FASCICOLO I SETTEMBRE 1923
CINZIO: Un esempio: il concorso per la sistemazione della Balduina
Non capita tutti i giorni (poi che le persone di sani criterii e di buon gusto son rare) che un industriale, un imprenditore di lavori importanti affidi ad un Sodalizio artistico di riconosciuta probità la cura di bandire un concorso per un edificio o per una sistemazione edilizia. Stavolta, e scriviamolo sull’albo d’oro, l’ing. Carlo Pomilio, che con tanto ardore e coraggio ha iniziata la messa in valore della più bella località di Roma: Monte Mario, ha creduto opportuno rivolgersi all’Associazione dei Cultori di Architettura perchè sotto i suoi auspicii venisse posta a concorso la sistemazione del lotto più importante, cioè quello che domina il declivo aprentesi sul panorama meraviglioso della Città Eterna e che è percorso dalla nuova grande arteria di comunicazione con essa.
In tal modo il sagace committente volle che un problema cosi delicato, qual’è quello di por mano alla edificazione sur un’altura che domina la caratteristica Metropoli, non si risolvesse in una deturpazione, in un brusco cambiamento di connotati voluto dall’arbitrio di chi all’ambiente, al colore locale tenta sovrapporre le proprie concezioni e i proprii fini non sempre onesti; ma si maturasse in un concorso aperto alle giovani ed alle vecchie energie, vigilato da una severa accolta di artisti, che per quasi un cinquantennio hanno combattuto per tutelare la bellezza della propria città.
Data l’importanza del tema, il concorso fu diviso in due grandi (com’è assolutamente necessario in simili casi). Nel primo (vedi il relativo bando pubblicato sul fasc. V. anno I, gennaiofebbraio, di questa Rivista) si richiedevano:
1.° una planimetria generale in scala da 1 a 200 e le piante dei piani superiori dei fabbricati alla stessa scala;
2.° tre prospetti per la stazione della linea RomaViterbo che dovrà sorgere in quella località e un prospetto per la chiesa parrocchiale;
3.° tre prospettive della piazza.
Facoltativa una prospettiva generale di insieme, proibito ogni altro disegno. Premio di questo primo stadio della gara, divisibile tra i prescelti, lire novemila. Uno schema della piazza e delle vie già costruite, con indicazione dei livelli e delle zone retrostanti, ambientava, per cosi dire, i concorrenti.
Il primo grado ebbe un magnifico risultato per numero e qualità di concorrenti. In tuffi i progetti, anche in quelli venuti dalle altre città d’Italia, si notava la cura di intonarsi perfettamente all’ambiente, di trar partito da quei simpatici elementi d’architettura minore che rappresentano bene spesso geniali soluzioni ed autentiche trovate architettoniche prive di quell’enfasi monumentale che alle volte costringe in una ridicola cappa di piombo le manifestazioni più spontanee. Cosicchè la Commissione si trovò imbarazzata nella scelta e solo dopo lunghe sedute e ripetute selezioni potè definitivamente fissare i sei nomi che avrebbero preso parte alla seconda gara, vale a dite gli architetti Vaccaro, Lombardi, Wittinch, Marino, Rapisardi Ernesto e Rapisardi Gaetano.
Indi cominciò il lavoro più, diremo così, famigliare. Si trattava di fissare delle norme che conducessero ad un fine pratico, non ad un qualsiasi progetto ideale. I concorrenti furono portati sul luogo ove dovranno sorgere gli edifici di cui trattasi, indi, di comune accordo, si stabilirono le basi della seconda gara. Al termine della quale tutti i sei presentarono i loro favori elaborati in modo che non mancasse altro fuorchè i particolari costruttivi per l’esecuzione. La giuria si riunì di nuovo ed anche stavolta rimase imbarazzata nella scelta. Si riuscì peraltro a determinare la preminenza del progetto Vaccaro al quale venne assegnato il premio di lire settemila.
Sul secondo premio di lire quattromila non era facile pronunciarsi date le ottime qualità di tutti gli altri cinque. Ed allora l’ing. Pomilio che era presente volle, con grande liberalità, offrire altre lire seimila in modo che tutti costoro fossero premiati alla pari con duemila lire per ciascuno.
Così si è chiuso uno dei più bei concorsi che vi siano stati in quest’ultimi tempi, portato a degno fine per merito di una persona di buon senso e di buon gusto ed anche di un’Associazione che prescindendo da fini particolaristici stimola l’attività dei giovani e mira allo sviluppo e al primato dell’arte nostra.

In verità oggi, nel fluire tumultuoso della vita moderna, pochi sentono la necessità di bandire un concorso per un opera d’importanza.
Gli Enti vi ricorrono di rado, i privati molto meno. E, quando si fanno, gli artisti sono spesso sfiduciati perchè sospettano che vi sia il designato in precedenza.
Ma a prescindere da casi evidenti d’immoralità, si ripete più di frequente il fatto di concorsi banditi in modo imperfetto, com’è il caso del concorso per il monumento dei caduti al Verano, di cui parlammo in un precedente numero. Ancor più di rado accade che il committente sia così liberale da fare in modo che nessun concorrente di valore anche nella seconda gara, venga messo fuori.
Perciò noi segnaliamo questo concorso nella speranza che il suo esempio non resti isolato, E stimoliamo le associazioni consorelle a provocarne degli altri simili e ad attirare così specialmente la massa dei giovani che di non altro ha bisogno se non di essere un po’ guidata verso temi concreti. Si formerà in tal modo un efficacissimo complemento agli insegnamenti ufficiali, tanto più vicino alla vita quanto più è lontano dall’Accademia, creandosi inoltre una sana affermazione giustamente equilibrata fra la tradizione formante l’ambiente e la ricerca di espressioni nuove, composta di una bella semplicità che rende più nobili e degne le manifestazioni maggiori, più raccolte e suggestive quelle minori, collegate nel loro mimetismo all’edilizia e al paesaggio anzichè volgarmente ed artisticamente individuali.
E forse prenderà contorni più definiti quello di cui, con numerosi tentativi, si va cercando la realizzazione: lo stile architettonico dell’epoca nostra e della terra nostra.
CINZIO


NOTA. — La Commissione giudicatrice era composta degli Architetti: E. Negri, nominato dall’Assoc. Cultori Arch., G. E. Milani, nominato dall’ing. Pomilio e A. Foschini, G. Giovannoni e M. Piacentini, eletti dai concorrenti.

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