FASCICOLO IX - MAGGIO 1923
BENEDETTO MAJOLETTI: Tipi di tombe della Necropoli di Cirene, con 14 illustrazioni
La necropoli monumentale di Cirene, immenso anello di circa 30 kmq. complessivi attorno alle mura della città, offre, colla sua ricca varietà, colle ancora ricche vestigia di una magnificenza mai forse altrove raggiunta, uno spettacolo che mente umana mai può dimenticare, penna di artista descrivere: è una delle testimonianze più maestose, più imponenti che gli antichi vollero lasciare di sè. È quindi con un certo senso di vergogna che mi accingo a tracciare queste poche linee indegne e inadeguate alla grandezza del soggetto.
Come in tutte le città dei morti, le prime leggi costruttive vennero dettate anche a Cirene dalla natura del suolo; per meglio dire dalla natura del suolo, che le quattro o più vie maestre, dipartentisi dalla metropoli, incontravano; giacchè la via è la generatrice della tomba.
Così in terreno piano (vie verso Derna Slonta, Bengasi) abbiamo tombe in elevazione alternate a tombe a camera che approfittano di ogni gibbosità del terreno roccioso per addentrarvisi; solo raramente, a pozzo. Le strade in costa (Bel Gadir (fig .1) strada di Apollonia) invece sono ornate, dalla parte del monte, di tombe a camera, e solo là dove non vi era più parete perforabile si sono apposti dei sarcofagi.
Se alle leggi naturali del suolo si aggiunge poi il gusto personale degli uomini, o il gusto dell’epoca, si capirà facilmente la ragione dell’immensa varietà. Tanto più che, tranne alcuni pochissimi casi documentati, si rifuggiva dal riadoperare le tombe, e si preferiva, sembra, costruirne o scavarne di nuove, sempre più allontanandosi dalla città.
Il sarcofago (fig. 2) ha una forma semplicissima; è un prisma rettangolare ricoperto con un lastrone a due spioventi con acroteri agli angoli, e una stele nel mezzo.
Più notevoli le tombe gentilizie a came-ra, le quali potevano contenere un rilevante numero di ospiti, fino a 105; le più antiche (VI sec. a. C.) sono interamente tagliate nella roccia con una facciata architettonica di ordine dorico (fig. 3) o ionico, o, qualche volta, con una ibrida unione dei due stili (colonne ioniche, ad esempio, sormontate da una trabeazione dorica). La camera mortuaria propriamente detta è quasi sempre preceduta da un vestibolo, che doveva servire alle riunioni dei congiunti adunati a compiere le onoranze estreme alla memoria dei loro cari. Qualche volta infatti intorno a questo vestibolo corre un basso sedile. La pianta sovente assai irregolare di alcune di queste camere mortuarie probabilmente dimostra che esse, rimaste in uso per lunghissimo tempo, sono state ingrandite man mano che ve ne era bisogno.
Ma da questo tipo di tomba semplice e severa in epoca forse più tarda, si passò ad un tipo più fastoso ed appariscente, non più semplicemente scavato nella viva roccia, ma in gran parte costruito con grossi blocchi di grigio calcare locale. Una delle forme preferite è quella di un lungo e stretto tempietto chiuso da ogni parte. Questa forma sarà certo nata dal culto dei morti eroizzati, che fin dai primi tempi ebbe profonde radici in Cirene (cfr. Pindaro, Odi Pizie, V, n. 15 e seg.) e che si sarà sempre più rafforzato mercè gli stretti rapporti coll’Egitto; confronti si possono pure fare con certe tombe greco-fenicie dell’isola di Cipro.
Una delle più grandi e meglio conservate tombe di questa classe di cui qui presento il rilievo (fig. 4) fu costruita in epoca ellenistica nel fianco occidentale del Uadi Bil Gadir, la profonda vallata che circonda a sud ed a sud ovest, l’Acropoli di Cirene, Consta di un tempietto (figg. 4, 5, 6, 7 e 8) a cui si accedeva da un vestibolo sottostante, un poco staccato dal tempietto per meglio usufruire della inclinazione del terreno roccioso. Una scaletta conduce al vestibolo dal piano superiore che è quello della strada che correva a monte del tempio. Di fronte al vestibolo è uno spazio rinchiuso dal muro di cinta che delineava così un vero temenos o area sacra.
