FASCICOLO V GENNAIO 1923
NOTIZIARIO
CONCORSO PER IL MONUMENTOOSSARIO AL VERANO.


La Commissione giudicatrice del Concorso Nazionale per un Monumentoossario da erigersi al Vèrano ha terminato i suoi lavori. Essa ha confermato col suo giudizio le prime impressioni manifestate dal pubblico e dalla stampa, che cioè il concorso, bandito dal Comune, ha dato luogo ad una notevole manifestazione d’arte.
Però, pur avendo dopo una rigorosa cernita proceduto alla scelta di otto progetti, non ha ritenuto di poter designare fra essi i vincitori.
Gli otto bozzetti indicati, sono i seguenti:

Romane memento Gloria Romana Romane Virtus Consecratio Semper a/ete fiammam ‘Vittoria Pax Augusta Hic mors et gloria sorores.

La Commissione, anche considerando che con un nuovo studio del bando di concorso potrebbero economizzarsi alcuni lavori non strettamente necessari all’opera costruenda, e potrebbe quindi darsi un adeguato e degno sviluppo alla parte monumentale di essa, ha concluso esprimendo il voto che l’Amministrazione comunale voglia invitare gli autori degli otto progetti a nuova gara. In tal modo sarà possibile utilizzare la parte migliore del materiale, veramente eccellente, di questo concorso per poterne trarre un progetto definitivo che pienamente lodevole nella parte artistica e pur rispettando le esigenze finanziarie del Comune, rappresenti un’opera degna d’essere eseguita sia per la città che la erige, sia per l’idea che deve celebrare.



ASSOCIAZIONE CULTORI DI ARCHITETTURA DELL’EMILIA E DELLA ROMAGNA.

In una adunanza dell’Associazione Artistica fra gli amatori e i cultori di architettura d’Emilia e di Romagna, i soci dopo alcune considerazioni del socio conte Masetti Zannini votarono il seguente ordine del giorno:
1° L’Associazione Amatori e Cultori di Architettura si augura per il bene e per la bellezza di Bologna che sia riformato l’ufficio Edilità ed Arte e sia creato l’assessorato per le Belle Arti e quello per l’ufficio Tecnologico e si utilizzi la libera opera dei Tecnici e gli Artisti per lo studio di quelle soluzioni che esorbitano dalle ordinarie mansioni d’ufficio.
Poi su proposta del segretario Mazzoni fu votato l’ordine del giorno:
2° L’.Associazione Amatori e Cultori di Architettura fa voti a fin che sia aumentata la cifra della somma concessa dal Comune al Comitato per Bologna Storico Artistica onde possa con efficenza agire per la bellezza e per la conservazione del patrimonio artistico che tutti i secoli donarono a Bologna.
Furono anche elette le seguenti Commissioni:
Commissione per lo studio della località ove collocarsi il parco della Rimembranza e Commissione per lo studio della questione dl via Rizzoli, di cui saranno chiamati a far parte anche i rappresentanti della Camera di Commercio, Associazione ingegneri, Associazione paesaggio, Ente federativo istituzioni Arte emiliana, Comitato pro Bologna storico artistica.
In una successiva adunanza, a cui intervennero i rappresentanti di numerose altre Associazioni artistiche fu prospettata la necessità di prendere attiva parte alla vita amministrativa cittadina, e dopo lunga discussione, fu votato all’unanimità il seguente ordine del giorno del prof. Lipparini e dell’ing. Zucchini:
"L’assemblea approva la relazione dell’architetto Mazzoni, segretario dell’Ente federativo, e fa noto che nella formazione della lista nazionale per le prossime elezioni amministrative, sia tenuto conto degli interessi ideali delle Belle Arti e delle necessità estetiche di una città come Bologna gloriosa di edilizi e di opere d’arte insigni, e raccomanda che nella distribuzione delle cariche nella futura Giunta Comunale sia istituito, come in altre grandi città, un Assessorato per le Belle Arti".




COMMENTI E POLEMICHE.


MONUMENTI, CONSIGLIO SUPERIORE, SOTTO
SEGRETARIATO PER LE BELLE ARTI.

