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GIORGIO WENTER MARINI: Architetti trentini,con 15 illustrazioni |
Verso il 1900 operavano nel Trentino architetti delle vicine provincie, del Veneto massimamente, i quali, se posero fine una buona volta a lavori grossolani, pesanti e punto belli di ingegneri del luogo, per lo più usciti dalle scuole tedesche, apportarono, con la bella grazia italiana, luso malaugurato dellornamentazione a cemento. Dopo la riuscitissima e geniale Cassa di Rjsparmio - antico palazzo del Ben - di Rovereto, opera, veramente egregia di Sezanne Augusto, e certamente degna sorella del Canton dei Fiori di Bologna (e fu il nostro grande Bartolomeo Bezzi che indicò il Sezanne ai roveretani), eseguita coi materiali più nobili e scelti del luogo e per mano maestra, troviamo una quantità di case, ville e pubblici edifici buttati giù alla carlona, frettolosamente, pieni di grazia si, ma non di una pur minima originalità, imbastiti sulla famosa architettura del rinascimento, affastellati assieme, per solo desiderio di appariscenza, e più ancora non rivestiti della bella pietra cristallina trentina ma sibbene del misero e sordo cemento.
Tale sistema di costruire ebbe il grave torto di far deviare larchitettura da forme antiche, di livellare tutto sotto una foggia costruttiva convenzionale e di gettare allaria usi, costumi e belle tradizioni: insomma ogni benefico influsso darte passata. Tale maniera frettolosa e sommaria arrecò pure un altro guaio, quello cioè dellavere rovinato totalmente la maestranza. Cosicchè oggi troviamo operai senza amore e senza interesse per il proprio lavoro che più non sentono luso e lanima della materia trattata e buttan giù muri storti, spigoli disuguali, volte sghembe, serramenti informi e che non serrano. Ed infatti, le opere che dieci anni avanti apparivano ancora eleganti e che non facevano desiderare di meglio, sono oggigiorno passate perchè non consistenti. Crebbero poi nuovi e buoni architetti, con indirizzi più sani, semplici ed almeno sinceri. I quali, abolirono luso della pietra artificiale, per dar luogo alla vera pietra, abolirono la rifrittura delle forme passate, le maniere convenzionali e sistematiche e certamente per nulla confacenti alle moderne esigenze, e vi sostituirono una ispirazione serena, spontanea, semplice come tutte le cose belle, e severamente costruttiva: tectonica. Un nerbo di tali elementi e bene affiatati, e taluni di primissimo valore, è sorto per fortuna pure nel Trentino e speriamo che esso riporti larte edilizia al vecchio grado di purezza, di dignità, di prosperità, di signorilità come nellarte passata. La città che ottenne un carattere spiccata-mente locale, fu Riva. Riva, situata sul la-go di Garda, la perla del Garda! E per me-rito di alcuni suoi baldi figli, combattenti nellesercito liberatore, che, cessata lopera delle armi, iniziarono energicamente lo-pera della mazza e della leva per ricostruire, per rifare, in forma più bella e più sana e nuova la città battuta dai cannoni. Tale vanto spetta a Gian Carlo Maroni, rivano, allora studente di Brera e volon-tario degli Alpini. Un suo primo simpa-tico progetto ma scolastico per Casa Bet-tinazzi venne dallarchitetto delle Belle Arti (il sottoscritto occupava allora quel posto) ritornato allautore col consiglio di fare qualchecosa daltro, di più rivano, di più ambientato. E questo la fortuna. Il Ma-roni comprese, vide e formò il suo stile caratteristico. Egli predilesse le costruzioni ad archivolti, a cantonali, con basamenti e zoccolature a pietra - vista in Corno de bò, elemento che egli apprese assai bene e fece trionfalmente rivivere, mentre i mu-ratori usano sotto malta una arenaria di questa zona, la prea morta. Il motivo dominante di codesta Casa Bettinazzi era dato per lappunto da due arconi lavorati a Corno de bò con malta a rasosasso e sormontati da un medaglione rotondo del pittore locale Graffonara. Una cosa assai bella. Il fresco venne levato. Gli arconi, allora sorgenti a mezza via, vennero arretrati con un minuzioso e ben inteso lavoro di scomposizione e di ricomposizione delle pietre. E sopra, il Maroni sinnestò, curando il passaggio assai bene, con una semplice e solida costruzione moderna. Misurata, composta, euritmica. Presento altro lavoro di questa sua prima maniera, il Palazzo dei Provveditori di Riva, che dimostra ancor più quanto lautore seppe sentire, insinuarsi nellambiente, e renderne il carattere, e modernamente, liberamente continuare la vecchia armonia di Porta bruciata. Tal quale, come fa il pittore, che crea il quadro, egli costruisce il quadro. Sarà da contropporvi uno studio detto di sistemazione per Piazza Cavour ove si vedono le ottime doti dellartista, ma ancora lontane dal senso dellambiente e del colore locale (laveva fatto veramente in convalescenza in un ospedale militare di Verona) che sarà poi invece il carattere informatore di tutta la nostra giovane scuola di architettura. Cito subito Ettore Sottsass già studente a lnnsbruck ed a Vienna. Uscito dalla famosa