A causa del forte dislivello la pianta fu tutta ricavata sulla viva roccia. Il vestibolo (rilievi e fotog. 4) lungo m. 7,05 largo 1,70, alto 2,11 con due ingressi esterni, comunica per mezzo di un corridoio con il basamento del tempietto. A ciascun lato di questo corridoio, nello spazio tra il basamento e il muro interno del vestibolo si trova un loculo lungo m. 2,70, largo 0,70 alto m. 0,90. L’interno del tempietto è diviso da un muro longitudinale in due camerelle lunghe m. 7,05, larghe 0,90 ed alte m. 4,60. Sono poi divise in tre piani per mezzo di lastroni di pietra posti su mensoloni.
In questo periodo le tombe, specie quelle a tempietto, sono sempre divise in vari piani di loculi per aumentare la capacità. I due frontoni sono scolpiti ciascuno da un solo blocco, mentre il resto del tetto è formato da una doppia fila di blocchi, poggianti sulle pareti e sul muro interno.
L’ingresso al corridoio era chiuso da un pesante lastrone di pietra, il quale però non riuscì a tutelare le salme dalle mani rapaci di ladroni sacrileghi. Già in antico, forse durante la torbida rivolta giudaica, forse anche prima, i ladri erano penetrati nella tomba (115 d. C.), sfondando la parete meridionale del tempietto. Possiamo rallegrarci che, avidi solo di metalli preziosi, hanno recato pochi danni alla struttura della tomba, di modo che si potranno forse ritrovare quasi tutti i pochi pezzi mancanti, interrati sotto le rovine del vestibolo.
Di tipo simile ma più evoluto è un sarcofago a tempietto (figg. 9, 10, 11, 12 e 13) eretto sulla sommità di una complessa tomba a camera, e indubbiamente posteriore all’opera sottostante che non ha nulla in comune col tempietto a causa della posizione asimmetrica e della differenza di intaglio delle cornici.
Una robusta gradinata di tre scalini forma il podio e su questo piano si elevano le pareti del sarcofago a lastroni decorate da lesene in tutti i lati, dando così l’aspetto di un vero tempietto. La copertura è simile al tipo precedente, ma la cornice è più ricca di sagome, il profilo più delicato ed ottimamente intonato con tutto il resto; in corrispondenza di ogni lesena è un listello con sei gocce che sostituisce con elegante semplicità il capitello.
Misura m. 6 di lunghezza per m. 1,33 di altezza fino al coperchio e questo è alto nel centro m. 0,40.
Nessuna comunicazione vi fu mai tra il sarcofago e la tomba inferiore la quale rimase intatta col suo temenos a guisa di cortile e coi suoi loculi rivolti verso di questo.
Per aumentare la capacità dei loculi si costruivano in modo da frazionarli a più piani, collocando alcune lastre di pietra in una rientranza delle pareti. Anche il grande sarcofago era diviso con lo stesso sistema in due piani e poteva contenere così sei cadaveri.
Si possono quindi stabilire nella necropoli di Cirene questi tre tipi principali di tombe:
tombe scavate nella roccia orizzontalmente, con prospetto architettonico, secondo un tipo comune a tutti i popoli del mondo antico dall’Asia minore all’Etruria;
tombe a sarcofago monolitico con stela superiore;
tombe a tempietto più o meno ornate a seconda dell’età e dello stile.
Questa successione di tipi non è naturalmente rigorosa dal punto di vista cronologico e quindi non può bastare da sola a fornire una datazione; per cui occorrono sempre ricerche di scavo per giungere a risultati precisi.
Resta da esprimere la speranza, e speranza oggi fondata, che, superate le difficoltà materiali e rimosse le incredibili riluttanze degli uomini, anche la Necropoli di Cirene possa, nella sua spoglia, rivivere.

BENEDETTO MAIOLETTI

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