FASCICOLO I - SETTEMBRE 1926
NOTIZIARIO
CONCORSI

CONCORSO INTERNAZIONALE PER IL PALAZZO DELLA SOCIETÀ DELLE NAZIONI A GINEVRA.

La Società delle Nazioni ha aperto un concorso fra Architetti appartenenti alle Nazioni Associate per il grandioso Palazzo che dovrà a Ginevra accogliere le Assemblee dei Delegati delle Nazioni e quella del Segretario Generale comprendente questo tutti gli organismi esecutivi della Società stessa.
Il gruppo degli edifici dovrà sorgere a Nord della Città in un magnifico parco fra il lago di Ginevra e la rue de Lausanne, prospicente le Alpi della Savoia su cui domina il monte Bianco.
La giuria Internazionale nominata dalla S. D. N. su designazione dei vari Governi e composta dagli Architetti: H. P. Berlage (L’Aia) - Sir John Burnet (Londra) - Joseph Hoffman (Vienna) - Victor Horta (Bruxelles) - Charles Lemaresquier (Parigi) - Karl Moser (Zurigo) - Attilio Muggia (Bologna) - Ivar Tengbon (Stoccolma).
Essa ha a sua disposizione per i premi assegnabili ai migliori progetti che saranno presentati al concorso la somma di Frs. 165.000 (attualmente pari a circa Lire 900.000).
L’Architetto vincitore del concorso avrà diritto, oltrechè all’assegnazione del primo premio anche alla Direzione dei Lavori per la costruzione del Palazzo.
Il termine per la presentazione dei progetti alla segreteria della Società delle Nazioni a Ginevra scade il 25 Gennaio 1927.
La modalità di svolgimento del concorso sono state studiate in guisa da offrire la massima garanzia di iniziativa e di obbiettività di giudizio.
Il programma del concorso può aversi al Ministero degli Esteri - Ufficio Società delle Nazioni, Roma.

CONCORSO NAZIONALE PEL PROGETTO DI
PIANO REGOLATORE E D’AMPLIAMNTO
DELLA CITTÀ DI MILANO.

