FASCICOLO XII AGOSTO 1923
NOTIZIARIO
CORRISPONDENZE DALLA GERMANIA.

L’architetto dott. Ervin Gtttkind dl Berlino ci ir.vierà una serie dl corrispondenze sul movimento architettonico in Cersnania.
Questo primo articolo illustra le tendenze modeenissime, capitanate da quel fantasioso e geniale artista che è l’architetto Poelzig.
Nni non facciamo oggi apprezzamenti su queste tendenze: sono esse l’espressione della vita artistica di un popolo.
Cl limitiamo soltanto ad unao constatazione, Finita la grande guerra, dopo un primo peeiodo di sbigottimento e di attesa, tatti i popoli - e lo diciamo con cognizlone di causa - si sono slanciati, nel campo architettonico, verso le più serrate e intransigenti ricerche di forme razionali, perfettamente libere e nuove.
Problemi di nazionalismo artistico di regionalismo, di ambientlzmo storico tutto questo faticoso fardello, intessuto dl rlnttnzle e dl compromessi - non sono stati più coltivati.
Il guardare indietro, il riallacciarsi ad epoche passate, pur trasformando, pur modernizzando, è oggi reputato ‘vano.
Tutti oggi tendono alla ispirazione pura, vergine, elementare.
Il mondo si avvia a grandi passi verso la realizzazione della nuova formula architettonica.
Documenti:
In Francia, il programma della Grande Esposizione di Architettura e Arti Decorative del 1925, si indirizza soltanto alle tendenze nettamente moderne.
‘L’invention a trop aouvent fait piace à la copie, ce qui est ausri contraire à la misslon de l’arI, qui est de créer..." così dice la prefazione.
Sont rigoureusemrnt excluea Ira copies, imitations et contrefa~ons dea styles anclens ‘_ coai ordina l’art. A del regolamento.
Articoli continui sulle Riviste più note e anche aui quotidiani spingono e spronano i giovani artiati a mettersi decisamente au questa strada.
‘~Fino ad oggi” — scrive il Lecomte su l’Jntransfge.ant —gli artisti e gli industriali si ignoravano. Questi, mettendo tutta la loro speranza nell’imitazione degli stili antichi, non sentivano il bisogno di produrre modelli nuovi. Essi pren~ devano pretesto da errori inevitabili o da alcune stravaganze per condannare in blocco ogni sforzo moderno. Di questo divorzio soffriva sopra tutto il pubblico.,..
"Questo lungo disaccordo è oramai finito, l'Esposizione de la Décoration fran9aise moderne, attualmente aperta al Museo delle Arti Decorative, e il .S.a[on à’Autonine l’attestano.
“Gli industriali hanno compreso cIsc la imitazione degli stili francesi — che è oramai facile eseguire pur fuori delle frontiere — finirà col giocar loro brutti tiri.
“Essi riconoscono finalmente che il desiderio di novità, così vivo nellao nostra epoca, non poteva essere lungamente soddisfatto da un timido e spesso mslaccorto adattamento di felici trovate moderne agli stili antichi. E risolutamente ricorsero all’invenzione di veri artisti decoratori “. L’ah et décoratéon, la celebre rivista parigina, dedica ora tutte le sue pagine a questa rinascita. E necessario convincerai come i francesi — e non sembrava — si facciano avanti, con arditezza e coscienza.
Gli ultimi prodotti artistico—industriali (cmi, vasi, vetri) sono documenti meravigliosi. Ne riparleremo a proposito dell’Esposizione di Monza.
Gli ultimi Monumenti ai Caduti, prettamente francesi nello spirito equilibrato e aristocratico, sono della pio rrgida modernità.
I Francesi hanno camminato: stanno per arrivare.
Degli olandesi abbiamo diffusamente parlato di recente In unà recensione del Monatshefte for ~Baukunst su questa Rivista (anno 22, fasc. 6,’): un ardimentoso gruppo di architetti sta risolvendo il problema delle grandi case collettive dl abitazione con genialità dl trovate e di risorse.
Nell’America del Nord abbiamo veduto come si studiano ora I grattacieli (Architettura e Arti ‘Decorati~,e, anno 20, numeri 7 e 8). N~n più i parallelepipedl classicheggianti. le sterili esercitazioni dl ordini àreco—romani: ma composiaionl plastiche libere, audaclssime, ma esperimenti dl arte nascente dalle nuove strutture cementlzie.
Recentiaslmnamente l’architetto Frank Lloyd Wrlght ha costruito a Tokio (Giappone) un grande albergo di carattere modernissimo, aquWtathente adattato alla natura giapponese.
Delta Germania parla esaurientemente Il seguente arti colo dell’arch. Gutkmnd.
In Italia v’è stato in questi ultimi anni e v e ancora In gran parte — un tlpiegamtnto dl forze verso l’antico.
Ciò che non è avvenuto affatto presso le altre nazioni, e avvenuto da noi. Ragioni politicocivili, la formazione tardiva ma salutare dl un’ anima nazionale, spiega il fe nosne no.
Questa revisione, questa ripresa di possesso delle nostre grandezze ci ha certamente irrobustlto, e dobbiamo esserne soddisfatti; ma ad un patto: che non ci si fermi. Scongiuriamo Il pericolo dl una vuota e quanto mal lntempestiva retorica. Già segni chiari e assai confortanti ci annunciano però che Il rlsveglio è presso di noi.
Le ultime costruzioni di Milano (Architettura e Arti CDccor~kve, anno 22, n. 2) rivelano pìeciaamente questa libera visione basata sulla sodezza palladiana, il Concosso per il Fante sul San Michele, quello per l’Oasario a Roma e molti altri progetti e molte altre costruzioni ci palesano questa nuova vita innestata sui grandi tronchi del passato.
Se sapremo tuttavia liberarci da vincoli ancora troppo stretti, potremo, con queste basi fresche e recenti dl rinssnguamento nazionale, raggiungere mete forse più concrete e più durature degli altri.