scuola di Ohmann capì subito lambiente della Valsugana, e delle Giudicarie, tanto da sapere e intonare egregiamente alcuni progetti dellingegnere Segalla per la Valsugana. Così pure seppe ideare con profondo senso artistico e spirito paesano la casa economica per il nostro alpigiano. Nei due concorsi Fiore di montagna e Campagna trentina, ad esempio, lautore ha veramente creato lambiente con le sue case, che ha vissute nella sua mente, e che vivono di vita propria satura del vecchio fascino ma pure improntata dello spirito più sano e moderno. Cito anche il progetto dampliamento per la chiesa di Moena, una chiesa gotica rusticana, senza un vero e proprio stile, ma molto ben sentita ed eminentemente pittoresca frammezzo alle sue montagne. Mantenendo il campanile, le due maggiori cappelle e la vecchia abside, egli seppe innestarsi sapientemente, formando anzi due frontoni, e, con gesto violento e risoluto, fece lentrata nella vecchia abside per creare poi un nuovo presbiterio quadro, che coronasse, passate le due vecchie cappelle, la sua nuova chiesa. Trentino consideriamo larchitetto ingegner Guido Ferrazza, benchè risieda a Milano. Sia perchè è nato fra noi, sia perchè opera spesso nel Trentino in forma molto seria ed eminentemente artistica. La chiesa per i Marani di Ala, la chiesa di Prezzo, con pitture sulla facciata molto belle di Carlo Donati, e la chiesuola della Mendola ne dànno una chiara idea. Ma un progettino amo ricordare di preferenza ed è quello per una pieve trentina con unelegante loggetta che conduce alla canonica. Sembra davvero nato per i nostri paesi e veramente palpitante. La chiesuola assai semplice tiene un campaniletto a cavaliere svelto ed elegante e così semplice come tutta la rimanente costruzione. Nata così perchè dettata dalla natura, dal suo scopo, da una felice spontaneità di improvvisazione come un poemetto rusticano. Veniamo allingegnere triestino Antonino Rusconi, della scuola romana, che consideriamo oramai come trentino per la sua simpatica e raffinata personalità artistica. I pochi saggi di restauri e ricostruzioni per la chiesa di Banco, per Varignano e per Obra danno un esempio della sua bravura nelladattare, nel trovare inaspettate risorse per completare con senso moderno, sincero e signorile costruzioni trentine rusticane, pure introducendovi quella serena nobiltà di forma e correttezza che armonizza alla nobiltà del suo sforzo creativo il senso ingenuo e brioso delle strutture contadinesche. Accenno da ultimo alle opere del gruppo roveretano e precisamente alla Casa colonica dei fratelli Baron Moll per Calliano opera dellarch. Virginio Grillo, opera di linea nobilissima, quieta, ampia, italica e trattata nella forma rustica di sassi a vista; alla villa per "La Flora " (Rovereto) delling. architetto Conte Pietro Marzani di una forma sobria serena nobile e pure semplice e gustosa ed infine alle opere di Giovanni Tiella, Amo ricordare di costui alcuni suoi disegni tratti da un suo notes da ferroviere di quando era prigioniero in Russia. Hanno sapore ancora viennese, e sono una pagina toccante dei suoi nostalgici pensieri in quelle terre inospitali. Essi debbono raffrontarsi con alcuni ultimi progetti ove si sente decisamente parlare lambiente. È il Concorso per il monumento a Prati per Dasindo ed il progetto per la Tintoria Zanolli di Rovereto. Lavori ambedue di sana coscienza, di originalità ed insieme di carattere, di poesia locale e di una fine ed aristocratica sensibilità. Come si vede, benchè alcuni di questi giovani sieno usciti da Milano o da Roma (Maroni, Rusconi e Ferrazza), altri da Vienna (Sottsass e Tiella), o da Zurigo (Grillo), altri ancora da Monaco (Conte Marzani, Segalla e il sottoscritto), pure nessun elemento tedesco venne assunto da loro, mentre mantennero una scrupolosa osservanza alla sincerità della forma, e del materiale. Un solo principio regna sovrano che pure permette tutte le nuances personali, e cioè il carattere dellambiente la poesia ed il fascino dellarte rustica o cittadina dei nostri paesi! Per completare la raccolta sia concesso di unire alcune cose mie. Solo la Casa di Arco abbisogna di una spiegazione giacchè essa sispira a questi criteri: in vicinanza della bellissima Chiesa della Collegiata di Arco e di altri nobili edifici, creare una massa unitaria semplice ed in essa distinguere, pure unendo tra loro i vari elementi, due diverse proprietà e cioè quella del Bresadola a destra, quella del Municipio a sinistra. La costruzione economica a malta greggia doveva poi subordinarsi a fine di fare maggiormente risaltare la vicina chiesa, superba, costruita in pietra e dispirazione palladiana cui si contrappone la nota vivace di una bellissima fontana secentesca, Questa, una semplice introduzione. Parlerò altra volta a parte dei singoli artisti e parlerò altresì dellarte decorativa che conta dei buoni cultori, ed oltre ai suaccennati gli architetti O. Scoz, G. Zotti ed il pittore L. Bonazza. GIORGIO WENTER-MARINI. |
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