Il Commissario Prefettizio del Comune di Milano bandisce un concorso Nazionale per il Piano Regolatore e di ampliamento della Città di Milano libero a tutti gli Ingegneri e Architetti Italiani. Il progetto non dovrà solo tener conto dell’immediato domani, ma provvedere anche ai bisogni del futuro per una metropoli di 2 milioni di abitanti.
Si dovranno inoltre considerare in particolare la natura e la intensità dei diversi mezzi di traffico, le necessità dei pubblici servizi e inoltre la distinzione in zone a seconda dei vari tipi di casa per abitazione e della destinazione degli edifici.
I concorrenti dovranno presentare in tavole distinte la soluzione dei vari problemi, illustrando ove occorra, con prospettive la sistemazione dei monumenti antichi e gli assetti dei nuovi quartieri proposti. Una relazione scritta accompagnerà i progetti - che dovranno essere presentati entro le ore 12 del 21 aprile 1927 alla Segreteria Generale del Comune (Ufficio Tecnico Ing. Capo). I progetti dovranno pervenire in involucri suggellati che recheranno un motto ed un numero ai quali corrisponderanno in busta chiusa nome e indirizzo dell’Autore o degli Autori.
Sarà a suo tempo istituita una giuria nominata dal Commissario Prefettizio che giudicherà a maggioranza assoluta di voti e che avrà a sua disposizione un primo premio di Lire 150.000 un secondo premio di Lire 100.000 ed un terzo premio di Lire 50.000. I premi dovranno in ogni caso essere assegnati ed il primo ed il secondo sono indivisibili.
Agli autori dei Dieci progetti classificati primi dopo i tre premiati nella graduatoria di merito della Commissione Esaminatrice, verrà assegnato un rimborso di spese nella misura fin d’ora fissata ed indivisibile di Lire 20.000 per ciascuno dei progetti presentati esclusa qualsiasi eccezione od ulteriore pretesa.
Tra i principali obbiettivi il progetto dovrà contemplare per la Città compresa nei limiti dei piani regolatori già approvati la conservazione delle caratteristiche della Città e delle sue più espressive note ambientali, mettendo in luce con opportune risoluzioni urbanistiche i nuclei monumentali e gli aspetti paesistici tipici per l’espressione della vita e della Storia Cittadina, la creazione anche al centro di nuovi nuclei edilizi concepiti come unità architettoniche, la creazione di nuove strade che mettano in rapida e facile comunicazione le parti centrali della Città senza che sia necessario traversare le adiacenze di Piazza del Duomo..
La creazione di giardini e di zone di verde distribuite nelle parti che attualmente ne difettano.
Per la zona esterna della Città il progetto dovrà studiare piani regolatori separati pei Comuni aggregati e per gli altri eventuali nuclei abitati che lo sviluppo dei pubblici servizi potesse far sorgere, in modo tale però da attenuare lo sviluppo monocentrico della Città - la creazione di parchi - Campi sportivi quartieri giardino - scuole all’aperto che costituiscano un complesso organico di zone verdi a difesa appunto contro uno sviluppo monocentrico.
Creazione di nuove arterie a collegamento dei nuovi centri urbani fra di loro e con la città.
Il progetto inoltre dovrà affacciare la risoluzione dei problemi dei traffici anche esteso ai territori limitrofi al Comune e coordinerà alla circolazione urbana e suburbana quella extra-urbana e autostradale anche in relazione alla nuova sistemazione ferroviaria.
Il Comune di Milano dietro richiesta e contro deposito di Lire 500 restituibili dietro produzione della ricevuta giustificativa della presentazione del progetto - consegnerà i documenti planimetrici necessari per l’esecuzione del progetto. Per informazioni rivolgersi al Comune di Milano Rip. IX Edilizia e Piano Regolatore.

PROGETTO DI FABBRICATI DI ABITAZIONE
AL VIALE ROMANIA.

L’Istituto per le case degli impiegati dello Stato con sede in Roma via Goito N. 4, bandisce un concorso per i progetti di costruzione di un gruppo di 7 palazzine da erigersi in Roma sul viale Romania (località Parioli S. Filippo).
I concorrenti potranno presentare il progetto di una o più palazzine distinte, oppure dei gruppi costituiti rispettivamente dalle palazzine 1,2 - 3,4,5 - 6,7.
I progetti dovranno pervenire alla sede dell’Istituto non più tardi delle ore 18 del 31 Gennaio 1927 - Ogni progetto chiuso e sigillato dovrà essere firmato o contrassegnato con un motto a cui corrisponderanno in busta chiusa nome e domicilio dell’autore. Si richiede per ogni palazzina:
Planimetria generale in scala 1 : 200.
Piante differenti e sezione in scala 1 : 100. Prospetti di almeno 2 facciate principali in scala 1: 100 e delle altre in scala 1 : 200 particolare a scelta 1 : 20.
Schizzo prospettico di dimensioni nette 0,40 × 0,60.
All’infuori dei prescritti non saranno accettati nè disegni nè varianti.
Non sono richiesti nè preventivi nè capitolati d’appalto nè tariffe però il progetto sarà accompagnato da una relazione esplicativa corredata dai seguenti dati - superficie coperta e rapporto con l’area del lotto - Altezza e cubatura del fabbricato - Numero degli appartamenti distinti secondo il numero dei vani - Numero totale dei vani utili e separatamente - Numero delle soffitte cantine e negozi distinto per palazzine. La Commissione aggiudicatrice per delegazione del Presidente dell’Istituto è composta dei seguenti membri:
Avv. comm. Alessandro Segreti, Presidente - Ing. comm. Paolo Angella, Segretario Generale dell’I.N.C.I.S. – Ing. comm. Dario Berbieri - Un rappresentante del Sindacato Fascisti Ingegneri e Architetti di Roma - Un rappresentante dell’Associazione fra i Cultori di Architettura.
Con un segretario scelto tra i funzionari dell’Istituto ha a sua disposizione la somma di Lire 45.000 da distribuirsi: in quote non superiori a Lire 7.000 e non inferiori a Lire 4.000 ai vincitori di progetti scelti per la effettiva esecuzione. Per Lire 5.000 complessive ad altri progetti degni di considerazione.
Per il bando di concorsi e schiarimenti rivolgersi alla sede dell’Istituto - Roma via Goito 4.