M. P.


ARTE ARCHITETTONICA TEDESCA.

L’arte architettonica tedesca attraversa In Germania, come in tutti gli altri paesi, una crisi determinata da questo: che all’indirizzo decorativo consacrato ormai dalla tradizione, si oppongono con lnvadenaa sempre maggiore quelle forze che, influenzate dagli avvenimenti odierni, vogliono sviluppare nell’arte architettonica nuove forme, senza retro,. cedere lo sguardo a vecchie forme estesiorl ormai già completamente esaurite.
Nell’ambito di questa corrente, che di per sè può considerarsi peegevole, due sono le forme che si impongono più delle ‘altre: anzitutto quella strettamente costruttiva, infrante ad un principio di utilità e dl costruzione ideallzzati entrambi, poi quella iormaleespsessiva la quale non nega, è vero, la chiarezza dell’edificio e dei suoi elementi, ma crede di aumentare [‘espressione generale delle costruzioni architettoniche mercè la conformazione aenstzate degli edifici stessi.
E evidente che Il primo genere di costruzioni architettoniche risente dello spirito meccanico del secolo attuale. Gli architetti moderni hanno piena coscienza dl questo fatto: essi non negano quello spirito, non lo sfuggono, tentano di supetarlo, usando di tutte le possibilità tecniche non solo, ma cercando anche dl portare queste possibilità alla massima potenza. Essi tentano infisse dl raggiungere in tal modo la massima chiarezza delle forme architettoniche. È un genere di costruzioni che si bssa sul coll.ttlvismo questo portato dei nostri tempi, il quale ha messo al posto di ogni singolo mestiere manuale la produzione meccanica delle masse, l’organizzazIone del processo di produzione — e crede di essersi avvicinato così allo stile architettonico del prossimo futuro che solo puè essere sviluppato dalle correnti intellettuali dell’oggi. Siffatte correnti — si riconoscano o no — vengono a trovarsi in forte misura in questo indirizzo. Agli antipodi di tali corrènti vi è quell’arte architettonica che risente spiccatamente della professione manuale individuale e che si ispira alla vita e alle gesta di singole personalità; quell’ atte che crede di concedere alla fantasia maggior libertà di spaziare, e che dà corpo alle singole forme architettoniche senza appoggiarsi — e vero —alla tradizione, ma giocando fortemente colla modellazione di massa, di luce e di ombre; tutte cose che operano sul senso ottico.
Più delle parole varranno le accluse illustrazioni a chiarsre questo pensiero, Anzitutto esse mostreranno che l’architettura tedesca moderna — per lo meno quella esplicata dagli architetti che guardano nel futuro — è del tutto priva di quella sovrabbondanza di forme decorative di cui ha fatto pompa il passato e che l’uomo moderno non potrebbe considerare che come una insincerità se posta oggi negli edifici nuovi. Le illustrazioni pubblicate riproduceisti case, uffici e grattanuvole, nonchè il teatro progettato per Salzborgo ed una chiesa, mostrano all’evidenza questo spirito moderno, qualunque sia l’indirizzo che le ha Ispirate. VaIgano esse — pur nella loro scelta apparentemente dIsordinata a dare una prima idea generale su quanto siamo andati esponendo, mentre che in ulteriori pubblicazioni nnn mancheremo di trattare i singoli campi specializzati.

