FASCICOLO XII - AGOSTO 1924
CARLO CECCHELLI: Elementi architettonici e decorativi "Candelabri", con 8 illustrazioni
Il candelabro classico è di moda. Lo si applica alle costruzioni funerarie, agli interni e agli esterni degli edifici pubblici, a tutto ciò che ha un carattere monumentale. Ma, in pratica, se ne fanno ben pochi e tutta questa fioritura di candelabri è destinata per lo più a rimanere sulla carta o nello stucco dei progetti.
Scolpire un candelabro, è dar vita ad una organica e finissima concezione decorativa sicchè non basta la mentalità del semplice sbozzatore di marmi, ma v'è bisogno dell'artista, di colui che sa tutte le carezze dello scalpello, e che sopratutto conosce l'intimo significato dell'oggetto che vuole esprimere. Non soltanto le statue hanno un valore espressivo, ma lo possiedono anche quegli oggetti che servono alle molteplici necessità della vita e che perciò debbono intonarsi ad esse. Nella serie delle suppellettili il candelabro, portatore del fuoco che illumina, assume un carattere di vera nobiltà si da farlo collocare nella parte eletta degli edifizi, dove si compiono le cerimonie più solenni della Vita e della Morte. Esso è presente nelle aule ove passano i potenti della terra, e nei cubicoli funerarii ove son custodite le salme dei famigliari prediletti. Esso sta presso i monumenti commemorativi, come pure accanto agli altari. Nel rito cristiano esso è il portatore del mistico cero che ha parte cospicua nella liturgia
pasquale. I Cosmati daranno a questo candelabro un orientale rivestimento di pietre colorate e di smalti.
Nell'evo antico gli artisti vollero esprimere sopratutto questo suo carattere sacrale e perciò lo immaginarono come un albero che si sviluppa da ara quadrata o triangolare. Sulle fronti dell'ara passano i miti ellenici, e solo di rado appaiono sul fusto figurine femminili che danzano perdutamente in onore del dio tracio Diòniso. Il simbolismo dionisiaco che nelle sue scene innumerevoli ostenta sempre i destini dell'anima, prende nei candelabri il sopravvento raffigurando in essi l'eterna transustanziale vicenda. L'albero è il simbolo della vita vegetativa. Esso asconde le radici nell'ara (ai cui spigoli pendono teste di bue e d'ariete, immagini di sacrifizio) poichè sembra che nel suo intimo si raccolga la virtù misteriosa della divinità. Foglie e foglie germinano dal tronco robusto o sottile, ma questo ritmo saliente di vita si annichila al vertice nel fuoco, nella fonte dell'energia distruttrice e trasformatrice. Di questi candelabri che primamente furono creati dal genio degli artefici ellenistici, noi offriamo qualche esemplare superbo che potrà imprimersi negli occhi e rielaborarsi nello spirito degli artefici odierni.

CARLO CECCHELLI

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