FASCICOLO III NOVEMBRE 1924
GHINO VENTURI: La Scuola Superiore d'Architettura, con 24 illustrazioni
Da oltre quattro anni e dopo più di un trentennio di discussioni e di battaglie, l’Italia possiede finalmente una scuola superiore di architettura di grado universitario per la formazione dei moderni architetti.
Il nuovo istituto formatasi dopo varii anni di lotta in cui l’antico e glorioso Sodalizio dei Cultori di Architettura e la gio-vane ed attivissima Federazione degli Architetti ebbero non piccola parte, colmò quella grave lacuna dello insegnamento artistico che aveva generato disastrose conseguenze costringendoci a una ripetizione meccanica di vecchi stili o a un balordo asservimento a quelli d’oltralpe.
Salvo rare e lodevoli eccezioni, l’arte del costruire, da noi, non era più sentita con quel senso di adattamento all’ambiente che è stata una caratteristica tradizionale del nostro paese.
Due tendenze opposte e divergenti, hanno ritardato di molto la soluzione del problema dell’insegnamento architettonico, prolungando all’infinito una discussione male impostata.
Si è perduto un tempo prezioso per stabilire se l’architetto doveva essere un artista od un tecnico, e quindi se la scuola doveva avere carattere preponderante per l’una o per l’altra tendenza.
Di qui discussioni senza fine, sterili ed inconcludenti, fino al giorno in cui con una formula conciliativa, che doveva essere necessariamente un po’ il giudizio di Salomone, si arrivò alla costituzione della prima scuola superiore di architettura in Italia con sede in Roma.
La scuola di Roma è stata la prima, ma non deve essere la sola per la formazione dei moderni architetti italiani. Le stesse tradizioni architettoniche regionali, consigliano la istituzione di scuole simili nei centri ove esiste di già una architettura di carattere locale e che tale si è conservata attraverso i secoli.
Per esempio, e per citare solo i centri principali, Venezia, Firenze, Milano e Palermo devono avere la loro scuola di architettura, per ragioni sociali e per ragioni economiche, ma sopratutto per la conservazione e l’incremento dell’architettura locale, che non deve languire per la mancanza di istituti atti ad approfondirne lo studio ed a svilupparne le caratteristiche.
Non mi soffermerò a fare la storia delle vicissitudini che accompagnarono i primi volonterosi tentativi del Boselli e del Rava nel 1890 e nel 1907 rispettivamente, per istituire le scuole superiori di architettura presso quelle di applicazione, con la collaborazione degli Istituti di Belle Arti. Nel 1916 il Rosadi animato delle migliori intenzioni, ne tentò anch’egli la istituzione presso gli Istituti di Belle Arti di Roma, Firenze e Venezia, senza per altro conseguire lo scopo. Finalmente dopo una serie di tentativi infruttuosi, subito dopo la guerra fu possibile, mediante lo sforzo costante e tenace di autorevoli personalità del campo politico, tecnico ed artistico, di ottenere dal governo l’accoglimento del progetto Nava, che venne attuato (Ministro Croce) in seguito a decreto Reale il 31 ottobre 1919 che istituiva la Scuola Superiore di Architettura di Roma quale istituto abilitato a conferire la laurea di architetto civile e compreso a tutti gli effetti nel novero degli istituti d’istruzione superiore e quindi aggiunto all’elenco delle Regie Università.
Superato così il grande ostacolo e malgrado che il Governo non largheggiasse nei mezzi atti a far vivere questo organismo che era stato, per tanti anni, una meta pressochè irraggiungibile, si trovarono i locali e gli uomini disposti a sobbarcarsi al grave peso dell’insegnamento, tanto che il 18 dicembre 1920 fu inaugurata la nuova scuola.
I programmi dl questo istituto furono sapientemente e diligentemente preparati dal corpo insegnante della R. Scuola di applicazione, e del R. Istituto di Belle Arti, che insegnano rispettivamente le materie scientifiche ed artistiche nel nuovo istituto superiore di architettura.
I corsi sono della durata dl cinque anni. Come quelli per l’ingegneria civile presso le scuole di applicazione, e per l’ammissione alla Scuola di Architettura è richiesta la licenza liceale o di istituto tecnico mentre in via transitoria sono ammessi anche i diplomati dei R. Istituti di B. A. (sezione architettura) semprechè abbiano superato un esame di cultura generale equivalente al diploma liceale.
Le materie impartite nei cinque anni di studio sono ventisei e comprendono la parte tecnica, scientifica ed artistica, saggiamente distribuita nei vari corsi.
La composizione architettonica costituisce il caposaldo dell’insegnamento al quale fanno corona tutte le altre materie indispensabili alla preparazione tecnicoscientifica degli studenti che si dedicano allo studio di quest’arte nobilissima.
Il complesso programma saggiamente ripartito nei cinque anni comprende, come abbiamo detto, ben 26 materie e cioè: Analisi matematica, Architettura professionale ed estimo, Arredamento e decorazione interna, Carattere degli edifici, Chimica generale ed applicata ai materiali da costruzione, Composizione architettonica, Decorazione applicata, Disegno architettonico ed elementi di composizione, Disegno di ornato e di figura, Edilizia cittadina ed arte dei giardini, Elementi costruttivi, Fisica sperimentale e tecnica, Geometria descrittiva ed applicazioni, Idraulica ed impianti vari, Igiene delle abitazioni, Materie giuridiche ed economiche, Meccanica razionale, Mineralogia e geologia applicate, Plastica ornamentale, Restauro dei monumenti, Scenografia, Scienza delle costruzioni, Storia dell’architettura e stili architettonici, Storia dell’Arte, Topografia e costruzioni stradali.
La vasta materia del programma è amorosamente impartita dal corpo insegnante scelto fra i professori della scuola di applicazione, per le materie scientifiche, e fra quelli dell’istituto di Belle Arti per le materie artistiche.
La direzione della scuola è affidata all’illustre Arch. Prof. Manfredo Manfredi, che con sapienza pari alla diuturna, diligente assiduità, regge le sorti dell’istituto dalla sua fondazione, e l’avvia con sicurezza ai suoi più alti destini.
Il conferimento della laurea di “Architetto civile” è riservato ad una commissione di nove professori ordinati e di due architetti estranei alla scuola stessa, in seguito alla presentazione da parte del candidato, di un progetto completo tanto dal punto di vista tecnico quanto da quello artistico.
Naturalmente i laureati “Architetti civili” hanno diritto all’iscrizione nei rispettivi albi professionali, alla redazione e direzione di progetti architettonici ed al riconoscimento giuridico del loro titolo accademico che con la legge ormai approvata dal Senato, sarà presto un fatto compiuto.
In complesso la Scuola che ha già cominciato a dare i suoi frutti, può considerarsi un istituto veramente riuscito e tale da rappresentare un vanto per l’Italia e per tutti coloro, enti o cittadini, che per tanti anni si sono battuti per ottenerne l’istituzione da parte del Governo.
La scuola superiore di architettura ha conferito, dalla sua istituzione, venticinque lauree; il numero degli studenti che la frequentano è in continuo aumento ed in questi ultimi anni un notevole gruppo di giovani stranieri, si è iscritto alla scuola, dimostrando, meglio di qualunque argomento, quanto questo Istituto sia apprezzato non solo in Italia ma anche all’estero.
Ormai l’organismo della scuola può dirsi fortemente sano e vitale: i programmi sono buoni e completi nei riguardi della materia tecnica ed artistica, l’insegnamento è impartito con amore e con elevato senso di disciplina, oltre che con profonda sapienza, non mancano al suo perfezionamento definitivo che piccoli ritocchi di carattere secondario da apportarsi ai metodi dell’insegnamento di alcune materie, ed una maggiore rigidità d’indirizzo in altri.
La scuola è ancora in un periodo di formazione e di adattamento, specie nel riguardi della sede ed anche nel corredo di materiale didattico che ha bisogno di essere maggiormente arricchito, ma si ha ragione di ritenere che anche a queste deficenze, prima o poi sarà provveduto nell’interesse del buon nome dell’Italia ed in quello più particolare dell’architettura italiana. Avremo presto, speriamolo, locali degni e spaziosi, situati in luogo adatto all’importanza della scuola e la biblioteca (che ogni giorno più s’accresce di nuove opere) sarà, fra pochissimo tempo, in condizioni di soddisfare a tutte le esigenze. Ciò pure si dica pei gabinetti scientifici necessari alle materie tecniche.
Intanto confortiamoci dei primi risultati ottenuti attraverso le opere di alcuni giovani recentemente laureati, che ci dimostrano quanto la Scuola Superiore di Architettura, sia bene organizzata per la formazione completa dei moderni architetti e per il sicuro sviluppo dell’arte architettonica in Italia.

