FASCICOLO VI - MARZO APRILE 1922
GIUSEPPE TORRES: La Villa dei Conti Papadopoli in Vittorio Veneto, con 22 illustrazioni
Poche volte avviene che l'artista abbia la fortuna di incontrarsi in un cliente che unito alla ricchezza, al tatto, alla nobiltà di sentire, possieda quel rispetto che si deve all'uomo prescelto per ideare il proprio ambiente domestico. Una tale fortuna meritarono i due artisti chiamati per la riforma della Villa Sormani-Moretti per conto di una nobilissima famiglia veneziana, i Conti Papadopoli. Questi affidarono il compito scabroso assai all'Architetto Brenno Del Giudice e al Pittore Guido Cadorin.
Fu ammirabile l'affiatamento di questi due giovani e pur maturi maestri dell'arte. L'opera fu condotta con un amore e una esuberanza di emozione, che vita veramente emana oggi da quegli ambienti, un giorno così tristi e di cattivo gusto.
Ottima la vibrazione coloristica, ottima la linea facile, non ricercata o pretenziosa, ma sorta spontanea, e noncurante di lenocini e di affettazioni volute.
Tutto sorge come il fiore, pieno di variazioni ritmiche nell'unità in una plastica statica così libera e pur vera e costruttiva, così nuova e pur così tradizionale, così ricca e preziosa e pur così sobria. Un apparenza strana e tuttavia affine ed in armonia col nostro occhio e col nostro animo. Spesso di un semplicismo popolare quasi puerile, ma sempre fine e nobile.
La "Rivista di Architettura ed Arti Decorative"è fatta per artisti, e quindi si rende superfluo l'illustrare i diversi ambienti. L'occhio pratico intuisce tosto di che cosa si tratta, dall'esame delle varie illustrazioni.

L'opera dell'Architetto fu una delle più penose; quella di dare un nobile aspetto ad un organo scompaginato. Date erano le altezze svariate dei piani a diversi livelli, dati i fori, data la massa dei diversi corpi.
L'ispirazione settecentesca Veneziana riuscì fine, elegante, nobile, come è sempre nobile questo nobile artista.
Graziosissimi i particolari, specialmente la cresta superiore ed i camini leggiadri come fiori. I materiali usati sono il marmorino bianco e la pietra di Fregona - un tufo caldo e di ottimo aspetto.

Una vitalità non comune si manifesta nell'assieme totale di questa opera di vero buon gusto fin nei più minuti particolari, talvolta trattati con un nobile sprezzo; ciò che conferisce quella spigliatezza e bravura che è propria delle cose sentite, della padronanza sulla materia, e delle emozioni vissute.
Con vivo piacere possiamo riscontrare che una Secessione, ma di un sentire assai più nobile e geniale, si afferma anche fra noi. Una Secessione in cui la tradizione italiana non esula per la esuberanza della immaginazione, per la sconfinata libertà nello spirito di applicazione proprio dell'artista italiano.

GIUSEPPE TORRES

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