CRONACA DEI MONUMENTI.
ROMA. Un intatto ipogeo sepolcrale si è rinvenuto nella località detta Casal del Marmo facendosi gli scavi per una nuova borgata. Dobbiamo alla cortesia dell'ing. Edgardo Negri, direttore dei lavori, la fotografia dell'interno della cella che, secondo le iscrizioni, dove ospitare le salme di appartenenti alla gens Octavia. Non per sostituire le «Notizie degli scavi», ma per dare una completa idea di una costruzione consimile, ci permettiamo di pubblicare questa notizia. Il nostro interesse, oltre che sui tre sarcofaghi vigorosamente scolpiti e con resti degli scheletri ancora in situ, si concentra sulle ben conservate pitture parietali ove si svolge una rappresentazione dei campi Elysií. Questa decorazione ipogea su fondo bianco, condotta impressionisticamente, ci ricorda assai quella catacombale. Forse nella cristiana il sistema divisionistico (che ha in germe l'arte medievale) è più sviluppato mentre qui ci troviamo ancora di fronte all'impressionismo alessandrino, all'arte «compendiaria» nominata da Petronio, Si osservino pure gli ampî fornici, uguali agli arcosoli del cubiculi cemeteriali.
C. C.
ROMA. Il mirabile Oratorio borrominiano alla Chiesa Nuova, del quale si è in passato fatto scempio nell'adibirlo alle più diverse destinazioni (e purtroppo quasi tutte le Amministrazioni in Italia sono uguali nella indecorosa incuria dei locali antichi o moderni che servono loro di sede), sta per rivivere a dignità artistica per merito dell'Ufficio di Storia e d'arte del Comune di Roma ed, in particolare, di due persone d'alto intelletto che vi sono state preposta, Corrado Ricci e Giovanni Gentile. È iniziato il restauro degli stucchi cadenti e del pavimento logoro; e, quando esso sarà completo, l'oratorio verrà adibito come sede di audizioni musicali, ed anche di conferenze e di mostre aventi argomento artistico.
ROMA. Un recente voto del Consiglio superiore per le Antichità e le Belle Arti ha stabilito che non debba per ora affrontarsi l'esecuzione del proposto restauro della facciata di S. Lorenzo in Lucina, e che pur la liberazione degli intercolunni murati del portico del XII sec. debba essere preceduta da un saggio che dimostri non risultare uno squilibrio di proporzioni con la sovrastante decorazione seicentesca.
Tale prudenza può parere esagerata, ma non è. Quando trattasi di restauro di monumenti non deve esservi fretta soverchia, né soverchio desiderio di fare, sia pure per tornare all'antico, non debbono mai parer troppi i controlli e gli esperimenti.
Occorrerebbe però che questo criterio divenisse norma generale, sempre e dovunque. Ma da questo siamo molto lontani.....
NAPOLI Sono stati da qualche mese iniziati a cura dei Municipio e sotto la sorveglianza della Sovraintendenza ai Monumenti, i lavori di liberazione del Maschio Angioino da tutto il groviglio di misere costruzioni che intorno vi si erano affollate e l'avevano quasi completamente racchiuso. La felicissima iniziativa, la quale restituirà alla sua dignità ed alla bellezza il magnifico monumento napoletano che raccoglie nelle sue mura sei secoli di storia e che nel centro di Napoli porta una nota d'arte così forte e grandiosa, proseguirà certo prossimamente e giungerà a risultati definitivi, affrontando e risolvendo non lievi problemi positivi di restauro necessariamente conseguenti al provvedimento negativo, di indiscutibile vantaggio, dato dall'abbattimento.
Di siffatti problemi e di siffatti risultati speriamo di poter dare cenno in un successivo periodo. Ma fin d'ora ci è sembrato non privo di interesse il fornire una prima notizia ed il mostrare una fotografia in cui il monumento riappare per la prima volta in una mole ed in un aspetto non troppo dissimile dal tipo originario.