Dr. ERWIN GUTKIND


NOTIZIE VARIE

LA LEGGE SUL TITOLO E SULLA PROFESSIONE DI INGEGNERE E DI ARCHITETTO.

(Diamo qui appresso il sepolto del discorso del Senatore Corrado Ricci e quello del Sen. Giacomo Boni, che non a’oe’oamo potuto includere nel fascicolo precedente, per assoluta mancanza di spazio).

“Quanto agli insegnanti di disegno architettonico, se “non mi sbaglio, mi è parso sentirne parlare come se Loscero, in fatto d’arte, in linea secondaria. Ebbene io posso assicurare, per quel poco di esperienza che ho fatto fre“quentando per ragioni d’ufficio gli istituti di belle arti, che i veri, i grandi, gli abili, i forti architetti nostri sono “venuti, quasi sempre, fuori da quella categoria. Anzi non “posso fare a meno di osservare che nella legge il requi“sito dell’esercizio professionale richiesto loro non ml è“sembrato nè opj~ortuno nè giusto. Nell’articolo è detto: Entro Il 31 dicembre 1926 coloro che, possedendo la li“cenza dl professore di disegno architettonico conseguito da una accademia o istituto di belle arti nel Regno, abbiano esercitato lodevolmente per 5 anni la professione di architetto, potranno essere inscritti ~ come architetti.
Ora simile richiesta fatta loro d’aver professionalmente “esercitata l’architettura per cinque anni è cosa che nelle “condizioni attuali dell’edilizia non può essere che ingiusta.
“Noi abbiamo giovani professori di disegno architettonico che sono grandi valori, ma che solo da poco sono “entrati nell’insegnamento delle nostre scuole. Essi si tro“vano dl fronte ad una grave crisi edilizia, che ha ridotto “allo stremo le nuove costruzioni per cui essi non possono dare alcun saggio della loro bella capacità. V’hanno città “cospicue dove non si costruisce o forse non sì costtuirà “ancora per due, tre, quattro o dieci anni, per le note condizioni del costo della mano d’opera e del materiale. Eh“bene: là quegli Insegnanti non potranno dimostrare quella “capacità, che in on altro momento, avrebbero potuto dimostrare ampiamente al diftsori dell’insegnamento. Ma qui “sarà questione di provvedere coi regolamento e con i’sp“prezzamento che potranno fare le commissioni.
“La causa principale per cui ho preso la parola (e vi “ripeto che l’ho presa mal volentieri, perchè non avrei vo“luto tedlarvi nei primi giorni che sono entrato in questo “consesso dove parlo con vera emozione) è quella relativa ‘alla proposta della Commissione: “che mentre il titolo “di ingegnere e quello di architetto spettano esclusivamente “al dlplomati dottori da istituti superiori di istruzione, sia “consentito agli iscritti nel relativo albo a termini degli articoli 3, 8, 9, 10 di assumere Il titolo di ingegnere abilitato o di architetto abilitato e quello di architetto ingegnere, ai diplomati dell’istituto superiore di architettts“fa “. Il campo che si era