Due recenti provvedimenti del Ministero della Pubblica Istruzione, l’uno che merita ampia lode, l’altro davvero deplorevole, richieggono un qualche commento.
Il precedente Ministero aveva inesplicabilmente sospesa la promulgazione di una legge votata, dopo infinite richieste, dal Parlamento affinchè un fondo straordinario venisse ad integrare i mezzi ordinari per il restauro e la conservazione dei monumenti, mezzi ormai insufficienti assolutamente (e noi abbiamo tante volte dato l’allarme) alle più elementari esigenze. L’attuale Governo, con un senso dl coscienza, che davvero l’onora, dell’importanza del patrimonio artistico e monumentale della Nazione, ha provveduto senz’altro all’attuazione della legge, all’assegnazione dei fondi. Sono circa nove milioni, ripartiti in tre esercizi, che consentiranno finalmente di venire in aiuto degli edifici monumentali più minacciati dalla vecchiaia e dalla mancanza di cure; finchè un regolare stanziamento adeguato non verrà a provvedere a quella che dovrebbe essere una funzione continua, non soggetta alle vicissitudini ministeriali ed, entro uno stretto limite di necessità, neanche a quelle finanziarie.
Occorre ora che i denari concessi siano impiegati bene. Occorre che una vera graduatoria di spese si stabilisca, mettendo in primissima linea tutte le opere, spesso umili e modeste, davvero necessarie ed indilazionabili. E poichè i monumenti Italiani sono in numero enorme, e per moltissimi si è giunti ormai ad una vera scadenza di stabilità, e poichè, d’altro lato, tre milioni annui non sono poi troppi di questi tempi, è da ritenere che spese di lusso, anche se utili ad alte finalità di studio e di arte, dovrebbero esserne escluse.
Invece un pericolo si delinea e minaccia di rendere quasi vano il provvedimento adottato. Sembra infatti che quei fondi ora ottenuti si vogliano adoperare, non solo per restauri di monumenti, ma anche per lavori di ampliamento, trasformazione, sistemazione di taluni musei, gallerie, istituti d’Arte dello Stato, i quali lavori facilmente verrebbero ad assorbire nella quasi totalità; e forse tale deviazione dallo scopo vero è io qualche modo favorita da alcune sovraintendenze ai Monumenti, che non preparano in tempo e non richieggono in tempo quanto si riferisce alle opere tecniche necessarie ai consolidamenti ed alle riparazioni ordinarie o straordinarie.
Questo non può e non deve avvenire. Per quanto rispettabili e nobilissime siano le esigenze di raccolte e di istituti d’Arte, esse non sono terribilmente gravi e vitali ed urgenti come quelle che debbono assicurare la salvezza stessa del patrimonio artistico e monumentale. I fondi occorrenti per tale salvezza debbono essere sacri, e noi siamo certi che vorrà scongiurare da essi la nuova minaccia il Ministro che con elevato criterio ne ha inteso la necessità ed ha voluto provvedervi.
Purtroppo non sembra che analogo elevato criterio abbia presieduto ad un’altra iniziativa ministeriale, che solo può spiegarsi col desiderio di fare qualcosa di nuovo ad ogni costo. Con recente decreto è stato soppresso il Consiglio Superiore per le Antichità e le Belle Arti: o, peggio ancora, è stato sostituito da un consesso di cinque sole persone, che dovranno dare il parere su tutte le più ardue questioni di Arte, di Archeologia, di Musica, di Restauro dei Monumenti, di Giurisprudenza nel riguardi delle esportazioni o del vincoli su proprietà di opere artistiche. Ed è tale lo squilibrio tra la gravità e la complessità degli interessi che nella vita italiana si riannodano a tali questioni e, dall’altro lato, la possibilità di lavoro e di competenza di cinque valentuomini, chiunque essi siano, che una triste preoccupazione ai fa strada nell’animo di chi ama l’Arte ed i Monumenti, ed una parola sola può venire a caratterizzare il provvedimento: leggerezza.
Ma, si dirà, occorre fare economie fino all’osso per salvare il bilancio. Orbene, facciamo un po’ di conti: Il Consiglio Superiore costava all’erario circa 100.000 lire annue, le quali in gran parte rientravano nelle Casse dello Stato sotto forma di spese di viaggio: la istituzione del Sottosegretariato per le Belle Arti ne costa invece 400.000 che sono state tratte dagli stremenziti fondi di tutti i servizi artistici. Il Consiglio Superiore, a parte errori ed interferenze che sono inevitabili in qualunque istituzione umana, era il complemento indispensabile di tutta una vasta organizzazione che senza di esso rimane acefala, come rimarrebbe, ad esempio, l’Amministrazione della giustizia senza la Corte di Cassazione: il Sottosegretariato per le Belle Arti, indipendentemente dal valore e dalla buona volontà degli uomini, si risolve in una dannosa duplicazione di servizi, in una complicazione farraginosa, in una intrusione della politica. Perchè non si è soppresso, come ormai dopo una triennale delusione tutti desiderano, il Sottosegretariato per le Belle Arti?

