FASCICOLO VII MARZO 1924
GINO CHIERICI: Un Architetto futurista della prima meta' dell'800, con 3 illustrazioni
L’architetto Felice Francolini, in una nota a pagina 115 del Mio passatempo, scritto postumo del comm. Alessandro Manetti (Firenze, 1885), scrive: “Carlo Reishammer fu valente architetto, specialmente per una certa originalità di concetto nella decorazione degli edilizi, ai quali dava facilmente una impronta caratteristica. Si devono al medesimo i primi tentativi per accoppiare la ghisa alla pietra nelle costruzioni murali. Molti di essi ebbero buon successo nella chiesa di Follonica e nelle porte e barriere di Livorno, architettate dal Reishammer sotto la direzione del Manetti”.
Follonica è un grazioso paese sulla spiaggia del Tirreno, a poca distanza da Piombino. Elevato da poco a dignità di capoluogo di Comune, è divenuto in questi ultimi anni una fiorente stazione balneare; ma in passato traeva la sua ricchezza solo dalla pesca e dalla fonderia che viene alimentata dalle vicine miniere dell’Elba.
Quando nel 1836 si cominciò ad erigere la nuova chiesa parrocchiale di Follonica, già da qualche tempo il ferro veniva impiegato nella costruzione come elemento principale, e fra gli altri il Duverges a Parigi, verso il 1830, aveva gettato attraverso la Senna un ponte a catene, ritenuto opera ardita e geniale.
Ma il merito del Reishammer non consiste tanto nell’aver pensato di impiegare la ghisa che veniva prodotta sul luogo, quanto nell’aver compreso che a materiale nuovo dovevano corrispondere nuove forme, e nell’avere seguito questo criterio nello studio del progetto. La chiesa è ad una sola navata longitudinale con transetto, di linee estremamente semplici, ma non volgari. Sulla facciata si avanza una specie di pronao, composto di colonne corinzie che sostengono una tettoia girata a volta. Quest’avancorpo, tutto di ghisa, non è di aspetto molto gradevole, perchè appare affatto slegato dal resto dell’edifizio.
All’interno sono dello stesso metallo le semi colonne che decorano l’abside, e qui l’effetto inatteso di quei fusti neri che campeggiano sulla calce, e dànno all’ambiente un aspetto quasi misterioso, è migliore.
Dove però il Reishammer diede prova di una vera libertà di spirito, sorprendente per l’epoca stia, fu nella concezione del campanile. Questo sembra ideato da tuo dei nostri architetti avanguardisti, tanto si scosta dagli schemi usuali di simili costruzioni. Non osiamo dire che si tratti di un’opera d’arte da prendersi per modello, ma affermiamo che questo tentativo merita di essere ricordato per la sua audacia. Bisogna pensare che la chiesa di Follonica si costruiva mentre a Firenze mieteva allori l’architetto Baccani, autore del palazzo Borghesi, freddo ed accademico sebbene non privo di una certa grandiosità, e di quelle gelide case dei canonici, di fianco a S. Maria del Fiore.
Su Carlo Reishammer non ci è stato possibile trovare notizie. Sappiamo solo che nel 1834 sposò la figlia del Manetti (che fu Direttore Generale delle acque e strade e delle fabbriche civili in Toscana), e che nel 1838 ebbe l’incarico di architettare e vigilare la costruzione delle porte e barriere della nuova cinta di Livorno, Scrive il Manetti che il Granduca (al quale forse piacque il risultato ottenuto nella chiesa di Pollonica), volle che si adoperasse in larga scala la ghisa, e il suo desiderio fu appagato nella porta di S. Marco.


GINO CHIERICI.

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