calmato, il mondo degli archi“tetti che aveva accettato nella sua grandissima maggio“ranza, il testo della legge, quando ha veduto usclr fuori “questo aggettivo di abilitato è lnsorta a rumore. Nè avrei “io assunto di sostenerne la parte, se non fossi profondamente convinto che quella parola abilitato è inopportuna. “Ed è inopportuna tanto pIù, dopo quello che ha detto il “collega Nava, quando ha affermato che, per vedere di “liquidare un passato, diventato ormsi tormentoso, bisQgna largheggiare ; e bisogna largheggiare sopeatutto perchè si tratta di disposizioni di carattere transitorio. Dopo che questi architetti saranno finiti (io auguro loro lun;hissima vita) certamente tutto verrà disciplinato secondo le norme della nuova legge.
“Abilitato I Io, Illustri colleghi, ho voluto un po’ guar“dare quale è la vera precisa slgnllicazione del vocabolo “abilitato e sono andato a consultare quàlche dizionario, “il Manuzzi, il Tommaseo, il Tramater, ecc., “Abilitare “significa accordare a persona un esercizio anche di fuori “della sua precisa azione”; oppure “Accordare altrui la facoltà di alcuna cosa derogando alla legge.
“E sono anche ricorso alla Crusca.,.
“.,.Mi è piaciuto volgermi alla Crusca nei giorni del dolore ed ho trovato: “Abilitato vale rendere abile alcuno “a checchessia per diritto o per privilegio.
“Di fronte a queste definizioni, se gli arcbitetti si sono “allarmati hanno avuto perfettamente ragione; architetto “abilitato, vuoI dire, architetto tollerato... natsralmente di fronte alla legge I Quando venisse una competizione ri“guardo a due artisti, e una persona chiedesse: Volendo io farmi costruire una casa dal tale o dal tale altro, di“temi che quallfiche hanno i due artisti che m’offrono “l’opera loro” e si udisse variamente rispondere: Quello è architetto e l’altro è architetto abilitato, credete pure “che l’architetto abilitato sarebbe.., liquidato I Ma è da “considerare ancora che la legge aveva avuto questo rl“guardo di sanare il passato senza destare suscettibilità; “perchè I’ articolo IO dice: “Entro il 31 dicembre 1926, “colui che possiede la licenza di professore di disegno con“seguita da una accademia o Istituto di Belle Arti nel Re“gno, ecc., pui~ essere iscritto come architetto nell’albo; e l’articolo 12: “Mli iscritti nell’albo, a norma degli ar“tlcoli 8 e IO spetta rispettivamente Il titolo dl architetto ecc,” “Nella legge, dunque, la parola abilitato non appare mali!
“Perciò io prego vivamente la Commissione e il mi‘!niatro e il Senato, tra che questo vessato problema del“l’esercizio di due nobili classi professionali, sta per essere “superato, di non lasciare uno stato dl amarezza che po“trebbe in avvenire dare argomento a competizioni.
“SI tratta di una parola, lo so; ma Il Senato sa meglio di me che molte volte una parola ferisce più di un arma.

