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I. STUBBEN: Lo sviluppo dell'arte edilizia delle città in Germania, con 9 illustrazioni |
L'arte edilizia nella Germania dell'epoca presente trovò colla fondazione dell'impero germanico nell'anno 1871 il suo grande impulso, che ebbe per causa diretta il rapido crescere delle città tedesche.
Artis mater necessitas. La Germania aveva nell'anno 1871 circa 40 milioni di abitanti, di cui 26 nei paesi di campagna e 14 nelle città; nell'anno 1914 raggiunse circa 68 milioni, di cui 28 in campagna e 40 milioni nelle città. Sebbene il confronto di queste cifre non debba farsi in modo assoluto, essendo che le città nel loro ingrandirsi hanno assorbito e aggregato a sè molti paesi circonvicini, tuttavia esso basta a farci conoscere chiaramente tutta la grandiosità del fenomeno d'ingrandimento e di sviluppo dei centri abitati verificatosi in proporzioni che non possono minimamente paragonarsi a quelle verificatesi nei periodi precedenti. E' stata una produzione in grande stile con tutta la spiegazione di forze, ma anche, come è naturale, con non pochi difetti, perchè vi fu un continuo contrasto circa i modi di vedere, circa le basi, i bisogni e le tendenze di questo sviluppo. Può essere interessante dare ora uno sguardo d'insieme a tutto questo periodo fervido di vita edilizia, che ora, con la guerra mondiale si è chiuso; poichè ora le nuove costruzioni si limitano essenzialmente alle colonie campestri o semicampestri e si rendono possibili soltanto coll'aiuto di mezzi pubblici. L'arte edilizia delle città, che nel secolo XVIII era fiorita così splendidamente, venne a mancare, dopo le guerre napoleoniche e cioè nella prima metà del XIX secolo, tanto negli altri paesi, come in Germania. Pochissime creazioni in quel tempo sono state fatte con criteri artistici, come a Monaco e a Berlino. All'incontro in Francia si è conservata una certa tradizione in proposito, tradizione che ha dato tutta una nuova fioritura al principio della seconda metà del secolo XIX sotto Napoleone III, per opera specialmente del prefetto Haussmann e dell'architetto Alphand. Tutto il mondo fu unanime nel riconoscere nella trasformazione e nell'ampliamento di Parigi una creazione magistrale, la quale fu imitata con poche differenze locali in tutta l'Europa ad eccezione dell'Inghilterra: così a Bruxelles ed a Madrid, a Roma e ad Atene, a Varsavia ed a Stoccolma, in Austria-Ungheria ed in Germania. Perciò nessuna meraviglia se anche la prima grande opera edilizia della città dell'Impero e cioè l'ampliamento delle città di Strasburgo, si sia eseguita secondo il modello francese; tanto più che l'esecutore del piano, l'architetto Conrath, che era rimasto in servizio della città come Stadt-baumeister, pure appoggiandosi ai consigli di un areopago di professionisti tedeschi, non potè emanciparsi della sua arte parigina. Vie ampie e diritte, di forme, in parte, radiali e diagonali, con file di case di più piani, costruzioni monumentali come mete dominanti, passeggiate piantate d'alberi, piazze in forma di ventaglio e stella con giardini ed ornamenti artistici tutte opere che tendono ad un effetto di regolarità geometrica e di grandiosità di visuali queste sono le caratteristiche di quella maniera francese che regna tuttora in Francia, e che del resto può dirsi abbia avuto il suo prototipo in Italia fino dal tempo del rinnovamento di Roma sotto Sisto V. La fig. 1 ci mostra appunto tale pianta di Strasburgo; la quale è anche esempio interessantissimo di sviluppo della nuova fabbricazione tutta da un lato del vecchio centro, senza che le nuove linee e le nuove esigenze turbino sostanzialmente lo schema caratteristico della città esistente. Poco dopo, nell'anno 1875, fu emanata la legge edilizia prussiana, la cosidetta Fluchtliniengesetz, che metteva tutte le questioni riguardanti la costruzione delle città, con piccole limitazioni, nelle mani dei Comuni. Un anno più tardi la prima opera di contenuto scientifico-tecnico di R. Baumeister sugli "Ampliamenti delle città" ha iniziato lo sviluppo razionale tecnico e pratico dei complessi temi di viabilità, di estetica, di igiene che direttamente interessano la vita pubblica. Anche negli ampliamenti posteriori delle città fortificate di Magdeburgo, Magonza e Colonia ha influito l'arte parigina, sebbene con minore