CRONACA DEI MONUMENTI

NEMI. - Una Commissione ministeriale composta di tecnici e di archeologi sta riprendendo in esame gli studi ormai annosi per il ricupero delle famose navi che costituivano quasi ville galleggianti sullo speculum Dianae e che ora sono da tanti secoli sepolte nel fondo melmoso. Dalle numerose esplorazioni già compiute, dagli elementi già tratti (o palesemente o semi-clandestinamente) nel passato, si può avere un concetto abbastanza preciso sul tipo dei due monumenti e sulla loro posizione. Avevano ambedue forma di vere navi, sicchè la loro cognizione potrà fornirci preziosi dati sull’antica architettura navale; la maggiore, sontuosissima, aveva lunghezza di circa 70 metri e trovasi ora affondata ad una profondità variabile tra i 6 ed i 12 metri dal livello del lago; la minore più semplice, ma forse più conservata, è a profondità di circa metri 22, e per quasi una metà è interrata nel fondo.
I progetti del colonello Malfatti e del comandante Bonamico, gli unici tecnicamente seri che sinora siano stati proposti fra la ridda dei dilettanti e degli inventori, supponevano un complesso lavoro di palombari e giungevano al ricupero mediante un parziale fasciamento delle navi ed un loro sollevamento. Senza voler precedere i risultati dei lavori della Commissione attuale, ora appena all’inizio, sembra tuttavia che questa diffidi molto della efficacia dl un siffatto procedimento a cui osterebbero le stesse condizioni di disgregamento e dil sbandamento, prodottesi un po’ per la naturale alterazione, un po’ per l’opera di rapina fatta dagli uomini. Nè, data la forte profondità, potrà presentarsi più utile il sistema della formazione dei bacini isolati mediante paratie stagne.
Probabilmente quindi verrà a prevalere il concetto dell’abbassamento dell’acqua del lago ottenuto mediante un nuovo braccio di emissario, pur innestato all’antico; e sarà in tal modo possibile il lavoro di scavo e di ricupero all’aperto, e sarà facile il trovamento di oggetti dispersi all’intorno delle navi.
La Commissione intanto, in questa prima fase dei suoi lavori, ha disposto per una più completa esplorazione mediante fotografie prese dall’alto, da un dirigibile.
Le dichiarazioni fatte sull’argomento dal Ministro Fedele alla Camera fanno sperare che questi studi, intrapresi con tanta serietà di intenti e di metodi, non rimangano sterili come i precedenti, e, vivificati dalla energia fattiva del Governo attuale, conducano alfine al recupero delle magnifiche navi. E può sorriderci la speranza, più che di ritrovarne gli oggetti staccati posti secondo un regolare catalogo in un museo, di rivedere i due monumenti ricomposti, con gli scafi ricostruiti nelle parti essenziali, a galleggiare nuovamente sull’acqua tranquilla, nel mirabile quadro suggestivo del lago di Nemi.