Dai progetti che pubblichiamo si vede subito come l’indirizzo architettonico della scuola, miri sopratutto al perfezionamento di quel genere di architettura che è poi quello che nella professione si pratica ordinariamente.
Non più i voli lirici delle grandi costruzioni concepite e progettate senza limiti nè di spesa, nè di spazio, nè di stile; ormai si sente che occorre sopratutto creare l’architetto capace di affrontare brillantemente il tema più umile, e più rigidamente inquadrato nelle ferme leggi delle dimensioni, dei mezzi e dell’ambiente. Si cerca infine di togliere alla scuola fin le ultime scorie dell’accademismo, per contenere la fantasia dei giovani sul terreno più arido, ma più sodo della realtà della vita.

I progetti del Piccinato, del Favia e del Mattioli, mostrano luminosamente questo serio e realistico concetto a cui la scuola di architettura si attiene nella preparazione dei giovani architetti, attraverso un rigido programma di studi profondamente concepito e magistralmente attuato.
I giovani, cui la natura sarà stata larga di genialità e di spirito inventivo, avranno appreso dall’insegnamento scolastico, quanto loro serve a raggiungere fin le più alte vette accessibili con le creazioni architettoniche.
Il carattere vario dei singoli progetti che pubblichiamo, mostra anche come l’insegnamento sia praticato indipendentemente da speciali tendenze di carattere e di stile, in modo da lasciare allo studente la più ampia facoltà di sviluppare liberamente il proprio temperamento creativo, senza vincoli nè restrizioni di sorta.
Vogliamo sperare che la Scuola superiore di Architettura possa attraverso i propri successi, affermarsi sempre più e meglio in Patria e all’estero e conseguire, al più presto, quella definitiva sistemazione che è nei desideri di tutti coloro che auspicano all’Italia il ritorno alla sua tradizionale posizione dominante nel campo dell’architettura, onde si possa di nuovo tornare a battere la via maestra che seppero lungamente percorrere i nostri gloriosi maestri dell’epoca Romana e della Rinascenza.
GHINO VENTURI.

torna all'indice generale
torna all'indice della rivista
torna all'articolo