatore;
9. camera da letto per ospiti.

Gli ambienti saranno considerati come appropriati ad un palazzo che abbia carattere di sontuosità e nello stesso tempo di abitabilità quotidiana. Essi sono determinati in pianta ed in elevazione dai grafici annessi al presente bando.
Art 3. — I concorrenti dovranno presentare i seguenti documenti:
1) certificato di nazionalità italiana di data non anteriore ad un mese dalla data di chiusura del Concorso;
2) disegno planimetrico di ciascuno dei 9 ambienti di cui all’articolo precedente con la disposizione dei mobili indispensabili alla speciale destinazione, in scala da 1 a 50;
3) veduta prospettiva di ciascuno dei 9 ambienti da un punto di vista reale e praticabile a m. 1,60 dal pavimento. Ogni veduta sarà condotta con qualsiasi tecnica sopra un foglio di dimensioni non superiori ai m. 0,60 X 0,80, nette da cornici. La decorazione degli ambienti (pareti, soffitti, pavimenti, infissi, lampadari, ecc.) è libera e dev’essere intonata al mobilio;
4) disegno geometrico di almeno tre mobili fra i più caratteristici di ciascun ambiente in modo di mostrarne chiaramente i particolari costruttivi e decorativi, in scala da 1 a 5.
Saranno inoltre ammessi, per quanto non obbligatori, i disegni particolari delle stoffe, cuoi od altri accessori inerenti al mobilio progettato;
5) una relazione descrittiva illustrante i concetti che hanno ispirato il concorrente, con la descrizione dei materiali da adoperarsi, ed un preventivo, singolarmente definito per ogni ambiente, della spesa occorrente per la fabbricazione di tutti i mobili contemplati nel progetto, escluse le spese di decorazione parietale degli ambienti stessi.
Art. 9. — I progetti dovranno pervenire all’indirizzo: “Ufficio di Redazione romana” del giornale “Il Popolo d’Italia”, Galleria Colonna, Roma, non più tardi delle ore 18 del giorno 15 ottobre 1926. Ogni progetto dovrà essere firmato dall’autore che dovrà scrivere il suo indirizzo in calce alla relazione. Sono ammessi i progetti contrassegnati da un motto purchè accompagnati da una busta chiusa entro cui sia dichiarato il nome e l’indirizzo del concorrente, insieme col certificato di nazionalità italiana.
Art. 5. — La Commissione giudicatrice sarà composta degli stessi membri della Commissione del Concorso per le Terme Littorie di Roma, salvo che al posto dell’idraulico e dell’igienista potranno essere aggregati un fabbricante di mobili e un fabbricante di tessuti scelti fra i più esperti e competenti in materia.
La Commissione giudicatrice funzionerà coi modi e nei termini contemplati nel bando di concorso per le Terme Littorie di Roma.
Art. 6. A colui che sarà dichiarato vincitore del Concorso verrà assegnato il premio indivisibile di L. 30.000.
La “Rivista Illustrata del Popolo d’Italia” si riserva la proprietà del progetto premiato senza impegnarsi alla sua esecuzione e si riserva il diritto di pubblicare qualunque disegno inviato dai concorrenti. La Commissione disporrà inoltre della somma di L. 10.000 che potrà distribuire fra i concorrenti più meritevoli di un compenso, nel numero e nella proporzione che riterrà più opportuni nei riguardi del valore comparativo degli altri progetti.
Disporrà altresì di dieci menzioni onorevoli da attribuirsi, in tutte o in parte, ai progetti dei concorrenti migliori.


CONCORSO PER UN PAVIMENTO LINOLEUM — VERBALE DELLA COMMISSIONE GIUDICATRICE.

Il 21 Gennaio 1926 si è riunita nella sede dei Cultori di Architettura la Commissione composta dei Signori Prof. Vittorio Grassi, Prof. Arch. Marcello Piacentini, Prof. Achille Bertini-Calosso, l'Ing. Vittorio Morpurgo, l’Ing. Pietro Piazzini.
Esaminati i numerosi progetti presentati esprime il proprio compiacimento per la qualità delle opere esposte che rivela l’interesse che il problema tecnico-estetico della pavimentazione in linoleum suscita tra i nostri artisti.
Un piccolo gruppo di progetti, non presenta un contenuto artistico resta senz’altro escluso.
Altri progetti che, pur presentando soluzioni gradevoli di disegno e di colore debbono essere esclusi perchè non rispondenti all’articolo 3 e alle dettagliate istruzioni contenute nell’articolo 4 del bando di concorso.
Notevole fra questi quelli contrassegnati con i motti “Monte alle Croci” e “Bellosguardo”.
La Commissione ha portato il più attento esame sui progetti contrassegnati dai motti: Simplicimus N. 2. Drago su quello dell’arch. Fausto Tizzi e quello dell’arch. Ing. Filippo Rovelli che hanno pregi vari dal punto di vista estetico: Simplicissimus N. 2, trae partito dal disegno dei tessuti a fiamma con intonazione di colore bianco, giallo e azzurro. Drago si inspira evidentemente a motivi decorativi cinesi di tappeto. L’arch. Fausto Tizi trova un simpatico scomparto che fonde armonicamente le due parti della sala con un ricco motivo centrale a raggiera. L’arch. Filippo Rovelli con equilibrio e buon gusto alterna le colorazioni rosso nero grigio bianco con una piacevole combinazione geometrica che sovrappone un complesso motivo romboidale dentellato a una striatura traversale in cui si alternano fasce a tinta unita con fasce a disegno.
La Commissione dopo lunga discussione, pur riconoscendo nei progetti qualche difficoltà di esecuzione assegna a quello dell’arch. Rovelli il primo premio di L. 4000 e assegna il secondo premio di L. 1000 al progetto dell’arch. Fausto Tizi.

Roma, 21 gennaio 1926.
F.to: Ing. Piazzini, Arch. M. Piacentini,
Prof. A. Bertini-Calossn, Ing. V. Morpurgo,
Prof. V. Grassi.



VOTI DELL’ASSOCIAZIONE CULTORI


PER LA PORTA MESAGNE. - Il Presidente dell’Associazione Artistica fra i cultori di Architettura, avuta la notizia che il Municipio di Brindisi intende demolire la Porta Mesagne ultimo ed insigne resto della cinta medioevale di quella Città, fa voto che tale Monumento importantissimo per i riguardi storici ed anche per la sua nota vibratamente pittoresca, sia conservato e curato apportando naturalmente ad esso i necessari restauri.

PER IL NUOVO PIANO REGOLATORE DI ROMA. - L’Associazione Artistica fra i cultori di Architettura nella sua Assemblea speciale del 3 Febbraio 1926, preso in esame il nuovo Piano Regolatore e richiamandosi alla superba visione di una Roma veramente imperiale che il Duce ha tracciato dall’alto del Campidoglio; lieta che finalmente i problemi della edilizia cittadina siano prospettati da un Capo di Governo come problemi di bellezza e di grandezza.
Certa che per opera concorde di Autorità, di Artisti e di studiosi i nuovi quartieri saranno predisposti con quel senso d’arte che si richiede in ogni manifestazione genuinamente romana; plaude con devoto omaggio alla parola ammonitrice ed incitatrice di Benito Mussolini che ha inteso la importanza civile e politica di un’architettura monumentale in Roma, porgendo così modo agli Architetti Italiani di affermarsi nel campo della più romana delle arti.

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