GIRGENTI. - I recentissimi scavi condotti dall’egregio Dott. Marconi nell’area del grande tempio di Giove hanno dato risultati splendidi, perchè hanno forse condotto alla definitiva soluzione di quel problema del collocamento del telamoni, che tanto ha appassionato gli studiosi della greca architettura. Altri quattro di tali telamoni sono stati scoperti nelle macerie del muro esterno meridionale, e precisamente in corrispondenza degli intercolumni 7°, 8°, 9° e 10° computati da Est ad Ovest; per il che sembra doversi concludere che essi fossero collocati appunto in posizione intermedia tra le colonne a sorreggere la trabeazione.
Già su questa Rivista si è altra volta trattato (anno III fasc. V) l’importante argomento e si è riportata una interessante restituzione del Pierce, che tuttavia può dirsi ormai sorpassata dai trovamenti di quest’ultima campagna di scavi dell’Amministrazione italiana. Speriamo di ritornarvi tra breve con dati più analitici e concreti.
GIRGENTI. - Numerosi ed importanti trovamenti di sepolcri, di un tempietto ellenistico, di una casa romana, di poderosi resti di fortificazioni preromane si ebbero a Girgenti, e sono illustrati dal Gabrici nelle “Notizie degli Scavi” del 1925. Si è posto poi mano (e alle spese ha voluto contribuire con un generoso concorso il signor capitano Alexander Hardcastle, cittadino inglese, dimorante a Girgenti) ad una sistemazione del materiale crollato e disperso del tempio di Eracle. Si poterono rialzare quattro colonne per intero e quattro in parte, guadagnando altresì notevoli dati e nuovi elementi architettonici per la migliore conoscenza dell’edificio.

TEANO. - Nel campo preromano presentano notevole interesse i resti delle antiche mura di Teano dei Sidicini esplorate dal Della Corte che ne mette giustamente in rilievo i caratteri etruschi derivati evidentemente dalla vicina Capua.

SAN SEVERINO NELLE MARCHE. - Recenti scavi intrapresi dal Moretti con l’aiuto di generosi contributi locali hanno messo in luce ampi tratti delle mura grandiose dell’antica Settempeda nella pianura sottostante all’attuale città. Specialmente è di grande interesse per le conoscenze sull’antica architettura militare il tipo di una porta racchiusa, in una specie di ampia esedra, ai cui estremi si avanzano due forti torrioni a pianta circolare.
È ancora troppo presto per giungere a conclusioni storiche ed archeologiche. Trattasi forse di mura picene costruite a difesa contro una temuta invasione gallica (che poi non avvenne), o forse di mura romane.
È da sperare che gli scavi possano proseguire regolarmente e non stentatamente, e conducano a quei risultati di grande importanza che fa sperare il promettente inizio.

S. MARIA DI CAPUA. - Prossimo è l’inizio dei lavori di liberazione del grande anfiteatro romano; e se ne deve il merito personalmente al Ministro Fedele, ed al Sopraintendente per le Antichità della Campania, Prof. Maiuri, ed al Sindaco di S. Maria di Capua, Comm. Fratta, che vi ha assegnato un suo primo contributo personale di L. 100.000: esempio lodevolissimo di affetto pei monumenti del natio loco di vera coscienza civile, da segnalarsi e da esaltarsi di contro ai non infrequenti esempi contrari... G.G.

CELANO. - Un monumento insigne che è prossimo all’ultima ruina, ma che converrebbe ad ogni costo salvare è il castello Piccolomini nell’alto di Celano: interessantissimo esempio di Architettura militare del Quattrocento a cui si innestano mirabili costruzioni, quale quella del grande cortile.
Il terremoto marsicano del gennaio 1915 l’ha gravemente danneggiato sia nella organica struttura, sia negli elementi architettonici, ed ogni anno il deperimento aumenta e la minaccia di una quasi totale distruzione si aggrava. Basterebbe una nuova scossa sismica per annullare uno dei più belli e grandi monumenti d’Abruzzo.
Le difficoltà finora insorte erano quelle spicciole relative alla frazionatissima proprietà del Castello. Ora alcuni dei proprietari hanno ceduto la loro parte allo Stato, altri sono stati espropriati; ed occorre subito che nuova energia si volga al restauro, di consolidamento prima, di ripristino poi.