pompa e minore intensità, pel delinearsi già di studi sui tipi di antiche città tedesche. Ma intanto cominciò da pertutto a verificarsi un fatto poco gradito, che può definirsi lo sviluppo esagerato della terza dimensione; poichè inseguito al forte bisogno di abitazioni le imprese edilizie si volsero sempre più alla costruzione delle case di pigione a più piani e produssero, coll'estremo sfruttamento del terreno, quella considerevole densità di abitazioni che deploriamo in tutte le grandi città europee. Ad ovviare e limitare i danni di questo esagerato e non felice sviluppo, ebbe principio dall'anno 1885 circa in poi quell'ordinamento edilizio che può dirsi a scaglioni, o ad interruzioni o a zone. Mentre cioè fino allora era valso il principio che per tutti i fondi di terreno e per tutti i proprietari di un Comune l'ordinamento di costruzioni doveva essere uguale, in alcune città (come a Colonia, Erfurt, Wiesbaden) furono in seguito adottate rigide disposizioni regolamentari, perchè in parti determinate delle città dovessero erigersi le nuove costruzioni con distacchi laterali e con altezze non superiori a due piani, cioè fu prescritto tassativamente per talune zone la cosidetta "maniera aperta" di costruzione, che fino allora era sussistita soltanto in modo sporadico e a piacere dei proprietari. Poco dopo sorsero ottimi incitamenti per il progresso della costruzione delle città tedesche da due opere apparse, nella prima edizione, quasi contemporaneamente: e cioè, uno scritto di C. Sitte (1889) sui punti di vista artistici nella costruzione delle città, ed un'opera di vaste proporzioni di I. Stubben (1890) sulla costruzione delle città sotto l'aspetto tecnico, artistico ed economico con molti cenni sulle costruzioni di città straniere. Furono inoltre di grande influenza le trattazioni e deliberazioni prese dall'Associazione tedesca per la cura della pubblica salute sui più importanti punti di vista igienici. Specialmente sotto la direzione di R.Baumeister e di. F. Adickes fu introdotto intorno all'anno 1890 in numerose città un vero regolamento edilizio razionale ad integrare il piano regolatore: col determinare cioè le zone secondo la loro destinazione, con lo scindere cioè i quartieri di abitazione da quelli degli affari e quelli delle industrie, ecc.; con lo stabilire le norme relative alle altezze degli edifici, al numero dei piani, alla grandezza delle aree dei cortili e dei giardini, alla maniera di costruire chiusa ed aperta; con lo studiare i rapporti del tipo e della massa degli edifici coi dati della larghezza e direzione delle vie e delle forme dei blocchi; con l'introdurre la chiara distinzione delle "vie di traffico" in senso proprio dalle "vie di abitazione". Anche alcuni importanti concorsi pubblici di piani regolatori, come a Monaco nel 1893 e a Vienna nel 1894, come pure una memoria dell'Accademia delle scienze edilizie "sullo sviluppo costruttivo della città di Berlino secondo punti di vista artistici e tecnici" portarono nuovi importanti contributi a questo formarsi od a questo ridestarsi di un'arte edilizia. Sempre più fu riconosciuto verso la fine del secolo dover essere la costruzione di una città un'opera d'arte nella figurazione spaziale, arte positiva fondata su basi scientifiche date dallo studio delle condizioni dell'igiene, dell'economia, delle esigenze del moderno vivere, dell'industria e del traffico. Non mancarono gli studiosi che rilessero Aristotile, Pausania e Vitruvio, e che, sulla base delle ricerche archeologiche, esaminarono la conformazione delle città greche e romane; ma sopratutto ebbe grandissima influenza il vivo ritorno delle bellezze pittoresche delle città tedesche medioevali (come Norimberga, Rotenburg, Hildesheim); ed anche la comprensione, che ha tanta parte negli studi del Sitte, del tipo delle magnifiche città italiane della Rinascenza. Lo studio delle città medioevali, ebbe, sul principio del secolo XX, specialmente per opera di H. Fischer e K. Henrici, la conseguenza del determinarsi di una corrente "romantica", la quale nei nuovi piani di costruzione, coll'uso di irregolarità talvolta collegate razionalmente alle condizioni altimetriche ed alle visuali paesistiche, talvolta anche senza un motivo locale, cercava di servirsi dell'effetto pittoresco dell'apparentemente casuale per la formazione di vie, di piazze