Ivi appaiono in primo piano le tre torri dell'Incoronata o del Governatore, e di S. Carlo e di S. Francesco, fra le quali trovasi il bellissimo arco di Alfonso d'Aragona, che alcuni anni fa fu oggetto di un importantissimo ripristino per merito dell'Arch. Avena; più indietro la torre di San Vincenzo. Visibilissime sono le traccie delle costruzioni circostanti nuovamente abbattute; evidenti le fabbriche a cui ancora dovrà estenderai l'opera provvida di liberazione.
V. PANTALEO.
CELANO. Il mirabile Castello dei Piccolomini è già da qualche mese passato in proprietà dello Stato per la cessione fatta dai Marchesi Dragonetti della parte loro spettante. Ma se non si trova modo di iniziare essenziali restauri del grande edificio, sconvolto e ridotto in condizioni precarie dal terremoto del 1915, è da temere che in breve tempo, tale proprietà abbia a ridursi a quella delle ruine!
BOLOGNA. Nella chiesa della Madonna di S. Luca si sta ora iniziando la decorazione pittorica della cupola: a proposito della quale non abbiamo che a riportare o riassumere le parti salienti del parere, purtroppo inascoltato, espresso circa due anni or sono dal Consiglio superiore per le Antichità e le Belle Arti:
«La mirabile concezione artistica dell'interno della Madonna di S. Luca in Bologna è essenzialmente architettonica tal quale lo è quella della chiesa di San Luca e San Martino in Roma che in parte può dirsi le abbia servito da modello; e nelle sue armoniche linee severe, nel suo forte equilibrio di masse, può dirsi di per sé opera perfetta senza che sia in alcun modo richiesta una qualunque aggiunta di decorazione pittorica o di plastica ornamentale. Né a questo concetto contrasta la cognizione storica di tentativi e di proposte avvenute fin dal tempo del Dotti, ma mai tradotte in atto, e neanche l'essere riccamente decorata in marmi e pitture (per opera del Bigari) la cappella maggiore che costituisce un corpo a sé e non rientra quasi affatto nel grande organismo estetico della chiesa.
«Malgrado questa premessa, non sarebbe da escludersi a priori ogni proposta generica di nuova decorazione; ma ben può domandarsi: che questa si elevi alla importanza di una alta e significativa e non oziosa opera d'arte; che risponda alla linea ed allo stile del monumento, con una piena comprensione che sarebbe stata diretta e naturale al tempo in cui l'edificio sorse; che le principali linee architettoniche non risultino immeschinite da piccoli ornamenti, e che la composizione pittorica si svolga nei pennacchi e nelle superfici sferiche delle absidi, ma non nel catino della cupola, piccola ed altissima, a cui se mai meglio converrebbe una conformazione a stucchi secondo il tipo cosi diffuso nelle chiese barocche romane.»
Invece, ora, proprio il catino della cupola si sta dipingendo secondo un progetto che al Consiglio superiore parve molto lontano dai criteri suesposti. Ed un altro monumento nobile e bello s'imbastardisce senza che se ne veda un perché.
RAVENNA. Il senatore Rava ha presentata questa interrogazione al ministro della Pubblica Istruzione: per sapere se intenda (coi nuovi fondi assegnati dalla legge dell'agosto 1922 per restauri sui monumenti): I° far finire i lavori nella Basilica di San Giovanni Evangelista a Ravenna, sospesi, con danno, dopo la celebrazione del secentenario Dantesco; 2° fare eseguire i lavori necessari alla Basilica di San Vitale e alla Tomba di Teodorico; 3° far finire la sistemazione del Museo Nazionale nella nuova sede e provvedere alla regolare apertura.
Sembrerebbe, è vero?, che alla domanda dovrebbero, nell'interesse di cosi importanti raccolte e così insigni monumenti come quelli di Ravenna, associarsi quanti in Italia amano le bellezze e le glorie artistiche. Eppure per chi sa in quali terribili condizioni di sfacelo versino gran parte dei monumenti italiani, per chi intende il gravissimo dovere che ha lo Stato per la loro conservazione - e non sa e non può compierlo interamente - un altro criterio deve ora prevalere: che cioè si lascino attendere il loro tempo i restauri che non siano di consolidamento e di riparazione e di manutenzione straordinarie, le sistemazioni non indispensabili. Ed il Ministro dovrebbe trovare il doloroso coraggio di rispondere che quei pochi fondi strappati al Tesoro non possono essere stornati dal loro fine unico, che è la salvezza del monumenti del nostro paese.