NAPOLI. - L’Alto Commissario per Napoli ha concesso, e glie ne va data ampia lode, la cospicua somma di L. 700.000 per il restauro dell’importantissima chiesa angioina di S.Lorenzo: monumento quasi sconosciuto agli studiosi, tanto che trattati e guide quasi trascurano di menzionarlo, ma che pure conserva intatta, pur sotto le superfetazioni aggiunte nel XVII secolo, tutta la originaria ossatura gotica, che può felicemente tornare in luce.
I restauri avranno prossimo, inizio sotto la direzione del Sovraintendente ai Monumenti, Prof. Chierici, a cui spetta il merito di aver dato impulso alla bella iniziativa.

FANO. - Roma ritorna ovunque; ed anche Fano ne ritrova nel vasto tratto delle mura romane testè dissepolte nella regione della Mandria prossima all’Arco di Augusto, resti cospicui.
Strana sorte e singolare vendetta quella delle mura della Mandria! L’Amministrazione comunale di Feno, una delle tante Amministrazioni italiane incoscienti del valore degli elementi d’arte e dei ricordi monumentali, vinse la debole resistenza del Ministero dell’Istruzione ed ottenne di poter demolire un importante tratto di mura medioevali in cui vedeva chi sà quale ostacolo alla espansione della città. Ed ecco che appena iniziato l’abbattimento appare al disotto delle costruzioni medievali quasi a costituirne le radici, la cinta romana a grossi blocchi di pietra con i resti di una interessantisima porta...
Così, di fronte a questo monumento di tanto più importante e vetusto e significativo, il Comune ha dovuto abbandonare (forse maledicendo al trovamento) l’impresa. E, seguendo il savio consiglio dell’Arch. Calza-Bini, ora apprestasi a dare accesso al nuovo modesto quartiere di villini extramuraneo mediante tre semplici aperture praticate nelle mura, ed a stabilire una zona di rispetto, sistemata a giardini, internamente ed esternamente a queste, sicchè la fabbricazione non si avanzi a soffocarle. G.G.

COMMENTI E POLEMICHE

OSTIA ANTICA, E L’AUTOSTRADA

- La bella iniziativa della strada automobilistica Roma-Ostia, volta a congiungere rapidissimamente la città col suo mare, rischia di risolversi in un danno od in un pericolo per quegli scavi di Ostia che negli ultimi anni hanno rappresentato una delle più interessanti resurrezioni della romana antichità. In questo, come in tanti casi della moderna edilizia, la tecnica tende a passare prepotentemente, ma, appunto quando crede di disprezzare gli ostacoli e di estraniarsi da ogni senso di bellezza, proprio allora manca al suoscopo.
Tratterebbesi di costruire un viale largo 65 metri (non è esagerato?), rettilineo da S.Paolo alla marina di Ostia, il che, tra l’altro obbligherebbe a traversare inutilmente tre volte il Tevere. Ma ciò che ora ci interessa si è che per ottenere questo ozioso tracciato rettilineo, verrebbe la nuova via a sovrapporsi sull’area dell’antica città e quindi ad escludere la possibilità di proseguire in quella parte gli scavi.
Inutile spesa ed inutile barbarie! Or non esiste nella geometria altro che la linea retta? Ed il promettente sorgere della borgata marina non acquista alto significato dal ricordo dell’antico centro commerciale e navale, dalla cura delle sue escavazioni? E la possibilità di visitare la città dissepolta, che rivela ai nostri occhi tutta la vita romana, non è da aggiungere alle attrattive che faciliteranno il funzionamento della nuova autostrada? G. G.