Il discorso fu applauditissimo da tutto il Senato che era rimasto muto e immobile ad ascoltare. Ha quindi preso la parola il Senatore Giacomo Bonl, pronunciando un discorso smagliante di bellezza e di ideali. Ha parlato soyratutto dell’importanza dello studio dal vero per i giovani architetti.

“Guido Baccelli mi poneva la mano sulle spalle di“cendonsi: “Trasforma il Foro Romano in un gabinetto “sperimentale di architettura “. Cosi ho tentato di fare, assecondato dal migliori pensionati della Francia, del “Belgio, dell’Olanda, della Scozia, del Canada e dell’Australis. Studiavano da mattina a sera, tra i marmi antichi, non come si suole studiare tra le carte e i dise~nl di vecchie Accademie o su logori c.lchi che non hanno più “espressione alcuna, ma come studiavano Leon Battista Al“hèrtl e Donatello, che da queste pietre antiche sorbtvano l’artee provavano le vibrazioni di vitache da esse emanano.
“Un nostro collega, Luca Beitrami, insegnava la via del Foro Romano a due studenti italiani. Lino, giovansa“slmo, Romeo Moretti, studiava per un trimestre l’ornasnentazione delle case repubblicane sotto il palazzo dei l’lavi e raggiungeva effetti sorprendenti: quasi se l’anima sua si aprisse come i petali d’un fiore innanzi al sole, egli acquistava le doti di un vero architetto mnan mano che si aggirava tra i sassi del Foro.
L’aliro, disegnatore, attempato e valoroso, il prof. Men“tessi dell’Accademia di Milano, ha subito a contatto dei ruderi del Foro una vera trasfigurazione. Nessuno dei “nostri più grandi architetti o scultori del ‘4(10 lo ha mai uguagliato nel darci il colore con la sola matita e nel far assurgere i disegni più semplici al valore delle opere d’arte “architettoniche.
“Iionottvole ministro opererebbe veramente bene age“volendo tali studi.
“Ricorderò in ultimo due cari amici defunti, l’uno Giuseppe Sacconi, Il più musicista degli architetti, l’altro Arrigo Bolto, il più architetto del musicisti. Discutevano nel “Foso Romano sui rapporti di tutte le arti con la sovrana tra esse, l’architettura.
“Della educazione musicale, fondamento necessario alla “rieducazlone italiana, parlerò nell’esaminare i programmi che l’onorevole Gentile sta meditando per I’ istruzione superiore.
“Di tali riforme trarrà vantaggio anche l’architettura, cioè la muta crlatalliaaata, e poichè le riforme educative ‘traggono vantaggio dall’ esperienza e dal pensiero degli “uomini sommi che l’umanità ha riconosciuto come suoi “veri maestri, mi limito a riassumere gli aspetti più caratteristicl del problema educativo che ha per base l’archi“tettura e che mi aegnalarono i grandi architetti musicisti.
“Sembra lodevole il tentativo di fondare a Roma una “scuola superiore per gli architetti civili italiani, polchè “Roma, l’erede dell’arte greca, custodi i germi dell’archi“tettura medioevale dì tutta Europa e qui convennero i “grandi artiati del Rinascimento.
“Le invenzioni architettoniche di Leon Battista Alberti, di Bramante, dei San Gallo e dei Lombardo provengono “tutte dallo studio del monumenti romani.
“La coltura degli studenti architetti dovrebbe essere “estesa in proporzione alla capacità ed alle attitudini particolari di ciascuno di essi, nelle scuole dove a’ insegna prospettiva, rilievi dal vero, ordini di architettura greca, romana, medioevale e del Rinascimento, modellatura, acquerellò e storia d’arte.
Nelle scuole italiane sì dovrebbero studiare gli stili “italiani. E inutile specializzare nel traforò moresco chi “non dovrà occuparsi di costratiooi arabe, e lo atudiare “l’intaglio cinese o scandlnavo, per infastidire di pagode o clsalets I cimiteri o le stazioni balneari.
“I migliori architetti mai tentarono di svincolare l’arte sovrana da ogni tradizione, obbligandola a campare in aria. Furono e rimarranno profondamente convinti che l’architettura è l’arte sovrana delle tradizioni.
