FASCICOLO IV - DICEMBRE 1923
M. ROUX-SPITZ: L'arte decorativa in Francia (II)
Continuando la rassegna di decoratori che iniziammo nel precedente numero ci piace far menzione di Follot. Egli è assai francese e con Dufrêne sembra fondere la nostra arte moderna agli stili amati dalla nostra borghesia. Il suo ornato è civettuolo. Egli ottiene come Ruhlmann degli effetti di lussuosità e di squisito buon gusto nei mobili d’uso comune. Egli concepisce nell’insieme tutta la decorazione d’un tratto d’appartamento e riesce distinto e delicato. Ruhlmann ha i suoi padri all’epoca dell’Impero napoleonico. Follot all’epoca di Luigi Filippo. Sue e Mare (Compagnie des Arts Francais) si riannodano anche al secondo impero e riprendono la tradizione interrotta dall’arte bastarda. Tentando anzitutto di creare delle cose semplici e di buona architettura, ispirate direttamente dal passato classico francese o dalle sue origini, essi ritengono che l’arte decorativa debba astenersi da ogni ornamento inutile e che la ricerca delle buone proporzioni delle forme e dei volumi debba avere la prevalenza. Da ciò si misura la distanza che li separa dall’arte di Monaco.
Noi diamo delle riproduzioni di diversi artisti creatori di quest’arte e il lettore vi potrà afferrare i tratti delta personalità di ciascuno. Egli vedrà la logica di Chareau, la grazia di Rapin, lo spirito degli “Atéliers Primavera” organizzati dal magazzino del “Printemps”. Facciamo notare che tutti questi decoratori sono architetti.
Oltre agli ammobiliatori, i lavoratori di ferri battuti hanno avuto nella formazione di questo stile una parte importante.
Noi offriamo riproduzioni di Brandt, Piquet, Subes. Gli artefici dei metalli battuti: Linonier e Durand. Gli orafi: Monod, Herzen e Serrières (vedi le riproduzioni in fascicolo precedente). I disegnatori di tessuti: Dufy, ecc. sono altrettante personalità che dovrebbero studiarsi una per una, ma siamo costretti a non dare che un saggio delle loro opere. Le tappezzerie di Jaulnes di cui noi demmo una riproduzione nel precedente fascicolo meritereb-bero esse sole un articolo.
Gl’indusiriali. Dopo la fase degl’isolati, noi stiamo assistendo in Francia dal 1922 a dei sintomi della più alta importanza, al punto che bisognerebbe rimontare al Rinascimento per trovare un così completo fenomeno artistico, giacchè non si tratta di gusto o di moda, ma è una vera trasformazione della mentalità. Il vecchio Faubourg St. Antoine e il Marais passano con interessamento all’arte moderna. Gli industriali, come le grandi Case Mercier, Gouffé, Guerin, Schmitt non riproducono più nulla d’antico e si preparano a manifestarsi in una esposizione organizzata dalle industrie d’arte: “La decorazione francese contemporanea”. I nostri industriali, davanti alla richiesta del pubblico, han visto la necessità di virare completamente di bordo in materia di decorazione destinata alla vita moderna, e ciò malgrado le proteste e gli attacchi dei miopi e dei retrogradi.
Artisti ed industriali s’ignoravano.
Gli uni han compreso oggi che non po-tevano infischiarsi degli altri, e questo ma-trimonio si è compiuto per il trionfo dell’arte moderna. Gli artisti concepiscono e gli industriali mandano alla luce.
I grandi magazzini hanno anch’essi organizzato dei laboratorii d’arte decorativa e d’ ammobigliamento moderno. Il “Printemps” ha creato l’ “Atélier Primavera”. Le Gallerie Lafayette si sono accaparrate Dufréne, che vi ha organizzato il laboratorio de “La Maitrise” di cui abbiamo riprodotto le opere.
I grandi magazzini del “Bon Marché” hanno pregato Follot di diriger loro un opificio equivalente.
Questo movimento degli industriali verso i criteri dei modelli moderni è un fatto che da sè solo dà all’arte moderna il più grande accreditamento. Ci resta a far maturare in Italia ed in Francia quest’arte mo-derna. La Francia conta che l’Italia verrà alla sua Esposizione Internazionale del 1925 per dar la prova a suo fianco della supe-riorità del sentimento artistico latino.

M. ROUX-SPITZ.
Architecte. Gr. “Prix de Rome”
Pensionnaire de l'Arcad. De France



L’invito a partecipare alla prossima Esposizione d’arte decorativa di Parigi rivoltoci dal nostro ch.mo collaboratore e corrispon-dente per la Francia non poteva essere più simpatico trovando eco profonda nel nostro animo.
Proprio in questo momento ci giunge notizia che il Comitato della Biennale monzese ha fatto presente a S. E. il Presidente del Consiglio la opportunità di stanziare fin da ora cinque milioni per dar modo agli artisti di presentarsi con dignità a questa esposizione all’estero.
Noi non crediamo che un governo, conscio come il nostro di quel che significa dignità nazionale, possa ricusare una somma adeguata alla necessità di affermare i nostri valorosi artisti e le nostre industrie artistiche. La Biennale monzese ha servito già a dare la prova del nostro promettente sviluppo, ma bisogna pur dire gl’immensi sacrifici personali e collettivi e l’assiduo lavoro di lesina che è occorso per raccogliere e sistemare il fiore della produzione italiana contemporanea.
All’estero lavori in economia eccessiva, ripieghi, manchevolezze di organizzazione ci esporrebbero ad amare delusioni che po-trebbero influire anche sulla nuova Biennale. Questo diciamo pure agli artisti ed agli industriali delle singole provincie. Abbiamo visto a Monza alcune astensioni ingiustificate: quella dei mobilieri di Liguria per esempio.
Ora noi vorremmo che l’ara delle ripic-che regionali fosse finita per sempre e che tutti, assolutamente tutti facessero appello alle proprie risorse, alle proprie tradizioni gloriose e fraternamente uniti mirassero all’unico fine di consolidare il nome d’Italia anche in questo campo.
N. D. D.

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