“AEDES VESTAE”

- Intorno al piccolo tempio rotondo di Vesta al Foro romano fervono discussioni e proposte. Varie società industriali, con lodevolissimo esempio, hanno offerto il loro contributo per la ricostruzione del bel monumento; ma le opinioni degli archeologi non sono ancora in tutto concordi con tale soluzione.
Sulla posizione e sul tipo d’insieme della sacra edicola, ove conservavasi perenne il fuoco che era simbolo della vita di Roma, non è ormai alcun dubbio, specialmente dopo gli studi sui rilievi del Peruzzi conservati nella Collezione degli Uffizi che ce ne danno il tipo preciso; ed i frammenti che si conservano all’intorno ce ne mostrano i principali elementi, come il podio coi suoi piedestalli profilati in corrispondenza di ciascuna colonna, ed i capitelli corinzi, e parti della trabeazione, e tratti dei lacunari del portico esterno, e inizio delle semicolonne che, con singolare disposizione, limitavano l’ingresso alla cella rotonda.
Tutto questo è ottimo argomento per una restituzione ideale; e questa infatti fu ottimamente delineata dal Boni, poi dal Milani, e recentemente dagli allievi del Corso di Restauro di Monumenti presso la R. Scuola superiore di Architettura di Roma; ma quanto al passare al restauro costruttivo, le difficoltà sono innegabilmente più gravi.
Gli elementi sopravvissuti infatti se ci permettono di ricomporre l’ordine principale con quasi certezza, col solo sussidio di poche ipotesi secondarie, sono tuttavia molto scarsi in confronto del monumento, che quindi in una ricostruzione integrale riuscirebbe quasi tutto nuovo, come un modello dell’antico, da cui emergerebbero quà e là i “testimoni”: tipo inverso di quello dell’arco di Tito, in cui la parte rinnovata, e chiaramente distinta dall’antica nel classico restauro di Valadier, non è la principale.
Qualcosa tuttavia si può e si deve fare. Se non tutto il monumento, una serie di 4 o 5 colonne o di monconi di colonne può essere rilevata, seguendo il metodo onesto di denotare con precisione mediante diverso tipo di muratura le strutture intermedie necessariamente aggiunte.
Così parzialmente ricomposta, la bella edicola deve segnare per il Foro romano e pei suoi scavi l’inizio di una seconda fase successiva alla prima esplorazione, che direi di riassetto architettonico. Molte parti di monumenti possono bene essere ricomposte con sicuro criterio scientifico, come ad esempio alcune campate del portico nella basilica Julia o nella Aemilia. Ove la ricomposizione non sia possibile, l’aggruppamento “piranesiano” dei frammenti di marmi lavorati intorno ai ruderi, può riportare un carattere d’Arte e di poesia in quello che ora sembra un informe ed arido magazzino di pietre, solo ravvivato dalla flora, talvolta troppo esuberante, che vi piantò l’indimenticablie Giacomo Boni. Non certo dovrà questa valorizzazione d’Arte, questa concezione di Architettura contrastare al rigido criterio archeologico, ma integrarlo, col tener conto che un monumento od un complesso di monumenti non solo servono per le ricerche degli studiosi, ma anche per la educazione e la esaltazione del pubblico, e che la comprensione evidente per esso deve, quando è possibile, giungere mediante la sintesi e non mediante l’analisi: cioè mediante la storia da un lato, l’architettura dall’altro, alle quali l’archeologia offre il prezioso mezzo di studio.
Così avviene ora, con genialissimo metodo italiano, negli scavi di Ostia ed in quelli di Pompei; cosi deve avvenire in quelli del centro archeologico più importante e più sacro del mondo, qual’è il Foro romano. L’interessamento nobilissimo di società industriali, è il buon segno che ci mostra una nuova energia volta verso i ricordi gloriosi, dell’antichità. Le cure dell’attuale Governo, il valore degli uomini egregi preposti agli scavi del Palatino e del Foro non possono che assicurarcene.

G. GIOVANNONI.

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