Poi dovrebbe trovare la virtù, la energia, il sentimento di organica e severa rispondenza allo scopo nel provvedere davvero.
A PIENZA sulla mirabile piazza, che è una meraviglia di armonia edilizia ed architettonica, si vuol erigere uno dei soliti volgarissimi monumenti in cui l'intenzione di onorare i nostri poveri gloriosi caduti nella guerra nazionale, precipita nella meschinità del concetto e dell'espressione artistica e si risolve bene spesso in un'ingiuria all'anima italiana. Ingiuria incredibile sopra tutte questa che si vorrebbe commettere in Piena, contro cui occorre protestare con tutte le nostre voci; sì da ridestare il bel sentimento del rispetto all'Arte ed ai monumenti che in Toscana è ancora così vivo e sentito, e da ridestare insieme il torpore del Sottosegretariato per le Belle Arti.
CONCORSI.
CONCORSI DELL'ACCADEMIA DI SAN LUCA.
Pubblichiamo i progetti premiati nei due concorsi di architettura banditi dalla Insigne Reale Accademia di S. Luca per le pensioni Montiroli e Poletti.
Il tema per la pensione Montiroli era: «Edificio per rappresentazioni cinematografiche, per concerti, conferenze e riunioni politiche».
Il primo premio è stato assegnato all'architetto Giovanni Jacobucci; il secondo premio alla Signorina Bianca Minardi.
Per la pensione Poletti, fu assegnato il primo premio alla Signorina Maria Caruso e il secondo alla Signorina Nera Minardi.
Il tema era: « Palazzo per esposizione di arte applicata».
Per ambedue le prove dobbiamo riconoscere che i concorrenti hanno fatto del loro meglio. Lo Jacobucci non è nome nuovo e stavolta s'è fatto avanti con un tipo che spiccatamente s'ispira a modelli viennesi, ma che tuttavia conserva grande nobiltà di linea ed una certa originalità nei particolari. Questo teatro cinematografico, forse un po' troppo monumentale, ha tuttavia un suo carattere fantasmagorico che si avvicina assai al fervore della vita moderna e alla consistenza paradossale dell'arte muta di cui è tempio.
Più sobrio, e sopratutto più italico l'edificio ideato da Bianca Minardi, il quale tuttavia non denunzia troppo espressamente lo scopo cui è destinato.
Nell'altro concorso buono è senza dubbio il progetto della Caruso che ricorda alquanto i palazzi esistenti nelle vecchie e caratteristiche ville del Veneto. Poco o nulla però vi è che serva a distinguere la sede dell'esposizione d'arte applicata. Il che invece risulta più evidente nel progetto della Nera Minardi, così basso ed esteso, e fornito di larghi vani per la più intensa illuminazione delle opere d'arte esposte nell'interno,
In complesso ci sembra che queste due prove abbiano offerto delle opere non vibranti di originalità, non del tutto personali, ma che per molti lati, danno motivo di bene sperare dal loro autori.
BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO
ARTE ANTICA.
O. MARUCCHI. Il cimitero e la basilica di S. Alessandro al settimo miglio della via Nomentana. - Roma (a cura del Pont. Collegio di Propaganda Fide), 1922.
La suggestiva basilica suburbicaria di cui resta l'ossatura della nave, un singolarissimo altare con transenna ancora a posto e la base di una cattedra, fu dedicata dal vescovo di Nomento, Urso ai tempi di pp. Innocenzo I (403-417). Appare dalle vestigia che quattro colonnine marmoree dovevano sostenere il ciborio o tegurim sulla mensa. Il Marucchi si addentra nella questione se nel titolare della basilica, Alessandro, debba riconoscersi il primo papa di questo nome (II secolo) od un altro martire locale, e ne conclude che l'identificazione col pontefice è giustificata da una tradizione che risale almeno al sec. VI.