dalle figure svariate. A base della creazione artistica fu posta (quasi a contrasto coi rettifili dei piani regolatori francesi ed americani) la linea curva nella sua molteplice forma. Il dott. Adickes intanto ponevasi a capo di iniziative edilizie di altro ordine, affinchè i confini delle aree nelle regioni di ampliamento delle città fossero regolarmente ed obbligatoriamente delimitati e cintati; e dopo ripetuti progetti di legge e dopo alcuni insuccessi, finalmente riuscì colla legge prussiana detta la Umlegunggesetz del 1902 a raggiungere lo scopo. Invero l'attuazione della legge tardò molto ad avvenire; in parte anche per la contrarietà di molti architetti di tendenza romantica, che temevano svantaggi artistici dalla perdita delle irregolarità del terreno. Ma l'approfondimento nello studio dei problemi di costruzione della città finì col trionfare su queste preoccupazioni. L'intero collegamento del piano delle città colle varie "graduazioni" o "classi" dell'ordinamento di costruzione, congiunto con adatto tracciamento, con opportune regolarizzazioni dei limiti di terreno irregolari e, d'altro lato, colla disposizione artistica dei pubblici edifici, con la studiata conformazione delle piazze e delle vie, si mostrò opportuno per soddisfare pienamente al desiderio di varietà e di complessità plastica, poichè nella padronanza ormai degli elementi del tema, più che da aggruppamenti fortuiti, si cominciarono a raggiungere i nuovi effetti edilizi. Nella riunione della lega delle Associazioni degli architetti e ingegneri tedeschi, tenuta a Mannheim nell'anno 1906, R. Baumeister e R. Hocheder formularono i principi della costruzione moderna delle città. Questa era divenuta intanto materia d'istruzione ai Politecnici. Alle scuole superiori di Berlino, Danzica e Dresda furono anche fondati speciali seminari per l'insegnamento della edilizia. La letteratura in questo campo ebbe un incremento considerevole, ed all'estero cominciò ad essere sempre più conosciuta ed apprezzata l'attività ormai affermatasi nelle nuove città tedesche. L'arte edilizia tedesca si è radicata innanzi tutto nella Svezia e in Olanda; poi cominciò ad apparire la sua influenza specialmente nei libri inglesi, come in quelli di R. Unwin Town Planning in Practice e di F. Friggs Town Planning Past, Present and Possible, che furono pubblicati nell'anno 1909; e del resto l'Inghilterra rappresenta per lo sviluppo di queste tendenze un ottimo campo per la sua elevata coltura delle abitazioni ed anche per il grandioso movimento manifestatosi in essa verso il tipo delle "garden-cities", che può dirsi la maggiore iniziativa edilizia inglese. Invero queste colonie di piccole case con giardini non erano in Germania affatto nuove, ma si sono fortemente diffuse in quel tempo per opera di società e imprenditori privati come creazioni dell'industria, quantunque senza uno stretto legame ai precetti di indipendenza comunale e proprietà comune, formulati da Eb. Howard anche in Inghilterra, precetti, che del resto anche in Inghilterra non hanno trovato applicazioni che in due sole "garden-cities" e cioè Letchworth e Welwyn. Così passarono i primi dieci anni del nostro secolo, sempre più perfezionando i progressi tecnici e quasi sempre modellando i nuovi quartieri di ampliamento secondo il tipo romantico, specialmente laddove questo trovava la sua base positiva nelle condizioni locali. Poi al prevalere di tale scuola cominciò ad apparire una reazione, con una tendenza ad una regolare formazione architettonica, pur senza ritornare con questo alla maniera parigina. Si mostrò ad esempio tale nuova tendenza nei progetti di Otto Wagner per l'ingrandimento di Vienna (fig. 4 e 5) e nel piano di ampliamento della città di Atene concepito da Lodovico Hoffmann. Sul principio del secondo decennio abbiamo, come avvenimenti salienti, la esposizione di Lipsia del 1913 ed il concorso per il piano della grande Berlino. Quest'ultimo non ha portato conseguenze immediate, ma tali due fatti hanno diffuso i pensieri e i tentativi di questo genere in circoli vasti. Nello stesso tempo partiva tutto un nuovo movimento dall'America per lo sviluppo razionale delle zone verdi nelle città, e Boston, Washington e Cleveland cominciarono a mostrarne grandiose applicazioni: vasti prati, aree più estese per l'esercizio dello sport e spazi piccoli