FASCICOLO II - OTTOBRE 1923
G.TORRES: Opere di Guido Cadorin
Non vi ha dubbio che l’attività di questo giovane artista è un attività quasi senza pace, ansimante. Egli appena assapora la gioia di una nuova opera che tosto è finita e se ne dimentica per accingersi ad un’altra. Con la stessa ansia creatrice passa dal grande quadro al vassoio di rame sbalzato, al vetro, alla ce-ramica, al mobile laccato, al pannello.
Qui riprodotte vediamo alcune cose della sua varia attività e mentre egli in brevissimo tempo finiva qualche mese fa il soffitto a fresco nella Chiesa di Vidor della superficie di m. 14 X 5, si accingeva ad allestire la sua mostra nella Galleria Pesaro a Milano dai più svariati soggetti e di cui riproducia-mo alcune cose interessanti.
Ciò che è sorprendente nel Cadorin è come egli sappia fare ogni cosa con una esperienza sia di studio che intuitiva nei riguardi delle svariatissime difficoltà tecniche tanto da presentare le sue cose con una impronta di tradizionalità, sia per le materie adoperate che per i sistemi esecutivi. Anche dove egli appare meno riuscito per la fretta o per la insofferenza del tradurre rapida-mente in atto, sdegnando quasi di rinno-vare un tentativo non riuscito, egli si regge per quella sicurezza nel tecnicismo che lo rende interessante.
Il tentativo di riportare in onore la mi-rabile arte del mosaico per decorazione di case è quanto mai apprezzabile, se pure il soggetto e l’esecuzione attuale non corri-spondano troppo. Pensiamo con nostalgico desiderio ai bei palazzi dei Re normanni di Sicilia, splendenti da cima a fondo d’ori e d’ir-raggiamenti policromi a somiglianza delle sontuose dimore degli imperatori costantino-politani. Ma ora si è perduto il carattere prevalente del mosaico, che non dev’essere una imitazione raffinata di pitture, ma una decorazione che trae i suoi effetti dal puro divisionismo e dal sintetismo stilizzatore dei soggetti raffigurati. Pochi colori vivaci, po-che mezze tinte audacemente accostate, qualche tratto per marcare i contorni, uno sdegno dell’avvicinamento e del livellamento eccessivo delle tessere, un occhio educato a comprendere l’effetto a distanza nello stesso tempo che si eseguono i minuti tratti del lavoro accosto alla parete ecco quanto richiede la nobile arte del mosaico. E qui vediamo che, malgrado il temperamento del Cadorin, si volga con successo alla stilizzazione robusta e alla sintesi geniale (come prova il soffitto di Vidor) cionom-pertanto deve ancora cogliere il segreto che rende così suggestivi i mosaici cristiani parietali dei primi secoli. E sopratutto egli dovrà armonizzare ai suoi criteri artistici, gli artefici che tradurranno il suo cartone.
Passando ai mobili noi vediamo in quelli ideati dal Cadorin un vero indizio di rin-novamento e di ciò siamo veramente lieti. Trovata è sopratutto la linea del cofano in lacca turchina che ha non so che di sa-porosamente arcaico.
Magnifici i vetri che ci riportano alle più geniali produzioni dell’arte vetraria mu-ranese. Ottimo il piatto a sbalzo la cui fauna marina ha la vivezza di certe pro-duzioni ellenistiche. Ed ecco sdoppiarsi la personalità dell’artista, ecco che egli con-verge le sue predilezioni verso un mondo totalmente diverso. È la rievocazione gar-bata e in qualche parte genialmente rielaborata dello stile del 700 veneziano. An-cora un mutamento, e siamo ai pannelli decorativi d’ispirazione modernissima. Vi è dunque in Cadorin un eclettismo cd an-che una vasta comprensione che gli per-mettono di trattare l’arte pura e, al tempo stesso, di tradurre la sua raffinata sensi-bilità estetica in ogni genere d’arte ap-plicata.
G. TORRES.

torna all'indice generale
torna all'indice della rivista
torna all'articolo