FASCICOLO VI FEBBRAIO 1924
GIULIO FERRARI: Scenografie di Antonio Basoli, con 4 illustrazioni
Di Antonio Basoli fortunatamente ora le autorità preposte alla coltura artistica, cominciano a interessarsi: e grande conforto per chi da oltre venti anni va con amore studiando un così forte artista del nostro neoclassicismo.
Dalla insigne raccolta di Stanislao Drusiani il Ministero, or sono tre anni, acquistò alcuni grandi disegni acquerellati. Chi scrive, dalla stessa raccolta, potè per il Museo artistico industriale di Roma averne altri di sommo interesse che riproduce con queste brevi parole sul grande pittore decoratore, scenografo, paesista.
Di Antonio Basoli l’Italia deve ormai conoscere tutta la bella versatile arte e vedere accanto agli eccessivamente decantati disegni del Liber studiorum del Turner alcuno almeno degli oltre tredicimila schizzi (acquerelli e disegni), che possiede l’Accademia bolognese e veder riprodotto l’intera Raccolta di Prospettive, scene rustiche, ecc., edita a Bologna nel 1810, e quanto abbiamo di pitture murali in Bologna e di incisioni riproducenti decorazioni murali diverse.
Poichè è ormai ora di mostrare che anche nel periodo neoclassico l’Italia supera le altre Nazioni.
Finchè noi ci limitiamo a guardar Turner e Percier e Fontaine e non diamo un’occhiata a questi fecondi e geniali nostri artisti, finchè fasciamo senza qualche protesta certe asserzioni di quel sia pure, nobile visionario di Ruskin, non ripareremo alla patente ingiustizia verso la vera storia artistica del nostro paese.
Affrettiamoci però a riconoscere anche che gli stranieri talvolta ci insegnano ad essere un po’ più solleciti, nel procedere a certe rivendicazioni.
Nel 1902 pubblicando i cenni storici sulla scenografia (Milano, Hoepli), e trattandovi della mirabile scuola bolognese, a brevi tratti cercai presentare la insigne figura d’artista di Antonio Basoli (n. 1774 m. 1848), date che quasi coincidono con quelle di Turner.
Feci notare la fecondità meravigliosa e il singolare carattere dell’uomo che della vita sua di artista lasciò un memoriale (che si conserva alla stessa Accademia di Bologna), tutto caselle e riporti e somme e riassunti da bilancio dal quale emerge che egli dipinse 155 scene, 285 camere, eseguì 636 quadri, 397 disegni e 633 incisioni ed ebbe 74 scolari. Ma questo bilancio in alcune parti è ben lontano dal vero.
Da vecchi bolognesi ho appreso che con vertiginosa rapidità eseguiva disegni fantasiosi per compiacere amici che numerosi aveva e che curarono fa bella edizione delle scene suaccennate. Quelli che possiede l’Accademia di Bologna come quelli acquistati recentemente dal Ministero delle Belle Arti e dal Museo Artistico Industriale di Roma sono di indubbia autenticità, Antonio Basoli, nel tracciare scomparti per decorazione murale cede coi contemporanei, al tritume raffaellesco in voga a quei giorni, ma le stampe che di lui rimangono di tali scomparti e alcuni graziosi bozzetti che assicurai alla raccolta di disegni del Civico Museo di Reggio Emilia, dicono l’eleganza squisita del disegno e del colore dell’artista il quale più emerge con vigorosa personalità nelle composizioni scenografiche e in quelle per paesaggi che eseguiva direttamente sul muro o in tela.
Qui Antonio Basoli è indubbiamente il continuatore di una grande tradizione solamente italiana che, nel periodo neoclassico, non fu spezzata per opera anzitutto del Piranesi.
Antonio Basoli mantiene nell’anima il fuoco dell’arte barocca nostra ed è un influenzato, come lo furono tutti, del Piranesi, ma trasfonde nell’opera propria una squisita particolare sensibilità che non è solo nella fecondità meravigliosa, ma in una certa armonia e in una certa misura che annuncia già l’eclettismo elegante del secolo decimonono.
Anche solamente i pochi disegni che qui presentiamo riprodotti, pare a noi lo provino chiaramente.
Ma se si potesse dagli studiosi conoscere l’intera opera del Basoli, noi crediamo che sarebbe ben provato ciò che dicemmo e cioè che occorre ancor meglio scrutare questa nostra meravigliosa storia d’arte per ridurre alle giuste proporzioni quella degli altri paesi.
Abbiamo creduto di presentare questi pochi disegni come saggio di quelle fantasie architettoniche che furono in voga dal cinque al settecento e che oggi vediamo riprendere con successo da giovani artisti. Anche in questo campo, ove il concepimento non ha freno di pratiche esigenze, l’architetto pub mietere allori dacchè l’utilità dell’applicazione è manifesta per la scenografia che attende ancora in Italia la sua resurrezione, mentre all’estero risuonano i nomi di un L. Bakst o di un G. Craig.

GIULIO FERRARI.

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