e raccolti per il giuoco dei fanciulli, poi aree verdi estese in lunghezza, dette "nastri verdi", che si prolungano per parecchie miglia lungo le vie, oppure traversano o fiancheggiano gli isolati della fabbricazione, e congiungono i più grandi parchi come passeggiate senza transito di veicoli, cosidetti parkways. In parecchie città tedesche si vide presto l'imitazione di queste disposizioni americane, che in numerosi progetti di piani più recenti hanno una parte importante. Altri incitamenti fruttuosi si ebbero pure dallo studio approfondito delle storiche disposizioni di città dal tempo antico fino all'epoca presente. L'antica letteratura delle costruzioni di città degli italiani Alberti, Filarete, Vasari, Martini, Cataneo e Scamozzi, dei tedeschi Durer, Speckle, Furttenbach e Willebrand fu ristudiata nuovamente; i piani e le opere dei francesi Perret, Laugier, Blondel, Héré, Patte, Gabriel, Mansart, Crucy furono nuovamente conosciuti. Si studiarono le disposizioni di città italiane, francesi, spagnole e inglesi dell'epoca del barocco e trovarono specialmente rinnovato apprezzamento le cosidette creazioni principesche del secolo XVII e XVIII in Francia e in Germania. All'opposto della primiera predilezione per la varietà molteplice nell'apparenza dei singoli edifici, si manifestò ultimamente come scopo precipuo da raggiungersi l'esecuzione unitaria di architetture di intere vie e piazze. L'unità artistica dei lati dei pubblici spazi in modo da farne un'unica composizione architettonica dovrebbe, secondo questi concetti, essere imposta dall'autorità edilizia anche all'attività privata di costruzione. In senso simile ha agito la legge prussiana contro la Verunstaltung del 1907, e la legge sulle abitazioni del 1918 ha conferito ai Municipi i poteri per poter stabilire ed imporre una siffatta unità architettonica. L'arte edilizia delle città fioriva in Germania così splendidamente ed aveva un così vasto campo di attività, quando nel 1914 scoppiò la guerra ed arrestò i grandi progressi di costruzione e le vaste applicazioni edilizie, le quali solo in alcuni punti si esplicarono, come in alcuni quartieri a Berlino, Colonia, Wiesbaden e, specialmente nella ricostruzione subito intrapresa delle città distrutte nella Prussia orientale. E dopo la guerra, come, del resto, in tutta Europa, la stasi si è accentuata, e, almeno per ora, la produzione privata delle abitazioni è inerte. Da una parte questa è la conseguenza della svalutazione della moneta e della giornata di otto ore di lavoro, in seguito ai quali fatti i prezzi dei materiali e i salari degli operai sono saliti a trenta volte tanto; e d'altra parte le pigioni tenute basse impediscono ogni prospettiva di rendita. L'impresa privata deve perciò venir sostituita, come meglio si può, da cooperative di comune utilità, le quali, come abbiamo menzionato sul principio, vengono sovvenzionate con pubblici mezzi e si dedicano con buon esito alla costruzione di colonie semi-rurali di piccole case. Esse tuttavia non possono affatto rispondere alla enorme richiesta. Perciò il malanno delle abitazioni aumenta di anno in anno e nessuno sa dove andremo a finire. Mentre abbiamo un'inerzia perfetta nella costruzione delle città tedesche, d'altro canto regna una viva attività nel campo letterario in questo senso. Negli ultimi due anni sono state pubblicate non meno di quattro opere importanti su questo argomento, del Gurlitt, dell'Heiligenthal, dei Blum, Schimpff e Schmidt, del Wolf (1) oltre alla nuova edizione dell'opera di I. Stubben (2). E dal 1920 si è ripresa la pubblicazione della importante rivista di architettura delle città "Stadtbaukunst" edita da C. Gurlitt e B. Mohring e redatta da K. Lehwes. Che cosa giovano, peraltro, tutti gli sforzi scientifici e artistici, se la coltura in senso proprio si avvia alla rovina in Germania, come in tutta Europa? Se non si riuscirà ad arrestarla nella sua china discendente, iniziando alfine con sforzi comuni una vera opera di ricostruzione della civiltà, noi saremo destinati a vedere intristire questo bel campo, così laboriosamente coltivato per oltre quarant'anni; e allora l'arte moderna edilizia delle città trasmigrerà in America, dove già da una decina di anni ha preso, con le migliori speranze, profonde radici. I. STUBBEN |
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