G. GIOVANNONI.



IL CASO DI LAINATE

Singolare quanto accade in questi giorni a Lainate, ignorato villaggio dell’Alto Milanese. Si raccolgono quattrini col nobile intento di commemorare con un degno monumento, i caduti di guerra: proprietarii, contadini, operai, dànno senza lesinare; e delle opere si dà incarico a due gloriole paesane, un architetto diplomato ed uno scultore, da poco uscito, con tutti gli onori, dalle scuole di Brera. Ma ecco all’atto di scoprire il monumento, la cerimonia non può aver luogo: il paese è in subbuglio: se la cerimonia si vorrà fare, bronzi e marmi andranno all’aria Per disfattismo forse? o, al contrario, perchè epigrafe e simulacro sembrino accennare solo agli aspetti dolorosi della guerra e non esprimano i patriottici sensi della borgatella? O per ragioni morali, perchè inutile esibizione di retoriche nudità offende il pudore delle donne del luogo?
Niente affatto. I contadini non vogliono il monumento perchè è brutto, solamente brutto, ma anche inesorabilmente brutto. Il sindaco, dopo averlo fatto piantonare dalla benemerita, si rivolge per consiglio a chi ha espresso lo scultore dal suo seno: e infatti due professori. recatisi sul posto, non possono che confermare il verdetto popolare. Una volta tanto i villici, gli inetti in una questione d’arte hanno avuto ragione sugli artisti di professione.
Le conseguenze? Oh, non sarà nulla: da noi tutto si accomoda e alla fine, sbollite le ire, sedate le minacce, con qualche ritocco magari al basamento o alle gradinate, ci si aggiusterà. Ma è sempre interessante ed istruttiva una protesta, in nome dell’arte e del buon senso, da parte di chi non sa di arte nè di lettere.
Perchè intendiamoci bene: quello di Lainate non è peggiore nè migliore della grande maggioranza dei pretesi monumenti ai caduti è uno dei tanti, semplicemente. Basta sfogliare qualche rivista, che pubblica ogni settimana una lunga serie di capolavori del genere, di fianco alle immagini delle reginette dei mercati o delle gite domenicali. E veramente doloroso veder così miseramente dissipato il denaro faticosamente, ma con tanto fervore, raccolto fra gli umili per un altissimo scopo: ed altrettanto sconfortante Osservare con quanta frettolosa impazienza e deplorevole leggerezza artisti spesso giovanissimi e promettenti sciupano in simili abborracciatore una magnifica occasione di affermare il proprio nome. E dove sperano trovare un’occasione migliore? Nelle esposizioni forse? Ma le pubbliche mostre, chiusi i battenti al poco pubblico distratto, sono presto dimenticate, le critiche del giornali, laudative o stroncatrici, han la vita di un giorno: e i monumenti restano. Troppi ne resteranno a testimoniare il mal gusto medio della nostra generazione.
Non so che si faccia all’estero. Nelle riviste straniere i monumenti pubblicati dànno un’impressione di minor pretesa e di maggior dignità. Forse si ha il buon senso di non pubblicare le cose più brutte, che pur non devono mancare: in Francia, ricordo, una Casa produttrice di cementi modellati offriva, su diverse misure, monumenti bell’è fatti, si capisce di cemento. Ma da noi è mancata ogni tutela da parte di chi poteva e doveva.
Dopo il glorioso epilogo della nostra guerra, un autorevole scrittore d’arte invocava che non si ripetesse l’errore che afflisse le nostre belle piazze con mediocri simulacri dei grandi del Risorgimento: bastava un solo grande monumento, sul San Michele o sul Grappa, lungo il Pincio in Roma capitale, che riassumesse in una elevata espressione d’arte tutta la nostra passione e la nostra fede. Invece ogni villaggio volle il suo ricordo e in qualche città persino i diversi quartieri vollero fare a sè. Inutile contrastare queste tendenze di cui non si potevano disconoscere i nobili moventi: occorreva anzi secondarla perchè l’obolo del superstiti fosse speso nel miglior modo, anche ai fini dell’arte.
Alle Sovraintendenze ai monumenti pareva si volesse affidare l’approvazione dei bozzetti: ma non se ne fece nulla e d’altra parte è inutile affidare nuove e delicate mansioni a enti che sia per difetto di mezzi che per scarsità di personale già bastano a stento agli scopi per cui furono creati. Ma esistono anche le Commissioni provinciali pei monumenti, che avrebbero potuto supplire, se qualcuno se ne fosse ricordato. E se sembrano superflue e inadatte perchè tenere io vita delle Commissioni, che, se anche non costano un quattrino all’erario, dànno un’illusione di tutela che di fatto non esiste?
E per finire, ricorderò che la massima parte delle statue postbelliche sono "fuse nel bronzo nemico": non doveva lo Stato assicurarsi che il bronzo, gloriosamente conquistato, fosse rifuso in forme non indegne della nostra epopea?

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