Il dotto saggio del venerato maestro della cristiana archeologia si estende anche al minuto esame delle varie epigrafi (notevole quelle dei vescovi Adeodato e Pietro e del suddiacono Appiano) appartenenti all'annesso cemeterio.
La breve monografia corredata da impeccabili tavole ha una copertina che merita un cenno, giacché vi si ammira una leggiadra creazione xilografica di Adolfo de Carolis.
C. C.
COMMENTI E POLEMICHE
VOTO PER LA CONSERVAZIONE DEI MONUMENTI ITALIANI.
«L'Associazione, avuta notizia che è stata sospesa l'applicazione di una legge già approvata dai due rami del Parlamento, con cui concedevasi dal Governo pei prossimi tre esercizi finanziari un fondo straordinario allo scopo di attuare provvedimenti urgenti di consolidamento e di manutenzione straordinaria del monumenti italiani».
«Afferma l'assoluta necessità che tale fondo sia ripristinato ovvero che si elevino gli stanziamenti ordinari, ora irrisori, fino a rispondere alle elementari esigenze pur limitandole al minimo necessario per la conservazione.
«Poiché ritiene che solo in una Italia ritornata barbara ed immemore delle sue glorie e della sua funzione d'Arte potrebbe consentirsi il deperimento progressivo e la triste menomazione dell'inestimabile patrimonio dei monumenti italiani».
Apprendiamo in questo momento che sarà dato corso al provvedimento finanziario il quale ripartisce in tre milioni annui l'onere dei nove milioni approvati dai due rami del Parlamento. E sembra che questa spesa si voglia effettivamente consacrare ai casi urgenti di consolidamento e di manutenzione.
GENIO.... E FOLLIA.
Togliamo da un articolo dell'amico C. Tridenti sul «Giornale d'Italia» la seguente vivacissima nota su di uno scempio avveratosi or non è molto:
«Da Aosta al Piccolo S. Bernardo, lungo la via nazionale, esistono, in cinque località, avanzi della antica strada romana che conduceva alle Gallie e che rappresenta pertanto la prima affermazione della potenza di Roma fuori dei confini d'Italia. Le vestigia venerande sono regolarmente iscritte nell'elenco dei monumenti nostri, e la Sovrintendenza per il Piemonte e la Liguria ha chiara giurisdizione su di esse. Anche lì, e precisamente sul primo tratto di resti, in località posta fra i comuni dl Villeneuve e Arvier, il Genio Civile ne ha fatta un'altra delle sue. Ha fatto scoppiare mine che hanno così distrutto la pittoresca rupe sulla quale i ruderi poggiavano: ha con i suoi lesti procedimenti non soltanto modificato la configurazione del luogo, ma ha tolto alla estremità settentrionale dei ruderi il suo naturale appoggio roccioso.
Una lettera di diffida del Soprintendente diretta all'ingegnere capo del Genio civile è stata da questi respinta come cosa di nessuna importanza. L'insistenza del funzionario delle Belle Arti ha avuto per effetto.... la demolizione immediata di quelle rupi che lo stomaco pieno dl nausee archeologiche dell'ottimo ingegnere non poteva tollerare. E in un punto i resti commoventi dell'antica strada romana invitti conte la gloria di Roma, duri e resistenti tanto che nemmen la dinamite ha potuto farli saltare, appaiono come campati in aria, sostenuti come sono ora da un sottile strato di roccia.
Genio.... e follia. Proprio così. La teoria lombrosiana ha trovato di questi tempi una nuova e luminosa conferma, è una follia che può essere e va curata energicamente.
Noi vorremmo che, certe patenti violazioni della legge, certe menomazioni del patrimonio artistico ed archeologico italiano, certe bestiali offese al nostro sentimento, fossero esemplarmente punite».
L'aspra rampogna che il Tridenti muoveva contro uomini e sistemi del.... passato governo speriamo non debba reiterarsi contro quelli attuali che, a nostro parere, hanno occhi un po' diversi per apprezzare ogni singola memoria del genio e della forza dl nostra gente!