La coltura scientifica e tecnica impartita da una scuota“officina modello dovrebbe essere, come anticamente, la più “vasta. Non siano specialisti i giovani architetti, ma nep“pure totalmente ignari di quanto può trovare applicazione “nell’arte loro. L’A rchitectural .Association dl Londra e “le migliori scuole francobelghe insegnano, per quattro anni, geometria, topografia, fisica e meccanica applicata alle strutture ed alle formole di resistenza, alla natura ed “uso dei materiali, igiene, fognatura, ventilazione, illuminazione, riscaldamento e provviste di acqua, con esercitazioni pratiche e visite a laboratori speciali ed a costruzionl in corso: “Non enim debet nec potest esse ar chitectus gramntaticus uti fuit .Aristarchos, sed non 4TprclJ4ÀrL~o; nec nsasicos ut ..4ristozenus. sed non nec pictor ot Apeiles, sed ‘p~i3s~ non irtr“peritus; nec nX&zr~ quernadmodon .Myron sen .Polycletus, sed rationis plasiicae non ignàros; nec denuo rrtedicus ut .Hlppocrates sed non re~:acpo16i~:o; nec in caeteris doctrinis singulariter ezcellens sed in bis non imperitus..
“Tale t’opinione di un architetto romano dell’età su“gustea. Ed ora che le scienze si spectalizzano per addentrarsi nelle varie direzioni dello sciblle, per trarne processi “utili alle industrie, meno che mai può l’architetto dive“nlre igienista sino al punto da riconoscere al microscopio “tutti i bacterl finora conosciuti; chimico sino a ideotillcare le minime traccia di nuovi gaz negli astri lontani; paleontologo sino a ricordare le più ingrate denominazioni degli infusi contenuti entro roccie inutili alle costruzioni: ma deve aaper scegliere per un edificio il luogo più adatto e migliorarne la salubrità deve saper proporziooare gli ambienti al necessario; deve saper distinguere le terrecotte e queste dai materiali cementizi, dalle arenarie. dai calcarl, dai graniti.
“Molti giovani licenziati con lode dal corsi speciali di “architettura o di scuole d’applicazione degli ingegneri, co“noscono superficialmente troppe cose destinate all’oblio, “ma Ignorano quanto pareva essenziale agli edliicatori del “più venerati caposaldi dell’ architettura. Sembra che un “falso pudore trattenga i teoretici dall’insegnare quanto par “ovvio sapere o che viene appreso casualmente dopo la“aciata la scuola; così le giovani istruite sulle leggende “bibliche detia creazione dell’uomo serbano, su quanto con“cene la maternità, una curiosità morbosa ed una lgnoranfl nociva.
“Le matematiche e le scienze naturali, applicate alle “strutture architettoniche, sono indispensabili agli alunni “dl una scuole completa di architettura. Le scienze esatte, “aventi per basi le leggi del fenomeni osservati dall’urna“nltà nel corso di millenni. dànnr, le necessarie limitazioni “preventive a ciò che, inutilmente o fors’anco disastrosa“mente, potrebbe venir ritentato. Un po’ di chimica de“mentare ed un po’ meno di irrequieta ricerca dl nuovi metodi nell’arte dell’affreaco, che aveva tradizioni accumulate dall’esperienza antica, avrebbe giovato allo stesso “Leonardo, Le scienze esatte, figlie dell’esperienza, fanno “conoscere la composizione del materiali, la struttura, la “resistenza, le applicazioni di cui sono suscettibili, le con“dizioni statiche che dl quelle fissano il termine.
“Queste scienze compongono la substroctio dell’architettura, carne la grammatica dell’arte oratoria, ed appunto “perchè rispondono aoltanto a bisogni materiali e sono “acquistabili anche da chi abbia media intelligenza, —“agio di procurarsele, non rappresentano ormai una ne“ceaaltà che, compiuta, procuri vanto.
“Nel medioevo più fitto, quando pareva scordata l’os“aervazione diretta dei fenomeni nattpali, gli architetti di Pisa lncldevano sulla facciata del Duomo il ricordo dl “colonne sollevate da un argano mosso da fanciulle: Dena “puettarntn torba tettbat attua. Ed erano muti su quanto “rappresenta a noi l’essenza delle prlache architetture medloevali e contiene, tra l’altro, In germe, quelle strutture decorative sviluppate nelle grandi cattedrali del Setten“trione, merletti di pietra agitati, come nel ftamboyant, “dalla bufera che disperdeva ogni vestigio dl obbedienza alle leggi della gravità e trascinava l’evoluta architettura “gotica all’orlo ~i un precipizio morale, dove necessaria“mente scompariva.
“L’architettura non si regge soltanto colla statica, ma spinge le radici negli strati più profondi dell’anima umana, “di cui sembra nutrirsi per fiore quale esponente della razza che la produce.
Ogni possibilità di adattamento presenta la materia, la parola, Il suono, il colore, ma, tra le combinazioni “infinitamente varie, l’architetto, poeta, musicista, pittore, seleziona e dispone in un ordine che ci appare imperituro e prestabilito, come quello che aggrsppa gli atomi “del carbonio nel purissimo tra i cristalli.
Non ealate la scienza che sintetizzi quanto l’anima “umana produce con un atto creativo entro se stessa, entro “le profondità che, se non misurabili dalle più imponenti “cifre dell’astronomo, come pensa Emerson, sono il ri4’ flesso e la rappresentazione interiore dell’universo sensi“bile. V’ha, si può dire, un’algebra per le sensazioni, e le parole articolate o gli altri mezzi dl comunicazione possono esaere gli esponenti.
“Un verso omerico od una éolonna doria del templi “della Magna Grecia sono composti di pochi sempliclssi“mi elementi, ma bastano a nobilitare tutta una stirpe e “la terra in cui visse, poichè la semplificazione è prodotto “dell’enorme lavoro dì sintesi, operato da parecchie gene“razioni successive, elaboranti un materiale vasto e com“pllcato, quale le strutture delle antiche lingue ed il fin“guagglo delle antiche strutture.
“I colori impiegati da Tiziano, le combinazioni del “suoni introdotte dal precursori italiani dl Bach hanno “poco valore in paragone al mezzi delle arti industriali “moderne, ma non per questo cessiamo di venerare gli “antichi maestri che maclnavano da sè i colori o taglia“vano la pietra per nobilitare il suolo su cui eran nati
“Visitata un’esposizione veneziana, tornai alla Ma“donna dell’Orto per purlflcarmi la mente dinanzi al Cima “da Conegliano, e compresi come anche l’arte del Quat“trocento, per esser grande, non potesse essere internazionale.
“L’essenza dell’arte è tenue cmi che appena qualche “traccia ne è percettibile nelle corteccie che si staccano dal“l’albero della vita e cadono. I più grandi pensatori del“l’antichità, da Chuangtze a Platone, hanno creduto inu“file tentativo Il travaaare da un animo all’altro quel sa“pere che ha forma dal recipiente. Solo retaggio trasmla“slbile l’esperienza àccumulata sotto forma d’istinto. Alcune “stirpi italiane sono, per certo, eredi dl Istinti creativi anche “nel campo dell’architettura, la quale riassume le arti tutte.
“Molto darà al giovani la scuola, se avrà Insegnato a “studiare, se fatto gustare a chi vuoI creare cose belle quanto di più bello l’umanità ha già creato.
“Gli studenti dl architettura non dovrebbero assolutamente essere privi di quella cultura, letteraria che per“mise, anche agli artisti della antichità, di cercare ispira“afone nei poemi nazionali, nel teatro o nella storia.
“E non importa quale la materia o lo strumento, quale “la razza o l’età storica che ai sentimenti loro diedero br“ma concreta, purchè rlspondano ai bisogni dell’animo “nostro, agli elementi che lo costituiscono e cioè alle tra“dlziooì della razza cui appartenlanto. Il Giappone imparò “dall’OccIdente le scienze esatte, che sono universali, e le “loro applicazioni fino all’Idraulica ed all’elettrotecnica; “ma, dopo aver mandato In Europa alcuni giovani artisti, respinse l’opera loro, sentendo che, con l’arte propria, avrebbe rinunziato all’anima nazionale, alla ragione di esistenza come nazione.
“Un’ode dl Leopardi paragonata ad un’ode di Carducci basta a dlfferenzlare i due poeti; ma, rlsalendo la cor“rete da cui entrambi derivano, raggiunglamo, attraverso “la poesia latina, quell’unità greca che ha dato al mondo “le forme cristalline della più pura bellezza artistica.
“Inutile il copiare ciecamente per ripetere, sotto altri “cieli ed In altre civiltà, quanto già ha avuto espressione. “Ma niente dl più utile del sostare ad apprendere le lezioni di misura, dl proporzione e dl ritmo Impartite dalle “opere antiche, niente dl più necessario agli alunni dl una “scuola Italiana dl architettura che il venire in contatto “col monumenti della grandezza italica. Niente di più es“senzlale che studiarli dal vero, dagli elementi costruttivi “sino alla proporzione e decorazione architettonica., senI“torla, e pittorica; che il vivere in comunione con la na“tura, dotata di tutte le forme suscettibili di assurgere a dignità di arte riflessa qual eWoc ed elaborata nell’animo “dell’artista, depositaria di tutti gli elementi dl un’arte che, “per essere nostra, deve rlapecchlare la più larga perce“alone delle bellezze naturali, raggiunta nel forms~cl un “canone dl bellezza dal migliori nostri tipi umani” (Applausi vivissimi).

Questo discorso pure, ascoltato religiosamente da tutti i Senatori, fu immensamente applaudito. Ecco come la legge è entrata in porto, patrocinata da così illustri personaggi!

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